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Autore: Uptrand    10/12/2018    8 recensioni
La guerra contro i grigi è terminata vittoriosamente. Andiamo a vedere come sono cambiati gli equilibri di potere e come trascorrono le loro giornate gli uomini e donne della Noveria Corps.
Queste storie hanno lo scopo di far conoscere meglio i vari personaggi.
In altre raccolte "Dopoguerra 2" e "Dopoguerra 3" parlerò dei personaggi delle altre fazioni.
Sono presenti descrizioni prese dal codex del gioco.
Genere: Azione, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il giorno di meta giornata iniziò come tanti altri per Galba: sveglia, doccia e una tazza di caffè bollente corretta per un quarto con alcool ma senza zucchero.
Studiando medicina aveva scoperto quanto l'eccesso di zucchero poteva essere dannoso per il corpo umano, da quel momento l'aveva ridotto al minimo. 
Strano comportamento per un uomo conosciuto da tutti per i vizi. Arrivato a dirigere un ospedale sulla Terra in tempi brevissimi, la sua caduta fu altrettanto rapida. 
Era un edonista nato, un drogato e alcolizzato senza speranza. Se andava a dormire fatto di droghe si alzava che stava benissimo. Non certo merito del suo fisico che era quello di un comune essere umano, al massimo del suo cervello. 
Si faceva le droghe in casa, per uso esclusivo uso personale e per essere sicuro della qualità del prodotto. Da un punto di vista tecnico il piccolo laboratorio in cantina era perfetto, le regole igieniche rispettate e i composti preparati assolutamente a norma se solo le singole componenti fossero state legali. 
Per ogni dose che creava realizzava quella che chiamava anti-dose. 
Se una pillola lo sballava, l'altra lo riportava alla realtà in breve tempo. 
Come amava dire a quei tempi, era come premere un pulsante. Con una pillola schiacciava un bottone, con quella successiva lo faceva risalire. 
Era un uomo con il perfetto controllo dei suoi vizi, riuscendo a presentarsi al lavoro come sempre impeccabile e profumato. 
Nessuno avrebbe potuto dire che la sera precedente stava vomitando in un vicolo, con la braghe calate mentre qualcuno gli dava piacere da dietro. 
Ma tutto fini quando i suoi vizi vennero denunciati, l'ospedale fu costretto a licenziarlo e perse la sua licenza di medico. 
A togliergli tutto fu suo fratello minore. Da sempre astioso nei suoi confronti. 
Non cercò vendetta, l'unica cosa che voleva era allontanarsi e cambiare nome.
Si fece chiamare semplicemente Galba. 
Come ogni altro rifiuto della società finì ad Omega, la stazione spaziale nei Sistemi Terminus. Capitale non dichiarata di una zona di spazio senza legge che era metà della galassia. 
Aprì una clinica e il suo valore di medico lo rese ben presto prezioso e intoccabile. 
Un medico capace era una risorsa per tutti, unica condizione: non doveva schierarsi. 
A prendere le parti di qualcuno non ci pensò mai.  
Scoprì che quella vita non gli dispiaceva, era importante che facesse bene il suo lavoro non come si presentava. 
La sua immagine di dottore perfetto era un ricordo, adesso puzzava, era trasandato e la barba un cespuglio incolto. Ma era rilassato. Nei suoi cinquant'anni non ricordava di essersela mai goduta tanto. 
Nel vicinato era ben voluto, perché permetteva a tutti di pagarlo come potevano. 
Il denaro non era l'unica merce. 
Se una puttana voleva pagarlo col suo corpo, il sesso gli andava bene. 
In genere finiva la giornata con una busta di cibo che diversi suoi pazienti gli avevano portato, un paio di rapporti sessuali e qualche credito in più. 
Quindi ben felice se ne tornava a casa. 
Era un individuo libero da ogni tipo di pressione. 
Tutto cambiò il giorno in cui due donne umane, una bionda e una mora, si presentarono alla sua clinica. La bionda, una vera bellezza da mozzare il fiato, aveva chiaramente la nausea. 
