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Autore: vali_    12/12/2018    3 recensioni
[Seguito di "Wash Away"]
Sam, dopo aver perso Jessica, è tornato a cacciare con suo fratello, nonostante continui a credere che la sua vita potrebbe essere molto di più che inseguire mostri e un incubo infinito. Dean si sente meglio ora che ha nuovamente suo fratello al suo fianco, ma Ellie gli manca più di quanto voglia ammettere e, quando una persona a lui cara lo cerca per chiedergli di occuparsi di un problema che la riguarda, non esita un istante a prendere l’Impala e correre da lei.
… “«Scusa Sam, ma non andiamo in Pennsylvania».
La smorfia che compare sulla faccia di suo fratello è un misto tra il disperato e lo spazientito, ma a Dean poco importa di come prenderà questo cambio di programma. «Come? Ma se avevamo detto—»
«Non importa quello che avevamo detto» prende fiato e lo guarda intensamente; non ha voglia di discutere, ma almeno deve dargli qualche informazione su questo cambiamento improvviso. Tanto poi sa che, durante il viaggio, Sam lo riempirà di domande comunque
”…
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, John Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Prima stagione, Seconda stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Some things are meant to be'
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Note: Eccomi qua, di corsa come al solito ma almeno a un orario più decente delle altre volte! XD
Questi capitoli probabilmente vi sembreranno un po’ lenti, perché sono tutti in previsione del grande scontro con il Formichiere. Avevo previsto un capitolo in meno, ma poi i flussi di coscienza dei nostri simpatici protagonisti pensatori hanno preso più spazio del previsto e mi sono dovuta arrendere XD
Mi auguro che il capitolo vi piaccia e vi aspetto la prossima settimana! Un grosso abbraccio, a presto! :**

Capitolo 15: Impossible things
 
Difficult things take a long time,
Impossible things a little longer.
 
(Unknown)
 
 
Fissa per qualche istante il tavolo accanto al quale è seduto, cosparso di fogli più o meno sporchi di inchiostro e di appunti, su cui è appoggiato anche il suo laptop. Ormai lo accende un giorno sì e l’altro pure per via di tutte le ricerche che devono fare per cercare il Formichiere che ha fatto fuori Jim, perché gli indizi che hanno raccolto durante quest’ultima settimana hanno portato proprio a questa conclusione.
 
Negli ultimi giorni hanno cercato di restringere il campo di ricerca il più possibile, facendo anche delle perlustrazioni nei luoghi un po’ più “nascosti” di Walden: vecchi magazzini o casolari abbandonati, depositi in disuso e luoghi simili, senza riuscire però a trovare alcuna traccia del mostro in questione.
Dormono ormai pochissime ore a notte – quando ci riescono – perché sanno che il Formichiere possono stanarlo praticamente solo quando è buio, perciò sono ridotti a dei ritmi serratissimi e ogni tanto, durante il giorno, sono costretti a darsi il cambio e riposarsi a turno mentre gli altri due continuano a fare ricerche.
 
Infatti, Ellie in questi giorni è un fascio di nervi e non solo perché non riesce a riposare come dovrebbe: è molto scostante, ha dei momenti in cui sembra caderle il mondo addosso e altri in cui è talmente determinata che neanche mangia finché non ha trovato quello che cerca. Dean più volte ci ha “discusso”, invitandola a ragionare, ma spesso e volentieri lei non gli dà retta; Sam non la faceva davvero così testarda, pensava fosse molto più… amalgamabile, in un certo senso.
 
Ormai da un po’ dormono nella sua stanza e a Sam non danno di certo fastidio, anzi. In fondo, non sono appiccicosi e non passano le nottate intere a darsi un numero spropositato di baci – non che non capisca l’esigenza o sia invidioso, ma lo troverebbe imbarazzante – e non perché sono così stanchi da non riuscire neanche a muoversi l’uno verso l’altra o viceversa, ma perché quando c’è Sam sono rare le smancerie tra di loro e questo l’aveva constatato in precedenza, ma c’è qualcosa che gli sfugge.
 
Non crede sia un caso che abbiano smesso di prendersi una stanza da soli, anche se a lui Dean ha rifilato la scusa che non hanno così tanti soldi da potersi permettere una stanza separata e ci sta, perché è vero che non navigano nell’oro – anzi, sarebbe ora di fare un po’ di rifornimento, anche se Sam ha un po’ d’ansia nel volerlo dire a Dean perché sa che prenderebbe l’Impala e andrebbe nel primo bar a spennare qualche poveraccio a Poker o a biliardo invece di cercare di guadagnarsi gli stessi soldi onestamente –, ma li vede strani, diversi dai primi giorni. All’inizio si vedeva che erano entusiasti per la loro nuova situazione, bastava guardarli negli occhi per comprendere quanto fossero felici e avrebbero voluto urlarlo al mondo. Adesso Ellie se ne sta più per conto suo, sempre con la schiena curva su quelle carte o sul suo computer e Dean è più distaccato, la vede che è strana e nervosa ma non sembra comprensivo come Sam si aspettava che fosse. All’inizio sembrava non riuscire a toglierle le mani di dosso – nel senso più buono del termine, chiaramente – mentre adesso è più distante, apparentemente senza motivo, e si vede che a lei dispiace, perché talvolta lo guarda con gli occhi tanto tristi, come se sapesse che questo suo nuovo atteggiamento dipendesse da qualcosa che ha fatto, ma vorrebbe comunque provare a rimediare.
 
Sam non ha mai avuto modo di domandare nulla a suo fratello negli ultimi giorni perché sono sempre insieme, ma quando lo vede uscire dal bagno – vestito e sbarbato, con un paio di jeans e una delle sue camicie a quadri addosso – pensa che sia l’occasione giusta. Ellie è andata a prendere la colazione per tutti perché oggi era il suo turno, perciò è meglio sbrigarsi prima che torni.
 
Dean tira un asciugamano sul letto «È troppo tempo che stiamo in questo posto, è già la terza volta che dobbiamo far cambiare gli asciugamani alla tizia delle pulizie. Assurdo, non succede mai».
Sam sorride di sbieco «Già» cerca di non distrarsi però, perché altrimenti non riuscirà più a chiedergli nulla. «Posso sapere come mai tu ed Ellie dormite qui adesso?»
Dean stringe le spalle e si siede sul letto, allungando le mani sul pavimento per prendere i suoi scarponi «Mi pare di avertelo già detto: i soldi cominciano a scarseggiare per prendere due stanze diverse. Dividerne una in tre è più conveniente. E poi tu hai tutte queste strane visioni e—»
«Le avevo anche prima».
«Sì, ma la cosa sta degenerando».
«Non è vero. È sotto controllo, è tutto sempre uguale» Dean abbassa il capo e si ferma, le scarpe ormai allacciate, e Sam approfitta del suo silenzio per parlare ancora «Fai prima a dirmi che non me ne vuoi parlare, Dean. Non sono stupido, mi sono accorto che siete strani. Poi non mi date fastidio, come vi ho già detto, e non m’importa se volete dividere la stanza con me, ma non dirmi che è tutto a posto perché—»
«La picchiava» Dean stringe le labbra, le mani chiuse a pugno «Jim la picchiava e lei non mi ha detto un cazzo».
Sam allarga gli occhi, preoccupato «Te lo ha detto lei?»
«Me l’ha confessato perché le ho trovato un segno, su una coscia, ma non ha avuto il coraggio di parlarmene di sua spontanea volontà prima che me ne accorgessi. Quel pezzo di merda glielo ha fatto con un coltello e le ha lasciato la cicatrice per quanto ha fatto forza» fa una pausa, prendendo fiato per un istante «Capisci perché odio quel gran figlio di puttana? E mi fa rabbia pure lei che dice di averlo perdonato quando quello stronzo avrebbe potuto farle anche di peggio».
 
