Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |       
Autore: Red Saintia    12/12/2018    15 recensioni
Il Natale... una ricorrenza ricca d'amore pace e solidarietà. Sì ok, adesso mettiamo da parte i sentimentalismi stucchevoli e vediamola da un altro punto di vista, quello di Nadia Carter. Una ragazza che non ha il così detto "spirito natalizio" ma che dovrà ricredersi su molte cose.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa storia partecipa a ‘Una Challenge sotto l’Albero’ indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp.”
 
# PROMPT n. 19 “A e B non si vedono da tempo e sono in pessimi rapporti. Senza saperlo, vengono invitati da amici in comune alla stessa settimana bianca. A e B arrivano a destinazione, ma i loro amici li raggiungeranno solo il giorno dopo.”


 
Sinceramente ne sentivo davvero il bisogno… ok non sono una che ama la compagnia è vero, ma in fondo in alcuni casi si può fare un eccezione no?
Soprattutto quando una delle tue migliori amiche (forse l’unica) ti invita a trascorre una settimana di totale relax e divertimento in una delle località sciistiche più caratteristiche dell’Idaho, la bellissima Sun Valley.

I genitori di Kayla non se la passavano affatto male per permettersi una baita come quella, d’altronde suo padre era uno stimato chirurgo plastico e sua madre un brillante avvocato conosciuta soprattutto per essere una grande stronza… ma questo poco importa. Fatto sta che quelle vacanze natalizie loro le avrebbero trascorse in città, in compagnia dei loro spocchiosi amici, e noi in montagna (ovviamente per loro gentile concessione)
Ci conoscevamo dal primo anno di università, potevamo definirci un gruppo, e adesso che eravamo all’ultimo quello doveva essere un Natale davvero speciale.
Dana, Michael, Alex, Kayla e anche quell’arpia di Rebecca avrei tollerato persino lei… l’importante era che lui non ci fosse. Chi è il lui in questione? Presto detto, Eric Sanders.

Il solo pronunciare il suo nome, seppur nella mia mente, mi fece sbandare con l’auto istintivamente. Dio quanto era odioso… spocchioso, narcisista ed egocentrico fino all’inverosimile. Sì, anche lui faceva parte del nostro “gruppo” ma era risaputo da tutti che i rapporti tra di noi erano pessimi.
Se avessimo potuto prendere fuoco solo guardandoci saremmo stati un incendio inestinguibile. Ricordo ancora l’ultima discussione avuta fuori dal pub dove solitamente ci incontravamo mentre cercavo di rilassarmi fumando una delle mie Winston.

“Ehi Nadia… hai mai pensato di cambiare look? Si, insomma intendo dire di osare un po’ di più ecco. Sei sempre così… come dire… formale.”

“Cioè? Vorresti dire mostrare tette e culo come la maggior parte delle ragazze che conosci tu. Magari così i tuoi occhi da pervertito potrebbero trovare sollievo giusto?”

“Vedi come sei… attacchi sempre, non sai portare avanti una discussione tranquilla e costruttiva.”

“Davvero? E con chi dovrei portarla avanti, con te?”

“Perché no? Tu stai sempre sulla difensiva, attacchi nel timore di essere attaccata, sei assurda e anche un po’ paranoica se vuoi saperlo.”

“E tu sei uno smidollato che non riesce a pensare con ciò che ha in testa ma solo con quello che si ritrova in mezzo alle gambe. Quelle che te la danno devono avere seri problemi di autostima.”

Ero talmente fuori di me che praticamente gli urlai in faccia ciò che pensavo, avvicinandomi a lui senza accorgermene. I nostri occhi castani s’incrociarono, ma lui non mostrò nessun segno di fastidio per quelle parole, anzi… mi regalò un sorriso beffardo sfilandomi dalla mano ciò che restava della mia sigaretta. Fece un paio di tiri continuando a fissarmi, poi gettò quel che restava.

“Bleah… non si tira un cavolo da questa cosa. Se proprio devi rovinarti i polmoni scegli qualcosa di meglio.”

