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Autore: Nitrotori    11/12/2018    2 recensioni
La Thinker Bell, organizzazione segreta formata da hacker quindicenni, si ritrova a dover risolvere un misterioso enigma, apparso nei forum del Deep Web. Incuriositi e preoccupati di possibili attività illecite, Nitrotori: la punta di diamante del gruppo, nonché geniale e prodigioso hacker, inizia ad avvicinarsi sempre di più al mistero che si cela dietro Cicada 3301.
Genere: Mistero, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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23 Dicembre 2021

Seattle

Ore: 21:04

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Quella sera faceva un freddo cane, ma era piacevole farsi una passeggiata nelle strade natalizie di Seattle, soprattutto quando era coperta di neve in quel modo.

In un piccolo vicoletto, c'era un minimarket che era sempre aperto, anche durante la notte. Era un luogo abituale, abbastanza frequentato dalle persone del posto, visto che era circondato da una catena di appartamenti.

Un passo alla volta, schiacciando la neve con i suoi pesanti stivali, una figura incappucciata avanzò verso l'ingresso del minimarket.

Impossibile capire chi fosse, il suo volto era coperto dalla penombra della notte, e nemmeno le molteplici luci di decoro natalizio, schiarivano quella impenetrabile coltre oscura.

Camminava a testa bassa, con le mani in tasca al giubbotto in pelle, e avanzava lentamente.

Alla sua destra, c'era una la vasta panoramica della metropoli, illuminata dal giallo urbano, mentre i fiocchi di neve scendevano gentili dal cielo.

Di fronte a se invece, c'era una grossa statua di Babbo Natale, proprio davanti all'ingresso del minimarket, con la sua gloriosa barba e il suo sorriso allegro.

La persona incappucciata oltrepassò l'ingresso, che si spalancò automaticamente. L'aria calda dei climatizzatori lo colpì in faccia, e si trovò all'interno di un piccolo locale, pieno di decorazioni natalizie, con diverse persone alla cassa che ritiravano le loro merci.

Fu in quel momento, che per quelle persone il tempo si congelò. Dal nulla, senza dire una singola parola, l'individuo incappucciato avanzò verso la cassa e tirò fuori una pistola dalla tasca del giubbotto.

Senza esitazione fece fuoco. Sparò al commesso della cassa, che subì il colpo e si accasciò per terra morto.

Seguirono le urla, il panico, il terrore, ma lui sparò ancora, e ancora, e ancora una volta.

Prendeva la mira, e faceva fuoco sulle persone inermi, scaricando il caricatore su almeno dodici persone, freddandole senza pietà.

Ben presto il pavimento si tinse del loro sangue, e quando arrivò la polizia era già troppo tardi.

Si era già puntato la pistola alla tempia, e con l'ultimo colpo nel caricatore, si tolse la vita.

Il tutto era durato poco meno di trenta secondi, trenta secondi di gelo totale, e quando il tempo tornò a scorrere, ciò che i sopravvissuti videro fu un tappeto di sangue e cadaveri.

Sì, quella sera faceva davvero un freddo cane, ma non era la neve, il gelo o l'inverno a far rabbrividire le persone, era il terrore, la paura che da un momento all'altro, sopraggiungesse la morte.

Anche perché, non era la prima volta che succedeva una cosa simile.

"Allora li hai i dati?".

A diversi chilometri di distanza, un tizio con un lungo impermeabile nero stava osservando il panorama urbano, e stava parlando al cellulare con qualcuno.

"Sì, ho tutti i dati per l'ultima fase" Rispose, mentre una vettura dell'ambulanza passava a tutta velocità, accompagnata dalla polizia.

"Bene, portali pure al dipartimento di ricerca per farli esaminare, il farmaco non è ancora pronto, ma con questi dati possiamo farcela. Sai cosa fare agente, portami la ragazza viva, e elimina i residui. Non voglio problemi. Non manca molto al Reset, quindi vedi di fare in fretta".