Sam ci riflette su qualche istante in silenzio. Comprende la rabbia di suo fratello e il rancore che nutre verso Jim, un uomo che, per come Sam lo conosceva, sicuramente ha mal digerito la comparsa di una figlia nella sua vita; quello che, invece, non riesce a capire è perché Dean ce l’abbia con Ellie.
Sbatte le palpebre un paio di volte «Anche se te l’avesse detto, tu cosa avresti potuto fare? Andare da Jim e dargliene di santa ragione?»
Gli occhi di Dean sono pieni di rancore e rabbia «Beh potevo portarla via, che quel bastardo non ha mai voluto prendersi cura di lei e me ne frego se dopo è migliorato. Così son capaci tutti».
 
Sam ci riflette ancora un istante. Dean è davvero affezionato – anzi, molto di più – ad Ellie e sa benissimo che le sue non sono solo parole, che si sarebbero trasformate in fatti se lei glielo avesse confidato. Sicuramente lei comportandosi così, invece, ha solo voluto proteggerlo e questo chiaramente Dean non riesce a capirlo. O ad accettarlo, forse, perché spesso e volentieri si preoccupa tanto di voler proteggere gli altri e poi non gradisce – o non vuole riconoscere – quando gli altri fanno lo stesso per lui. E, riflettendoci ancora, gli viene in mente un episodio preciso della sua infanzia: Dean che esce da un bagno strofinandosi gli occhi rossi con i pugnetti chiusi e che va a ficcarsi sotto le coperte, per poi sdraiarsi di lato con la faccia rivolta verso il muro. Era solo un bambino, avrà avuto sì e no otto anni, e Sam aveva provato ad avvicinarsi, a tirare le coperte per chiedergli cos’era successo, ma Dean non aveva detto nulla e poi c’erano state le mani grandi di papà a tirarlo via e a metterlo nel suo letto.
Solo anni dopo aveva realizzato cosa fosse successo davvero quella e chissà quante altre notti in cui papà tornava ubriaco e nervoso e se la prendeva con loro, soprattutto con Dean se aveva fatto qualcosa che lui riteneva sbagliato. In quei momenti, non capiva perché il fratello non gli dicesse mai nulla, ma adesso… adesso è tutto chiaro.
 
Deglutisce e prende un attimo fiato «Quante volte ti ha picchiato papà quando eravamo piccoli?»
Dean volta la testa di scatto «Cosa?»
«Hai capito benissimo» lo guarda e Dean rimane immobile; decisamente non si aspettava quella domanda. «Ero un bambino ma lo ricordo bene. Papà ti sgridava per qualcosa, poi ti chiudeva in bagno e continuava a urlare. Si zittiva per un po’ e quando ti lasciava uscire avevi sempre gli occhi rossi e non volevi mai farti guardare. Ti ficcavi sotto le coperte e ne uscivi il giorno dopo senza nessuna intenzione di parlare di quello che era successo. E non me lo hai mai detto in tutti questi anni». Dean riabbassa il capo, la schiena piegata in avanti e i gomiti sulle ginocchia. «Per questo, sinceramente, non capisco perché ce l’hai con lei, quando tu con me hai fatto lo stesso».
Dean prende fiato, leccandosi le labbra «Avrei… avrei potuto darle una mano».
Sam sorride, scuotendo appena la testa. «Per come la vedo io, lascia perdere. Così ferisci solo lei, la punisci per qualcosa che sicuramente la fa star male. Che colpa ha, in fondo? Quella di non averti parlato di qualcosa? Anche tu sei una tomba, quando vuoi. Cavolo, per cavarti di bocca le cose ci vuole tutta la mia pazienza e qualche volta neanche basta» fa una piccola pausa, continuando a guardarlo «Magari te lo ha dimostrato in modo molto contorto in passato, ma ci tiene a te, Dean, e se non te l’ha detto è perché forse non se la sentiva… vuoi davvero fargliene una colpa? È lei la vittima e si porterà addosso per tutta la vita un segno che le dà un dolore non solo fisico» suo fratello rimane in silenzio, gli occhi fissi sul manto di moquette «Forse non te ne rendi conto, ma voi due siete più simili di quanto pensi. Vi proteggete a vicenda: tu a gesti e lei dal darti dei dispiaceri, perché lo sapeva già che avresti reagito male e sicuramente non voleva che facessi sciocchezze. Perché andare da Jim e fargli del male lo era».
Dean scuote la testa deciso «Ma perché non capite che io—»
 
Non fa in tempo a finire di parlare, però, che la porta si apre ed Ellie compare sulla soglia, i capelli lunghi legati in una treccia che porta di lato, una salopette di jeans, una canottiera celestina addosso e le Converse ai piedi; in mano ha i soliti sacchetti bianchi e un cartone da sei contenente tre caffè. Sam le sorride appena e si alza, andandole incontro; sarebbe stato curioso di sapere la replica di suo fratello, ma è sicuro di avergli dato qualcosa su cui riflettere, perciò è contento così.
 
Ellie si chiude la porta alle spalle e gli sorride appena quando lo vede avvicinarsi; Sam l’aiuta a prendere i sacchetti e li distribuisce, dandone uno a Dean e mettendone un altro sul tavolo, accanto al posto che occupa lui, per Ellie che, nel frattempo, passa a Dean il suo bicchierone di caffè e si avvicina al tavolo per porgerne uno a Sam e poi mettersi seduta.
 
Lei con una mano afferra la cartina spiegazzata sul tavolo e con l’altra impugna la brioche e la porta alla bocca, gli occhi fissi su quel pezzo di carta colorata. Deglutisce «Abbiamo setacciato quasi tutta la città. Non vorrei che ci sia già sfuggito».
Sam prende fiato; ha pronunciato quelle parole con troppa preoccupazione e lo sa che una parte di lei si è arresa, o comunque che sta cercando di fare il più velocemente possibile perché ha paura che il mostro le sparisca da sotto il naso o che forse l’abbia già fatto. Sicuramente è uno dei motivi per cui si sta un po’ trascurando e ha fretta di portare a termine questa cosa.
«Se anche fosse, è qui intorno» è Dean a pronunciare quelle parole e la guarda comprensivo; almeno a gesti, in questi casi, dimostra di capirla.
«Sì, dai, non darti per vinta».
Ellie sbuffa appena «Apprezzo la vostra tenacia, ma abbiamo cercato dappertutto» Sam comprende benissimo la sua frustrazione; in fondo è più di una settimana che stanno girovagando nei posti più oscuri e remoti di Walden senza trovare una traccia del Formichiere. La vede indicare con le dita i punti in cui hanno messo delle X, quelli dove sono già stati. «Sono rimasti solo tre magazzini. E magari non è neanche lì» butta sul tavolo la cartina con un gesto secco, mettendo poi il pugno chiuso sotto la testa e sospirando prima di addentare nuovamente la brioche; Sam ha l’impressione che lo faccia più per rabbia che per fame.
 
Comprende il suo atteggiamento, il fatto che sia stanca di cercare e di imbattersi costantemente in vicoli ciechi. È convinto, però, che il mostro non sia lontano. Solo che è davvero bravo a nascondere le sue tracce, su questo non c’è dubbio.
 
Cala uno strano silenzio e Sam ne approfitta per dire la sua. «Lo troveremo presto. E poi possiamo sempre spostarci se capiamo che non è più qui a Walden. È spaesato, non può essere andato lontano».
Ellie sospira, appoggiando la sua mezza brioche sul tavolo «Vi sto facendo perdere un sacco di tempo. Potreste cercare vostro padre invece di—»
«Siamo venuti qui per la visione di Sammy, ricordi?» è Dean a interromperla; si alza e si mette dietro di lei, appoggiandole le mani sulle spalle «Va tutto bene. Finiamo questa cosa con calma e poi penseremo a papà». Ellie non risponde e fa spallucce e Dean prende a massaggiargliele piano con le dita; se è un modo per farla tranquillizzare un pochino, a giudicare dall’espressione di Ellie non ci sta riuscendo.
Lei tira su la schiena e stringe le labbra in una linea sottile dopo un piccolo sospiro «Ok, non ci diamo per vinti. Andiamo avanti con le ricerche».
 
