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Autore: Kodocha    10/12/2018    3 recensioni
Storia vecchia modificata e ripubblicata.
***
Un'altra lite tra Ranma ed Akane.
La causa? L'intromissione del codinato durante l'appuntamento di lei con Ryoga.
Grazie all'intervento di Nabiki, Ranma decide, con non poca difficoltà, non soltanto di chiarire la spiacevole situazione creatasi, ma anche di provare a confessarle finalmente ciò che prova nei suoi confronti... ma ci riuscirà per davvero?!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni, i denti conficcati nel labbro inferiore e il vuoto totale nella testa, continuo imperterrito a fissare la paperella gialla appesa alla porta della sua camera de letto.
Non so da quanto tempo mi ritrovo qui, se sono trascorsi minuti o addirittura ore, ma una cosa è certa: non ho la più pallida idea su cosa dirle per colmare gli istinti omicidi che prova nei confronti del sottoscritto.
Anche perché, parliamoci chiaro, non riesco ancora a capire cos’abbia fatto di tanto grave da farla incazzare come una iena, voglio dire… che colpa ne ho se, durante il suo romanticissimo appuntamento al parco con Ryoga, sono accidentalmente piombato sulla faccia di quest’ultimo mentre, da perfetto maiale qual è, tentava di ficcare la lingua in bocca a colei che, in teoria, è la mia fidanzata?
Stavo semplicemente saltellando da un albero all’altro, se poi ho perso accidentalmente l’equilibrio nel momento sbagliato, nel luogo sbagliato e sulla faccia sbagliata, non è di certo colpa mia.
Che poi come l’è saltata in mente l'idea di accettare l'invito da parte di quell'idiota proprio non lo capisco!
Ovviamente la mia non è gelosia, solo che per quanto mi sforzi non riesco proprio a comprendere cosa abbia trovato di tanto speciale in quello lì.
Seccato dalla situazione faccio un respiro profondo e, finalmente, mi decido a bussare «Akane, sono io. Posso entrare?»
«Evapora!»
E’ la risposta che mi aspettavo di ricevere, ma ciò non m’impedisce di alzare ugualmente gli occhi al cielo «Oh andiamo, smettila di fare la bambina»
Alle mie parole segue un rumore di passi frettolosi e subito dopo la porta si apre, mostrandomi un’Akane particolarmente inferocita, con indosso il solito pigiama giallo canarino, il caschetto leggermente scompigliato, la fronte aggrottata, le guance lievemente arrossate e gli occhi ridotti a due fessure «Chi sarebbe la bambina?»
La tentazione di risponderle per le rime, come sono solito fare, è forte, ma per questa volta decido di non peggiorare ulteriormente la situazione e, schiarendomi la voce con un finto colpo di tosse, le chiedo «Possiamo parlare?»
«No!» mi urla contro, sbattendomi la porta in faccia, con così tanta foga che mi sorprende non si sia scardinata al suolo.
Mi massaggio le tempie con le dita, nel banale tentativo di riacquistare un briciolo di calma che mi impedisca di esplodere ed urlarle contro parole poco carine «Akane, apri questa maledetta porta»
La apre «Fatto» la richiude.
«E poi ti lamenti quando ti chiamo bambina!» sbraito, sussultando quando il tonfo di qualcosa che sbatte contro la porta arriva alle mie orecchie.
«Il prossimo oggetto ti arriverà dritto in faccia, ti avverto!»
Deglutisco, consapevole del fatto che se non me ne vado da qui all'istante lo farà per davvero.
«Problemi con Akane?»
Mi volto, trovando la mezzana appoggiata allo stipite della sua porta, con le braccia incrociate sotto al seno.
«Col caratteraccio che si ritrova quella lì poteva mai essere altrimenti?»
E prima che possa rendermene conto un oggetto, che solo dopo riconosco essere una sveglia, si schianta sul mio viso «Ti avevo avvisato, Baka!» ringhia la furia dal caschetto corvino, rintanandosi nuovamente all'interno della sua camera.
«Non sei per niente carina, proprio per niente!» mormoro, massaggiandomi la parte dolente.
Quando fa così davvero non la sopporto.
Ma dico, che bisogno c’è di reagire in questo modo?
Non le pare di essere un tantino esagerata?
«Avanti vieni, dobbiamo parlare» mi richiama all’attenzione Nabiki, sospirando con fare plateale.
Mi indico con l'indice, sbattendo più volte le palpebre «Parli con me?»
«Vedi qualcun altro oltre te?» replica, facendomi segno di seguirla in camera sua.
