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Autore: RobLucciswife    10/12/2018    1 recensioni
Ciao a tutti e grazie per essere qui. Sono appena arrivata su questo favoloso portale ed ho deciso di diventarne parte attiva pubblicando la mia prima storia. Come si evince dal mio nick amo parlare di Rob Lucci, il mio mito assoluto ma anche, di tutti i personaggi che abbiano condiviso parte della propria esistenza con lui.
Da qui la scelta di iniziare con Pauly, dedicandogli un momento in cui potrete conoscerlo non solo come carpentiere ma come uomo.
Ho cercato di fare suoi, i miei pensieri riguardo l’accaduto della notte dell’incendio di Water Seven.
Dopo una festa in suo onore in quanto nuovo presidente di Water Seven, eccolo nelle vesti di un uomo tradito con l’unico confidente al corrente delle sue pene: Il suo grande maestro Iceburg.
Grazie dell’attenzione, buona lettura.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Iceburg, Kaku, Kalifa, Paulie, Rob Lucci
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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“Signore, qui fuori c'è un allievo che desidera interloquir con Lei.”
 
“Che cosa? Un allievo? Ma come si permette? Spediscilo da dove è venuto a calci.”
 
Lo scrivano con una vistosa scia di sangue in volto, timidamente rispose al superiore:
 
“Ci ho già provato, ma costui non conosce di certo le buone maniere.”
 
Il losco figuro dall'imponente stazza voltò il capo in direzione del sottoposto abbassandosi gli occhiali da vista di rotonda forma.
 
“Come sarebbe? Chi osa tanto?”
 
“Un certo Rob Lucci..”
 
“IDIOTA PERCHE' NON L'HAI DETTO SUBITO! FALLO ENTRARE IMMEDIATAMENTE.”
 
Stupito per l'ammonimento del tutto inaspettato, il portavoce si scostò dall'uscio della stanza emanante un acre odore di sigaro, per poi rivolgersi al ragazzo in questione dicendo:
 
“Prego. Si accomodi.”
 
Lucci, fece il proprio ingresso allargando le forti spalle con piccoli ma decisi passi fermandosi innanzi all'ufficiale, postosi sull'attenti.
 
“Buongiorno Signor Rob, a cosa devo la Sua visita? C'è forse qualche problema?”
 
“Buongiorno Signore. Necessiterei di conferir con Lei privatamente riguardo una questione particolarmente delicata. Naturalmente non intendo approfittar del Suo tempo né tanto meno, della Sua pazienza, verrei subito al punto qualora mi concedesse ascolto.”
 
“Lasciaci soli.” disse l'imponente omaccione allo scrivano, il quale, tamponandosi la ferita ancora sanguinante gettò una gelida occhiata alla “leggenda” prima di chiudere dietro alle proprie spalle la pesante porta dalle maniglie d'ottone.
 
“Sono a Sua disposizione, mi dica. VuoLe accomodarsi?”
 
“La ringrazio per la premura ma non ve n'è necessità. Dunque; Lei sa bene quanto mi stia a cuore la sorte del Governo, come anche l'addestramento di noi umili reclute, che abbiamo avuto un simil privilegio in sorte.”
 
“Prosegua. La ascolto.”
 
“A tal proposito mi è gradita l'occasione per sottoporre alla Sua attenzione un caso unico quanto singolare innanzi a cui io per primo rimasi interdetto.”
 
Lucci raccontò nel dettaglio ogni singolo episodio riguardante il piccolo circense, senza omissione alcuna nemmeno riguardante il ruolo che svolgeva. Sapeva bene che il grand'ufficiale capo dell'isola – padre di joan – sarebbe rimasto al quanto perplesso nell'ascoltarlo, come ben si evinceva dall'espressione del volto, tuttavia conosceva anche le adeguate strategie di convincimento.
 
“Insomma, anche Lei viene qui a parlarmi di sto fantomatico pagliaccio di legno. Ma che v'è preso a tutti quanti? Mi perdoni Signor Rob, ma nonostante io per primo ammiri la Sue straordinarie capacità, capisce bene che, mi risulta complicato dar peso a ciò che Lei sta dicendo a proposito di costui”.
 
