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Autore: VvFreiheit    10/12/2018    6 recensioni
La Mikandy più lunga che sia mai stata scritta.
La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015.
1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione.
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Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercando da quella posizione i suoi occhi, che ancora se ne stavano in contemplazione del pavimento della stanza. “Scusami” disse scandendo con dovizia ogni suono di quella parola.
“Grazie” rispose Mika inaspettatamente. Andy sorrise chiudendo gli occhi e lasciando che nella maglia del moro si celasse la sua emozione, stringendolo più forte a sé. Un grazie che esprimeva tanto, che possedeva nel profondo tutti le ragioni per cui era venuto alla luce in quel preciso istante.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Andy Dermanis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“…non ti devi scus…” gli ricordò per l’ennesima volta in quei giorni, ma fu Andy a interromperlo.

“Sì, devo! E adesso tesoro mio dormi, che sei stanco morto.” Lo spronò facendolo accomodare meglio sotto le coperte e premurandosi di avvolgerlo con cura, coricandosi al suo fianco e passandogli una mano sul viso e tra i capelli finché non lo vide cadere nel sonno profondo che una mezz’ora prima aveva interrotto.

-*-*-*-*-

Il mattino successivo, Andy non fece in tempo a cercare di convincere il febbricitante compagno a starsene nel letto a smaltire ciò che si era preso, che i suoi impegni lo raggiunsero direttamente a casa, più precisamente davanti al portone, sottoforma del consueto minivan nero.

Sbuffò al ritmo serrato degli obblighi lavorativi che non gli stavano lasciando lo spazio e il tempo necessario di prendersi cura di Mika come avrebbe voluto e soprassedette alla voglia di chiamare Giulio e chiedere pietà per il suo protetto.

Armato di una nuova consapevolezza e una più serena visione del suo nuovo mondo decise di sfruttare il tempo libero tra le mura milanesi, per riprendere in mano il lavoro arretrato di editing, pronto a mettere in pratica i consigli e gli spunti di riflessione che Mika gli aveva snocciolato con tanto amore la notte precedente.

Con un sospiro si armò di computer e sprofondando nella poltrona tipicamente araba che Mika aveva voluto in salotto, si mise all’opera.

Non gli fu semplice ricominciare dove aveva lasciato. I frame che gli comparvero davanti aprendo il programma, erano esattamente quelli su cui era crollato meno di 24 ore prima, e il groppo alla gola che ne scaturì ebbe lo stesso identico sapore.

Inspirò a fondo chiudendo gli occhi e riportando alla mente il consiglio del compagno, forzando i ricordi positivi contro la malinconia travolgente, ammassandoli a formare una barriera difensiva. Aprì gli occhi, puntandoli dritti alle immagini sullo schermo, assottigliandoli in uno sguardo tagliente quasi volesse sfidarle, mostrare loro il suo coraggio e la sua forza di volontà.

 
“Lo vedi quel muricciolo?? Ecco… lì con Nik ci siamo nascosti innumerevoli volte dalla vecchia sentinella del paese, pronta a fare la spia coi genitori dei ragazzi che fuggivano da scuola per andare al mare” Alexis raccontò quel piccolo aneddoto con tranquilla nonchalance, ornata da uno sguardo monello che Andy non gli aveva mai visto.

Ma papaaaaaà! Sono cose da raccontare a un figlio queste??”ribatté con finto sguardo incredulo, senza riuscire a non ridacchiare.

“Ooooh beh. Di certo non te le raccontavo quando andavi a scuola, dovevo mantenere la mia reputazione per insegnarti l’educazione, ma adesso beh… siamo alla pari. Sono sicuro che l’abbia fatto anche tu più di una volta…” concluse la frase lasciando in sospeso le ultime parole, scrutando il figlio con sguardo eloquente e avveduto, in attesa che da quella confessione ne seguisse una sua.

Andy però comprese il suo intento in tempo zero “Scordatelo! Io non dico niente!” respinse il tentativo.

Tanto lo so che l’hai fatto eh” non demordette Alexis inarcando le labbra da un lato, con aria perspicace.

Innocente fino a prova contraria!” provvide ad asserire lui, senza ammettere né negare, strappando a entrambi una risata.

Acuta considerazione!” concluse, tra una risata e l’altra, battendo una mano sulla spalla del figlio, compiacendosi della sua astuzia.

 
Andy si portò irrazionalmente una mano alla spalla osservando il muretto in sassi rossastri che compariva sulla sinistra del video con al centro un asinello e un vecchio carretto, e sorrise. 

