Friends with Benefits
Aveva sempre pensato – un po’ ingenuamente, lo ammetteva
– che se mai Ichigo fosse rinsavita e
avesse deciso di lasciare un certo moro ecologicamente impegnato, lui avrebbe avuto una grande
possibilità. Enorme. Immediata.
Non aveva certo previsto che la suddetta rossa, giunto il
momento a cui nessuno aveva mai realmente creduto, avrebbe deciso di “godersi i
suoi vent’anni” e “divertirsi un po’ senza pensare troppo e farsi passare il
mal di cuore”.
Il che voleva dire uscire tutti i santissimi weekend per
andare a ballare e pomiciare allegramente in discoteca, e trovarsi durante la
settimana per caffè con ragazzi conosciuti in università.
Con, il culmine proprio, Kisshu a farle da wingman.
Quasi peggio che vederla uscire con Aoyama.
Ryo cercò di non rendere troppo evidente il suo alzare
gli occhi al cielo indispettito mentre passava oltre il tavolo a cui Ichigo e
Purin stavano ridacchiando sommessamente come delle liceali (sì, d’accordo,
Purin tecnicamente lo era ancora ma non per questo doveva gasare la rossa a quel modo!), scambiandosi chissà quali racconti
sul sabato appena trascorso, la testa d’alga seduta insieme a loro ma più
impegnata a occhieggiare un gruppetto di ragazze qualche tavolo più in là.
« Se continui a mugugnare così ti scambieremo per una
caffettiera. »
Lui squadrò poco divertito la mora accanto a sé: « Non
sei spiritosa, Minto. »
« Non ho detto che stavo cercando di esserlo, » appoggiò
il proprio vassoio sul bancone accanto a lui e rivolse lo sguardo allo stesso
terzetto, « Sei ancora messo così, eh? »
« Excuse me? »
« Se non se n’è accorta quando avevamo tredici anni,
pensi che se ne accorgerà ora che ha riscoperto se stessa? »
Ryo lanciò un’occhiata fugace verso la rossa per
accertarsi fosse ancora impegnata nella sua importantissima discussione e non
avesse colto l’appunto fin troppo a voce alta dell’amica: « Punto primo, non
sono affari tuoi - »
« Lo sono quando il tuo malumore sembra una specie di
cappa su tutto il locale. »
« - punto secondo, evita di fare certi commenti, punto
terzo - »
La risata squillante di Ichigo lo interruppe, Minto che
sbuffò e scosse la testa già irritata da tutto quel rumore e da quelle
frivolezze.
« Punto terzo? »
« Lascia perdere. »
« Potresti uscire a ballare anche tu, » la ballerina
continuò imperterrita, tamburellando le dita sul legno bianco, « Loro sembrano divertirsi. »
Ryo aggrottò la fronte a quel commento e si voltò a
studiarla un secondo, seguendo il suo sguardo fino a un certo alieno che stava
sogghignando malizioso a chissà quale sua battutina.
« Che diavolo hai combinato? »
Minto non riuscì a nascondere un sobbalzo: « Di che stai
parlando? »
« Oh, for fuck’s
sake…! » la prese per un polso e la trascinò in cucina, lontana da orecchie
indiscrete, « Non mi dirai che tu… ! »
Fu forse la seconda volta in vita sua che vide Minto
Aizawa arrossire senza pietà: « Non farti strane idee, Shirogane.»
« Poi vieni a fare la predica a me. »
« Tu ammettilo che sei un po’ patetico da quasi dieci
anni a questa parte. »
« Sì ma… Kisshu?!
»
« Non è successo un accidente, se proprio ti interessa, io non sono quel genere di ragazza! »
« … Aaaah, quindi è per questo che da qualche settimana
se uno solo ti si avvicina rischia di essere fulminato.»
Minto lo colpì senza remore con uno schiaffo sul braccio:
« Senti chi parla, Mister Travaso di Bile! »
« Cosa state combinando qui dentro? » Purin entrò come il
solito tifone, seguita dal soggetto del discorso.
Shirogane alzò di nuovo gli occhi al cielo e sospirò esasperato
prima di prendere la porta con passo pesante: « Me ne torno a lavorare. »
« Nii-san, non stai mai con noi però. »
Kisshu, il solito sorrisetto allegro e birichino che lo
caratterizzava stampato in faccia, si appoggiò con i gomiti sul tavolo da lavoro,
allungandosi verso Minto, impegnatissima ad allineare lentamentetutti gli
stampini per i dolci nel loro cassetto: « Tortorella, non mi hai nemmeno
salutato, oggi. »
« Ciao Kisshu. »
« Un po’ più di pathos? »
Lei gli lanciò un’occhiataccia che lo fece ridere, rubò
uno dei biscotti lasciati in una ciotola e lo ingollò in un boccone solo: «
Immagino tu non abbia intenzione di unirti a noi il prossimo sabato? »
« Per racimolare misere attenzioni di soggetti poco
interessanti in un mare di corpi alticci e sudati? Figuriamoci! »
« Un no grazie
sarebbe bastato. »
Minto decise di ignorare di nuovo la sua aria divertita,
si girò dandogli la schiena: « Non vorrei mai che la mia presenza ti impedisse
di espandere la tua cerchia di amicizie. »
« Scherzi, è scientificamente provato che andare a
ballare con delle ragazze aumenta le possibilità di cuccarne qualcuna. »
« Io ho troppo rispetto per me stessa, » rispose lei
punta sul vivo, drizzando la schiena.
« E dai, tortorella, ci stiamo solo divertendo. »
« Infatti, » la mora prese un respiro e afferrò di nuovo
il suo vassoio, stampandosi in faccia un sorriso cordiale, « Ora scusami, ma ho
da fare. »
Marciò con quanta più calma fuori dalla cucina, tentando
di ignorare il fastidioso sapore metallico che avvertiva alla base dello
stomaco e la sensazione di quegli occhi dorati puntati addosso.
Finita la giornata, Minto si ritirò per ultima in
spogliatoio, desiderando solo del meritato silenzio e della quiete dopo tutte
le chiacchiere di quelle ore.
Maledetto Shirogane, si continuava a
ripetere, non sapeva nemmeno lei come avesse fatto a smascherarla in due
secondi – lui!!! – e le stava causando assoluto terrore che quella cosa potesse effettivamente
essere così chiara e palese a tutti, fuori dal suo controllo più di quanto non
fosse già. Cosa mai le era venuto in mente di entrare in confidenza con quello
stupido alieno, di cascarci come la
più sciocca delle ragazzine, di ridere
alle sue stupide battutine idiote, lei?!
Certe cotte non si prendevano a ventidue anni!
E se ora l’avessero scoperto tutti prima che lei fosse
riuscita a farsela passare, a ritrovare il contegno che le si addiceva? Oh, maledetto Shirogane e maledetto Kisshu…!
« Ciao. »
Il leggero bussare sulla porta la prese alla sprovvista,
facendola sobbalzare. Si portò una mano al cuore e sospirò piano, vedendo chi
sostava sull’uscio della stanza.
« Oh, onee-sama, perdonami, ero sovrappensiero… sei
tornata! »
Zakuro annuì piano e si portò gli occhiali da sole in
testa: « Non ti volevo spaventare. »
« Non fa niente, figurati, anzi… è stata solo una
giornata faticosa. Tu come stai? Come è andata la campagna pubblicitaria? »
Poté giurare che la modella la stesse studiando con la
stessa aria pacatamente divertita del sopracitato maledetto americano, una posa
molto simile con le braccia incrociate e la spalla destra appoggiata allo
stipite.
« Tutto bene, e voi? Cosa mi sono persa in questi giorni?
»
Minto si sistemò delle pieghe invisibili sulla camicetta
che indossava: « Niente, tutto regolare, banalità, solita vita. Troppi dolci. »
« Davvero? »
Il tono della modella era assolutamente neutrale, ma si
conoscevano da troppi anni perché si facessero scappare qualcosa. La mora
guardò l’amica di sottecchi, sibilando un sospiro che fece trasparire la sua
leggera irritazione: « Come ci sono finita io nei discorsi tra te e Shirogane?
»
Zakuro sorrise appena: « Si stava sfogando contro un
certo alieno di nostra conoscenza. »
Fece borbottare la ballerina con pazienza, testando se
continuare su quella linea o lasciar perdere, ormai avvezza al caratterino
pungente di Minto. Vedendola così abbattuta, però, si decise a premere un po’
di più la questione.
« Ti piace Kisshu, e quindi? Non vedo dove sia il
problema, » esclamò, sedendosi con eleganza sulla panchina e osservando la
schiena dritta dell’amica irrigidirsi a quel commento così diretto.
« Nemmeno detto da te suona convincente, onee-sama, »
mugugnò l’altra in risposta, « C’è una lunga lista di lati negativi, a
cominciare prima di tutti dal suo comportamento. »
« Non puoi arrabbiarti con lui solo perché esce a
divertirsi, com’è giusto che sia. »
« Mi stai inquietando a stare dalla sua parte. »
« Non sono dalla parte di nessuno, sto solo cercando di
farti vedere le cose come stanno. È logico che se lui non sa, non ha nessun dovere nei tuoi confronti. »
« Se almeno la smettesse di ronzarmi intorno, io… » Minto
nascose il viso nell’armadietto, sospirando sconsolata, « Ah, è così
frustrante! »
La modella si studiò le unghie sapientemente colorate: «
Hai mai pensato alla possibilità che se ti ronza intorno è perché… »
« Be’ allora potrebbe dire qualcosa! »
« Minto. »
« Perché deve uscire proprio con Ichigo? » il nome della
rossa fu sottolineato dallo sbattere dello sportello dell’armadietto « Perché
non può uscire con… che ne so… te? »
Zakuro strinse le labbra per non ridere a quel pensiero,
e Minto sbuffò rumorosamente non appena ingranò anch’ella la questione.