Ed è quello che fanno per tutta la mattinata: cercare qualche altro posto che possa fare al caso loro, che magari gli è sfuggito nelle ricerche precedenti. Ellie segue la cartina del posto – che hanno comprato in un autogrill qualche giorno fa –, tracciando con l’indice della mano sinistra il percorso già fatto e ripercorrendo tutto passo dopo passo, e Sam fa ricerche in internet, scrutando le mappe che trova e sperando che siano più dettagliate.
L’unico a uscire è Dean; lo fa a metà pomeriggio e quando torna, quasi un’ora dopo, ha tutto quello che gli è stato ordinato di prendere.
 
Ellie è stata molto precisa: sa benissimo che il Formichiere non può essere avvicinato e non si uccide con i proiettili. L’unico modo per farlo fuori è conficcargli qualcosa nel cuore e l’unica arma che può ucciderlo è una lama di acciaio puro che, per fortuna, Ellie ha conservato dalle cose di Jim. È un’arma particolare, più che altro perché solitamente i mostri vengono fatti fuori con l’argento ma, a quanto pare, questo Formichiere è difficile da uccidere anche per questo motivo. In più, visto che non è avvicinabile perché con i lunghi artigli che si ritrova è facile che allunghi un braccio e ti porti via mezzo stomaco – così come dev’essere successo a Jim, anche se Ellie non glielo ha detto esplicitamente –, è necessario utilizzare un veleno o comunque un sonnifero in grado di stenderlo per poi potersi avvicinare e finirlo. Per questo, Dean è stato incaricato di andare a prendere un paio di pistole – Ellie ne aveva già due: una sua che le aveva dato Jim quando hanno cacciato il Formichiere la prima volta e la seconda che era di suo padre –, un fucile in grado di sparare siringhe e del veleno da inserirvi, così da poter stendere il mostro senza rischiare di farsi male. Per fortuna, questi sono strumenti utilizzati anche dai veterinari per il controllo di animali pericolosi o per la loro cattura [1], perciò non è stato così difficile trovarli.
 
Così, Sam ed Ellie sono rimasti da soli per un po’ durante la giornata e hanno avuto modo di chiacchierare, anche se poco. Lui ha provato a distrarla almeno un pochino, che in certi momenti era particolarmente strana, perché passava anche mezz’ora senza parlare, con quel dito fermo e ancorato sulla carta colorata della cartina e gli occhi fissi e speranzosi sullo schermo del computer, ansiosa di trovare qualcosa da un momento all’altro.
A Sam fa una gran tenerezza, soprattutto per il modo in cui i suoi occhi si incupiscono ogni volta che non riesce a scovare nulla, quando il barlume di speranza che aveva si spegne miseramente. È davvero determinata in questa caccia e Sam può capirla benissimo; ha solo paura che finirà con l’essere troppo stanca per affrontare il mostro, se questa si prolungherà ancora a lungo. Spera vivamente che non sia così, perché sente di essere vicino alla soluzione del problema, ma non può di certo prevedere nulla data la complessità del caso che si sono ritrovati di fronte.
 
*
 
I giorni sembrano scorrere più velocemente certe volte, mentre altre sembra non vogliano mai volgere al termine. È quello che potrebbe dire lui di questa giornata che è un miracolo che stia finendo, visto che è stata lunga e stancante.
 
Siede sul letto di suo fratello, la schiena leggermente curvata per affilare un coltello con una pietra cote [2] e il suono che produce è anche l’unico rumore che invade la stanza. Con lui c’è solo Ellie che gli siede di fronte su quello che invece è il loro letto; sta pulendo una delle pistole che ha comprato oggi.
Si è offerta lei di farlo. Sam voleva andare a controllare un posto che non avevano ispezionato così da anticipare un po’ di lavoro e ha preso l’Impala e lei, totalmente scoraggiata dopo un’altra giornata andata a vuoto, ha preferito rimanere qui per aiutarlo, dicendo che Jim le ha insegnato almeno un po’ a pulire le armi – o almeno, lei l’ha guardato farlo e deve aver captato più di qualche trucchetto. Non sembra più tanto in vena di fare indagini, anche se si tratta del mostro che ha massacrato suo padre e per cui era tanto accanita nel cercare una vendetta.
 
Non è da lei rassegnarsi, ma Dean capisce che dopo settimane di ricerca ad un ritmo così serrato la pazienza scappi a chiunque. Fortunatamente lui e Sam non si sono dati per vinti e sono convinti che quel mostro salterà fuori prima o poi e questo, almeno un po’, riesce a tirar su il morale anche a lei.
 
Dean l’ha osservata tanto questi giorni. L’ha fatto quasi senza avvicinarsi, cercando di sostenerla senza però darle l’illusione che la rabbia gli sia passata, perché non è affatto così.
Sa che non è stata colpa sua, che Ellie non si è meritata neanche una briciola della rabbia di Jim, che sia stato lui ad esagerare e non il contrario. Durante i mesi di lontananza, lei non gli ha mai chiesto consigli su come trattare suo padre, a parte quando gli domandava se secondo lui era una brava figlia e Dean non poteva che rispondere che sì, lo era eccome, e lo faceva senza esitare un istante, ponendo l’attenzione sul fatto che se Jim non riconosceva questo aspetto e i suoi pregi – la sua infinita pazienza, soprattutto con uno stronzo di quel calibro, il suo essere ordinata e precisa anche nelle indagini, il modo speciale in cui si prende cura delle persone e di come, ne è convinto, lo abbia fatto anche con suo padre, magari in una caccia difficile o se lui si fosse fatto male – era solo un pezzo di merda. Cosa che, in realtà, aveva dimostrato già di essere da prima che si riavvicinassero. Cercava di fare del suo meglio per convincerla che, se c’era qualcuno di sbagliato, di certo non era lei che si comportava anche troppo bene con quello stronzo, ma non sapeva neanche niente di tutta questa storia segreta, altrimenti non ci sarebbe andato così leggero.
 
È ancora un po’ arrabbiato, comunque, e gli dispiace di aver scoperto di tutta questa faccenda proprio in un momento in cui Ellie avrebbe più bisogno di sostegno, ma cerca di fare ugualmente del suo meglio, anche se non la riempie di coccole e attenzioni come avrebbe fatto se non fosse stato così incazzato.
 
Ormai è praticamente notte e per tutta la giornata ha riflettuto spesso sulle parole di Sammy. Certo, non ha tutti i torti, e forse è vero che non è con Ellie che dovrebbe accanirsi, perché davvero, Dean è convinto che non sia colpa sua e che lei ci stia di schifo, ma ciò non toglie che avrebbe potuto confidarsi, parlarne almeno con lui che ha sempre cercato di starle accanto, soprattutto per quanto riguardava quello stronzo di suo padre.
Quello che più lo ha fatto riflettere sulle cose che gli ha detto Sam è il fatto che lui, in un certo senso, ha fatto lo stesso, ma solo perché era più piccolo e non voleva guastare l’immagine già parecchio sbiadita e distorta del padre amorevole, quella che voleva che John incarnasse per Sam.
Quello che stona nel discorso di suo fratello, però, è che lui e Sam sono fratelli ed è logico che Dean volesse proteggerlo. È sempre stato il suo compito, in fondo. Tra Dean ed Ellie non c’è nessun legame di sangue, però, nessun obbligo di questo tipo e sì, di certo avrebbe reagito male a sapere una cosa del genere e non l’avrebbe lasciata tanto a lungo tra le mani di quel maniaco del cazzo, ma è anche vero che Ellie lo sapeva e conosceva benissimo il temperamento di Jim e sicuramente per questo ha preferito tacere, tenere per sé questo grosso segreto e soffrire in silenzio, perché è sicuro che c’è stata tanto male. Sì, forse ha ragione Sam e la sua rabbia è priva di senso perché è indirizzata alla persona sbagliata e… beh, visto che non può riesumare i morti per ammazzarli di botte, tanto vale provare a instaurare una conversazione con la vittima di tutta questa faccenda.
 
