Capitolo dieci
Stiles rise di cuore, libero di fare rumore in quanto solo
nella casa troppo grande per sole due persone. Suo padre era andato a lavoro, mentre fortunatamente suo nonno era rimasto nella
sua abitazione in quanto non voleva essere nei paraggi per quando Stiles avrebbe iniziato il suo calore.
Erano ben sei giorni che il ragazzo non
usciva di casa e non vedeva nessuno dei suoi amici, ma grazie al cielo vivevano
nel ventunesimo secolo e Stiles era riuscito a
sentirsi tutti i giorni con Derek, finendo qualche volta anche con fare delle
videochiamate. In quel preciso istante era in linea con il suo alpha, in attesa della mezzanotte.
Allo scoccare del nuovo giorno Stiles avrebbe iniziato il suo primo calore, rimanendo uno
tra gli ultimi omega ad iniziarlo. Derek si era proposto di rimanere al
telefono con lui per aiutarlo per le prime ore, sicuro che sentire la voce del
suo alpha lo avrebbe aiutato ad affrontare al meglio la
situazione.
«Mancano solo tre minuti.» gli fece notare
Derek adocchiando l’orario sullo schermo del cellulare, mancava veramente poco
e lui in primis si sentiva nervoso. Voleva essere lì e Legarlo, ma non poteva
farlo, Noah Stilinski lo
avrebbe arrestato nel giro di pochi secondi se avesse deflorato il suo unico
figlio senza prima averlo corteggiato a dovere.
Fortunatamente Matt non si era fatto sentire
dalla sera del Ballo e Stiles ne era altamente
felice, forse aveva perso interesse e lo avrebbe lasciato in pace, così Elias
non avrebbe potuto dirgli nulla al riguardo – o picchiarlo – perché l’alpha si sarebbe tirato indietro.
Stiles arrossì, pensando che da lì a pochi secondi avrebbe
provato delle nuove e forti emozioni. Nei suoi giorni di reclusione forzata
aveva letto qualche blog per omega, dove quest’ultimi raccontavano l’esperienza
del loro primo calore e Stiles non poteva che essere
nervoso. Avrebbe iniziato a pregare
per avere il knot di Derek, umiliandosi non poco. Avrebbe
sentito la pelle bruciare per la mancanza di contatto fisico con il suo alpha, avrebbe cercato qualsiasi oggetto con cui
soddisfarsi pur di portarsi sollievo.
«Vorrei averti qui con me.» ammise l’omega
imbarazzato, sapeva che alcuni suoi compagni stavano passando il calore con il
proprio alpha od omega, decisi a Legarsi l’uno a
l’altro, mentre lui era lì solo a causa di suo nonno. Matt aveva confermato le
sue intenzioni per continuare a corteggiarlo, ma non sembrava veramente
motivato, da quello che Scott gli aveva riferito al telefono sembrava
interessato a girare intorno ad Allison. L’Argent
essendo più grande ed avendo avuto già la sua serie di calori non era nel
gruppo degli omega reclusi a casa, il suo calore – secondo il calendario –
sarebbe dovuto arrivare nel giro di poche settimane.
«Anch’io, Stiles,
lo vorrei tanto.» rispose l’alpha sospirando
pesantemente, il lupo dentro di lui lo implorava di attraversare la foresta ed
unirsi al suo omega.
Fu allora che scattò la mezzanotte, ma Stiles non sentì nulla di differente. Aggrottò la fronte
confuso, domandandosi cosa ci fosse di sbagliato in lui. Prima il Nemeton che non voleva illuminarsi, ora questo!
Sentì le lacrime pizzicargli gli occhi e per
un attimo desiderò che Derek non fosse al telefono con lui. Come poteva
accettarlo dopo questo? Lo avrebbe lasciato senza alcuna ombra di dubbio,
nessuno voleva un omega che non riusciva ad entrare in calore.
«Stiles, tutto
bene?» domandò l’alpha realmente preoccupato per il
silenzio che proveniva dall’altra parte, si era aspettato di sentire il fiato
del più giovane farsi pesante, di sentirlo gemere frustrato come accadeva a
tutti, ma il suo Stiles
era in completo silenzio.
Lo Stilinski guardò
nuovamente l’orologio, come per accertarsi che fosse realmente mezzanotte, ma
quest’ultimo segnava che erano già passati ben due minuti dall’inizio del nuovo
giorno. C’era qualcosa in lui che non andava bene! Prese un profondo respiro
chiudendo gli occhi «Derek?» chiamò con voce tremula «Derek non sono entrato in
calore.» confessò aspettandosi di sentire la chiamata venire chiusa e non udire
mai più la voce dell’alpha.
Derek spalancò gli occhi nella sua stanza
vuota «Come può essere possibile?» domandò più a sé stesso che a al povero
omega che scoppiò a piangere «Hey, hey, Stiles! Tranquillo, devi
rimanere calmo.» disse catturando nuovamente la sua attenzione. Anche lui
guardò l’orologio ed inarcò un sopracciglio, erano passati ben cinque minuti
«Vai a dormire Stiles, sono sicuro che il tuo calore
arriverà. Chiamami appena inizia.» gli disse usando una voce dolce e
comprensiva, non era certamente colpa del ragazzo se il suo corpo si rifiutava
di entrare in calore. Doveva trovare una soluzione, doveva fargli capito che
calore o meno lui lo avrebbe amato per sempre. Se non potevano avere figli loro
allora avrebbero adottato qualche orfano, non era un problema, a Derek
importava solamente avere il ragazzo al suo fianco.
Diede la buonanotte a Stiles,
rassicurandolo un’ultima volta che andava tutto bene. Appena la chiamata fu
chiusa l’alpha accese il proprio laptop ed aprì
immediatamente una nuova pagina di ricerca. Sarebbe arrivato a capo di quel
problema.
♠♠♠
Isaac guardò il padre seduto a tavola mentre
consumava la sua colazione in religioso silenzio. L’omega aveva finto di non
essere entrato ancora in calore, non poteva certamente confessare all’uomo che
aveva passato una notte di fuoco insieme a Scott McCall,
l’alpha che lo aveva deflorato e amato fino alle
prime luci dell’alba, consumando completamente il suo primo calore.
Non si erano visti da quando il McCall lo aveva accompagnato a casa il mattino seguente,
dopo aver avuto un imbarazzante incontro con Melissa di ritorno dal suo turno
in ospedale. Non era stato facile spiegare perché fossero insieme e perché
stessero uscendo così in fretta, ma poco importava in quanto Melissa aveva
sorriso e si era congedata, non prima di aver fatto l’occhiolino al proprio
figlio.