Sorrise al tentativo di intrusione del padre nella sua realtà di adolescente dalla quale allora, come naturale fosse, aveva tenuto fuori per molti aspetti chiunque non avesse la sua età o poco più.

Ridacchiò facendo scorrere quel ricordo sotto la lente d’ingrandimento che Mika gli aveva fornito. Ne riconobbe la preziosità, e considerò la fortuna di averla vissuta esattamente come avevano fatto, con quel che di detto non detto, con quei segreti taciuti. Si lasciò pervadere dal calore e dalla serenità che quel ricordo gli provocò, per la prima vera volta da quella notte. Con una pressione decisa al tasto più spazioso della tastiera diede il via allo scorrere delle immagini e iniziò ad analizzarle spensieratamente riuscendo finalmente nell’impresa di concentrarsi sulla parte tecnica, coccolandosi quelle immagini nella mente come un bel libro di ricordi, ma con un sorriso in viso.

Le ore passarono così, senza pesargli, lavorando con serenità e dimenticandosi perfino dei morsi della fame, dello scoccare di mezzogiorno e del pranzo che si era promesso di preparare al suo Mika.

Solo quando il tintinnio delle chiavi nella porta si fece spazio tra un frame e l’altro e il suo sguardo balzò all’orologio, si rese conto di aver lavorato ininterrottamente per quasi quattro ore. Con un balzo scattò in piedi, chiudendo il pc all’istante e abbandonandolo sul tavolino, correndo verso il corridoio appresso al compagno, già pronto a scusarsi per la dimenticanza.

Quando la figura slanciata uscì dalla penombra entrando nel cono di luce che la cucina proiettava lungo il corridoio però, il pranzo finì in fondo alla lista delle sue preoccupazioni.

Mika lo osservò con sguardo quasi assente prima di chiudere gli occhi a sopprimere una fitta al capo, ciondolando nella sua direzione con il cappotto in mano.

Andy avanzò di un paio di passi, azzerando la distanza che mancava tra loro e lo abbracciò sorreggendolo, seriamente convinto potesse vederlo crollare da un secondo all’altro sul pavimento.

“Tesoro mio…” allentò la presa mantenendo però un braccio attorno alla sua schiena e l’altro sotto al suo, guidandolo verso la camera da letto e adagiandocelo sopra.

“Facciamo che i piani per oggi pomeriggio li definisco io… hm?” chiese slacciandogli le sneakers e aiutandolo pezzo dopo pezzo nella trasformazione da elegante dandy, in morbido esemplare di orsacchiotto di pile.

“No perché ok, il lavoro è importante e tutte quelle belle cose lì… ma forse non ti sei visto allo specchio nell’ultima oretta…” affermò sistemandogli il piumone fino al naso.

Mika lo lasciò fare, troppo stanco per anche solo pensare e formulare una risposta. Arrivato a quel punto, non gli importava praticamente più nulla del lavoro, degli impegni, di tutto ciò che quotidianamente occupava le sue giornate italiane. Tutto ciò che il suo fisico e la sua mente bramavano erano il suo letto, il caldo della sua casa e possibilmente due mani gentili e una voce vellutata a cullarlo nel mondo dei sogni. Aveva tutto il necessario.
Andy mise da parte il brontolio del suo stomaco, così come aveva atteso ore per pranzare, poteva attendere oltre.

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“Sei sicuro che vuoi venire?” chiese Mika premuroso infilandosi la giacca in procinto di uscire in direzione X Factor Arena.

“Sì, sicuro. Andiamo!” gli ribadì per l’ennesima volta, chiudendosi il cappotto e infilando in testa al compagno la sua berretta di lana.

“Mi spettini così!!” ricevette in rimprovero, con tanto di smorfia accigliata da parte del moro che recuperate le chiavi era pronto per mettere piede fuori casa.

Andy non si preoccupò dei suoi lamenti e anzi, si premurò di arrotolargli attorno al collo anche la sciarpa di pile. “Potevi pensarci prima di prenderti questa febbre da cavallo. E non lamentarti che è già tanto se ti faccio usci…” ricominciò il suo discorso da mamma chioccia, che Mika aveva sentito già altre 3 volte in meno di un’ora.

“…re conciato così, dovrebbe essere illegale farti lavorare in queste condizioni, si Andy, va beeeeene” lo citò quasi letteralmente, concludendo la frase all’unisono con lui, arricchendola con una risata.

Il biondo aveva passato le ultime 30 ore al suo cospetto, tra sospiri preoccupati alla vista delle temperature proibitive a cui era riuscito a far schizzare il termometro, e premure amorevoli, e Mika poteva leggere senza sforzo il suo momentaneo, e sperava non passeggero, rasserenamento d’animo.