Si schiarisce la voce, alzando gli occhi verso Ellie e trovandola a strofinare velocemente il panno imbevuto di solvente sulla canna della pistola. «E quindi… quindi Jim è cresciuto in un orfanotrofio, eh?» lei alza la testa e lo guarda, gli occhi limpidi e sorpresi e in questo preciso momento Dean si sente una merda. Le ha rivolto sì e no la parola per giorni, ha cercato di evitare ogni contatto fisico sapendo benissimo che lei ci rimanesse male ogni volta che la mattina si svegliava e toglieva il braccio dalla sua vita senza degnarla di un’attenzione in più – almeno un paio di volte era già sveglia anche se faceva finta di non esserlo, se n’è accorto –, quando lei non ha nessuna colpa se quel verme le ha messo le mani addosso.
Ellie stringe le spalle «Pensavo lo sapessi. Non che papà ne parlasse volentieri, ma tu lo conoscevi da molto più tempo. Credevo gli fosse scappato almeno una volta».
Dean scuote la testa «No, mai» si passa la lingua sulle labbra, riflettendo bene su cosa dire «Non era un chiacchierone».
Ellie sorride debolmente «Oh, questo lo so bene».
Dean la guarda stringere nuovamente le spalle «E ci ha… ci ha passato l’infanzia in quel posto?»
Lei annuisce, puntando gli occhi sulla pistola per poi strofinare nuovamente il panno sulla canna «I suoi non li ha mai conosciuti. L’hanno… l’hanno abbandonato quando era in fasce. Credo fosse per questo che non… non gli piacevano tanto le famiglie e i bambini. E poi non aveva un buon rapporto con i ragazzini dell’istituto. Gli facevano un sacco di dispetti». Dean ascolta rapito il suo racconto, mettendo finalmente insieme tanti pezzi del puzzle.
 
Certo, è facile pensare che, dopo aver avuto un’infanzia disastrata, l’idea di farsi una famiglia non fosse tra le priorità di Jim – anche se ha sentito dire che per questi ragazzi orfani spesso è tutto il contrario, ma ognuno prende la vita a modo suo –, ma questo non gli dà una scusante per come si è sempre comportato con Ellie che, volente o nolente, era sua figlia. Poteva starci più attento quando è andato a letto con sua madre, piuttosto, perché è stato già fortunato a doversene occupare quando lei era già grande e sapeva cavarsela da sola e non quando poteva dargli più problemi e preoccupazioni.
 
Abbozza un sorriso, puntando nuovamente gli occhi su un altro coltello «Mi fa strano pensare che ti abbia raccontato questa cosa» e non lo dice con cattiveria, è sinceramente e positivamente sorpreso. Alza nuovamente la testa e la trova a stringere le spalle; a Dean balena in mente un’altra domanda «E scusa come… come è diventato cacciatore?»
«Dopo una cosa che è successa in orfanotrofio. Una notte ha visto un’ombra entrare dalla finestra e dare fastidio a un bambino. Chiaramente nessuno gli ha creduto, ma dopo quell’accaduto il bambino si è ammalato ed è stato a lungo all’ospedale e così altri ragazzi dopo. Lui se l’è vista brutta ed è scappato, ma ha capito che c’era qualcosa sotto e ha cominciato a documentarsi. Anni dopo ha scovato quella bestiaccia… era uno Shtriga, non so se—»
Dean annuisce deciso «Ne ho sentito parlare» e ricorda fin troppo bene il motivo per cui ha avuto anche a che fare con uno di quei mostri [3], ma non è di questo che vuole parlare adesso.
«Ecco. È… è nato tutto da lì. All’orfanotrofio non ci ha rimesso piede ed è diventato un cacciatore a tutti gli effetti».
Dean annuisce, pensieroso «E non ha… non ha provato a rintracciare i suoi genitori?»
Ellie sorride amara e annuisce «Sì, l’ha fatto, e ha scoperto che vivevano felici e contenti in Iowa senza di lui. Avevano una casa di proprietà, un bel giardino… e un mucchio di soldi. Non gli mancava niente, ma evidentemente non volevano figli e lui non ha voluto dargli la soddisfazione di fargli sapere che era vivo, così non si è fatto vedere. Voleva conoscere il loro volto, però, per questo è andato lì» si interrompe, forse rendendosi conto che ha parlato a macchinetta. Guarda Dean negli occhi per un lungo istante e stringe le spalle «So che non lo giustifica per quello che ha fatto a me, però… però non ha avuto una grande infanzia. Il suo racconto mi ha fatto capire tante cose».
 
Dean si limita ad annuire, gli occhi bassi. Ripensa a quando non credeva che Ellie avesse un rapporto migliore rispetto al passato con suo padre e solo adesso, dopo tutto questo resoconto, capisce quanto si sia sbagliato. Almeno su questo lei non gli ha mai mentito… che malfidato di merda.

Appoggia lo strofinaccio sul letto, insieme al coltello che teneva in mano e prende fiato «Senti, mi… mi dispiace per gli ultimi giorni. Ho esagerato».
Ellie scuote la testa «Non fa niente. Sapevo che l’avresti presa male, per questo avevo paura a parlartene».
«Ed io mi sono comportato da stronzo insensibile. Avrei dovuto confortarti».
Lei stringe le spalle «Non ce l’ho con te per questo. Come ho già cercato di spiegarti, non ti ho mai mentito quando eri via, ho solo omesso delle cose perché… perché sapevo che avresti fatto una sciocchezza. Pensavo avresti capito, in fondo anche tu hai fatto lo stesso, ma… ma la prossima volta te ne parlerò prima».
«Spero che non ci sarà una prossima volta» abbozza un sorriso per allentare un po’ la tensione «Però sì, avrei preferito saperlo da te che scoprirlo in quel modo» lei annuisce, gli occhi bassi e Dean va a sedersi vicino a lei, allungando una mano per stringere la sua, almeno per farla smettere di lucidare quell’affare; lei lo guarda confusa e Dean inspira forte, intento a parlare con sincerità «Ellie, io… io faccio sul serio con te. Sto… sto cercando di fartelo capire in tutti i modi e… e quella sera credo di aver esagerato, perché io non… non voglio forzarti in alcun modo. Il fatto è che sei… sei sempre così tesa e volevo solo farti rilassare un po’ e fare pace, visto che avevamo litigato. Non pensavo di darti così fastidio».
 