Suo padre lo aveva rinchiuso nella sua
stanza, lasciandolo uscire solamente per preparare i pasti e pulire la casa,
trattandolo come suo solito, non gli era neppure sfiorato per la mente che il
proprio figlio stesse male.
Non era poi così comune, ma gli omega che non
entravano in calore nei primi sette giorni dopo la data del Ballo erano più
soggetti ad essere sterili, il signor Lahey non
poteva che rallegrarsene, almeno non avrebbe dovuto temere che quel degenerato
del figlio tornasse a casa incita.
Non pensò nemmeno di portarlo in ospedale
vedendolo in perfetta salute anche il settimo giorno, non ce n’era veramente
bisogno. Era solamente una conferma a quello che aveva sempre pensato: Isaac
non era buono a far nulla, nessuno lo voleva e sarebbe rimasto per sempre con
lui.
«Credo che tu possa tornare a scuola, ormai
abbiamo capito che sei inutilmente sterile.» spezzò il silenzio l’uomo
tagliando con del pane l’uovo che sedeva sul piatto di porcellana. Almeno
avrebbe avuto un diploma, l’unica cosa che poteva permettersi in quel mondo.
Isaac alzò la testa di scatto sentendo tutto
il corpo fremere di gioia al pensiero che avrebbe rivisto Scott. Annuì
velocemente alzandosi dal suo posto, prima che il padre potesse cambiare idea,
si andò a vestire con un sorriso stampato in volto.
♠♠♠
Noah Stilinski guardò confuso il
figlio, tornando dalla centrale si aspettava di sentire i tipici rumori di
omega in calore, ma la casa era mortalmente silenziosa. Salì le scale
velocemente, il cuore che gli batteva all’impazzata all’idea che qualcosa
potesse essere successo al suo unico figlio. Quando lo trovò addormentato, le
labbra stirate in un piccolo sorriso, non poté che preoccuparsi.
Lo svegliò dolcemente, posando una mano sulla
spalla dell’omega. Il ragazzo sbadigliò rumorosamente tirando le braccia in
alto, stiracchiandosi.
«Papà, sei tornato.» constatò ancora mezzo addormentato,
un pugno chiuso a stropicciarsi l’occhio destro. Il Sole era alto nel cielo e
gli uccelli cinguettavano allegri come ogni primavera.
«Stai bene, figliolo?» domandò l’adulto
guardando apprensivo il figlio che non sembrava rendersi conto della gravità
della situazione. Non solo per la sua salute, ma anche per la dinastia degli Stilinski. Se suo figlio era sterile allora non ci
sarebbero più stati Stilinski a comandare il loro
territorio.
Stiles aggrottò la fronte, poi com
dei flash si ricordò di quella notte e la chiamata con Derek «Papà!» urlò
buttandogli le braccia al collo, il suo omega che richiedeva le attenzioni dell’alpha «C’è qualcosa che non va in me.» piagnucolò sentendosi
in balia degli sbalzi d’umore, i suoi ormoni erano in subbuglio.
Noah gli carezzò dolcemente la schiena, sentendo il suo cuore
creparsi un poco dal dolore, non voleva vedere il figlio soffrire «Vestiti,
figliuolo, ti porto al Beacon Hills Memorial
Hospital.» disse prima di andarsi a cambiare a sua volta.
♠♠♠
Allison guardò Scott entrare a scuola con un sopracciglio
alzato, al suo fianco Lydia si specchiava sistemandosi il rossetto «Mi sta
ignorando dal Ballo.» la aggiornò. La più giovane era appena tornata dopo
cinque giorni di calore passati in completa solitudine.
«Seriamente, Alli,
potresti trovare di meglio.» rispose come in automatico la rossa, palesemente
annoiata di dover parlare ancora di
quel Scott McCall. Era carino, sì, ma non valeva
veramente tutta la pena che Allison ci metteva per
provare a Legarsi a lui.
L’Argent guardò infastidita l’amica «Tutta
colpa di quell’Isaac, non fa che girargli intorno.» sbottò vedendo il ragazzo
entrare a sua volta nell’edificio scolastico. Sapeva che la sua gelosia era
infondata, non aveva mai visto loro interagire, ma era il suo sesto senso che
le diceva che Isaac Lahey era una minaccia.
Una minaccia di cui si sarebbe presto presa
cura.
♠♠♠
Il dottor Oswin era
un omega simpatico, alla mano e sapeva cosa stava facendo, non vi era alcun
dubbio. Stiles si guardò le mani mentre il padre
parlava con l’altro uomo, spiegandogli le proprie preoccupazioni e cercando di
venire a capo di tutta la situazione.
Durante il viaggio verso l’ospedale lo
sceriffo non aveva fatto altro che guardarlo con occhi apprensivi e gli aveva
tenuto la mano come ad un bambino, ma a Stiles non
era dispiaciuto, sentiva proprio il bisogno di contatto fisico.
Aveva dimenticato il cellulare a casa nella
fretta di andare via, quindi non aveva neppure potuto avvertire Derek della sua
visita in ospedale e non voleva chiedere in prestito il telefono del padre.
Strinse tra le mani il piccolo portachiavi che l’alpha
gli aveva regalato il giorno della Rivelazione, domandandosi cosa sarebbe
accaduto se si fosse scoperto che era sterile.
Tremò al pensiero di venire abbandonato, suo
nonno lo avrebbe picchiato definendolo inutile, incapace nemmeno di fare una
cosa semplicissima come entrare in calore. Per un attimo il suo pensiero volò a
Matt, domandandosi se lo avrebbe voluto comunque, perché se non poteva Legarsi
a Derek sarebbe stato costretto dal nonno a Legarsi al fotografo.
Oswin fece uscire lo sceriffo dalla piccola sala e domandò a Stiles si spogliarsi. Il ragazzo spalancò gli occhi, non
credeva che la visita avrebbe portato a quello, aveva creduto che ci si sarebbe
limitati ad un’ecografia.
Guardò verso la porta e si morse il labbro
«Lei è legato dal segreto professionale, vero?» domandò giocherellando con il
portachiavi. Il dottore inarcò un sopracciglio, alzando lo sguardo dalla
cartella che stava completando con i dati anagrafici del paziente «Sei
minorenne, Stiles, tuo padre verrà a sapere della tua
salute.» rispose come da protocollo. Teoricamente il genitore sarebbe dovuto
rimanere nella stanza, ma Noah aveva deciso di
lasciare la dovuta privacy al figlio, sicuro che il dottore non gli avrebbe
fatto del male.