Bastava guardarle la faccia per capire. 
« I casi sono due: è in cinta o è una biotica ed è stata intossicata dal nium. Qualcosa di alimentare lo escludo, ma potrei sempre sbagliare. » disse così a vista, senza nemmeno essersi seduto per visitarla.  « Allora, mi date qualche dettaglio o cosa? »
La mora si fece avanti, capelli a caschetto e armatura da nemesis « Nium e lei è biotica, un batarian ha cercato di violentarci. » 
Senza scomporsi per quelle parole, uno stupro su Omega era normale, si mise davanti alla bionda che invece lo stupì. Si chino verso di lei e sentì che lo annusava. 
« Sai, questo potrebbe anche eccitare un uomo. » 
Non ebbe neanche risposta, la bionda ritornò eretta e lo lasciò fare. 
Lui si mise al lavoro. 
« Se ha domande chieda a me, la mia amica...non ama parlare. »  spiegò la mora.
« Ok.» aveva visto cose più strane. « Lei ha detto “cercato” significa che non avete bisogno di un anticoncezionale. Eravate a una festa a tema Cerberus? Queste armature non si vedono più da quasi mezzo secolo. » 
« Le sembriamo puttane? » 
Per un istante il suo respiro fu il solo rumore « No. »
“Attento Galba, queste due sono pericolose.”  pensò « Non volevo offendere era solo per parlare. » 
La bruna rimase in silenzio e la bionda non disse una parola per tutto il tempo che rimase lì. 
« Di più non possa fare, ora resta da aspettare che il suo organismo espella il nium. Se volete pagare, lasciate pure quello che vi sembra giusto. » 
Un chip di credito gli venne posto davanti, lui lo prese senza controllare quanto contenesse.
« Una domanda: il nium è ancora poco conosciuto, come è riuscito a indovinare? » chiese la mora.
Mostrando quel minimo di orgoglio lavorativo e personale che ancora aveva « Indovinare? Sono forse da un indovino? Ho diagnosticato! Un pezzo di carta ha detto che ero un medico, quello dopo che non lo ero più. Fanculo i pezzi di carta, la mia esperienza a più valore e se anche siamo ad Omega da extranet non è difficile essere aggiornati. » 
Per la prima volta la vide sorridere, aveva come la sensazione di averla stupita. 
Infine, sorreggendo una bionda ancora nauseata, le vide uscire dalla clinica. 
Le sorprese non erano ancora finite, quando aprì il chip vi trovò mille crediti. Su Omega era una piccola fortuna, i primi tempi ebbe anche paura ad usare quel denaro pensando a un qualche errore e che le due donne tornassero per riprenderselo. Quando, due mesi dopo, questo non successe decise di usarlo.
Non poteva sapere che la bruna si sarebbe ripresentata quattro mesi dopo, questa volta da sola, ma con la solita armatura proprio mentre apriva la clinica. 
« Mi serve un medico sulla mia nave. » dichiarò. 
« Buona fortuna nella tua ricerca. » 
« Isabella sembra tollerarti. »
« Isa-chi? Aah la tua amica bionda, si chiama così allora. Mi dispiace sono un depravato, drogato, alcolizzato, ho usato i miei orifizi corporali per far sesso con maschie e femmine di ogni razza. Perfino le narici, sai... i salarian sono sensibili sulle punte dei loro cornini, se le infilano nelle narici si eccitano da morire.» disse intenzionato a disgustarla. 
Lei però non fece una piega « Le fornirò le attrezzature, le migliori, lei si limiti a essere un buon medico. Nel tempo restante potrà usare le mie risorse per farsi della roba migliore che troverà sul mercato, dovrebbe aver visto che pago bene. »
« Io... »
Lei si allontanò mentre gli diceva « Se è interessato mi segua. » 
Lui non seppe mai cosa lo convinse, forse il suo egoismo personale che lo spingeva a cercare sempre nuovi piaceri. Quelli che poteva offrire Omega stavano perdendo il loro fascino. 
« Come dovrei chiamarti? » 
« Dasha Weaver. » per la prima volta sentì un nome che presto sarebbe diventato famoso in tutta la galassia. 