Ellie abbassa gli occhi, mettendosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro. «Non è quello. Però… » fa una pausa, come se volesse scegliere con cura le parole con cui rispondere; ora lo guarda negli occhi. «Non so, ho sempre l’impressione che tu non sappia frenarti in quelle situazioni» si ferma un altro istante «Non offenderti, perché anch’io in passato ti ho sempre assecondato e quindi forse non… non ti aspettavi questo mio blocco, però… non lo so, è una cosa che mi fa paura in certi momenti. Quando siamo da soli» deglutisce «Capisco che per te possa essere difficile aspettare e che vuoi di più, lo capisco perché lo vorrei anch’io e… voglio dire, il tuo è un desiderio tutt’altro che assurdo, ma non… non me la sento. È troppo presto e mi rendo conto che sto facendo un discorso da verginella impaurita, ma vorrei tanto che non fosse così, te lo assicuro».
Il discorso di Ellie è un po’ contorto, ma Dean crede di aver capito cosa intende dire. «Mi dispiace averti dato quest’idea. Non posso negare di avere tanta voglia di… di stare con te nel senso più intimo del termine, ma l’ultima cosa che voglio è forzarti» accarezza il dorso della sua mano piano, cercando di metterla a suo agio il più possibile e stupendosi del fiume di parole che gli sta uscendo dalla bocca «Vedi, io… è vero, le altre volte è stato più semplice, ma l’altra sera non… non volevo fare niente di diverso dal solito. Ho capito che non te la senti e l’ultima cosa che voglio è obbligarti e fare qualcosa che non vuoi. Te lo giuro» Ellie lo guarda così intensamente da mettergli i brividi «È solo che… non so, pensavo che sarebbe stato tutto molto più semplice di così, ma… ma abbiamo tante cose da recuperare».
«Già. Per questo non volevo avere fretta» lei abbozza un sorriso, togliendo la mano dalla presa di Dean e tornando a lucidare la pistola «Comunque tranquillo, scuse accettate» non sembra molto convinta mentre lo dice e Dean sente il bisogno di distrarla dal lavoro almeno un altro po’ e magari di parlarle anche della sua esperienza. Forse così si sentirà meno in colpa per averla trattata tanto male negli ultimi giorni.
«Anche papà ci andava giù pesante» Ellie alza nuovamente gli occhi, perplessa «Soprattutto con me, quando ero piccolo. Non mi ha mai sfregiato, ma… ma è capitato che mi picchiasse se non facevo quello che diceva. O se lo facevo male» si passa la lingua sulle labbra, abbassando il capo per distogliere gli occhi da quelli di Ellie che sono troppo profondi e dispiaciuti «Era molto severo, perché dovevo badare a Sam e non potevo distrarmi un attimo. Il problema è che ero un bambino e… beh, non avevo sempre voglia di fare Mary Poppins» sorride appena, per allentare un po’ la tensione che sente addosso; lo sguardo di Ellie è tremendamente dispiaciuto ma c’è qualcos’altro, come se avesse appena realizzato che, essendoci passato anche lui, in un certo senso possa comprenderla.
 
Deglutisce, appoggiando una mano sulla sua coscia. «Mi dispiace, non… non me ne avevi mai parlato».
Dean abbozza un sorriso, stringendo le spalle «Non l’avevo mai detto a nessuno, veramente».
«E a Sam? Anche a lui è capitato che—»
«Qualche volta, ma più raramente. Lui era il più piccolo e poi… e poi se potevo mi prendevo io la colpa se combinava qualcosa. Ero più avvezzo alle sfuriate di papà» Ellie allunga la mano verso le sue, stringendo appena. È una ferita che ha smesso di sanguinare da tanto, ma la sua comprensione è un toccasana. In ogni cosa.
«Non so che dire. Sarà che la mamma aveva un atteggiamento così diverso con me… mi parlava sempre con dolcezza. E se facevo qualcosa di sbagliato mi rimproverava, certo, che non ero mica un angelo, ma aveva rispetto nei miei confronti. Invece—»
«Non è una questione di rispetto, Ellie» lei lo guarda, appena confusa «I genitori a volte perdono le staffe e si sfogano con noi figli. Papà con me l’ha fatto anche un anno fa. Semmai siamo noi che manchiamo di rispetto a loro, o almeno è questo che credono, e si accaniscono per ristabilire un equilibrio, una specie di… di gerarchia. Quello che non ammetto possibile è come Jim abbia pensato di “educarti” sfregiandoti. O malmenandoti in modo così pesante».
Ellie abbassa gli occhi e fa spallucce «Non lo so. Forse ero troppo indisciplinata per lui, o forse ero solo… arrogante» stringe le spalle nuovamente, le mani più strette intorno a quelle di Dean; lo guarda ancora «Ma perché John ti ha picchiato l’anno scorso? Cos’era successo?»
 
Dean boccheggia un istante, realizzando che non aveva riflettuto sul fatto che lei avrebbe fatto una domanda simile e che la risposta non le sarebbe piaciuta per niente; non si era neanche accorto di aver parlato dell’anno scorso, gli è semplicemente scappato di bocca. Che poi è stata una cosa piccola, c’è stato di peggio in passato, ma si rende conto velocemente di non poterle mentire a riguardo. E non solo perché lei se ne accorgerebbe immediatamente.
Stringe le labbra fra i denti «È stato dopo che… che io e te abbiamo litigato. Ho chiesto spiegazioni su quello che era successo tra lui e Jim e non gli è piaciuto sapere che io e te… insomma, non—»
Ellie lo fissa con gli occhi spalancati «John sa di noi due? Che… che eravamo stati insieme?»
Dean stringe le spalle, gli occhi bassi «Mi è scappato».
«E ti ha picchiato per questo?»
«È stato solo uno schiaffo e poi non… » tenta di formulare una frase coerente, ma l’unica cosa che ha in mente è perché cazzo non se n’è stato zitto. «Gli ho risposto male e non l’ha mandata giù, ecco perché ha reagito così».

Ellie scuote la testa, un sorriso amaro dipinto sulle labbra; si alza in piedi, fermandosi dopo un paio di passi e rimanendo tra i due letti, le braccia incrociate al petto. «Ma che stiamo facendo?» Dean la guarda confuso «Tuo padre mi odia. Se scopre che sono rimasta—»
«Non succederà niente» Dean si alza di scatto e fa un paio di passi verso di lei «Sono stato un idiota quella volta, ma questo non c’entra con la nostra situazione».
«Invece sì. Stai già rimandando troppo la caccia a lui per stare dietro a me, pensa se scopre che sono rimasta con voi e addirittura che stiamo insieme» si passa una mano sugli occhi e sul viso, sviando lo sguardo di Dean; il suo tono di voce è preoccupato e lui si maledice ancora per aver parlato troppo «Sarà stato così fin dall’inizio, probabilmente non mi voleva intorno neanche quando eravamo solo amici e mi aiutavi ad imparare a cacciare, immagina se lo viene a sapere adesso».
«Non me ne frega niente del suo giudizio» il tono di Dean è secco e aspro, perché lo pensa davvero: quando papà tornerà, perché prima o poi dovrà farlo, se ne fregherà delle sue opposizioni, perché non è mai stato tanto convinto di voler andare fino in fondo in qualcosa e non rinuncerà ad Ellie solo perché lui avrà da ridire.
Lei lo guarda accigliata «Non è vero. Tu ci tieni a lui, alla sua opinione».
«Non questa volta» si avvicina ancora un po’, allungando una mano per accarezzarle il viso. «Ti ho raccontato questa cosa solo per farti comprendere che non sei l’unica ad aver avuto questo tipo di problema, per… per dirti che avevo capito e che non voglio più discutere su questo. Non volevo fare peggio».
Ellie svia lo sguardo, gli occhi bassi «Non voglio che tu discuta con tuo papà per colpa mia. Non voglio essere d’intralcio, Dean».
«Non lo sei».
«Avevo ragione mesi fa, tu… tu devi cercare John con tuo fratello. Sono loro la tua famiglia, io devo smetterla di immischiarmi nelle tue cose e rovinarti la vita».
Non sembra averlo ascoltato «Non lo stai facendo» le prende il viso con entrambe le mani e la guarda intensamente, avvicinandosi ancora un po’ «Senti, le ricerche a papà non le abbiamo rimandate per questo caso o per aiutarti. È lui che non vuole farsi trovare, lo sai. L’abbiamo cercato ovunque avevamo una qualche indicazione della sua presenza e non abbiamo trovato neanche mezza traccia. Non è colpa di nessuno e non possiamo starcene con le mani in mano ad aspettarlo. Cazzo, potrebbe volerci un sacco di tempo. Per questo ci impegniamo a cacciare ciò che incontriamo lungo la strada… insomma, ce l’ha detto anche lui lasciandoci il diario [4]. Ne sono sicuro» Ellie non sembra ancora convinta «E tu non sei d’intralcio per me. Non lo sei neanche per Sam e me ne frego se papà la pensa diversamente. Io sto bene con te e non ho alcuna intenzione di lasciarti andare di nuovo, soprattutto se è perché lui si è fatto un’idea sbagliata su di te. Me ne sbatto di quello che dice».
 
