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Autore: time_wings    12/12/2018    1 recensioni
[High School!AU]
La scuola è appena ricominciata e, numerose e spiazzanti novità, non tardano a palesarsi. Il cammino di un adolescente, si sa, può essere tortuoso e pieno di pericoli. Un anno scolastico servirà a mettere a posto antichi conflitti? L’amore tanto atteso sboccerà per tutti? I sette della profezia che avete tanto amato trapiantati nell’impresa più difficile di sempre: la vita di tutti i giorni fino all’estate successiva. Mettetevi comodi e buona lettura.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Esperanza Valdez, I sette della Profezia, Nico di Angelo, Sally Jackson, Will Solace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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AMICI
 
Piper era sconvolta. Credeva sarebbero serviti mesi per trovarsi tutti a parlare. Sette persone che non avevano più voglia di stare l’una con l’altra erano davvero impossibili da riunire, eppure Percy era riuscito, con il suo repentino cambio di atteggiamento, a convincere tutti che una chiacchierata, in fondo, non avrebbe fatto davvero male a nessuno.
Ecco perché si trovavano, in quel momento, tutti seduti in cerchio… sui riquadri morbidi del pavimento del parco per bambini vicino casa di Jason. Certo un ristorante, un bar, perfino una panchina avrebbero reso la situazione più seria, ma il parco era sembrato una grande idea a tutti, finchè non ci si erano trovati, rendendosi conto che no, lo schiamazzo dei bambini non era un gran sottofondo per i loro discorsi.
“Ma questi bambini non vanno a dormire?” Domandò Jason, un po’ irritato. Leo lo guardò, sorridendo furbo: “Alle sei di sera? Wow, Jason, devi essere stato un bambino ribelle.” Disse sarcastico il messicano, cercando di rendere l’aria meno pesante. Odiava quel genere di atmosfera. Tutti ridacchiarono, più per lasciar sfogare il nervosismo, che per vera ilarità.
“Bene.” Iniziò Piper, che aveva capito di dover prendere la situazione in mano, se voleva che le cose andassero per il meglio: “Percy voleva parlarci.”
“Sì, nulla di serio, eh, solo…”
“Percy.” Lo richiamò Hazel, sorridendogli incoraggiante. Non sapeva bene cosa pensare di lui, ma era certa di volerlo ascoltare. Se sperava che Frank le desse una seconda chance, non poteva che concederne anche lei una, a qualcuno. Il moro sospirò, sentendo lo sguardo di Annabeth, qualche metro avanti a sé, bucargli il petto. Trasse un respiro tremante: “Sì, okay, okay. Volevo… spiegarvi cosa è successo.”
“Lo sappiamo benissimo, Percy.” Lo interruppe tagliente la bionda, guadagnandosi un’occhiata ferita dal ragazzo ed una annoiata da Piper, il che la fece quasi pentire di essere stata così irritante. Quasi, però.
“Voglio dire,” Ricominciò Percy, guardando Annabeth come per sondare il terreno. Quando lei si limitò a continuare a guardarlo, senza aprir bocca, continuò, quasi più sollevato: “ecco, be’, quello che è successo è stato… confuso, ecco. Luke non è una gran persona…”
“Oh, non ne parliamo.” Lo interruppe Piper, d’istinto, prima che potesse fermarsi a pensare: “Oh, scusa. Continua pure.” Percy annuì.
“Sì, è stato furbo. Ha usato le mie debolezze contro di me, mi ha ricattato. Ha usato Ottaviano come un burattino. Non ho mai pensato che voi foste degli sfigati che non meritavano la mia compagnia.” Ridacchiò, facendo una buffa voce grossa sulle ultime parole: “Sì, insomma, il messaggio audio era truccato, le foto erano estrapolate dal contesto e mi ha incastrato, ma non è per giustificarmi che sono venuto qui.”
