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Autore: NPC_Stories    11/12/2018    1 recensioni
Seguito di Lezioni di sopravvivenza - Primo Livello, L'alba del Solstizio d'Inverno e Cursed with Awesome.
Dee Dee continua il suo percorso di crescita scendendo sempre più nelle viscere del dungeon, ma qui l'aspettano sfide ancora peggiori. Il suo compagno di viaggio drow è più dannoso che utile, anche se a volte le due cose coincidono.
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Spoiler: niente romance. La differenza di età la renderebbe una cosa creepy.
Nota: come al solito i personaggi principali sono tutti originali, ma potrebbero comparire a spot alcuni personaggi famosi dei Forgotten Realms
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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1364 DR: Scendere è una strada in salita (Parte 8)


Daren aveva promesso che quello sarebbe stato l’ultimo giorno di viaggio, e Dee Dee sperava veramente che fosse vero. Era stanca, nonostante negli ultimi mesi si fosse abituata a viaggiare in luoghi ostici e pericolosi. Il viaggio nel fiume era stato troppo per lei, aveva bisogno di riposarsi davvero, non sul pagliericcio di una caverna a malapena tiepida. Per la prima volta da quando si era gettata in questa folle avventura, aveva voglia di un letto caldo e di una vita normale.
Dopotutto era sempre stata questa la sua intenzione. Voleva andare a Skullport e trovare un posto dove vivere, non fare l’avventuriera.
Venne colpita da questo pensiero come se fosse una straordinaria rivelazione.
È vero, era quello che voleva fare… quand'è che aveva smesso di desiderarlo? Quand'è che aveva iniziato a considerare normale vivere all'addiaccio, fare l’esploratrice di dungeon?
Per Daren sembrava normale, quella era la sua vita e la faceva sembrare come l’unica vita possibile. La dhampir si rese conto in quel momento di come fosse stata sciocca e influenzabile. Certo, lui aveva le sue ragioni: era vero che lei sarebbe morta molto prima di arrivare nella città segreta, ora che conosceva meglio il dungeon lo capiva benissimo anche da sola. Non rimpiangeva di averlo incontrato, le aveva salvato la vita in più di un modo. I suoi insegnamenti erano preziosi, e Dee Dee riconosceva la verità delle sue parole: se avesse raggiunto Skullport senza avere le competenze per andarsene, sarebbe stata prigioniera.
Il suo scopo ultimo era imparare a sopravvivere per vivere a Skullport, e per potersene andare se avesse voluto. Questo era il suo intento dichiarato, Daren lo sapeva, lei lo sapeva… ma la sua volontà contava qualcosa? Non aveva forse imparato già abbastanza? Il drow glielo avrebbe detto, quando lei fosse stata pronta? O avrebbe continuato a procrastinare?
Oh, che sciocchezza. Perché mai dovrebbe procrastinare? Si chiese, scuotendo la testa. Sono solo paranoica. Lui non ha motivo di mentirmi, non ha bisogno di me. Non credo che mi voglia con sé, quando potrò andare mi lascerà andare… no, io me ne andrò.
A questo pensiero, si fermò per un attimo, costringendo anche i due prigionieri dietro di lei a fermarsi all'improvviso in una posizione poco stabile sul bordo del fiume. L’idea di andarsene, di separare le loro strade, l’aveva fatta sentire adulta ma terribilmente sola. Aveva avvertito una specie di morsa allo stomaco, e per una volta non era la fame.
O forse sono io che non voglio andarmene? Perché in tutti questi mesi ho praticamente dimenticato che il mio scopo ultimo era una vita normale in città? Forse sono io che non voglio separarmi dall'unico amico che ho. Forse sono ancora una maledetta ragazzina idiota che cerca il conforto della protezione di un adulto, ho cercato in Daren quello che mi dava Valaghar. Eppure sono così diversi.
