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Autore: Giorgia_Farah    12/12/2018    0 recensioni
Una Terra divisa tra il Bene e il Male. Due Regni in balia all'odio li avevano portati a guerre sanguinose e stragi di morti innocenti.
Sigillare un patto era l'unico modo per riportare nel mondo la pace e la prosperità.
Ma ad un caro prezzo: ossia sacrificare la propria vita per amare una persona che meritava soltanto di essere odiata
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Threesome, Violenza
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Sette giorni di torture, da quando ho smesso di presentarmi alle riunioni del principe ne sono successe di ogni. Non pensavo che prima o poi avrebbe reagito nella maniera più orrenda. A cominciare da una mattina, svegliandomi con i due letti perfettamente rifatti come li avevo trovati la sera prima. Dopo quei tre giorni in compagnia della Grande Signora, ne sono susseguiti altri: è chiaramente una punizione per essermi infischiata delle regole. Ma incomincio ad apprezzare la presenza fredda e severa della strega, piuttosto dallo sguardo ipnotico e il carattere bipolare del suo figlio di latte; aiutarla a preparare le pozioni poi è una cosa che pian piano incomincia ad affascinarmi. Cerco di non parlare molto con lei, ho capito fin da subito che si tratta di una donna rinchiusa nel suo mondo di silenzio e sofferenza, i suoi occhi parlano più delle parole graffianti; tutto va bene se riesco ad ubbidirle standomene zitta. La sera ritorno a casa stremata, ma felice di aver passato una giornata diversa da quelle precedenti il mio arrivo. A casa mi accoglie la melodica voce di Ariel, intenta ad addormentare la bambina. Ma questa mattina non c'era, di solito è lei a svegliarmi, se non era Isadora, ma adesso mi sveglia il rumore della sveglia, subito dopo il silenzio diventa ingombrante, e la bocca dello stomaco si chiude quando non percepisco nemmeno il suono di un lamento. Apro gli occhi e mi giro. Sono sola in casa, con un balzo scendo dal letto e scendo al piano terra, sperando che stiano consumando la colazione. Invece anche il salotto è deserto, a tavola non vi è alcun piatto e cibo. Una strana intuizione fa tremare le ossa, ma la scaccio subito dopo ed esco di casa, scalza e in camicia da notte. Indosso solo un lungo scialle che copre e riscalda abbastanza il corpo dal freddo. Seppur cammino tranquilla, il cuore non ha calmato ancora il suo battito. “Fa che siano qui, Dio mio! Fa che siano qui”, pensavo ininterrottamente. Quando raggiungo la porta di un alloggio a dieci passi dal mio, inizio a bussare. «Aprite la porta! Sasha, sei lì? Ariel, Isadora?!», chiamo, e busso, senza sosta, finché non fu proprio una Sasha assonnata e con i capelli arruffati ad aprirmi. «Santi numi, Pearl, che è successo?», chiede, strofinandosi gli occhi. Do un'occhiata alle sue spalle per cercarle ma non trovo nessuno. «Ci sono Ariel è Isadora con te? A casa non ci sono, non hanno nemmeno dormito nei loro letti», rispondo, le mani tremanti incollate ai fianchi. Mi guarda smarrita. «No...non le ho viste, ci siamo fermate a parlare giusto ieri sera, dopo cena quando tu sei andata a dormire. Pensavo fossero rientrate» Faccio un passo avanti, incerta, affacciandomi verso il corridoio. «Sei sicura che è andata così? Non hai tralasciato nulla?», ribatto. «Assultamente Pearl, te lo direi immediatamente se fosse il contrario», risponde seria, poi con calma studia il mio sguardo, la mia espressione è riflessa nei suoi occhi, posso notare la paura che la predomina. «È successo qualcosa, Pearl?» Mi sfrego le mani agitata. «Spero di no», sento più che mai la consapevolezza che si trovino in pericolo. Devo assolutamente  andare a cercarle. «Grazie per l'informazione Sasha. Appena saprò qualcosa, sarai la prima a saperlo» «Figurati, Pearl. Spero solo che non gli si successo qualcosa di grave. Soprattutto alla dolce Isadora» La paura è palpabile, ora anche nei suoi occhi. Corro all'entrata del castello, lì vi è il portone socchiuso. Strano, di solito lo lasciano inchiavato a meno che non c'è stato l'ordine di far entrare qualcuno. Ma a questo punto mi vien da pensare che lo hanno lasciato aperto per qualcosa o per me. Il freddo del mattino rende tutto più grottesco ed inquietante, nonostante sia quasi l'alba il sole non chiarirà la valle oggi, coperto da un manto di nuvole nere che governano il cielo. Le gocce di nebbiolina mi pizzicano il naso, un brivido mi percuote le membra facendomi tremare più di quanto non stia facendo già. Oltre il buio del corridoio mi aspetta qualcosa che non mi sarebbe piaciuto. Chiudo il portone alle mie spalle e attraverso il corridoio, perlustro tutte le stanze. È tutto vuoto, non c'è anima viva, nessun componente della servitù, nel suo silenzio tombale il castello appare abbandonato. Eppure le mie gambe mi portano alle stanze reali, più precisamente negli appartamenti del principe, ed è qui che i sussurri diventano voci, le voci diventano grida e le grida vengono sovrastante da pugni violenti contro il portone. Ed io mi scontro contro la schiena di