Stiles sospirò affranto, doveva aspettarselo. Senza guardare il
medico iniziò a spogliarsi rivelando il corpo ricoperto da lividi, graffi e le
ginocchia completamente rovinate per quanto tempo aveva passato su di esse a
lavare il pavimento.
«Anche la biancheria intima, per piacere.»
disse Oswin decidendo di non commentare per quel
momento.
«Non mi sento molto a mio agio.» ammise il
ragazzo diventando rosso in volto, non voleva spogliarsi completamente e
rimanere nudo in quella stanzina. La porta non era nemmeno chiusa a chiave! Chiunque sarebbe potuto
entrare e vedere cose che non avrebbe dovuto vedere.
Oswin si tolse gli occhiali da lettura e sospirò pesantemente,
Stiles non era certamente il suo primo paziente
timido, ma in casi come questi era procedure controllare ovunque. Era per la salute degli omega, Oswin
non era un alpha che provava ad approfittarsi della
situazione.
Si alzò in piedi ad andò a chiudere la porta
a chiave e poi passò a tirare le tende verdi per bloccare le finestre, gettando
la stanza nel buio più totale. Muovendosi con maestria raggiunse l’interruttore
ed illuminò nuovamente la stanza, sbattendo le palpebre leggermente infastidito
per le luci a neon.
Si sedette accanto a Stiles
sul lettino e gli prese una mano cercando di rassicurarlo con del contatto
fisico «Sarò veloce, Stiles, non ti accorgerai
nemmeno del tempo che scorre.» disse con voce calda e lenta «Forse possiamo
iniziare da lì così poi potrai rinfilarti la biancheria e continuerò ad
esaminare il resto, che dici?» propose capendo dalla rigidità del corpo che non
ci sarebbe stato verso di farlo rimanere nudo per tutta la durata dell’esame.
Stiles annuì accettando il compromesso, meglio togliersi subito
il pensiero. Si sfilò anche l’ultimo indumento che lo copriva e si riposizionò
sul lettino sentendosi particolarmente a disagio. Oswin
fu totalmente professionale, toccando ed appuntando sulla cartella le sue
osservazioni e alcuni dati.
Il giovane omega arrossì fino alla punta
delle orecchie quando il dottore iniziò a toccare il suo membro, tastandolo e misurandolo fino a portarlo ad avere una
erezione. Lo Stilinski si coprì il volto con la mano,
imbarazzato oltre ogni limite e con il desiderio di essere risucchiato dal
terreno e passare il resto della sua vita nascosto.
«Sdraiai ed allarga le gambe, per piacere.»
ordinò il medico guidandolo a distendersi sul materassino, le gambe che
penzolavano oltre i bordi ed il fondoschiena posato alla fine del materassino
verde. Stiles fece come gli era stato chiesto ed
allargò le gambe, guardò il soffitto cercando di non pensare ad Oswin che gli stava afferrando le caviglie per portarle in
alto. Si sentì completamente scoperto, sentiva l’aria accarezzare posti
piuttosto intimi, ma soprattutto avvertì il dito ricoperto da un guanto e da del lubrificante iniziare a circoscrivere la sua
apertura.
Si morse il labbro cercando di non emettere
alcun verso, incredulo che il dottore fosse il primo a mettere le mani li giù. Aveva sempre creduto che Derek
sarebbe stato il suo primo tutto, ma il Destino sembrava avere altri piani per
lui. Quando Oswin aggiunse un secondo dito Stiles si sentì particolarmente violato, ma non disse
nulla.
Era una visita medica, era per la sua salute
e il dottor Oswin non si stava approfittando di lui,
stava semplicemente facendo il suo lavoro.
Il giovane iniziò ad ansimare, non resistendo
agli stimoli che vi venivano proposti dalle dita esperte del medico. Arrivò
perfino a muovere i fianchi alla ricerca di maggiore piacere, cercando di
prendere quanto più poteva, desideroso di sentirlo toccare un determinato
punto. Il suo corpo si ricoprì di un leggere strato di sudore, Stiles si sentiva come in una fornace, il suo ventre era in
fiamme.
Oswin affondò ancora di più le proprie dita e toccò la
prostata del paziente, lo sentì immediatamente stringersi intorno alle due
falangi e guardando oltre le gambe alzate dell’omega vide il suo petto
ricoperto da sperma.
Annuì uscendo lentamente, con l’unica mano in
cui teneva le caviglie del giovane portò esse lentamente verso il basso,
lasciando a Stiles il tempo per riprendersi. Sfilò il
guanto sporco e lo buttò nel cestino accanto al lettino. Scrisse due appunti
sulla cartella e poi afferrò delle salviette umidificate per pulire il petto
del paziente.
Stiles era mortificato, era venuto durante un esame medico e Oswin non sembrava affatto disturbato da tale cosa. Nascose
il viso tra le mani domandandosi cosa ci fosse di sbagliato in lui, era sicuro
che non avrebbe mai più rimesso piede in quell’ospedale.
«Puoi rinfilarti la biancheria.» disse Oswin aiutandolo a mettersi seduto, gli diede le spalle per
permettergli un po’ di riservatezza e per riprendere fiato, ancora pesante per
l’orgasmo.
Quando il paziente tornò seduto sul lettino,
la testa bassa per l’imbarazzo, Oswin tornò al suo
fianco ed iniziò a controllare le orecchie, gli occhi e la bocca trovando tutto
nella norma.
Toccò la maggior parte dei lividi cercando di
risalire a cosa fossero dovuti e di quanti giorni fossero vecchi. Trattò loro
con una crema specifica e andò a concentrarsi sulle ginocchia. Le trovò
particolarmente rovinate, la pelle spaccate in più punti e al tocco il paziente
rispondeva con sibili di dolore.
Scrisse nuovamente sulla cartella e si
sedette sullo sgabello, posizionandosi davanti l’omega «Ora vorrei farti
qualche domanda e vorrei che tu fossi sincero con me. Ricordati che vogliamo
solamente il meglio per la tua salute.» disse afferrando dei fogli dalla
scrivania.
Stiles annuì, pronto a rispondere a quelle che dovevano essere
sicuramente delle domande da routine.
«Come hai contratto quei ematomi?» okay,
forse non erano di ruotine.