Riprese a camminare, cercando di portare alla luce le grandi differenze fra il suo vecchio amico e il suo oscuro mentore. A prima vista erano come il giorno e la notte, ma più ci pensava, più si accorgeva che nelle azioni non erano poi così diversi. Oh, lo erano nel comportamento, e nel carattere, su questo non c’erano dubbi. Ma in fondo in fondo, si gettavano nelle stesse imprese folli.
Ho dimenticato il mio proposito di andare a Skullport, realizzò alla fine, perché non era Skullport ad essere importante. Volevo un posto dove poter vivere ed essere accettata. Mi sentivo debole, quindi pensavo che solo la protezione della civiltà, di una città, mi potesse permettere un’esistenza sicura. Ma ora non sono più debole. Ora potrei fare… anche questa vita. Potrei vivere nei tunnel, anche se è un’esistenza triste e solitaria. Ma io non sono come Daren. Io potrei avere anche altri amici, non ho un carattere di cacca come lui. Potrei intrattenere rapporti amichevoli con Lizy, e con Tuyy, e con… altri che vivono in pace, come loro.
Dee Dee esplorò quelle nuove possibilità, tenendo la mente aperta. Non è che volesse vivere all'addiaccio per sempre, si stava solo rendendo conto che sarebbe stato possibile, che non doveva per forza vivere in città. Tuttavia la vita nei tunnel era scomoda, e il desiderio di una casa sicura e di un letto caldo non abbandonava mai del tutto il suo cuore.

“Mi sembri un po’ distratta, oggi.” Le sussurrò Daren, in tono di rimprovero. “Sembra che tu mantenga a malapena la concentrazione per non scivolare sulle rocce, sei fortunata che nessun mostro ci abbia attaccati, stamattina.”
Dee Dee riconobbe la validità di quel rimprovero e abbassò lo sguardo. Non era riuscita ad impedirsi di scivolare in pensieri lontani, visto che aveva appena realizzato di colpo delle cose molto importanti su sé stessa e sul suo futuro, ma si vergognava che Daren se ne fosse accorto.
“Fcufa” sussurrò.
“Non devi chiedermi scusa, non sono io che rischio di morire se tu ti distrai.” La rimbeccò il drow. “Devi stare attenta per il tuo stesso bene. Soprattutto ora che sarai sola.”
La ragazza sussultò di nuovo, per un istante credette che lui le avesse letto nel pensiero, tanto quella frase calzava a pennello con le sue riflessioni.
“Come?”
In quel momento si accorse che stavano risalendo un piccolo dosso che li avrebbe portati finalmente all'asciutto. Si ritrovarono in una larga cava che si affacciava sul fiume.
Avevano a malapena messo piede sulla roccia asciutta, quando decine di creature tozze con una criniera scura e denti aguzzi si riversarono addosso al gruppo, uscendo da innumerevoli nascondigli. Daren imprecò e sfoderò le spade corte.
All'inizio cercò di spaventarli per cacciarli via, ma le infide creature avevano l’indole dei predatori, e continuarono ad attaccare anche se alcuni loro compagni erano già stati colpiti fino ad essere privi di sensi. Uno di quei piccoletti si lanciò su Dee Dee, ma lei lo afferrò al volo e usò il suo stesso slancio per gettarlo nel fiume. Nel sollevare la creatura la dhampir scoprì che era più pesante di quanto pensasse, e cadendo in acqua fece un bello spruzzo. Non aveva fatto in tempo ad estrarre le armi, che subito altri due di quei mostriciattoli le balzarono addosso cercando di morderla.
