Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Lady Mnemosyne    09/12/2018    0 recensioni
Dal testo: "L’ennesimo poderoso fendente vibra nell’aria, ma questa volta va a segno, almeno in parte: l’elmo d’argento scintilla volando, spazzato via dal capo del francese mentre il cavaliere rovina a terra e lo spadone si abbatte lontano, un lampo rosso si libera nell’aria…"
Genere: Fluff, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nascosto tra i rami del bosco
 

Era una battaglia tremenda. Il clangore del ferro si mischiava alle grida, al nitrire impaurito dei cavalli e allo squillo esasperato delle trombe, ogni cosa era confusa in una nuvola di polvere dall’odore acre di sudore. Il sole, lontano e ignaro lassù, splendeva nel cielo rivestendo di un macabro luccichio il sangue versato, che irrorava un po’ ovunque il suolo in tanti rivoli. Una massa indistinta i due eserciti che si scontravano, un enorme agglomerato di carne e ferro che ribolliva e si contorceva orribilmente, un mostro senza forma.
All’improvviso uno scintillio erompe dalla mischia e si dilegua, correndo a perdifiato verso gli alberi, e subito appresso una furia lo insegue, a cavallo di un possente destriero lo incalza, spada alla mano, nessuna pietà. Il cavaliere appiedato fugge, neppure ripone la spada, e con la forza della cieca paura a guidarlo corre, trascinando con sé la pesante armatura; è un facile gioco per l’avversario raggiungerlo mentre già si addentrano nel bosco. In un lampo gli è dietro e con un calcio ne frena la corsa, l’altro stravolto cade faccia al suolo ma subito si volta e la mano torna salda alla spada. Il suo nemico smonta veloce da cavallo, troppo ingiusto sarebbe altrimenti lo scontro, in pochi balzi si fa sotto mentre l’altro con fatica si rimette in piedi per l’affanno della corsa, respirando fuoco nei polmoni. Ecco arrivare il nemico, il poderoso spadone alzato sopra l’elmo su cui ruggisce il leone inglese, e l’altro per disperazione solleva il proprio con le braccia stanche: stridono le lame mandando scintille. Quando la forza viene meno, ecco che schiva veloce e carica un fendente, brilla sul petto il giglio di Francia. Il rivale si sbilancia, ma in un attimo è fermo come roccia e con agio para il nuovo attacco. Botta e risposta, parata e attacco, il duello si trasforma in una danza, poderosa e tonante, scandita dalle voci squillanti delle spade. Ma ahimè è troppo duro lo scontro, troppo arduo lo sforzo per le membra ormai stanche del cavaliere francese, già più minuto del possente rivale: le braccia si fanno pesanti, le gambe lente, la mente vacilla e manca di attenzione, i riflessi languiscono in fretta. L’avversario subito si accorge che il nemico cede e rinvigorisce gli attacchi: i fendenti si fanno più potenti, le mosse più incalzanti, in un tremendo crescendo di violenza. Disperazione e Forza bruta si fronteggiano, non c’è più spazio alcuno per la strategia e la tecnica, ma Ferocia regna sovrana e riempie il bosco delle sue grida selvagge. L’ennesimo poderoso fendente vibra nell’aria, ma questa volta va a segno, almeno in parte: l’elmo d’argento scintilla volando, spazzato via dal capo del francese mentre il cavaliere rovina a terra e lo spadone si abbatte lontano, un lampo rosso si libera nell’aria… folte onde di capelli ramati.
Pelle candida come panna, occhi verdi, grandi di terrore, labbra rosse, una fanciulla fissa il suo avversario, atterrata e priva di speranza, perché conscia che ormai la sorte è già segnata, non importa in che modo. Il vincitore si blocca all’improvviso, resta stante per un tempo infinito, poi lascia andare lo spadone, che precipita sordo ai suoi piedi. La fanciulla lo fissa in preda al terrore alzare lentamente le braccia verso il capo, slacciare l’elmo con calma esasperata (o forse è la paura che sta frenando il tempo?) e sfilarlo. Il terrore nei suoi occhi si muta in indescrivibile stupore: una donna la sta guardando dal profondo di mutevoli occhi verdeazzurri, il viso delicato incorniciato da una soffice nuvola di corti capelli castani. Si fissano a vicenda, riempiendo tutto intorno della loro meraviglia, il tempo si ferma, il bosco sembra smettere di respirare.