"Ricevuto, mi farò sentire".

--

7 giorni prima...

Ore 6:59

 

Allo scoccar delle sette in punto, la sveglia iniziò a suonare rumorosamente.

Sotto un grosso fagotto di coperte celesti e bianche, emerse una ragazzina minuta di quindici anni, dai lunghi capelli neri completamente disordinati.

Con occhi pesanti e assonnati disattivò la sveglia, tirandogli una botta sulla parte superiore e sbadigliò rumorosamente, per poi accasciarsi di nuovo sul cuscino.

"Uffa, non voglio alzarmi" Disse sospirando.

Però doveva, era il modo migliore per evitare di essere scoperta. Mai restare nello stesso luogo troppo a lungo, era la prima regola di un hacker.

Nitrotori non era solo un nome qualsiasi, lei era la regina indiscussa del web, una vera professionista, anche se non si era mai esposta più del dovuto. I suoi crimini erano maggiormente furti digitali, sviluppo di virus informatici, e altri piccoli favori (o scherzetti piaceva a lei chiamarli).

Goffamente si alzò dal letto sbadigliando di nuovo. Accese la TV e azionò il fornello per cuocersi un po' di latte e caffè, mentre si grattava la coscia con il piede.

Cosa si poteva dire su di lei? Beh, il suo nome era Agathe Davis, ma aveva parecchi nomi e alias. Agathe era solo il nome che usava in pubblico. All'apparenza sembrava una normalissima ragazzina, ma dietro quel visino tondo e ancora immaturo, si nascondeva un autentico genio dell'informatica.

Sul web, era conosciuta per aver fatto i dispetti a molte aziende di alto rilievo, rubato informazioni sensibili, e progettato alcuni dei virus più fastidiosi esistenti.

I suoi crimini erano relativamente piccoli, ma il nome Nitrotori era ben noto alle forze dell'ordine, per cui era meglio per lei evitare di fare troppo la spavalda, anche perché nel corso degli anni, la sua fedina penale si era allungata parecchio.

Se fosse stata catturata, non se la sarebbe cavata con qualche anno di carcere, senza contare che molte persone volevano addirittura la sua testa.

Essere un hacker aveva i suoi rischi, ma Agathe non era preoccupata, al contrario si sentiva molto sicura di se. Era confidente nelle sue abilità, sapeva che la sua presenza era come quella di un fantasma, quindi viveva in totale tranquillità.

Ciononostante, rimanere sempre nello stesso luogo era uno svantaggio, nonché un rischio inutile.

"Il posto più sicuro per un hacker è quello di essere in piena vista" Diceva, ecco perché aveva deciso di vivere come una normale studentessa.

Agathe era una primina della Claypool High School: una modestissima scuola superiore, niente di straordinario a riguardo.

Erano ormai tre mesi che andava a lezione, e per evitare di attirare troppa attenzione, non si impegnava nemmeno al massimo delle sue capacità. Ok stare allo scoperto, ma non aveva molto senso se i riflettori erano tutti puntati su di lei.

La casa in cui viveva l'aveva inizialmente occupata in modo abusivo, poi con il tempo si assicurò di avere tutte le carte in regola, ovviamente contraffatte.

Si trattava comunque di un buco, grande come una camera da letto, dove tutto era ammucchiato e stretto. C'erano dischi, manga e vestiti sparsi sul pavimento. Sulla cucina invece erano ammucchiate pentole, residui di cibo, e ciotole di ramen istantaneo, e l'unica fonte di luce erano i tenui raggi solari invernali, che penetravano dagli interstizi della veneziana.

Agathe era la quintessenza del disordine, lei viveva nel caos più totale. Nonostante tutto, non aveva di certo rinunciato al suo igiene personale.

Si fece una doccia calda nel suo minuscolo bagno, si lavò i denti, e si pettinò, per poi mettersi i suoi graziosi occhiali da vista con montatura rossa.