«Gioco a lacrosse.» mentì.
«Qualcuno ha mai alzato le mani su di te?»
«Uhm, no…?» mentì pessimamente, non sicuro se
anche Casey Lodge potesse contare in questa
situazione.
«Hai un alpha?»
«No.»
«Sei innamorato di un alpha?»
«Cos–… no!» mentì avendo paura che potesse
raccontarlo al padre.
«Okay, ti è successo qualcosa di
particolare?»
«Circa una settimana fa sono svenuto, credo
di essere rimasto privo di sensi per molte ore.»
«Cosa stavi facendo quando è accaduto?»
«Stavo lavando le piastrelle della doccia.»
«Con quale frequenza lavi la casa?»
«Prima due volte alla settimana, da un paio
di settimane tutti i giorni.» confessò mordendosi la lingua, consapevole di
aver dato via un’informazione importante.
«Cosa hai mangiato in questo periodo?»
«Non tanto, più che altro mele rosse e
panini.» ammise scrollando le spalle, pensò alle succulente mele rosse che
Derek gli portava ogni giorno per merenda.
«Ora voglio che tu mi dica la prima cosa che
ti passi per la mente.» disse il dottore prendendo un foglio bianco «Va bene, Stiles?» domandò cercando con lo sguardo il giovane, il
quale annuì.
«Okay, allora vediamo se dico: cielo.»
«Nuvole.»
«Scuola.»
«Compiti.»
«Lacrosse.»
«Ventiquattro.»
«Sport.»
«Basket.»
«Casa.»
«Papà.»
«Amico.»
«Scott.»
«Alpha.»
«Derek.» Stiles si
bloccò e boccheggiò incredulo per essersi fatto imbrogliare in quel modo. Oswin sorrise continuando a guardare il suo foglio.
«Luce.»
«Stelle.»
«Regalo.»
«Portachiavi.»
«Vacanze.»
«Messico.»
«Albero.»
«Natale.»
«Neve.»
«Alaska.»
«Libro.»
«Carta.»
«Verde.»
«Occhi.»
«Paura.»
«Nonno.» Stiles si
batté una mano sul volto, era incredibile quanto quel gioco fosse ingannatore,
si era tranquillizzato troppo ed Oswin era riuscito
ad estrapolargli un’altra informazione.
Il dottore batté la penna contro la cartella
e si alzò «Puoi rivestirti, Stiles.» gli disse
andando verso l’armadio con tutti i medicinali, alla ricerca di tre flaconi che
avrebbe prescritto al giovane omega con il consenso del padre.
Stiles era nervoso, ormai non c’era più nulla che potesse fare
per nascondere al genitore quello che gli aveva fatto passare il nonno in
quelle settimane. Si sentiva in colpa, non voleva che i due litigassero,
soprattutto non a causa sua.
Dopo essersi sistemato anche l’ultimo bottone
della camicia il dottore aprì le finestre e sbloccò la porta, al di fuori vi
era seduto Noah Stilinski
che giocava distrattamente con il cellulare. Appena sentì la porta aprirsi si
alzò in piedi e si avvicinò sull’uscio, venendo poi invitato ad entrare dal
medico.
Oswin prese la cartella medica di Stiles
e la guardò per un attimo prima di tirare un lungo e pesante sospiro «Suo
figlio fisicamente sta bene.» disse facendo comparire un piccolo sorriso sul
volto dell’alpha «Risponde agli stimoli, è riuscito
ad eiaculare ed è in perfetta salute se non per alcuni lividi che ha sul corpo
e le ginocchia completamente rovinate.» aggiunse facendo arrossire entrambi gli
Stilinski, ma Noah si
accigliò all’informazione dei lividi.
Il medico prese il foglio con le associazioni
di parole e lo mostrò al padre sotto lo sguardo disperato del suo paziente
«Credo sia un problema psicologico il motivo per cui il suo ragazzo non è
riuscito ad entrare in calore, sceriffo.» disse con voce calma e calcolata
«Credo che il nonno di Stiles stia abusando di lui.»
esplicò la sua teoria aspettandosi urla indignate e minacce per calunnia, tutti
sapevano chi fosse il nonno di Stiles, quel fossile
di Elias Stilinski.
Noah guardò il figlio e l’omega si sorprese quando invece di
rabbia vide negli occhi del padre delle lacrime «Dimmi che non è vero, Stiles.» sussurrò posando il foglio sul lettino accanto al
ragazzo, posò entrambe le mani sulle sue spalle «Dimmi che non è per colpa mia
che stai così.» aggiunse cercando di darsi un contegno, ma sapere che la
persona a cui teneva più al mondo stesse male a causa sua lo feriva
profondamente.
«No! Papà come puoi pensare che sia colpa
tua?» domandò inorridito Stiles, sentendosi a sua
volta colpevole per quelle lacrime.
«Io ti ho lasciato insieme a lui, Stiles, è mio padre ed io avrei dovuto proteggerti meglio.
Sono lo sceriffo, mi occupo di così tanti casi di violenza domestica e non sono
nemmeno riuscito a rendermi conto di quello che accadeva nella mia stessa casa.
Sono un pessimo padre e…»
«No, non sei un pessimo padre! Qui l’unico
pessimo è il nonno e io… io non voglio più vederlo, papà, mi ha fatto molto
male e avevo paura di dirtelo, non volevo vedervi litigare.» ammise finalmente
iniziando a piangere a sua volta. Si sporse in avanti per catturare il suo
vecchio in un abbraccio mentre finalmente lasciava andare le lacrime che aveva
trattenuto per settimane.
Era inutile continuare a mentire, cercare di
negare l’evidenza, per la sua codardia stava male. Non era riuscito ad entrare
in calore perché aveva permesso a quell’uomo di trattarlo come uno schiavo, di
abusare psicologicamente di lui e di sottostare al suo volere.
Oswin si schiarì la gola «Il corpo di Stiles
non si sente al sicuro per andare in calore, teme che qualcosa di brutto possa
accadergli in un momento di assoluta fragilità.» spiegò ad entrambi «Vorrei
prescrivere a Stiles delle creme per i lividi e per
riparare la pelle delle ginocchia. In più ci sono delle pillole che potrebbe
prendere per innescare il calore, ma in quanto forzato sarà piuttosto doloroso,
e non avverrà che prima di alcuni mesi dopo averne assunta una al giorno.» il
dottore mostro i tre flaconi che aveva preso dal suo armadio «Altrimenti…»
iniziò guardando di sottecchi il ragazzino, indeciso se proporre o meno quella
cura.