Il ragazzo col caschetto, sistematosi la cravatta candida con fare elegante, guardando in volto l'interlocutore rispose:
 
“Perchè non l'avete veduto combattere, Signore. Mi permetto di farLe osservare che, anch'egli è orfano, solo a questo mondo, privo di qualsivoglia caro che possa reclamarne la presenza. Non vanterei l'assurda quanto sciocca pretesa di averlo tra le reclute migliori dei nostri corpi speciali, semplicemente: mi dia la possibilità di accoglierlo quanto meno fra i principianti.”
 
L'ufficiale prese ad accarezzarsi la folta barba ed assunse un'espressione meditativa rimanendo in silenzio. Pochi minuti dopo, mantenendo la stessa, disse:
 
“Quanti anni ha il bambino?”
 
“Sette, signore. Rientra nei parametri di età.”
 
“Mh.. Lei è certo che a parte le Sue ridicole apparizioni come intrattenimento non sia un pirata o abbia legami con malavitosi d' ogni genere?”
 
“Mi sento di escluderlo, Signore.”
 
“Non saprei, sebbene segua io stesso il reclutamento dei giovani soldati questa sarebbe senza dubbio la prima occasione priva di precedenti in cui non li sottopongo al consueto esame d'ammissione all'addestramento.”
 
Notando evidenti segni di cedimento, Lucci non perse quell'allettante occasione:
 
“Le propongo un accordo, Signore.”
 
“La ascolto.”
 
“Seguirò io la preparazione tecnica dell’infante. Mi assumo ogni responsabilità circa il suo addestramento impegnandomi a consegnarLe nell'arco di un anno soltanto: un soldato perfetto al pari delle migliori matricole di cui l'isola può aver avuto memoria.”
 
Il nerboruto omaccione rimase stupido innanzi a tale affermazione, mai infatti era successo che Rob Lucci in persona si esponesse in tal modo per qualcuno.
 
“Non Le sembra di riporre eccessiva fiducia nei riguardi di un moccioso che ha conosciuto occasionalmente, ignorandone praticamente ogni aspetto di vita?”
 
“Signore, il mio dovere si limita a servire Voi e la Massima Autorità giudiziaria. E' questo l'unico motivo per il quale sono al mondo, è questa la ragione d'ogni mio gesto, d'ogni mia dedizione ad acquisire maggior potenza per poter assorbire su di me, ogni male a Voi destinato. Per tal motivo: come potrei suggerire la presenza di un qualcosa che possa, anche solo lontanamente, arrecarVi del danno? E' proprio per finalità contrarie che mi trovo qui al Suo cospetto, a proporLe di dare una possibilità ad un elemento che secondo mio modestissimo parere risulta essere assai interessante proprio per garanzia stessa della Vostra incolumità.”
 
“Dovrei proporlo al consiglio....”
 
Seguì un silenzio carico d'attesa, di cui lo stesso Lucci dai saldi nervi ne percepì la tensione. Infine, l'uomo rimessosi gli occhiali sul naso, chinatosi nuovamente sulle scartoffie disse:
 
“E sia. D'accordo. Mi porti il bambino domani mattina, lo sottoporremo ad un attento esame medico per accertarne i requisiti fisici. Si occuperà Lei stesso della Sua preparazione.”
 
Lucci trasalì per l'emozione ( cosa ancor più rara del vederlo sorridere ):
 
“La ringrazio Signore. Le sono profondamente grato!”
 
“Sappia però” aggiunse l'alto ufficiale “ che ha il termine massimo di un anno per forgiare un soldato perfetto del quale potremo vantare la collaborazione. Trascorsa detta tempistica, se il bambino non avrà superato ogni singola prova, Lei è al corrente del nostro modus operandi.”
Il ragazzo annuì mantenendo contratta l’espressione del volto, sapeva benissimo a cosa si stesse riferendo il suo superiore, come s’è detto infatti: una volta aver fatto ingresso in quel sistema oscuro, mai più se ne sarebbe potuti uscire, se non da morti.
 
 “Inoltre la Sua stessa posizione potrebbe essere gravemente compromessa. E' pronto anche a questo?”
 