"Perfetta" si sorrise allo specchio.

Agathe era molto carina, e a lei non dispiaceva avere un po' di fascino, anche se non aveva mai mostrato particolare interesse per gli uomini veri. A cosa servivano gli uomini reali se aveva i suoi mariti digitali?

Aveva decine di poster dei suoi protagonisti preferiti di manga/anime incollati alle pareti, e di tanto in tanto Agathe se li sbaciucchiava. Aveva certamente un lato perverso, ma non lo mostrava mai a nessuno, per nessuna ragione.

Fissò a lungo il grosso poster "tutto pettorali e cuscinetti" del suo anime preferito, poi si schiarì la voce, si diede due schiaffetti per ricomporsi e prese la borsa, indossando il suo cappottino.

Prese una mela e il suo tramezzino per la ricreazione, poi uscì di casa.

Proprio come ogni Dicembre, fuori faceva davvero un freddo boia. Le sue piccole mani erano già completamente rigide, ma amava passeggiare nelle strade già completamente adornate al Natale.

"Quasi quasi lo faccio anche io un piccolo alberello" Si disse, mentre si mise le cuffiette per ascoltare un po' di musica.

Agathe ascoltava principalmente K-POP e J-POP, perchè i cantanti erano strafighi e comunque lei amava tutto ciò che riguardava il Giappone o l'oriente in generale. Forse erano i suoi antenati a scalciare, dopotutto una delle caratteristiche di Agathe era proprio il suo aspetto simil asiatico, con gli occhi leggermente a mandorla.

E così iniziò la normalissima, banale giornata di Agathe.

Si mise seduta al suo banco, vicino alla finestra. Durante le lezioni, non prestava granché attenzione al professore, anche perché non le serviva affatto, per lei la scuola era dannatamente semplice, per cui senza farsi beccare, ogni tanto scribacchiava disegnini sul quaderno.

Quando veniva interpellata, cercava di essere esaustiva, ma senza allargarsi troppo. Voleva che i suoi voti restassero sulla soglia della sufficienza, non aveva voglia di sbandierare la sua supremazia sui suoi compagni, ignari della sua vera natura.

Agathe andava abbastanza d'accordo con i suoi compagni di classe, ma evitava di partecipare a uscite di gruppo o altro, proprio per lo stesso motivo dei voti.

Ogni tanto se lo concedeva, anche per rilassare i nervi, ma in fin dei conti non si sentiva realmente loro amica, ma solo una compagna con cui chiacchierare e passare momenti piacevoli.

A ricreazione, se ne stava tutta sola sul suo banco, mangiava una mela e guardava il cortile pieno zeppo di ragazzi, nel mentre consultava i suoi forum dal suo smartphone, dove la quale penzolava un grosso e carino maiale gommoso dal naso grosso.

Al termine delle lezioni, Agathe faceva il percorso inverso. Di solito tornava a casa, ma quello era un giorno speciale, aveva un appuntamento e non era assolutamente niente di romantico, ma era roba seria, roba forte... forse.

"Chissà che ha in mente Pan" Si chiese curiosa, ma non troppo speranzosa.

Tuttavia, mentre Agathe tornava alla fermata dell'autobus, avvertì qualcosa. C'era qualcuno che la stava seguendo. In vero, era una sensazione che aveva provato più volte da qualche tempo, sia la mattina prima delle lezioni, sia dopo.

"Tsk... ancora?".

Agathe non era preoccupata, ma bensì infastidita. Così utilizzò il suo solito trucco per sfuggirgli, corse via e salì sul primo autobus, confondendosi tra la folla. Non appena lo fece, si sentì soddisfatta.

"Chissà cosa vuole da me? Mi hanno scoperto? No è impossibile, sono fin troppo brava a nascondere le mie tracce".

Agathe sospirò e utilizzò quello stesso autobus per raggiungere il Covo.

Cos'era il Covo? Era un altro degli "oscuri" segreti di Agathe. I suoi compagni erano lì, i suoi veri amici, la sua vera famiglia.