Mi lanciò il pacchetto che aveva sfilato dalla tasca del suo giubbotto. Lo presi al volo senza sapere perché, ce n’erano solo due dentro. Mi voltò le spalle e se ne andò per fatti suoi chiacchierando animatamente con ragazzi che nessuno di noi conosceva.
Ecco… quella era una delle “amichevoli conversazioni” che spesso avevamo. Ignoravo come facessero Michael, Kayla e gli altri ad andarci d’accordo, per me era solo tempo perso. Ma poi perché ci stavo pensando? Ero andata lì per divertirmi, per sciare e bere cioccolata calda, l’unica cosa che mi scaldasse il cuore.

Eppure mentre ci pensavo mi sentii inevitabilmente misera e arida. Davvero tenevo tutti a distanza? Perennemente sulla difensiva. E per quale motivo poi?
Finalmente le mie paranoie mentali giunsero a conclusione. Il viale che precedeva la baita di Kayla era davanti a me. Ottimo. I ragazzi mi distrarranno, ci divertiremo e sarà il miglior Natale che passeremo insieme.
La intravidi da lontano, era davvero bella, tutta ricoperta di neve e posta su due livelli. Era ben tenuta, curata e immaginavo dotata di ogni genere di confort.

Mi aspettavo di trovare i ragazzi che si rotolavano già nella neve soffice, pronti a lanciarsi ogni genere di fantomatica palla addosso e invece mi accorsi che ero stata la prima ad arrivare. Parcheggiai l’auto e restai nell’abitacolo per qualche istante. Il motore spento… il silenzio intorno e uno scenario che sembrava uscito direttamente da un libro di favole.
E allora perché dentro di me sentivo quella maledetta vocina stronza che mi diceva che tutto quello poteva benissimo trasformarsi in qualcosa di profondamente spiacevole?

Per un attimo pensai che forse non avrei dovuto mettere in valigia Doctor Sleep e Insomnia* a tenermi compagnia prima di addormentarmi, con la maturità stavo diventando facilmente suggestionabile. Bisognava correre ai ripari.
Finalmente mi decisi a scendere, sentivo con insolito piacere i miei piedi sprofondare nella neve fresca e intanto mi beavo dei caldi raggi del sole che mi scaldavano il viso. Sapevo che Michael, Dana e Alex sarebbero arrivati con la jeep insieme a Kayla. Rebecca invece aveva preferito venire per conto suo, giusto per mostrare a tutti il nuovo gioiellino a quattro ruote acquistatole dal paparino.
Erano le  11 del mattino e non c’era traccia di nessuno di loro. Sarebbero dovuti già essere lì e invece…

Presi il cellulare dalla tasca e provai a chiamare Kayla, dopo due squilli la linea cadde.
“Perfetto” pensai, forse era il caso di mettermi comoda c’era da aspettare, non tanto sperai, la mia tolleranza al freddo era piuttosto limitata.
“Va bene… vorrà dire che lo zio King mi terrà compagnia prima del previsto.”

Presi un libro dalla valigia e mi raggomitolai a leggere sotto il portico. Era incredibile come solo la lettura riuscisse ad estraniarmi da tutto e farmi dimenticare persino di me stessa.
Mentre ero intenta ad immedesimarmi nelle paranoie di Danny Torrance* il mio orecchio percepì l’arrivo di qualcuno.
“Finalmente quei rammolliti sono arrivati…” dissi tra me
E siccome era a fine paragrafo non alzai gli occhi dal libro prima di aver terminato.

Non l’avessi mai fatto

“Ma cosa  diavolo….” fu la prima cosa che pensai. No, non potevo sbagliarmi, avevo persino gli occhiali. Non so perché li tolsi istintivamente, che scema…

Quella non era la  jeep di Kayla, proprio no. Era un auto che conoscevo fin troppo bene, se non altro perché dal suo interno si sentiva perennemente sparata a palla la musica dei Sistem of Down. E anche in quell’occasione non era diverso.
Parcheggiò l’auto accanto alla mia, mi  vide ne fui certa, perché si portò una mano alla fronte come per dire “che sfiga”.
Mi alzai dal portico e richiusi il libro, odiavo il mio sesto senso e odiavo quell’assurda situazione. Lo vidi scendere dall’auto e mi ripetei come un mantra “Nadia sta calma, respira e non pensare a ciò che credi… magari è solo un atroce coincidenza.”