« Magari potresti parlarci. »
« Cerrrrrto, perché
sono entrambi molto ricettivi sotto questo punto di vista, » la mora si sedette
accanto all’amica sulla panca, una smorfia irritata sul volto.
« Sono sicura che Ichigo-chan capirebbe. »
« Oppure si lamenterebbe che voglio toglierle tutto il divertimento innocente in questo momento
difficile. Come se Aoyama-kun non l’avesse lasciato lei…! »
Zakuro cercò di incrociare lo sguardo della ballerina,
che si stava concentrando solo sul torturare una pellicina fastidiosa
sull’indice sinistro.
« Non è che semplicemente preferiresti non ammettere a
nessuno, nemmeno a te stessa, questa cosa completamente naturale? »
« C’è ben poco di naturale in tutto ciò… » borbottò Minto
in risposta.
« D’accordo, » la modella le concesse un sorriso e una
carezza sulla mano, prima di alzarsi « Tu sai com’è meglio fare per te, giusto?
»
Lei annuì solo e ricambiò il sorriso abbozzato mentre
Zakuro infilava nuovamente gli occhiali e si avviava elegantemente verso la
porta sul retro. Appoggiò poi la testa al muro fresco dello spogliatoio e
sospirò pesantemente.
Già.
§§§
Maledetti alieni, maledetto cespuglio ficcanaso.
Shirogane si strinse di più la sciarpa di lana attorno al
collo. Faceva un freddo allucinante nonostante non fosse nemmeno metà Ottobre,
e il vagabondare per le strade mentre decidevano sul da farsi non aiutava
minimamente. E quello stupido Kisshu, tra l’altro, che stava lì solo con un
maglione e un cappello addosso come se niente fosse, gli dava ancora di più sui
nervi.
Di chi era stata, dopotutto, l’idea di andare a prendere
Ichigo prima e Retasu poi in università direttamente dopo lavoro, raccattare
anche qualche loro compagno di corsi, passare per un izakaya per un boccone e
fin troppi bicchieri di birra e poi vedere
come si evolve la serata?
Ma di chi erano stati gli occhioni, gli ripeté
crudelissima la vocina nella testa, che lo avevano convinto a unirsi in meno di
dieci minuti con un “Dai, Shirogane-kun, non vieni mai, almeno stasera, come
favore personale!”
Avrebbe dovuto fare un favore personale a se stesso e
ritirarsi in un ashram sperduto nell’India per ritrovare la pace interiore e
rimettere a sobbollire le sue intenzioni di guerra contro la razza aliena.
Maledetta anche Zakuro che queste cose riusciva sempre ad evitarle, la
fedifraga.
E la cosa che più gli dava fastidio, doveva ammetterlo,
era essere uscito solo per vedere
cosa sarebbe successo, e per tenere d’occhio la rossa, perché una piccolissima,
insignicante, onnipresente, pacifica parte di lui temeva che sotto sotto – ma
neanche tanto – Kisshu non stesse che tessendo una elaboratissima trama per
conquistare la stessa ragazza che entrambi avevano anelato così tanti anni
prima.
Perché se lui, Ryo Shirogane, che si considerava una
persona follemente logica e razionale (guerre intergalattiche a parte), stava
ancora lì a morire dietro a una ragazzina impertinente... perché l’altro non
avrebbe dovuto?
Lo scoppio di risa del soggetto in questione gli fece
affossare ancora di più le mani nelle tasche dell’elegante cappotto blu scuro
che indossava, le spalle incurvate e lo sbuffo irritato che divenne condensa in
una nuvoletta davanti al suo naso.
« Potresti almeno fare finta di divertirti, è il mio
compleanno dopotutto. »
Shirogane guardò Minto, arrivata accanto a lui, con uno
sguardo incuriosito: « Non è domani? »
La mora fece schioccare la lingua, piccata: « Wooho, è
già passata la mezzanotte, » rispose con un tono incredibilmente piatto, « Non
posso credere che sia un martedì sera e noi siamo ancora fuori a ghiacciarci. »
« Ogni tanto hanno ragione, però, quando dicono che
dovresti uscire a divertirti un po’ di più. »
« Io domani
dovrò passare dodici ore in studio, a lavorare seriamente. »
« Vuoi dire oggi tra otto ore. »
« Appunto. »
Ryo rise piano: « Happy
birthday, then. Niente festa grande quest’anno?
»
« Non ho molta voglia di organizzarla, sinceramente, »
Minto strusciò appena la punta degli eleganti stivaletti scamosciati contro il
pavimento, un sorriso contento che le disegnò il viso, « Ma Seiji atterra
domani pomeriggio, andremo fuori a cena insieme e rimarrà qui un paio di
giorni. »
Lui ricambiò il sorriso, contento che almeno una parte, e
probabilmente la più importante, della bislacca famiglia dell’amica fosse in
grado di passare con lei una giornata speciale.
« Digli di passare per il Caffè, mi farebbe piacere
rivederlo. Almeno lui è una persona normale.
»
Minto fece una smorfia poco divertita alla presa in giro,
ma la luce allegra negli occhi scuri tradiva il suo reale stato d’animo: «
Ovviamente offrirai tu. »
« Figurati, sono il portafoglio della combriccola, io. »
« Allora karaoke?! »
L’urlo di Ichigo interruppe la risata che si scambiarono
e li fece trasalire entrambi. Ryo assunse un’espressione truce e alzò gli occhi
al cielo, ritornando esasperato come cinque minuti prima: « Non ci pensare
nemmeno, ragazzina. »
« Eddai, dacci almeno un suggerimento però! »
« Non possiamo certo portare la tortorella a ballare, »
Kisshu prese in giro la mora con un sorriso divertito e facendole l’occhiolino,
« Potremmo scatenare le sue furie. »
« Io credo che Aizawa-san sia più interessata alla
compagnia, » una compagna di corso di Ichigo, che già conoscevano di vista dal
liceo e che mai le era andata particolarmente a genio, portò i lunghi capelli
scuri oltre la spalla e le lanciò un’occhiatina divertita « C’è qualcosa che
non ci state dicendo forse? »
« Oh for fuck’s
sake, » l’americano sbuffò e si voltò sul posto, a disagio, Minto che
scosse la testa già stizzita.
« Quindi? » insistette la ragazza, ondeggiando piano sul
posto evidentemente a causa del troppo alcol consumato.
Minto stava per replicare seccata e chiudere la bocca di
quell’ennesima gallina che palesemente agognava anch’ella un assaggio
d’americano, con quegli occhi famelici e tinti da un barlume di fastidio e
gelosia, quando lo captò. Vide il tentennare inquieto di Ichigo che sgranò appena
gli occhi come se qualcosa le si fosse appena rivelato davanti, qualcosa a cui
non riusciva a credere, e ciò scatenò nella mora uno scatto di rabbia
fastidiosa e infantile per lo stupore dell’amica, come se lei non potesse trovarsi in una situazione simile. E vide lo
sguardo dorato di Kisshu scurirsi, la postura di lui irrigidirsi con un’audacia
che non poteva assolutamente permettersi, lui,
di rivolgerle quello sguardo come se avesse qualche pretesa su di lei. E le occhiate curiose di tutti gli altri, Retasu
dolcemente stupita, i compagni interessati e divertiti, alcuni forse sorpresi,
perché lei non faceva certe cose, lei era sempre quella distaccata e
lontana e fredda, nelle loro menti.
Fece quindi un mezzo passetto verso Shirogane, spostando
appena il corpo verso di lui.
« E anche se fosse? »
Giurò di sentire lo sguardo di Kisshu trapassarla senza
pietà, mentre lei si concentrava sulla faccia sbalordita e arrabbiata della gallina. Ryo stesso si irrigidì accanto
a lei, che fu veloce a far sgusciare una mano dietro la sua schiena per
pizzicargli il braccio da sopra la stoffa calda e intimargli, o almeno sperava,
di reggerle il gioco.
« Tu… tu e Shirogane-san? » balbettò la fanciulla, con
molta meno grinta di prima.
Minto strinse gli occhi, il fastidio che continuava a
ribollirle in petto e a farla continuare per la sua strada: « Be’, sai com’è… »
si strinse appena nelle spalle mentre apriva la borsetta per pescarci gli
eleganti guanti di pelle blu notte, « Le amicizie che vanno avanti da una vita…
succede! »
Fu Ichigo, questa volta, a corrugare la fronte come
stesse cercando di mettere insieme i pezzi di un puzzle fin troppo complicato:
« Shirogane-kun? »
L’americano sobbalzò appena al suo nome pronunciato in
quel modo, poi si schiarì la gola e lanciò un’occhiata alla ragazza accanto a
sé: « Well, yes… » borbottò poi, «
Succede. »
« Ora scusatemi, ma io vorrei rientrare, » Minto terminò
di aggiustarsi i guanti e poi drizzò la schiena con cipiglio, « Domani sarà una
giornata impegnativa. »
Un borbottio confuso seguì la sua affermazione, Ichigo
che cercò di mettere insieme qualche parola per fermarli, ma la mora fu più
veloce a lanciare uno sguardo di sottecchi a Shirogane prima di girare i tacchi
e incamminarsi.