 
 ***** 
 
La porta si aprì e Galba entrò nella sua piccola clinica privata. L'intera infermeria era a uso esclusivo di Dasha Weaver e della sua famiglia: cinque persone in totale. Questo lasciava al medico molto tempo libero, che si alternava a momenti in cui doveva cercare di tenere assieme le viscere di qualcuno. Sopratutto adesso che le tre figlie erano andate a studiare su pianeti diversi, occupandosi di loro solo occasionalmente quando si facevano male nelle visite a casa. Oltre a lui vi erano cinque infermiere a gestirla, se fosse servito altro personale vi era quello dell'infermeria centrale. 
Si era appena accomodato sulla poltrona che la porta si spalancò.
« Galba! » urlò Dasha dolorante in viso, in pigiama e con una mano all'altezza dei genitali, facendolo balzare in piedi. Ancor più sorprendente era che Isabella fosse con lei e nelle stesse condizioni. 
« Che succede? » 
« Mi va a fuoco, dai un'occhiata, ho provato un nuovo prodotto ieri sera. Questa mattina, appena mi sono svegliata, ho sentito un bruciore incredibile. » spiegò dolorante. 
« Va bene, ho capito, stenditi sul lettino e abbassa l'intimo. » le disse mentre lui si voltava per dirigersi a prendere un paio di guanti. 
« Di che prodotto parlavi? Se ha fatto reazione mi serve saperlo. » 
« Un nuovo gel stimolante per il sesso, non ancora in commercio. I tizi dei laboratori lo stavano ancora testando, ma avevano detto che era sicuro. »
A tale spiegazione si voltò verso di lei « Non mi dire che l'hai usato... OH MIO DIO! Non ho mai visto una vagina più irritata di quella, le grandi labbra sono due grandi cannotti! » gridò senza riuscire a nascondere una nota comica. 
« Smettila di perdere tempo, al lavoro! » sbraitò lei.
« Se vuoi, prendo il bisturi e asporto tutto. » 
La vide puntellarsi sui gomiti e rivolgerle uno di quegli sguardi che avrebbero fatto tremare il diavolo in persona. Era come essere in un oceano e guardare negli occhi lo squalo che ti girava attorno.
« Brutta battuta, mi metto al lavoro. » borbottò lui e rivolgendosi a Isabella « Forse è il caso che ti spogli e stendi anche tu sul lettino, se la sotto sei nelle stesse condizioni. »
Galba  trattenne un sorriso, era in una situazione che molti uomini forse avrebbero invidiato ma che al momento gli pareva solo comica. 
« Diamoci da fare. » 
La vita di Galba procedeva con questa alternanza di tempo libero e dover medicare Dasha che si era storta una caviglia perché un tacco le si era rotto sulle scale, Isabella che si era quasi rotta il pollice in allenamento, Alexya che per mettersi alla prova aveva tirato una craniata contro un ostacolo, Diana perché essendo lei trovava sempre un modo originale per farsi male in ogni sua visita su Noveria e Trish che gli portava dei souvenir perché la ragazza era troppo impegnata nello studio per farsi male. 
Da un paio d'anni ormai le ferite da incidenti casalinghi erano la sola cosa di cui si occupasse, con sua enorme soddisfazione. Era contento di non aver più dovuto operare Dasha e Isabella, due volte la prima e una sola volta la seconda ma alla testa per farla uscire dal coma.
 
**** 
 
Galba camminava diretto all'infermeria centrale, anche se era un autentico ospedale con i suoi duemila posti letto, sale operatorie e tutto il resto. Ma qualche legge voleva che fosse denominata infermeria e così era. 
Andava per dare una mano, quando nessuno della famiglia Weaver aveva bisogno dei suoi servizi e lui non doveva smaltire gli effetti della sera prima. 
« Che succede? » domandò a una infermiera asari che andava di corsa.
« Trenta pazienti, razze diverse, hanno avvertito tutti un malore del medesimo istante, causa sconosciuta, per adesso c'è solo la comparsa di sintomi generici. » 
« Erano assieme? Stesse mansioni? » le chiese andandole dietro. 
« Negativo, abbiamo personale della sicurezza, di terra e dei trasporti, molti erano in settori diversi di Caninea. » 
« Cosa? » prese una cartella clinica “È assurdo” pensò tra se. 
Si guardò spaesato attorno, alla ricerca di una spiegazione quando la porta si aprì e altre dieci pazienti furono ricoverati con i medesimi sintomi. 

