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Autore: CallMeSana    12/12/2018    0 recensioni
Il ragazzo, di cui continuo a sentire solo la voce profonda come un leggero brusio, chiacchiera qualche minuto coi commessi, e c'e' stato un momento, lo giuro, in cui avrei voluto palesarmi, spaventarli tutti dicendo che ero il demone dei biscotti allo zenzero e che dovevano lasciarmi in pace.
Ma non lo avrei mai fatto, e' Natale e a Natale sono tutti piu' buoni.
Oppure: Harry impazzisce per il Natale e per i biscotti allo zenzero. Impazzisce anche per il piccolo Louis, ma questo ancora non lo sa.
Genere: Fantasy, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Storia partecipante al concorso "Biscotti a sorpresa" su wattpad.

                                                                              


Harry Styles: se Babbo Natale non fosse una creatura di fantasia, probabilmente tutti penserebbero che sia lui.

Albero addobbato con oltre un mese di anticipo, lucine di Natale per tutta la casa (ingresso e veranda compresi) e presepe, ovviamente il presepe, "cosi' i miei nipotini possono divertirsi ad usare le statue come giocattoli e staranno buoni tutta la sera".

Il problema e' che Harry non ha dei nipotini, sua sorella Gemma non ne vuole sapere di sposarsi, figuriamoci di fare figli, eppure lui continua a parlare di una famiglia praticamente inesistente, snervando tutti, anche Babbo Natale.

Se solo esistesse, appunto.

"E' imbarazzante entrare qui dentro" gli dice sempre chiunque, ormai neanche ci fa piu' caso, gli piace essere incompreso, ma forse quest'anno avrebbe dovuto ascoltare quei lamenti, perche' e' successo qualcosa di inaspettato: e' in ritardo.

In ritardo coi regali, con gli addobbi, dicembre e' iniziato e casa sua non sembra ancora Las Vegas, inconcepibile!

Gemma ride a crepapelle ogni volta che lui prova anche solo ad accennarle l'argomento al telefono, sua madre si e' offerta di aiutarlo solo per tranquillizzarlo, altrimenti restera' di malumore fino a dopo le feste e lo sa solo lei quanto istighi l'omicidio.

In poche parole, svaligiare Londra in meno di una settimana non e' mai stato cosi' orribile.

Tutto sembra essere tornato alla normalita' (o almeno al concetto che ha Harry di normalita'), tutti iniziano a valutare l'opzione acquisto occhiali speciali per entrare in quella casa, e ad allenarsi per fingere stupore guardando gli addobbi, quando Harry entra in quel negozio.

E' tutto cosi' assurdo, in questa storia, che quasi resto scioccato nel raccontarvela.

Io stavo benissimo dove stavo, nessuno mi aveva mai notato, mangiavo i miei biscotti e non davo fastidio a nessuno.

Ero convinto che nessuno avrebbe fatto mai caso a me, che nessuno sarebbe arrivato al fondo di quello scaffale, a chi piacciono i biscotti allo zenzero?

Credevo solo a me, del resto li ho inventati io, non uno strano tizio qualsiasi il cui nome troneggia su ogni scatola dell'universo.

Forse avrei dovuto cambiare negozio.

The Sweetest Thing e' il negozio di dolci preferito da Harry, e' talmente di casa che penso di aver sentito pronunciare il suo nome almeno tre volte a settimana, e sono certo parlassero sempre con la stessa persona, quella voce e' inconfondibile.

Io non l'ho mai visto in faccia, a dire il vero non ho mai visto nessuno in faccia, troppo occupato a nascondermi, per paura di essere notato, ho sempre sentito solo le voci, e la sua mi ha sempre ispirato cose positive.

Credo sia l'unico a comprare questi biscotti, e la cosa mi fa sorridere da almeno dieci Natali.

"Harry! Pensavamo ti fosse successo qualcosa" esclama qualcuno al bancone quando lo vede entrare, ed in effetti il ragazzo sembra avere il fiatone e fa appena in tempo a dire cosa e' successo che mi sento scuotere.

Sta succedendo, sto per lasciare questo posto e non voglio, come faro', ora? dove andro' a nascondermi?