Scese ad una fermata quattro chilometri dopo, proprio vicino casa sua, in un'area piena di garage arrugginiti, dove nei pressi c'era una grossa discarica di componenti elettronici di una multinazionale. Agathe scese le scale verso il seminterrato dalla strada e bussò a ritmo preciso sulla porta di metallo, scrostata di vernice rossa.

La fessura al suo centro si aprì di colpo e comparvero due paia di occhi furbetti.

"La parola d'ordine?".

"Andiamo Sly sono io!".

"Niente eccezioni Wendy".

"Che palle" Sospirò Agathe "Supercalifragilistichespiralidoso" Disse tutto d'un fiato.

La porta si aprì e Agathe entrò.

"Ma una parola d'ordine più corta no eh?".

"Lamentati con Pan se non ti piace, a me non dispiace un po' di sicurezza in più".

Sly scortò Agathe nei sotterranei, all'interno di una zona isolata in disuso, sotto un'area piena zeppa di appartamenti, proprio nella stessa zona dove viveva anche lei.

Agathe si sentiva a casa lì. L'odore della muffa, il suono ruvido dell'acqua che scorreva nelle tubature metalliche, i passi che echeggiavano, e oltre quel piccolo tunnel c'era la zona operativa.

Quattro tavoli erano disposti in disordine, con quattro computer riciclati e modificati grazie alla discarica lì vicino. C'erano fili dappertutto, giornali, fumetti, dischi, una consol di videogame, qualche carta di snack sparso qua e la, una stufa e una poltrona vecchia strappata e polverosa. Umida, puzzolente, caotica, ma era luogo di bei ricordi.

"Wendy! Giusto in tempo" Un ragazzo biondino, di più o meno la sua età, lo accolse con un cenno.

"Pan? Come mai tutta questa urgenza?".

"Aspettiamo che arrivi anche Cubby. Quello zuccone è sempre in ritardo".

"Questi ritardi sono inaccettabili leader, dovresti optare per una punizione" Disse Sly.

"Avanti Sly, prendi sempre tutto troppo sul serio, rilassati" Gli sorrise, mentre si grattava il sedere.

Pochi minuti dopo, arrivò anche Cubby col fiatone. Si era scordata la password, e Sly era più innervosito del dovuto.

"Scusate il ritardo" Capelli unticci mossi, acne ovunque, grossi occhiali a tappo e stazza, la presenza di Cubby era sempre in qualche modo ingombrante e sudaticcia, però era un eccellente programmatore, a differenza di Pan, che non aveva particolari abilità informatiche ma dettava ordini e basta.

"Allora gente, si va in riunione" Pan scattò in piedi dalla poltrona "Ho delle notizie fresche e interessanti" Si avvicinò al suo computer e digitò qualcosa sul motore di ricerca, proiettandolo sulla parete. "L'altro giorno stavo dando un'occhiata ai post nel sub-forum, ho trovato una cosa che vorrei che vedeste".

Pan cliccò sulla pagina e comparve un post anonimo.

"L'utente è irriconoscibile ovviamente, e ha postato solo questa immagine".

Si trattava di un singolo file .jpeg con sotto una scritta che recitava:

 

Salve. Stiamo cercando individui dalla grande intelligenza.

Per trovarli, abbiamo deciso di creare un test.

C'è un messaggio nascosto in questa immagine.

Trovalo e ti porterà verso la strada che conduce da noi.

Attendiamo di incontrare i pochi che ce la faranno.

Buona Fortuna.

3301.

 

"Criptico" Disse Agathe, portandosi una mano sul mento.

"Che razza di scherzo sarebbe?".

"Non è uno scherzo Cubby" Aggiunse Pan. "Per lo meno non credo lo sia. Guarda quanta affluenza si è creata, quante persone hanno risposto. Questa è una caccia al tesoro!".

