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Autore: Vago    12/12/2018    2 recensioni
Vorrei riassumere qui la trama, se solo ce ne fosse una sufficientemente corposa da poter essere riassunta.
Volevo descrivere qualcosa, volevo prendere una pausa dai lavori più impegnativi che mi hanno riempito gli ultimi mesi, se non anni, ed è nato questo.
Un racconto in prima persona presumibilmente in quattro atti, vedremo se come ognuno dei miei lavori si trasformerà in una storia dai cinquanta capitoli.
Che cosa vuole essere?
Un racconto immersivo, fatto perchè voi, leggendolo, possiate percepire ciò che descrivo. In quel caso potrò dire di aver raggiunto il mio scopo.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il fuoco scoppietta vivacemente all’interno del camino di grigia pietra che ti sta davanti. Le sue lingue rosseggianti sembrano danzare attorno ai ceppi che lo alimentano.
Un forte odore di tabacco da pipa bruciato raggiunge le mie narici, costringendomi a voltare la testa in cerca dell’origine di quell’odore.
Dove mi trovo?
Non riconosco questo posto, non è la mia casa. Mi pare invece una specie di baita montana, le pareti, così come il soffitto e il pavimento, sono interamente ricoperti di lunghe assi di legno di rovere lucidate, le cui venature rossastre sono messe ancora più in risalto dalla luce proveniente dal camino.
Sono seduto su una dura sedia, rivolta verso quella fonte di calore. Mi muovo appena, continuando a muovere gli occhi intorno a me.
Ci sono delle finestre, ma il paesaggio esterno è precluso al mio sguardo dalle imposte che proteggono i vetri dalle intemperie. Le vedo però muoversi leggermente, per quanto le permettesse il gancio le chiude, segno forse del vento che vi sbatte contro.
Accanto a me c’è una vecchia poltrona ricoperta da una logora tappezzeria color corteccia e, su di questa, siede un vecchio dal volto rugoso e i capelli grigi screziati di rosso dal fuoco che su questi si riflette. Il vecchio tira un’ultima boccata alla pipa casereccia che stringe tra le labbra, per poi lasciar allontanare il fumo che gli aveva riempito la bocca. I suoi occhi scuri mi studiano divertiti.
Come ci sono finito qui?
Chi è quest’uomo?
Il calore del focolare mi scalda fin dentro le ossa, sciogliendomi i muscoli al suo tepore.
La tranquillità mi pervade, danzando al ritmo di quelle fiamme grasse e pigre.
Dovrei essere spaventato, dovrei essere terrorizzato, perché non lo sono?
L’anziano soffia un’altra nuvola di denso fumo grigio, un’altra tela su cui il fuoco può specchiarsi. Le sue labbra circondate da una corta, candida barba macchiato dal tabacco bruciato si piegano in un sorriso bonario.
Devo chiedergli cosa sta succedendo. Devo chiedergli dove ci troviamo. Devo sapere perché mi trovo qui.
Perché le mie labbra non si muovono?
Perché il mio corpo si rifiuta di muoversi più di pochi centimetri? Perché non riesco ad alzarmi da questa sedia?
Provo ad abbassare lo sguardo sulle mie gambe, prima c’ero riuscito, prima avevo visto la sedia su cui ero seduto.
Il mio sguardo non si abbassa sotto l’orizzonte dei ceppi ardenti, come se qualcosa impedisse ai miei occhi di proseguire oltre ad essi. Non è qualcosa di fisico, di concreto, è come se il mio cervello avesse paura di guardare il mio corpo, ora che sono interessato alle mie gambe.
Tutto questo mi ricorda qualcosa… se solo riuscissi a concentrarmi!
E perché quest’uomo non parla? Perché mi fissa? Perché mi sta sorridendo?
Merda.
Devo riuscire a parlare, devo riuscire ad aprire la bocca e muovere la lingua.
Il vecchio continua a fissarmi, portandosi nuovamente il bocchino della sua pipa alle labbra screpolate, riempiendosi le guance di quel pesante fumo e trattenendolo per diversi seconda.
Sembra quasi stia pensando a qualcosa.
Il fuoco comincia a rumoreggiare sempre più, forse avendo trovato una parte di legno più verde del resto. Le scintille ricadono numerose sul letto del camino e sul pavimento di fronte a questo.
Il vecchio mi soffia in faccia il fumo di quella sua maledetta pipa, oscurandomi la vista per una frazione di secondo.
Sento il calore lambirmi sempre più le gambe, ma il fumo ancora mi ostruisce lo sguardo.
Le fiamme si riflettono sempre più vivacemente sulla nube grigia che ostinatamente continua ad aleggiare.
Le scintille hanno attecchito al pavimento, divorandolo prima lentamente, poi sempre più velocemente, correndomi incontro.
Sento i miei piedi venire divorati dal calore, non provo però dolore.
Il terrore mi assale il cervello, assieme al piacere per il calore che mi avvolge le gambe e mi scioglie i muscoli, letteralmente.
Cosa mi sta succedendo?
Le fiamme sono oramai alte e precludono ai miei occhi qualsiasi cosa, posso solo immaginare che anche le pareti siano state incluse in quel rogo.
Tutto si fa confuso e buio, che abbia perso gli occhi per colpa di quelle fiamme?
Il calore invade ognuno dei miei sensi, coprendo e soffocando ogni altra sensazione.
   
 
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