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Autore: Hypnotic Poison    10/12/2018    9 recensioni
Aveva sempre pensato – un po’ ingenuamente, lo ammetteva – che se mai Ichigo fosse rinsavita e avesse deciso di lasciare un certo moro ecologicamente impegnato, lui avrebbe avuto una grande possibilità. Enorme. Immediata. [...]
« Tu… tu e Shirogane-san? »
« Be’, sai com’è… le amicizie che vanno avanti da una vita… succede! » [...]
« Ti prego dimmi che non hai fatto stupidate. »
« Perché mai dovrei farle io le stupidate? »
« Perché per quanto tu possa essere geniale, comunque rimani un uomo col testosterone poco soddisfatto.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish, Mint Aizawa/Mina, Ryo Shirogane/Ryan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Friends with Benefits

 

 

 

 

 

 

Aveva sempre pensato – un po’ ingenuamente, lo ammetteva – che se mai Ichigo fosse rinsavita e avesse deciso di lasciare un certo moro ecologicamente impegnato, lui avrebbe avuto una grande possibilità. Enorme. Immediata.

Non aveva certo previsto che la suddetta rossa, giunto il momento a cui nessuno aveva mai realmente creduto, avrebbe deciso di “godersi i suoi vent’anni” e “divertirsi un po’ senza pensare troppo e farsi passare il mal di cuore”.

Il che voleva dire uscire tutti i santissimi weekend per andare a ballare e pomiciare allegramente in discoteca, e trovarsi durante la settimana per caffè con ragazzi conosciuti in università.

Con, il culmine proprio, Kisshu a farle da wingman.

Quasi peggio che vederla uscire con Aoyama.

Ryo cercò di non rendere troppo evidente il suo alzare gli occhi al cielo indispettito mentre passava oltre il tavolo a cui Ichigo e Purin stavano ridacchiando sommessamente come delle liceali (sì, d’accordo, Purin tecnicamente lo era ancora ma non per questo doveva gasare la rossa a quel modo!), scambiandosi chissà quali racconti sul sabato appena trascorso, la testa d’alga seduta insieme a loro ma più impegnata a occhieggiare un gruppetto di ragazze qualche tavolo più in là.

« Se continui a mugugnare così ti scambieremo per una caffettiera. »

Lui squadrò poco divertito la mora accanto a sé: « Non sei spiritosa, Minto. »

« Non ho detto che stavo cercando di esserlo, » appoggiò il proprio vassoio sul bancone accanto a lui e rivolse lo sguardo allo stesso terzetto, « Sei ancora messo così, eh? »

« Excuse me? »

« Se non se n’è accorta quando avevamo tredici anni, pensi che se ne accorgerà ora che ha riscoperto se stessa? »

Ryo lanciò un’occhiata fugace verso la rossa per accertarsi fosse ancora impegnata nella sua importantissima discussione e non avesse colto l’appunto fin troppo a voce alta dell’amica: « Punto primo, non sono affari tuoi - »

« Lo sono quando il tuo malumore sembra una specie di cappa su tutto il locale. »

« - punto secondo, evita di fare certi commenti, punto terzo - »

La risata squillante di Ichigo lo interruppe, Minto che sbuffò e scosse la testa già irritata da tutto quel rumore e da quelle frivolezze.

« Punto terzo? »

« Lascia perdere. »

« Potresti uscire a ballare anche tu, » la ballerina continuò imperterrita, tamburellando le dita sul legno bianco, « Loro sembrano divertirsi. »

Ryo aggrottò la fronte a quel commento e si voltò a studiarla un secondo, seguendo il suo sguardo fino a un certo alieno che stava sogghignando malizioso a chissà quale sua battutina.

« Che diavolo hai combinato? »

Minto non riuscì a nascondere un sobbalzo: « Di che stai parlando? »

« Oh, for fuck’s sake…! » la prese per un polso e la trascinò in cucina, lontana da orecchie indiscrete, « Non mi dirai che tu… ! »

Fu forse la seconda volta in vita sua che vide Minto Aizawa arrossire senza pietà: « Non farti strane idee, Shirogane.»

« Poi vieni a fare la predica a me. »

« Tu ammettilo che sei un po’ patetico da quasi dieci anni a questa parte. »

« Sì ma… Kisshu?! »

« Non è successo un accidente, se proprio ti interessa, io non sono quel genere di ragazza! »

« … Aaaah, quindi è per questo che da qualche settimana se uno solo ti si avvicina rischia di essere fulminato.»

Minto lo colpì senza remore con uno schiaffo sul braccio: « Senti chi parla, Mister Travaso di Bile! »

« Cosa state combinando qui dentro? » Purin entrò come il solito tifone, seguita dal soggetto del discorso.

Shirogane alzò di nuovo gli occhi al cielo e sospirò esasperato prima di prendere la porta con passo pesante: « Me ne torno a lavorare. »

« Nii-san, non stai mai con noi però. »

Kisshu, il solito sorrisetto allegro e birichino che lo caratterizzava stampato in faccia, si appoggiò con i gomiti sul tavolo da lavoro, allungandosi verso Minto, impegnatissima ad allineare lentamentetutti gli stampini per i dolci nel loro cassetto: « Tortorella, non mi hai nemmeno salutato, oggi. »

« Ciao Kisshu. »

« Un po’ più di pathos? »

Lei gli lanciò un’occhiataccia che lo fece ridere, rubò uno dei biscotti lasciati in una ciotola e lo ingollò in un boccone solo: « Immagino tu non abbia intenzione di unirti a noi il prossimo sabato? »

« Per racimolare misere attenzioni di soggetti poco interessanti in un mare di corpi alticci e sudati? Figuriamoci! »

« Un no grazie sarebbe bastato. »

Minto decise di ignorare di nuovo la sua aria divertita, si girò dandogli la schiena: « Non vorrei mai che la mia presenza ti impedisse di espandere la tua cerchia di amicizie. »

« Scherzi, è scientificamente provato che andare a ballare con delle ragazze aumenta le possibilità di cuccarne qualcuna. »

« Io ho troppo rispetto per me stessa, » rispose lei punta sul vivo, drizzando la schiena.

« E dai, tortorella, ci stiamo solo divertendo. »

« Infatti, » la mora prese un respiro e afferrò di nuovo il suo vassoio, stampandosi in faccia un sorriso cordiale, « Ora scusami, ma ho da fare. »

Marciò con quanta più calma fuori dalla cucina, tentando di ignorare il fastidioso sapore metallico che avvertiva alla base dello stomaco e la sensazione di quegli occhi dorati puntati addosso.

 

 

Finita la giornata, Minto si ritirò per ultima in spogliatoio, desiderando solo del meritato silenzio e della quiete dopo tutte le chiacchiere di quelle ore.

Maledetto Shirogane, si continuava a ripetere, non sapeva nemmeno lei come avesse fatto a smascherarla in due secondi – lui!!! – e le stava causando assoluto terrore che quella cosa potesse effettivamente essere così chiara e palese a tutti, fuori dal suo controllo più di quanto non fosse già. Cosa mai le era venuto in mente di entrare in confidenza con quello stupido alieno, di cascarci come la più sciocca delle ragazzine, di ridere alle sue stupide battutine idiote, lei?!

Certe cotte non si prendevano a ventidue anni!

E se ora l’avessero scoperto tutti prima che lei fosse riuscita a farsela passare, a ritrovare il contegno che le si addiceva? Oh, maledetto Shirogane e maledetto Kisshu…!

« Ciao. »

Il leggero bussare sulla porta la prese alla sprovvista, facendola sobbalzare. Si portò una mano al cuore e sospirò piano, vedendo chi sostava sull’uscio della stanza.

« Oh, onee-sama, perdonami, ero sovrappensiero… sei tornata! »

Zakuro annuì piano e si portò gli occhiali da sole in testa: « Non ti volevo spaventare. »

« Non fa niente, figurati, anzi… è stata solo una giornata faticosa. Tu come stai? Come è andata la campagna pubblicitaria? »

Poté giurare che la modella la stesse studiando con la stessa aria pacatamente divertita del sopracitato maledetto americano, una posa molto simile con le braccia incrociate e la spalla destra appoggiata allo stipite.

« Tutto bene, e voi? Cosa mi sono persa in questi giorni? »

Minto si sistemò delle pieghe invisibili sulla camicetta che indossava: « Niente, tutto regolare, banalità, solita vita. Troppi dolci. »

« Davvero? »

Il tono della modella era assolutamente neutrale, ma si conoscevano da troppi anni perché si facessero scappare qualcosa. La mora guardò l’amica di sottecchi, sibilando un sospiro che fece trasparire la sua leggera irritazione: « Come ci sono finita io nei discorsi tra te e Shirogane? »

Zakuro sorrise appena: « Si stava sfogando contro un certo alieno di nostra conoscenza. »

Fece borbottare la ballerina con pazienza, testando se continuare su quella linea o lasciar perdere, ormai avvezza al caratterino pungente di Minto. Vedendola così abbattuta, però, si decise a premere un po’ di più la questione.

« Ti piace Kisshu, e quindi? Non vedo dove sia il problema, » esclamò, sedendosi con eleganza sulla panchina e osservando la schiena dritta dell’amica irrigidirsi a quel commento così diretto.