“Aspetta, se tutto ciò non era vero, allora perché hai detto a Ottaviano di dirci tutto, di continuare a parlare, quando eravamo al bowling?”
“È proprio lì che voglio arrivare. Io non credevo avesse architettato tutto quel piano, credevo volesse raccontarvi cosa… sì, insomma, cosa mi è successo, chi sono.”
“Oh.” Esalò Annabeth. Percy la guardò quasi grato che partecipasse anche lei alla conversazione.
“Sì, insomma, ho sempre avuto paura di quello che avreste pensato di me, se vi avessi raccontato tutto, ma ho capito che siete gli unici che voglio che sappiano quello che penso, ecco.”
Frank si mosse a disagio. Per il bene del gruppo era venuto lì, quel giorno, perché ci credeva, perché se lui era riuscito a credere a Percy senza uno straccio di spiegazione, l’avrebbero potuto fare anche gli altri, con tutte le spiegazioni. Eppure, per rendere felice il suo amico, ancora una volta aveva oscurato le sue esigenze e adesso si ritrovava lì, in imbarazzo, a fissare irrimediabilmente Hazel, che ogni tanto si accorgeva del suo sguardo e gli lanciava occhiate veloci, imbarazzata a sua volta.
“Luke ed io siamo sempre stati amici, è vero, ma è perché avevamo entrambi qualcosa da dimenticare grazie a bravate e altre stupidaggini. Sì, ecco, mio padre è partito una mattina per una ricerca e non è mai più tornato.”
Hazel si coprì la bocca con le mani, mentre esalava uno sconvolto “oh”, mentre Frank la guardò dispiaciuto. Sentì il desiderio irrefrenabile di stringerla tra le braccia e consolarla. Si sentiva un idiota. Era Percy ad avere una brutta storia. Jason e Annabeth si limitarono ad abbassare lo sguardo, mente Leo alzava le sopracciglia a disagio, senza sapere bene cosa dire, continuando a guardarsi intorno in cerca di qualcosa con cui distrarsi, nonostante le sue mani stessero cercando di distrarsi il più possibile con l’ennesimo filo di ferro che non riusciva a prendere forma. Piper si morse un labbro dispiaciuta, ma Percy continuò imperterrito, come se non stesse parlando di nulla in particolare: “Da allora sono passati parecchi anni, i soldi erano sempre meno. Mia madre ha trovato questo Gabe. Un uomo violento e sudicio, di cui si è liberata. Il problema è che… lui non l’ha accettato, ecco, e…” Percy alzò gli occhi al cielo, lasciando la frase a metà e lasciando intendere agli amici come continuasse la storia: “Percy, se non vuoi parlarne va bene, noi…”
“No, no. Non è niente. È solo che avrei dovuto fermarlo io, capite? Avrei dovuto proteggerla e invece non sapevo che fare perché lui chiamava e chiamava e si presentava a casa e la… sì, insomma, alzava le mani e io non potevo fare niente. Solo questo. Non volevo che sapeste quanto fallito sono.” Disse con un sorriso strafottente, come a minimizzare ogni emozione. Annabeth si chiese quanto gli fosse costato: “Percy…” Iniziò Hazel: “No, lo so già. Vuoi dirmi che non è colpa mia? Non è una convinzione che posso controllare, ma adesso va tutto bene, il professor Blofis è okay e mia madre non piange più ogni notte per la frustrazione.”
“A me è sembrato un brav’uomo. Vero, Annabeth?” Domandò Hazel, evitando di continuare il discorso su quel tasto dolente. La bionda annuì, studiando il moro attentamente. Non sembrava troppo scosso: “Quella spiaggia…” Disse invece, collegando tutti i pezzi. Percy sorrise, alzando gli occhi al cielo, perché era certo di non poter sopportare lo sguardo della ragazza: “È stata l’ultima sera che abbiamo passato insieme, a parlare di biologia marina.” Confermò il ragazzo. A Hazel venne quasi da piangere, ma si contenne.