“Ma tu guarda com’è piccolo il mondo, e com’è grande la sfiga, la signorina Nadia Carter in tutta la sua saccente presenza.”

“Guarda che ho capito benissimo le tue prima parole. Che diavolo ci fai qui?”

“Ti ringrazio per la tua calorosa accoglienza, ma mi sembra ovvio. Sono stato invitato a trascorrere le festività qui. Come te suppongo?”

Lassù qualcuno deve volermi proprio male.

“No… no, non è possibile deve esserci un errore. Tu non dovresti essere qui, nessuno mi ha detto che saresti venuto, avrai sbagliato a capire.”

“Guarda che non è carino mettere in dubbio le parole di una persona. Non c’è nessun errore è stato Alex a dirmi che potevo venire e anche Kayla ne è al corrente.”

“Kayla lo sa?” ma perché stava ridendo adesso? Dovevo avere una faccia al limite del ridicolo.

“Ovvio che lo sa.”

Neanche nei miei peggiori incubi mi sognerei di trascorrere un intera settimana con Eric Sanders, nemmeno sotto tortura.
Lo vidi guardarsi intorno e cambiare espressione. Finalmente quel tonto si era accorto che eravamo soli, probabilmente la musica di quegli sclerati gli aveva rintronato il poco cervello che aveva.

“Dove sono gli altri?”

“E lo chiedi a me? Sono arrivata cinque minuti prima di te e no  ho trovato nessuno.”

Ci guardammo per un attimo negli occhi e stranamente avemmo la stessa idea. Prendemmo i cellulari e provammo e riprovammo fino a quando qualcuno non rispose. Lo sentii sbraitare ogni genere d’imprecazione contro Alex, mentre finalmente un afflitta Kayla mi rispose dall’altro lato del telefono.

“Ma si puo’ sapere che fine avete fatto? Ti rendi conto che sono qui da sola a parlare con mister universo alias Eric Sanders?”

“Nadia tesoro non sai che casino. Si è rotto il semiasse della jeep e ho dovuto chiamare il carro attrezzi, siamo bloccati a metà strada e temo che l’auto non sarà pronta prima di domani mattina.”

“Che cosa?! Ma sei impazzita? E io dovrei trascorrere una notte qui da sola con lui? Ma poi come ti è saltato in mente di invitarlo.”

“Se vogliamo essere precisi lo ha invitato Alex, io non me la sono sentita di dirgli di no.”

“Avresti almeno potuto avvisarmi, almeno avrei deciso se venire o meno.” ero furiosa, odiavo sorprese, specie se si trattava di compagnie indesiderate.

“Avanti Nadia come se avessi potuto scegliere un posto migliore dove trascorrere il Natale, non credo che con i tuoi saresti stata meglio.”

Colpita e affondata. Aveva ragione, non era un bel periodo per loro e anche se cercavano di non farmelo pesare, a volte i silenzi valevano più di mille parole. Non ci sarebbe stato un sereno Natale a casa Carter, non quell’anno per lo meno.
“Ciò non toglie che sei una stronza Kayla e questa giuro che me la paghi.”

“Fattela passare Nadia, goditi la vacanza e magari scopri che in fondo Eric non è ciò che di peggio la vita possa offrirti. C’è una chiave nascosta nello stipite della porta, e in casa la dispensa è piena. Devo attaccare adesso, ci sentiamo più tardi.”

“Aspetta… aspetta, Kayla.” ha riagganciato porca miseria.
Poteva andare peggio di così? Meglio non chiederselo o il mio sesto senso avrebbe colto di nuovo nel segno.
Anche Eric, pochi secondi dopo di me, riattaccò la chiamata. Ci guardammo entrambi in palese imbarazzo, Alex lo aveva messo al corrente della situazione. C’erano solo due opzioni, o sopportare una forzata convivenza a due per una notte, oppure uno di noi doveva fare marcia indietro e tornarsene a casa. Sinceramente non so cosa fosse peggio.