Dopo ore o forse minuti la donna porge la mano alla fanciulla così che si rialzi, riluttante e intimorita lei afferra piano la presa, volano gli occhi tra la mano e l’altro sguardo, profondo e insondabile come acqua di lago. Di nuovo in piedi entrambe, com’è diverso ora il loro atteggiamento, così timido e immobile, ancora sopraffatto dallo stupore. La fanciulla non alza più lo sguardo, la donna non lo distoglie neanche per un secondo, ma ne accarezza con gli occhi i lunghi capelli mossi, le guance tremanti, le labbra dischiuse. Lentamente le prende il mento tra le dita guantate di metallo e con delicatezza lo solleva, che guardi di nuovo il suo viso: un dolce, impacciato sorriso sorge sulle sue labbra sottili, mentre si tuffa in quei grandi occhi verdi. La fanciulla non sa che cosa fare, sbattono veloci le ciglia, come se potessero diradare così la confusione del suo animo, mentre si trova catturata da quell’avvolgente azzuroverde. Ecco che la donna lascia la debole presa sul suo viso e prende a liberarsi le mani da quella dura scorza, cadono a terra tintinnando i guanti e con le nude dita le accarezza la guancia, senza lasciarle gli occhi, e lentamente infine si china su quel viso e con le labbra imprime un piccolo bacio su quella bocca rossa. Trema la fanciulla dentro l’armatura, ribolle il sangue ma non è più paura, ma una forza nuova, sconosciuta. La donna si allontana, incerta guarda il suo volto, quegli occhi ancora spalancati, ma non trova risposta alla sua silenziosa domanda. Poi una mano, alzatasi dal nulla, le vola sulla fronte per spostare una ciocca di capelli che invadente le nascondeva il viso: scivola la mano guantata lungo la tempia verso la guancia e il mento, la donna bacia il freddo metallo, senza lasciarle gli occhi.
Nell’aria si spargono altri timidi baci, le armature iniziano a smontarsi, si aiutano a vicenda a liberarsi di quelle pesanti crisalidi: le mani si muovono sicure su cinghie e giunture, è un sollievo respirare di nuovo. La donna le bacia piano il collo, fino a dove la pelle sparisce sotto la tunica di lino, ma le mani già stanno risalendo quella veste in cerca delle forme che nasconde. Com’è morbida la pelle al suo tocco, la sfiora, la palpa, la preme sulle dita, sono nulla al confronto la soffice lana o la seta liscia delle dame. Le labbra si cercano sicure, hanno ormai imparato la via, e i battiti si fanno più profondi, ne rimbomba l’eco nel silenzio. Frusciano le tuniche sfilate mentre si afflosciano sull’erba e le due guerriere si guardano l’un l’altra, senza saper decidere se sia sogno o realtà. Si abbracciano, si stringono al petto, ogni punto è un punto da baciare: i morbidi seni rotondi, la pancia soffice, le gambe snelle e forti. È caldo e accogliente il corpo dell’altra, come un nido, in cui si rifugiano a vicenda e a vicenda si esplorano, non c’è più distanza: le dita scorrono sulla pelle bollente cercando i meandri più nascosti, mentre con gli occhi si tuffano ancora più a fondo una nell’altra; con la bocca si assaggiano a vicenda e lasciano teneri morsi sulla carne delicata, intorno ai seni o sulle cosce sode, disegnando umide scie di baci che si intrecciano e si rincorrono sulle gambe, tra le gambe. E non importa che parlino due lingue diverse, perché le loro voci suonano identiche nella danza dell’amore, un accordo armonioso e vibrante con cui riempiono più e più volte la volta verde del bosco.
La notte le coglie abbracciate a dormire con le gambe intrecciate sul freddo tappeto dell’erba; è il bosco che le risveglia al mattino con il suo tenue sussurro: allo smarrimento che le prende appena sveglie succede fulminea la consapevolezza che tutto sia finito e subito la bocca sa di amaro. Nel silenzio doloroso dell’addio si rivestono lentamente delle loro difese, la cara pelle scompare sotto il duro metallo, accompagnata da un’ultima carezza, e la bellezza si nasconde al sicuro nel pesante travestimento. Ad un tratto la fanciulla le si fa vicino con un disco di metallo tra le dita, glielo porge e non c’è bisogno di parole, perché i suoi occhi parlano per lei:

‒ Prendi. Ti proteggerà il cuore da tutti i tuoi nemici: quel cuore che è stato mio per una notte, che da lontano io lo custodisca almeno così. ‒

La donna prende il disco con mano tremante, lo fissa a testa bassa, poi si china sulla sua corazza e ne prende un disco uguale, che pone nelle mani della fanciulla: una lacrima vi si posa sopra, commozione e dolore condensati insieme.
Finiscono di armarsi nel silenzio, la donna monta di nuovo sul cavallo e si concedono un ultimo sguardo, buffo, di sotto in su. In un sussurro si scambiano i nomi e senza dirsi addio, prendono due direzioni opposte e si allontanano veloci. Ma dopo pochi passi la fanciulla si ferma e non potendo più resistere si volta indietro, impaziente come Orfeo: la donna già la sta guardando, i due laghi verdeazzurri le sorridono dall’elmo, increspati di lacrime. La guarda anelante e disperata finché le lacrime non le annebbiano la vista e solo a quel punto si volta sui suoi passi e prosegue, lasciandosi il cuore alle spalle e il loro amore al sicuro nascosto tra i rami del bosco.

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Lady Mnemosyne