E lui si ripeté che avrebbe davvero dovuto smetterla di
cedere così facilmente a due paia di occhioni marroni.
« See ya. »
«… cosa cazzo ho appena visto. »
Il commento di uno dei loro compagni di serata, seguito
dal brusio del gruppetto che evidentemente si stava lanciando in una sessione
di gossip gratuito, li accompagnò fino alla fine della strada, e non appena
svoltarono furono entrambi grati della quiete che li avvolse.
Minto gettò la testa all’indietro e esalò un respiro di
sollievo: « Ti prego dimmi che sei venuto in macchina. »
Ryo annuì e indicò con un cenno del capo l’angolo
successivo: « Credo che tu mi debba spiegare qualcosina se vuoi un passaggio. »
« Così imparano a farsi i fattacci altrui, » replicò
solamente lei, giocherellando con il gancio della sua borsa, « Tutte le loro
facce basite erano insopportabili, come se io
non potessi avere qualcuno come te! »
« Facciamo che lo prendo come un complimento, ma
comunque… »
« Gli sta bene pensare male, invece, questa è un’idea
geniale. »
« Ho come il sospetto che tu non stia più parlando del
gruppo in generale, » all’americano scappò un sorriso divertito, guardandola
con la coda dell’occhio mentre raggiungevano la sua automobile « Il tuo piano
malvagio è quello che penso, stai cercando di far ingelosire Kisshu? »
« Perché invece a te non interessa far ingelosire Ichigo.
»
Lui sbuffò contrariato all’occhiata pungente che lei gli
rivolse: « Non so di cosa tu stia parlando. »
« E potrei anche averti salvato da quella gallina di
Fusako, » continuò a commentare la mora, salendo in auto, « Era quasi volgare il modo in cui ti stava
squadrando tutta sera. »
« E se anche io mi fossi voluto divertire? »
Lei scosse la testa, quasi disgustata: « Oh ma per
favore, non dirmi che anche tu hai standard così bassi! »
« Anche io? »
« Zitto e guida, Shirogane. »
§§§
Non appena avvertì il cellulare vibrarle in tasca, Minto
ebbe un tremito di stizza. Erano passati due giorni da quella fantomatica
serata in compagnia, e Ichigo non aveva smesso un secondo di tempestarla di
messaggi indignati per non averle parlato
di una cosa così importante, per la
crepa nella sua fiducia, e ma da
quando Shirogane!
Forse non aveva del tutto pensato ai dettagli del suo
“piano”.
Estrasse il telefono e lo controllò giusto per decidere
se metterlo in silenzioso o spegnerlo del tutto e darsi irrintracciabile, ma
fortunatamente era solamente suo fratello che la rassicurava di essere riuscito
a prenotare per il giorno dopo in uno dei loro ristoranti preferiti.
Ichigo era stata così arrabbiata con lei da essersi
addirittura dimenticata di farle gli auguri di compleanno.
Qualcun altro pure.
Non che le importasse poi così tanto, okay, aveva passato
una serata squisita con Seiji in un ristorante francese all’ultimo piano di un
grattacielo a Shibuya, le sue compagne del corpo di ballo le avevano fatto
trovare una bellissima sorpresa in studio e lei e Zakuro si erano concesse un
elegante aperitivo, non sapeva nemmeno come avrebbe ringraziato l’amica per il
magnifico bracciale che le aveva regalato, però…
Però diamine, a volte se lo meritavano proprio!
Scorse la chat fino a ritrovare quella con la rossa,
aggiornata a quella mattina stessa.
10:15
Mi vuoi spiegare che diavolo è successo? Perché non mi
hai detto nulla?!?
Queste sono le cose di cui si parla con la propria
migliore amica!!
O almeno pensavo di esserlo!!
10:17
Non ti ho detto
nulla semplicemente perché non è successo nulla, e tu tendi a ingigantire le
cose.
Stiamo solo
vedendo che succede.
Tranquillizzati.
10:20
Almeno potevi dirmi che ti
piaceva Shirogane-kun!!!! È una cosa IMPORTANTE!!!!
Quando sei così sei davvero
insopportabile!!!
Se Ichigo le avesse mandato anche solo un altro punto
esclamativo, l’avrebbe strozzata.
Raggiunse il retro del Caffè quasi con un po’ di ansia,
desiderando solamente il calore del locale e una tazza del suo tè preferito.
Anche se ormai lavorava lì soltanto alcuni weekend – con i ritmi della
compagnia proprio non ce l’avrebbe fatta – quel posto era quasi più casa della
sua villa enorme e solitaria, il rifugio in cui sapevano tutte di poter trovare
sempre la porta aperta.
E in caso, avevano tutte la chiave di scorta.
Non si annunciò con un ciao come suo solito, preferendo scivolare il più possibile
silenziosa lungo il corridoio.
Il destino volle, ovviamente, che Ryo stesse salendo le
scale dal seminterrato in quel momento.
« Ciao, girlfriend,
» la prese in giro non appena la vide.
La mora alzò gli occhi al cielo esasperata, allentando la
sciarpa di lana grossa che indossava: « Ma come siamo divertenti, hai mangiato
pane e battutine a colazione? »
Ryo la accompagnò fino alla cucina: « E’ per questo che
mi trovi irresistibile, no? »
« In realtà sono i tuoi beni finanziari. »
« You are terrible.
»
L’americano si versò una tazza di caffè nero bollente
mentre accese il bollitore dell’acqua per lei.
« Parlando seriamente, credo che questa cosa sia un po’
sfuggita di mano. »
Le fece segno di avvicinarsi e prese in mano il
cellulare, mostrandole l’ultimo messaggio ricevuto da Zakuro.
23:14
Tutte le
volte che torno a casa spero sempre di potermi rilassare, e tutte le volte mi
sbaglio.
Cos’è
successo con Ichigo e perché mi sta dicendo che tu ti stai approfittando delle
tue amiche come “uno dei soliti imbecilli maschilisti?”
Minto si portò una mano alla fronte: « Ma le hai
raccontato la verità? »
« Secondo te mi metto anche a mentire a Zakuro ora? Sono
stupito che non sia venuta a dirti nulla! »
La mora emise un gemito sconsolato e scosse la testa: «
Chissà cosa penserà la onee-sama ora di me, sarà delusissima…! »
« Io penso che invece stia a sghignazzare sotto i baffi
pregustando ciò che mi succederà… » borbottò l’americano.
« Cosa? »
« Niente, lascia perdere. »
« Smettila di fare la caffettiera, soprattutto quando si
tratta di Zakuro nee-san. »
« Devi ammettere che a volte il suo umorismo è un po’
deviato. »
Il dorso della mano della ragazza collise quasi
automaticamente con il braccio di lui, una reprimenda per la battuta sulla
onee-sama, poi Minto sospirò di nuovo: « Versami un tè per favore, ho bisogno
di un momento. »
« So I’m full on
boyfriend mode now. »
« Ssssssh. »
Lo sentì sbuffare mezzo divertito e continuare a bofonchiare
sottovoce mentre lei si allontanava, pensando alla maniera migliore per
spiegare tutta la situazione alla onee-sama senza che lei la prendesse troppo per fuori di testa.
Non fece però in tempo a raggiungere la porta del bagno
delle signore che Kisshu le si parò davanti, le mani in tasca e lo sguardo
corrucciato, facendola sobbalzare per la sorpresa.
« Colombella. »
Minto si portò una mano sul cuore, infastidita: « Ti
sembrano i modi? » replicò, tentò di scivolare da un lato ma lui copiò il suo
movimento, bloccandole di nuovo la via.
« Fammi capire una cosa, » esclamò con tono deciso, « Ho
sentito bene, stai uscendo col biondino? »
Lei sentì il cuore accelerare appena, lo guardò di sotto
in su: « Scusami, non vedo come a te possa interessare la cosa. »
« Con Shirogane? »
insistette lui.
« E’ un ragazzo di ottima famiglia, se proprio lo vuoi
sapere, » replicò lei, « Perché? »
Kisshu schioccò la lingua e spostò il peso da un piede
all’altro, il fastidio che trasudava da ogni poro e che non faceva altro che
accrescere in lei, sotto sotto, un pelo di soddisfazione: « Pensavo che io e te
fossimo amici. O almeno in confidenza abbastanza per darmi l’anteprima sul tuo
ritrovato affetto per i damerini. »
Minto si irrigidì, colta sul vivo, i ricordi di quei
pomeriggi passati in allegre chiacchiere peripatetiche nel parco attorno al
Caffè che le rimbalzarono nello stomaco.
« Non mi sembra che tu venga a farmi i rapporti sulle tue
conquiste. »
« Sai benissimo che è una cosa diversa. »
Lei avrebbe voluto prenderlo a schiaffi, ma strinse i
pugni per placare il pizzicore sulla punta delle dita: « No, sei tu che per
qualche strano motivo pensi di poter avere qualche pretesa. »
L’alieno strinse gli occhi anneriti, sembrò sul punto di
dire qualcosa quando un colpetto di tosse distrasse entrambi.
