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Autore: sidphil    13/12/2018    1 recensioni
Durante la Guerra del Vietnam, Mickey viene arruolato e mandato ad addestrarsi sotto al comando del sergente Ian Gallagher. Ian è un giovane sergente che si preoccupa di conoscere i nuovi arruolati e di farli sentire al sicuro. Ma trova pane per i suoi denti quando si tratta di Mickey.
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Mickey entrò dalla porta principale, accolto dal sibilo del ferro da stiro e da un mucchio di vestiti sparsi. Appese la giacca sull'appendiabiti ed entrò in cucina. Baciò sua madre sulla guancia, controllando discretamente che non si fosse di nuovo bruciata le dita, poi appoggiò la busta della spesa in cucina.  La tv era accesa nella stanza accanto, ronzando con fare inquietante. Lanciò un'occhiata e vide Mandy seduta sul divano accanto a loro padre. Era impossibilmente raggomitolata su sè stessa contro al bracciolo del divano mentre Terry sedeva di fianco a lei completamente ignaro del suo disagio. Mickey attese sulla soglia finchè lei non lo vide. Inarcò un sopracciglio e la ragazza scosse la testa. Esitante, si staccò dallo stipite e tornò in cucina.- C'è posta?- chiese.
Sua madre inspirò rumorosamente e gli indicò una pila di lettere sul tavolo con il ferro da stiro. Mickey la fissò per un attimo; stava stirando una maglietta, una delle sue se non andava errato. Era blu con una fila di bottoni ed il colletto. Premeva così tanto sul tessuto che rimase sorpreso nel vedere che il materiale scadente non si fosse ancora bruciato o non avesse ancora preso fuoco. -Mamma?- la chiamò. -Tutto bene?-
Lei alzò lo sguardo. I suoi occhi azzurri erano gonfi e cerchiati di rosso. Si sforzò con tutta sè stessa di fargli un sorriso, le guance che tremavano. Il ferro da stiro si fermò proprio al centro della maglietta, le mani immobili. -Starai bene- gli sussurrò.
Mickey sbattè le palpebre, raccolse bruscamente le buste dal tavolo e le aprì, impaziente di leggerne il contenuto. Spazzatura, carte di credito per cui suo padre non avrebbe mai firmato, richieste per beneficenza, avvisi per il pagamento delle bollette. E alla fine, in fondo alla pila, già aperta, c'era una busta con il timbro dell'esercito in bella vista. La lasciò cadere. -No-
-Mickey... -
-No- ripetè. -Non succederà. Non andrò, okay? Non ci andrò affatto-
Sua madre lasciò cadere il ferro, il quale sbattè contro l'asse da stiro facendo cadere entrambi a terra. Mickey si morse la lingua per lo spavento a quel rumore assordante mentre il cuore cominciava a palpitargli nel petto. La donna stava tremando e Mickey sapeva di averle ricordato suo padre, anche se per un breve attimo.
-Che cazzo sta succedendo qui?- tuonò Terry.
-Colpa mia- si affrettò a rispondere Mickey. Aveva già raddrizzato l'asse da stiro e stava raccogliendo il ferro. Lo spense ma non lo posò, spingendo sua madre dietro di sè. -Niente di grave-
Terry lo fissò per qualche secondo e annuì. Fece per andarsene ma lo sguardo gli cadde sulla busta abbandonata sul tavolo. La prese, ne lesse il contenuto e sorrise. -Buon per te, finalmente vai in guerra-
-Cosa?- chiese Mandy comparendo dietro di lui. Terry le mostrò la lettera.