Titubante, faccio come mi ha chiesto, accomodandomi sul bordo del letto in stile occidentale, nettamente più comodo del mio misero futon «Allora? Di cosa dovevi parlarmi?»
«Dunque…» prende posto sulla sedia accanto alla scrivania e continua «Durante la cena mi è sembrato di capire che avete litigato perché hai mandato all'aria il suo appuntamento con Ryoga»
«Esatto, ma non l'ho fatto di proposito! Stavo saltando da un albero all'altro ed è stato solo un caso se mentre lui stava tentando di baciarla, sono atterrato sulla sua faccia facendogli perdere i sensi»
«Mi stai dicendo che è stato solo uno incidente e che in realtà il fatto che lei esca con Ryoga non ti crei alcun disturbo?»
Mi porto la mano chiusa a pungo vicino alla bocca, schiarendomi la voce «Diciamo che un po’ di disturbo me lo crea, ma solo perché non è quello giusto per lei, non per altro»
«E questa tua convinzione da cosa deriva?»
«Dal fatto che è un maiale, semplice! Ho perso il conto delle volte in cui, con la scusa di essere P-chan, si è fiondato sul suo seno strofinandoci la sua stupida faccia sopra»
Per un breve istante il panico mi assale, per aver involontariamente spifferato il segreto di Hibiki, ma quando vedo che dinnanzi a quella notizia non fa una piega capisco che in realtà era già a conoscenza di tutto.
Ma d’altronde di cosa mi stupisco?
Nabiki Tendo ne sa una più del diavolo.
Mi sembra di sentirle mormorare un «Come se tu al suo posto non ne approfitteresti» ma decido di far finta di nulla, anche perché in fondo non ha tutti i torti.
Ma non lo ammetterò mai, nemmeno sotto tortura.
«E poi ti immagini un futuro tra loro due? Lei che gli chiede di andare a fare la spesa e lui che fa ritorno a casa dieci anni dopo perché non è riuscito a trovare il supermarket dietro l'angolo» sghignazzo, immaginandomi la scena.
«Quindi il problema è Ryoga, non il fatto che esca con qualcun altro che non sia tu» constata, incurvando un sopracciglio.
Annuisco «Proprio così!»
«Allora supponiamo che esca con Kuno, ti andrebbe bene?»
«Con quel mentecatto?» scoppio in una risata isterica «Ma per favore, è anche peggio del maiale»
«E con Toma?»
«E' un bambino»
«Mousse?»
«Mousse è innamorato di Shampoo, dovresti saperlo»
«Sì, ma supponiamo che si renda conto che quella gatta morta non faccia per lui e si prenda una cotta per Akane, come li vedresti insieme?»
Chiudo gli occhi, cercando di immaginarmeli insieme «No, lui è troppo...» gesticolo, non riuscendo a trovare le parole adatte per esprimere il concetto «Hai capito, no?»
«E...» quel sorrisino malefico, tipico alla Nabiki Tendo, non promette assolutamente nulla di buono «Shinnosuke?»
E il solo sentir pronunciare quel nome mi fa ribollire il sangue nelle vene dalla rabbia.
Avverto una vena pulsarmi pericolosamente sulla fronte «Non se ne parla» sbotto, alzandomi di scatto dal letto, con i pugni stretti lungo i fianchi «Lo scopettone che parla agli animali non fa assolutamente per lei!»
La mezzana appoggia un braccio sulla scrivania, sorreggendosi il volto con una mano, senza eliminare quel fastidioso sorriso dalla faccia «Ranma, ti rendi conto che a te non vada bene nessuno?»
«Ehi, non è mica colpa mia se fino ad ora tutti quelli che le vengono dietro sono degli idioti!»
«Allora…» si picchietta il mento con le dita un paio di volte, fissando un punto impreciso del soffitto «Supponiamo che incontri un ragazzo, bello, ricco, intelligente, premuroso, che la riempia di regali e attenzioni, lui ti andrebbe bene?»
Visualizzo Akane, in compagnia di questo fantomatico tipo descritto dalla mezzana.
Lei con indosso un abito firmato e vari gioielli che il tizio in questione le ha regalato.
Lui, il classico figlio di papà, che la porta a cena fuori in un lussuoso ristorante in centro, con tanto di champagne e musica soft in sottofondo.
Loro due, mano nella mano, a passeggio in riva al mare.
Lui che le appoggia le mani sulle spalle, si piega su di lei, avvicina le sue labbra a quelle di Akane e… dannazione, nel solo immaginare questa scena provo un insensata voglia di prenderlo a pugni.