«Altrimenti?» domandò Noah
sentendosi sul punto di urlare. Voleva conoscere qualsiasi opzione per far stare
meglio suo figlio.
«Altrimenti sarebbe buona cosa se Stiles passasse del tempo con un alpha che lo faccia sentire amato e
protetto. Innescherà in automatico il calore e non sarà per niente doloroso.»
disse ricordandosi di come l’omega avesse risposto con “Derek” al suo “alpha”.
Noah guardò il figlio «Stiles, cosa
vuoi fare?» domandò ricordandosi per prima cosa che il corpo non era il suo e
non poteva prendere decisioni del genere, stava a Stiles
la decisione definitiva e lui avrebbe accettato qualunque essa fosse.
L’omega sbatté più volte le palpebre, il
labbro inferiore intrappolato tra i denti «Ecco, papà… io sono… cioè, noi
siamo… Dio!… c’è questo alpha
e… io vorrei, ma… e lui è… però non vorrei…» Stiles
sembrava aver perso qualsiasi conoscenza della lingua, continuando a
farfugliare frasi spezzate e senza alcun senso. Noah
capì immediatamente dove volesse arrivare e sorrise.
«Va bene, Stiles,
se vuoi passare del tempo con Derek.»
disse sottolineando il nome, contento come non mai nell’apprendere che suo
figlio si fosse innamorato di una persona tanto ben educata e con dei sani
principi come il rampollo Hale. Pensò a Claudia e
come sarebbe stata felice nel sapere che i due finalmente erano insieme, non si
arrabbiò nemmeno nel comprendere che Stiles aveva
avuto una relazione segreta con tale alpha.
«Consiglio di abitare nella stessa casa,
lasciare che sia Derek a prendersi
cura di lui. In più credo che per il corpo di Stiles
per essere pronto ad andare in calore lui debba sapere di essere al sicuro… il
signor Elias Stilinski dovrebbe essere processato ed
imprigionato per abusi.» disse Oswin, alcuni suoi
pazienti non erano riusciti a riprendersi finché il loro abusore
non era morto o veniva arrestato e messo dietro le sbarre.
Noah annuì, sentì le mani prudergli dalla voglia di afferrare
suo padre e fargliela pagare. Istintivamente afferrò la mano di Stiles e la strinse con quanta delicatezza poteva. In quel
momento doveva essere lì per suo figlio, per risolvere quella situazione, una
volta messo al sicuro Stiles si sarebbe occupato di
suo padre.
I due Stilinski si
congedarono dallo studio del dottor Oswin prendendo
la crema per i lividi e le ginocchia. Stiles sentiva
il cuore battergli all’impazzata, consapevole che da quel momento la sua
relazione con Derek sarebbe cambiata.
♠♠♠
Thalia afferrò la borsa e lanciò un’occhiataccia al suo unico
figlio maschio, pronta a staccargli la testa a morsi. Non era da tutti i giorni
essere convocati alla centrale di polizia dallo sceriffo stesso con l’ordine di portarsi dietro Derek.
Oh, l’Alpha si ripromise di togliergli la
macchina se aveva preso l’ennesima multa per eccesso di velocità, non era
importante quanto i suoi sensi da licantropo lo aiutassero ad avere un miglior
controllo sul volante e i pedali, lì fuori c’erano altri ragazzi ed adulti che
guidavano e non potevano rischiare la vita a causa di suo figlio.
«Non ho fatto niente mamma, non guardarmi
così!» si difese il ragazzo salendo in macchina allacciandosi la cintura, ben
attento a non indispettire più del necessario la madre che non sembrava poi
così tranquilla. Inviò un messaggio a Laura sentendo Thalia
borbottare su figli ingrati; le scrisse dove erano diretti e le chiese di
raggiungerlo, non sia mai che gli servisse un buon avvocato!
Forse Noah aveva
scoperto della sua relazione con Stiles e voleva
spellarlo e poi seppellirlo da qualche parte nella riserva e, Derek ne era
certo, sua madre lo avrebbe aiutato. Aveva un punto debole per Stiles – chi non lo aveva? – e considerando che aveva tre
figli non si sarebbe fatta problemi a sbarazzarsi di uno di loro. Era una donna
dai sani principi e certamente non avrebbe apprezzato quel suo agire dietro le
spalle di tutti quanti.
Quando quella mattina non aveva visto Stiles a scuola e il ragazzo non aveva risposto alla sua
chiamata pensò che il giovane omega fosse entrato il calore e che il cellulare
si fosse scaricato, ricordandosi perfettamente di come spesso si ricordasse di
attaccare il telefono al caricabatteria prima di addormentarsi.
Arrivati alla stazione di polizia Derek non
poté trattenersi dal vedere Laura nel suo completo da avvocato decisamente
stretto a causa della gravidanza, ma da quando aveva scoperto di essere incinta
non aveva preso nessun caso e quindi non aveva sentito il bisogno di comprarsi
nuovi abiti da lavoro.
«Non ridere di tua sorella, Derek.» lo
rimproverò Thalia uscendo dall’auto nonostante anche
lei trovasse la figlia leggermente divertente. Le due donne si salutarono e
anche Laura lanciò un’occhiataccia al giovane alpha
che non aveva la minima idea del perché lo sceriffo volesse parlare con lui.
Entrando Derek riconobbe immediatamente l’odore del suo omega e si accigliò: se
Stiles era lì voleva dire che non era entrato in
calore!
«Siamo qui per parlare con lo sceriffo Stilinski.» disse sua madre all’agente al banco mostrando
il suo sorriso migliore. Non le capitava spesso di andare alla centrale, non
aveva mai avuto problemi con la legge, l’attività commerciale degli Hale era perfettamente legale in tutte le sue sedi e non
evadevano di certo le tasse.
«Vi sta aspettando nel suo ufficio.» rispose
l’agente Larsson sorridendo a sua volta, ben sapendo di non trovarsi davanti
qualche criminale.
I tre Hale si
avviarono verso l’ufficio dell’uomo e quando aprirono la porta poterono vedere
i due Stilinski giocare a carte nell’attesa. Stiles balzò in piedi sorridendo timidamente mentre Noah posò con calma le carte ed invitò i tre ad entrare.
«Avvocato Hale, a
cosa devo la visita?» domandò leggermente divertito dalla presenza di Laura per
quel piccolo ed innocuo incontro che avrebbe unito le due famiglie.