Ellie continua a fissarlo un po’ incredula e Dean vorrebbe aggiungere qualcos’altro, ma preferisce attirarla a sé in un abbraccio che forse riesce ad esprimere meglio quello che vorrebbe dirle. Lei dapprima è un po’ titubante, poi affonda il viso sul suo petto e Dean la stringe un po’ più forte, le braccia a circondarle la schiena e il mento appoggiato sul suo capo.
Non è un segreto che lei abbia tanto bisogno di affetto negli ultimi tempi e Dean si pente sempre di più di averla trattata in quel modo, di averla ignorata per voler dar retta al suo orgoglio e a nient’altro. Ormai non può tornare indietro, però, perciò si ripromette di recuperare adesso, di mostrarle che insieme possono scacciare via anche questo fantasma così ingombrante.
 
*
 
Ascolta il rumore dell’acqua scorrere sul piatto della doccia, gli occhi fissi sullo schermo del computer, la mano sinistra aperta sul viso e le dita a picchiettare le guance ogni tanto, quasi a volersi tenere sveglio.
Sam sarà in questa posizione ormai da un’ora, intento a cercare ancora nei maledetti meandri di Walden un indizio, qualcosa che lo porti al bastardo che ha rovinato i suoi ultimi giorni, infestando i suoi sogni e seminando paura in Ellie che, da quando è spuntata fuori questa storia, è irriconoscibile: va avanti a bicchieroni di caffè e le ricerche più impensate, è sempre nervosa e non parla di nient’altro se non del Formichiere. Sam, dal canto suo, può capire perché ne è ossessionata: probabilmente lui si comporterebbe allo stesso modo se avesse vicino il demone che ha ucciso la mamma e Jessica pur di non farselo scappare.
 
Allunga le gambe, lo scroscio dell’acqua che gli arriva forte alle orecchie. Dean si sta facendo una doccia. Anche lui ha i nervi a fior di pelle negli ultimi giorni, un po’ per questa situazione, un po’ perché è preoccupato per le sue visioni – anche se non vuole dargli la soddisfazione di ammetterlo – e probabilmente anche per la storia di Ellie e il fatto che, nonostante tutto quello che Jim le ha fatto, si ostini ancora con così tanta determinazione a voler far fuori chi glielo ha ucciso.
 
Sam non sa se hanno riparlato di quella storia, se finalmente hanno deciso di mettere da parte la questione e pensare solo al nemico comune. Sa solo che Ellie è uscita poco fa, prima che Dean andasse a lavarsi, dicendo di voler andare a fare una passeggiata e Sam pensa che non sia un’idea tanto cattiva quando chiude il suo laptop e si alza in piedi, dirigendosi verso la porta prima di aver stiracchiato le braccia verso l’alto.
È stanco di queste ricerche che non lo stanno portando a niente se non a farsi venire un esaurimento nervoso e, sebbene sappia quanto sono necessarie – perché più informazioni riescono a raccogliere su questo mostro, più saranno preparati quando ci sarà da affrontarlo –, stasera ha bisogno di una piccola pausa, perché poi sa che stanotte dovranno tornare su libri e computer e cercare ancora, o peggio, prendere la macchina per poi comprare qualche litro di caffè per riuscire a tenersi svegli e andare a perlustrare i magazzini che non sono riusciti ancora a vedere, ma adesso ha bisogno di un po’ d’aria fresca e di fare quattro passi.
 
Uscito dalla porta volta a destra e fa qualche passo, dirigendosi verso lo spigolo dell’edificio. Certo, la vede dura fare una passeggiata qua intorno, visto che, a parte fare il giro del parcheggio, non c’è molta altra strada da fare a piedi – a meno che uno non voglia rischiare la vita andandosi ad avventurare lungo la statale che costeggia il posteggio del motel –, ma è sempre meglio di niente. Continua a camminare, i passi lunghi e decisi e s’incuriosisce quando scorge un paio di lunghe gambe femminili fasciate da un paio di jeans chiari stese sul pavimento. Si avvicina cauto, per non spaventare chiunque si stia nascondendo lì – perché, per sedersi proprio in quel posto, questo doveva essere l’intento di questa ragazza – e, quando riesce a scorgerne il viso, rimane un po’ perplesso, perché si tratta di Ellie. Non si è ancora accorta di lui e ha la testa appoggiata al muro, gli occhi rivolti verso il cielo stellato; sembra stia riflettendo su qualcosa di più grande di lei a giudicare dallo sguardo perso e piuttosto triste. Alla sua destra, poi, Sam scorge una nuvoletta di fumo salire lenta e non fatica molto a immaginare da cosa provenga.

Era tanto che non la vedeva fumare. Non ha mai capito se il suo fosse un vizio o solo una cosa così per distendere i nervi, ma era certo che avesse smesso.
 
Ellie sta per portare la sigaretta già un po’ consumata alla bocca quando si accorge di averlo affianco e, forse presa dal panico, tenta di nasconderla, portando la mano dietro una coscia. Poi, però, quando realizza che è lui, stringe le labbra in una piega minuscola e mortificata. «Scusa, pensavo fosse Dean».
 
Sam le sorride appena. Capisce cosa vuole dirgli: probabilmente suo fratello le ha fatto delle storie per questa cosa ed è per questo che ora lei si nasconde.
Dean è una brava persona e si vede che le vuole un bene dell’anima, ma Sam lo conosce, e riconosce che delle volte sa essere un po’ assillante. E… autoritario. [5]
La guarda mentre si riporta la sigaretta alle labbra con non poca titubanza. «Posso sedermi qui con te?»
Lei annuisce decisa e sorride «Certo che sì» si scosta un po’ con il sedere per fargli posto e Sam si accomoda lì accanto, guardando il fumo denso uscire dalla sua bocca, lo sguardo di lei fisso sulle grosse mattonelle rosse del pavimento.
 
Segue un lungo istante di silenzio e Sam ne approfitta per guardarsi un po’ intorno: è ormai arrivata la fine di giugno e l’aria è calda, così come il pavimento sotto il suo sedere che è addirittura bollente; il cielo è brillante e sereno, senza neanche l’ombra di una nuvola e sono visibili un mare di stelle. È proprio una bella serata.
 
Si volta verso Ellie quando lei parla nuovamente, distogliendolo da ciò che stava guardando. Lei ha gli occhi ancora bassi «Non mi piace nascondere le cose a Dean. Io… io non voglio avere segreti con lui, però… però sono sicura che mi farebbe storie e non—»
Sam sa cosa intende dire e la interrompe prima che lei finisca la frase «Tranquilla, non gli dirò niente». Ellie lo guarda quasi incredula e lui si sente in dovere di aggiungere qualcosa «Sarà il nostro piccolo segreto, non preoccuparti».
Lei annuisce, un piccolissimo sorriso che le si disegna sulle labbra. Fa un altro tiro alla sigaretta «Questo non è mai stato un vizio, per me. Non lo è neanche adesso, ma… ma prima ho trovato il pacchetto nel borsone. C’era solo questa dentro, l’avevo… l’avevo lasciata per le emergenze. E sono così nervosa, Sam… ne avevo così bisogno». La guarda lasciar andare la nuvoletta di fumo dalla bocca e poi appoggiare nuovamente la testa al muro e chiudere gli occhi. Si vede quanto bisogno ha di sfogarsi per qualcosa che forse Sam non comprende fino in fondo, ma non ha alcuna importanza. Sa solo di aver voglia di ascoltarla. Continua a guardarla mentre lei riapre gli occhi e fa l’ultimo tiro per poi buttare il mozzicone lontano. Butta fuori un’altra nuvoletta prima di parlare nuovamente «Sono stanca, lo siamo tutti, io… io a volte penso che sarebbe stato meglio se avessi fatto da sola, se non vi avessi coinvolto».
 