Il che è a dir poco assurdo, visto e considerando che nemmeno esiste.
«Ti prego, non c'è bisogno nemmeno che ti risponda» borbotto, storcendo il naso.
«Allora dimmi tu qual è il tipo di ragazzo giusto per la mia sorellina»
«E' molto semplice, Nabiki» lascio che le parole mi escano fuori, senza essere soppesate dal cervello  «Akane merita un ragazzo che pratichi le arti marziali proprio come lei, in modo tale che abbiano una passione in comune che un domani consentirà loro di gestire il dojo insieme. Che rischi la vita senza pensarci due volte quando si trova in pericolo e, fidati, capita almeno una volta al mese. Che adori le smorfie che inscena quando si arrabbia, come gonfiare le guance assumendo vagamente le sembianze di un adorabile pesce palla o quando si imbarazza e le sue gote si tingono lievemente di rosso. Un ragazzo che avverta la tachicardia ogni qual volta lei gli regali uno di quei suoi sorrisi che sono in grado di migliorare un giornata dove gliene sono capitate di tutti i colori, come inseguire tra i tetti di Nerima un vecchio maniaco che ha rubato della biancheria intima femminile, mentre le sue "finte" fidanzate, del quale non gliene può fregar di meno, lo perseguitano pur di ricevere un appuntamento da parte sua, mentre lui vorrebbe solo poter passare un po’ di tempo in compagnia di Akane senza essere continuamente interrotto dagli altri.Ma, soprattutto, ha bisogno di qualcuno che sia assolutamente consapevole del fatto che possieda un caratteraccio, ma che gli vada bene così perché, anche se non lo ammetterà nemmeno sotto tortura, è una delle tante cose che l'hanno fatto innamorare di lei»
«In pratica quel ragazzo sei tu»
«Esatt...» mi tappo la bocca con entrambe le mani, avvertendo un prorompente calore invadermi il viso.
Nabiki sorride, visibilmente soddisfatta «Finalmente l'hai ammesso, cognatino»
Maledizione, era una trappola.
Dovevo immaginarlo!
«No...non…» indietreggio, agitando freneticamente i palmi delle mani «Non è come pensi. Mi… mi hai frainteso»
«Ranma» mi richiama, tornando seria «Ti rendi conto che se continui di questo passo finirai col perderla per sempre?»
M’irrigidisco, mentre avverto un gran senso d’angoscia invadermi con così tanta prorompenza da farmi attorcigliare lo stomaco.
«Pe...perderla?»
Annuisce «Proprio così. Il fatto che abbia iniziato ad uscire con altri ragazzi è un chiaro segno del fatto che si stia stancando del tuo comportamento infantile. E dopotutto come darle torto? Fossi stata al suo posto mi sarei stancata dopo una settimana, forse anche meno» prende un biscotto dalla busta appoggiata sulla scrivania, gli da un morso e continua «Cioè, voglio dire, chi è che non l'avrebbe fatto? Nessuna ragazza sana di mente, e quindi escludiamo le tue altre “fidanzate”, sarebbe stata disposta a dividere il ragazzo che ama con altre donne»
«Il ragazzo che ama?» ripeto, e dal calore che avverto sul viso sono estremamente convinto di aver raggiunto lo stesso colorito della casacca cinese che ho indosso.
«Kami, sei proprio uno zuccone! Possibile che tu non l'abbia ancora capito?»
«E come diavolo facevo a capirlo? Non me l’ha mai detto» sbotto sulla difensiva.
«Perché, tu si?» ribatte, assumendo un’aria annoiata ed io mi ritrovo a boccheggiare con la stessa frequenza di un pesce rinchiuso all’interno di una boccia di cristallo, indeciso su come risponderle, anche perché in fondo, molto in fondo, ha ragione.
Non ho mai avuto il coraggio di dire ad Akane ciò che provo per lei… ma che posso farci se, ogni volta che provo a farlo, il mio cervello sembra andare il totale blackout?!
«Allora?»
«Allora cosa?»
«Sei ancora qui?»
Strabuzzo gli occhi, confuso «Dove dovrei andare?»
«Santo cielo, sei messo peggio di quanto pensassi» sospira, scuotendo la testa «Va da lei e cerca di chiarire una volta per tutte questa situazione, prima che sia troppo tardi»
 
E rieccomi qui, fuori la sua camera, con un espressione da perfetto demente stampata sul volto.
Avvicino lentamente la mano chiusa a pungo alla porta, ma all’ultimo la ritraggo, sospirando.
Ma che mi prende?