Il solo fatto che avesse proposto di sua spontanea volontà di accompagnarlo al primo live, lo aveva letto come segnale positivo, una scelta che a suo parere esulava dal volerlo seguire esclusivamente per accertarsi delle sue condizioni, dal momento che l’ultima mezza giornata l’aveva visto in costante miglioramento.

Era quasi certo che l’apertura di Andy di quella sera fosse sintomo di qualcosa di più, di un desiderio ritrovato di socialità, che poteva essere figlio solo di una ritrovata serenità interiore, o del lento processo che l’avrebbe portato a trovare un nuovo equilibrio, dopo il terremoto emotivo che lo aveva scosso.

“Hai anche intenzione di sederti accanto a me al tavolo dei giudici, per accertarti meglio che io stia bene o….?” lo sbeffeggiò con fare scherzoso salendo in auto dal lato passeggero e allacciandosi la cintura.

“Guarda… non lo faccio perché con il mio charme ti ruberei la scena… e non mi pare il caso…”

Mika accolse quella risposta così genuina e intrisa di fittizia immodestia, percependo un delizioso sfarfallio all’altezza del petto.

Lo conosceva abbastanza bene da sapere come quella risposta gli fosse uscita spontanea dal cuore, come rimpallo alla sua ironia, e lo aveva osservato così attentamente negli ultimi 10 giorni, da cogliere la rilevanza di quella piccola canzonatura, la prima in più di una settimana.

Si disse che la cosa giusta e più naturale da fare sarebbe stata controbattere alla stessa identica maniera, ma il suo istinto lo spinse a sporgersi verso di lui, e a lasciargli un bacio sulla guancia. Un bacio con un oceano di significati.

Andy non comprese. Lui quella sferzata di sua nuova vivacità non l’aveva avvertita così nettamente, forse immerso nel suo presente non l’aveva percepita affatto, e con ogni probabilità era buona cosa fosse andata esattamente in quel modo.

“Stai proprio male se ti sfotto e mi baci eh…” lo rimproverò con sguardo preoccupato e canzonatorio, a cui Mika stavolta rispose allo stesso modo, alzando un dito medio nella sua direzione e spronandolo con un “Parti che siamo già in ritardo!! Oh autista farlocco…!” che fece ridere entrambi.

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Victoria comparve in corridoio un’ora buona prima della diretta e Mika la catturò nel suo camerino con una scusa, sicuro che la vivacità della vj e il suo inglese perfetto sarebbero stati un mix perfetto per intrattenere Andy durante la sua sessione di trucco e parrucco.  

La collega non era stata notiziata del motivo della comparsa di Andy a Milano ed era certo non potesse fare gaffe, o riportare alla mente del greco cose non gradite, con frasi innocue come un “Ho saputo, condoglianze” che in una fase delicata di risveglio emotivo come quella che stava attraversando, avrebbero rischiato di affossarlo.

Ebbe la conferma della sua mossa perfetta, quando tornato in camerino truccato e perfettamente pettinato, trovò i due sul divanetto a ridere davanti a un video non meglio precisato di qualche starlette di instagram.

“Ma mi ha detto che sei ancora malatino, povero piccolo!” si alzò la collega abbracciandolo non appena lo beccò a sciogliersi l’ennesima bustina, stavolta preventiva, di antipiretico nel bicchiere.

“Non ricordarglielo!! Che mammina Andy mi chiude in camerino, altrimenti!” ridacchiò prima di bere con un sorso e una smorfia schifata.

“Se non ci fosse stata mammina Andy in questi giorni, avrei voluto vedere Mr. mi-fai-una-camomilla-per-favooore, cosa avrebbe fatto!” lo sfotté senza pensarci due volte, imitando il suo tono flebile e supplichevole.

Vicky rise di gusto al teatrino dei due ragazzi, e anche Giulio si lasciò trasportare dal buon umore che aleggiava nel camerino, non appena vi mise piede per passare una comunicazione al suo protetto.

“Oh bene, Mika ti lasci sfottere così?” chiese l’uomo prendendo parte all’ilarità generale.

“Lasciami ripigliare bene e vedi come le paga tutte il greco saccente qua…!” avanzò la velata minaccia in risposta, facendo ridere sommessamente il diretto interessato, gioendo silenziosamente al suono della sua risata e al luccichio dei suoi occhi vispi.

“Che coppia di matti…” commentò l’italiano, a cui si accodò anche Vicky.
Il primo live andò bene, nessuno scontro, nessun battibecco irritante, peace and love tra i quattro componenti del tavolo e il primo talento perso per Mika, ma nulla di drammatico, anzi, data l’esibizione poco convincente, quasi preannunciato.