Sam aggrotta le sopracciglia «È una caccia difficile, come pensi che avresti—»
«Non ha alcuna importanza. Almeno non mi avreste tra i piedi ad incasinarvi la vita» tira su col naso per poi leccarsi le labbra «Avete tanti di quei casini da risolvere, dovete cercare John e—»
«E lo faremo quando questa storia sarà conclusa» Ellie si volta a guardarlo, gli occhi pieni di confusione e Sam capisce perfettamente cosa vorrebbe dirgli. Ormai ha imparato a farlo perché in questo tempo passato insieme ha compreso che il suo sguardo è capace di confessare tanti segreti, tutto quello che le parole non riescono a dire. In questo, per certi versi, è tanto simile a suo fratello. Si schiarisce un po’ la voce, mantenendo il contatto visivo «Ascolta, so che volevi tirarci fuori dall’inizio, che pensavi che fosse pericoloso e volevi affrontare tutto da sola, ma non è la soluzione più giusta. Ci rimetteresti la pelle».
«Non parlo di questo» Ellie si morde appena il labbro «Ma tutta la questione di vostro padre… avete messo tutto da parte per me».
«Non è così» fa una piccola pausa, rendendosi conto che quello che sta per dire non l’ha confessato a voce alta nemmeno a suo fratello e neanche intende farlo, ma Ellie ha questo modo naturale di farlo parlare, Sam l’ha notato da un po’. Chissà se per Dean è lo stesso, se riesce a sciogliersi con lei per questo motivo. «La verità è che mio fratello ha ragione. Non troveremo papà finché lui non avrà intenzione di farsi stanare, perciò… perciò tanto vale cercare di fare quello che ci riesce meglio» lei continua a guardarlo intensamente negli occhi «Non sentirti d’intralcio. È giusto che tu risolva le tue cose e poi… e poi a Dean fa bene stare con te. È più sereno da quando viaggi con noi».
Ellie abbozza un sorriso, arrossendo debolmente. «Beh, quello non è solo merito mio» allarga il sorriso e Sam pensa di capire a cosa allude. «Quando l’ho conosciuto non era così. Ci ha messo tanto ad aprirsi con me. Probabilmente se ci fossi stato tu le cose sarebbero andate diversamente».
 
Non aggiunge altro; rimane in silenzio, portando le gambe al petto e stringendole con entrambe le braccia e Sam ne approfitta per chiederle una cosa che gli ronza in testa da un po’. «Tempo fa, Dean mi ha detto che… che sei stata tu a convincerlo a venirmi a cercare a Stanford».
Lei annuisce, la testa bassa e un debole sorriso a disegnarle le labbra «Non voleva rovinarti la vita che avevi costruito lì, ma io credevo fosse giusto che tu sapessi di John. Non me ne pento, ma… ma capisco che possa darti fastidio. Spero solo che tu non mi odi per questo».
Sam sorride davanti alla serietà con cui ha pronunciato quelle parole «Assolutamente no. Non pensarlo neanche» ed è sincero. Nonostante non si parlassero da tempo, sapere che papà non si trovava non l’ha lasciato indifferente, perciò è partito con Dean quando lui gliel’ha detto. Lei lo guarda nuovamente, l’ombra di un sorriso appena accennata sul suo viso «Ma se eri con Dean potevi venire anche tu. Voglio dire, voi due—»
Ellie scuote la testa decisa «Non c’entravo nulla. Era una cosa che dovevate risolvere da soli e poi… e poi la situazione tra me e Dean era parecchio incasinata. Dall’inizio, cioè… beh, non abbiamo capito subito di piacerci. E poi è stata dura ammetterlo» stringe le labbra in una linea sottile, portando una ciocca di capelli dietro le orecchie «Poi quando siamo diventati consapevoli di quello che ci stava succedendo, un malinteso ci ha separato per un anno, quindi… non so, era diverso. Anche quando ci siamo ritrovati è stato diverso e corrergli dietro non era il caso. Non so, credo che ci stiamo provando seriamente solo adesso».
 
Sam ascolta attento; né questo né il racconto di Dean sono stati il massimo della chiarezza, ma si sa che lui non è tanto bravo a spiegare certe cose, soprattutto quando ci sono di mezzo i suoi sentimenti. Lei, invece, ha deciso di riassumere tutto anziché esporre la cosa nei dettagli, ma alla fine non ha poi così tanta confidenza con Sam – anche se ci stanno lavorando giorno per giorno – quindi va bene così. Lui le sorride, portando le gambe al petto «Però, che storia travagliata».
Glielo dice con un tono ironico che la fa sorridere «Degna di un romanzo» la sua battuta fa ridere Sam e anche lei, che si ritrova a chiudere gli occhi e buttare la testa indietro in una risata liberatoria che sa di spensieratezza e tranquillità. Erano giorni che Sam non la sentiva ridere così; sicuramente cambiare discorso le ha fatto bene.
Quando riesce a smettere di ridere lo guarda attenta e torna più seria, dondolando un po’ «Tu come stai, invece?» stringe le labbra in una linea sottile «Ultimamente sono così presa dalle mie cose che non te lo chiedo mai, scusami».
Sam fa spallucce; nota spesso che Ellie lo osserva molto ed ha sempre pensato che, in un certo senso, fosse quello il suo modo per chiedergli come se la passa. «Non fa niente» abbozza un sorriso che di spensierato non ha niente e sospira forte, appoggiando meglio la schiena al muro. Non può mentire, intanto perché Ellie se ne accorgerebbe e poi perché non gli va di farlo, non con lei che è stata così sincera e aperta nei suoi confronti. «Sto bene. Voglio dire, fisicamente sto bene, ma sono… sono preoccupato per queste visioni. Io… vorrei saperne di più, ma non esistono libri che svelino come curare un problema simile, quindi… quindi temo che dovrò scoprirlo a mie spese, a suon di mal di testa e brutti sogni» sorride, cercando di indorare un po’ la pillola amara che è costretto a dover ingoiare da un po’. Ellie lo guarda negli occhi, con quel modo dolce e terrificante allo stesso tempo che farebbe crollare le insicurezze di chiunque. «Scopriremo quello che legava Anthony a te, così come l’abbiamo capito per Max Miller. Ne sono sicura, Sam» appoggia una mano sul suo braccio a mo’ di rassicurazione, poi si alza in piedi e continua a guardarlo, lo sguardo pieno di gratitudine «Sono contenta di questa chiacchierata. Mi piace parlare con te».
Lui le sorride «Anche a me».
 
*
 
Un paio di flash illuminano la sua visuale per un paio di istanti senza però riuscire a distrarlo dall’immagine che gli si para davanti agli occhi: su un marciapiede di Cowdrey, una cittadina a nove miglia da Walden, è sdraiata una ragazza con gli occhi spalancati e vitrei, i capelli castani scuri e un’espressione terrorizzata ancora stampata su quel viso pallido. Ha la bocca ancora aperta e non è l’unica parte del suo corpo ad esserlo, considerando che è stata trovata con metà delle viscere e un buco al centro del torace.
 