«Sceriffo, il mio cliente si dichiara
innocente.» rispose scherzosamente la donna facendo l’occhiolino a Stiles «Con quale accusa è stato convocato qui oggi?»
domandò in tono informale andando a sedersi sul divano, stanca di stare in
piedi, non era per niente facile essere gravida, i piedi la stavano uccidendo!
«Thalia, Derek,
sedetevi prego.» disse l’uomo indicando le due sedie davanti la sua scrivania
mentre Stiles prendeva leggermente un colorito rosso
che fece venir voglia a Derek di baciarlo.
«Noah, sembrava piuttosto
urgente al telefono.» disse ormai più calma Thalia
capendo che suo figlio non era in guai grossi.
Noah annuì e guardò Stiles «Cosa ne
dici se accompagni Laura a prendersi qualche ciambella dalla sala break?»
domandò al figlio preferendo non averlo presente mentre spiegava ai due la
situazione, piuttosto per evitargli l’imbarazzo.
Stiles annuì e Laura alla sola parola ciambelle si alzò pronta a farsi guidare da quelle piccole
leccornie con il buco.
Una volta chiusasi la porta Noah sospirò pesantemente, perdendo il sorriso sereno che
aveva tenuto per non far preoccupare il figlio «Mi dispiace di averti fatto
correre fino a qui Thalia, ma ho bisogno di voi. Come
avrete notato Stiles non è entrato in calore e oggi
l’ho portato da un medico, sfortunatamente sono venuto a conoscenza di fatti
orribili.» disse sentendosi sulle spalle un peso enorme «Elias ha abusato di
mio figlio e…» il ringhio di Derek fece tremare le finestre e sia Noah che Thalia guardarono
sbalorditi il giovane alpha dagli occhi illuminati di
giallo e rosso.
«Derek, che modi sono?» domandò ricordandosi
di aver insegnato ai propri figli di comportarsi in modo più educato.
«Non fa niente Thalia,
anch’io avrei la stessa reazione se qualcuno mi avesse detto che Claudia subiva
degli abusi.» Noah sorrise dolcemente a Derek, era un
ragazzo per bene e si vedeva quanto fosse legato a suo figlio, non avrebbe
potuto chiedere compagno migliore per il suo unico figlio «Come stavo dicendo,
mio padre non è stato molto gentile con Stiles,
abbiamo già un mandato di cattura per lui, ma non è per questo che siete qui.»
lo sceriffo non era stato in grado di prendere la testimonianza di Stiles, aveva lasciato il compito a Parrish
ben sapendo che lui sarebbe scoppiato a piangere nel sapere cosa quel mostro
aveva fatto al suo bambino.
Derek sentiva gli artigli premere per uscire,
ma doveva mostrare più autocontrollo o lo sceriffo lo avrebbe creduto un
selvaggio e non gli avrebbe mai più permesso di vedere Stiles.
«Da quanto mi risulta stai corteggiando mio
figlio.» Thalia fece scattare la testa verso Derek ed ad un tratto tutti i comportamenti strani del figlio le
sembrarono chiari. Il suo bambino si era innamorato e lei non lo aveva capito,
aveva perfino provato a trovargli un altro alpha
credendo che non gli piacessero gli omega! Ora capiva perché quel giorno se la
fosse presa tanto; il suo Derek aveva atteso pazientemente per la sua anima
gemella, per anni si era negato a qualsiasi corteggiamento perché era sempre
stato innamorato del giovane Stilinski. Thalia sorrise al ricordo di Claudia, di come un tempo
scherzavano su quanto sarebbe stato bello unire le loro famiglie anche se
impossibili. Le famiglie dei fondatori dovevano rimanere separate, non voleva
creare tensioni come stava accadendo tra i clan Whittermore
e Martin.
«Signore, io… io non ho cattive intenzioni e
posso assicurarle che non ho nemmeno sfiorato Stiles,
mi dispiace se…» l’adolescente venne bloccato dalla mano alzata dello sceriffo,
il quale non sembrava essere pronto ad arrestarlo e sbatterlo in qualche pozzo
senza fondo per il resto della sua vita.
«Derek devo sapere solo una cosa ora: ami mio
figlio?» domandò l’uomo guardandolo dritto negli occhi, aveva bisogno di sapere
di star facendo la cosa giusta, che avrebbe dato suo figlio ad un alpha che lo avrebbe amato.
«Sì, sceriffo Stilinski.»
rispose Derek gonfiando il petto, finalmente libero di poter dire a tutti cosa
provasse per Stiles, senza più doversi nascondere.
Noah sorrise «Bene.» disse sedendosi sulla sua sedia «Il
dottore ha detto che Stiles non è riuscito ad entrate
in calore a causa degli abusi e ha consigliato che per i prossimi mesi, fino a
quando non sarà pronto, debba abitare con il suo alpha.» comunicò facendo battere il
cuore a Derek più velocemente del normale, Thalia
ebbe quasi paura che suo figlio stesse per avere un infarto.
«Thalia, c’è
qualche possibilità che Stiles possa venire ad
abitare da voi? O magari può venire Derek da noi…» propose ora rivolgendosi
alla donna, infondo si parlava dei loro figli e magari lei non era d’accordo.
Non voleva imporre nulla a nessuno.
«Nessun problema Noah,
credo sia meglio se Stiles venga a stare da noi, si
sentirà più al sicuro lontano dal luogo dove ha vissuto così terribili
esperienze.» disse allungando la mano per toccare quella dell’uomo, forse lei
non avrebbe reagito così bene se le avessero detto che qualcuno aveva abusato
di Cora. Si sarebbe sicuramente trasformata e avrebbe masticato anche le
budella di quello stolto che aveva fatto del male alla sua bambina «Ovviamente
avranno stanze separate, non preoccuparti, mio figlio sarà un vero gentleman
con Stiles e lo corteggerà come da tradizione.» lo
rassicurò pensando già in quale delle stanze mettere il giovane. Non troppo
lontano, ma nemmeno troppo vicino, alla stanza di Derek.
«Grazie mille Thalia.»
riuscì a far uscire fuori lo sceriffo, i due licantropi potevano sentire quanto
questa situazione lo stesse distruggendo «Perché non vai a dargli la buona
notizia, Derek?» domandò poi verso il giovane che non se lo fece ripetere due
volte prima di scomparire dietro la porta alla ricerca del suo compagno.