Andy passò la serata tra il camerino del suo fidanzato e le strade milanesi. A metà serata aveva infatti deciso di farsi un giro nella fresca notte milanese, alla ricerca di emozioni, come gli piaceva definire il suo vagabondare senza meta.

Alla fine di emozioni ne aveva trovate in un modo un po’ insolito, scavalcando un piccolo cancellino alto poco più di un metro e risalendo con passo silenzioso una vecchia scala metallica, probabilmente antincendio, di un palazzo a una mezza dozzina di isolati dal teatro.

Non aveva avuto la certezza di giungere dove si era prefissato, sul tetto deserto del palazzo, ma la fortuna aveva voluto che il secondo cancelletto in ferro arrugginito, decisamente più alto del primo non fosse provvisto di lucchetto.

Si era quindi trovato a mettere piede esattamente dove avrebbe voluto, sul tappeto di cemento che ricopriva il punto più alto del palazzo, residenza delle caldaie e degli impianti di condizionamento degli appartamenti sottostanti, al di sopra quel tanto che bastava rispetto ai palazzi circostanti, da poter godere della vista notturna a 360 gradi.
 
Dopo aver perlustrato la zona alla ricerca del luogo meno intriso di smog polverizzato, prese posto lontano dal brusio delle caldaie, in cerca di un silenzio che ben sapeva non avrebbe mai potuto soddisfare le sue aspettative. Il cielo era terso, scuro, quasi nero non fosse stato per l’inquinamento luminoso che irrorava le particelle più basse di un tenue color gialliccio. Puntò lo sguardo verso il firmamento alla ricerca di qualche lumicino amico, ma la foschia luminosa gli negò quella piccola soddisfazione, quindi volse lo sguardo verso le luci della città, conferendo loro l’importanza che per lunghi istanti i suoi occhi avevano invece cercato di far sparire.  

Era salito in alto alla ricerca delle stelle di Egina, ma aveva capito come forzare un luogo all’interno della sua mente non fosse esattamente la mossa più giusta da fare. E allora si era focalizzato sulla luce più sgargiante lungo quello skyline insolito di Milano e aveva finto fosse una stella lontana, a cui rivolgere i suoi pensieri, a cui raccontare di quella nuova vita che si stava impegnando a vivere e che da quel giorno pareva riuscirgli senza troppi sforzi.

Gli raccontò di sé e di ciò che aveva attorno e si interruppe solo quando la sveglia del suo cellulare gli ricordò dell’imminente termine della trasmissione, e del tempo utile che gli restava per far ritorno all’arena prima del rientro di Mika in camerino.

A quel punto si alzò, strofinando le mani sui pantaloni, e si incamminò verso la strada che l’aveva condotto dov’era, richiudendo il cancellino arrugginito e scavalcando il secondo, come se nulla fosse.

 
“Divano dolce divano!” si lasciò andare Mika, sprofondando nel divanetto del suo camerino di rientro dall’extra factor. Andy ridacchiò e gli si avvicinò con una tazza di fumante tisana ai frutti rossi ed un piattino di sgargianti cubetti di frutta tagliati geometricamente perfetti.

“Come sta il mio giudice?” gli prese posto accanto, poggiando il piattino sul tavolino da tè di fronte e la tazza direttamente tra le sue mani, lasciandogli un bacio sulla guancia con il quale gli trasmise tutta la gioia di riaverlo con sé e testò al contempo le sue condizioni, in modo non troppo palese.

“Hm, ho perso Diluvio, ma me lo immaginavo… nel cantato non è forte e il rap non è il mio genere, faccio fatica ad assegnargli pezzi giusti” commentò la gara professionalmente.

“Mh, l’hai detto anche quando l’hai scelto” ricordò il biondo “E invece come stai tu?” tornò a chiedere, tralasciando il fatto che la risposta che Mika gli aveva dato, non fosse in linea con ciò che avrebbe voluto sapere.

“…stanco” si limitò a riassumere, sorseggiando la sua tisana e lasciandosi sprofondare un po’ meno composto sul divano.

Andy non commentò, glielo leggeva in faccia.

“Ascolta qui, che ne dici di farti una doccia e cambiarti?” propose allungandogli i vestiti caldi e comodi che aveva portato a sua insaputa “E poi ti sdrai un attimo intanto che passa il casino e se ne vanno tutti”
Il biondo ricevette uno sguardo di immensa gratitudine che gli fece attorcigliare lo stomaco.

“Sei proprio un tesoro” asserì alzandosi e lasciandogli un bacio carico di amore, prima di dirigersi verso la doccia.