« Nemmeno detto da te suona convincente, onee-sama, » mugugnò l’altra in risposta, « C’è una lunga lista di lati negativi, a cominciare prima di tutti dal suo comportamento. »

« Non puoi arrabbiarti con lui solo perché esce a divertirsi, com’è giusto che sia. »

« Mi stai inquietando a stare dalla sua parte. »

« Non sono dalla parte di nessuno, sto solo cercando di farti vedere le cose come stanno. È logico che se lui non sa, non ha nessun dovere nei tuoi confronti. »

« Se almeno la smettesse di ronzarmi intorno, io… » Minto nascose il viso nell’armadietto, sospirando sconsolata, « Ah, è così frustrante! »

La modella si studiò le unghie sapientemente colorate: « Hai mai pensato alla possibilità che se ti ronza intorno è perché… »

« Be’ allora potrebbe dire qualcosa! »

« Minto. »

« Perché deve uscire proprio con Ichigo? » il nome della rossa fu sottolineato dallo sbattere dello sportello dell’armadietto « Perché non può uscire con… che ne so… te? »

Zakuro strinse le labbra per non ridere a quel pensiero, e Minto sbuffò rumorosamente non appena ingranò anch’ella la questione.

« Magari potresti parlarci. »

« Cerrrrrto, perché sono entrambi molto ricettivi sotto questo punto di vista, » la mora si sedette accanto all’amica sulla panca, una smorfia irritata sul volto.

« Sono sicura che Ichigo-chan capirebbe. »

« Oppure si lamenterebbe che voglio toglierle tutto il divertimento innocente in questo momento difficile. Come se Aoyama-kun non l’avesse lasciato lei…! »

Zakuro cercò di incrociare lo sguardo della ballerina, che si stava concentrando solo sul torturare una pellicina fastidiosa sull’indice sinistro.

« Non è che semplicemente preferiresti non ammettere a nessuno, nemmeno a te stessa, questa cosa completamente naturale? »

« C’è ben poco di naturale in tutto ciò… » borbottò Minto in risposta.

« D’accordo, » la modella le concesse un sorriso e una carezza sulla mano, prima di alzarsi « Tu sai com’è meglio fare per te, giusto? »

Lei annuì solo e ricambiò il sorriso abbozzato mentre Zakuro infilava nuovamente gli occhiali e si avviava elegantemente verso la porta sul retro. Appoggiò poi la testa al muro fresco dello spogliatoio e sospirò pesantemente.

Già.

 

 

§§§

 

 

Maledetti alieni, maledetto cespuglio ficcanaso.

Shirogane si strinse di più la sciarpa di lana attorno al collo. Faceva un freddo allucinante nonostante non fosse nemmeno metà Ottobre, e il vagabondare per le strade mentre decidevano sul da farsi non aiutava minimamente. E quello stupido Kisshu, tra l’altro, che stava lì solo con un maglione e un cappello addosso come se niente fosse, gli dava ancora di più sui nervi.

Di chi era stata, dopotutto, l’idea di andare a prendere Ichigo prima e Retasu poi in università direttamente dopo lavoro, raccattare anche qualche loro compagno di corsi, passare per un izakaya per un boccone e fin troppi bicchieri di birra e poi vedere come si evolve la serata?

Ma di chi erano stati gli occhioni, gli ripeté crudelissima la vocina nella testa, che lo avevano convinto a unirsi in meno di dieci minuti con un “Dai, Shirogane-kun, non vieni mai, almeno stasera, come favore personale!”

Avrebbe dovuto fare un favore personale a se stesso e ritirarsi in un ashram sperduto nell’India per ritrovare la pace interiore e rimettere a sobbollire le sue intenzioni di guerra contro la razza aliena.

Maledetta anche Zakuro che queste cose riusciva sempre ad evitarle, la fedifraga.

E la cosa che più gli dava fastidio, doveva ammetterlo, era essere uscito solo per vedere cosa sarebbe successo, e per tenere d’occhio la rossa, perché una piccolissima, insignicante, onnipresente, pacifica parte di lui temeva che sotto sotto – ma neanche tanto – Kisshu non stesse che tessendo una elaboratissima trama per conquistare la stessa ragazza che entrambi avevano anelato così tanti anni prima.

Perché se lui, Ryo Shirogane, che si considerava una persona follemente logica e razionale (guerre intergalattiche a parte), stava ancora lì a morire dietro a una ragazzina impertinente... perché l’altro non avrebbe dovuto?

Lo scoppio di risa del soggetto in questione gli fece affossare ancora di più le mani nelle tasche dell’elegante cappotto blu scuro che indossava, le spalle incurvate e lo sbuffo irritato che divenne condensa in una nuvoletta davanti al suo naso.

« Potresti almeno fare finta di divertirti, è il mio compleanno dopotutto. »

Shirogane guardò Minto, arrivata accanto a lui, con uno sguardo incuriosito: « Non è domani? »

La mora fece schioccare la lingua, piccata: « Wooho, è già passata la mezzanotte, » rispose con un tono incredibilmente piatto, « Non posso credere che sia un martedì sera e noi siamo ancora fuori a ghiacciarci. »

« Ogni tanto hanno ragione, però, quando dicono che dovresti uscire a divertirti un po’ di più. »

« Io domani dovrò passare dodici ore in studio, a lavorare seriamente. »

« Vuoi dire oggi tra otto ore. »

« Appunto. »

Ryo rise piano: « Happy birthday, then. Niente festa grande quest’anno? »

« Non ho molta voglia di organizzarla, sinceramente, » Minto strusciò appena la punta degli eleganti stivaletti scamosciati contro il pavimento, un sorriso contento che le disegnò il viso, « Ma Seiji atterra domani pomeriggio, andremo fuori a cena insieme e rimarrà qui un paio di giorni. »

Lui ricambiò il sorriso, contento che almeno una parte, e probabilmente la più importante, della bislacca famiglia dell’amica fosse in grado di passare con lei una giornata speciale.

« Digli di passare per il Caffè, mi farebbe piacere rivederlo. Almeno lui è una persona normale. »

Minto fece una smorfia poco divertita alla presa in giro, ma la luce allegra negli occhi scuri tradiva il suo reale stato d’animo: « Ovviamente offrirai tu. »

« Figurati, sono il portafoglio della combriccola, io. »

« Allora karaoke?! »

L’urlo di Ichigo interruppe la risata che si scambiarono e li fece trasalire entrambi. Ryo assunse un’espressione truce e alzò gli occhi al cielo, ritornando esasperato come cinque minuti prima: « Non ci pensare nemmeno, ragazzina. »

« Eddai, dacci almeno un suggerimento però! »

« Non possiamo certo portare la tortorella a ballare, » Kisshu prese in giro la mora con un sorriso divertito e facendole l’occhiolino, « Potremmo scatenare le sue furie. »

« Io credo che Aizawa-san sia più interessata alla compagnia, » una compagna di corso di Ichigo, che già conoscevano di vista dal liceo e che mai le era andata particolarmente a genio, portò i lunghi capelli scuri oltre la spalla e le lanciò un’occhiatina divertita « C’è qualcosa che non ci state dicendo forse? »

« Oh for fuck’s sake, » l’americano sbuffò e si voltò sul posto, a disagio, Minto che scosse la testa già stizzita.

« Quindi? » insistette la ragazza, ondeggiando piano sul posto evidentemente a causa del troppo alcol consumato.

Minto stava per replicare seccata e chiudere la bocca di quell’ennesima gallina che palesemente agognava anch’ella un assaggio d’americano, con quegli occhi famelici e tinti da un barlume di fastidio e gelosia, quando lo captò. Vide il tentennare inquieto di Ichigo che sgranò appena gli occhi come se qualcosa le si fosse appena rivelato davanti, qualcosa a cui non riusciva a credere, e ciò scatenò nella mora uno scatto di rabbia fastidiosa e infantile per lo stupore dell’amica, come se lei non potesse trovarsi in una situazione simile. E vide lo sguardo dorato di Kisshu scurirsi, la postura di lui irrigidirsi con un’audacia che non poteva assolutamente permettersi, lui, di rivolgerle quello sguardo come se avesse qualche pretesa su di lei. E le occhiate curiose di tutti gli altri, Retasu dolcemente stupita, i compagni interessati e divertiti, alcuni forse sorpresi, perché lei non faceva certe cose, lei era sempre quella distaccata e lontana e fredda, nelle loro menti.

Fece quindi un mezzo passetto verso Shirogane, spostando appena il corpo verso di lui.

« E anche se fosse? »

Giurò di sentire lo sguardo di Kisshu trapassarla senza pietà, mentre lei si concentrava sulla faccia sbalordita e arrabbiata della gallina. Ryo stesso si irrigidì accanto a lei, che fu veloce a far sgusciare una mano dietro la sua schiena per pizzicargli il braccio da sopra la stoffa calda e intimargli, o almeno sperava, di reggerle il gioco.

« Tu… tu e Shirogane-san? » balbettò la fanciulla, con molta meno grinta di prima.

Minto strinse gli occhi, il fastidio che continuava a ribollirle in petto e a farla continuare per la sua strada: « Be’, sai com’è… » si strinse appena nelle spalle mentre apriva la borsetta per pescarci gli eleganti guanti di pelle blu notte, « Le amicizie che vanno avanti da una vita… succede! »

Fu Ichigo, questa volta, a corrugare la fronte come stesse cercando di mettere insieme i pezzi di un puzzle fin troppo complicato: « Shirogane-kun? »

L’americano sobbalzò appena al suo nome pronunciato in quel modo, poi si schiarì la gola e lanciò un’occhiata alla ragazza accanto a sé: « Well, yes… » borbottò poi, « Succede. »

« Ora scusatemi, ma io vorrei rientrare, » Minto terminò di aggiustarsi i guanti e poi drizzò la schiena con cipiglio, « Domani sarà una giornata impegnativa. »

Un borbottio confuso seguì la sua affermazione, Ichigo che cercò di mettere insieme qualche parola per fermarli, ma la mora fu più veloce a lanciare uno sguardo di sottecchi a Shirogane prima di girare i tacchi e incamminarsi.