-Tuo fratello è in partenza per il Vietnam-
Mandy spalancò gli occhi e gli strappò la lettera dalle mani. Alzò lo sguardo, incrociando quello del fratello. -Non puoi-
-Non lo farò-
-Col cazzo- sputò Terry. Riprese la lettera urtando Mandy nella foga e gli si avvicinò. -E' una missione affidata dal governo, devi fare ciò che ti dicono. E' già abbastanza vergognoso che siano stati loro a doverti chiamare. I tuoi fratelli si sono arruolati e sono partiti mesi fa. Saresti dovuto andare con loro-
Mickey si trattenne dallo scoppiare a ridere. Spostò lo sguardo su Mandy, la quale era indietreggiata fino all'angolo con le braccia strette al petto. Fece spallucce quando ricambiò lo sguardo, contraddicendo le sue stesse parole di poco prima. -Non posso andarci, cazzo- ripetè. Cercò di pensare ad un qualsiasi motivo che suo padre potesse eventualmente accettare. Frugò tra i propri ricordi finchè non si fermò su uno di questi, annebbiato dall'alcool  e da un inusuale momento in cui suo padre gli dava una pacca sulla schiena. Si ricordò di un viso, insieme alle parole che le aveva detto di rimangiarsi. -La puttana è incinta-
Terry si accigliò. -Che cosa?-
-Quella della spa, chiunque essa sia- spiegò. -Sai, quella mora con l'accento forte e una lingua da serpente? Quella con quel nome incomprensibile. E' incinta, mio. Me lo ha detto lei-
-Svetlana?-
Il nome non gli diceva niente ma annuì lo stesso.
-Quella puttana comunista? E' lei che sarà la madre dei miei nipoti?-
Mickey deglutì nervosamente, senza sapere che cosa dire. Era abbastanza sicuro che fosse stato proprio a Terry a spingerlo ad andarci insieme, dicendogli che fosse brava a letto tanto quanto sembrasse dalle apparenze. Ricordava che fosse stato il proprio cervello, in preda ai fumi dell'alcool, a portarlo verso di lei e a farle scivolare i soldi in mano solo per far chiudere la bocca a suo padre sul fatto che avesse bisogno di una donna nella sua vita, anche se solo per alleviare un pò di stress. -Pensavo ti piacesse- buttò fuori.
-Come puttana sì- replicò lui. -Non come figlioccia-
-Non voglio sposarmela, è solo incinta di mio figlio-
-Un sacco di uomini tornano dai loro figli dopo la guerra-
Mickey dovette mordersi la lingua dal dirgli che spesso tornassero a casa di figli che non erano nemmeno loro. Non sarebbe riuscito a difendere per sempre sua madre ed il fatto che fosse nato durante la Seconda Guerra Mondiale non sarebbe sfuggito all'attenzione di Terry.
-In ogni caso non ha importanza- ribattè Terry, incespicando verso di lui. Mickey riuscì ad odorare birra nel suo alito pesante e si costrinse ad indietreggiare verso il muro. -Non ti lasceranno a casa per questo, figliolo, deve esserci qualcos'altro. Piedi piatti... frociaggine... -. Mickey si irrigidì a quella parola e Terry lo colpì forte su una guancia, facendolo passare per un buffetto affettuoso. -Andrai in guerra, ragazzo mio. Sorridi e rallegrati. Guarda se le altre ragazze ti fanno uno sconto per questo-. Ammiccò e tornò nell'altra stanza. Quando passò di fianco a Mandy, lei indietreggiò senza seguirlo. Un attimo dopo la chiamò e lei guardò il fratello. -Suppongo di doverti augurare buona fortuna-
Mickey le sorrise. -Manca ancora un pò di tempo-
Mandy annuì e lo abbracciò. -So prendermi cura di me, sai? Ancora un paio di settimane e sarò fuori di qui, sposata con un riccone dall'altra parte della città. Vedrai- mormorò.
Mickey le afferrò la mano prima che potesse allontanarsi e ne baciò le nocche. -Scrivimi dalla tua villa. Voglio un sacco di lettere-
Lei inspirò rumorosamente e annuì, raggiungendo poi il padre nell'altra stanza. Mickey appoggiò il ferro da stiro sull'asse in bilico e guardò sua madre. -Mamma?-. Ci fu un sospiro pesante. -Non piangere. Su, mamma, non... non piangere, cazzo-
Lei cominciò a singhiozzare, sforzandosi con tutta se stessa di trattenersi. Mickey si avvicinò e la prese tra le braccia mentre lei appoggiava il viso sulla sua spalla, bagnandogli di lacrime il logoro maglione. Mickey si morse il labbro con forza, sentendo un sapore metallico sulla lingua. Non avrebbe pianto. Un uomo che stava per andare in guerra non piangeva.