« Hey, »
Shirogane, comparso da dietro l’angolo, gli fece un cenno col capo, un’aria
particolarmente soddisfatta dipinta sul volto, « Credo di aver sentito il mio
nome. »
Minto fu quasi certa di sentire Kisshu ringhiare piano,
prima di sibilare beffardo tra i denti: « Sei venuto a salvare la donzella,
principino? »
« Non ho bisogno proprio di niente, io! »
« Tu non hai niente di meglio da fare che bighellonare
qui intorno? »
« Un pensierino ce l’avrei… »
« Ehm… ragazzi? » la voce preoccupata di Retasu, appena
entrata nel locale, li fece voltare tutti e tre, allentando almeno per un
istante la tensione, « Va tutto bene? »
Kisshu fece un respiro profondo, lanciando un’altra
occhiata glaciale verso il biondo: « Non preoccuparti, pesciolotta, non è
niente. »
« Già! » Ichigo comparve da poco dietro l’amica, la borsa
in spalla e la schiena dritta, e si diresse di fretta e senza degnare nessuno
di uno sguardo verso lo spogliatoio, « Ultimamente qui un sacco di cose sono niente! »
« Ichigo… » Ryo sbuffò sconsolato, buttando la testa
all’indietro, ma la rossa li aveva già sorpassati zigzagando senza cura in
mezzo a loro, e di tutta risposta sbatté la porta dello spogliatoio con così
tanta forza che il rumore echeggiò per tre secondi buoni.
Kisshu lanciò loro un’altra occhiataccia gelida prima di
sparire chissà dove, mentre Retasu si limitò ad abbozzare un sorriso titubante
e corse dietro all’amica.
Shirogane sospirò e scosse la testa prima di lanciare uno
sguardo a Minto: « Senti, a questo punto perché non ce ne andiamo al cinema per
davvero? Sono già stufo di questo posto. »
Lei fissò ancora per qualche istante la porta bianca, poi
annuì: « Basta che non sia un film di fantascienza.»
Qualche ora dopo, Ryo parcheggiò l’auto nel vialetto
d’ingresso posteriore di villa Aizawa. Poteva contare forse sulle dita le volte
che aveva passato del tempo libero con una delle ragazze da sola, e la maggior
parte delle volte Zakuro era stata la ragazza in questione – anche se dopotutto
il più delle volte loro due non uscivano
per sé, rimanevano a farsi compagnia in silenzio per ovviare alla solitudine,
uno a lavorare e l’altro a leggere e viceversa, ben sapendo che ai loro spiriti
affini andava benissimo anche così.
Invece si era ritrovato a chiacchierare piacevolmente con
Minto, con quella confidenza che soltanto due che ormai si conoscevano da dieci
anni – e che avevano affrontato ravanelli viventi alti due metri – potevano
scambiarsi. Certo, Minto aveva sbuffato alla bolgia del centro commerciale
dov’era locato il cinema (lei che
visitava soltanto luoghi di shopping più altolocati),
aveva storto il naso a vedere qualche scatola di popcorn abbandonata per terra,
e aveva avuto da ridire anche sull’hamburger che avevano scelto di mangiarsi a
film finito, lamentandosi delle calorie a cui la stava costringendo… ma vederla
inzuppare le patatine senza pietà nella maionese mentre sviscerava epiteti poco
cortesi nei confronti di vari soggetti per cui lui non poteva che darle
ragione…
Forse non aveva tutti i torti quando diceva che loro due
avessero più cose in comune di quanto avesse mai pensato. L’aveva fatto ridere,
questo era certo, anche per il modo in cui, nonostante i sobbalzi, avesse
guardato il film horror che avevano scelto senza perdersi una scena, una luce
fin troppo interessata negli occhi.
E forse, tutta questa storia del piano malefico non era
poi così malefica.
« Ho bisogno di una vacanza, » Minto si strinse ancora di
più il cappotto attorno al corpo mentre usciva dall’auto e si avviava sul
ghiaino.
« Sarebbe una subdola richiesta? » la prese in giro lui,
accompagnandola verso la porta, le mani infilate in tasca.
La mora gli lanciò un’occhiatina infastidita: « Quella me
la posso permettere anche da sola, grazie. E comunque non sono Ichigo, non mi aspetto che tocchi sempre al cavaliere
addossarsi tutte le spese. »
Ryo strinse le labbra e annuì piano: « I know you’re not. »
Lei si fermò e lo guardò di sottecchi, prima di
sorridergli cordiale: « Grazie per il pomeriggio. È stato divertente smettere
di pensare a tutti i casini per un po’. »
« Idem per me. Anche se davvero non c’era bisogno di
dividere anche il costo dei popcorn. »
« Sono una donna indipendente, io. »
« Sbaglio o questa è casa di papino? »
« Sei uscito dal Caffè l’anno scorso, a calci. »
Lui rise piano e scosse la testa: « Sempre l’ultima
parola, eh, Aizawa? »
« Puoi scommetterci. »
Ryo la fissò ancora per un istante, poi si piegò una
frazione di minuto su di lei, poggiando le labbra sulle sue e rubandole un
sospiro di sorpresa. Si schiarì la gola non appena si separarono, e si
fissarono perplessi a vicenda.
« Già, no. »
« Peggio che baciare mio fratello. »
L’americano rise sottovoce e scosse la testa, poi le
lasciò un buffetto affettuoso sulla guancia: « A domani, Aizawa. Vedi di non
cacciarti in altri pasticci. »
« Senti chi parla. »
Minto lo salutò con un cenno della mano non appena lui si
infilò in macchina, e fece dietrofront sui tacchi diretta alla porta sul retro,
leggermente divertita da tutta quella situazione.
E sicuramente di un umore migliore della figura
appollaiata tra gli alberi del suo giardino.
§§§
« Quindi rimarrai qui ancora un po’? »
Zakuro annuì e fece scorrere un paio di grucce lungo
l’asta di metallo a cui erano appese, alla ricerca di un capo che attirasse la
sua attenzione.
« Le riprese per la prossima stagione non partiranno fino
a febbraio, al massimo dovrò fare qualche viaggio per estemporanee interviste o
photoshoot. »
« Sai che se hai bisogno di compagnia, non devi farti
remore a chiedere. »
Fissò Minto da sopra gli occhiali scuri che indossava,
con un mezzo sorriso divertito: « Hai bisogno di una vacanza? »
« Avrei bisogno di dieci vacanze, » la mora girò attorno
alla rastrelliera per controllare gli abiti dall’altro lato, « Un mese di
totale nullafacenza su una spiaggia bianca e desolata. »
« Ancora devo trovarla un’agente che mi trovi queste
occasioni. »
« Lo so, hai ragione, tu sei stressatissima, » la
ballerina giocherellò per un istante con il cartellino di un vestito prima di
passare a quello successivo, « Per questo sono contenta che rimarrai un po’ a
casa, potremmo andare alle terme a rilassarci, o a quella nuova SPA che ha
appena aperto al Four Seasons. Che ne dici di questo? »
« Mmm, » Zakuro le si affiancò e le lanciò un’occhiata
divertita, « Sicura che il tuo nuovo fidanzato
non abbia niente da ridire per un vestito così corto? »
Minto arrossì vistosamente alla battutina della modella,
continuò a tenere l’abitino nero pressato contro al corpo per testarne
l’effetto mentre si azzardava a guardarla storta: « Punto primo, non ti ci
mettere anche tu, so benissimo che sai tutto. Purtroppo, davvero tra me e
Shirogane non ci può essere altro che un’amicizia. E in ogni caso, nessuno dovrebbe
mai nemmeno osare di venire a commentarmi che un mio vestito possa essere
troppo corto. »
L’amica trattenne un sorriso e voltò appena il capo da
una parte: « Purtroppo? »
« Be’, non puoi negare che sia un bel ragazzo con una
mente più che brillante, un’affascinante storia e un più che affascinante conto
in banca - non guardarmi così, lo sai anche tu che è vero. Considerata la fila
di galline che puntualmente vengono al locale soltanto per riuscire a rubare
un’occhiata all’americano più in voga della città, lui dovrebbe ritenersi
fortunato se potesse scatenare in me qualsiasi tipo di interesse non fraterno.
»
Zakuro annuì appena e ridacchiò piano: « Come sei
arrivata a questa conclusione? »
Minto la guardò con un’espressione un po’ irritata: « Se
mi stai chiedendo se ci siamo baciati, la risposta è sì, per una frazione di
secondo, e niente. Zero. Quindi, purtroppo. »
La modella rimase in silenzio per qualche istante,
osservando l’interno di una borsetta prima di rimetterla via: « E Ichigo? »
Vide l’amica trattenere una smorfia, un misto di
irritazione e dispiacere: « Se a volte Ichigo riuscisse a parlare prima di
mettere il muso, o prima di cominciare a sclerare come un’isterica, forse le
cose sarebbero più semplici. E a volte le fa bene rendersi conto che non sempre
tutti stanno ad aspettare lei. »
« Quindi dici che tutto questo ne vale la pena? »
La ballerina sbuffò piano: « Perché non lo chiedi a
Shirogane, » glissò dopo un po’, « C’è dentro lui tanto quanto me. »
« Purin l’ha convinto a venire a pranzo con noi. »
« Ecco, così potrai sgridare anche Ryo. »
« Minto, lo sai benissimo che non ti sto sgridando, »
Zakuro afferrò una gonna lunga e l’appoggiò sopra al braccio, « Ma non so se
abbia senso litigare con Ichigo solo per far ingelosire Kisshu. »
« Io non sto litigando con Ichigo, sto solo aspettando
che le passino i cinque minuti da protagonista. Prende sempre tutto così sul
personale…! »
Zakuro guardò il profilo dell’amica senza dire nulla,
ponderando tra sé e sé l’ironia di quel commento detto da lei, poi la seguì in
giro per il resto del negozio, lasciandola divagare su argomenti evidentemente
meno sensibili che la sua opinione su un certo alieno.
