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Autore: Aliseia    09/12/2018    4 recensioni
Gellert sorrise alla minaccia dell’altro. Anche la sua voce tremava come allora, le gambe erano magre ma il portamento era fiero… Albus.
Rosso e selvaggio. Scherzavano allora sul fatto che il nome fosse tanto inappropriato. La parola latina che significa “bianco” era lontana dalla passione sanguigna che devastava quel giovane cuore.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Burning Phoenix'
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Fandom: Animali Fantastici e dove trovarli – I Crimini di Grindelwald.
Genere: Angst - Introspettivo
Personaggi: Albus Silente; Gellert Grindelwald
Pairing: Albus/Gellert
Note: Questo è il mio secondo racconto Grindeldore, e qui alterno immagini di quella che immagino la loro prossima sfida con i ricordi dell’estate del ’99. Alcuni particolari sono AU.
Rating: Mature Audience 
Disclaimer: I personaggi e i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me ma a J.K. Rowling.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa. 
 
 
 
Wild Horses
 
Childhood living is easy to do
The things you wanted I bought them for you
Graceless lady you know who I am
You know I can't let you slide through my hands
Wild horses couldn't drag me away
Wild, wild horses, couldn't drag me away
I watched you suffer a dull aching pain
Now you decided to show me the same
No sweeping exits or offstage lines
Could make me feel bitter or treat you unkind
Wild horses couldn't drag me away
Wild, wild horses, couldn't drag me away
I know I dreamed you a sin and a lie
I have my freedom but I don't have much time
Faith has been broken, tears must be cried
Let's do some living after we die
Wild horses couldn't drag me away
Wild, wild horses, we'll ride them some day
Wild horses couldn't drag me away
Wild, wild horses, we'll ride them some day

Wild Horses - Rolling Stones
 
 
 
 
Incredibile che ora avesse un odore di vecchi libri e caramelle al limone, lui che aveva avuto il profumo dell’erba appena tagliata, un sentore pungente di biancospino tra i capelli mossi, rossi come il tramonto sui tetti di Godric’s Hollow.
Eppure il suo odore era ancora buono, dolce, persino vagamente eccitante mentre premeva la bacchetta sul petto di Gellert. E i suoi occhi erano teneri, come allora. Di un blu limpido che a volte si sfarinava in polvere azzurra, come quella del trucco di un clown.
Gellert sorrise alla minaccia dell’altro. Anche la sua voce tremava come allora, le gambe erano magre ma il portamento era fiero… Albus.
Rosso e selvaggio. Scherzavano allora sul fatto che il nome fosse tanto inappropriato. La parola latina che significa “bianco” era lontana dalla passione sanguigna che devastava quel giovane cuore. Inadeguata a quei riccioli fulvi che Gellert aveva sfiorato, per la prima volta, tanti anni prima.
Oh, Albus era appassionato. Focoso, un amante instancabile. E sebbene Gellert avesse avuto già esperienze con uomini e donne, doveva confessare di aver provato sensazioni inedite sotto quelle mani inesperte. Mentre il superbo Grifondoro s’affannava tra le sue gambe, intrecciandole alle proprie, imponendogli quel suo corpo acerbo e forte come avrebbe fatto con una timida fanciulla.
Ma Gellert non era timido. Curioso, piuttosto. Curioso di ogni cosa, anche della strana emozione di lasciarsi possedere. Da un uomo. No, non da un uomo: dal primo dei maghi.
Dietro le palpebre chiuse Gellert percepiva ancora quell’aura incredibile. Una luce, sì. Bianca.
Chissà come i rigidi genitori che gli avevano imposto il nome avevano infine visto giusto. Forse il cuore di Albus era rosso e tutt’altro che puro… ma la sua anima rifletteva ogni colore. E perciò era bianca. Difficile da sostenere, come il suo sguardo.
Ecco perché Gellert aveva piegato il proprio orgoglio mostruoso, offrendosi a quel ragazzo ingenuo, lasciandolo apparentemente prevalere.
Albus era troppo anche per lui, meglio rinunciare a un po' di amor proprio pur di ottenere quella meraviglia.
 
Gli occhi cangianti di Gellert si specchiarono nell’azzurro disarmante dell’antico amante. Per lui era stato l’unico e il solo.
Albus sollevò una mano, la premette sul cuore dell’altro ottenendo l’effetto imprevisto di farlo eccitare. Il mago di Hogwarts lo scrutò con malcelato disprezzo: quale onta se la sua mano sul petto gli scatenava una voglia. Avvicinò le labbra al suo orecchio. «Crucio…» sussurrò e a Gellert si piegarono le ginocchia. Poi davanti alla sua smorfia sconfitta Albus mostrò una piccola ampolla dove danzavano due gocce vermiglie. Il loro patto di sangue. Strinse fino a frantumare il vetro, straziando il palmo liscio e candido della mano. Poco avvezza, pensò Gellert, al duro lavoro. Si ferì e finalmente uscì il sangue. Il cuore di Albus era rosso e ora stava sanguinando.
Gellert si sollevò di nuovo affrontando lo sguardo glaciale dell’avversario. L’altra mano premeva ancora sul suo cuore.
Il Grifondoro arricciò le labbra come a trattenere un lamento. Come quando facevano l’amore, in quella folle estate del ’99. O nell’inverno precedente, particolare che quasi nessuno sapeva: quando, nella speranza di redimere il mago ribelle, il preside di Durmstrang lo aveva inviato a Hogwarts per un trimestre.
 
Gellert gemette, Albus premette più forte sul cuore. Un sospiro sfuggì da entrambi, come se stessero facendo l’amore.
 
 
  
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