Annuì nuovamente, strinse i pugni cercando di celar il proprio disappunto, tuttavia non poteva far altro che riporre ogni più piccola goccia di fiducia in Kaku e nelle sue capacità, in virtù delle quali si era esposto sin a quel punto. Non poteva tornare indietro. Non era da lui.
 
“Ha la mia parola.”
 
“Bene. Se non c'è altro di cui necessita, avrei da continuare codesto alienante lavoro. Ci vediamo domani mattina all'alba con la nuova recluta. La saluto Signor Rob.”
 
Rimessosi sull'attenti, Lucci si congedò con un inchino di devozione. La posta in gioco era estremamente alta, ma aveva raggiunto il proprio obbiettivo.
 
“E' fatta Hattori!!” disse fra i giubili al proprio alato amico che emise solidale un  verso di contentezza.
“Devo andare da lui subito! Subito! Altrimenti potrebbe partire prima dell'alba. Questa è l'ultima sera! GEPPO!”
 
Lucci scalciando l'aria, sospeso nel vuoto come il suo piccolo amico, si diresse alla nave di quest'ultimo, percependo però l'odore di un acre fumo provenire alla volta della direzione di quest'ultima.
Atterrato in sua prossimità, si trovò innanzi ai resti dell'imbarcazione consumati dal fuoco.
Intuì nell'immediato l'accaduto ed era perfettamente a conoscenza delle cause.
 
“NO! NOOO! KAKU!!!!!!!!!! KAKUUUU!!!!!”
 
Non ottenne risposta. Il cuore gli batteva all'impazzata, quando scorse delle figure in lontananza all'interno della pineta.
 
“MALEDETTO BAMBOCCIO INUTILE! STUPIDO ABORTO MANCATO!! E’ SOLO PER COLPA TUA CHE QUEI BASTARDI HANNO DISTRUTTO LA MIA NAVE! ED ORA COME FACCIO? MI HAI ROVINATO!! ROVINATO!”
 
Il maligno proprietario di quei pochi resti superstiti, strattonava il bambino malmenandolo, sferrando privo di pietà alle sue piccole ossa calci e pugni nonostante fosse già avvolto in una pozza di sangue.
Il piccolo cercava invano di farsi scudo con la propria manina tumefatta, ormai esanime, prossimo al perder conoscenza.
 
“Ra….Ravek….ti prego…….mi dispiace…….”
 
“NON ME NE FACCIO NIENTE DEL TUO DISPIACERE PICCOLA MERDA! NON HO Più NIENTE!TUTTO DISTRUTTO! DOPO AVERE DATO UN SENSO ALLA TUA VITA INUTILE. DOPO CHE TI HO ACCOLTO COME UN FIGLIO QUANDO NON AVEVI NEMMENO I VESTITI ADDOSSO!”
 
Con la punta ferrata della scarpa, lo colpì violentemente al volto facendogli sbattere la testolina contro il muro. A quel punto, certo ormai d’esser arrivato alla fine, Kaku non provò più a difendersi in alcun modo.
 
“Uccidi…mi… uccidimi..del tutto…”
 
“ CHE COSA FAI? PROVOCHI ANCHE? NON PREOCCUPARTI CHE ORA REALIZZERO’ IL TUO DESIDERIO. TANTO CHI VUOI CHE VERSI QUALCHE LACRIMA PER TE? CREPA MALEDETTO MOSTRO!!!”
 
Il losco ceffo alzò il braccio stringendo il pugno, mentre il bambino chiuse gli occhi speranzoso che ogni cosa volgesse al fine. In quella frazione di secondo, pensò che Ravek avesse ragione.
“Nessuno..piangerà per me…”
 
Quel colpo mortale però non arrivò mai,  udito un tonfo sordo sull’erba,  Kaku non avvertì più alcun vociare. Aprì così un occhietto dopo alcuni istanti, per capire cosa fosse accaduto e vide innanzi a sé il corpo senza vita del suo aguzzino mantenente ancora la posizione di poco prima, con gli occhi fissi, privi di espressione immerso dal proprio sangue sgorgante da molteplici fori su tutto il corpo. Pareva che migliaia di chiodi fossero stati impiantati in ogni parte di esso per poi venirne estratti.
Lucci come segno di estremo disprezzo sputò sulla faccia riversa a terra dell’uomo, premendovi sopra la scarpa lucida.
 