« Quanti negozi avete svaligiato? »
Purin rise non appena vide le amiche entrare al Caffè con
tre o quattro grosse buste a testa che furono appoggiate con cautela su uno dei
tavolini vuoti.
« Avevamo un sacco di cui parlare, » commentò sottovoce
Minto con una scrollata di spalle.
« Uuuh, immagino, » la biondina si infilò il cappotto con
un sorrisetto maligno, « Siamo rimaste tutte un po’ indietro con le novità. »
« Oh, non ti ci mettere anche tu. »
« Non vengo a pranzo con voi se devo essere il topic della giornata, » mugugnò Ryo di
tutta risposta.
« Sei tu quello che combina casini, » rise la biondina,
prendendolo sotto braccio come per non farlo scappare via.
Zakuro guardò divertita l’americano: « Il nostro
ammaliatore. »
Ryo, in risposta, le lanciò un’occhiataccia: « Coming from you…»
« Di che state parlando? »
« Niente, niente, usciamo da qui?»
« Dai, voglio sapere. »
« Non c’è niente da sapere. »
« Uffa, avete sempre i segreti voi due! O dovrei dire…
voi tre? »
« Su, andiamo, » Zakuro afferrò le sue borse con un
sorriso, non appena vide la smorfia irritata degli altri due « O perderemo la
prenotazione. »
«
I’m gonna lose my mind. »
Uscirono per il retro continuando a borbottare tra di
loro, i visi che subito si arrossarono per l’arietta frizzante di quella tarda
mattina che li colpì subito in pieno. Non appena oltrepassarono il cancello di
uscita del Caffè, diretti alla stazione più vicina, però, la figura imbacuccata
di Ichigo si parò davanti a loro, lo sguardo basso a terra e lo sciarpone rosa
lampone tirato sopra il naso.
« Ehi, Ichigo-chan! » Purin la salutò allegra, « Perché
non ti unisci, stiamo andando a pranzo insieme alla onee-sama! »
« No, mi dispiace, » il tono di voce della rossa era
assolutamente cordiale e briosa, ma era ovvio come stesse cercando di non
degnare di uno sguardo né Shirogane né Minto « Ma ho troppo da fare, oggi. »
« Credevo oggi fosse il tuo giorno libero, » commentò
vago il biondo.
Lei si scosse nelle spalle, preferendo concentrarsi sul
vialetto: « Ho fatto cambio con Retasu, doveva studiare per una consegna. Ma
magari oggi pomeriggio potremmo prenderci un caffè, che ne dici, Zakuro-san? »
Ryo avrebbe voluto afferrarla per le spalle e scuoterla
solo per farsi guardare.
« Certo, Ichigo, molto volentieri. »
« Perfetto, buon pranzo, ciao! »
E con il naso all’insù in maniera altezzosa copiata da chissà
quale delle sue amiche, li circumnavigò a passi larghi e raggiunse il locale
con fin troppa velocità perché fosse normale.
Purin si agganciò di nuovo al braccio di Ryo al beccarlo
in pieno a osservare la coda di cavallo della rossa che ballonzolando si
allontanava.
« Su, non te la prendere, lo sai che Ichigo-chan è fatta
così, » gli disse mentre riprendevano a camminare, « Devi solo darle un po’ di
tempo. »
Il biondo fece una smorfia, dandole appena un colpetto
con la spalla: « Vi conosco da dieci anni, eppure non diventate mai più facili.
»
« Senti chi parla! E tra l’altro, voi due pensavate di
fregare me? »
Minto quasi si fermò sui suoi passi: « Come scusa? »
« Oh, per favore, » Purin li guardò con una smorfia
birichina in volto, « Se voi due siete una coppia, io sono una foca. Avete lo
stesso feeling di due pezzetti di
legno! »
« … ma tu che ne sai! »
« Si vede! Non è che io e Taru-Taru giochiamo sempre a
carte, sai, nee-san. »
« I did not need
to know that. »
« E l’unico motivo per cui Ichigo nee-san e Kisshu
nii-chan ci stanno cascando, è perché evidentemente hanno avuto le fette di
prosciutto sugli occhi fino ad ora che avete toccato un tasto dolente. »
Lei e Zakuro si scambiarono un’occhiata complice ai due
minuti di silenzio che seguirono quel commento, prima che Minto sbottasse, le
guance fin troppo arrossate.
« Oh, sciocchezze! Ichigo sta solo facendo storie perché
è una ficcanaso che se la prende per un nonnulla. E… vabbè. »
Avrebbe voluto aggiungere qualcosa, qualsiasi cosa sul comportamento di un certo alieno, ma la verità
era che non l’aveva più rivisto da quando le aveva fatto quella specie di
imboscata al Caffè, un paio di giorni prima, quindi cosa c’era in fondo poi da
dire?
Zakuro si schiarì appena la gola per far capire a Purin,
che già aveva aperto la bocca, di non insistere oltre; la biondina annuì piano,
e trotterellò contenta avanti a loro.
« Come vuoi tu, nee-chan. Dove andiamo a mangiare? »
§§§
Ryo ringraziò con un cenno del capo la barista oltre al
bancone che gli porse il bicchiere di birra, poi si fece largo attentamente tra
la folla per raggiungere il tavolo all’angolo dove i suoi amici stavano
festeggiando rumorosamente.
Se si fosse soffermato su come erano sempre stati i suoi
rapporti con gli altri, almeno fino ai quindici anni, forse avrebbe ancora
tentennato a credere, gli costava un po’ dirlo, alla nuova nozione di poter
tranquillamente uscire per una birra con degli altri ragazzi all’incirca della
sua età. Forse era il fatto di aver finalmente trovato, tra le persone che ora
lavoravano nei suoi laboratori di ricerca e quelle che frequentavano il suo
stesso corso di dottorato (ahem, il
quarto che aveva deciso di ottenere), qualcuno che condividesse con lui certi
interessi.
Peccato che tra questi ci fosse finito, in qualche
maniera, pure Kisshu.
Cioè, ovvio che lui sapesse come testa di broccolo fosse
stato incluso nel gruppetto, anche Pai ogni tanto si era degnato di
socializzare insieme a loro, e visto che anche il fratello minore non poteva
passare tutta la sua vita circondato
da donne, e visto che invitarlo fuori era vincere facile e anche se non poteva
disquisire con loro delle ultime novità in fatto di onde gravitazionali… in
qualche modo stava comunque simpatico a tutti, a suo agio a far baccano tra la
folla con battutine e racconti, accuratamente edulcorati, ilari e un’aria
accattivante.
Il maledetto.
Ancora doveva capire, lui,
come gli Ikisatashi riuscissero a ottenere così tanto seguito.
Soprattutto quando si trattava di certe fanciulle di
comune conoscenza.
Forse davvero quell’assurdo piano che Aizawa si era
inventata – e a cui lui, doveva ammetterlo, non si era opposto poi così troppo
– stava sortendo qualche effetto?
Non riusciva a smettere di pensare a ciò che Purin gli
aveva detto quel pomeriggio, e il fatto che effettivamente fossero quattro
giorni che Ichigo persisteva nell’ignorarlo… Aveva tempestato Minto di
messaggi, quello lo sapeva, ma a lui non ne aveva spedito nemmeno mezzo.
Lo mandava fuori di testa, in verità, piuttosto che
instillargli un briciolo di speranza. Avrebbe davvero preferito prendersi a
strilli come una volta con la rossa, piuttosto che sentirsi completamente e di
proposito invisibile ai suoi occhi.
Poi che la vocina nella testa gli stesse dicendo di
comportarsi come l’adulto che era e andarle a parlare e chiarire finalmente la
situazione, invece che continuare a torturarsi solo per vedere l’astio che
Kisshu sprizzava da qualsiasi poro ogni volta che si incrociavano, quella era
una storia differente.
« Allora, sei in libera uscita stasera? »
L’alieno gli si parò davanti, un sorrisetto tagliente in
viso e l’aria di chi avrebbe in realtà voluto prenderlo a pugni.
Ryo bevve un sorso della sua birra per iniziare a
blandire i sensi: « Non so cosa tu - »
« Io pensavo che tu avessi un pensiero fisso in testa. »
L’americano sbuffò sarcastico: « Direi che ti conviene
scegliere per quale delle due essere geloso, Ikisatashi. »
Kisshu fece un passo avanti, il sorrisetto stampato in
volto che non riusciva a mascherare l’irritazione: « Potrei dirti la stessa
cosa. »
« Ah, quindi non sei venuto qui a rompere le palle sulla
mia scelta? »
Vide la mascella dell’alieno contrarsi leggermente: «
Quello che mi turba è che mi sembra tu abbia scelto abbastanza in fretta dopo anni di… testardaggine. »
« Se hai qualcosa da ridire, sono cazzi tuoi. »
Poté giurare di sentire lo scrocchiare delle nocche del
verde che si strinsero in un pugno: « Guarda che se stai solamente cercando di
spassartela… »
« Thank you, I
am not you. »
« Ma vaffanculo, » Kisshu gli si fece ancora più vicino,
« Te l’ha mai detto nessuno che la tua aria da perfetto e nobile cavaliere
diventa irritante molto in fretta? Sarà che l’abbiamo già avuto un paladino
biondo tra le palle, forse è il perché qualcuno
sta allargando i suoi orizzonti. »
L’americano sentì la bile risalirgli per l’esofago: « O
forse è ciò che potrebbe interessare a qualcun altro. »
Non mancò il modo in cui gli occhi dorati dell’alieno
furono attraversati da un lampo nero di rabbia.