 
Una settimana dopo arrivò l'ultimo richiamo. Mickey strappò la busta, la lesse in silenzio e la appese al frigo. Mandy cominciò a segnare i giorni sul calendario, contando quanti ne mancassero alla sua partenza. Mickey cercò di distrarsi contando invece i giorni che mancavano al ritorno di Iggy, quattro mesi dopo. Finse che anche Mandy facesse la stessa cosa, e quando la sua mano cominciò a tremare mentre i giorni diminuivano sempre di più, si rassegnò a fingere anche lei.

 
La mattina della partenza, Mickey rotolò giù dal letto e si infilò l'uniforme da addestramento stirata di fresco che sua madre gli aveva posato ai piedi del letto, aggiungendo poi un altro paio di calze e una maglietta attillata nella borsa. La richiuse nonostante fosse ancora mezza vuota. La parte superiore sprofondava, il tessuto che si afflosciava come una torta uscita male. Mickey si sentiva proprio così. Afferrò i manici con una tale forza da avere le nocche bianche e la fece oscillare, quasi senza peso.
In cucina, prese del pane e preparò un toast, mangiandolo mentre faceva per uscire. Si fermò solo quando sentì scricchiolare una porta in corridoio. -Dove stai andando?- gli chiese Mandy con voce assonnata.
Mickey deglutì e per un momento credette che se ne fosse dimenticata. - Torno tra un pò- rispose.
-Cazzate-
-Mandy...-
Lei si avvicinò e lo abbracciò, singhiozzando sulla sua spalla. -Non provare a morire lì fuori, okay? Non posso farcela ancora. Non posso... non posso andare ad un altra veglia-
-Faresti meglio a non prepararmi una veglia- ribattè Mickey. Forzò un sorriso mentre si separavano. -Andrà tutto bene, non ti lascerò come ha fatto quello sfigato, okay?-
-Non è uno sfigato-
-Aveva una fottuta villa?-. Mandy sorrise, ma sembrava forzato nel buio mattutino. Mickey la baciò sulla fronte e fece un passo indietro. -Starai bene?-
- So cosa mi aspetta qui, non è una novità-
Mickey annuì e uscì dalla porta principale. Sorgeva un sole rosso, che riscaldava le strade di Chicago coperte dal freddo invernale. Scese i gradini del portico due a due e si avviò verso l'ufficio di reclutamento. C'erano alcune candele accese davanti alla finestra principale, di fianco alla quale erano allineati gli altri uomini. Appoggiate ad esse, accanto alla cera colata, lettere e foto da parte della famiglia. Ne riconobbe una di Mandy, con la sua scrittura arricciata, una lettera che doveva essere spedita al fronte ma che non era mai arrivata. A quanto pare i dieci centesimi per il francobollo erano finiti tra i risparmi destinati alle birre di Terry. Mickey non era riuscito a cambiare i propri soldi prima che la sorella del ragazzo si presentasse sulla sua soglia chiedendo di Mandy.
Cercò di non pensare al fatto che Mandy avrebbe fatto lo stesso per lui. Da chi  sarebbe andata? Svetlana? Non le importava nemmeno che stesse andando in guerra. Gli aveva semplicemente fatto uno sconto del quindici per cento e lo aveva rispedito da dov'era arrivato, lamentandosi che presto avrebbe avuto un bambino e che quindi fosse meglio che non si facesse ammazzare.
Mostrò la lettera di arruolamento all'ufficiale accanto alla portiera dell'autobus insieme ai documenti e salì quando quest'ultimo gli fece un cenno di approvazione. Li aspettava un lungo viaggio e Mickey aveva l'impressione che sarebbe stato perlopiù silenzioso. Tutti gli uomini fissarono le candele sul marciapiede, preoccupati, o speranzosi, di essere loro i prossimi.
   
 
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