E lui si ripeté che avrebbe davvero dovuto smetterla di cedere così facilmente a due paia di occhioni marroni.

« See ya. »

«… cosa cazzo ho appena visto. »

Il commento di uno dei loro compagni di serata, seguito dal brusio del gruppetto che evidentemente si stava lanciando in una sessione di gossip gratuito, li accompagnò fino alla fine della strada, e non appena svoltarono furono entrambi grati della quiete che li avvolse.

Minto gettò la testa all’indietro e esalò un respiro di sollievo: « Ti prego dimmi che sei venuto in macchina. »

Ryo annuì e indicò con un cenno del capo l’angolo successivo: « Credo che tu mi debba spiegare qualcosina se vuoi un passaggio. »

« Così imparano a farsi i fattacci altrui, » replicò solamente lei, giocherellando con il gancio della sua borsa, « Tutte le loro facce basite erano insopportabili, come se io non potessi avere qualcuno come te! »

« Facciamo che lo prendo come un complimento, ma comunque… »

« Gli sta bene pensare male, invece, questa è un’idea geniale. »

« Ho come il sospetto che tu non stia più parlando del gruppo in generale, » all’americano scappò un sorriso divertito, guardandola con la coda dell’occhio mentre raggiungevano la sua automobile « Il tuo piano malvagio è quello che penso, stai cercando di far ingelosire Kisshu? »

« Perché invece a te non interessa far ingelosire Ichigo. »

Lui sbuffò contrariato all’occhiata pungente che lei gli rivolse: « Non so di cosa tu stia parlando. »

« E potrei anche averti salvato da quella gallina di Fusako, » continuò a commentare la mora, salendo in auto, « Era quasi volgare il modo in cui ti stava squadrando tutta sera. »

« E se anche io mi fossi voluto divertire? »

Lei scosse la testa, quasi disgustata: « Oh ma per favore, non dirmi che anche tu hai standard così bassi! »

« Anche io? »

« Zitto e guida, Shirogane. »

 

 

§§§

 

 

 

 

Non appena avvertì il cellulare vibrarle in tasca, Minto ebbe un tremito di stizza. Erano passati due giorni da quella fantomatica serata in compagnia, e Ichigo non aveva smesso un secondo di tempestarla di messaggi indignati per non averle parlato di una cosa così importante, per la crepa nella sua fiducia, e ma da quando Shirogane!

Forse non aveva del tutto pensato ai dettagli del suo “piano”.

Estrasse il telefono e lo controllò giusto per decidere se metterlo in silenzioso o spegnerlo del tutto e darsi irrintracciabile, ma fortunatamente era solamente suo fratello che la rassicurava di essere riuscito a prenotare per il giorno dopo in uno dei loro ristoranti preferiti.

Ichigo era stata così arrabbiata con lei da essersi addirittura dimenticata di farle gli auguri di compleanno.

Qualcun altro pure.

Non che le importasse poi così tanto, okay, aveva passato una serata squisita con Seiji in un ristorante francese all’ultimo piano di un grattacielo a Shibuya, le sue compagne del corpo di ballo le avevano fatto trovare una bellissima sorpresa in studio e lei e Zakuro si erano concesse un elegante aperitivo, non sapeva nemmeno come avrebbe ringraziato l’amica per il magnifico bracciale che le aveva regalato, però…

Però diamine, a volte se lo meritavano proprio!

Scorse la chat fino a ritrovare quella con la rossa, aggiornata a quella mattina stessa.

 

10:15

Mi vuoi spiegare che diavolo è successo? Perché non mi hai detto nulla?!?

Queste sono le cose di cui si parla con la propria migliore amica!!

O almeno pensavo di esserlo!!

 

10:17

Non ti ho detto nulla semplicemente perché non è successo nulla, e tu tendi a ingigantire le cose.

Stiamo solo vedendo che succede.

Tranquillizzati.

 

10:20

Almeno potevi dirmi che ti piaceva Shirogane-kun!!!! È una cosa IMPORTANTE!!!!

Quando sei così sei davvero insopportabile!!!

 

 

Se Ichigo le avesse mandato anche solo un altro punto esclamativo, l’avrebbe strozzata.

Raggiunse il retro del Caffè quasi con un po’ di ansia, desiderando solamente il calore del locale e una tazza del suo tè preferito. Anche se ormai lavorava lì soltanto alcuni weekend – con i ritmi della compagnia proprio non ce l’avrebbe fatta – quel posto era quasi più casa della sua villa enorme e solitaria, il rifugio in cui sapevano tutte di poter trovare sempre la porta aperta.

E in caso, avevano tutte la chiave di scorta.

Non si annunciò con un ciao come suo solito, preferendo scivolare il più possibile silenziosa lungo il corridoio.

Il destino volle, ovviamente, che Ryo stesse salendo le scale dal seminterrato in quel momento.

« Ciao, girlfriend, » la prese in giro non appena la vide.

La mora alzò gli occhi al cielo esasperata, allentando la sciarpa di lana grossa che indossava: « Ma come siamo divertenti, hai mangiato pane e battutine a colazione? »

Ryo la accompagnò fino alla cucina: « E’ per questo che mi trovi irresistibile, no? »

« In realtà sono i tuoi beni finanziari. »

« You are terrible. »

L’americano si versò una tazza di caffè nero bollente mentre accese il bollitore dell’acqua per lei.

« Parlando seriamente, credo che questa cosa sia un po’ sfuggita di mano. »

Le fece segno di avvicinarsi e prese in mano il cellulare, mostrandole l’ultimo messaggio ricevuto da Zakuro.

 

23:14

Tutte le volte che torno a casa spero sempre di potermi rilassare, e tutte le volte mi sbaglio.

Cos’è successo con Ichigo e perché mi sta dicendo che tu ti stai approfittando delle tue amiche come “uno dei soliti imbecilli maschilisti?”

 

 

Minto si portò una mano alla fronte: « Ma le hai raccontato la verità? »

« Secondo te mi metto anche a mentire a Zakuro ora? Sono stupito che non sia venuta a dirti nulla! »

La mora emise un gemito sconsolato e scosse la testa: « Chissà cosa penserà la onee-sama ora di me, sarà delusissima…! »

« Io penso che invece stia a sghignazzare sotto i baffi pregustando ciò che mi succederà… » borbottò l’americano.

« Cosa? »

« Niente, lascia perdere. »

« Smettila di fare la caffettiera, soprattutto quando si tratta di Zakuro nee-san. »

« Devi ammettere che a volte il suo umorismo è un po’ deviato. »

Il dorso della mano della ragazza collise quasi automaticamente con il braccio di lui, una reprimenda per la battuta sulla onee-sama, poi Minto sospirò di nuovo: « Versami un tè per favore, ho bisogno di un momento. »

« So I’m full on boyfriend mode now. »

« Ssssssh. »

Lo sentì sbuffare mezzo divertito e continuare a bofonchiare sottovoce mentre lei si allontanava, pensando alla maniera migliore per spiegare tutta la situazione alla onee-sama senza che lei la prendesse troppo per fuori di testa.

Non fece però in tempo a raggiungere la porta del bagno delle signore che Kisshu le si parò davanti, le mani in tasca e lo sguardo corrucciato, facendola sobbalzare per la sorpresa.

« Colombella. »

Minto si portò una mano sul cuore, infastidita: « Ti sembrano i modi? » replicò, tentò di scivolare da un lato ma lui copiò il suo movimento, bloccandole di nuovo la via.

« Fammi capire una cosa, » esclamò con tono deciso, « Ho sentito bene, stai uscendo col biondino? »

Lei sentì il cuore accelerare appena, lo guardò di sotto in su: « Scusami, non vedo come a te possa interessare la cosa. »

« Con Shirogane? » insistette lui.

« E’ un ragazzo di ottima famiglia, se proprio lo vuoi sapere, » replicò lei, « Perché? »

Kisshu schioccò la lingua e spostò il peso da un piede all’altro, il fastidio che trasudava da ogni poro e che non faceva altro che accrescere in lei, sotto sotto, un pelo di soddisfazione: « Pensavo che io e te fossimo amici. O almeno in confidenza abbastanza per darmi l’anteprima sul tuo ritrovato affetto per i damerini. »

Minto si irrigidì, colta sul vivo, i ricordi di quei pomeriggi passati in allegre chiacchiere peripatetiche nel parco attorno al Caffè che le rimbalzarono nello stomaco.

« Non mi sembra che tu venga a farmi i rapporti sulle tue conquiste. »

« Sai benissimo che è una cosa diversa. »

Lei avrebbe voluto prenderlo a schiaffi, ma strinse i pugni per placare il pizzicore sulla punta delle dita: « No, sei tu che per qualche strano motivo pensi di poter avere qualche pretesa. »

L’alieno strinse gli occhi anneriti, sembrò sul punto di dire qualcosa quando un colpetto di tosse distrasse entrambi.

