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Autore: Mel_deluxe    13/12/2018    1 recensioni
Martin le fa un veloce sorriso, poi si prende qualche secondo per andare verso la macchinetta di fianco a lei e schiacciare il numero 08 per il suo caffé.
Decaffeinato, riconosce Wendy. Che schifo, poi ovvio che non sono amici.
«Senti, ho bisogno che tu mi faccia un favore questo weekend» dice lui all’improvviso, portandosi il bicchierino di plastica alla bocca non appena la macchinetta gli annuncia che è pronto.
Wendy alza lo sguardo, leggermente sorpresa. Si conoscono da quasi dieci anni ed è la prima volta che Martin viene da lei per un favore.
«Oh, okay, dimmi pure».
«Ho bisogno che tu venga a Brighton con me per tre giorni e faccia finta di essere la mia fidanzata davanti alla mia famiglia».
Wendy fissa il suo collega in silenzio.
Il suo caffé è pronto, glielo conferma il biiiip prolungato della macchinetta, ma non riesce a fare a meno di guardare Martin senza nemmeno sbattere le palpebre. Mantiene un’espressione apatica per quasi dieci secondi, prima di riprendersi dallo shock e riuscire a formulare una risposta sensata. Ma tutto quello che riesce a dire è un confuso:
«Ehm… no…?»
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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N.d.A.
Chiedo perdono perché questo capitolo è un po' più breve degli altri, ma il prossimo invece sarà moltoooo più lungo, quindi sarà compensato.
Ho pubblicato anche stavolta abbastanza in fretta, allo scatto della mezzanotte del 13, data speciale poiché tra quattro mesi esatti è il mio compleanno (sì inizio già a contare da adesso, don't judge).
Grazie millissima a tutte le belle persone che stanno preferendo/seguendo la storia anche dopo così pochi capitoli, vi adoro un sacco!
Grazie ancora e alla prossima!

Mel.


 


Parte II: Tramonto
 
 
 