Dee Dee decise che ne aveva abbastanza. Anziché sottrarsi ai denti e agli artigli dell’aggressore che le era saltato in braccio, gli chiuse la bocca con una presa salda e lo costrinse a inclinare la testa. Sotto la criniera scura doveva esserci un collo, da qualche parte, e Dee Dee lo trovò. Il pelo era sporco e puzzava di sudore e di carogne, ma il sangue era caldo e delizioso. Lui cercò di graffiarla, i suoi unghioni scavarono un leggero solco nell'armatura di cuoio, ma senza sfregiare la pelle morbida dell'elfa. La dhampir avvertì che la sua vittima si stava dimenando sempre più flebilmente, e lasciò cadere il corpo prima che morisse. Cadde proprio sul suo compagno, che si scrollò di dosso il cadavere, fece per attaccare Dee Dee, poi cambiò idea e cominciò a mangiarsi i resti del suo amico. La ragazza sentì quasi il voltastomaco a quella scena disgustosa, estrasse la spada e con un gesto così rapido da essere quasi invisibile tagliò la testa dell’omuncolo mentre aveva ancora in bocca brandelli di pelle e carne del suo compagno. Nel frattempo il drow aveva ucciso parecchie di quelle creature e il pavimento della grotta stava diventando viscido di sangue.
Una piccola orda di gibberling attacca e combatte fino alla morte, e Dee Dee se ne stava rapidamente rendendo conto. Quelle creature sembravano incapaci di pensiero razionale, attaccavano senza imparare nulla dalla morte dei loro compagni. Sfoderò anche il pugnale e si mise a difesa dei loro prigionieri, perché aveva fatto troppa fatica a portarli fin lì, per lasciare che morissero per mano di quei mostriciattoli.
Daren abbattè stancamente l’ultimo avversario e il combattimento finì, tanto repentinamente quant'era cominciato.
“Gibberling” disse soltanto, indicando una di quelle creature morenti, con un cenno della mano che ancora reggeva una spada. “Stupidi, feroci, e ora sappiamo che non temono la morte.” Sospirò. “Perché i mostriciattoli non temono mai la morte?”
Dee Dee non aveva risposta, ma sapeva che era una domanda retorica, solo una lamentela.
“Fe penfavi di accamparti qui, ti informo che l’odore di fangue morto mi fa vomitare.” Gli preannunciò Dee Dee.
“Una scena che non ci tengo a vedere” il drow storse il naso, immaginando che l'elfa avrebbe vomitato, sostanzialmente, altro sangue. “Tu non resterai qui. Ora le nostre strade si dividono, tu avrai il compito di consegnare quello lì.” Sempre con la spada indicò il cultista di Juiblex, l’umano, che impallidì di colpo vedendo la sua fine così prossima. Dee Dee si guardò intorno. Erano in una caverna vuota, se si escludevano i cadaveri di gibberling.
“Lo confegno… dove? A chi?”
Daren la fissò con uno sguardo penetrante che lei non capì, era come se non la vedesse davvero. Non le rispose subito, prima trascinò i due prigionieri nella grotta, lontano dal fiume, e li legò ad una stalagmite in modo che non potessero avvicinarsi. Poi prese da parte la dhampir, portandola dietro una concrezione rocciosa dove i due cultisti non potevano vederli. Quando le parlò di nuovo lo fece in lingua elfica, forse perché sperava che i due prigionieri non la capissero, e in tono mortalmente serio.
“Adesso ti chiederò di fare una cosa, ma mi costa parecchio. Significa doverti dare fiducia e dirti cose che non ti ho ancora detto. Posso farlo? Posso fidarmi di te?”
Dee Dee sgranò gli occhi e fu subito tentata di rispondere Sì, certo che puoi fidarti di me, puoi sempre fidarti di me. Era così strano, di solito era lei a chiedersi se poteva fidarsi di lui, perché era lei ad avere bisogno di aiuto.
“Fe hai già decifo di farlo, vuol dire che fai che puoi fidarti di me.” Disse invece. “Io… potrei fallire. Potrei deluderti. Ma non potrei mai tradire un amico.”
Le parve di vedere per una frazione di secondo un accenno di sorriso sulle labbra dell’elfo scuro, ma poi quell'impressione passò e lui le parlò, serio come prima: “Allora farai quello che ti chiedo?”