« Hey, » Shirogane, comparso da dietro l’angolo, gli fece un cenno col capo, un’aria particolarmente soddisfatta dipinta sul volto, « Credo di aver sentito il mio nome. »

Minto fu quasi certa di sentire Kisshu ringhiare piano, prima di sibilare beffardo tra i denti: « Sei venuto a salvare la donzella, principino? »

« Non ho bisogno proprio di niente, io! »

« Tu non hai niente di meglio da fare che bighellonare qui intorno? »

« Un pensierino ce l’avrei… »

« Ehm… ragazzi? » la voce preoccupata di Retasu, appena entrata nel locale, li fece voltare tutti e tre, allentando almeno per un istante la tensione, « Va tutto bene? »

Kisshu fece un respiro profondo, lanciando un’altra occhiata glaciale verso il biondo: « Non preoccuparti, pesciolotta, non è niente. »

« Già! » Ichigo comparve da poco dietro l’amica, la borsa in spalla e la schiena dritta, e si diresse di fretta e senza degnare nessuno di uno sguardo verso lo spogliatoio, « Ultimamente qui un sacco di cose sono niente! »

« Ichigo… » Ryo sbuffò sconsolato, buttando la testa all’indietro, ma la rossa li aveva già sorpassati zigzagando senza cura in mezzo a loro, e di tutta risposta sbatté la porta dello spogliatoio con così tanta forza che il rumore echeggiò per tre secondi buoni.

Kisshu lanciò loro un’altra occhiataccia gelida prima di sparire chissà dove, mentre Retasu si limitò ad abbozzare un sorriso titubante e corse dietro all’amica.

Shirogane sospirò e scosse la testa prima di lanciare uno sguardo a Minto: « Senti, a questo punto perché non ce ne andiamo al cinema per davvero? Sono già stufo di questo posto. »

Lei fissò ancora per qualche istante la porta bianca, poi annuì: « Basta che non sia un film di fantascienza.»

 

 

Qualche ora dopo, Ryo parcheggiò l’auto nel vialetto d’ingresso posteriore di villa Aizawa. Poteva contare forse sulle dita le volte che aveva passato del tempo libero con una delle ragazze da sola, e la maggior parte delle volte Zakuro era stata la ragazza in questione – anche se dopotutto il più delle volte loro due non uscivano per sé, rimanevano a farsi compagnia in silenzio per ovviare alla solitudine, uno a lavorare e l’altro a leggere e viceversa, ben sapendo che ai loro spiriti affini andava benissimo anche così.

Invece si era ritrovato a chiacchierare piacevolmente con Minto, con quella confidenza che soltanto due che ormai si conoscevano da dieci anni – e che avevano affrontato ravanelli viventi alti due metri – potevano scambiarsi. Certo, Minto aveva sbuffato alla bolgia del centro commerciale dov’era locato il cinema (lei che visitava soltanto luoghi di shopping più altolocati), aveva storto il naso a vedere qualche scatola di popcorn abbandonata per terra, e aveva avuto da ridire anche sull’hamburger che avevano scelto di mangiarsi a film finito, lamentandosi delle calorie a cui la stava costringendo… ma vederla inzuppare le patatine senza pietà nella maionese mentre sviscerava epiteti poco cortesi nei confronti di vari soggetti per cui lui non poteva che darle ragione…

Forse non aveva tutti i torti quando diceva che loro due avessero più cose in comune di quanto avesse mai pensato. L’aveva fatto ridere, questo era certo, anche per il modo in cui, nonostante i sobbalzi, avesse guardato il film horror che avevano scelto senza perdersi una scena, una luce fin troppo interessata negli occhi.

E forse, tutta questa storia del piano malefico non era poi così malefica.

« Ho bisogno di una vacanza, » Minto si strinse ancora di più il cappotto attorno al corpo mentre usciva dall’auto e si avviava sul ghiaino.

« Sarebbe una subdola richiesta? » la prese in giro lui, accompagnandola verso la porta, le mani infilate in tasca.

La mora gli lanciò un’occhiatina infastidita: « Quella me la posso permettere anche da sola, grazie. E comunque non sono Ichigo, non mi aspetto che tocchi sempre al cavaliere addossarsi tutte le spese. »

Ryo strinse le labbra e annuì piano: « I know you’re not. »

Lei si fermò e lo guardò di sottecchi, prima di sorridergli cordiale: « Grazie per il pomeriggio. È stato divertente smettere di pensare a tutti i casini per un po’. »

« Idem per me. Anche se davvero non c’era bisogno di dividere anche il costo dei popcorn. »

« Sono una donna indipendente, io. »

« Sbaglio o questa è casa di papino? »

« Sei uscito dal Caffè l’anno scorso, a calci. »

Lui rise piano e scosse la testa: « Sempre l’ultima parola, eh, Aizawa? »

« Puoi scommetterci. »

Ryo la fissò ancora per un istante, poi si piegò una frazione di minuto su di lei, poggiando le labbra sulle sue e rubandole un sospiro di sorpresa. Si schiarì la gola non appena si separarono, e si fissarono perplessi a vicenda.

« Già, no. »

« Peggio che baciare mio fratello. »

L’americano rise sottovoce e scosse la testa, poi le lasciò un buffetto affettuoso sulla guancia: « A domani, Aizawa. Vedi di non cacciarti in altri pasticci. »

« Senti chi parla. »

Minto lo salutò con un cenno della mano non appena lui si infilò in macchina, e fece dietrofront sui tacchi diretta alla porta sul retro, leggermente divertita da tutta quella situazione.

E sicuramente di un umore migliore della figura appollaiata tra gli alberi del suo giardino.

 

 

§§§

 

 

« Quindi rimarrai qui ancora un po’? »

Zakuro annuì e fece scorrere un paio di grucce lungo l’asta di metallo a cui erano appese, alla ricerca di un capo che attirasse la sua attenzione.

« Le riprese per la prossima stagione non partiranno fino a febbraio, al massimo dovrò fare qualche viaggio per estemporanee interviste o photoshoot. »

« Sai che se hai bisogno di compagnia, non devi farti remore a chiedere. »

Fissò Minto da sopra gli occhiali scuri che indossava, con un mezzo sorriso divertito: « Hai bisogno di una vacanza? »

« Avrei bisogno di dieci vacanze, » la mora girò attorno alla rastrelliera per controllare gli abiti dall’altro lato, « Un mese di totale nullafacenza su una spiaggia bianca e desolata. »

« Ancora devo trovarla un’agente che mi trovi queste occasioni. »

« Lo so, hai ragione, tu sei stressatissima, » la ballerina giocherellò per un istante con il cartellino di un vestito prima di passare a quello successivo, « Per questo sono contenta che rimarrai un po’ a casa, potremmo andare alle terme a rilassarci, o a quella nuova SPA che ha appena aperto al Four Seasons. Che ne dici di questo? »

« Mmm, » Zakuro le si affiancò e le lanciò un’occhiata divertita, « Sicura che il tuo nuovo fidanzato non abbia niente da ridire per un vestito così corto? »

Minto arrossì vistosamente alla battutina della modella, continuò a tenere l’abitino nero pressato contro al corpo per testarne l’effetto mentre si azzardava a guardarla storta: « Punto primo, non ti ci mettere anche tu, so benissimo che sai tutto. Purtroppo, davvero tra me e Shirogane non ci può essere altro che un’amicizia. E in ogni caso, nessuno dovrebbe mai nemmeno osare di venire a commentarmi che un mio vestito possa essere troppo corto. »

L’amica trattenne un sorriso e voltò appena il capo da una parte: « Purtroppo? »

« Be’, non puoi negare che sia un bel ragazzo con una mente più che brillante, un’affascinante storia e un più che affascinante conto in banca - non guardarmi così, lo sai anche tu che è vero. Considerata la fila di galline che puntualmente vengono al locale soltanto per riuscire a rubare un’occhiata all’americano più in voga della città, lui dovrebbe ritenersi fortunato se potesse scatenare in me qualsiasi tipo di interesse non fraterno. »

Zakuro annuì appena e ridacchiò piano: « Come sei arrivata a questa conclusione? »

Minto la guardò con un’espressione un po’ irritata: « Se mi stai chiedendo se ci siamo baciati, la risposta è sì, per una frazione di secondo, e niente. Zero. Quindi, purtroppo. »

La modella rimase in silenzio per qualche istante, osservando l’interno di una borsetta prima di rimetterla via: « E Ichigo? »

Vide l’amica trattenere una smorfia, un misto di irritazione e dispiacere: « Se a volte Ichigo riuscisse a parlare prima di mettere il muso, o prima di cominciare a sclerare come un’isterica, forse le cose sarebbero più semplici. E a volte le fa bene rendersi conto che non sempre tutti stanno ad aspettare lei. »

« Quindi dici che tutto questo ne vale la pena? »

La ballerina sbuffò piano: « Perché non lo chiedi a Shirogane, » glissò dopo un po’, « C’è dentro lui tanto quanto me. »

« Purin l’ha convinto a venire a pranzo con noi. »

« Ecco, così potrai sgridare anche Ryo. »

« Minto, lo sai benissimo che non ti sto sgridando, » Zakuro afferrò una gonna lunga e l’appoggiò sopra al braccio, « Ma non so se abbia senso litigare con Ichigo solo per far ingelosire Kisshu. »

« Io non sto litigando con Ichigo, sto solo aspettando che le passino i cinque minuti da protagonista. Prende sempre tutto così sul personale…! »

Zakuro guardò il profilo dell’amica senza dire nulla, ponderando tra sé e sé l’ironia di quel commento detto da lei, poi la seguì in giro per il resto del negozio, lasciandola divagare su argomenti evidentemente meno sensibili che la sua opinione su un certo alieno.