“Lu..Lucci…cosa ci fai qui….?”
 
“E’ finita Kaku.”
 
Il bimbo scoppiò in lacrime e singhiozzi, mentre l’altro cingendolo con le proprie possenti braccia lo lasciò piangere ed urlare per un tempo indefinito, accarezzandogli i riccioli ramati ed asciugando tutto il suo sangue con il fazzoletto di seta che aveva nel taschino della giacca elegante.
Quando finalmente, fece capolino un principio di calma ed i tremolii nel singhiozzare cessarono, Kaku riappropriatosi della voce disse:
 
“Perché mi hai salvato..? Non ha senso…”
 
“Perché pensi questo?”
 
“Te l’ho già detto.. per un bambino nelle mie condizioni non c’è differenza tra vivere e morire..”
 
“ Questo perché la vita a cui sei stato costretto fino ad ora, era mera esistenza. La tua VERA vita, inizia ora.”
 
Lucci prese il cappellino del piccolo, e ripulitolo dalla polvere glielo mise sul capo chino.
 
“..Non so nemmeno dove andare… non so cosa fare…non ho niente che mi leghi alla vita.. “
 
“Un posto dove andare adesso ce l’hai.”
 
Il bambino lo fissò con aria interrogativa.
 
“Sono venuto a prenderti Kaku. Vieni con me: torniamo insieme alla torre della giustizia.”
 
“ CO- COSA? M-MA IO NON POTREI MAI..”
 
Il ragazzo più grande afferrò con forza le piccole spalle, dicendogli con aria severa e penetrante:
 
“Da questo momento, il pensare di non essere più in grado di fare qualcosa deve abbandonare la tua mente. Tu puoi fare TUTTO. Devi solo capirlo, crederlo con tutte le tue forze.”
 
“ M-ma io non sono forte…”
 
“PIANTALA. Non sarai mai forte quanto, quando essere forte è l’unica scelta che avrai.”
 
Kaku lo guardò basito. Ttutto ciò, stava accadendo realmente a lui?
 
“Se devi morire come tutti noi, morirai da UOMO non da burattino. Se devi combattere, lo farai DA SOLDATO non dandoti martellate per far ridere quattro caproni con ancora i denti da latte. Io, non posso decidere per te Kaku.. questo è vero. Non posso fare tuoi quelli che sono i miei di ideali. Però posso dirti questo: non tutti nascono una buona stella. Non siamo tutti uguali nella vita e nemmeno nella morte. Tutti però possiamo scegliere. Ed anche tu puoi.”
 
Lucci chiuse gli occhi, aggrottando la fronte.
 
“O te ne vai e vivrai una vita come i vagabondi predatori cui diamo la caccia piuttosto che, mediocre come quelli che ci hanno messo al mondo per poi soccombere, oppure resti! E se resti, ogni giorno, ogni singolo istante della tua vita, lotterai per essere sempre più forte.”
 
Udite quelle parole il bambino con gli occhioni sgranati non riuscì a replicare una sola sillaba. Lo avevano a dir poco pietrificato per l’intensità della loro pienezza.
 
“E poi.. c’è un’altra cosa….”
 
Il bruno dai lucidi capelli riaperti gli occhi smeraldi, gli rivolse uno sguardo tristissimo, di quelli con ogni certezza mai avuti nella propria vita e disse:
 
“Se tu morissi.. io proverei davvero un dolore immenso…”
 
Kaku sussultò per l’emozione:
 
“Da-davvero…..?”
 
“Davvero… la tua morte ucciderebbe l’unica parte umana rimasta in me.”
 
Piangendo a dirotto il piccolo gli disse:
 
“T-tu… piangeresti per m-me….?”
 
“Moltissimo.”
 
Quella volta fu l’infante a saltargli al collo abbracciandolo con tutta l’esigua forza rimastagli dopo quel massacro. Rideva e piangeva, sentiva il proprio piccolo petto scoppiare da una moltitudine di emozioni come non avrebbe mai pensato di poter provare. Il calore di quell’abbraccio non lo abbandonò per tutta la vita.
 
 
 
 
 
 
 
 
“Sono venuto a prenderti Kaku, Vieni con me: torniamo insieme alla torre della giustizia…….”
 
   
 
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