“Fe fignifica fbarazzarfi dell’umano, certamente.”
Daren le indicò un punto dall'altra parte del fiume. C’era un cunicolo che sbucava sull'acqua, non piccolissimo ma nemmeno troppo ampio. “Torna indietro un pochino, fino a quelle stalagmiti.” Indicò un altro punto nella direzione da cui erano venuti. “Come vedi ci sono stalagmiti anche sull'altro lato del fiume. Quello è il punto migliore per attraversare perché se ne sei in grado puoi lanciare un lazo e afferrare con la corda una delle stalagmiti dall'altra parte. Sarai tentata di tagliare il fiume in quel punto, perché l’acqua è relativamente bassa, ma non lo fare. Fra le stalagmiti dall'altra parte del fiume vivono dei pesci molto insidiosi e territoriali, ti attaccheranno se ti avvicini alle loro tane. Piuttosto, aggancia una stalagmite sull'altro lato con la tua corda e poi fatti trasportare dalla corrente, usando quello slancio per attraversare il fiume più a valle. Questo dovrebbe portarti più o meno in corrispondenza di quella galleria.”
Dee Dee all'inizio era impallidita all'idea di dover attraversare il fiume, ma ascoltando quelle indicazioni si convinse che ce la poteva fare, quindi annuì. Prima avrebbe dovuto legare per bene l’umano, ma poteva farcela.
“Cofa troverò dall’altra parte?”
Di nuovo quello sguardo criptico, poi lui sembrò trovare le parole.
“Persone. Probabilmente drow, ma non è detto. Non ti faranno del male, ma sicuramente ti fermeranno per interrogarti. Tu devi dire due cose importanti: la prima, che devi consegnare un prigioniero e una lettera, che poi ti darò. La seconda, che hai bisogno che qualcuno ti scorti a Skullport o almeno ti indichi la strada. Non devi mai fare il mio nome, mai. Hai capito?”
La ragazza rimase stupita da questa veemenza. Pensava che lui la stesse mandando da degli alleati, non da dei nemici. “Ma… fe mi obbligano a parlare?”
“Allora, ma proprio se minacciassero di imprigionarti o farti del male, dì loro che il mio nome non può essere pronunciato sotto la luna.”
“Qui non c’è la…”
“È una frase di rito.” La interruppe lui, in tono di compatimento. “Potrebbero trattenerti un giorno o due, non è un problema. Quando ti lasceranno andare, a Skullport devi cercare una locanda che si chiama Il Troll Infuocato, che si trova al porto, vicino al mercato del pesce. Io ti aspetterò lì, con l’altro prigioniero.”
Dee Dee girò impercettibilmente la testa come per guardare i due cultisti, ma dalla sua posizione non poteva vederli. Fra sé e sé, continuava a chiedersi che cosa ne avrebbero fatto del tiefling, ma decise che quello era un problema di Daren. Era stato lui a volerlo portare con loro, anzi, a volerlo salvare in primo luogo.

Convincere il dannato cultista di Juiblex a venire con lei fu quasi più difficile che attraversare il fiume. Dee Dee non aveva idea che un uomo adulto potesse arrivare a frignare così tanto, e addirittura a farsi trascinare di peso. Per fortuna aveva bevuto il sangue di quel mostriciattolo, perché fra costringere il prigioniero a seguirla e risalire la corrente, aveva bisogno di tutte le sue forze. Il metodo della corda funzionò, anche se dovette lanciarla un paio di volte prima di afferrare una stalagmite, e la seconda volta fu anche più difficile perché la corda si era bagnata e il lazo non stava più bene aperto. Alla fine, dopo molte fatiche, riuscì ad approdare al cunicolo dall'altra parte del fiume. Non riuscì più a sganciare la corda dalla stalagmite, quindi si rassegnò ad aver perso un’altra corda. Doveva proprio procurarsene di nuove…
“Fermatevi e dichiarate le vostre intenzioni!” Intimò una voce maschile, che suonava piuttosto giovane.