 

 

« Quanti negozi avete svaligiato? »

Purin rise non appena vide le amiche entrare al Caffè con tre o quattro grosse buste a testa che furono appoggiate con cautela su uno dei tavolini vuoti.

« Avevamo un sacco di cui parlare, » commentò sottovoce Minto con una scrollata di spalle.

« Uuuh, immagino, » la biondina si infilò il cappotto con un sorrisetto maligno, « Siamo rimaste tutte un po’ indietro con le novità. »

« Oh, non ti ci mettere anche tu. »

« Non vengo a pranzo con voi se devo essere il topic della giornata, » mugugnò Ryo di tutta risposta.

« Sei tu quello che combina casini, » rise la biondina, prendendolo sotto braccio come per non farlo scappare via.

Zakuro guardò divertita l’americano: « Il nostro ammaliatore. »

Ryo, in risposta, le lanciò un’occhiataccia: « Coming from you…»

« Di che state parlando? »

« Niente, niente, usciamo da qui?»

« Dai, voglio sapere. »

« Non c’è niente da sapere. »

« Uffa, avete sempre i segreti voi due! O dovrei dire… voi tre? »

« Su, andiamo, » Zakuro afferrò le sue borse con un sorriso, non appena vide la smorfia irritata degli altri due « O perderemo la prenotazione. »

« I’m gonna lose my mind. »

Uscirono per il retro continuando a borbottare tra di loro, i visi che subito si arrossarono per l’arietta frizzante di quella tarda mattina che li colpì subito in pieno. Non appena oltrepassarono il cancello di uscita del Caffè, diretti alla stazione più vicina, però, la figura imbacuccata di Ichigo si parò davanti a loro, lo sguardo basso a terra e lo sciarpone rosa lampone tirato sopra il naso.

« Ehi, Ichigo-chan! » Purin la salutò allegra, « Perché non ti unisci, stiamo andando a pranzo insieme alla onee-sama! »

« No, mi dispiace, » il tono di voce della rossa era assolutamente cordiale e briosa, ma era ovvio come stesse cercando di non degnare di uno sguardo né Shirogane né Minto « Ma ho troppo da fare, oggi. »

« Credevo oggi fosse il tuo giorno libero, » commentò vago il biondo.

Lei si scosse nelle spalle, preferendo concentrarsi sul vialetto: « Ho fatto cambio con Retasu, doveva studiare per una consegna. Ma magari oggi pomeriggio potremmo prenderci un caffè, che ne dici, Zakuro-san? »

Ryo avrebbe voluto afferrarla per le spalle e scuoterla solo per farsi guardare.

« Certo, Ichigo, molto volentieri. »

« Perfetto, buon pranzo, ciao! »

E con il naso all’insù in maniera altezzosa copiata da chissà quale delle sue amiche, li circumnavigò a passi larghi e raggiunse il locale con fin troppa velocità perché fosse normale.

Purin si agganciò di nuovo al braccio di Ryo al beccarlo in pieno a osservare la coda di cavallo della rossa che ballonzolando si allontanava.

« Su, non te la prendere, lo sai che Ichigo-chan è fatta così, » gli disse mentre riprendevano a camminare, « Devi solo darle un po’ di tempo. »

Il biondo fece una smorfia, dandole appena un colpetto con la spalla: « Vi conosco da dieci anni, eppure non diventate mai più facili. »

« Senti chi parla! E tra l’altro, voi due pensavate di fregare me? »

Minto quasi si fermò sui suoi passi: « Come scusa? »

« Oh, per favore, » Purin li guardò con una smorfia birichina in volto, « Se voi due siete una coppia, io sono una foca. Avete lo stesso feeling di due pezzetti di legno! »

« … ma tu che ne sai! »

« Si vede! Non è che io e Taru-Taru giochiamo sempre a carte, sai, nee-san. »

« I did not need to know that. »

« E l’unico motivo per cui Ichigo nee-san e Kisshu nii-chan ci stanno cascando, è perché evidentemente hanno avuto le fette di prosciutto sugli occhi fino ad ora che avete toccato un tasto dolente. »

Lei e Zakuro si scambiarono un’occhiata complice ai due minuti di silenzio che seguirono quel commento, prima che Minto sbottasse, le guance fin troppo arrossate.

« Oh, sciocchezze! Ichigo sta solo facendo storie perché è una ficcanaso che se la prende per un nonnulla. E… vabbè. »

Avrebbe voluto aggiungere qualcosa, qualsiasi cosa sul comportamento di un certo alieno, ma la verità era che non l’aveva più rivisto da quando le aveva fatto quella specie di imboscata al Caffè, un paio di giorni prima, quindi cosa c’era in fondo poi da dire?

Zakuro si schiarì appena la gola per far capire a Purin, che già aveva aperto la bocca, di non insistere oltre; la biondina annuì piano, e trotterellò contenta avanti a loro.

« Come vuoi tu, nee-chan. Dove andiamo a mangiare? »

 

 

§§§

 

 

Ryo ringraziò con un cenno del capo la barista oltre al bancone che gli porse il bicchiere di birra, poi si fece largo attentamente tra la folla per raggiungere il tavolo all’angolo dove i suoi amici stavano festeggiando rumorosamente.

Se si fosse soffermato su come erano sempre stati i suoi rapporti con gli altri, almeno fino ai quindici anni, forse avrebbe ancora tentennato a credere, gli costava un po’ dirlo, alla nuova nozione di poter tranquillamente uscire per una birra con degli altri ragazzi all’incirca della sua età. Forse era il fatto di aver finalmente trovato, tra le persone che ora lavoravano nei suoi laboratori di ricerca e quelle che frequentavano il suo stesso corso di dottorato (ahem, il quarto che aveva deciso di ottenere), qualcuno che condividesse con lui certi interessi.

Peccato che tra questi ci fosse finito, in qualche maniera, pure Kisshu.

Cioè, ovvio che lui sapesse come testa di broccolo fosse stato incluso nel gruppetto, anche Pai ogni tanto si era degnato di socializzare insieme a loro, e visto che anche il fratello minore non poteva passare tutta la sua vita circondato da donne, e visto che invitarlo fuori era vincere facile e anche se non poteva disquisire con loro delle ultime novità in fatto di onde gravitazionali… in qualche modo stava comunque simpatico a tutti, a suo agio a far baccano tra la folla con battutine e racconti, accuratamente edulcorati, ilari e un’aria accattivante.

Il maledetto.

Ancora doveva capire, lui, come gli Ikisatashi riuscissero a ottenere così tanto seguito.

Soprattutto quando si trattava di certe fanciulle di comune conoscenza.

Forse davvero quell’assurdo piano che Aizawa si era inventata – e a cui lui, doveva ammetterlo, non si era opposto poi così troppo – stava sortendo qualche effetto?

Non riusciva a smettere di pensare a ciò che Purin gli aveva detto quel pomeriggio, e il fatto che effettivamente fossero quattro giorni che Ichigo persisteva nell’ignorarlo… Aveva tempestato Minto di messaggi, quello lo sapeva, ma a lui non ne aveva spedito nemmeno mezzo.

Lo mandava fuori di testa, in verità, piuttosto che instillargli un briciolo di speranza. Avrebbe davvero preferito prendersi a strilli come una volta con la rossa, piuttosto che sentirsi completamente e di proposito invisibile ai suoi occhi.

Poi che la vocina nella testa gli stesse dicendo di comportarsi come l’adulto che era e andarle a parlare e chiarire finalmente la situazione, invece che continuare a torturarsi solo per vedere l’astio che Kisshu sprizzava da qualsiasi poro ogni volta che si incrociavano, quella era una storia differente.

« Allora, sei in libera uscita stasera? »

L’alieno gli si parò davanti, un sorrisetto tagliente in viso e l’aria di chi avrebbe in realtà voluto prenderlo a pugni.

Ryo bevve un sorso della sua birra per iniziare a blandire i sensi: « Non so cosa tu - »

« Io pensavo che tu avessi un pensiero fisso in testa. »

L’americano sbuffò sarcastico: « Direi che ti conviene scegliere per quale delle due essere geloso, Ikisatashi. »

Kisshu fece un passo avanti, il sorrisetto stampato in volto che non riusciva a mascherare l’irritazione: « Potrei dirti la stessa cosa. »

« Ah, quindi non sei venuto qui a rompere le palle sulla mia scelta? »

Vide la mascella dell’alieno contrarsi leggermente: « Quello che mi turba è che mi sembra tu abbia scelto abbastanza in fretta dopo anni di… testardaggine. »

« Se hai qualcosa da ridire, sono cazzi tuoi. »

Poté giurare di sentire lo scrocchiare delle nocche del verde che si strinsero in un pugno: « Guarda che se stai solamente cercando di spassartela… »

« Thank you, I am not you. »

« Ma vaffanculo, » Kisshu gli si fece ancora più vicino, « Te l’ha mai detto nessuno che la tua aria da perfetto e nobile cavaliere diventa irritante molto in fretta? Sarà che l’abbiamo già avuto un paladino biondo tra le palle, forse è il perché qualcuno sta allargando i suoi orizzonti. »

L’americano sentì la bile risalirgli per l’esofago: « O forse è ciò che potrebbe interessare a qualcun altro. »

Non mancò il modo in cui gli occhi dorati dell’alieno furono attraversati da un lampo nero di rabbia.

