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Autore: ale93    11/12/2018    1 recensioni
“Ma alla fine, l’hai capito il senso di quello che scrive Benni?”
Lunedì 10.12 | Martino/Niccolò
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Martino trova il pacchetto sul tavolo della cucina quando riemerge dalla sua stanza. “È per te”, dice sua mamma. Ha un sorriso insicuro, “l’ha portato il postino un’ora fa.”
 
Dentro c’è un libro. È piccolo, colorato e il disegno in copertina è caotico. “Fai bene a leggere Benni,” la voce di sua madre è un pigolio. Parla piano, come se si aspettasse di essere mandata affanculo di nuovo. Come se non volesse svegliare la bestia. “Ma devi fare attenzione per capire quello che vuole dire veramente.”
 
 
 

 
Quando si mette seduto sul pavimento di camera sua a leggere, si rende conto che il libro non è nuovo. Ha una macchia di caffè sulla costa e il bordo delle pagine è consumato e ingiallito. E c’è un segno, a pagina ventisei; un post-it blu. Sopra, c’è il disegno di una giraffa seduta. Il fumetto, in minuscolo, dice, le chiedo scusa del disturbo.
 
Martino guarda la pagina stampata. Ma non riesce a leggere nemmeno una parola di quello che c’è scritto.
 
 
 


 
All’ora di pranzo, il libro è ancora sul suo letto e lui ci gira intorno senza toccarlo, come se fosse una bomba ad orologeria.
 
Sua mamma viene a controllarlo. Forse ha paura che i suoi aculei da riccio comincino ad allungarsi a dismisura, fino a renderlo inarrivabile. Così, si affaccia alla sua porta e dondola sul posto. “Allora, Marti,” dice alle sue spalle, “ti sta piacendo?”
 
È difficile spiegare che si sente come se quel libro fosse scritto in una lingua che nessuno gli ha insegnato e che non crede di poter imparare da solo.
 
E quindi, in mancanza di parole migliori, “non riesco a capirlo”, dice.
 
“Non mollare la presa,” insiste sua mamma. “Dopo qualche lettura, comincerai a capire. E quando avrai capito, non vorrai più smettere.”
 
“E se non sono capace?”
 
La mano di sua mamma si arrampica fino al centro della sua schiena e resta così. Le sue braccia, per la prima volta dopo tanto tempo, gli sembrano così forti che pensa di potercisi appoggiare. Il calore del suo viso gli riscalda la fronte. Non si ricordava che l'odore del suo collo fosse così buono. “Ma tu questo libro lo vuoi leggere o no, Marti?”
 
Martino conosce la risposta a questa domanda da un po’ di tempo. Ed è una risposta incondizionata, solo che fino a questo momento non lo sapeva.
 
“Penso di sì.”
 
Sente il sorriso di sua mamma contro la guancia, prima di ricevere un bacio. Non succedeva da quando Martino aveva cinque anni. Forse lui non l’aveva più permesso. “E allora impegnati e vedrai che capisci.”
 
 
 
 
Alle sei del pomeriggio, la casa è silenziosa. Molto più silenziosa del solito. La signora di sotto ha spento l’aspirapolvere dopo avergli fatto salire il mal di testa. La ragazza che abita di fronte è uscita come tutti i pomeriggi. La scuola di ballo in fondo alla strada ha chiuso, per oggi. E sua mamma si è addormentata davanti alla tv messa sul muto, con le scarpe ai piedi del divano e una coperta di flanella addosso.
 
Il cellulare di Martino ha smesso di vibrare da due giorni, perché ha deciso di non accenderlo.
 
La mancanza di rumori lo aiuta. Lo fa sentire meno confuso. Tutte le voci che gli dicono cosa deve o non deve fare si sono spente, compresa la sua.
 
Sta galleggiando in una dimensione in cui non deve pensare, non deve risolvere nessun enigma. Non deve correre dietro a niente. Deve solo starsene in santa pace, a mangiare un panino col prosciutto, a giocare alla play contro se stesso. A cercare di non preoccuparsi del quadro generale, di quello che viene dopo, di cosa dirà agli amici.
 