Ricomparve dopo una decina di minuti, capelli decisamente più riccioli e vestiti comodi.

“Ti ho messo in calda la tisana” lo informò allungandogliela e stendendogli sopra una coperta.

Mika si allungò comodamente sul divano e gli sorrise “A tutto hai pensato…”.

In risposta ricevette un bacio a fior di labbra e una carezza. “Sto facendo le prove per quando sarai vecchio, ne hai sempre una adesso che hai 30 anni, figurati a 80!” ridacchiò.

Il riccio rise annuendo, non poteva dargli torto in effetti. Ma ciò che per l’ennesima volta quel giorno gli scaldò il cuore fu l’ingenuo e istintivo pensiero che Andy aveva appena formulato ed espresso, che vedeva loro due 80enni condividere i malanni e gli acciacchi della vecchiaia, un pensiero a lungo, lunghissimo termine che al moro fece volare alto l’immaginazione.

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Buonasera!
Scusatemi il ritardo, in questi giorni ho 50 cose per la testa.
Prima delle caramelle ho un annuncio da fare: dopo questo capitolo ne ho solo uno rimanente già scritto. Purtroppo in questi mesi sto avendo molto poco tempo per scrivere, e onestamente anche meno idee del solito.
E' quindi probabile che la storia debba prendersi una pausa, non penso riuscirò a scrivere un capitolo a settimana, e anche se fosse, non riuscirei così bene a intrecciare le decine di fili che ho tessuto in questi quasi 200 capitoli, dovendo scrivere per dovere, invece che per ispirazione.
Mi spiace dover mettere in pausa una storia che va avanti senza sosta da 3 anni e oltre, non è una cosa che mi piace. Sono la prima a malsopportare le storie che si fermano sul più bello, o che vengono aggiornate una volta ogni 4 mesi e non mi piace l'idea che per TOAK succeda questo. Non mi piace anche perché è una storia che ho iniziato nei mesi di transizione tra triennale e specialistica, periodo in cui avevo parecchio tempo e una valanga di ispirazione. Sullo sfondo di questa storia ho fatto la specialistica, l'ho terminata, ho lavorato in diversi ambiti e sono arrivata qui, con un lavoro e un altro mezzo lavoro che mi lasciano poco tempo, che spesso non si concilia con la mia ispirazione.
Però proprio perchè ho iniziato a scriverla in un periodo molto diverso con molto tempo, ho potuto ben conciliare lavoro e studio, cosa che ora non riesco più a fare così agilmente, soprattutto in certe settimane.
Per questo mi si prospettano due vie: chiudere la storia, o metterla momentaneamente (si spera) in pausa. Per ora propendo per la seconda, se non fosse per altro che questa storia non merita un finale scritto in fretta e furia. 
Settimana prossima dovrei poter postare senza problemi, da quella successiva, sarà un punto di domanda.
Vi chiedo la cortesia di un po' di pazienza, e se volete, alcuni consigli o idee che io possa dare in pasto alla mia ispirazione.
Detto ciò, vi lascio le 5 caramelle di oggi e vi ringrazio per tutto ciò che mi state dando da 3 anni e (quasi) mezzo.

- Mel arrivò correndo all’impazzata, felice di ritrovare il suo padroncino dopo mesi di lontananza e impattò contro le gambe piegate, facendolo finire con il sedere a terra in mezzo all’erba umida.-

- “Per informazione ti dico che la sorella di Mel è incinta. Aspetta 5 cuccioli, se vi interessa, vi metto in contatto, dovrebbero nascere tra un paio di settimane, ed essere quindi pronti per lasciare la mamma verso inizio febbraio, avrete 3 mesetti per pensarci” lo informò con un sorriso affettuoso.-

- Andy rise di cuore a quella tenera scenetta “Va benissimo, te lo saluto. Grazie Dave!” lo salutò agganciando il collare di Mel al guinzaglio uscendo dalla tenuta in piena campagna, diretto verso casa.-

- “Sì… hai ragione, va ragionata. A me piacerebbe un sacco, però ci sono cose da calcolare” ammise a sua volta riflettendo a mente fredda, considerando soprattutto i progetti del compagno per l’anno a venire, che non erano ancora stati definiti ma prevedevano una buona dose di spostamenti su scala globale.-

- Andy si dipinse in volto una espressione schifata cercando di liberarsi dalla sua stretta all’urlo demoniaco di “CHE SCHIFOOOOO” mentre Mika continuava imperterrito, ridendo sempre più di gusto.-


Eccovi, a settimana prossima, sperando non sia l'ultima per un po'.
;)
Vv
 
  
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