Il venerdì pomeriggio il treno per Brighton è molto più affollato di quanto Wendy avesse mai immaginato, ma per fortuna Martin ha comprato dei biglietti in prima classe per entrambi, il che significa che al momento le sue gambe hanno molto più spazio di quanto gliene servirà mai.
«Sul serio, quanti soldi hai esattamente?» domanda curiosa Wendy, mentre controlla le ultime mail sul suo cellulare e cerca di smettere di pensare a quanto cazzo sono comodi quei sedili.
«Abbastanza per potermi permettere un sacco da sei chili di caffé dalla Colombia per una certa persona e due posti in prima classe per un viaggio da un’ora e mezza» risponde semplicemente Martin. Poi però aggiunge: «E poi il mio libro ha fruttato molto di più di quanto tu possa credere».
Wendy gli lancia uno sguardo assassino.
«”E poi il mio libro ha fruttato molto di più di quanto tu possa credere”» lo imita subito dopo, con una fastidiosa vocina in falsetto, ma la cosa non fa che ammaliare Martin, che subito scoppia a ridere.
L’uomo ridacchia divertito, sentendosi fiero di aver recapitato con successo quell’acida provocazione.
Wendy ruota gli occhi irritata, ma nulla è comparabile al momento in cui Martin si distende sul suo sedile e, dopo aver inspirato profondamente, si rivolge nuovamente a Wendy con un:
«Rilassati, tesoro».
Wendy è profondamente schifata. Non stacca gli occhi dal suo cellulare, non ha il coraggio di farlo, ma con un piccolo sforzo riesce a ribattere:
«Chiamami “tesoro” un’altra volta e giuro su dio che-»
«Che? Che cosa? Che farai saltare tutto?» la interrompe Martin, ritornando a guardarla in faccia. «Mi dispiace informarti, tesoro, ma sei letteralmente seduta di fianco a me su un treno per Brighton che partirà tra cinque minuti. Direi che è un po’ tardi per cambiare idea… tesoro».
Wendy gli lancia una veloce occhiata disgustata, poi ritorna a concentrare l’attenzione sul suo cellulare.
Non passano neanche dieci secondi che Martin le domanda:
«Allora? Hai detto alla tua famiglia che eri da Sally e Hannah?»
Wendy sospira infastidita, ma di certo non può passare tutto il viaggio ad ignorare Martin. Dato che dovranno passare tre giorni interi, meglio che ci faccia subito l’abitudine.
«No, ho detto loro che andavo a Brighton per un evento editoriale» gli risponde Wendy, mettendo finalmente via il cellulare. «Mia madre ha questa strana ossessione… di, come dire, hackerare nel nostro iCloud e controllare sempre la nostra posizione quando siamo via, anche se sono qualcosa come dodici anni che viaggio da sola. Perciò non sarebbe stato credibile».
Martin la osserva in silenzio per un attimo. È appoggiato con la spalla destra sul sedile, e la testa leggermente inclinata per osservarla meglio. Sembra quasi carino messo in quella posizione, pensa Wendy. Cerca subito di scacciare quel pensiero malsano dalla testa.
Martin Forres non è carino, è tutto tranne che carino, no, è una iena selvatica ascesa direttamente dalle viscere dell’inferno, ecco.
«E… come sta Vicky?» le chiede improvvisamente Martin, e dal tono della sua voce Wendy comprende che gli interessa sinceramente.
«Bene» risponde lei, e con ciò sprofonda anche lei nel suo comodissimo sedile. «Sta bene…»
Il capotreno annuncia la partenza e quando il treno finalmente parte, il silenzio torna a vigere definitivamente tra i due.
Wendy osserva le scarpe ai suoi piedi, basse, comode e bianche, come piacciono a lei, e si rende solo adesso conto che quelli sono i suoi ultimi attimi che passerà da Wendy Kaligan prima di diventare a tutti gli effetti “la fidanzata di Martin Forres”.
Wendy si rende anche conto che tra meno di quattro ore dovrà indossare quegli scomodissimi stivali di Gucci e sperare che di fare bella figura davanti ai genitori di Martin.
Ancora non riesce a credere di aver passato l’intera sera del giorno prima a messaggiarsi con Martin chiedendo consigli su quali vestiti poter portare e quali no, quasi come stesse andando al suo debutto in società. Wendy ha cercato di mettere in valigia tutti i vestiti più costosi che possedeva, sperando che fossero abbastanza accettabili, e ha protestato per ore quando Martin le ha proibito di portare scarpe che non avessero almeno una minima di tacco e quasi gli ha riattaccato il telefono in faccia, quando la sua giustificazione era stata “Il problema è che sei troppo bassa, Wen”.
“Non sono bassa!” aveva sbraitato Wendy direttamente nel ricevitore. “Sono nella media, sei solo troppo ignorante per poterlo sapere!”
“Sarai anche nella media, ma sei comunque venti centimetri più bassa di me, quindi non rompere e metti quelle cazzo di scarpe col tacco in valigia altrimenti vengo lì e le infilo io per te, non so se mi sono spiegato”.
Non sa ancora perché Martin abbia chiesto proprio a lei di fare questo assurdo lavoro. Non è che Wendy sia una così grande esperta di moda, né una persona di alta classe, né qualcuno che una normale persona porterebbe per “impressionare” la sua famiglia.
Ma soprattutto non comprende affatto come Martin abbia bisogno proprio di lei per poter impressionare la sua famiglia. È già bello e ricco da morire, è uno scrittore di successo e vive nel centro della capitale del proprio paese, cos’altro potrebbero pretendere in più da lui?
Come se non bastasse lei e Martin non sono mai andati d’accordo, né potrebbero mai passare per una coppia credibile, nemmeno se facessero per finta.
Wendy è letteralmente la persona meno qualificata tra tutte per fare questo lavoro, ma non le dispiace, in fondo, di essere qui: passare del tempo insieme a Martin Forres non è poi così tanto male dopotutto.
 