Passa un’ora e mezzo a cercare di spegnere il cervello e si è accorge che il sole è calato solo quando una puzza di pastina in brodo entra in casa dal pianerottolo.
 
 
 
 
 
Eppure, il libro lo chiama dalla sua stanza.
 
Contiene delle risposte e Martino lo sa.
 
E anche se non si sente per niente pronto, anche se è un po’ incazzato con se stesso per non saper affrontare le cose come dovrebbe, se lo porta in cucina. Lo appoggia sul tavolo e lo lascia là per riempire la macchinetta del caffè.
 
Se lo rigira nelle mani, mentre la moka comincia a fischiare. Lo osserva avanti, dietro, sopra, sotto. Come uno stupido, ha paura di aprirlo.
 
Quando decide di smetterla di fare il coglione, però, non comincia a leggerlo dall’inizio.
 
Apre a pagina ventisei. La giraffa lo guarda dal post-it con l’espressione più triste e insicura del mondo.
 
 
 
 
Il racconto è segnato con un asterisco. Un appunto, prima del titolo, dice, cos’è successo quando gli ultimi due uomini sulla Terra si sono incontrati:
 
La grafia è piccolissima e storta, Martino riesce a decifrarla per miracolo. È diversa da quella a cui è abituato, non assomiglia a quella di un bambino delle elementari. È una scrittura veloce e nervosa.
 
Ma viene dalla stessa mano.
 
 
 
 
La storia che legge gli stritola la gola con un pugno e quasi lo strozza. Sulla pagina, un evidenziatore giallo sottolinea un passaggio,
 
 
-In tutti i casi ciò che ci è accaduto è davvero singolare.
-Una serie di impressionanti coincidenze, impossibile negarlo.
-Forse un giorno ci sarà una scienza in grado di decifrare tutto questo. Intanto, le chiedo scusa del disturbo.
 
 
Anche se non vorrebbe, anche se le voci nella sua testa si alzano di nuovo e tornano a dirgli che non è in grado di comprendere a pieno tutto quello che ha davanti agli occhi, Martino legge.
 
E, quando arriva alla fine, comincia a capire.
 
Con il pollice accarezza gli ultimi appunti di biro sul foglio.
 
 
 
E se ne andarono di buon passo, ognuno per la sua strada.
 
“Marti?”
 
E l’ultimo uomo sulla Terra restò sul ponte, con la speranza in una mano e un pacchetto di scuse nell’altra.
 
“Ma che hai fatto, il caffè di sera?”
 
Il silenzio intorno a Martino si rompe. "Volevo finire qua", dice a mo' di scusa.

Sua mamma lo raggiunge in cucina. Senza dire una parola e con la faccia scettica, gli riempie una tazzina. Le mani di Martino tremano nell'afferrarla e lui non se ne accorge neanche. Un’altra macchia di caffè finisce sul libro.

“Mà, mi passi una penna? Rossa, se ce l’hai.”

“Ma che ci devi fare?”

“Devo scrivere una cosa importante che mi è venuta in mente.”

“Sul libro, Marti? Con la penna?”

“No, non sul libro, mà. Questa è n’altra storia.”
 
Martino stacca il post-it blu dalla pagina. Appena più in basso della giraffa, in penna rossa e a caratteri cubitali, scrive,
 
nessun disturbo, anzi, è stato un piacere.
 
“Ma alla fine, l’hai capito il senso di quello che scrive Benni?”
 
(Sarebbe bello scoprire che cosa significano queste impressionanti coincidenze, insieme).
 
“Non lo so, però gli ho dato un senso mio.”
 
- È una serie di coincidenze davvero fuori dal comune. Aggiungerò
che, dopo averla incontrata, io provo per alcune ore una sensazione
strana e piacevole...
- Forse la sensazione di non aver peso, di camminare su una
nuvola e di vedere le cose di un colore più vivido?

-S. Benni, Coincidenze, raccolta L'ultima lacrima. Pagina 26.
   
 
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