« Ti diverte, eh, pensare sempre che tu sia il più bravo di tutti? Peccato che quest’aria da bad boy non ti si addica, e non con… »

Ryo esalò un attimo, scrutando attentamente il volto dell’alieno mentre un paio di pensieri si combinavano nella mente come pezzi di un puzzle più chiaro, cercando di domare la voglia che aveva di continuare a torturarlo (o alternativamente, di tirargli un cazzotto giusto per la soddisfazione di mettersi in pari con Zakuro).

« Se avessi sprecato il tuo tempo a connettere il cervello invece che a fare il cazzone in giro, forse la situazione sarebbe un pelino differente. »

Invece che allentare un po’ la tensione, la frase sembrò far irritare solamente di più il verde.

« Vuoi sentirti dire che hai vinto un premio? » sibilò.

« Non stavo facendo nessuna gara, io, » poi rise amaro, « E’ ironico che tu e Ichigo abbiate lo stesso problema, fate sempre molta fatica a capire le cose che vi guardano dritte in faccia. »

E senza aspettare che Kisshu rispondesse, già abbastanza soddisfatto dell’espressione turbata che riuscì a smuovergli, l’oltrepassò senza negargli una spallata, ricongiungendosi al gruppo di amici e dissetando il rancore con la consapevolezza della rabbia del verde che lo accompagnò per il resto della serata.

 

 

§§§

 

 

Il sabato mattina, prima dell’apertura, il Caffè sembrava essere più riservato alla riunione settimanale dei componenti originali del gruppo che alla reale preparazione delle sale.

Era un rituale ormai consolidato, accettato anche dai camerieri che nel tempo avevano preso il loro posto, onorato sia da chi ancora saltuariamente faceva un turno al locale sia da chi ritornava solo a casa. La risata divertita di Purin e quella più contenuta di Retasu risuonarono per la cucina, la prima intenta ad allacciarsi il grembiule della divisa e la seconda che sgranocchiava contenta uno dei biscotti che Keiichiro aveva appena sfornato, già i primi tentativi di nuove ricette per il Natale.

« Tu le vizi troppo, » commentò con un sorriso Ryo, appoggiato a uno dei banconi con la sua tazza riservata colma di caffè nero.

« Sei tu che non ci vuoi abbastanza bene, nii-san, » lo prese in giro la biondina, afferrando un dolcetto e mordendoglielo davanti con una smorfia esagerata per prenderlo in giro.

« Dopotutto, ti sopportano da un sacco di anni, » si aggiunse il commento sotto i baffi del pasticcere.

« I thought you were first and foremost my friend. »

« Su, non essere geloso, noi siamo molto più carine. Tu sei molto figo, ma noi siamo adorabili. »

« Purin! »

« Metà della clientela è qui solo per il capo, nee-chan, è inutile negarlo. Non so come faccia Minto-chan a non essere gelosa. »

« Ah. Ah. So. Funny. »

La menzionata Minto, che era appena entrata dalla porta sul retro e si stava ravvivando i capelli dopo aver tolto l’elegante basco che indossava per proteggersi da quella brezza gelida che sembrava non desistere, tossicchiò appena, leggermente divertita mentre li salutava con un sorriso.

« Forse Shirogane-kun dovrebbe andare in giro senza maglietta, così faremmo un boom di profitti e lui smetterebbe di lamentarsi che noi scrocchiamo. »

« Sìììììì ottima idea, facciamolo! »

Mentre Purin rideva ancora a squarciagola e trascinava con sé una Retasu un po’ paonazza all’idea, il biondo scosse la testa e si avvicinò alla ballerina, dandole un colpetto con la spalla e abbassandosi per sussurrarle all’orecchio.

« Indovina chi è venuto a rovinarmi la serata ieri sera. »

Minto corrugò la fronte intanto che lo seguiva fuori dalla cucina: « Ti prego dimmi che non hai fatto stupidate. »

« Perché mai dovrei farle io le stupidate? »

« Perché per quanto tu possa essere geniale, comunque rimani un uomo col testosterone poco soddisfatto. »

« Ehi! »

« Non lamentarti e raccontami. »

Intanto, dall’altro lato della sala, Ichigo – che pur arrivando incredibilmente in anticipo aveva accuratamente evitato di unirsi alla solita seconda colazione in cucina – non si era accorta che ormai aveva fatto a pezzetti i tovagliolini che avrebbe invece dovuto infilare nel loro contenitore, visto quanto era concentrata a osservare i due amici che continuavano a parlottare tra di loro.

Okay, d’accordo, era stata stupita quanto gli altri quando era venuto fuori che loro due si stavano frequentando, però dopotutto entrambi non facevano che rinfacciarle il loro “status sociale” più e più volte quindi per certi versi capiva come si fossero trovati, ed era felice se anche Minto-chan riusciva a trovare qualcuno che le volesse bene…

E forse Shirogane avrebbe smesso di essere sempre così musone…

Anche se ogni tanto pensava che…

Scosse la testa, ancora arrabbiata. La segretezza! Era la cosa che più la faceva imbestialire, e Minto lo faceva così spesso… era insopportabile! Già era difficile comprendere cosa fosse successo con quei due, quando e come (e forse anche perché), se poi continuavano a cospirare come avevano sempre fatto…

Non era gelosa, ovviamente, era solamente delusa perché non avevano pensato che magari le avrebbe fatto piacere sapere cosa stava succedendo visto che erano tutti amici, che Minto era la sua migliore amica, e che Shirogane era…

 E ora parlottavano lì in un angolo, la ballerina con un sorriso così compiaciuto in volto per chissà cosa… avevano anche coraggio a venire lì al Caffè a tubare in maniera ancora più asociale del solito! Non potevano starsene in una delle loro abitazioni costose per scambiarsi effusioni? Era anche ingiusto nei confronti di chi si ritrovava single dopo un sacco di tempo, e…

Sbuffò piano tra i denti, lanciando un’altra occhiatina velenosa all’insopportabile matassa di capelli biondi che, come al solito, le provocò un frullio indefinito nello stomaco.

Stupido Shirogane. Tanto lo sapeva che era tutta colpa sua. Lo era sempre stata. Dopotutto, con chi altro aveva battibeccato per anni e anni per le ragioni più sciocche, soltanto per il gusto di beccarsi a vicenda, per vedere quel sorrisetto alterato ogni volta che la chiamava ragazzina, o l’espressione mezza stupita e mezza soddisfatta ogni volta che lei riusciva a ribattere in maniera altrettanto sagace?

Era quasi una sua prerogativa! E pensava che nonostante tutto avessero costruito un bel rapporto, dove si scambiavano confidenze su tutto, soprattutto le cose importanti, non aveva mai avuto problemi o dubbi su chiedergli consigli su un sacco di cose e vederlo come punto di riferimento, e invece…

Un senso di tristezza le strinse la gola, sbatté il contenitore di tovagliolini ancora vuoto al centro del tavolo con più impeto del dovuto. Vide Minto salutare con un gesto della mano prima di avviarsi verso l’uscita, probabilmente pronta a qualche giro di shopping del weekend, mentre Ryo si diresse direttamente al piano di sotto, al laboratorio che ancora era attivo per la parte di ricerche che non erano ancora adatte a essere condivise con il resto del pianeta Terra.

Era tutto ingiusto.

Si tolse il grembiule e lo lanciò con rabbia sulla sedia, poi marciò veloce sbattendo i piedi verso le scale, senza fermarsi a riflettere se non a quanto avrebbe insultato lo stupido americano. 

Aprì la pesante porta del laboratorio praticamente gettandocisi contro, entrò come una furia nella stanzetta in tempo per vedere Ryo, già seduto alla sua scrivania, sussultare spaventato per la sorpresa.

« Non impari mai a bussare, tu?! »

Ichigo si piantò a metà stanza, incrociò le braccia al petto e gonfiò le guance proprio come quando era più giovane.

« Pensavo che io e te fossimo amici! »

Lo vide corrugare la fronte e sbuffare già infastidito: « E io pensavo che ultimamente preferissi la compagnia di altri amici. »

« Certo, almeno Kisshu-kun non è un rompiscatole musone come te! »

« Bene, problema risolto allora, » e girò di nuovo la poltrona per concentrarsi sugli schermi.

La rossa strinse i pugni ai fianchi e prese un respiro profondo per tentare di calmarsi e non urlargli in faccia.