Thalia si alzò a sua volta «Sicuro di star bene, Noah?» domandò indecisa se lasciarlo realmente da solo, Stiles era tutta la sua vita, l’unica cosa che gli
permetteva di rivedere Claudia, forse avrebbe dovuto lasciare Derek andare ad
abitare con loro.
«No, Thalia, non
sto bene, ma se Stiles sarà felice con tuo figlio non
posso chiedere di meglio.» rispose stanco l’uomo passandosi una mano sul viso.
♠♠♠
Scott sollevò Isaac e lo premette contro il
muro, le labbra calde quanto il fuoco si attaccarono come una ventosa sul collo
dell’omega, desideroso di affondare i denti e marchiarlo come suo per
l’eternità, ma Isaac glielo aveva impedito.
La loro era una relazione segreta, un amore
che andava consumandosi nello stanzino del bidello. Scott non aveva ancora
trovato la forza di dire ad Allison che non intendeva
continuare il corteggiamento, ma non gli sembrava così importante quando
sentiva le mani di Isaac accarezzargli il petto cercando di sbottonargli la
camicia in cerca di contatto con la sua pelle.
«S–Scott, per
favore…» ansimò il biondo allargando la bocca in un gemito silenzioso
quando sentì le dita dell’alpha stringergli le
natiche fino a fargli male. Se la loro prima volta era stata dolce e ricca
d’amore, ora venivano presi dalla passione più sfrenata.
L’alpha staccò le labbra dal collo dell’omega e osservò
soddisfatto il succhiotto macchiare la pelle candida di quello che ormai
considerava il suo fidanzato, il suo compagno, la persona con cui sarebbe
cresciuto e avrebbe costruito una famiglia insieme. Già li vedeva i loro
bambini, la pelle leggermente scuri ma i capelli ricci e biondi.
Scott lo baciò sulle labbra come se fosse la
prima volta, sentì una scarica elettrica passargli attraverso la schiena e si
chiese se anche i suoi genitori avevano provato delle sensazioni del genere
quando si erano innamorati.
Melissa era stata molto chiara con lui quando
lo aveva visto uscire insieme ad Isaac quella mattina, gli aveva spiegato nuovamente
tutto il processo della procreazione e lo aveva letteralmente minacciato di non
farla diventare nonna prima del tempo. Ormai non era più come un tempo, quando
le coppie appena Legate provavano ad avere un figlio il prima possibile, le
nuove generazioni aspettavano di aver finito il college, aver trovato un lavoro
stabile e solamente successivamente pensavano ad avere dei bambini.
L’alpha amava Isaac, il suo odore era quello giusto, sapeva che non avrebbe mai
potuto fare a meno del suo aroma che sapeva di bosco e biscotti con gocce di
cioccolato. Gli prese il viso tra le mani tirandolo ancora più contro di sé,
come se fosse possibile, erano già completamente attaccati l’uno all’altro.
Non voleva che la loro relazione si limitasse
all’atto fisico, ma non riusciva nemmeno a trattenersi, desiderava potergli
mostrare le sue vere intenzioni, corteggiarlo a dovere, ma sapeva che prima
dovevano affrontare due grandi problemi: il signor Argent e il signor Lahey.
«Fe–fermiamoci…» ansimò Scott pronto a rinunciare
di sentirsi nuovamente stretto tra le pareti calde ed invitanti di Isaac.
Voleva fargli capire che per lui non era solo sesso, che potevano vedersi anche
senza dover completare l’atto sessuale. A lui bastava stringerlo tra le braccia
e baciarlo dolcemente, avevano tutta una vita per consumare la loro passione.
Forse avrebbe fatto meglio a seguire più
attentamente le lezioni di Cura degli omega, perché Isaac scoppiò a piangere
senza alcun preavviso. Rifiutare un omega poco prima dell’atto sessuale non era
assolutamente da fare, rendeva loro insicuri sull’amore del proprio alpha e pensavano di non essere abbastanza.
«Cos- Isaac, ti ho fatto male?» domandò
preoccupato che qualcuno potesse essere attirato dai singhiozzi del ragazzo e
scoprire loro leggermente svestiti e con le labbra ancora gonfie per tutti quei
baci scambiati.
«Tu non mi vuoi più, ti sei solo approfittato
di me!» urlò risentito spingendo via il viso del ragazzo, desideroso di mettere
distanza tra di loro. Era come aveva sempre detto suo padre! Lo aveva avvertito
che gli alpha volevano solamente una cosa ed ottenuta
quella se ne sarebbero andati via, eppure lui aveva creduto che Scott fosse
diverso.
Il licantropo si lasciò colpire, ma non perse
mai il contatto fisico con il giovane, cercò di capire dove diamine avesse
sbagliato e si pentì amaramente di non aver fatto i compiti a casa da quando
era iniziata la primavera, almeno avrebbe capito cosa diamine stesse accadendo.
«Volevi solamente scopare!» lo accusò sentendosi tradito, Isaac aveva creduto che l’alpha potesse realmente ricambiare i suoi sentimenti, ma
infondo doveva aspettarselo di non poter essere meglio di Allison
Argent.
Scott spalancò la bocca stupito, incredulo
alle proprie orecchie «Non pensarlo nemmeno!» alzò la voce anche lui,
fregandosene se qualcuno potesse sentire loro «Io voglio passare tutta la mia
vita con te!» disse prima di baciarlo con forza, fermando le mani del biondo
con le proprie, intrecciando le loro dita. Era un semplice bacio a stampo, un
contatto di labbra semplice e puro, un segno di amore innocente che non doveva
portare da nessuna parte. Scott si staccò lentamente «Voglio baciarti così
tutte le mattine svegliandomi al tuo fianco, voglio baciarti così prima di
separarci per andare a lavoro, voglio baciarti così
prima di addormentarmi con te tra le braccia.» disse con un filo di voce,
quelle parole erano solo per Isaac, doveva ascoltarle solamente lui.
Isaac batté più volte le palpebre e guardò
Scott dritto negli occhi «Davvero?» domandò anche lui in appena un sussurro.
L’alpha annuì. Era sicuro. Voleva Isaac e se lui voleva sarebbe
diventato Isaac McCall nel giro di pochi mesi.
♠♠♠
Lydia alzò lo sguardo dal libro di matematica
con fare annoiato «Non mi interessa.» decretò ritornando al suo libro, ignorando
deliberatamente Jackson che invece sembrava in uno stato di eccitazione quasi
folle.
