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Autore: NIKELMANN    11/12/2018    0 recensioni
Questa storia parla di Davies, Moffat e Chibnall alle prese con la stesura di "The thirteen -plus one- doctors", ipotetico speciale di Doctor Who per il quindicennale del revival della serie. Tutti e tre i personaggi protagonisti non sono realistici, ma sono rappresentazioni di come li vede il fandom, sono tutte bravissime e talentuose persone, nella realtà, qui... ehm
Inoltre saranno presenti altre figure, come Strevens, che non conosco affatto, perciò me le sono immaginate di sana pianta. Per finire sarò crudele con molte figure che amo (come fare battute sul peso di Colin Baker, che è adorabile ed è il mio dottore vivente preferito), ma è unicamente a scopo comico.
Genere: Comico, Parodia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo VII - Terror of The Authors
 
 
La Storia è una primadonna che non ascolta niente e nessuno e fa tutto quello che vuole. Un autore è pronto a spingere la propria storia oltre a ogni limite e scommettere su di essa tutto quello che ha, ma deve sempre essere consapevole che, come la sua storia è la primadonna in quel momento, una storia più giovane e bella può prendere il suo posto in ogni istante.
 
I tre showrunner si riunirono nella loro stanza, un po’ depressi dalla sconfitta. Chibnall tentò di razionalizzare:
«Beh, dai, in fondo in pratica dobbiamo solo castare Eccleston.»
Davies gli lanciò un’occhiata risentita. Non ero al corrente delle controversie tra lui e l’attore, so solo che sembravano essere state gravi.
Moffat sembrò rifletterci un po’, per poi dire la sua:
«Guardate, ai tempi del cinquantesimo, Eccleston non ne voleva sapere niente. Però, in fondo, sembra aver molto apprezzato aver dato il ruolo a Jodie, quindi potrebbe essere più disponibile.» Chibnall sorrise:
«Sì, che cosa può andare storto?!»
 
Matt Strevens aprì la porta con un calcio
«Chi di voi mi ha messo in questo casino?!»
Chibnall assunse un tono difensivo:
«Okay, Matt, non puoi prendertela con noi! Non potevamo sapere che cosa passasse per la testa di Shearsmith! Quello è completamente fuori!»
Davies stava guardando un punto fisso davanti a sé, con il pugno contro alla bocca. Guardò Strevens e gli chiese semplicemente:
«Quanto è brutta?»
Strevens tirò fuori il cellulare dalla tasca della giacca. In lontananza si sentiva una voce dire “rozerozerozerozerozerozeroze”:
«Questo è il suo agente che mi sta dicendo quanto vuole Eccleston. Siamo al telefono da cinque minuti buoni e va avanti da un po’!»
Moffat sbottò:
«Ma dai! È Christopher Eccleston! È un gran nome, ma non può chiedere cifre da Hollywood! Lo sa che Dark World  è considerato il peggior film della Marvel?!»
La voce in lontananza si fermò un istante e poi cominciò a sparare “zeri” molto più velocemente. Strevens sbuffò:
«Ma grazie, Moffat!!! Ascoltatemi bene: non vi aspettate che i capoccia comincino a fare ghirigori sugli assegni! Avete già dimezzato l’intero budget dell’episodio!» Davies corrugò la fronte:
«E come?!»
«Distruggendo due laptop!!!» Rispose il produttore indicando i resti degli sfoghi di Moffat «Il punto è: questo deve essere uno speciale e potremo mettere la solita computer grafica, ma abbiamo il budget solito per fare tutto!»
«Ossia niente?» Chiese Chibnall
Strevens lo indicò furibondo:
«Non fare il furbo con me, Chris! Devo ancora capire che cavolo ci siamo andati a fare in Sudafrica per l’undicesima stagione! Se davvero avessi voluto un deserto, avremmo potuto mettere Cyberwoman sul maxischermo e fare le riprese a Trafalgar Square quando sarebbero scappati tutti!»
Moffat allargò le braccia:
«Ma Matt, il danno è fatto! Come possiamo fare, adesso?!»
Strevens si avvicinò a un passo da lui. Nonostante i suoi poteri oscuri, Moffat parve piuttosto intimorito:
«Ascoltami bene, Moffat. Io sono il Produttore. Non so mai come. Solo quanto. E quanto è poco. Ora voi tre mi tirerete fuori da questa situazione, se non volete ritrovarvi a fare film indipendenti per la BBV!!!»
Tutti e tre rabbrividirono.
«Aspettate, non avete ancora una storia?!»
Si voltarono verso la porta. Reece Shearsmith, Steve Pemberton e Mark Gatiss erano schierati appena nel corridoio.
«TU!» ringhiò Strevens schiumando di rabbia. Shearsmith sollevò il mento, con aria spavalda, senza cambiare espressione quando il produttore lo prese per il bavero
«Non io, Strevens. Noi. Noi possiamo darti una storia perfetta con i 13 dottori!»
 