Perché me la sto facendo sotto al solo pensiero di parlarle?
Io sono un uomo e gli uomini non dovrebbero essere intimoriti da simili sciocchezze, accidenti.
Cerco di trovare il coraggio che mi manca, ripentendomi mentalmente che questa storia deve finire, che non posso più comportarmi come un ragazzino timido ed indeciso, che Nabiki ha ragione, sto rischiando di perdere Akane e non posso permettermelo, perché sarà anche un maschiaccio violento ed irascibile, ma è il mio maschiaccio violento ed irascibile.
Faccio un respiro profondo, gonfio il petto, alzo il mento all’insù e… la porta si apre, facendomi pietrificare sul posto.
Dio, sono una caso perso.
Akane, ferma sull’uscio, mi guarda e s’imbestialisce all’istante «Sei ancora qui?»
Deglutisco «Io...» arrossisco, giocherellando con i pollici «Volevo...»
«Volevi?»
«Volevo...»
«Cosa?»
«Ecco, io…»
«Ce la fai per mezzanotte?»
«Parlarti!» mi decido finalmente a dire e il suo sopracciglio scatta all’insù.
«Mi era sembrato di essere stata abbastanza chiara quando ti ho detto che non ho alcuna intenzione di parlare con te»
«Ti ruberò solo qualche minuto, giuro»
«E per quale motivo dovrei concederteli?»
«Oh, andiamo» sbuffo, passandomi una mano tra i capelli corvini «Non mi pare di averti chiesto il mondo. Non puoi sotterrare l’ascia di guerra solo per qualche istante?»
Akane mi scruta attentamente per quella che mi sembra un’eternità e poi, miracolosamente, si sposta  e mi fa cenno di entrare «Ti concedo cinque minuti al massimo, non uno di più»
Tiro un sospiro di sollievo, entrando nella sua camera.
Il fatto che abbia deciso di ascoltarmi è già un passo in avanti, no?!
«Allora, cosa volevi dirmi?»
«Innanzitutto volevo scusarmi per averti fatta arrabbiare» mormoro, fissandomi le dita dei piedi.
«Almeno sai perché mi sono arrabbiata tanto, Ranma?»
Rialzo lo sguardo, incrociando il suo «Per aver rovinato il tuo appuntamento  con Ryoga»
«Davvero credi che sia solo questo?» domanda piccata, corrucciando la fronte.
«Beh...» mi mordo un labbro, incerto «..sì»
Akane scoppia in una risata isterica, scuotendo la testa «Questo sta a significare quando tu in realtà poco mi conosca»
Sussulto, incredulo.
Eh no, questo è davvero il colmo.
«Guarda che ti conosco fin troppo bene, Akane» ribatto indispettito.
«Ah si?»
«Se non ti conosco io!»
«Dimostralo allora» sbotta, incrocia le braccia al seno ed inizia a picchiettare il piede sul parquet.
«Ti accontento subito» mi avvicino a lei, fronteggiandola «Il tuo colore preferito è il giallo, odi i film horror ma nonostante questo ti ostini nel volerli guardare perché vuoi mostrarti forte agli occhi degli altri.
Non sai cucinare, adori i girasoli, il tuo sogno è quello di diventare mamma di tre figli, due maschi e una femmina di cui già hai scelto i nomi, che altri non sono che: Sakura, Daichi ed Akito.»
«Queste cose le sanno anche i miei familiari, Ranma» m'interrompe scocciata, alzando gli occhi al cielo.
«Lasciami finire, che ora arriva il meglio» respiro profondamente «Sei sbadata, lunatica, logorroica, zuccona, permalosa. Sei così ingenua che trovi del buono in tutti anche quando in realtà non c'è e nella maggior parte dei casi la cosa finisce che col ritorcerti contro. Sei così stupida che ogni volta che una ragazza mi si avvicina invece di prendertela con lei finisci col'attaccare me, anche se faccio di tutto per allontanarla, per non parlare del tuo essere incredibilmente violenta e suscettibile, tanto che basta poco per far si che tu mi faccia volare tra i cieli di Nerima senza nemmeno un valido motivo»
«Vedi? E' per questo motivo che sono arrabbiata con te!» mi urla contro a pieni polmoni ed io strabuzzo gli occhi, confuso.
«In che senso?»
«In me vedi solo difetti, eppure nonostante questo ti ostini nel voler rovinare sul nascere una storia che potrei avere con dei ragazzi che, a differenza tua,  in me qualcosa di buono lo trovano» stringe i pugni lungo i fianchi, con le lacrime agli occhi «Quando ti deciderai a lasciarmi vivere la mia vita in santa pace? Perché devi sempre intrometterti nelle mie questioni private? Ti diverti forse?»  