"A me sembra solo una cretinata" Fece spallucce Sly "Sarà qualche troll che cerca di approfittarsi dell'ingenuità del web".

"L'ho pensato anche io, ma poi ha postato questo".

Pan aprì un link proprio sotto l'immagine. Sullo schermo comparve una serie di numeri e algoritmi.

"Cos'è? Uno schema?" Sly si interessò.

"No, è una stringa di codice molto complesso" Indicò Agathe "Però non sono codici normali".

"Per niente" Scosse il capo Cubby a bocca aperta "Non ho mai visto una roba del genere, sembra persino più complesso del Fairy Dust, molto di più".

"Ad ogni modo, questo schema cosa vorrebbe suggerire?" Chiese Sly incrociando le braccia "Per quanto ne sappiamo è ancora nà trollata".

"Andiamo non siete curiosi nemmeno un po? Voglio dire, che cosa potrebbe mai celarsi dietro questo messaggio?" Disse Pan girandosi con la sedia verso i suoi compagni "Ci sono persone che già si sono messe in moto per cercare un modo per decifrare questo codice".

"Fammi capire bene, vorresti partecipare a questa caccia al tesoro Pan?" Cubby si aggiustò gli occhiali. "Non pensi sia solo una perdita di tempo?".

"Statemi ad ascoltare voi!" Pan sbatte le mani sul tavolo. "Vi ricordate qual è il nostro obiettivo? Su forza ripetetelo".

"Diventare dei paladini della giustizia?".

"Esatto! Paladini della giustizia virtuali! Siamo Hacker indipendenti, siamo gli unici che possono buttare giù il crimine nascosto! Diventeremo degli eroi capite? Altrimenti perché abbiamo fondato la Thinker Bell?".

"E cosa c'entra con quello che stiamo discutendo ora?" Domandò Sly perplesso.

"C'entra eccome!" Indicò lo schermo "Questa cosa è losca! Non vorreste indagare più in profondità? Cosa si cela dietro questo messaggio? Se fosse qualcosa di pericoloso, potremmo considerarlo il nostro primo vero lavoro come hacker della giustizia!".

Nessuno però sembrava convinto della cosa.

"D'accordo, visto che non abbiamo raggiunto un accordo, propongo una cosa" Disse Agathe, notando il silenzio.

"Sentiamo".

"Me ne occupo io. Il mio ultimo lavoro ha sollevato un po' di polvere, quindi mi tengo fuori dagli schermi per un po' di tempo. Mi dedicherò io a questo enigma, e vi farò sapere se ne vale la pena o meno".

"Ok, la proposta mi sembra sensata" Cubby annuì "Voi che ne pensate?".

"Io sono d'accordo, Wendy lasciamo tutto a te" Concluse Sly.

Pan era tutto col broncio. Gli seccava non aver avuto l'approvazione totale del gruppo, ma si accontentò del risultato.

"Ok, come leader ti do il permesso di agire Wendy. Fa questo per la Thinker Bell, e verrai ricoperta di gloria".

Thinker Bell era il nome del gruppo. Agathe aveva fatto in modo di acquistare illegalmente l'intera zona in disuso sotto falso nome, e affidarla a Pan. Agli occhi di un'estraneo la cosa sarebbe potuta essere eccessiva per quattro ragazzini di appena quindici anni, ma la spensieratezza e l'infantilità del gruppo, non era da qualcosa da sottovalutare.

L'unione delle loro quattro menti, era sufficiente per organizzare qualsiasi tipo di operazione.

Pan: il leader del gruppo, si occupava raramente di hacking, bensì era molto versatile nella raccolta di informazioni, anche per via della sua famiglia molto ricca e influente, senza contare che era particolarmente affascinante e motivo di interesse per molte ragazze, anche più grandi di lui. Inutile dire che Pan disponeva di un ottimo carisma, che però difficilmente era efficace nel gruppo. Spesso faceva il capriccioso, ma nessuno metteva mai messo in discussione la sua bravura o furbizia.