Davies abbaiò una risata sarcastica:
«Ah! Non riesco nemmeno a immaginarvi a scrivere una storia di Doctor Who
Shearsmith schioccò le dita e Pemberton tirò fuori un plico di fogli dall’interno della giacca:
«Se non riesci a immaginarci, c’è il footage del pub dell’altra sera.»
Chibnall prese in mano il copione per dargli un’occhiata. Aveva un’aria di sufficienza mentre leggeva le prime pagine, per poi sbiancare in volto:
«Ma questa è un’ottima storia!»
Moffat lo guardò con sufficienza:
«Saranno anche dei bravi autori, ma cosa ne sanno di Doctor Who?!» sentendo quelle parole, Gatiss sorrise:
«Guarda che c’ero anche io con loro! Forse mi attaccherò troppo alle mie idee, ma ho la tua stessa conoscenza della mitologia della serie!»
Moffat buttò un’occhiata allo scritto e sembrò turbato:
«Sì, non è male, però» voltò la pagina e lesse qualche altra riga. I suoi occhi si allargarono: «Non ci credo! Come può essere stato lui?!»
Dopodiché assistemmo a un fenomeno incredibile: nell’angolo dell’occhio di Moffat parve depositarsi qualche goccia di liquido: Steven Moffat si era commosso per la storia!
Davies era sotto choc, ma non poté leggere il manoscritto che Strevens lo strappò dalle mani di Moffat, per dargli una lettura veloce. Non parve estasiato come gli altri, ma esclamò:
«Sul serio?! Tutto quello che vi serve è un hotel e una canoa?! Costerà pochissimo, è meraviglioso!»
«Ma Strevens, il lavoro è nostro, non puoi prendere uno script loro!» esclamò Davies
«Beh, hai anche ragione. Mi dispiace, Reece, non posso accettare!»
Shearsmith rilanciò:
«Con questo script potremmo lasciar perdere Eccleston!» e indicò il cellulare che Strevens teneva in mano, dal quale l’agente di Eccleston continuava a fare richieste assurde. Gatiss alzò ancora la posta:
«Anzi, potremmo recitare noi! A me non dispiacerebbe interpretare il nono, anche se non ti piace Reece come secondo, almeno l’hanno già praticamente visto e Pemberton… non lo so, può fare il sesto.»
«Perché io il sesto?!» chiese Pemberton e Gatiss per tutta risposta gli batté sulla pancia
Strevens si schiarì la voce
«Questo script sarebbe perfetto, ma la mia parola vale ancora qualcosa, perciò voglio darvi un'ultima opportunità: portatemi uno script migliore entro sera, altrimenti manderò questo agli editor!»
«Uno script migliore?!» fece Davies
«Entro sera?!» chiese Moffat
«Abbiamo degli editor?!» balbettò Chibnall
 
Senza degnarsi di rispondere, Strevens tornò sui suoi passi. Guardai l’orologio. Contando “entro sera”, ottimisticamente, come mezzanotte, agli showrunner restavano 14 ore per saltarsene fuori con un copione migliore di uno che era riuscito a far piangere Moffat. O a far colare il suo olio per motori dai dotti oculari.
L’atmosfera era decisamente cupa: Chibnall camminava avanti e indietro, sollevando un dito quando gli veniva in mente qualcosa, per poi bocciare l’idea senza esporla, Davies stava distribuendo like su instagram furiosamente e Moffat stava giocando con due action figures.
Era chiaro che non avevano nemmeno idea di come riuscire a scamparsela. L’orologio, però, stava ticchettando: non era proprio il momento di avere il blocco dello scrittore. C’era solo una persona che avrebbe potuto qualcosa in quel momento: io.
 
Mi alzai in piedi e mi schiarì la voce. E squillò il telefono. Risposi
«Pronto?»
«Ciao, sono Jeremy Dyson. Ho sentito dire che i ragazzi sono in difficoltà. Potresti mettermi in vivavoce?»
Premetti il pulsante di vivavoce:
«Russell, Steven, Chris. Cosa state combinando?! Non potete lasciare che quei tre vi freghino il lavoro!»
«Ehm e tu sei?» chiese Davies
«Sono Jeremy Dyson. Il quarto membro di una misteriosa organizz…»
«La conoscono tutti la lega dei gentiluomini! Ebbasta!» sbottò Moffat
«Ok, ok. Forse non lo sapete, ma non sono stato incluso nei loro progetti recenti. Sono convinti di poter fare tutto da soli ed è giunto il momento di fargli capire che gli attori devono stare al loro posto!»
«Ma come possiamo fare?! Hanno un copione fatto e finito ed è semplicemente strabiliante!» si lagnò Chibnall.
«Sì, lo so. Le loro storie sono molto buone e, onestamente?, niente di tutto quello che voi avete fatto potrebbe reggere loro il moccolo!»
Moffat sembrò offeso, ma non aveva la forza di replicare
«Queste SE lavorate da soli. Ma, Chibnall, tu sai costruire il mondo in cui si svolge l’avventura. Non sei assolutamente in grado di farci avvenire niente di lontanamente interessante, ma il setting? Sei un genio in quello. Davies farà i personaggi e curerà le loro interazioni, ma non il design degli alieni! E Moffat si occuperà di mettere idee e colpi di scena! Potete farcela, mi fido di voi!»
I tre si guardarono, con il fuoco che bruciava nelle loro pupille.
«Signori? Diamoci da fare!» esclamò Davies
«Da oggi saremo la guild of knights!» si esaltò Chibnall
«Ma nemmeno per idea!» gioì Moffat.
 