“Sei un grande, bello, lasciatelo dire da chi ha la famiglia infestata dai fantasmi.” Disse Leo, per smorzare la tensione, dopo un lungo silenzio riflessivo, prima di rendersi conto di essersi lasciato sfuggire qualcosa di importante.
Father and son?” Domandò Piper, riferendosi alla canzone e ricordandosi della lacrima solitaria sulla guancia del ragazzo, la notte della gita in spiaggia. Leo annuì: “Esplosione in officina. Non è una bella storia, ma la mia tia Callida non l’ha presa bene e ha pensato bene di accusare mia madre e dirle che avrebbe dovuto esserci lei. Troppo spesso chiama per ricordarci quanto siamo stati codardi a scappare dal Messico per sfuggire a quella che io etichetterei come una vera persecuzione.” Disse, se possibile ancora più incurante di Percy. Piper annuì, comprensiva, mentre Hazel avrebbe voluto comunicargli il suo dispiacere senza risultare eccessivamente ipocrita: “Ma per la serie ‘familiari pazzi’ non può mancare mia madre, che cerca di rendermi una specie di pornostar.” Ironizzò Piper, riuscendo finalmente ad alleggerire l’atmosfera.
“Mio padre era un alcolizzato e aveva il vizio del gioco, ha conosciuto mia madre e poi è scappato di nuovo. Lei era ambiziosa e credeva che io le impedissi di realizzare i suoi folli sogni. Un giorno è partita ‘per liberarsi’, ha detto che avrei capito. Mi diceva anche di cercare mio padre. Peccato che fosse morto. Io e Nico ci siamo salvati a vicenda.”
“Alla fine l’hai capito? Quello che intendeva tua madre, intendo.” Domandò Jason. Hazel lo guardò intensamente, poi sorrise divertita, rovinando l’atmosfera seria: “Assolutamente no.” Disse ridendo e scuotendo la testa.
“Bella merda.” Commentò Annabeth, che non sentiva di avere una storia tragica, come quella dei suoi amici.
“Linguaggio!” Disse Percy sorridendo. Credeva che Annabeth gli avrebbe rifilato un’altra delle sue rispostacce, invece sorrise a sua volta: “Oh, adesso corri a dirlo al professor Blofis?” Domandò scherzando.
“Frank?” Domandò Jason, che pure non aveva nulla da dire.
“Solo se vuoi.” Aggiunse Piper, rifilando un’occhiataccia al suo ragazzo.
“Solo se vuoi.” Si corresse Jason,
“Non c’è molto da dire. Mia madre e mio padre sono morti in guerra e vivo con mia nonna. Ero piccolo, non ricordo molto, solo la voce di mia madre, qualche volta. Ogni tanto mi capita di risentirla, ma, ovviamente, non è mai lei.”
Gli altri si guardarono indecisi su cosa dire. Frank era stato di una sincerità disarmante.
Senza una parola si alzarono dai quadranti, uno alla volta e capirono che in quel momento, quel giorno, qualcosa era cambiato. Era nato qualcosa.
Riuscirono a scivolare di nuovo in argomenti futili, ma le sensazioni erano tutte nuove. C’era una nuova verità anche nella stupida storia che Leo amava chiamare ‘quella volta che lo splendido Leo fece abbronzare i biscotti’ e che Piper preferiva definire ‘quella volta in cui quell’idiota di Leo ha bruciato i biscotti’. C’era una nuova verità nei sorrisi che Frank e Hazel si scambiarono quel giorno, perché per la prima volta in anni di amicizia sofferta lei gli aveva regalato la verità che gli aveva sempre nascosto e gli sembrava di riuscire a leggerla meglio, tanto che quei sorrisi sembravano un riavvicinamento. Frank non voleva illudersi, ma la parte irrazionale di lui gli diceva che c’erano buone probabilità che Hazel volesse tornare. Aveva notato gli sguardi tra lei e Leo, ma aveva davvero voglia di sapere cosa fosse successo nonostante sembrasse una questione più che archiviata? Non lo sapeva davvero.