Un guerriero drow si fece avanti, venendole incontro. Quantomeno, lei supponeva che fosse un guerriero, perché aveva una grossa spada legata dietro la schiena.
Anche Daren ha una spada come quella, ricordò. Vorrà dire qualcosa?
Il suo occhio allenato a cercare pericoli catalogò il drow davanti a lei prima come potenziale nemico, e solo dopo come persona. La sua armatura era di buona qualità, anche se leggera, di certo era in condizioni migliori di quella di Dee Dee. Lui sembrava tenersi sulla difensiva, ma non aveva ancora sfoderato la spada. Forse Daren aveva detto il vero, dopotutto, non l’aveva mandata in una tana di orchi. Aprì la bocca per rispondere, le venne naturale guardare in faccia il suo interlocutore, e a quel punto perse la capacità di pensare in modo coerente.
“Dichiarate le vostre intenzioni” ripeté la guardia, corrucciandosi per la mancanza di reazione.
Dee Dee non lo udì. Le era bastato uno sguardo per capire che il drow doveva essere giovane, forse tanto quanto lei, e non molto esperto a giudicare dai piccolissimi movimenti per sistemarsi meglio la spada sulla schiena. Non era ancora abituato a portare il peso e gli dava fastidio. Tutto in lui era eccessivamente rivelatore, anche il suo sguardo era aperto e schietto, proprio il contrario di quello di Daren e di qualsiasi altro drow avesse visto finora.
Lei lo trovava bellissimo. Forse lo era davvero, anche per gli standard dei drow, ma per Dee Dee era il più bell'esemplare maschile che avesse mai visto. Soprattutto perché non apparteneva allo sconosciuto e minaccioso mondo degli adulti, come Daren o il tiefling che avevano catturato. Lei sapeva che entrambi erano di bell'aspetto, ma aveva sempre archiviato la cosa come un’informazione superflua, per la quale non aveva utilizzo. Con questo sconosciuto era diverso: lo percepiva come un suo simile, una persona accessibile, o almeno… comprensibile. Dee Dee non aveva mai avuto pensieri adulti verso nessuno e non li stava avendo nemmeno ora, si era semplicemente bloccata a guardare quel viso celestiale pensando che avrebbe potuto andare avanti a guardarlo per tutto il giorno.
“Ehi… capisci la mia lingua?” insisté il ragazzo in sottocomune, poi provò con la lingua comune della Superficie. Non la parlava molto bene. “Dichiara le tue intenzioni” ordinò con una parlata molto accentata “chi sei? Chi è lui?” indicò con un cenno l’uomo dietro di lei.
“Uh…” mormorò l'elfa, risvegliandosi finalmente dal suo torpore. “No, perdonami, ho capito.” Assicurò in sottocomune, pensando rapidamente a come rispondere pronunciando meno s possibili. “Mi chiamo Dee Dee, porto un prigioniero e una lettera.”
Lui la squadrò come per decidere se fosse pericolosa, e la guerriera divenne acutamente consapevole del suo aspetto disastroso. I suoi vestiti e i suoi capelli erano bagnati, probabilmente le sue labbra erano blu per il freddo, la sua armatura era ormai vecchia e rovinata. Nel complesso doveva sembrare una scappata di casa. Per la prima volta, la cosa stava assumendo una certa importanza.
“Un prigioniero e una lettera? Per chi, e per conto di chi? Sai dove ti trovi?”