A quel punto i tre showrunner mostrarono i loro poteri: l’aura oscura di Moffat si manifestò nuovamente e questo mi fece preoccupare. Certo non era potente come prima, ma la sua distorsione temporale avrebbe fatto perdere tempo al gruppo; tuttavia, questa volta, era controbilanciata dal potere di Chibnall, che era in grado di emettere un’aura di pura noia in cui il tempo sembrava non passare mai. Davies riusciva a muoversi liberamente e a bilanciare le due aure contrapposte, in una specie di danza armoniosa. I fogli della stanza si alzarono in volo, vorticando in giro.
«Ragazzo, penne!» mi gridò Davies. Afferrai una manciata di penne e le lanciai per aria. Ognuno dei tre scrittori ne afferrò una al volo. Davies gridò a Chibnall
«Chris, facci il setting!»
«D’accordo, d’accordo! Posso vederlo, posso vederlo! Sono due! Sono due meteoriti che si muovono a immensa velocità. Al loro centro c’è un’astronave, no, un’immensa base spaziale! È divisa in 15 settori che orbitano a velocità diverse attorno al centro! Era una prigione intergalattica e ogni anello era un habitat diverso!» e mentre parlava scribacchiava su un foglio afferrato al volo, per lasciarlo andare quando aveva finito.
«Steve, la trama!» Le pareti della stanza tremarono, mentre gli occhi di Moffat si riempivano di oscurità
«Ooooh, se soffrirete! La prigione aveva anche un’area per i civili, ed è stata evacuata, ma una sola bambina ha perso la famiglia. Lei è l’essere più indifeso dell’universo e non può scappare perché dovrebbe attraversare gli anelli in cui criminali e creature intergalattiche si sono sparse! Al centro di tutto, invece, c’è l’essere più potente dell’universo e il Dottore sta arrivando a impedire che venga liberato!» e impresse la propria oscurità sui fogli, come inchiostro incredibilmente nero. Lo lasciò scivolare via e lo prese Davies
«E adesso tocca a me! Tutti i Dottori stanno arrivando per impedire che venga liberato, persino il War Doctor inviato fuori dal blocco di Gallifrey per impedirlo! Un dottore per ogni anello, insieme a un companion…»
«E CLARA NEL QUINDICESIMO» aggiunse Moffat che cominciava a farsi trasportare
«No!» fece Chibnall, disperato
«Sì!» rispose Davies «Clara è con il suo TARDIS nel quindicesimo, ma non è sola! Ha portato con sé tutti i companion, inclusa Rose proveniente dall’altro universo e tutti insieme conquistano il cerchio più difficile, quello preso dai dalek! E al centro di tutto c’è Omega, il creatore del cuore del TARDIS!» poi fece agli altri:
«Siete pronti?»
«Pronti!»
«CON-TACT!»
A quel punto i tre autori si unirono in una sola voce, mentre Davies finiva di compilare il manoscritto:
 
«E I DOTTORI GLI RIVELANO DI NON ESSERE VENUTI PER IMPEDIRE CHE FUGGISSE, MA PER LIBERARLO PERCHÉ HA SCONTATO LA SUA PENA! OMEGA ACCETTA IL SENTIMENTO DEL DOTTORE E DECIDE DI RITORNARE SU GALLIFREY, MA SCOPRONO DELLA BAMBINA E NON SANNO COME SALVARLA: NONOSTANTE I TENTATIVI DEI COMPANION, I METEORITI STANNO ARRIVANDO, ALLORA OMEGA DECIDE DI SACRIFICARE LA PROPRIA VITA PER FERMARLI, USANDO UNA DOPPIA RIPRODUZIONE DELLA MANO DI OMEGA PER FRENARE LA LORO CORSA. IL POTERE È TROPPO E LA BASE STA PER SALTARE IN ARIA, MA OMEGA LA TRATTIENE QUANTO BASTA PERCHÉ TUTTI TORNINO AL PROPRIO TARDIS E POSSANO RIPARTIRE. L’ANIMA DI OMEGA VIENE RISUCCHIATA NELLA MATRIX E 13 RIFLETTE SUL FATTO CHE QUELLO POSSA ESSERE ANCHE IL SUO DESTINO!»
 
I fenomeni paranormali si arrestarono e Davies prese al volo il manoscritto finito. Sorrise e fece agli altri:
«Signori, abbiamo il nostro manoscritto! E ora nessuno ci potrà più fermare!»
Un raggio laser proveniente dalla porta aprì un buco bruciacchiato nel manoscritto.
«Ma vaffan…»
«Ho paura di non potertelo lasciare fare, Russell T. Davies.»
Sulla soglia, Nicholas Briggs si ergeva dritto in piedi.
I tre showrunner lo fissarono allibiti.
 
 
«Ora voi obbedirete, o sarete sterminati! STERMINATI!!!»
   
 
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