« Ti diverte, eh, pensare sempre che tu sia il più bravo
di tutti? Peccato che quest’aria da bad
boy non ti si addica, e non con… »
Ryo esalò un attimo, scrutando attentamente il volto
dell’alieno mentre un paio di pensieri si combinavano nella mente come pezzi di
un puzzle più chiaro, cercando di domare la voglia che aveva di continuare a
torturarlo (o alternativamente, di tirargli un cazzotto giusto per la
soddisfazione di mettersi in pari con Zakuro).
« Se avessi sprecato il tuo tempo a connettere il
cervello invece che a fare il cazzone in giro, forse la situazione sarebbe un
pelino differente. »
Invece che allentare un po’ la tensione, la frase sembrò
far irritare solamente di più il verde.
« Vuoi sentirti dire che hai vinto un premio? » sibilò.
« Non stavo facendo nessuna gara, io, » poi rise amaro, «
E’ ironico che tu e Ichigo abbiate lo stesso problema, fate sempre molta fatica
a capire le cose che vi guardano dritte in faccia. »
E senza aspettare che Kisshu rispondesse, già abbastanza
soddisfatto dell’espressione turbata che riuscì a smuovergli, l’oltrepassò
senza negargli una spallata, ricongiungendosi al gruppo di amici e dissetando
il rancore con la consapevolezza della rabbia del verde che lo accompagnò per
il resto della serata.
§§§
Il sabato mattina, prima dell’apertura, il Caffè sembrava
essere più riservato alla riunione settimanale dei componenti originali del
gruppo che alla reale preparazione delle sale.
Era un rituale ormai consolidato, accettato anche dai
camerieri che nel tempo avevano preso il loro posto, onorato sia da chi ancora
saltuariamente faceva un turno al locale sia da chi ritornava solo a casa. La
risata divertita di Purin e quella più contenuta di Retasu risuonarono per la
cucina, la prima intenta ad allacciarsi il grembiule della divisa e la seconda
che sgranocchiava contenta uno dei biscotti che Keiichiro aveva appena
sfornato, già i primi tentativi di nuove ricette per il Natale.
« Tu le vizi troppo, » commentò con un sorriso Ryo,
appoggiato a uno dei banconi con la sua tazza riservata colma di caffè nero.
« Sei tu che non ci vuoi abbastanza bene, nii-san, » lo
prese in giro la biondina, afferrando un dolcetto e mordendoglielo davanti con
una smorfia esagerata per prenderlo in giro.
« Dopotutto, ti sopportano da un sacco di anni, » si
aggiunse il commento sotto i baffi del pasticcere.
«
I thought you were first and foremost my
friend. »
« Su, non essere geloso, noi siamo molto più carine. Tu
sei molto figo, ma noi siamo adorabili. »
« Purin! »
« Metà della clientela è qui solo per il capo, nee-chan,
è inutile negarlo. Non so come faccia Minto-chan a non essere gelosa. »
« Ah. Ah. So.
Funny. »
La menzionata Minto, che era appena entrata dalla porta
sul retro e si stava ravvivando i capelli dopo aver tolto l’elegante basco che
indossava per proteggersi da quella brezza gelida che sembrava non desistere,
tossicchiò appena, leggermente divertita mentre li salutava con un sorriso.
« Forse Shirogane-kun dovrebbe andare in giro senza
maglietta, così faremmo un boom di profitti e lui smetterebbe di lamentarsi che
noi scrocchiamo. »
« Sìììììì ottima idea, facciamolo! »
Mentre Purin rideva ancora a squarciagola e trascinava
con sé una Retasu un po’ paonazza all’idea, il biondo scosse la testa e si
avvicinò alla ballerina, dandole un colpetto con la spalla e abbassandosi per
sussurrarle all’orecchio.
« Indovina chi è venuto a rovinarmi la serata ieri sera.
»
Minto corrugò la fronte intanto che lo seguiva fuori
dalla cucina: « Ti prego dimmi che non hai fatto stupidate. »
« Perché mai dovrei farle io le stupidate? »
« Perché per quanto tu possa essere geniale, comunque
rimani un uomo col testosterone poco soddisfatto. »
« Ehi! »
« Non lamentarti e raccontami. »
Intanto, dall’altro lato della sala, Ichigo – che pur
arrivando incredibilmente in anticipo aveva accuratamente evitato di unirsi
alla solita seconda colazione in cucina – non si era accorta che ormai aveva
fatto a pezzetti i tovagliolini che avrebbe invece dovuto infilare nel loro
contenitore, visto quanto era concentrata a osservare i due amici che continuavano a parlottare tra
di loro.
Okay, d’accordo, era stata stupita quanto gli altri
quando era venuto fuori che loro due
si stavano frequentando, però dopotutto entrambi non facevano che rinfacciarle
il loro “status sociale” più e più volte quindi per certi versi capiva come si
fossero trovati, ed era felice se anche Minto-chan riusciva a trovare qualcuno
che le volesse bene…
E forse Shirogane avrebbe smesso di essere sempre così
musone…
Anche se ogni tanto pensava che…
Scosse la testa, ancora arrabbiata. La segretezza! Era la
cosa che più la faceva imbestialire, e Minto lo faceva così spesso… era
insopportabile! Già era difficile comprendere
cosa fosse successo con quei due, quando e come (e forse anche perché), se poi continuavano a cospirare
come avevano sempre fatto…
Non era gelosa, ovviamente,
era solamente delusa perché non avevano pensato che magari le avrebbe fatto
piacere sapere cosa stava succedendo visto che erano tutti amici, che Minto era
la sua migliore amica, e che
Shirogane era…
E ora parlottavano
lì in un angolo, la ballerina con un sorriso così compiaciuto in volto per
chissà cosa… avevano anche coraggio a venire lì al Caffè a tubare in maniera
ancora più asociale del solito! Non potevano starsene in una delle loro
abitazioni costose per scambiarsi effusioni? Era anche ingiusto nei confronti di chi si ritrovava single dopo un sacco di
tempo, e…
Sbuffò piano tra i denti, lanciando un’altra occhiatina
velenosa all’insopportabile matassa di capelli biondi che, come al solito, le
provocò un frullio indefinito nello stomaco.
Stupido Shirogane. Tanto lo sapeva che era tutta colpa
sua. Lo era sempre stata. Dopotutto, con chi altro aveva battibeccato per anni
e anni per le ragioni più sciocche, soltanto per il gusto di beccarsi a
vicenda, per vedere quel sorrisetto alterato ogni volta che la chiamava ragazzina, o l’espressione mezza stupita
e mezza soddisfatta ogni volta che lei riusciva a ribattere in maniera altrettanto
sagace?
Era quasi una sua prerogativa! E pensava che nonostante
tutto avessero costruito un bel rapporto, dove si scambiavano confidenze su
tutto, soprattutto le cose importanti, non aveva mai avuto problemi o dubbi su
chiedergli consigli su un sacco di cose e vederlo come punto di riferimento, e
invece…
Un senso di tristezza le strinse la gola, sbatté il
contenitore di tovagliolini ancora vuoto al centro del tavolo con più impeto
del dovuto. Vide Minto salutare con un gesto della mano prima di avviarsi verso
l’uscita, probabilmente pronta a qualche giro di shopping del weekend, mentre
Ryo si diresse direttamente al piano di sotto, al laboratorio che ancora era
attivo per la parte di ricerche che non erano ancora adatte a essere condivise
con il resto del pianeta Terra.
Era tutto ingiusto.
Si tolse il grembiule e lo lanciò con rabbia sulla sedia,
poi marciò veloce sbattendo i piedi verso le scale, senza fermarsi a riflettere
se non a quanto avrebbe insultato lo stupido americano.
Aprì la pesante porta del laboratorio praticamente
gettandocisi contro, entrò come una furia nella stanzetta in tempo per vedere
Ryo, già seduto alla sua scrivania, sussultare spaventato per la sorpresa.
« Non impari mai a bussare, tu?! »
Ichigo si piantò a metà stanza, incrociò le braccia al
petto e gonfiò le guance proprio come quando era più giovane.
« Pensavo che io e te fossimo amici! »
Lo vide corrugare la fronte e sbuffare già infastidito: «
E io pensavo che ultimamente preferissi la compagnia di altri amici. »
« Certo, almeno Kisshu-kun non è un rompiscatole musone
come te! »
« Bene, problema risolto allora, » e girò di nuovo la
poltrona per concentrarsi sugli schermi.
La rossa strinse i pugni ai fianchi e prese un respiro
profondo per tentare di calmarsi e non urlargli in faccia.
« Io sono contenta se tu e Minto-chan vi… frequentiate, »
tentennò appena sull’ultima parola, « Però dovresti ammettere che non siete
stati molto corretti nei nostri confronti. »
Lui alzò un sopracciglio, con un’occhiata perforante: «
Nostri? »
Ichigo spostò a disagio il peso da un piede all’altro: «
Potevate dircelo, mi sembravano notizie importanti… »
Ryo alzò un dito come a fermarla, prima di strofinarsi la
fronte come se uno dei suoi soliti mal di testa fosse in arrivo: « Fammi capire,
Ichigo, da quando hai tutto questo interesse per la mia vita privata? »
« Io e te ci siamo sempre parlati di tutto e - »
« Davvero? Mi sono perso allora l’update su questa ultima, socialissima parte della tua vita. »
Le guance della ragazza si tinsero di porpora: « Non
provare a farmi la ramanzina o giudicarmi, sai, io ho tutto il diritto di - »
« Mai detto che tu non ce l’abbia, ma non venirmi a fare
le prediche quando qualcuno che non sei tu decide di andare avanti. »
La vide sussultare appena: « A-avanti? »
« Oh, don’t
bullshit me. »
« Tu parla come mangi! »
« Vuoi che parli? Bene! » Ryo si alzò, arrabbiato,
allontanando la sedia, « Di cosa ti stai lamentando, esattamente, che non ti ho
detto che esco con una? O che questa sia una tua amica? Perché a me sembra che
tu ti sia svegliata dopo anni per venire a fare la gelosa dopo che invece ti
sei sollazzata senza ricambiare ciò che ora stai chiedendo a me. »
« Io non sono gelosa, potrei dire che tu invece lo sei! »
« Di cosa, delle tue scampagnate serali in discoteca con
Ikisatashi? Ma per favore! »
« Oh scusa se preferisco divertirmi invece che passare la serata col muso sul divano! »
« Sì, ho visto che ti diverti, complimenti. »
« Se non volevi che mi divertissi, avresti dovuto fare qualcosa!