Il ragazzo, di cui continuo a sentire solo la voce profonda come un leggero brusio, chiacchiera qualche minuto coi commessi, e c'e' stato un momento, lo giuro, in cui avrei voluto palesarmi, spaventarli tutti dicendo che ero il demone dei biscotti allo zenzero e che dovevano lasciarmi in pace.

Ma non lo avrei mai fatto, e' Natale e a Natale sono tutti piu' buoni.

Mi sento soffocare per qualche secondo, cosa sta succedendo, e' come se fossi sprofondato in un buco nero e continuo a sbattere da una parete all'altra della scatola senza alcuna delicatezza.

Avrei voluto imparare a volare, ma non ne ho mai avuto il tempo.

Sento farfugliare dei grazie esaltati e poi un tremolio che dura anche troppo, ma quando sento i rumori della strada capisco di soffrire di mal d'auto o che, forse, questo Harry non sa guidare.

Si', conosco le auto, e so cosa sono le strade, non ho mica vissuto in una scatola di biscotti per tutta la vita, sapete?

Ma torniamo ad osservare il nostro giovane ricciolino... come faccio a sapere che ha i ricci? Un attimo che ve lo spiego.

Harry entra in casa nervoso, si guarda intorno circospetto, come a voler controllare qualcosa, quando poggia le sue compere sul tavolo della cucina e tira subito fuori la scatola di biscotti allo zenzero. La osserva trionfante, perche' era l'ultima dello scaffale e, a quanto pare, l'ha soffiata per un pelo ad un bambino con la sua mamma.

Non se n'e' pentito neanche per un secondo, lo trovo quasi adorabile.

La osserva, la gira, credo di aver preso una botta in testa mentre la rigira, ma sono bravo a restare in silenzio, non si accorge di nulla.

La apre con delicatezza, lento come se temesse che potesse urlare di dolore, e questo mi coglie di sorpresa, cosa faccio? Si spaventera' e io non voglio assolutamente spaventarlo.

Noto subito che ha le mani grandi, ben curate, e sta gia' afferrando un biscotto quando mi rendo conto che non succede nulla, nessuna reazione, addenta solo quel biscotto e sorride.

Non capisco come sia possibile, ma Harry sembra non riuscire a vedermi, questo mi confonde, sono davvero cosi' minuscolo?

"Buoni come sempre" esclama, mentre sistema il resto dei biscotti in una cesta. Sono perplesso e non so bene come comportarmi, forse dovrei uscire di qui.

"Oh mio dio, e tu chi sei? Da dove esci fuori?" urla terrorizzato, e io gli sto dando le spalle, cercando di passare dalla scatola alla cesta senza farmi notare.

A quanto pare ho fallito, perche' lui adesso mi vede benissimo, e non sta prendendo al meglio la cosa.

"Ehm" tossisco, voltandomi piano verso di lui. Non ricordavo di aver mai visto elfi cosi' belli, prima di lui, ma poi scuoto la testa, perche' lui non e' un elfo, in questo universo gli elfi non esistono, ma lui quanto e' bello?

"Ciao" cerco di sdrammatizzare incerto, "mi chiamo Louis e tu non avresti dovuto vedermi" gli dico, come se fosse ovvio.

"Come, scusa? Questa e' casa mia, da dove sei entrato, io... non sto capendo niente. Chi sei?"

"Te l'ho appena detto" sorrido leggermente, mentre provo a rimettere piede nella mia scatola, facendolo urlare di nuovo.

"Dove sei finito?" schiamazza impazzito, e credetemi che non lo so neanche io, non avevo mai notato questa cosa. "Sono qui" rispondo, ma lui pare non sentirmi, perche' lo intravedo correre a prendere dell'acqua e berne a litrate mentre si ripete "devo riposare, il Natale mi stressa."

Dal fondo della mia scatola vuota, mi rendo conto di essere minuscolo, e me ne rendo conto perche' le sue mani mi sono sembrate enormi per tutto il tempo che le ho osservate da li' mentre, quando l'ho avuto faccia a faccia, sembravamo uguali.

Perche' nessuno mi avvisa di questi dettagli? Ah gia', forse perche' sono solo in questo universo, e non so neanche come ci sono arrivato.

