Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: yasiacrazyland    09/12/2018    0 recensioni
Taye, a soli diciotto anni, è costretta a lavorare per mandare avanti la sua vita complicata. Di fatto, con una madre poco presente e due sorelle impegnate nello studio, si ritrova sola ad affrontare la scomparsa di suo fratello Miles. Lui era la persona che ammirava più al mondo.
Genere: Fantasy, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Tirò giù il vestito coprendosi le ginocchia e poi si asciugò le mani sudate sulla pelle, non sul tessuto azzurro della gonna. Era seduta su una delle panchine di Hyde Park ed era altamente consapevole di sentirsi fuori posto. Una coppia anziana si sedette dall’altra parte della panchina e Taye si spostò di più verso il bordo, ricordandosi di trascinare con sé anche la borsetta. In genere le stava tutto nelle tasche ma in quel momento non ne aveva. Owen non era ancora in ritardo e non le aveva scritto per disdire ma lei quasi ci sperava, non si sentiva pronta per qualunque cosa sarebbe successa quella domenica pomeriggio. Pensava onestamente che lo scenario migliore possibile sarebbe stato la noia. Dopotutto lei non aveva argomenti interessanti da proporre di cui parlare.

Un’ombra si avvicinò camminando verso di lei e Taye alzò lo sguardo. Prese un respiro profondo e sorrise a Owen, o almeno ci provò. Lui sollevò soltanto l’angolo della bocca ma i suoi occhi erano luminosi.

“Ti ho fatto aspettare tanto?”

Lei dovette inclinare il collo in una posizione scomoda per poterlo guardare in viso e si rese conto che avrebbe probabilmente dovuto alzarsi, quindi lo fece.

Scosse la testa. “No no, in genere sono sempre in anticipo.”

Rimasero in silenzio, Taye non aveva idea di come riempirlo. Lui abbassò lo sguardo prima di fare un piccolo passo indietro e poi le sorrise imbarazzato. “Vogliamo andare?”

Lei annuì e si incamminarono lungo uno dei viali del parco. Era ancora abbastanza vicino al periodo di pranzo da rendere il parco non troppo popolare, il calore del sole stava facendo sudare Taye in modo sgradevole.

“Ti sta davvero bene quel colore.”

“Mh?”

“Il vestito, ti dona davvero il colore del vestito.”

“Ah… grazie.”

Poi proseguirono a camminare nel silenzio.

Il parco era luminoso e verde, il suono della fontana rilassante e il cielo sereno. Tutto poco in sintonia con come si sentiva lei.

Owen schiarì la gola. “Allora, come occupi il tuo tempo libero?”

Oh beh, iniziamo dalle cose difficili. Non potremmo parlare del tempo? “Non molto, principalmente guardo la tv,” cerco di capire dove sia sparito mio fratello, “e ultimamente sto pensando di imparare a cucinare.” Non totalmente vero ma suonava bene.

“E cosa ti piace guardare?”

“Quello che trasmettono al momento.”

Altro silenzio mentre continuavano a camminare. Troppo tardi si rese conto che poteva girare la domanda.

“Ho prenotato una cosa per noi. Inizia tra poco quindi potremmo iniziare a incamminarci verso l’uscita.”

“Okay.”

Taye si domandò se da fuori sembrassero davvero insieme o due estranei che camminavano troppo vicino. Si immaginò quasi che lui avrebbe aumentato il passo e se ne sarebbe andato. Ma lui non lo fece e quando uscirono dal parco le sorrise.

Lei continuò a seguirlo mentre passeggiavano per i marciapiedi assolati. Non era sicura se il loro silenzio dovesse essere riempito o no ma non si sentiva a disagio.

Lui appariva davvero diverso dalle serate in hotel. In un paio di jeans e una t-shirt verde era visibilmente più giovane. Si rese conto che probabilmente si era vestita in modo troppo elegante, era davvero contenta di non essersi messa i tacchi.

Lui si fermò davanti a un piccolo negozietto e le tenne la porta aperta. Dentro le pareti erano decorate da scaffali pieni di statuette e pendoli di vetro. Altre persone erano in fila davanti a un piccolo tavolo dove una commessa registrava i loro nomi.

“E’... carino qui dentro.”

“Ci sei mai stata prima?”

“No, non è una parte della città che visito spesso.” Silenzio. “Ascolta-”

“Tu-”

Si interruppero entrambi e fecero dei passi avanti mentre la fila si muoveva.

Lui si passò una mano dietro al collo. “Dimmi.”

“No, io… non- mi è sfuggito di mente, vai prima tu.”

Lui la guardò in modo strano. “Non prenderla nel modo sbagliato ma sei davvero timida vero?”

“Non lo so… non credo.”

I suoi occhi diventarono grandi dallo shock. “Ho capito, allora semplicemente non ti piaccio abbastanza da parlarmi?”

Lei mise le mani davanti al petto e le scosse in diniego. “No no, è solo che non mi reputo timida.”

La fila intanto si stava muovendo.

“Mh, sei figlia unica? Perchè in genere quella è gente strana che fa fatica a relazionarsi.”

Lei rise. “No, in realtà non lo sono.”

Owen le lanciò uno sguardo perplesso. “Quanti sono, nomi e età.”

“... aspetta un attimo, non credi che abbia davvero dei fratelli?”

“E’ più facile pensare quello, l’alternativa è che davvero non ti piaccia.”