Si avvicinò a lei di un passo, e lei fece istintivamente un passo indietro. Con movimenti lenti e deliberati, slacciò la chiusura di una piccola borsa conservante magica che Daren le aveva dato per quello scopo (non far bagnare la lettera), e tirò fuori una pergamena arrotolata, chiusa con un nastro di stoffa nera. Sul retro della pergamena, in modo che fosse ben visibile, era scritto un nome. La zona era molto poco illuminata, solo la naturale fosforescenza dei funghi di caverna garantiva un lieve lucore, quindi leggere era particolarmente difficile.
“Oilu… no… Qilue… Vel… che diamine di calligrafia!” Borbottò, mostrando la scritta al drow.
“Qilué Veladorn” le venne in aiuto lui, leggendo quel nome con incredulità. “Tu non sai chi sia?”
“Ehm… dovrei?” Domandò lei, sentendosi sempre più stupida.
“M’immagino di , se devi consegnarle un prigioniero e una lettera!” fece notare l’elfo scuro.
“Io… faccio l'intermediaria, nient'altro” si difese la dhampir.
Lui la scrutò con sguardo sempre più dubbioso, e solo grazie alla loro vicinanza ora si accorse di una cosa. “Ma tu… non sei una mezz'umana. Sei un'elfa. Un'elfa vera?
Esistono elfi finti? si chiese lei, ma si sforzò di rispondere in modo non sarcastico. Non era facile, visto che si sentiva sempre più di malumore.
“Già, un'elfa vera. È un problema?”
Il giovane guerriero drow si fermò a fissarla più o meno come lei aveva fissato lui pochi momenti prima: con meraviglia, ma lei intuì che lo faceva per un motivo diverso.
Xsa! Sei matta a venire quaggiù?”
Dee Dee adesso era decisamente di cattivo umore.
“Vuoi un pugno, bel faccino?” Chiuse la mano a pugno e l'agitò debolmente, ma il suo sguardo era duro come il ferro. Sarebbe stato un peccato rovinare un volto così perfetto, ma la dhampir iniziava a trovare insopportabile la persona che c’era dietro.
Dal canto suo, il drow sapeva che era meglio non far arrabbiare una femmina.
“No, no, scusa. Mi è sfuggito. Perché porti un prigioniero? Sei una mercenaria?”
Dee Dee aveva più sangue in corpo di quanto una persona normale avrebbe dovuto averne, e in quel momento le andò tutto alla testa.
“Ora apri bene le orecchie, ragazzetto!” Fece un passo avanti, in modo deciso, ma non lo minacciò sfoderando le armi. Gli puntò contro un dito, agitandolo in segno di ammonizione. “Negli ultimi quattro giorni ho affrontato melme giganti, preti malvagi, mani troppo lunghe, un fiume, e non una eh, ma tre o quattro volte, già, un maledetto fiume, e poi orchi, nanerottoli puzzolenti, kuo-toa e mante che cadevano dall'alto e volevano mangiarmi, e poi che altro?, maledizioni, coboldi, e un calderone di acido con dentro un tiefling che ci ha provato con me, e non ho affrontato tutta la merda dell’Undermountain per arrivare qui e farmi chiamare mercenaria!
Il giovane drow non aveva mai visto una femmina degli elfi di Superficie prima di allora, ma stava cominciando a credere che fossero pericolose come le femmine drow. Non sapeva cosa pensare di lei: se le cose che aveva raccontato erano vere, allora doveva essere una vera dura. Di certo aveva l’aspetto di qualcuno che ha vissuto molte avventure. Ma era un’amica o una nemica? Se l’idea di essere una mercenaria era così offensiva doveva significare che agiva per idealismo, ma che tipo di ideali seguiva?
“Perdonami se ti ho offesa, non era mia intenzione.” Decise di scusarsi come prima cosa, per precauzione. “Ho dimenticato le regole dell’ospitalità. Ti prego, entra pure nel nostro tempio. Più avanti ti verrà chiesto di consegnare le armi.”
Dee Dee s’irrigidì. “Tempio? C’è un tempio più avanti? Ogni volta che entro in un tempio qualcuno cerca di uccidermi.”