 
Erano pronti.
Avevano pronta una storia su come si erano conosciuti, su come avevano iniziato a frequentarsi e addirittura a eventuali risposte a domande invadenti dei suoi parenti.
Un semplice piano da seguire per rendere la loro finta più credibile: ci siamo conosciuti al lavoro, ci parliamo da anni ma solo qualche mese fa Martin mi ha chiesto di uscire, stiamo insieme ma non stiamo ancora pensando al futuro.
Wendy ha dovuto perfino prepararsi un finto background sul suo conto, una versione non tanto distorta da come è lei in realtà, solo che in questa nuova versione Wendy abita a South Kensington e i suoi genitori sono dei ricchi banchieri.
Nulla di più semplice.
E allora perché, quando Wendy finalmente sente pronunciare a Martin il fatidico «Mamma, papà, questa è Wendy, la mia ragazza», l’unica cosa che riesce a fare capolino nella sua testa è la frase: “merda merda sono nei casini”?
Il fatto è che i genitori di Martin sono più carini con lei di quanto si aspettasse, che dice, sono degli autentici angeli scesi in terra e la cosa la turba da morire.
Non appena arrivati a Brighton, Wendy si è presentata cordialmente, mentre loro hanno ricambiato la sua stretta di mano con entusiasmo e subito dopo hanno iniziato a vomitarle addosso miliardi di complimenti.
A quanto pare i suoi capelli pervinca hanno fatto colpo sulla madre di Martin, mentre il signor Forres continua a congratulare il figlio per essersi trovato una così bella ragazza.
Wendy è estremamente confusa e imbarazzata da quella reazione così tanto positiva. Aveva immaginato che i genitori di Martin fossero degli autentici snob, a giudicare da come li aveva descritti lui, il che aveva reso il tutto più facile per lei, considerando che avrebbe praticamente dovuto ingannare delle persone anziane, e ingannare le persone anziane non è di certo sulla lista delle cose più etiche da fare.
Ma ora Wendy si sente terribilmente in colpa, perché sta ingannando delle persone anziane che non hanno mai fatto niente di male e che anzi, la stanno già trattando come una figlia dopo averla conosciuta da appena cinque secondi.
Decide quindi di farlo notare a Martin poco più tardi, nel preciso momento in cui stanno entrando in casa con le loro valigie; Wendy si posiziona al suo fianco e gli sussurra:
«Credevo che i tuoi genitori fossero degli stronzi! Non mi sento a mio agio con tutta questa carineria. Mi fa sentire una persona orribile».
Martin le risponde con un inaspettato tono serio:
«Oh, tranquilla, avrai l’occasione di vederli in tutta la loro reale forma stasera».
Stasera. Giusto.
La grande serata di beneficenza di cui Martin le ha parlato tanto, il motivo principale per cui Wendy si trova qui in primo luogo. L’evento in cui tutte le famiglie più ricche e benestanti di Brighton si ritrovano, presentando e sfilano i loro migliori abiti e, soprattutto, i loro migliori accompagnatori.
«Ci saranno anche i miei fratelli stasera» la informa Martin qualche ora dopo, mentre sono intenti a prepararsi poco prima di uscire. «Mi raccomando, tieniti alla larga soprattutto da loro».
La casa dei genitori di Martin è un’adorabile villa in stile coloniale a tre piani, con tanto di giardino e di piscina sul retro. Le pareti all’interno sono tutte bianchissime e candide, e lo stesso design interno ha un non so che di estremamente accogliente. Wendy pensa che darebbe via tutti i suoi soldi per poter vivere in una casa del genere per sempre, ma al momento si deve accontentare di soli tre giorni.
Lei e Martin sono attualmente chiusi nella stessa stanza al secondo piano, dato che i genitori di Martin hanno giustamente pensato di far condividere ai due nuovi fidanzatini lo stesso letto, il che renderà sicuramente le cose molto divertenti stasera, quando torneranno dall’evento.
Ma al momento hanno un problema molto più grosso a cui pensare.
Wendy si sente terribilmente in ansia.
Finisce di infilarsi gli stivali di Gucci che le ha regalato Martin pochi giorni prima e, subito dopo, emette un grave sospiro e si lascia cadere con la schiena sul materasso, allargando le braccia il più possibile.
«Comunque mettiamo subito in chiaro le cose: questa sera ci dormo io in questo letto» annuncia, guardando Martin attraverso il riflesso nello specchio.
Martin aggrotta le sopracciglia.
«Quello è il mio letto da quando sono praticamente nato. Ho più diritto io a dormirci».