« Ti chiedo di chiudere Caninea. » al medico stesso non sembrò che fosse lui a parlare. Non credeva alla richiesta che aveva fatto a Dasha entrando nel suo ufficio. 
« Chiudere Caninea per un'ora causa una perdita di una decina di miliardi, quaranta persone non valgono una simile cifre. » 
« Possono aumentare in qualsiasi momento, è un epidemia. Caninea è ammalata, bisogna chiudere i settori e fare una pulizia approfondita. »
« No. »
Galba la guardò spazientito, sapeva dall'inizio come le avrebbe risposto. Se Dasha aveva un lato buono, di certo non si estendeva al di fuori della sua famiglia. Ma il medico aveva ancora un asso nella manica. 
« Ok, speriamo solo che Alexya, Trish e Diana non si ammaliano la prossima volta che vengono qui o e non dimentichiamoci di Isabella. » 
Quando la guardò fu sicuro di avere tutta la sua attenzione.
« Avrei letto le loro cartelle, il loro sistema immunitario è “impreparato” non ammalandosi mai. Le radiazioni dei loro nuclei di eezo 19 uccidono qualsiasi organismo unicellulare entri nel loro sangue, proprio per questo i loro anticorpi sono più deboli rispetto a quelli di una persona normale. Speriamo che riesca a uccidere anche questo pericoloso nemico, perché fossero ricoverate ti dico fin da ora che non saprei come curarle. » solo a fine discorso percepì la sensazione delle goccioline di sudare che scendevano lungo la schiena. 
Usare le figlie di Dasha come argomento contro di lei, era come far annusare il proprio sangue a un lupo e chiedergli che non ti mordesse.
La voce di lei sembrava il rumore di due lastroni di ghiaccio che scorrevano l'uno sull'altro. « Tra due ore la borsa galattica chiuderà, Caninea resterà chiusa fino alla sua apertura. Hai sei ore. »
« Grazie. » borbottò chinandosi e correndo fuori. 
Era passata un'ora e mezza, Galba e tutto il personale medico che aveva raccolto aveva passato quel tempo a ricontrollare i dati dei pazienti. Non c'era niente che avessero in comune.
Gray, un cardiologo, tirò fuori la scatola di un farmaco da una tasca del camice « Un cardiologo con problemi di cuore, sembra una pessima battuta. » disse estraendo il blistex argentato con le pillole. 
« Quello non è dei nostri. » obiettò Galba che aveva osservato distrattamente il medico. 
« Cosa? Certo che è della Noveria Corps, figurati se dalla direzione ci fanno usare farmaci di una marca diversa. » 
« No, non quello, il blistex... è diverso. » 
« Dici? Non ci ho mai fatto caso, quelli delle vendite avranno modificato come al solito qualcosa. Lo sai, non riescono a tenere forma o colore di una scatola per sei mesi senza sentire l'impulso di cambiare qualcosa. »
« Va bene, ma dov'è il logo della compagnia? Dovrebbe lo stesso esserci per legge. » 
Solo allora Gray osservò con attenzione il contenitore « Vero, non c'è. » disse dubbioso. 
Prese una compressa, la mise tra due dita e questa si sbriciolò senza il minimo sforzo. 
« Questo non dovrebbe succedere. » commentò il cardiologo.
« Forse abbiamo una causa. » ammise Galba. Chiamarono la sicurezza, i reparti di farmacologia furono occupati e chi vi lavorava messo sotto controllo. Dai reparti di produzione alla vendita, ogni settore fu ispezionato. 
Alla fine la causa fu trovata. In uno dei magazzini di stoccaggio, sparsi per la galassia, dei dipendenti avevano messo su una truffa ai danni della compagnia, sostituendo i farmaci da essa prodotta con altri scadenti che dei complici esterni procuravano. 
Non fu necessario chiudere Caninea, ma costrinse lo stesso la Weaver e sicurezza a del notevole lavoro in più. Ognuna di quelle scatole andava recuperata, prima di un possibile scandalo. C'era anche la questione di recuperare la propria merce. 

« Ben fatto. » si sentì dire Galba da Dasha, vedendola entrare in infermeria. « Però non ti consiglio di usare più la mia famiglia per forzarmi la mano. » 
Lui non seppe mai dove gli venne quell'idea o il coraggio di attuarla. Si girò, aprì un cassetto e prese la scatoletta di un farmaco. 
« Questo è Reexly. Lo conosci? »
« Dovrei? »
« È un farmaco per biotici umani, credo che riesci a capire a chi potenzialmente era destinato trovandosi in questa infermeria privata. Quando sei entrata avevamo appena iniziato a fare l'inventario, come da altre parti bisogna controllare i lotti dei farmaci coinvolti. » 
Lei non disse niente osservandolo attenta. 
« Questo è uno dei farmaci contraffatti, ha una concentrazione di residuo da nium dieci volte superiore alla soglia consentita. Non ho mai avuto motivo di somministrarlo quindi possiamo stare tranquilli, ma sai anche tu quanto le tue figlie e Isabella siano sensibili al nium proprio a causa del 19. Come vedi non è stata una forzatura, avevo ragione. »
« Questo sembra un molto un “ Te l'avevo detto. “ » osservò Dasha con una nota d'irritazione. 
« Sono semplicemente i fatti. » 
Senza aggiungere altro la Signora di Noveria uscì lasciando finalmente al povero medico la possibilità di sospirare. Ancora non credeva di essere riuscito a mentirle, quel farmaco era più che mai a posto. Dubitava che Dasha si fosse presa la briga di andar a leggere i nomi di tutti i farmaci coinvolti. Non aveva resistito alla tentazione di aver lui l'ultima parola. 
Si lasciò cadere sulla sedia, ancora non credeva di esserci riuscito. 

Dasha camminava innervosita verso il suo ufficio, azionò l'omnitol attivando la chiamata « Isabella, Naomi ha l'incarico di recuperare alcune farmaci che mi sono stati rubati. Incontrati con lei, trova chi è coinvolto e ...”divertiti”. » 
Quando chiuse la chiamata si sentì meglio, tranquillizzata di aver fatto il proprio dovere di genitore. 
   
 
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