“Senti… io non voglio crear casini, è chiaro che questa situazione non piaccia a nessuno dei due, perciò io mi rimetto in macchina e me ne torno a casa.”

O cavoli! E’ la prima cosa saggia che gli sento dire, forse quella vacanza non era del tutto naufragata, c’era speranza di godermi una piacevole solitudine. Cercai di non mostrare troppo palesemente la mia gioia.

Adesso perché si è fermato con le braccia incrociate?

“Anzi… sai che ti dico? Perché non te ne vai tu?”

Ma che gran figlio di pu….

“Cosa? Stai scherzando spero? Io sono stata invitata settimane fa dalla padrona di cosa. Qui l’imbucato se tu!”

“Io sarò anche imbucato ma tu sei quella asociale che evita tutti come la peste quindi il problema è tuo.”

“Io non sono asociale, seleziono semplicemente le amicizie da quelle che mi piacciono a quelle che mi irritano.”

“E sentiamo cosa avrei fatto di tanto ignobile per farmi detestare da te?”

Ma davvero voleva saperlo? No, non era possibile ci sarebbe voluta l’intera settimana e io non avevo intenzione di spiegare ovvietà.
Mi voltai cercando la chiave di cui parlava Kayla sperando di ignorare i suoi vaneggiamenti.

“Davvero educata, mi ignori dandomi le spalle? Ottusa, presuntuosa e bacchettona!”

Chiave trovata, evviva. Cosa? Avevo sentito bene, mi aveva dato della presuntuosa, ottusa e… ok respira Nadia, sta calma. Ma quale calma, adesso mi ha davvero stancata.
“Vuoi sapere cosa penso di te Eric Sanders? Perfetto, cercherò di essere il più chiara possibile così che i tuoi neuroni possano apprendere. Tra tutte le persone che ho conosciuto tu sei il più arrogante e illuso. Ti credi di essere tanto superiore che pensi di camminare un metro da terra, tratti gli altri con sufficienza e le ragazze come zerbini. Vuoi fare il figo ma sei un insicuro e immaturo che probabilmente si starà comprando la laurea con i soldi di suo padre. Ecco quello che penso!”

Silenzio

Dovevo essere diventata rossa come un peperone perché mi sentivo avvampare il viso, ma almeno gli avevo detto ciò che pensavo. Il risultato fu che Eric stette fermo immobile per parecchi secondi, prima di metabolizzare le mie parole voltarsi in direzione della sua auto e riprendere la strada da dov’era venuto.

Restai a guardarlo qualche istante mentre provava a riaccendere il motore. Ricordo che una volta una mia vecchia amica, che adesso si era trasferita in Italia, mi disse che con le parole ci sapevo fare fin troppo; “hai la lingua più tagliente di un rasoio” mi diceva “e sai far male più di un sonoro ceffone.”
Mai come in quel caso pensai che le sue parole fossero corrette, Eric aveva mollato, se ne stava andando. Girai la chiave nella toppa ed entrai nella baita. Mi richiusi la porta alle spalle e ciò che provai non fu un trionfante senso di vittoria, bensì un profondo senso di solitudine...



* Doctor Sleep e Insomnia sono due libri del grande Stephen King
*Danny Torrance è il protagonista del libro Doctor Sleep

Ciao a tutti cari lettori. Ho deciso di partecipare a questa Challenge Natalizia mettendomi in gioco con una storia originale la cui protagonista rispecchia molto il mio carattere. Sarà una storia divisa in tre capitoli oguno dei quali introdotto dal relativo prompt, i protagonisti sono sempre gli stessi, quindi diciamo che la trama seguirà un unico filo conduttore basandosi però sui prompt della Challende. Spero davvero possa piacervi, e che questo primo capitolo sia un incentivo per continuare la lettura anche degli altri. Grazie mille 
   
 
Leggi le 15 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Red Saintia