A giudicare dagli abiti piuttosto succinti – una minigonna nera che già a chiamarla mini le si fa un complimento per quanto è corta e un top fucsia ricoperto di paillettes che le fasciava il seno abbondante e le lasciava completamente scoperta la pancia –, si trattava chiaramente di una prostituta. Nella borsetta non ha documenti e quello che a Dean viene in mente semplicemente guardandola è che sia capitata nel posto sbagliato nel momento più sbagliato possibile: in un vecchio vicolo puzzolente, passaggio perfetto per un mostro veloce, affamato e piuttosto confuso.
 
Si avvicina al coroner, lo stesso uomo basso e tarchiato che hanno incontrato subito dopo la scomparsa di Anthony Collins, e si lecca le labbra prima di parlare. A giudicare dal suo sguardo perso e fisso sul cadavere, è decisamente più sconvolto dell’altra volta. «Niente autopsia neanche stavolta, immagino».
Se fosse stata di un altro umore, Ellie – in piedi accanto a lui, gli occhi tristi e fissi sull’immagine di quella prostituta sventrata – lo avrebbe guardato male ad una battuta simile – piuttosto acida e risentita, ma dopo la superficialità con cui li ha accolti poco più di una settimana fa è il minimo che potesse fare –, invece non lo fa, non dice nulla e Dean pensa di saperne anche il motivo. Sam, invece, non perde l’occasione per tentare di insegnargli le buone maniere e lo guarda col cipiglio alzato. A Dean, comunque, poco importa.
Il medico legale si sistema gli occhiali sul naso con un dito e fa un grosso sospiro. «Temo che non ce ne sarà bisogno neanche stavolta, no».
Sam si schiarisce la voce «Qualche indizio sull’identità della vittima?»
L’uomo scuote la testa «Non che io sappia e, francamente, non è compito mio scoprirlo».
 
Si allontana da loro che non rimangono a lungo. In fondo, non ne hanno bisogno: sanno benissimo cosa ha attaccato quella prostituta anonima e perché.
 
Tornano alla macchina in silenzio; Ellie cammina a testa bassa, la coda di cavallo che ha fatto in fretta e furia un po’ scompigliata dal venticello che tira e il completo nero che le calza a pennello. Dovrebbe averlo preso da poco, Dean non ricordava di averglielo mai visto.
Si rivolge a Sam, anche lui vestito di tutto punto con un completo grigio scuro sopra una camicia bianca e una cravatta celeste «Che ne pensi?»
Suo fratello stringe le spalle «Che siamo arrivati tardi».
Dean sbuffa «Intendevo dire a parte le cose ovvie».                        
Sammy fa nuovamente spallucce «Beh… dev’essere parecchio spaesato per aver fatto una cosa così, per essersi nutrito di una ragazza praticamente in mezzo alla strada. Vero che era nascosta, ma… non so, mi sembra proprio fuori rotta».
Dean espira dal naso e si volta alla sua destra per guardare Ellie che cammina ancora a testa bassa. L’attira a sé, mettendole un braccio intorno alle spalle e continuando a camminare. «Hai visto? Te l’avevo detto che non ci era sfuggito».
Ellie tira su col naso «Sì, peccato che un’altra persona ci abbia rimesso la pelle».
Il suo tono è un misto tra il malinconico e l’arrabbiato, ma Dean non si lascia scoraggiare; la stringe un po’ più forte «Lo so, ma almeno sappiamo che è nei paraggi» le sorride appena nonostante lei non lo guardi e la bacia sulla tempia sinistra.
 
Sono passati un altro paio di giorni da quando hanno avuto quella chiacchierata, ma l’atmosfera è ancora abbastanza tesa tra di loro. Dean cerca di essere più affettuoso, più… se stesso – perché non si può dire che sia appiccicoso nei suoi confronti –, ma non ha ancora capito se questo “nuovo” atteggiamento faccia piacere ad Ellie o no. È sempre più nervosa, costantemente sulla corda e bisogna stare attenti a quello che le si dice perché potrebbe scattare come una molla, un po’ come faceva all’inizio, quando non voleva neanche rivolgergli la parola. Non sono più a quei livelli di non sopportazione, chiaramente, infatti Ellie non si scosta la sera quando Dean le si avvicina e la stringe sotto le coperte – anche se sempre con un po’ di titubanza, vista la situazione – e sembra capire che sta cercando di riportare un equilibrio tra di loro, che vuole starle vicino perché è ciò che merita di più.
 
Ha capito che non le è andato giù il discorso che le ha fatto, soprattutto l’idea che John se la sia presa in quel modo con lui “per causa sua”. In realtà lui voleva solo farle capire che questo essere un po’ violenti, anche verso i propri cari, è un po’ una parte stessa dell’essere cacciatori, soprattutto dei loro padri che hanno tanta di quella rabbia nei confronti di quegli esseri – soprattutto John – da volerla trasmettere anche ai loro figli.
Poi, in realtà, i due non ci sono riusciti poi così tanto: Ellie, nonostante sia più agguerrita e meno compassionevole delle prime cacce, non prova odio per i mostri e lo fa più per dovere che per rabbia o per un desiderio di vendetta – Formichiere a parte, chiaramente – che forse Jim non ha neanche provato ad inculcarle; Sam, invece, ha anche provato a scappare da questa vita e Dean talvolta pensa che vorrebbe ancora farlo. L’unico che ha assorbito di più questo tipo di insegnamenti di John è senza dubbio lui, che detesta qualsiasi essere malvagio si nasconda dalla luce del sole, sia che strisci o che cammini e forse – anzi, senza ombra di dubbio – è quello che riesce a comprendere meglio il padre e le sue attitudini. Per questo l’ha perdonato quando hanno avuto quello screzio, perché ha capito che il problema di fondo non era Ellie, ma il fatto di non avergli portato rispetto, una cosa a cui papà ha sempre tenuto. Non era lei il problema allora e vorrebbe farglielo capire, ma non sarà semplice per lui riprendere il discorso. Spera di farlo, prima o poi.
 
Certo, questo non significa che tutta questa faccenda non lo preoccupi – l’idea che ora Ellie sta insieme a lui e non è sicuro che papà la manderà giù quando tornerà –, ma non vuole pensarci ora. Ha problemi molto più grandi da risolvere.
 
S’incamminano verso l’Impala e si dirigono nuovamente al motel, riprendendo velocemente le ricerche. Ormai lo schema da seguire è a loro ben noto: cercare tutti i possibili posti dove il Formichiere potrebbe nascondersi – soprattutto magazzini, abbandonati e non –, evidenziarli sulla cartina e poi prendere la macchina e andare a perlustrare le zone segnate.
Ormai sono diventati esperti perciò si muovono come di consuetudine: Sammy fa una ricerca al computer, Ellie e Dean verificano che i luoghi trovati corrispondano a dei punti precisi sulla mappa – anche questa presa in un autogrill di passaggio – e li cerchiano con un pennarello rosso. Dean, poi, chiaramente si occupa di guidare quando si tratta di andare a vedere se il dannato mostro si nasconde in un dato posto.
 
Prima di pranzo – composto da un misero panino – sono già cinque le zone evidenziate e Dean non vede l’ora di andare in avanscoperta perché ha la netta sensazione che il mostro sia più vicino di quanto pensano.
 

[1] Cercando in internet, gli strumenti che ho trovato che usano i veterinari sono degli appositi fucili lancia siringhe. Non ho trovato né foto né notizie di pistole che hanno lo stesso utilizzo, ma se non esistono diciamo pure che mi sono presa una piccola licenza XD
[2] Utensile usato per affilare coltelli. Per le affilature a mano, solitamente si tratta di una lastra rettangolare.
[3] Riferimento all’episodio 1x18 “Something wicked” e al caso trattato in esso.
[4] Riferimento all’episodio 1x02 “Wendigo” e al discorso che fa Dean a Sam nel bosco, quando pronuncia il famoso “saving people, hunting things, the family business”.
[5] Piccolo riferimento alla discussione che hanno i Winchester nell’episodio 2x11 “Playthings”, quando Sam è ubriaco.
  
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