C’era una verità anche nel sorriso caldo e rassicurante che Jason riservò a Piper, fiero di lei per essere riuscita a fare qualcosa di impossibile, per lui e c’era una verità anche nel modo in cui Percy percepiva la presenza di Annabeth, era come se il muro fosse passato dall'essere di cemento all'essere di cartongesso, anche se restava lì, alto e apparentemente inattaccabile. Sapeva che le parole non bastavano, ma sapeva anche che avrebbe cercato il suo perdono anche nell’oceano intero, se lei gliel’avesse chiesto. Era pronto a tutto pur di riconquistarla.
E soprattutto, c’era una verità nel modo genuino in cui le loro disavventure e storie comiche si succedevano come se non fosse successo niente, come se il loro rapporto si fosse congelato e adesso si stesse godendo il caldo sole estivo a sciogliere la freddezza e la rigidità di un tempo.
Sapevano di dover ingranare ancora, ma sapevano anche che ce l’avrebbero fatta.
“Piper.” La chiamò Leo, un po’ in imbarazzo, decelerando per far allontanare un po’ gli altri: “Tu… ecco, mi dispiace se mi sono allontanato un po’ anch’io, non è che ce l’avessi con Hazel, eh, affatto. È che…”
Piper lo guardò, un po’ confusa, effettivamente non aveva idea del perché il messicano si fosse comportato così, finora: “che mi sembra di aver approfittato della confusione di Hazel, quando… Insomma lo sai; e ho paura che così facendo mi sia fatto perdonare perché stiamo tutti perdonando tutti. È come se le mie scuse si fossero perse tra le scuse generali e…”
“Ma tu,” L’interruppe Piper, con un accenno di sorriso: “da quand’è che ti fai tutti questi problemi?”
Leo sbuffò sorridendo e alzando gli occhi al cielo, arrossendo imbarazzato da sempre, si rispose Piper, che iniziava a capirlo sempre di più: “Lei ti piace?”
“Mh, sì, cioè… Sì, ma so che è stato un errore, so che non è così che devono andare le cose, è come…” Leo si fermò a pensare, mentre gesticolava senza riuscire a trovare le parole giuste: “è come se cercassi di svitare una vite con un cacciavite a stella, quando dovrei usare quello a taglio, capisci? È un orologio con rotelle che non combaciano, è così e…”
Piper sorrise: “E tu le hai viste combaciare con un altro.” Concluse Piper, riferendosi a Frank, mentre Leo annuiva a testa bassa.
“Dillo a lei, non a me. Voglio dire, non devi rovinare un’amicizia per questo, anzi.”
“Oh, a questo proposito.” Iniziò Leo con rinnovato entusiasmo: “Ho visto che segui una certa 'Chione_Ice21' su Instagram e mi chiedevo se…”
“Lascia stare,” L’interruppe ancora Piper, alzando una mano e accelerando per raggiungere gli altri: “siete agli antipodi.” Concluse ridacchiando, lasciandosi un lamentoso e confuso Leo alle spalle.
 
“E se chiudessimo tutto dove tutto è iniziato?” Domandò, all’improvviso Hazel, che non aveva voglia di lasciar andare a casa i suoi amici. Era come se vederli varcare la soglia di casa significasse lasciare che l’incertezza prendesse il sopravvento su di lei. E se fosse tutto a posto, ma da domani non volessero più stare insieme? Sapeva che era un pensiero stupido e che, in ogni caso, anche se fosse stato così, non avrebbe certo potuto costringerli a recuperare i rapporti.
“Che intendi?” Domandò Jason confuso. La frase gli era sembrata piuttosto criptica.
“Dico che tutto è andato a rotoli la sera in cui siamo andati al bowling.”