«Ah-ah, non ci provare!» dice Wendy, puntandogli un dito accusatorio contro. «Mi hai portata in questa assurda situazione e pretendo di avere il mio letto stanotte!».
«Stavo scherzando, Gesù!» la interrompe Martin, voltandosi verso di lei. «Certo che ti farò dormire nel mio letto stanotte. Va bene tutto, ma non sono ancora così tanto stronzo».
Wendy vorrebbe rispondergli un “ah no?” sarcasticamente, ma al momento non è molto in vena per fare battute, soprattutto perché è terribilmente, irreparabilmente nervosa per stasera.
Alzandosi in piedi si sposta verso lo specchio, spingendo Martin leggermente di lato per riuscire a vedersi nel riflesso. Gli lancia un’occhiata indignata, quando si rende conto che anche su dei tacchi alti, Wendy sembra comunque alta quanto un nano da giardino non appena si pone al suo fianco.
Non sono bassa, sono nella media, pensa Wendy, sorridendo al suo riflesso con fare assolutamente convinto, sì, nella media, giusto Wendy, nella media.
Al momento indossa un suo vecchio vestito nero con la gonna corta e le maniche a sbuffo, mentre sugli occhi ha un marcato strato di ombretto viola che richiama il colore dei suoi capelli.
Non è male, pensa, almeno spera sia accettabile.
«Ho una paura matta per questa sera. Avevo bisogno di dirlo a qualcuno, scusa» gli confessa Wendy, rigirandosi ripetutamente da un lato all’altro per poter osservare al meglio le forme del suo corpo. Il vestito per fortuna le entra ancora, nonostante abbia messo su qualche chiletto ultimamente. Wendy riconosce di avere un bel viso e una vita abbastanza stretta, per sua fortuna, ma di certo si piacerebbe di più se solo fosse un tantino più alta di così e se il suo petto non fosse così dannatamente piatto.
Improvvisamente sente la mano di Martin afferrarle delicatamente una ciocca di capelli e scuoterla in aria. Wendy lo guarda con aria interrogativa.
«Mi ricordo ancora quando avevi i capelli verdi al liceo» le dice, con un sorriso divertito.
A quel ricordo, Wendy non fa a meno di sorridere a sua volta.
Si era quasi scordata che Martin l’ha conosciuta durante l’imbarazzante periodo del suo primo tentativo di farsi le tinte in casa, una decisione veramente pessima, deve ammettere ora, dato che l’azzurro che aveva deciso di farsi non era decisamente un colore adatto da tingere su dei capelli così scuri come i suoi.
Wendy aveva sfoggiato quegli orrendi capelli verdi per quasi un anno, convincendosi che non dovevano essere poi così male in fondo, ma rivedendo alcune delle foto del liceo di recente, si è resa conto che oh, quanto si sbagliava.
Erano passati anni e nel frattempo i suoi capelli erano diventati blu, fucsia, rossi, prima di decidersi una volta per tutte sul viola e capire che quello era decisamente il suo colore.
Wendy si passa una mano tra le ciocche cercando di sistemarsi i capelli, ormai rovinati da dieci anni interi di tinte sfrenate, ma, chissenefrega, le piacciono di più così tanto.
«Non ci pensare. Stai molto bene, comunque» le dice Martin poco dopo, osservandola nel riflesso, mentre finisce di allacciarsi la cravatta. «Non dovresti essere nervosa. Sono sicuro che ti adoreranno tutti».
Wendy non capisce se dovrebbe intendere quell’ultima frase come un complimento diretto a lei oppure come rivolto a se stesso, del tipo “sono stato veramente geniale a portare te a questo evento di gala, sei davvero un genio, Martin, grazie Martin, anche tu”.
Qualunque sia la risposta esatta non le importa davvero, in realtà, perché quelle semplici parole riescono effettivamente a rassicurarla per un attimo.
Perciò decide replicare con un semplice:
«Grazie, anche tu».
E lo intende veramente questa volta.
Martin non è mai stato un brutto ragazzo, ma al momento, con addosso il suo più bel completo blu con tanto di giacca in seta sulla sua figura così alta e slanciata e con i capelli perfettamente acconciati nello stile di un giovane Alain Delon, Wendy deve ammettere che ha proprio superato se stesso.
«Bene!» esclama Martin una volta finito di allacciarsi la cravatta, dando un’ultima occhiata al riflesso di lui e Wendy fianco a fianco. «Siamo favolosi. Di certo ci invieranno tutti».
Con quest’ultima frase, Martin esce dalla stanza e si precipita giù dalle scale, senza nemmeno considerare la ragazza.
E Wendy non è di certo un’esperta in queste cose, ma a giudicare dal tono di voce e dal modo in cui se l’è svignata all’istante, le pare più che ovvio che a questo punto sia lui quello nervoso tra i due.
  
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