Sly era il perfettino snob della situazione. Arrogante, schietto, amaro, un ragazzo poco piacevole, ma dal talento insostituibile. Era lui a progettare i gadget per le operazioni più delicate. I suoi lavori, così come la sua opinione, erano fondamentali.

Cubby invece, nonostante il suo aspetto discutibile e a tratti poco igenico, era un cervellone e un genio dell'informatica, anche se non dello stesso livello di Agathe. Cubby però, si occupava della manutenzione e progettazione di software specializzati. Diciamo che era la controparte di Sly, che invece si occupava maggiormente di hardware.

Poi c'era l'asso indiscusso della Thinker Bell: Agathe, che veniva chiamata Wendy. Era lei che si occupava degli hacking più delicati, oltre alle innumerevoli conoscenze e agganci nel dark web. Infatti, grazie a Agathe, la Thinker Bell aveva molti membri sparsi in tutto il mondo, tutti giovanissimi che non superavano i sedici anni.

Era Agathe stessa a gestire il forum per le comunicazioni internazionali, inoltre per essere un piccolo gruppo di hacker dediti alla giustizia, avevano un sistema di sicurezza molto solido chiamato Fairy Dust, aggiornato costantemente da Cubby, che teneva sotto controllo le trasmissioni della polizia, oltre ad avere il totale controllo delle telecamere di sicurezza dell'intero isolato.

Per Agathe, la Thinker Bell era una famiglia, un luogo in cui poteva rifugiarsi, in cui poteva sentirsi parte di qualcosa di più grande. Forse agli occhi di un adulto, quello che facevano là sotto poteva sembrare sciocco e infantile, ma in realtà nulla di ciò che architettavano la sotto era un gioco, facevano sul serio...

Internet, soprattutto negli ultimi decenni, si era amalgamato alla struttura sociale in tutte le sue sfaccettature, anche le più oscure. Sul web c'era ogni cosa, e ogni individuo con un po' di talento poteva accedere a quel vaso di Pandora, colmo di oscuri segreti e altro.

La Thinker Bell, così come Agathe, sapevano molto bene l'identità di ciò che si celava nell'oceano oscuro di Internet. Era un luogo protetto, inadatto a mani inesperte, poiché potevi facilmente finire nei guai, o peggio...

Ma erano proprio quelle profonde radici, quella quasi totale amalgamazione a Internet, che rendeva possibile il sogno della Thinker Bell. Là dove le forze dell'ordine non potevano arrivare, un hacker poteva.

Se si era abili in ciò che si faceva, si poteva eludere ogni sistema, rubare ogni informazioni, duplicare, distruggere, eludere, tutto era possibile. Sia nel bene, che nel male e nel caso della Thinker Bell si applicava questa cosa soltanto per scopi positivi.

Ogni operazione richiedeva tempo, dedizione e concentrazione, ma erano tutte qualità che Agathe e i suoi compagni fortunatamente disponevano.

Ecco perché non bisognava fare l'errore di interpretare il messaggio della Thinker Bell, come quello di uno stupido gioco infantile. Non lo era nel modo più assoluto...

--

"Dunque, veniamo a noi".

Agathe si mise seduta sulla sua postazione PC, all'interno del suo appartamento. Il suo setup era composto da tre schermi in serie, collegati ad un tower pc molto performante, assemblata da lei con l'aiuto di Sly.

Mentre sorseggiava della cioccolata calda, Agathe navigò sul sub-forum dove c'era il misterioso enigma.

"3301" Un numero molto particolare. Significava qualcosa?

Agathe esaminò le risposte degli utenti. La maggior parte gridavano al troll e rispondevano con faccine idiote o altro, accompagnate da discussioni prive di senso. Nulla che potesse in qualche modo aiutare Agathe a decifrare il messaggio.

"D'accordo, troviamo questo messaggio".