“Ci stai chiedendo di andare al bowling?” Domandò Piper. Hazel annuì decisa: “Potevi anche usare una frase più fantasiosa. Che so: ‘Andiamo al bowling?’” Suggerì Percy ironico, comparendo alle spalle della riccia, che sorrise.
“Ragazzi, quando ho detto di essere scarso non era una scusa: lo sono davvero.” Aggiunse il moro.
“Già, anch’io.” Si accodò Annabeth timidamente.
“Cosa?” Domandò Leo, con un urletto acuto: “La studentessa modello, Annabeth Chase, non sa giocare a bowling?” Scherzò ancora, ricevendo dalla ragazza, in cambio, una leggera gomitata nello stomaco, alla quale Leo reagì molto più esageratamente di quanto fosse effettivamente necessario.
 
Percy ed Annabeth non scherzavano mica. Dopo dieci minuti dall’inizio del gioco il distacco tra loro e gli altri era già notevole, anche se vedeva Annabeth in penultima posizione. Jason, invece, non si stava facendo intimidire dagli sbuffi annoiati di Percy e volava, irraggiungibile, al primo posto. Piper e Frank, però, ce la mettevano tutta per superarlo. Hazel iniziava ad avere problemi. Il peso della palla le rendeva difficile indirizzarla dove voleva. I tiri al buio, però, si stavano rivelando utili, in assenza di tecnica. Per quanto riguardava Leo, invece, si può dire che la sola presenza in gioco di Percy ed Annabeth lo stesse aiutando ad evitare di essere fra gli ultimi. Aveva anche fatto i calcoli, ma la pista sembrava essersi messa contro di lui.
“Oooooh, ma non è possibile!” Aveva urlato frustrato Leo, prendendo posto accanto a Jason, che ridacchiava: “E non ridere, tu.” Percy si alzò dal suo posto per andarsi a sedere accanto agli amici: “Fai sfoggio delle tue incredibili capacità?”
“Oh, per una volta non sei sarcastico.” Lo prese in giro a sua volta Jason.
“Lo sono, invece.” Ribattè serio, il moro.
“Non si direbbe, tenendo conto della mia posizione in classifica e della tua.”
“Ci risiamo.” Commentò Leo sospirando e osservando l’ennesimo tiro sbagliato di Annabeth, che alzò gli occhi al cielo, nel suo tipico fascino. Quello che non notò, però, era il sorrisetto che sfuggì a Percy guardandola e pensando che fosse davvero carina, quando si innervosiva così.
Hazel le diede una pacca sulla spalla e guardò preoccupata la palla che stava per tirare. Si piegò per il lancio, ma prima che potesse muovere un altro muscolo sentì una mano forte stringersi attorno al suo braccio: “Così fai più fatica.” Le suggerì Frank con un sorriso timido: “Ecco, la palla ha tre buchi per un motivo.” Disse e, senza pensarci perché troppo occupato a stare attento che la sua faccia non prendesse fuoco per il rossore, posò una mano su quella della ragazza, facendola sobbalzare: “Scusa.”
“No, no, anzi, fammi vedere.” Si affrettò a rispondere Hazel, come se qualche secondo in più di attesa potesse bastare a farlo scomparire.
“Ehm, va bene. Questo…” Iniziò prendendo la mano della ragazza con una delle sue e usando l’altra per prendere la palla che la ragazza aveva lasciato perché troppo impegnata a guardarlo negli occhi, evitando, così, che le cadesse sul piede, rovinando l’atmosfera regalandole un molto poco piacevole livido: “Ecco, mettilo qui, in modo che il polso fa meno fatica e…” Hazel tirò abbattendo ben sei birilli. Si lasciò sfuggire una piccola esultanza, per poi abbracciarlo. Qualche attimo dopo sembrò ricordarsi dove fosse e lo lasciò andare con lo sguardo basso, scusandosi. Frank non sarebbe potuto arrossire di più, ne era certo.