Erano arrivati davanti al tavolo dove la loro prenotazione venne confermata, poi seguirono altri clienti dentro una porta sul retro.

“Stai..” Taye si sentì le guance calde. “Stai cercando di farmi dire che mi piaci?”

“Ma ovvio che no.” Tirò il labbro inferiore un po’ in avanti. “Ma starebbe funzionando nel caso?”

Si sedettero a un tavolo largo insieme a un’altra coppietta e una mamma con la figlia.

“Comunque, si, parlami dei tuoi fratelli. Convincimi che esistono.”

Accanto a loro c’erano ancora due due posti liberi e due ragazze si avvicinarono. Una delle due si rivolse a Taye. “Scusami ma ti dispiacerebbe spostarti dall’altra parte? Ci piacerebbe essere sedute vicine.”

Lei guardò Owen che fece spallucce e un mezzo sorriso.

“Si certo, mi tolgo subito.”

“Grazie mille e scusa ancora.”

Lei si sedette sulla sedia accanto a Owen che aveva appoggiato il mento su uno dei suoi palmi. “Fratelli.”

Lei si aggiustò sulla sedia tirando giù la gonna. “Si, allora, avevi chiesto età, nome e?”

“Puoi anche dirmi dove vivono e numero di telefono, grazie.”

Lei scosse la testa prendendo un respiro. “Credo che quello sarebbe un pochino inquietante.”

Con due dita lui fece una piccola fessura che poi ingrandì. “Solo un po’.”

“Ok, allora, Holly è la maggiore, ha ventitré anni, e studia per diventare un’esperta di letteratura antica o qualcosa del genere. Poi c’è Miles, ha ventun anni e subito dopo ci sono io e… sai già l’età.” Lui strinse le labbra guardando altrove per un momento. “E poi c’è Ayn, la piccolina della famiglia, e crediamo tutti che un giorno andrà nello spazio o aiuterà qualcuno a farlo.”

“Oh wow, avete tutti dei nomi particolari. I tuoi si sono forse risparmiati solo con il nome di Holly.”

“Si, si sono sbizzarriti.”

La piccola stanza si era ormai riempita e non c’erano più posti liberi, tutti stavano aspettando qualunque cosa sarebbe successa dopo.

Lui si mise lateralmente dandole il centocinquanta percento della sua attenzione. “E Miles, tuo fratello giusto? Cosa fa?”

Il disperso. “Militare.”

“Interessante, e come mai?”

Lei giocherellò con uno dei suoi ricci prima di lasciarlo andare. “Non lo so per davvero.”

“Mh, e tu cosa fai?”

Lei non volle più guardare gli specchi pallidi che lui aveva come occhi. “Lavoro.”

La commessa che era seduta al tavolo in negozio iniziò a far alzare i clienti e farli andare a scegliere tra varie decorazioni in vetro.

“No intendevo… non studi?”

Si concentrò sul pavimento. “Non più…” Senza guardarlo. “E tu cosa fai?”

In quel momento la commessa venne a prenderli. Entrarono in silenzio in una sorta di sgabuzzino in cui erano esposti oggetti in vetro trasparente e delle grosse candele. La ragazza disse loro di scegliere delle candele del colore che volevano e uno dei piatti o tazze.

Dopo aver scelto, Taye una candela nera e una ciotola ampia e Owen una candela gialla e un piattino, si risederono in silenzio al tavolo.

La commessa uscì dalla stanza e due ragazze giovani portarono dentro delle scatole di plastica. Le aprirono e tirarono fuori una serie di tubetti di colori diversi, pennelli e bicchieri. Disposero tutto sui tavoli e aggiunsero anche dei rotoli di carta e dei piatti che spiegarono sarebbero state le loro tavolozze.

La commessa, e probabilmente proprietaria del posto, tornò e iniziò a spiegare che avrebbero potuto dipingere i loro oggetti in vetro e che, se volevano, potevano essere coordinati, anche se non necessariamente, alle candele. Disse anche che in circa un’ora e mezza avrebbero preso le loro opere d’arte per portarle in un posto dove si sarebbero asciugate più in fretta, nel frattempo loro avrebbero potuto intagliare le candele. Dopo di che la donna si mise a girare i tavoli dando consigli.

Taye non sapeva se doveva cominciare perchè Owen non si stava muovendo. “Dobbiamo… aspettare che arrivi fino o noi, oppure…” Lei alzò la testa e lui la stava guardando. Era incerta di riuscire a interpretare la sua espressione nel modo giusto, o affatto.

“L’ho fatto di nuovo vero? Ho detto qualcosa di sbagliato.”

Lei strinse i pugni nella gonna. “No, assolutamente no.”

Lui corrugò la fronte.

“E poi,” ridacchiò in modo nervoso, “non dovresti essere bravo in queste cose, o qualcosa del genere?”

“Cosa?” Sbuffò guardandosi attorno incredulo. “Chi… Menzogne! Chi ti ha convinti di queste bugie.”

Lei prese fiato per rispondere ma non lo fece.

“Hai dato il tuo numero a Charlie vero?” Strinse l’aria con un gesto teatrale della mano. “Ma quando diavolo ci è riuscito?”

La prese per le spalle e con sguardo molto serio e le narici dilatati avvicinò il volto a suo, sussurrando. “Non devi credere a una singola parola di quello che dice.”

Lei rimase a fissarlo con la bocca leggermente aperta.

 

-

 

Editerò questo capitolo con il seguito nella prossima settimana.

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: yasiacrazyland