Il drow fece un sorrisetto, pensando che fosse una battuta, ma poi vide che l'elfa non stava affatto ridendo.
“Anche i drow ci hanno provato, avevano un altare a forma di ragno.” Continuò Dee Dee. “Non mi va di abbandonare le armi.”
“No, non… la Signora della Danza è una divinità buona. Noi non compiamo sacrifici di sangue.”
Dee Dee non era troppo convinta, ma non aveva altra scelta se non avanzare. E poi, alcuni mesi prima Daren le aveva parlato della sua dea... non ne aveva mai fatto il nome, ma era una dea buona. Forse ora stava per entrare nel suo tempio, e di conseguenza questi elfi scuri erano alleati. Ma perché non glielo aveva detto? Doveva esserci un motivo. Cos'altro le aveva raccontato quella volta... qualcosa a proposito del fatto che il suo lavoro era segreto?
Ad ogni modo, la dhampir non aveva nessuna intenzione di tornare nel fiume, questo era poco ma sicuro. Si concesse un’ultima occhiata al bel volto del giovane drow, e prima di andare oltre le venne la folle idea di dire: “Mi piacerebbe… prima o poi, combattere contro di te. Come allenamento, eh. Non a morte.”
Lui la guardò in modo strano, e lei si maledì in silenzio. “Mi piacerebbe combattere contro di te”, ma come mi è venuto in mente? Forse Daren ci proverebbe con qualcuno in questo modo, le persone normali no!
“Uhm, grazie.” Rispose lui, incerto. “Sarebbe un onore esercitarmi contro qualcuno che ha esperienza di molti combattimenti. Io mi chiamo Adinvyr. Domani non sono di turno, se sarai ancora qui puoi chiedere di me alle caserme.”
Dee Dee annuì, incredula che avesse funzionato. Lo ringraziò per le indicazioni e proseguì nel cunicolo, portandosi dietro un prigioniero spaventato e ora anche abbastanza indispettito.

Il cunicolo era stretto e curvava due o tre volte prima di sfociare in un altro piccolo slargo, dove stavolta c’erano due guardie a piantonare il passaggio, una femmina drow e una donnina halfling. Una sola occhiata a quest'ultima convinse Dee Dee che non era da sottovalutare, perché era agghindata come una maga.
Spiegò a queste due quello che aveva già detto ad Adinvyr, ma loro sembravano avere un po’ più di esperienza. Tanto per cominciare si accorsero che era una dhampir, ma quando l'elfa scura recitò un breve incantesimo per capire se Dee Dee fosse una malintenzionata, la sua attenzione si focalizzò tutta sul prigioniero. Lo scrutò solo per un breve istante, e fu sufficiente per decidere che l’umano valeva tutto il suo disprezzo.
“Portalo pure dentro” le disse, in sottocomune. “Al prossimo blocco di guardie dovrai lasciare le armi, ma qui sei al sicuro. Il prigioniero verrà preso in custodia e Qilué vorrà farti qualche domanda, ma prima devi riposare e rifocillarti.”
Lo sguardo di Dee Dee doveva essere fin troppo aperto e pieno di gratitudine, perché la drow non riuscì a trattenere un sorriso. Non era un ghigno malvagio, come quello della sacerdotessa di Selvetarm che mesi prima aveva cercato di ucciderla. Non era nemmeno una smorfia di scherno come quelle di Daren. Questa drow sembrava davvero una brava persona, una cosa che la dhampir non credeva possibile.
Procedette oltre, e dopo alcuni minuti di cammino in un percorso obbligato si trovò davanti un altro posto di guardia, in una stanza squadrata che era stata chiaramente scavata nella roccia in modo artificiale. In qualche modo, capì che stavolta era davvero arrivata. Le sue fatiche forse erano davvero finite, almeno finché non si fosse riunita al suo tetro compagno di viaggio.

           

   
 
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