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Autore: shira21    10/12/2018    0 recensioni
[The History Boys]
E se quell’ultimo giorno sulla moto non fosse salito Irwin? E se quel tragico incidente non fosse mai avvenuto, cosa sarebbe successo tra Irwin e Dakin?
Questa è la loro storia al condizionale.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era solo un caffè.
Irwin sorrise leggermente, un timido incresparsi delle labbra mentre si risistemava gli occhiali. Chi voleva prendere in giro? L'aveva detto anche lui che era solo un eufemismo.
Eppure alla fine l'aveva preparato davvero quel caffè perché aveva bisogno di qualcosa da fare, qualsiasi cosa che tenesse occupata la sua mente da quello che stava per succedere. Perché se si fosse fermato a riflettere sarebbe scappato, come aveva sempre fatto nella sua vita.
Dopo essersi fato sfuggire l'ennesimo sospiro, si lascio cadere sul divano.
Era una pazzia.
Lui era pazzo e si sarebbe preso a schiaffi da solo.
Innamorarsi di uno studente... come diamine gli era venuto in mente?
Irwin chiuse gli occhi e si passo le mani tra i capelli mentre non poteva fare a meno di ricordare quelle settimane. Non poteva fare a meno di pensare a lui.
Dakin.
Bello e ben consapevole di esserlo. Furbo e intelligente. A volte anche spietato ma con sempre un obbiettivo in mente e, per qualche ragione che ad Irwin sfuggiva, aveva deciso che piacergli fosse il suo obbiettivo. Se fosse stato un altro studente, un qualsiasi altro ragazzo, l'avrebbe trovata una cosa tenera: il ricordarsi tutto quello che lui diceva, la scrittura che diveniva sempre più simile alla sua, i sorrisi e gli sguardi complici. Ma non era un altro e non era una cosa tenera: era una cosa difficile da gestire.
Quante volte avrebbe voluto togliergli quel mezzo sorriso con un bacio per vedere se sarebbe passato ai fatti o se era solo fumo arrogante?
Il suono del campanello lo riscosse dai suoi cupi -o eccitanti?- pensieri.
«Sì?» Odiava che la sua voce fosse uscita così flebile ma era così agitato: a metà tra il terrorizzato e l'esaltato.
«Dakin», sicuro di sé come sempre.
«Terzo piano».
Gli sudavano le mani mentre apriva la porta; ogni passo del ragazzo, sprezzante di ogni regola, gli faceva aumentare il battito cardiaco.
Battito che s'interruppe per un attimo prima di saltare e iniziare a battere molto ma molto più veloce quando se lo trovò finalmente davanti.
Si era sbagliato poco prima: Dakin non era solo bello, era perfetto.
Sentì le sue guance arrossire mentre il ragazzo entrava e guardava il suo piccolo appartamento, sempre con quel sorrisetto sul volto.
«Bella casa». Si capiva anche solo dal tono di voce che cercava di non ridere e Irwin si maledisse per le mani che tremavano. Si schiarì la voce e indicando la zona cucina mormorò «Ho fatto il caffè».
Stavolta Dakin rise davvero ma era una bella risata, bassa e leggermente roca. Poi, prima che Irwin potesse anche solo formulare un pensiero di senso compiuto, se lo ritrovò addosso, solo un soffio di vento tra i loro volti mentre i loro corpi erano premuti con forza insieme. Irwin sentiva l'angolo di un libro graffiargli la schiena ma non gli importava, non con tutto ciò che desiderava a quella distanza.
«Non avevamo già detto che prendere un caffè era solo un eufemismo?»
«Sì, certo... ma...»
Dakin inarco un sopracciglio «Per una volta sii spericolato, impulsivo e immorale nella vita e non solo a parole» era una sfida, simile a quella di qualche giorno prima in aula ma stavolta Irwin non resistette e colmò quegli ultimi centimetri tra lui e il ragazzo. Non fu un bacio dolce tra innamorati ma un contatto vorace, affamato. Irwin gli infilò le dita tra i capelli come aveva sognato anche troppe volte mentre le mani di lui vagavano sul suo petto fino a circondargli la vita stretta per tirarlo ancora più vicino. E quel punto ogni pensiero logico o razionale scomparve definitivamente dalla mente del professore.
Quando ripresero fiato Dakin aveva le pupille dilatate e il respiro affannato tanto quanto il suo.