Dopo qualcosa come secoli, finalmente mi sento al sicuro per uscire di nuovo da li'. Appena lo faccio cado a terra, la scatola non e' piu' dove stava precedentemente, e per poco non mi rompo l'osso del collo.

Decido di fare un giro turistico dell'abitacolo ma, dopo appena cinque minuti, ho gia' male agli occhi, non ho mai visto tante luci intermittenti tutte insieme in vita mia. Il presepe, in compenso, quello e' adorabile, conosco persone che ci vivrebbero bene, mangiando il muschio. Addento un altro biscotto allo zenzero rendendomi conto che, visti da qui, non sono poi cosi' grandi come sembravano, e che uno di certo non mi sazia, ma mi accontento, non sono di certo un ladro.

Sono un folletto curioso, lo confesso, e quindi cerco di guardare tutto quello che posso, provando a non fare rumore, per quanto le mie dimensioni variabili me lo permettano. Devo riuscire a gestire questa cosa, e' alquanto imbarazzante.

Harry ha una casetta piccina, sviluppata in lungo su un unico piano, e scaffali e scaffali di libri ovunque ci sia spazio per infilarcene.

L'albero di Natale e' altissimo, non riuscirei a toccarne la punta neanche se fossi un gigante, e prende meta' salotto, al cui lato opposto si trova un divano a quattro posti, un tavolo di vetro pieno di fiori e centrini rossi, e una poltrona comodissima. Lo so perche' ci sono seduto sopra mentre lo dico.

"Io sto impazzendo" sento, pero'. Harry ha i capelli bagnati che gli cadono sugli occhi, una asciugamano attorno alla vita e una padella in mano.

"Sicuramente e' cosi', cosa diavolo fai con una padella in mano, hai visto qualcosa che ti spaventa? E poi, non hai freddo? Dovresti asciugarti e coprirti, dove sono i tuoi genitori?"

E' vero, ho l'enorme difetto di parlare troppo, anche perche' quell'oggetto pericoloso che ha tra le mani e' davvero vicino alla mia testa e forse avrei dovuto chiedermi principalmente se avesse paura di me o altro.

"E tu? Come sei vestito?"

"Questi sono abiti normalissimi, dalle mie parti, come fate voi, piuttosto, ad orientarvi nella sconfinata scelta che avete!"

"Stai davvero parlando di abbigliamento con me? Sei tu l'intruso, qui, in casa mia, da dove sei entrato?"

E' adorabile, non trovate? Non ha ancora messo via la padella.

"Mi ci hai portato tu, qui" rispondo tranquillamente, e lui non capisce, ovvio che non capisce. Non riesce a capire neanche quando indico la scatola nell'altra stanza ed inizia a grattarsi la testa.

"Aspetta un attimo, vorresti farmi credere che... no, dai... non esistono certe cose!"

Mi stai offendendo, ragazzino.

"Sono sicuro che hanno fatto vedere anche a te il cartone animato sulla storia di Memole. E secondo te perche' a qualcuno e' venuto in mente di raccontare una storia simile? Gli umani non sono cosi' fantasiosi, e Memole ancora ringrazia, siete stati bravi a disegnarla, molto somigliante."

Harry scoppia a ridere, ma e' piu' una risata isterica, la sua.

"Tu... saresti... un... folletto?"

"Al tuo servizio, ma non mi chiamo Memole, mi chiamo Louis."

E ancora ride.

Cosa ci sara' mai da ridere?

"E puoi rimpicciolirti a piacimento?" Io annuisco, anche se non e' propriamente la verita', ma non e' necessario che lo sappia, giusto?

Gli dico che dormiro' nella scatola, se e' questo che lo preoccupa, ma "e per mangiare?"

Dio santo, non pensavo fosse cosi' immerso nel Natale!

"Ma di cosa mi preoccupo, tanto allo scoccare della mezzanotte del 26 dicembre tutto questo sogno finira' e tu sparirai."

Appunto.

"Non ho capito."

"Tutto questo sicuramente non e' reale, tu non sei davvero qui, presto mi svegliero' e capiro' che e' tutto un sogno, e prometto solennemente che d'ora in poi saro' piu' moderato con le decorazioni natalizie."

Adesso sono perplesso.

