Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: Fiore di Giada    12/12/2018    0 recensioni
La pace, dopo un'aspra lotta, era stata raggiunta e i millenari contrasti tra il suo paese e il regno di Stellaria sembravano essersi dissolti, come un miraggio in un deserto.
Accennò ad un lieve sorriso. Certo, negli abitanti dei due regni sembrava ardere il desiderio di vivere, ma quale tributo era stato pagato ad una simile, meravigliosa situazione?
Quanti eroici paladini avevano versato il loro sangue per liberare due regni da uno stato di perenne conflitto?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La luce della luna inargentava le case della città di Aura, dominate dall'immenso castello, e il vento, che spirava tra gli alberi, faceva risuonare il silenzio di malinconiche melodie.

Una figura umana alta e snella, avvolta in un ampio mantello rosso cupo, bordato di pelliccia, contemplava il paesaggio da un'ampia torre.

I lunghi e ondulati capelli neri circondavano un viso femminile dai lineamenti delicati, su cui spiccavano gli occhi verdi, simili a smeraldi, ombreggiati da lunghe ciglia curve e nere.

Una corona di perle rosse era poggiata sulla sua testa e il suo collo sottile era cinto da una collana di perle barocche, un po' più chiare della corona.

Di tanto in tanto, con gesti lenti, quasi meccanici, la ragazza si sistemava l'ampio mantello sulle spalle.

Alzò la testa e volse lo sguardo verso l'astro notturno.

E' finita così... Prima che potesse cominciare? – mormorò con voce flebile. Finalmente, la guerra era finita e il regno di Ametista fremeva di gioia.

La pace, dopo un'aspra lotta, era stata raggiunta e i millenari contrasti tra il suo paese e il regno di Stellaria sembravano essersi dissolti, come un miraggio in un deserto.

Accennò ad un lieve sorriso. Certo, negli abitanti dei due regni sembrava ardere il desiderio di vivere, ma quale tributo era stato pagato ad una simile, meravigliosa situazione?

Quanti eroici paladini avevano versato il loro sangue per liberare due regni da uno stato di perenne conflitto?

Alcune lacrime rigarono le candide gote di lei. Un tempo, lei, Ailynna, principessa del regno di Ametista, aveva bramato con ardore la pace, ma, in quel momento, non sentiva gioia.

Tra gli eroi periti per la pace, ai suoi occhi, spiccavano i nomi di suo fratello Fen, di sua sorella Dairine…

E poi c’era lui.

Nathos, il vento viola.

Il guerriero più coraggioso del regno di Ametista.

L’eroe che aveva sconfitto il drago a quattro testa della Foresta dell’Incubo.

Nemmeno lui è riuscito a sopravvivere a questa inutile sciagura… E dire che me lo aveva promesso… – sussurrò, volgendo gli occhi, lucidi di lacrime, verso la luna. I sovrani di Ametista amavano quel giovane combattente.

Ad una indiscussa fisica, univa un coraggio leonino e un animo fermo e limpido come la lama di spada.

Mai avrebbe osato rivolgere la sua forza contro persone indifese.

Quante vite erano state salvate, grazie alla forza della sua spada?

Ailynna chiuse gli occhi e si abbandonò ai ricordi. Il loro amore, al compimento dei diciassette anni di entrambi, si era esplicato nella sua pienezza.

Quando si erano confessati il reciproco sentimento, entrambi tremavano dall’imbarazzo e quasi non riuscivano a proferire parola.

Solo un bacio, lieve come un petalo staccato da un fiore, aveva suggellato il loro amore.

Un singhiozzo le sollevò il petto e le sue dita sottili, d’istinto, si strinsero a pugno. Qualche tempo dopo, avevano deciso di rendere chiaro alle loro famiglie il loro reciproco sentimento e, con sorpresa di entrambi, i sovrani del regno di Ametista avevano acconsentito ad un loro, futuro matrimonio.

Con suo grande dispiacere, suo padre aveva subordinato questo evento alla fine della guerra con il regno di Stellaria.

Voleva che le loro nozze fossero l’atto conclusivo di un conflitto che si prolungava ormai da tanto, troppo tempo.