Invece vieni a rompere le scatole solo adesso - »
« Perché, tu non mi stai rompendo le scatole? »
« - quando non capisco cosa tu abbia da rompere visto che
alla fine l’occasione l’hai colta con Minto-chan! »
« Ma cosa stai dicendo, » l’americano rise quasi
sprezzante, si passò una mano sul volto per cercare di ricomporsi, « Avresti
voluto che mi gettassi ai tuoi piedi con grandi proclamazioni appena ti avrebbe
fatto comodo, è questo che stai dicendo? »
« Be’ non pensavo certo che ci avresti provato con una
mia amica! »
« Oh no, ragazzina,
non è così che funziona l’esclusiva! »
Lei fece una smorfia e cercò di sostenere gli occhi
azzurri che la stavano trapassando da parte a parte: « Io pensavo che… » lo
guardò si sbieco attendere che lei continuasse, un sopracciglio alzato in
quella maniera sarcastica che conosceva da una vita, mentre lei tentava di
riordinare i pensieri che le urlavano contemporaneamente a lui in testa, « Se
io… tu… parlavamo e… »
« No, io parlavo, ragazzina, tu ci stavi provando con
tutti tranne che con me e ora hai anche la faccia tosta di lamentarti. »
La vide assumere due sfumature violacee in volto: « Non
ti permettere! E – e almeno io stavo facendo qualcosa! Non come te! »
Ryo temette di stare per tirare un pugno allo schermo più
vicino del computer e romperlo irrimediabilmente.
« Ichigo, sto veramente per mandarti a quel paese, perché
tu sono anni che non capisci un
dannato accidente. »
Ichigo si fermò un istante, come a riflettere, poi pestò
un piede a terra in maniera infantile, i pugni chiusi lungo i fianchi: « E tu
sei un deficiente impossibile! » strillò a pieni polmoni, prima di fare
dietrofront sui talloni e avviarsi spedita verso la porta.
Ryo emise un gemito esasperato e, di puro istinto, le
afferrò il polso poco prima che raggiungesse la porta, la voltò verso di lui in
una mezza piroetta e, senza nemmeno a riflettere se non sul fatto che non
succedeva da quando aveva quindici anni, le prese il viso tra le mani e la
baciò.
Ed era esattamente come se lo ricordava da dieci anni a
quella parte, la stessa dolorosa esclamazione di giubilo alla bocca dello
stomaco che si incendiò per un secondo troppo breve.
Le mani di Ichigo spinsero contro il suo petto, tentando
di allontanarlo, le labbra che lasciarono un gelido spazio dalle sue.
« Non puoi…! » boccheggiò lei, « Tu e Minto… ! »
« Non c’è niente tra me e Minto, » ringhiò spazientito
lui, stringendole le ciocche rubino tra le dita mentre riportava la bocca sulla
sua, « Stupida, non c’è niente tranne te. »
E poi Ichigo ricambiò di scatto i suoi baci, lanciandogli
le braccia al collo con foga, il suo sapore gelosamente custodito nella sua
mente per tutto quel tempo che si riaccese come dei fuochi d’artificio,
avvampandogli il cuore mentre cadeva all’indietro sul divano del laboratorio e
la trascinava con sé, come sempre aveva desiderato.
§§§
11:45
I rarely like saying this but… you were right.
Minto rilesse il messaggio un paio di volte con un sorriso
soddisfatto, prendendo un altro sorso dal suo bicchiere. Era contenta per
Shirogane, davvero. E per Ichigo. Erano decenni che sapeva come sarebbe dovuta
andare a finire, e non poteva nascondere la soddisfazione di aver contribuito a
realizzare quel finale, con un calcio a entrambi nel sedere.
Per quanto riguardava l’aver avuto ragione… be’, almeno
in parte.
« Non ha l’aria molto appetitosa. »
Sussultò alla voce alle sue spalle, la forchetta che le
scivolò tra le dita e dentro la ciotola di insalata con broccoli e salmone che
costituiva il suo pranzo.
« Quante volte ti ho detto di non fare gli agguati alla
gente? » controllò attentamente che nessuna goccia d’olio fosse finita sulla
felpa rosa antico che indossava causa allenamenti, « Che ci fai qui? »
Kisshu ghignò divertito, infilandosi le mani in tasca e
torreggiando tranquillo sopra di lei: « Sono venuto a pranzo con degli amici. »
« Siamo praticamente a quindici isolati di distanza da
dove lavori tu. »
« Da quando le distanze sono un problema per me? »
Minto gli lanciò un’occhiataccia, ben consapevole del
fatto che teoricamente gli alieni non
fossero autorizzati a usare il teletrasporto per spostarsi da un luogo
all’altro, ma anche ben consapevole di chi avesse davanti.
« E posso avere amici anche al di fuori del posto di
lavoro, io. »
Lei non si lasciò scappare la frecciatina e si schiarì la
gola.
« Che coincidenza, quindi, aver deciso di venire proprio
qui. »
« Eh, qualcuno me ne aveva parlato bene, promettendo
fantastici manicaretti. Mi sa che mi hanno ingannato. »
Minto alzò appena gli occhi al cielo e lo fissò mentre
prendeva posto accanto a lei.
« Qualcosa mi dice che la tua compagnia non apprezzerà il
tuo ammutinamento. »
Lui seguì il suo sguardo fino al paio di ragazze che,
ancora in coda per la cassa insieme al resto del gruppo, gli stavano lanciando
occhiatine tra la delusione e il veleno.
« Preferisco altro tipo di compagnia, » commentò in
risposta sottovoce.
Lei non replicò, preferendo spostare impercettibilmente
la sua sedia un poco più in là mentre ricambiava con espressione impassibile e
quasi annoiata gli sguardi delle altre.
Kisshu la scrutò un istante, afferrando uno dei grissini
che le avevano accompagnato al pranzo e spezzandolo a metà.
« E’ un po’ che non ci aggiorniamo. »
« Non sei stato particolarmente socievole in questi
giorni. »
« Contrariamente a te, a quanto sembra. »
Minto alzò solamente un sopracciglio come ad ammonirlo
per l’appunto, continuando a mangiare tranquilla, o almeno provando a fingere
che quel vago senso di soddisfazione che l’aveva colta la giornata precedente
quando Shirogane le aveva raccontato del suo incontro con Kisshu non le stesse
rimbalzando piano nello stomaco.
« Allora il tuo idillio con il biondo è già finito. »
Lei dovette mordersi la guancia per non sorridere.
« L’avevamo detto che stavamo solo guardando come
potevano evolversi le cose. »
« Mmmh, sì, infatti, » lui annuì poco convinto, «
Abbastanza per far andare Ichigo fuori dai gangheri. »
« Non è colpa mia se è abbastanza altalenante nel
decidere quando e quanto impicciarsi della vita privata di Shirogane. »
« La sua teoria è che gli amici debbano dirsi le cose
importanti. »
« Oh ti prego, non ti ci mettere anche tu! » Minto sbuffò
rumorosamente, quasi sbattendo di nuovo la forchetta sul tavolo, « Sarebbe per
questo che sei alla seconda imboscata che mi fai, perché io non ho detto niente? »
Lui cercò di ignorare il tono con cui aveva scimmiottato
sia lui che la rossa: « Magari sono curioso di sapere da quando tu hai deciso
di impicciarti della vita privata di Shirogane. »
« Abbiamo concluso che puoi anche fare a meno, visto che
non è andata da nessuna parte. »
« Ti dispiace? »
« Anche se fosse, non ti darei mai la soddisfazione di
risponderti a una domanda del genere. »
Kisshu la guardò infastidito, incrociando le braccia al
petto: « Perdonami, non vorrei farti perdere altro tempo a raccontarmi le cose,
» replicò ironico, « Nonostante non mi fosse sembrato che ti facesse schifo. »
« Non ho mai detto questo. »
« Immagino che tu abbia avuto molto da parlare con il biondo. »
« Non gradisco queste insinuazioni. E lo dici solo perché
Ryo ti sta antipatico a prescindere. »
« Shirogane magicamente incarna un prototipo che fatico a
digerire, e nonostante tutto abbiamo gusti
troppo simili. »
« Scusami? »
Kisshu sbuffò indispettito, si passò un paio di volte la
mano tra i capelli, il ciuffo annerito che si arricciò in maniera buffa verso
l’alto.