«Interessante» la voce del ragazzo era talmente bassa che pareva che stesse parlando più tra sé e sé che a lui. Poi lo colse di sorpresa, togliendogli gli occhiali che comunque si erano inclinati durante il momento di passione di prima. Ora l'unica cosa a fuoco era rimasta solo Dakin.
«Ci vedi?» Gli aveva sussurrato quella domanda nell'orecchio, mandandogli una scossa lungo la spina dorsale. Sexy. Dakin era dannatamente sexy e, dal sorriso che aveva ripreso possesso del suo volto, sapeva benissimo cosa gli stava facendo.
«Solo da vicino...»
«Allora è un bene che non abbia intenzione di andare da nessun'altra parte» e gli appoggiò le labbra sulla gola, dove la vena mostrava il battito furioso del suo cuore.
Per essere uno che non aveva quelle inclinazioni era parecchio bravo, si disse Irwin mentre Dakin gli apriva la camicia e continuava a scendere con la bocca sempre più a sud, depositando una scia di baci peccaminosi e particolarmente immorali.
Fu solo quando fu del tutto in ginocchio davanti a lui, con le mani che gli aprivano abilmente la cintura che un briciolo di coscienza torno in Irwin. Con un tocco gentile ma deciso lo allontanò dal punto che maggiormente sembrava gradire le sue attenzioni talmente sangue stava defluendo in quelle zone.
«Non devi» la voce di Irwin era strozzata dal desiderio. Desiderio che s'infiammò ancora di più quando Dakin lo guardò dal basso con uno sguardo da predatore pronto a balzare sulla sua preda. «Lo so che non devo ma voglio» e le sue mani, dispettose tanto quanto lui, continuarono a sfiorare, deconcentrandolo.
E Irwin sperò che qualcuno avesse pietà della sua anima perché lui non ce la faceva a dirgli di no.

E quando furono esausti, le schiene nude sul freddo pavimento, con la mano di Dakin che ancora giocherellava con i suoi capelli come se, dopo tutto quello che era successo, ancora non volesse allontanarsi da lui, dalla sua pelle e dal suo calore... solo allora Irwin gli fece quella domanda che gli frullava dentro da giorni.
«Perché?»
«Uhm?»
Irwin sorrise suo malgrado. Ecco un buon modo per confondere il cervello di quel ragazzo intelligente e una piccola parte di sé, una parte piuttosto cattiva anche, si chiese se qualcuna delle sue ragazze ci fosse mai riuscita. Invece si schiarì la voce e girò il volto verso quello del ragazzo, ancora leggermente arrossato dal piacere. «Perché? Hai detto che non hai quelle inclinazione eppure...»
«Eppure eccoci qui?» Teneva ancora gli occhi chiusi e un lento sorriso stava germogliando nuovamente su quel bel volto ma non era il solito sorrisetto annoiato... era più... Irwin avrebbe detto più soddisfatto e quasi più dolce. Era un sorriso quasi carino se qualcosa in lui si potesse mai definire con un termine così blando.
«Già» il mormorio di Irwin gli fece nuovamente inarcare le sopracciglia ma ancora non apriva gli occhi. Sentendo qualcosa spegnersi dentro di lui -forse semplice ma vana speranza?- Irwin fece per allontanarsi ma le dita di Dakin gli strinsero le ciocche strappandogli un gemito. E non di dolore.
Con un solo movimento il ragazzo gli fu nuovamente sopra, inchiodandolo con quei suoi occhi caldi.
«Stai pensando di nuovo troppo. Cauto e preoccupato di ogni gesto. Vuoi sapere perché l'ho fatto?»
Irwin annuii una volta e poi una seconda per sicurezza.
La mano destra del ragazzo non aveva ancora lasciato i suoi capelli mentre con la sinistra seguiva una via misteriosa lungo il suo volto.
«Non ho quel tipo d'inclinazione; non sono come Posner o Hector.»
«E allora perché?»
Dakin avvicinò le labbra alle sue, tanto vicine che ad Irwin sembrò di sentire il sapore delle sue successive parole «Perché mi piaci, Irwin. Hai bisogno di altri motivi? Perché io no» e prima che l'uomo potesse rispondere si stavano di nuovo baciando.
No, ad Irwin non servivano altri motivi.
   
 
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