Jude, dopo aver superato quattro guardie che lo facevano da scudo. Il suo viso è deformato dalla rabbia più ceca, dei suoi bubli oculari non vi è neanche l'ombra. «Jude...», soffoco, incapace di pronunciare una frase. La paura è tanta, e lo stesso è nella sua agitazione. Vuole sfondare la porta. La porta della camera del principe, chiusa a chiave, dove solo ora colgo più chiaramente il lamento di una voce: troppo familiare per non riconoscerla. È un pianto, sono suppliche, è la voce di Ariel. «Dio mio!», grido. «Lasciala andare bastardo!», mi incollo alla porta, facendo concorrenza con Jude. I nostri pugni diventano un tutt'uno, rischiando di sfondare la porta. «Diamond, per favore lasciala andare!», lo implora l'amico. «Jude! Pearl!», singhiozza lei. Scoppio a piangere, è un incubo. La mia amica, il mio tesoro, è lì dentro, piange, urla ed è impossibile per lei scappare. Perché lei? Cosa c'entra lei? È perché non mi sono più presentata a palazzo? Sì, sicuramente è per questo, e lui si sta vendicando. Sta usando Ariel per farmi soffrire, una ragazza innocente che non ha nessuna colpa. È colpa mia, speravo di proteggerla una volta che sarei scappata, ma per me è impossibile sfuggire, non finché lo desidererà lui. «Vostra Altezza, vi prego! Fatemi entrare!», urlo. Sento una risata.«Oh, adesso volete entrare?» Si prende gioco di me, io sto piangendo per la mia amica e lui si prende gioco di me. «Coraggio Ariel, diamole una lezione che non si dimenticherà», aggiunge, facendo urlare lei l'attimo dopo. «No!», urla Jude. «Questo non te lo permettono, ragazzo! Non toccherai anche la mia Ariel!», ruggisce, trasformandosi in un demone. «Non disperarti, amico, è come tutte le altre» «Tu non la conosci, schifoso! Liberarla, altrimenti...» «Altrimenti cosa? Cosa farai una volta cacciato da questo castello, eh?» Riesce a zittirlo, nelle sue labbra non esce un filo di voce, vedo le sua braccia caderle dai fianchi, sconvolto. Può farlo? Scacciare un suo migliore amico dopo anni anni che gli è stato fedele al suo servizio? Alla crudeltà non c'è mai fine. Guardo il viso di mostro del mio amico trasformarsi in una smorfia di smarrimento e rabbia, mentre il pianto della mia amica che continua a rieccheggiarmi in testa e non posso fare a meno di scoppiare a piangere contro la porta. «Non dovete scomodarvi, Altezza. Lasciate andata Ariel, verrò io al suo posto» «Cosa?», esclama Jude, ora guarda me, i suoi occhi sono due buchi neri, le sue labbra ricoperte dalle fiamme sono incurvate verso il basso. «Entrambi vogliamo Ariel fuori da qui, giusto?» Annuisce appena, tornando a guardare la porta. «Ci deve essere un altro modo», cerca di farmi riflettere. «Per me l'importante è che tu e Ariel usciate da qui», ribatto. «Non farlo, Pearl!», urla la mia amica dall'altra parte della porta. «Zitta!», urla il principe. Quando nel silenzio si aggiunge il rumore di uno schiaffo, rimango di pietra. Cos'altro le ha fatto? L'ha stuprat, picchiata?. Non voglio pensarci, non voglio neanche immaginarlo, voglio solo abbracciarla e sussurrarle che va tutto bene. «Allora, vuoi farmi entrare o devo sfondare la porta?», urlo, ancora più alterata. «Jude portarla via! Andate via, vi prego!», piange lei. «Non senza di te, pesciolina», insiste il demone. «Ha ragione Jude, non ci muoviamo da qui. A meno che il principe non abbia la coda di paglia» «Non sono in vena di prese in giro ragazzina!», tuona lui. «Lasciatemi divertire con questa puledra» «Osa un'altra volta a chiamarla puledra e giuro che ti brucio con le mie stesse mani!», ringhia in risposta Jude, totalmente fuori di sé. «Diamond, lasciala libera! Lei non ti ha fatto niente, non prendertela con un innocente!», cerco di farlo ragionare. «Se vuoi punire me, io sono qui!» «Lasciala andare, maledizione!», sputa il mio amico, rischiando di sfondare la porta con pugni e calci. Perfino le guardie, che prima lo fiancheggiavano, gli sono saltate addosso per bloccarlo. È una situazione surreale e carica di tensione allo stesso tempo, sono trascorsi troppi minuti da quando abbiamo iniziato a supplicare la liberazione di Ariel, sia io che Jude non riusciamo a staccarci dalla porta, vani sono i tentativi delle guardie di allontanarci, perfino se ci viene imposto dal principe stesso. Se la situazione non cambia, avrei sfondato la porta, con o senza l'aiuto di Jude. Infine cala il silenzio, sia nel corridoio che nella stanza non si sente volare una mosca, l'agitazione è alle stelle; le mani calde del demone rimangono incollate alle porta, io invece la guardo, studiando i graffi e le ammaccature che hanno creato le nostre mani per l'eccessiva violenza usata poco fa. E prego con tutto il cuore che almeno Ariel non sia ridotta come la porta stessa. Poi il silenzio viene interrotto dal suono di una serratura, il legno cigola e la porta si apre lentamente. Vorrei distogliere lo sguardo, ma mi trattengo, Ariel sta per uscire e ciò mi crea una gioia immensa. L'attimo dopo vorrei non averlo fatto, mi aggrappo al braccio di Jude, cercando di non svenire.
   
 
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