« Io sono contenta se tu e Minto-chan vi… frequentiate, » tentennò appena sull’ultima parola, « Però dovresti ammettere che non siete stati molto corretti nei nostri confronti. »

Lui alzò un sopracciglio, con un’occhiata perforante: « Nostri? »

Ichigo spostò a disagio il peso da un piede all’altro: « Potevate dircelo, mi sembravano notizie importanti… »

Ryo alzò un dito come a fermarla, prima di strofinarsi la fronte come se uno dei suoi soliti mal di testa fosse in arrivo: « Fammi capire, Ichigo, da quando hai tutto questo interesse per la mia vita privata? »

« Io e te ci siamo sempre parlati di tutto e - »

« Davvero? Mi sono perso allora l’update su questa ultima, socialissima parte della tua vita. »

Le guance della ragazza si tinsero di porpora: « Non provare a farmi la ramanzina o giudicarmi, sai, io ho tutto il diritto di - »

« Mai detto che tu non ce l’abbia, ma non venirmi a fare le prediche quando qualcuno che non sei tu decide di andare avanti. »

La vide sussultare appena: « A-avanti? »

« Oh, don’t bullshit me. »

« Tu parla come mangi! »

« Vuoi che parli? Bene! » Ryo si alzò, arrabbiato, allontanando la sedia, « Di cosa ti stai lamentando, esattamente, che non ti ho detto che esco con una? O che questa sia una tua amica? Perché a me sembra che tu ti sia svegliata dopo anni per venire a fare la gelosa dopo che invece ti sei sollazzata senza ricambiare ciò che ora stai chiedendo a me. »

« Io non sono gelosa, potrei dire che tu invece lo sei! »

« Di cosa, delle tue scampagnate serali in discoteca con Ikisatashi? Ma per favore! »

« Oh scusa se preferisco divertirmi invece che passare la serata col muso sul divano! »

« Sì, ho visto che ti diverti, complimenti. »

« Se non volevi che mi divertissi, avresti dovuto fare qualcosa! Invece vieni a rompere le scatole solo adesso - »

« Perché, tu non mi stai rompendo le scatole? »

« - quando non capisco cosa tu abbia da rompere visto che alla fine l’occasione l’hai colta con Minto-chan! »

« Ma cosa stai dicendo, » l’americano rise quasi sprezzante, si passò una mano sul volto per cercare di ricomporsi, « Avresti voluto che mi gettassi ai tuoi piedi con grandi proclamazioni appena ti avrebbe fatto comodo, è questo che stai dicendo? »

« Be’ non pensavo certo che ci avresti provato con una mia amica! »

« Oh no, ragazzina, non è così che funziona l’esclusiva! »

Lei fece una smorfia e cercò di sostenere gli occhi azzurri che la stavano trapassando da parte a parte: « Io pensavo che… » lo guardò si sbieco attendere che lei continuasse, un sopracciglio alzato in quella maniera sarcastica che conosceva da una vita, mentre lei tentava di riordinare i pensieri che le urlavano contemporaneamente a lui in testa, « Se io… tu… parlavamo e… »

« No, io parlavo, ragazzina, tu ci stavi provando con tutti tranne che con me e ora hai anche la faccia tosta di lamentarti. »

La vide assumere due sfumature violacee in volto: « Non ti permettere! E – e almeno io stavo facendo qualcosa! Non come te! »

Ryo temette di stare per tirare un pugno allo schermo più vicino del computer e romperlo irrimediabilmente. 

« Ichigo, sto veramente per mandarti a quel paese, perché tu sono anni che non capisci un dannato accidente. »

Ichigo si fermò un istante, come a riflettere, poi pestò un piede a terra in maniera infantile, i pugni chiusi lungo i fianchi: « E tu sei un deficiente impossibile! » strillò a pieni polmoni, prima di fare dietrofront sui talloni e avviarsi spedita verso la porta.

Ryo emise un gemito esasperato e, di puro istinto, le afferrò il polso poco prima che raggiungesse la porta, la voltò verso di lui in una mezza piroetta e, senza nemmeno a riflettere se non sul fatto che non succedeva da quando aveva quindici anni, le prese il viso tra le mani e la baciò.

Ed era esattamente come se lo ricordava da dieci anni a quella parte, la stessa dolorosa esclamazione di giubilo alla bocca dello stomaco che si incendiò per un secondo troppo breve.

Le mani di Ichigo spinsero contro il suo petto, tentando di allontanarlo, le labbra che lasciarono un gelido spazio dalle sue.

« Non puoi…! » boccheggiò lei, « Tu e Minto… ! »

« Non c’è niente tra me e Minto, » ringhiò spazientito lui, stringendole le ciocche rubino tra le dita mentre riportava la bocca sulla sua, « Stupida, non c’è niente tranne te. »

E poi Ichigo ricambiò di scatto i suoi baci, lanciandogli le braccia al collo con foga, il suo sapore gelosamente custodito nella sua mente per tutto quel tempo che si riaccese come dei fuochi d’artificio, avvampandogli il cuore mentre cadeva all’indietro sul divano del laboratorio e la trascinava con sé, come sempre aveva desiderato.

 

 

§§§

 

 

11:45

I rarely like saying this but… you were right.

 

 

Minto rilesse il messaggio un paio di volte con un sorriso soddisfatto, prendendo un altro sorso dal suo bicchiere. Era contenta per Shirogane, davvero. E per Ichigo. Erano decenni che sapeva come sarebbe dovuta andare a finire, e non poteva nascondere la soddisfazione di aver contribuito a realizzare quel finale, con un calcio a entrambi nel sedere.

Per quanto riguardava l’aver avuto ragione… be’, almeno in parte.

« Non ha l’aria molto appetitosa. »

Sussultò alla voce alle sue spalle, la forchetta che le scivolò tra le dita e dentro la ciotola di insalata con broccoli e salmone che costituiva il suo pranzo.

« Quante volte ti ho detto di non fare gli agguati alla gente? » controllò attentamente che nessuna goccia d’olio fosse finita sulla felpa rosa antico che indossava causa allenamenti, « Che ci fai qui? »

Kisshu ghignò divertito, infilandosi le mani in tasca e torreggiando tranquillo sopra di lei: « Sono venuto a pranzo con degli amici. »

« Siamo praticamente a quindici isolati di distanza da dove lavori tu. »

« Da quando le distanze sono un problema per me? »

Minto gli lanciò un’occhiataccia, ben consapevole del fatto che teoricamente gli alieni non fossero autorizzati a usare il teletrasporto per spostarsi da un luogo all’altro, ma anche ben consapevole di chi avesse davanti.

« E posso avere amici anche al di fuori del posto di lavoro, io. »

Lei non si lasciò scappare la frecciatina e si schiarì la gola.

« Che coincidenza, quindi, aver deciso di venire proprio qui. »

« Eh, qualcuno me ne aveva parlato bene, promettendo fantastici manicaretti. Mi sa che mi hanno ingannato. »

Minto alzò appena gli occhi al cielo e lo fissò mentre prendeva posto accanto a lei.

« Qualcosa mi dice che la tua compagnia non apprezzerà il tuo ammutinamento. »

Lui seguì il suo sguardo fino al paio di ragazze che, ancora in coda per la cassa insieme al resto del gruppo, gli stavano lanciando occhiatine tra la delusione e il veleno.

« Preferisco altro tipo di compagnia, » commentò in risposta sottovoce.

Lei non replicò, preferendo spostare impercettibilmente la sua sedia un poco più in là mentre ricambiava con espressione impassibile e quasi annoiata gli sguardi delle altre.

Kisshu la scrutò un istante, afferrando uno dei grissini che le avevano accompagnato al pranzo e spezzandolo a metà.

« E’ un po’ che non ci aggiorniamo. »

« Non sei stato particolarmente socievole in questi giorni. »

« Contrariamente a te, a quanto sembra. »

Minto alzò solamente un sopracciglio come ad ammonirlo per l’appunto, continuando a mangiare tranquilla, o almeno provando a fingere che quel vago senso di soddisfazione che l’aveva colta la giornata precedente quando Shirogane le aveva raccontato del suo incontro con Kisshu non le stesse rimbalzando piano nello stomaco. 

« Allora il tuo idillio con il biondo è già finito. »

Lei dovette mordersi la guancia per non sorridere.

« L’avevamo detto che stavamo solo guardando come potevano evolversi le cose. »

« Mmmh, sì, infatti, » lui annuì poco convinto, « Abbastanza per far andare Ichigo fuori dai gangheri. »

« Non è colpa mia se è abbastanza altalenante nel decidere quando e quanto impicciarsi della vita privata di Shirogane. » 

« La sua teoria è che gli amici debbano dirsi le cose importanti. »

« Oh ti prego, non ti ci mettere anche tu! » Minto sbuffò rumorosamente, quasi sbattendo di nuovo la forchetta sul tavolo, « Sarebbe per questo che sei alla seconda imboscata che mi fai, perché io non ho detto niente? »

Lui cercò di ignorare il tono con cui aveva scimmiottato sia lui che la rossa: « Magari sono curioso di sapere da quando tu hai deciso di impicciarti della vita privata di Shirogane. »

« Abbiamo concluso che puoi anche fare a meno, visto che non è andata da nessuna parte. »

« Ti dispiace? »

« Anche se fosse, non ti darei mai la soddisfazione di risponderti a una domanda del genere. »

Kisshu la guardò infastidito, incrociando le braccia al petto: « Perdonami, non vorrei farti perdere altro tempo a raccontarmi le cose, » replicò ironico, « Nonostante non mi fosse sembrato che ti facesse schifo. »

« Non ho mai detto questo. »

« Immagino che tu abbia avuto molto da parlare con il biondo. »

« Non gradisco queste insinuazioni. E lo dici solo perché Ryo ti sta antipatico a prescindere. »

« Shirogane magicamente incarna un prototipo che fatico a digerire, e nonostante tutto abbiamo gusti troppo simili. »

« Scusami? »

Kisshu sbuffò indispettito, si passò un paio di volte la mano tra i capelli, il ciuffo annerito che si arricciò in maniera buffa verso l’alto.