Agathe prese un foglio e una penna e scrisse l'enigma. Esaminò le lettere, cercò anagrammi, provò a collegare il numero 3301 a possibili calcoli matematici. Cercò su Internet se il numero 3301 significasse qualcosa, ma le informazioni erano confuse.

"Sono fuori strada eh?" Si grattò la tempia con la matita e sbuffò. "Col cavolo che mi faccio mettere i piedi in testa così".

Provò altre combinazioni, ma forse stava applicando una metodologia di pensiero troppo complessa. Forse doveva applicare il buon vecchio concetto del rasoio di Occam. Provò con dei software per scovare se c'erano dei pixel nascosti o altro, ma continuò a non trovare nulla.

"Tch... allora proviamo così".

Agathe decise di aprire l'immagine con un formato differente. Utilizzò il programma Note e si ritrovò davanti ad una serie di caratteri strani e confusi.

"Mh? E questo cos'è?".

Proprio in fondo, trovò una particolare stringa di codice in grassetto.

Tiberio Claudio Cesare disse:

"lxxt>33m2mqkyv2gsq3q=w]02ntk"

La ragazza, decifrò il messaggio utilizzando il processo inverso e trovò un link ad una pagina.

"Ti ho beccato testina".

Soddisfatta, Agathe aprì l'immagine, ma si ritrovò davanti a qualcosa che nuovamente sembrava non avere alcun senso.

"Ma che veramente? Siamo seri?".

Agathe gettò la matita sul tavolo e fissò quella che sembrava a tutti gli effetti un vicolo cieco.

Per essere uno scherzo, era piuttosto elaborato. Però Nitrotori aka Wendy non era tipa che si tirava indietro alla prima difficoltà.

"Sarà pur una perdita di tempo, ma almeno è interessante".

Qualcosa però le ronzava nella mente. C'era qualcosa di molto familiare in ciò che aveva appena fatto.

"Ma certo... ora ricordo".

Agathe fece una rapida ricerca.

In passato, non nello stesso sub-forum che frequentava, c'erano stati enigmi molto simili. Alcuni anni prima, seppur con aspetto e parole differenti, c'era stato un simil episodio su un altro forum. La metodologia era decisamente simile, soprattutto la prima fase della soluzione.

"Quindi ci sono dietro le stesse persone?".

Agathe si portò nuovamente la matita sulla tempia.

"Se l'enigma di 3301 è lo stesso di quello del passato, allora...".

Utilizzando un piccolo software in grado di estrarre informazioni nascoste all'interno di altri file o immagini, Agathe riuscì a trovare un altro codice, dove all'interno c'era un altro link, messi un po' ad effetto matrioska.

Quando però la giovane hacker aprì il link, si ritrovò in una sezione vuota dello stesso sub-forum che frequentava. Non c'era assolutamente niente.

"Un altro vicolo cieco?".

Agathe si consultò nuovamente con la vecchia caccia al tesoro digitale, ma da qui in poi le cose stavano prendendo una piega molto diversa.

"Immaginavo" Si disse Agathe "Sarebbe stato troppo facile copiare no?".

Se quello era un vicolo cieco, doveva escogitare qualcos'altro ma lo stomaco della ragazzina brontolò.

"Oh beh, lasciamo stare per ora".

Agathe ignorò l'enigma e si preparò dei ramen instantanei, accendendo la TV.

Stavano mandando in onda l'ultima edizione del telegiornale.

Quando apparve il volto di quell'uomo, Agathe si bloccò. Si trattava di James Cameron, amministratore delegato della Cameron Pharmaceutical.

L'uomo era al centro di numerosi riflettori, per via di alcuni disordini avvenuti all'interno della azienda.

Cameron aveva ricevuto diverse minacce di morte e la polizia stava lavorando sul caso da almeno una settimana.

Agathe strinse il pugno e cambiò canale, mettendo buffi cartoni animati. Era il suo modo di fuggire, il suo modo per lasciarsi alle spalle il passato...

 

   
 
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