"Harry... se vuoi posso provare a cambiare vestiti, ma resta il fatto che vengo da una scatola di biscotti che mi rende microscopico appena mi avvicino, e non e' un sogno, e' la pura realta', anche se sembra non piacerti."

Forse lo nota il disappunto nel mio volto, perche' balbetta qualcosa che somiglia a delle scuse, ma io neanche lo ascolto, sto gia' tornando nella mia vera casa.

"Restero' qui finche' non deciderai di buttarmi via, non posso spostarmi da solo."

Quello che raccontero' di seguito e' solo frutto di quello che, per logica, immagino sia accaduto, dovrete fidarvi della mia parola.

Harry passera' vigilia, Natale e Santo Stefano in compagnia della sua famiglia, a mangiare, bere, giocare e cantare canzoni natalizie o guardando film a tema.

Mai un cenno a Louis, ma dentro di se' sente in continuazione un senso di mancanza ogni volta che qualcuno decide di afferrare un biscotto allo zenzero.

Cosa mangiano i folletti? Deve controllare che stia bene adesso o aspetta che siano andati tutti via?

Ma soprattutto, i folletti mangiano?

Louis era piuttosto magrolino, doveva ammetterlo, ma di certo non poteva essere campato di aria fino a quel momento, doveva indagare.

Per la prima volta nella sua vita, non vedeva l'ora di rimanere solo.

Da qui in poi, invece, sono certo di quel che vi sto dicendo.

E' veramente tardi quando finalmente la casa resta illuminata soltanto dalle luci dell'albero e di tutte le assurdita' di cui e' addobbata. Harry resta estasiato del suo stesso lavoro per qualche minuto prima di ricordare il motivo per cui stava vagando nel corridoio con una torcia in mano.

"Louis?" sussurra, e lo fa anche piu' volte prima di rendersi conto che come cavolo pretende che possa sentirlo?

"LOUIS!

Io stavo dormendo bellamente, probabilmente da ore, rannicchiato sul fondo della mia scatola di biscotti. L'odore di zenzero non e' ancora andato via, e mi sento a casa, protetto.

Quando Harry mi punta la torcia addosso, probabilmente dopo vari tentativi di cercare di individuarmi, ho urlato come una fanciulla in pericolo.

"Aiuto, siamo invasi!"

Harry non puo' trattenersi dal ridere. "E' solo una torcia" esclama, mentre cerco di proteggermi il viso come se stesse per prendere fuoco a momenti. Mi vede agitare le braccia e farfugliare qualcosa, allora avvicina la torcia nella speranza lo aiuti a leggere il labiale, ma non capisce che mi sta procurando una ustione di primo grado.

"Hai detto qualcosa?"

Prima che sia troppo tardi, sono costretto a balzare in piedi, fare un paio di salti e alla fine riesco a farmi capire. "Allunga una mano" dico, sempre a bassissima voce, e Harry resta perplesso ma lo fa. Mi serve un aiuto per uscire da qui, ho la vista debole, quindi salto sul palmo provocandogli il solletico e facendolo arretrare in automatico.

Quello che succede subito dopo ha dell'esilarante, di certo Harry non potra' mai raccontare a nessuno come ha fatto a rompersi un dito.

"Oh mio dio, scusa scusa, scusami tanto, dovevo essere piu' veloce, ma non sapevo come fare ad uscire in fretta, scusa, avrei dovuto dirti di avere pazienza, io sono bravo ad arrampicarmi, scusa, oh dio, ti fa tanto male? Quale dito e'?"

Il medio. Harry mi indica il dito medio piegato di lato in modo innaturale con sguardo assassino. Non so che altro fare se non stringermi nelle spalle ora che sono tornato alle mie dimensioni naturali e non e' piu' costretto ad accecarmi per vedermi.

La steccatura che il ragazzo si fa applicare scatenera' non poche risatine di scherno da parte del suo migliore amico che ha dovuto accompagnarlo di corsa al pronto soccorso. "Ho chiuso il dito nella portiera" la scusa che gli ha propinato e a cui lui ancora non crede, ma per la quale non fa domande, mentre aspetto che se ne vada nascosto nel ripostiglio. L'odore dell'ammoniaca sta per farmi starnutire, ma qualcosa mi blocca.