Leo, seduto al suo posto, mentre Jason e Percy battibeccavano su chissà qualche questione, li guardò con una punta di tristezza e gelosia per qualche secondo, prima di sorridere, genuinamente felice.
La partita era ormai agli sgoccioli e vedeva Jason al primo posto, seguito da Frank e da Piper, che ce la stava mettendo tutta per distrarre il suo ragazzo ad ogni tiro, fallendo, però, ogni volta.
Annabeth stava per compiere uno degli ultimi tiri, quando Percy, prendendo esempio da Frank (si era davvero ridotto a seguire i metodi d'approccio di Frank?), si avvicinò con nonchalance alla bionda: “Ti serve una mano?” Annabeth alzò la testa sorpresa, guardandolo ironica: “Da te?”
“Beh, vedi qualcun altro altrettanto talentuoso e valido, qui?”
“Jason?” Domandò la ragazza, sorridendo.
“È un buono a nulla.” La bionda, in cuor suo, apprezzava il ritorno della vecchia autoironia che tanto amava di Percy. Una sensazione fastidiosa e calda le invase il petto. Non di nuovo pensò preoccupata Amici. Saremo amici.
“Faccio da sola.” Replicò Annabeth atona, superando Percy e lasciandolo lì, a chiedersi dove avesse sbagliato, ancora una volta.
 
La serata era stata un successo. Hazel era felice che le cose stessero di nuovo andando per il verso giusto ed era ancora più felice se pensava al passo avanti che aveva fatto quel giorno con Frank. Iniziava a vedere la fine del tunnel, iniziava a crederci, lì, sì, quella sera, sulla porta di casa sua, mentre vedeva i suoi amici allontanarsi per accompagnare tutti a casa, proprio quella sera iniziava a crederci sul serio. Si girò con un sorriso, infilando le chiavi nella toppa, quando una voce conosciuta la chiamò con un innocuo: “Ehi.”
“Leo.” Rispose la ragazza, un po’ preoccupata, chiedendogli con lo sguardo cosa l’avesse fatto tornare indietro.
“No, no, no, no, no.” Disse il messicano scuotendo la testa e mettendo le mani avanti: “Tranquilla, non voglio dirti nulla che crei di nuovo problemi.” Continuò. Piper aveva ragione: era stato inutile parlare di Hazel con lei. Doveva dirlo alla diretta interessata, per mettere finalmente le cose in chiaro ed eliminare ogni imbarazzo. Era pronto.
Hazel sospirò di sollievo e si appoggiò alla porta: “Dimmi.”
 
Note di El: Saaaaaalve a tutti, cari lettori. Finalmente sono di nuovo qui con un capitolo tutto incentrato sul gruppo! Spero che le cose non vi siano sembrate affrettate. Mancano ancora due capitoli, ma spero di aver fatto capire che le cose non sono totalmente a posto fra tutti. Diciamo che, però, parlare ha reso più inclini al perdono e ad un’eventuale chiacchierata. Spero anche non sia stato tutto scontato!
Insomma, vi dico solo che ho adorato scrivere quella scena tra Hazel e Frank e che ho adorato ancor di più far fare a Percy la stessa cosa!
Piper è ormai un idolo, paladina della giustizia e dei rapporti umani e per Leo ho cercato di sfociare il meno possibile nell’OOC, ma in momenti come questi è difficile renderlo il solito Leo.
Insomma, fatemi sapere che ne pensate e preparatevi perché il prossimo capitolo è nella mia scaletta (si fa per dire, mi dilungo sempre troppo) dagli inizi di questa ff (oh no, non voglio farvi credere di avere una gran cosa da farvi leggere e poi deludervi AAAAAA)
Grazie ancora a tutti quelli che ricordano/preferiscono/seguono la storia, a ­_Viola02_ che commenta rendendomi ogni volta più felice e a te, lettore silente, sintonizzato su queste frequenze disagiate che sono le mie note e le mie storie.
Adieu,
 
El.
   
 
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