E vederla in quello stato è più doloroso di qualsiasi pugno che abbia mai ricevuto.
E in vita mia, di pugni, ne ho ricevuti tanti.
«Non è come pensi, solo che…» sospiro, scompigliandomi i capelli «Il fatto è che… insomma io…»
«Ranma» mi richiama, fissandomi dritto negli occhi, fa un respiro profondo e con voce tremante, mi chiede «Cosa sono io per te?»
Arrossisco, indietreggiando di qualche passo.
Okay, questa domanda da dove l’è uscita così all’improvviso?
E’ vero, ero venuto qui per mettere le cose in chiaro tra noi due, ma, insomma… le sembrano cosa da chiedere così, di punto in bianco?
Continuo a balbettare e a boccheggiare come un perfetto imbecille e Akane rimane lì ferma, in attesa di una risposta, ma quando si rende conto che oltre a delle frasi sconnesse e prive di senso, non riceverà nulla, mi lancia l’ultima occhiata carica di rabbia mista a delusione e si volta, dandomi le spalle.
«Vattene da qui, per favore»
«Ma, Akane…»
«Ho detto vattene!» urla, soffocando un singhiozzo.
Osservo le sue spalle alzarsi ed abbassarsi al ritmo del suo respiro e, sentendomi tremendamente stupido ed in colpa, dopo aver sospirato pesantemente per l’ennesima volta, faccio come mi ha ordinato, uscendo dalla sua camera.
Mi avvio verso la rampa di scale, con il capo rivolto sul pavimento, l’umore nero e la depressione alle stelle.
Ma cosa c’è che non va in me?
Perché non sono riuscito a dirle quello che realmente provo per lei?
Possibile che riesca solo a farla piangere?
Forse sarebbe meglio se lasciassi perdere tutto, permettendole di avere una vita normale con un ragazzo altrettanto normale e che magari la renda felice, a differenza del sottoscritto.
Mi fermo, irrigidendomi di colpo.
E’ davvero questo che voglio?
Voglio davvero che si rifaccia una vita con un altro?
Accidenti, certo che no!
Mi volto, deciso, dirigendomi a grandi falcate verso la sua camera, ma ad ogni passo che mi avvicina a quella maledetta porta il coraggio pare pian piano diminuire, fino a divenire quasi inesistente.
Deglutisco, fissando la paperella con su inciso il suo nome «A… Akane?»
Nessuna risposta dall’altra parte ed io sospiro pesantemente.
«Senti, io non…» inspiro ed espiro profondamente «Non sono bravo con le parole e questo tu lo sai, ma se vuoi sapere cosa sei per me… beh, ecco, la verità è che non ti ho mai considerata una semplice amica» stringo i pungi, prendo un’altra boccata d’aria e, con le gote che mi vanno a fuoco, continuo «Perché… voglio dire… con te c’è sempre stato tutto, dai litigi, alla complicità, ai battibecchi e via dicendo, ma la voglia di vederti al fianco di un altro che non sia io, ecco… quello mai. E credo sia per questo motivo che mi ostino nel voler rovinare i tuoi  appuntamenti con Ryoga» chiudo gli occhi, aumentando la stretta dei pugni, fino ad arrivare a conficcarmi le unghie nella carne «E sappi che quello che ho detto prima lo penso per davvero, non mi rimangio nulla. Penso davvero che tu sia violenta, sbadata, lunatica, testarda, orgogliosa e chi più ne ha più ne metta ma, per quanto possa sembrare assurdo, sono proprio quei difetti ad avermi fatto innamorare di te»
E appena pronuncio le ultime parole un senso di leggerezza mi avvolge, come se mi fossi finalmente liberato da un peso.
Sospiro, riapro gli occhi e, con mio immenso stupore, me la ritrovo davanti.
Maledizione, ero così preso dal discorso che non mi ero neppure reso conto che la porta si fosse aperta.
Arrossisco così tanto da raggiungere la temperatura di una supernova, sentendomi bruciare la punta del naso e quella delle orecchie e Akane mi guarda, con gli occhi ridotti a due fessure e l’espressione imbronciata «Io invece penso che…» mi afferra il colletto della casacca, tirandomi verso di lei con la solita delicatezza che la contraddistingue, rischiando quasi di strozzarmi «Tu sia davvero un Baka!» si alza in punta di piedi ed unisce le sue labbra alle mie.
   
 
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