«Non capisci, Lydia? Stiles
Stilinski è andato ad abitare con Derek Hale, i clan cesseranno di esistere!» disse riportando la
notizia che aveva appena sentito in corridoio. Quei due lo stavano aiutando
senza nemmeno rendersene conto. Se i clan cessavano di esistere lui avrebbe
avuto più possibilità di prendere il comando su tutta Beacon Hills.
Avrebbe cacciato via tutti quegli sporchi
licantropi dalla sua città, come qualsiasi altro essere sovrannaturale. Stiles Stilinski non era
certamente meglio di quelle bestie, sapeva già cosa ne avrebbe fatto di lui
insieme a quel suo patetico padre.
«Sarebbe anche ora, Jackson, siamo l’unica
città ad essere divisa in clan, tutto il mondo ci prende in giro.» sbuffò la biondo fragola accavallando le gambe mentre passava alla
pagina successiva «Ci saranno delle elezioni ed avremo un sindaco, come è
giusto che sia.» aggiunse ben sapendo come funzionasse fuori da lì, lei e sua
madre erano andate per le vacanze a San Diego e avevano visto come funzionava
una città moderna.
Jackson rise tristamente, incredulo
dell’ingenuità della ragazza «Non essere stupida
Lydia, qui solamente io sono portato per comandare.» disse chiudendole il libro
schiacciandole il dito con cui teneva ferma la pagina «Tu sarai con me o contro di me.» sputò velenoso in una non
tanto velata minaccia.
La Martin lo guardò negli occhi leggendoci
dentro un chiaro segno di follia; si alzò in piedi e afferrò il suo libro «Nessuno
voterà mai per te Jackson, forse è meglio che inizi a cercare una nuova omega
da corteggiare perché con me hai chiuso!» disse allontanandosi senza dare la
schiena a quel folle. Non si era mai accorta di quanto fosse deviata la mente
di Jackson, ma i segnali erano tutti lì, non aveva mai nascosto la sua sete di
potere, i suoi pregiudizi contro le persone diverse,
il suo odio per le persone come Stiles.
«Te ne pentirai Lydia Martin!» urlò Jackson
buttando a terra una sedia, insoddisfatto che il suo piano stava avendo già dei
problemi. Aveva bisogno del cervello di Lydia se voleva vincere, doveva averla
a qualunque costo al suo fianco.
♠♠♠
Sebastian accolse a braccia aperte il giovane
Stilinski, il suo naso captò immediatamente l’odore
del proprio figlio che esprimeva quanto fosse felice di avere lì il tenero
omega. L’uomo lo osservò per bene, non aveva mai fatto caso al ragazzo durante
le riunioni, troppo preso a discutere con gli altri per osservare i figli
interagire nell’altra stanza.
Suo figlio aveva certamente degli ottimi
gusti, già poteva immaginare i suoi nipotini correre per la casa, ma non disse
nulla per non mettere in imbarazzo i due adolescenti.
«Vieni Stiles, ti
mostro la tua stanza, Sebastian e Derek porteranno tutta la tua roba, non preoccuparti.»
gli disse allontanandogli la mano dalla maniglia della valigia. L’umano era
stato accompagnato a casa per impacchettare tutta la sua roba, non sicuri di
quanto tempo avrebbe dovuto passare a Villa Hale. Thalia era sicura che se suo figlio avesse assunto la sua
forma da lupo lo avrebbe visto scodinzolare così tanto da creare una tromba
d’aria, ma non poteva che biasimarlo, ricordava perfettamente com’era essere
giovani e trovare la propria anima gemella.
Salirono al terzo piano dove c’erano le camere
dei ragazzi, quella di Laura ormai vuota, ma pur sempre della donna, era la
prima del corridoio; due porte più in là vi era quella di Cora ed infondo al
corridoio quella di Derek. Thalia si morse il labbro
indecisa sul da farsi, Noah le aveva passato i referti
medici e le indicazioni del dottor Oswin dicendole
che si fidava del suo giudizio sul fare il necessario per far star bene Stiles. Era richiesto il contatto con l’alpha,
il lasciarsi prendere cura da lui e certamente non poteva accadere a cinque stanze
di distanza.
«Stiles, tesoro,
preferiresti la stanza accanto a quella di Derek o be’… dormire con lui?»
domandò sapendo che alla fine dei giochi la decisione era solamente di Stiles e nessun altro.
«Magari… magari nella stanza accanto.»
rispose timidamente l’omega anche se in realtà desiderava addormentarsi tra le
braccia del suo alpha, il bisogno di sapere di essere
al sicuro e che suo nonno non avrebbe più potuto toccarlo, ma non voleva
sembrare troppo sfacciato.
Thalia sorrise e aprì la porta della stanza che dal quel
momento sarebbe diventata quella di Stiles.
Derek arrivò poco dopo con tutte le cose di Stiles insieme a suo padre, posò le valige a terra e
abbracciò il ragazzo facendolo arrossire, ma non gli importava, poteva
finalmente mostrargli tutto l’affetto che voleva «Benvenuto a casa.» gli
sussurrò prima di lasciargli un tenero bacio sulla fronte.
About Satan,
Hell and teste di knot
Eccomi qui ragazzuoli miei!
Scusatemi per la lunga
attesa, ma tra università, lavoro e vita privata diventa sempre più un’impresa
trovare il tempo per scrivere.
I vostri commenti – sia
qui che su Wattpad – mi hanno veramente fatto
piacere, adoro leggervi, non potete nemmeno immaginare quanto!
Ragazzi, ci siamo
“liberati” di Elias e ora il nostro caro Stiles abita
con Derek, non è fantastico? Inizierà un corteggiamento vero e proprio, ma non
vi rilassate troppo, ci sono ancora questioni in sospeso.
Isaac e Scott invece si
danno da fare, bricconcelli, ma Scott metterà in chiaro che non è solo sesso;
infatti questo mi ricorda che man mano che andiamo avanti inserir qualche
lezione di Cura degli omega e altre di Cura degli alpha
– mi sento molto Hagrid – quindi per un po’ ci sarà
un clima leggero come per qualsiasi fanfic con
protagonisti degli adolescenti che vanno a scuola, fino a quando che… nha, non ci faccio spoiler!
Cosa pensate che farà
Lydia? E Jackie?
Fatemi sapere cosa ne
pensate!
Baci galattici,
Sel Dolce
Non so se avete notato
il mio cambio pagina personale, dove potete trovare il mio account Ko-Fi, una bella iniziativa dove si possono offrire caffè,
quindi… se vi piace quello che scrivo o avete richieste offritemi un caffè!