E sua madre era concorde, perché riteneva giusto che la spada di Nathos fosse al servizio dell’intera popolazione.

Pur con tristezza, aveva acconsentito a questa condizione. Certo, era la principessa, ma, in quei tristi momenti, non poteva godere di privilegi negati alle altre donne del regno che non avevano scelto la strada della guerra.

Anzi, doveva mostrare la sua vicinanza al loro dolore.

Il Fato con me è stato crudele…, meditò, amara. La guerra, come una belva implacabile, le aveva sottratto suo fratello e sua sorella, che erano stati sepolti in una cripta di cristallo magico, in una cerimonia funebre olezzante d’orchidee e gigli e risuonante di canti lugubri e amari.

Suo padre, il potente re guerriero di Ametista, a stento frenava la sua sofferenza, che si esplicava nell’impercettibile tremito delle spalle.

In quel giorno, non solo aveva perduto i suoi amati figli, ma anche la sua splendida moglie, stroncata dal dolore.

Vedendo i loro corpi, rossi di sangue e pietrificati in un innaturale pallore, Nyla, sua madre, si era afflosciata sul pavimento marmoreo della sala del trono.

Nathos, discreto, le era stato accanto, per quanto gli era stato consentito dai suoi doveri di guerriero.

Non dimenticava di portarle un fiore, durante i giorni di tregua.

Oltre quell’armatura metallica, rossa di sangue, si celava un cuore nobile e generoso, che risplendeva nei suoi scintillanti occhi blu, screziati di pagliuzze dorate.

Quei piccoli gesti riscaldavano il suo cuore, prossimo al gelo.

Per tanto tempo, aveva sperato che la guerra risparmiasse lui e le desse la possibilità di essere felice.

Ma questo suo desiderio non sarebbe stato esaudito.

Anche lui… Anche lui è stato riportato privo di vita… – sussurrò, il tono tremante. Anche il corpo di Nathos era stato ricondotto da loro in una bara, come era accaduto a suo fratello e a sua sorella…

Alcuni soldati, gli occhi colmi di lacrime, lo avevano portato fino al palazzo reale e avevano raccontato cosa fosse successo.

Si irrigidì. Pur di salvare la retroguardia dell’esercito, attirata in una imboscata aveva combattuto da solo contro centinaia di nemici e, malgrado la sua forza, era stato sopraffatto.

I loro nemici avrebbero voluto dare quel corpo agli avvoltoi, ma, grazie all’intervento di due paladini di Stellaria, Aedan, il leone nero, e Adrastea, la tigre rossa, questo non era accaduto e avevano potuto dargli una onorata sepoltura.

Il suo corpo riposava accanto a quelli di Fen e Dairine, essendo stati uniti in vita da una amicizia salda e forte, che nulla avrebbe potuto infrangere.

Ma, con lui, era morta anche lei.

Certo, il suo corpo era ancora vivo, ma la sua anima era fredda.

In quei giorni, malgrado il suo aspetto non fosse mutato, le sembrava di essere estranea al mondo che la circondava.

E nemmeno la fine di quel lungo, atroce conflitto era riuscito a ridare alla sua anima gelida il calore di una emozione.

Aprì un poco il mantello e staccò dalla cintura un lungo pugnale dall’impugnatura d’oro, incrostata di gemme policrome. Ormai, ne era sicura, non poteva più continuare a condurre un’esistenza simile.

Con la morte di Nathos, lei si era trasformata in uno spettro privo di sentimenti e nemmeno l’amore di suo padre era riuscito a scuoterla.

Anzi, anche se non voleva ammetterlo, quelle attenzioni la infastidivano.

Esprimevano l’affetto di suo padre verso di lei, ma, in quei giorni, desiderava la solitudine.

Accennò ad un sorriso. Sì, ne era certo, aveva preso la decisione corretta.

Con la sua scomparsa, suo padre non avrebbe più sofferto il suo carattere ombroso e cupo.

E lei, finalmente, avrebbe rivisto sua madre, i suoi fratelli e Nathos…

La sua pena si sarebbe placata nel sonno della morte.

Sto arrivando… Aspettatemi. – mormorò e, con un gesto deciso, si pugnalò al cuore.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Fiore di Giada