Qualcosa di alto, muscoloso, forte e parecchio, parecchio arrabbiato.

"Ho per caso fatto qualcosa di terribile nella mia vita precedente per avere te che piombi in questa?"

Ma io sono sotto shock!

"Io non volevo... non avrei dato fastidio... tu mi hai portato qui, e adesso devo restarci, non possiamo diventare amici?"

"Perche' devi restarci? No, non dirmelo, non voglio sentire favole!"

Sono sempre piu' sotto shock.

"Ma come, credevo che ti piacessero, il Natale non e' la tua festa preferita?"

"Cosa centra, questo?"

"Io faccio parte del Natale, Harry, non credi che sia una strana coincidenza?"

No.

Harry non crede alle coincidenze, a quanto pare, non vuole iniziare adesso, e nessuno dei due sa perche'.

So di essere io il problema, forse accettare chi io sia non e' facile, forse e' solo uno di quei fanatici per riflesso, forse "dei vestiti nuovi... penso tu abbia bisogno di vestiti nuovi" dice, ad interrompere i miei pensieri senza alcun senso.

Gli regalo un sorriso, e Harry pensa che forse e' vero che i folletti hanno qualche strana magia intrisa nell'anima, perche' sta sorridendo anche lui.

O almeno mi auguro sia cosi'.

La stanza di Harry e' rosa.

Non per il colore della carta da parati, o delle lenzuola. Nemmeno per quello delle tende, no... le luci.

Ovviamente.

Ci sono lucine di Natale anche qui, che ondeggiano sulle quattro mura, sui comodini ai lati del letto matrimoniale e persino sull'armadio.

A me viene da arricciare in automatico il naso.

"Tieni" inizia a dirmi Harry, cambiando tono di voce. Adesso e' dolce, attento, come se stesse parlando ad un bambino, e io mi vedo arrivare addosso una serie interminabile di camicie e maglioni, che mi ricoprono fino a farmi quasi soffocare.

E crollare come un sacco di patate sul materasso morbido.

"Cosa dovrei farci con tutta questa roba?" chiedo perplesso, mentre cerco malamente di sistemarmi i capelli. "Provarla? Sai... sono vestiti, i vestiti si indossano."

"Tutti?" Esclamo spaventato, quasi salto sulle molle morbide del letto, e Harry non sa se ridere o piangere per quella situazione assurda.

Di certo non pensava di dover spendere le due ore successive a spiegare ad un folletto come si infilassero un paio di pantaloni, ne sono certo.

"Non penso di aver capito, chi sarebbe quello?"

Harry e' entusiasta quando invita Gemma a pranzo il giorno prima di Capodanno, lo vedo proprio che sghignazza e a me fa spavento, ma sono tutti cosi' gli umani?

"Un folletto, anche in Lapponia sanno quanto io ami il Natale, non e' fantastico?"

Gemma, guardandolo, pensa che l'unica cosa fantastica sia l'affetto che prova per suo fratello, perche' se fosse stato un altro avrebbe gia' chiamato la neuro.

Io la guardo come se riuscissi a leggerle nel pensiero, magari rimpicciolire davanti a lei e sparire non e' proprio il caso, e poi sto indossando gli abiti migliori che Harry abbia mai potuto trovare per me, non posso deluderlo.

Mi limito a farle un inchino e a farla sorridere, quella e' una reazione che sono sempre stato bravo a provocare nelle persone.

Lei ricambia con un leggero sforzo, ma sinceramente non mi importa.

Iniziero' a preoccuparmi solo quando Harry smettera' di farlo, spero sia un giorno molto lontano che, al momento, sembra non essere ancora arrivato.

Ve lo dico perche' sono passati tre anni da allora, e adesso sono qui, nella nostra stanza, mentre concludo quello che sara' l'ultimo capitolo del mio libro.

Lui ovviamente non lo sa, e' il regalo per il nostro anniversario.

"In ogni versione dell'universo" e' il titolo che ho deciso di dargli, sono sicuro che lo leggerete in tanti, e lo amerete.

Vi sento gia' piangere.

Cosi' come sono venuta, cosi' me ne vado, arrivederci e Buon Natale!

  
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