« Tortorella, ti è mai passato per l’anticamera del cervello che sentirti sempre dipingere spasimanti principeschi non è esattamente incoraggiante? »

Minto fece schioccare la lingua infastidita, sia dal commento che dal nomignolo: « Non sono così superficiale da pensare solamente alle finanze altrui. »

« No, però poi hai deciso di uscire con Shirogane, quindi sai com’è, capisci. »

Lei drizzò la schiena e scostò lo sguardo, puntellando con i denti della forchetta un povero broccolo innocente: « Non vedo cosa ci sia da capire, in realtà. Perché mai dovresti fare i paragoni con le persone con cui esco, non - »

« Fare la finta tonta non ti si addice, fammi la grazia di non insultarmi, » rimbeccò lui abbastanza piccato, « O te lo vuoi proprio sentir dire che l’altra sera gli avrei tirato un cazzotto solo per la faccia da culo che aveva dopo averti baciata? »

La mora si irrigidì all’istante, un accenno di rossore che le risalì fino alle guance e gli occhi scuri che si sgranarono a quelle parole – o almeno per qualche istante, prima che il loro retroscena le si facesse chiaro e lei si girasse come una furia verso di lui.

« Cosa vuol dire che – tu non devi permetterti di seguirmi! » sibilò infuriata, « Né di mettere il naso nelle cose che faccio! Queste tue manie da stalker sono becere espressioni di maschilismo e… »

« Quando hai finito di insultarmi, » Kisshu si piegò in avanti con un sorrisetto accennato, « Prova a fare due più due e focalizzarti sul fatto che ti ho appena detto che sono geloso. »

Minto arricciò il naso in una smorfia contrariata: « …non è una buona motivazione per un comportamento del genere, io non mi mettevo a pedinarti per vedere cosa Ichigo e… »

« Aaaaah, » il sorriso soddisfatto dell’alieno, che si riappoggiò allo schienale della sedia, la fece ammutolire, e lui fece un cenno con la mano, « Scusa, ti ho interrotto, dicevi? »

« Vai a quel paese, Ikisatashi. »

« Non sono certo modi per una signorina! »

Lui ridacchiò ancora compiaciuto dell’occhiataccia che si guadagnò, poi si azzardò a picchiettarle un ginocchio con la punta del dito.

« Comunque, dicevo sul serio, sai, tortorella. »

« Tu dici un sacco di cose. A vanvera. »

« Molte sono stronzate, okay, ma non tutte. Mettitelo in testa ogni tanto. »

Minto rigirò ancora un po’ le ultime, tristi foglioline di insalata rimaste sul fondo della sua ciotola, appassite nell’olio: « …ci hai messo un po’ di tempo. »

« Ripeto, non ho ricevuto molto aiuto dal pubblico. Io parlerò anche troppo, ma tu… »

Lei sbuffò: « Il tuo curriculum non ispira troppa fiducia. »

« Pensi mi sieda molto spesso a tavoli con le fanciulle a bere tè e chiacchierare? Sorelline di Purin escluse.»

« … cretino. »

Kisshu rise ancora della sua espressione un po’ confusa ma più rilassata, da quel velo di rossore che non sembrava abbandonare il suo viso, poi prese un pacchettino sormontato da un fiocchetto dallo zaino che aveva con sé.

« Non me lo ero dimenticato, » le disse porgendoglielo, « Avevo solo deciso che per il momento non te lo meritavi. »

Lei tentò di nascondere il sorriso divertito e compiaciuto mentre scartava il regalo.

« Una papera di gomma? » gli domandò retorica prendendo il giocattolino in mano.

« Per una tortorella con una vasca da bagno regale. »

« Sei proprio un cretino. »

« Prego, non c’è di che. Poi se vuoi mandarmi un selfie per farmi vedere che effettivamente la stai usando, non farti problemi. »

« Non ti picchio soltanto perché siamo in un luogo pubblico. »

L’alieno rise furbesco, costringendo inevitabilmente anche lei a un sorriso mentre scuoteva la testa rassegnata, poi un trillo sul cellulare la fece sussultare.

« Devo andare, » annunciò un po’ delusa, « Tra quindici minuti ricominciano le prove, non posso fare tardi. »

« Ti accompagno, » rispose l’alieno, alzandosi insieme a lei.

« Non hai neanche pranzato. »

« Ripagami con una cena. »

Minto quasi si bloccò sull’uscio del locale, strinse le labbra per non sorridere: « Ah, quindi tu vai anche a cena con le fanciulle? »

« Solo con certe. »

« E i fast food non contano! »

« Ma un minimo di credito puoi darmelo! »

« Tu mangi come un bufalo, non sei attendibile in fatto di buona cucina. »

Lui fece solo schioccare la lingua fingendosi offeso, camminando in silenzio accanto a lei per un po’. Studiò divertito con la coda dell’occhio il suo camminare come se tutt’ora dovesse tenere in equilibrio dei libri sulla testa pur facendolo sembrare così naturale, l’aria composta ma quel guizzo di furbizia negli occhi, il cappotto elegante e raffinato che cercava di nascondere la tuta con cui, ancora, non riusciva a trovarsi del tutto a suo agio nonostante le cadesse alla perfezione.

« Il dessert lo preferirei a casa, però. »

Minto lo guardò da sotto in su, sbarazzina: « …vedremo. »

Questa volta fu Kisshu a fermarsi, a pochi metri dall’entrata del teatro, l’espressione un po’ stupita: « Non farlo. »

La mora si voltò per camminare all’indietro, guardandolo divertita: « Cosa? »

« Non sorridermi in quella maniera. »

Lei scosse la testa con una risata come a prenderlo in giro, e si avvicinò lenta agli scalini che portavano all’entrata: « Ci vediamo dopo, Kisshu. »

« Tortorella. »

Lei si fermò sul secondo gradino, lo stomaco che le si avvitò piacevolmente e il cuore che le batté rapido contro il petto solo al modo in cui lui pronunciò quello stupido nomignolo, come un doloroso ordine, e quando si voltò se lo ritrovò a pochi millimetri di distanza, la differenza d’altezza tra loro quasi annullata ma abbastanza perché le prendesse il volto tra le mani per inclinarle la testa all’indietro e baciarla lento, il pollice che le accarezzava una guancia, le labbra calde nonostante il vento freddo fuori, il borsone da danza che le scivolò a terra quando gli avvolse le braccia intorno al torace per tirarlo più a sé.

Si allontanò solo quando sentì le risatine divertite di alcune ragazze che passarono loro accanto per raggiungere l’entrata, ma la mano di Kisshu rimase dov’era e lui la fissò con un sorriso morbido.

« Scusami, dovevo rifarmi di Shirogane. »

Minto rise piano e gli diede una spinta, recuperando il suo borsone da terra: « Cretino. »

Kisshu scosse la testa, si infilò le mani in tasca e rimase a guardarla entrare, l’aria soddisfatta e il pensiero che probabilmente avrebbe dovuto chiedere a quel dannato biondo qualche vestito decente per la serata.

 

 

§§§

 

 

15:26

…comunque potevi dirmelo che ti piaceva Kisshu-kun, saresti potuta uscire con noi.

 

15:30

Ichigo, ancora con questa storia?

E il problema era proprio che non volevo uscire con voi, lo sai che detesto le discoteche.

 

 

15:31

Vabbè ma quindi come è andata????!

Ho visto che ha preso in prestito una giacca molto elegante da Shirogane-kun!!! ;) ;)

 

 

15:31

E tu che ci facevi a casa di Shirogane, squinzietta?

 

 

15:35

Mintooooo però tu non sei divertente!!!!!!!

 

 

17:00

La tortorella è molto divertente in realtà, sei tu che non sai… prenderla. – K.

 

 

 

17:02

AHAHAHAH Screenshottato <3

Potrò vendicarmi per sempre ora :3

 

 

17:08

Cominciate a correre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

§§§

 

Buonasera fanciulli e fanciulle! Ogni tanto qualcosa di dolce e amorevole ci vuole, nel mondo di oggi :3 E così non mi accusate sempre di essere crudele :D E poi mentalmente non sono nella condizione di impegnarmi a scrivere di cose serie LOL

La genesi di questa ff è stata molto più lunga di quanto essa meritasse xD Era partita tutta come un’idea avuta alle sette del mattino mentre faticavo per vestirmi in maniera decente per andare a lavorare, e poi è diventata questa tragedia da venti pagine per cui ho faticato come una matta. Ero fuori forma, lo ammetto, e il periodo non è uno dei migliori – faccio la dura ma io il buio pesto del mio parallelo non lo digerisco molto bene ^^’’’’

Poi vabbè, del titolo non ne parliamo, c’è stato un intenso brainstorming con Ria per trovarlo. E devo dire che era una strana sensazione, solitamente il titolo è uno degli elementi che trovo per primo, magari a fanfiction appena abbozzata, invece per questo vuoto totale!

Ma insomma, alla fine siamo qui, appena poco prima di Natale, sto mangiando Pan di Stelle “importati segretamente” mentre scrivo queste note, e sono molto fiera di me per aver finito la storia nonostante tutti i casini dell’ultimo periodo :3

Spero che passiate delle ottime feste e che vi rimpinziate come si deve per la fine dell’anno – e che il 2019 ci porti consiglio!

 

Ovviamente non sto a dirvi che commenti, letture, likes etc etc sarebbero un regalo molto apprezzato 😊 Ah, e ho nascosto un’Easter Egg riguardo Shirogane e un’altra angelo protettore della Terra custode, vediamo se la trovate 😉

 

Un bacione molto nordico,

 

Hypnotic Poison

 

 

   
 
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