« Tortorella, ti è mai passato per l’anticamera del
cervello che sentirti sempre dipingere spasimanti principeschi non è
esattamente incoraggiante? »
Minto fece schioccare la lingua infastidita, sia dal
commento che dal nomignolo: « Non sono così
superficiale da pensare solamente alle finanze altrui. »
« No, però poi hai deciso di uscire con Shirogane, quindi
sai com’è, capisci. »
Lei drizzò la schiena e scostò lo sguardo, puntellando
con i denti della forchetta un povero broccolo innocente: « Non vedo cosa ci
sia da capire, in realtà. Perché mai dovresti fare i paragoni con le persone
con cui esco, non - »
« Fare la finta tonta non ti si addice, fammi la grazia
di non insultarmi, » rimbeccò lui abbastanza piccato, « O te lo vuoi proprio
sentir dire che l’altra sera gli avrei tirato un cazzotto solo per la faccia da
culo che aveva dopo averti baciata? »
La mora si irrigidì all’istante, un accenno di rossore
che le risalì fino alle guance e gli occhi scuri che si sgranarono a quelle
parole – o almeno per qualche istante, prima che il loro retroscena le si
facesse chiaro e lei si girasse come una furia verso di lui.
« Cosa vuol dire che – tu non devi permetterti di
seguirmi! » sibilò infuriata, « Né di mettere il naso nelle cose che faccio!
Queste tue manie da stalker sono becere espressioni di maschilismo e… »
« Quando hai finito di insultarmi, » Kisshu si piegò in
avanti con un sorrisetto accennato, « Prova a fare due più due e focalizzarti
sul fatto che ti ho appena detto che sono geloso. »
Minto arricciò il naso in una smorfia contrariata: « …non
è una buona motivazione per un comportamento del genere, io non mi mettevo a pedinarti per vedere cosa Ichigo e… »
« Aaaaah, » il sorriso soddisfatto dell’alieno, che si
riappoggiò allo schienale della sedia, la fece ammutolire, e lui fece un cenno
con la mano, « Scusa, ti ho interrotto, dicevi? »
« Vai a quel paese, Ikisatashi. »
« Non sono certo modi per una signorina! »
Lui ridacchiò ancora compiaciuto dell’occhiataccia che si
guadagnò, poi si azzardò a picchiettarle un ginocchio con la punta del dito.
« Comunque, dicevo sul serio, sai, tortorella. »
« Tu dici un sacco di cose. A vanvera. »
« Molte sono stronzate, okay, ma non tutte. Mettitelo in
testa ogni tanto. »
Minto rigirò ancora un po’ le ultime, tristi foglioline
di insalata rimaste sul fondo della sua ciotola, appassite nell’olio: « …ci hai
messo un po’ di tempo. »
« Ripeto, non ho ricevuto molto aiuto dal pubblico. Io
parlerò anche troppo, ma tu… »
Lei sbuffò: « Il tuo curriculum non ispira troppa
fiducia. »
« Pensi mi sieda molto spesso a tavoli con le fanciulle a
bere tè e chiacchierare? Sorelline di Purin escluse.»
« … cretino. »
Kisshu rise ancora della sua espressione un po’ confusa
ma più rilassata, da quel velo di rossore che non sembrava abbandonare il suo
viso, poi prese un pacchettino sormontato da un fiocchetto dallo zaino che aveva
con sé.
« Non me lo ero dimenticato, » le disse porgendoglielo, «
Avevo solo deciso che per il momento non te lo meritavi. »
Lei tentò di nascondere il sorriso divertito e
compiaciuto mentre scartava il regalo.
« Una papera di gomma? » gli domandò retorica prendendo
il giocattolino in mano.
« Per una tortorella con una vasca da bagno regale. »
« Sei proprio un cretino. »
« Prego, non c’è di che. Poi se vuoi mandarmi un selfie
per farmi vedere che effettivamente la stai usando, non farti problemi. »
« Non ti picchio soltanto perché siamo in un luogo
pubblico. »
L’alieno rise furbesco, costringendo inevitabilmente
anche lei a un sorriso mentre scuoteva la testa rassegnata, poi un trillo sul
cellulare la fece sussultare.
« Devo andare, » annunciò un po’ delusa, « Tra quindici
minuti ricominciano le prove, non posso fare tardi. »
« Ti accompagno, » rispose l’alieno, alzandosi insieme a
lei.
« Non hai neanche pranzato. »
« Ripagami con una cena. »
Minto quasi si bloccò sull’uscio del locale, strinse le
labbra per non sorridere: « Ah, quindi tu vai anche a cena con le fanciulle? »
« Solo con certe. »
« E i fast food non contano! »
« Ma un minimo di
credito puoi darmelo! »
« Tu mangi come un bufalo, non sei attendibile in fatto
di buona cucina. »
Lui fece solo schioccare la lingua fingendosi offeso,
camminando in silenzio accanto a lei per un po’. Studiò divertito con la coda
dell’occhio il suo camminare come se tutt’ora dovesse tenere in equilibrio dei
libri sulla testa pur facendolo sembrare così naturale, l’aria composta ma quel
guizzo di furbizia negli occhi, il cappotto elegante e raffinato che cercava di
nascondere la tuta con cui, ancora, non riusciva a trovarsi del tutto a suo
agio nonostante le cadesse alla perfezione.
« Il dessert lo preferirei a casa, però. »
Minto lo guardò da sotto in su, sbarazzina: « …vedremo. »
Questa volta fu Kisshu a fermarsi, a pochi metri
dall’entrata del teatro, l’espressione un po’ stupita: « Non farlo. »
La mora si voltò per camminare all’indietro, guardandolo
divertita: « Cosa? »
« Non sorridermi in quella maniera. »
Lei scosse la testa con una risata come a prenderlo in
giro, e si avvicinò lenta agli scalini che portavano all’entrata: « Ci vediamo
dopo, Kisshu. »
« Tortorella. »
Lei si fermò sul secondo gradino, lo stomaco che le si
avvitò piacevolmente e il cuore che le batté rapido contro il petto solo al
modo in cui lui pronunciò quello stupido nomignolo, come un doloroso ordine, e
quando si voltò se lo ritrovò a pochi millimetri di distanza, la differenza d’altezza
tra loro quasi annullata ma abbastanza perché le prendesse il volto tra le mani
per inclinarle la testa all’indietro e baciarla lento, il pollice che le
accarezzava una guancia, le labbra calde nonostante il vento freddo fuori, il
borsone da danza che le scivolò a terra quando gli avvolse le braccia intorno
al torace per tirarlo più a sé.
Si allontanò solo quando sentì le risatine divertite di
alcune ragazze che passarono loro accanto per raggiungere l’entrata, ma la mano
di Kisshu rimase dov’era e lui la fissò con un sorriso morbido.
« Scusami, dovevo rifarmi di Shirogane. »
Minto rise piano e gli diede una spinta, recuperando il
suo borsone da terra: « Cretino. »
Kisshu scosse la testa, si infilò le mani in tasca e
rimase a guardarla entrare, l’aria soddisfatta e il pensiero che probabilmente
avrebbe dovuto chiedere a quel dannato biondo qualche vestito decente per la
serata.
§§§
15:26
…comunque potevi dirmelo che ti piaceva Kisshu-kun,
saresti potuta uscire con noi.
15:30
Ichigo, ancora con questa storia?
E il problema era proprio che non
volevo uscire con voi, lo sai che detesto le discoteche.
15:31
Vabbè ma quindi come è andata????!
Ho visto che ha preso in prestito una giacca molto
elegante da Shirogane-kun!!! ;) ;)
15:31
E tu che ci facevi a casa di
Shirogane, squinzietta?
15:35
Mintooooo però tu non sei divertente!!!!!!!
17:00
La tortorella è molto divertente in
realtà, sei tu che non sai… prenderla. – K.
17:02
AHAHAHAH Screenshottato <3
Potrò vendicarmi per sempre ora :3
17:08
Cominciate a correre.
§§§
Buonasera
fanciulli e fanciulle! Ogni tanto qualcosa di dolce e amorevole ci vuole, nel
mondo di oggi :3 E così non mi accusate sempre di essere crudele :D E poi
mentalmente non sono nella condizione di impegnarmi a scrivere di cose serie
LOL
La genesi
di questa ff è stata molto più lunga di quanto essa meritasse xD Era partita
tutta come un’idea avuta alle sette del mattino mentre faticavo per vestirmi in
maniera decente per andare a lavorare, e poi è diventata questa tragedia da
venti pagine per cui ho faticato come una matta. Ero fuori forma, lo ammetto, e
il periodo non è uno dei migliori – faccio la dura ma io il buio pesto del mio
parallelo non lo digerisco molto bene ^^’’’’
Poi vabbè,
del titolo non ne parliamo, c’è stato un intenso brainstorming con Ria per
trovarlo. E devo dire che era una strana sensazione, solitamente il titolo è
uno degli elementi che trovo per primo, magari a fanfiction appena abbozzata,
invece per questo vuoto totale!
Ma insomma,
alla fine siamo qui, appena poco prima di Natale, sto mangiando Pan di Stelle
“importati segretamente” mentre scrivo queste note, e sono molto fiera di me
per aver finito la storia nonostante tutti i casini dell’ultimo periodo :3
Spero che
passiate delle ottime feste e che vi rimpinziate come si deve per la fine
dell’anno – e che il 2019 ci porti consiglio!
Ovviamente
non sto a dirvi che commenti, letture, likes etc etc sarebbero un regalo molto
apprezzato 😊 Ah, e ho nascosto un’Easter Egg riguardo Shirogane e un’altra angelo
protettore della Terra custode, vediamo se la trovate 😉
Un bacione
molto nordico,
Hypnotic Poison