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Autore: E_for_Ema00    13/12/2018    0 recensioni
Carissima Alice,
Ho ricevuto e letto con molto piacere tutte le tue lettere. Perdonami se non ti ho mai risposto in tutti questi anni, non avrei saputo cosa dire. Non lo so neanche adesso, dopo dieci anni. Mi piacerebbe poterti scrivere che stasera, rientrando a casa, ritroverei Beatrice seduta su una poltrona ad aspettarmi. Lei, con il suo sorriso furbo e gli occhi luminosi. Vorrei poterti scrivere che la bacerei e le direi che la amo, che non glielo dico quanto vorrei, e lei mi sorriderebbe, senza dire nulla. Perché tra noi non c'è mai stato bisogno di troppe parole. Vorrei poterti scrivere tutto questo. Ma ti mentirei. Ti mentirei dicendo che non mi manca e che ogni mattina non rimpiango i sogni in cui noi due viviamo insieme e siamo felici. Sono sempre stato bravo a dire bugie, ma questa volta voglio essere sincero. Questa è la nostra storia. La sua storia.
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Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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My love for you shall live forever. You, however, did not

 

La prima volta che ho visto Beatrice, aveva - e come poterselo dimenticare - i capelli di quell'indicibile colore viola raccolti in una treccia. Il suo ricordo nella mia mente è vivido, come tutto ciò che la riguarda. Sedeva, non troppo elegantemente, su una panchina del parco, annoiata, mentre tutte le persone intorno a lei si affaccendavano per sistemare gli stand per la parata di quel giorno. È strano, Alice, non ricordo perché quel giorno era così importante per la nostra città, ma ricordo perfettamente il modo in cui il vento aveva scompigliato i suoi capelli, le tre piccole spille sulla sua giacca e la tristezza nei suoi occhi.

Ecco, penso che sia stato quello a colpirmi immediatamente: Beatrice sorrideva e scherzava con i suoi amici, ma la nota di tristezza nel suo sguardo era inequivocabile. Eppure nessuno sembrava accorgersene. Ricordo quanto quel pensiero mi aveva fatto sentire a disagio.

 

Era il primo di Dicembre e il vento freddo dell'inverno non si era fatto aspettare troppo a lungo. Era il primo anno che passavamo da soli, ognuno di noi in una casa diversa in una parte diversa della città. Devo ammetterlo, per quanto rumoroso James fosse, non vivere più con lui mi dispiaceva. Mi dispiaceva anche non averti più a due porte di distanza per poter parlare con te ogni volta che ne avevo bisogno (so di essere stato forse troppo egoista, ma Alice, tu più di chiunque altro, anche forse più di me, hai un talento enorme nell'ascoltare gli altri e nel dare loro conforto. Forse, ripensandoci, mi sono approfittato troppo a lungo della tua bontà).

Comunque... mi mancavano quei momenti; soprattutto sentivo la mancanza delle serate passate insieme sul quel divano troppo piccolo per tre persone ad ascoltare musica scadente - le poche cassette che riuscivamo a comprare - e a parlare dei nostri progetti futuri.    

La vita da adulti è più solitaria di quello che siamo abituati a pensare da bambini.

Però sembrava andare tutto bene per noi tre: io stavo finalmente iniziando ad avere più pazienti nel mio studio (sono consapevole di apparire anche qui come un uomo egoista, ma senza pazienti da curare non avrei più un lavoro), James era da poco diventato il proprietario di un grande libreria nel centro della città e tu cominciavi ad affermarti come giornalista.

Le nostre vite stavano tutte andando per il verso giusto e anche se non riuscivamo più a vederci ogni giorno come gli anni della nostra convivenza, tentavamo sempre di ritagliarci, almeno una volta a settimana, un'oretta da passare insieme. Aspettavo sempre con ansia quel momento.

Quel giorno, in particolare, avevamo deciso di andare al parco ad assistere ad un evento organizzato dal comune per non so quale assurdo motivo. Forse per inaugurare una panchina.

Anche quel giorno avevamo aspettato James, sempre in ritardo, parlando del più e del meno, di quanto i tuoi colleghi della redazione fossero simpatici e del perché io avessi declinato un altro appuntamento. Mi sembrava incredibile la nostra amicizia: anche se non parlavamo per settimane intere, una volta riuniti era incredibilmente facile aprirsi con gli altri due.

Quando poi, dieci minuti più tardi, James ci raggiunse, colti impreparati dal vento invernale che si era alzato all'improvviso, decidemmo di andare a bere una birra nel "nostro" pub, sempre pieno di universitari chiassosi come lo eravamo stati noi tre.

 

«E demoralizzante!» si lamentava James con il boccale di birra in mano «Ormai pochissimi ragazzi entrano in libreria e se lo fanno è solo per utilizzare i computer pubblici. Rimarrò senza lavoro e allora sarò costretto a vendere casa e mi deprimerò. E tu, Ethan, dovrai psicoanalizzarmi gratis perché sono il tuo migliore amico!»

«Mi dispiace James,» ricordo di avergli risposto fintamente esasperato davanti al suo melodramma «faccio carità solo una volta all'anno e per questa volta hai già perso il treno».

«Sei un amico terribile Ethan, lasciatelo dire. Io ti regalo tutti i libri che mi chiedi!»

«Forse è per questo che stai andando in banca rotta, Jem» gli dissi tu, Alice. Sei sempre stata la più ragionevole tra noi. «E forse dovresti iniziare a vendere giornalini porno ai ragazzi». Ed eri anche la ragazza con il senso dell'umorismo più strano che conoscevo. Spero tu lo sia ancora.

Non ricordo molto altro di quella conversazione, più che altro ricordo le risate e la tristezza nel doverci lasciare ancora una volta. Quello era sempre il momento più brutto delle nostre serate. «Ethan, non dovresti pensare così tanto al lavoro,» mi dissi una volta usciti dal locale, qualche ora e molte birre dopo. Sempre a preoccuparti dei tuoi due ragazzi. «Non farmi preoccupare».

«La nostra Alice ha ragione, Ethan,» fece eco James, d'accordo come sempre con tutto ciò che dicevi «La tua faccia ha più rughe del solito. Non troverai mai una ragazza con quel muso».

«La troverò pur sempre prima di te Jem» dissi con la mia solita mancanza di tatto.

Forse se avessi davvero smesso di pensare al mio lavoro, ai miei pazienti, almeno in quei momenti mi sarei accorto del rossore sulle guance di James mentre si voltava per un secondo verso di te e del tuo disagio mentre guardavi me. Sono stato un amico davvero terribile.

Durante gli anni della nostra amicizia non mi sono mai accorto di molte cose, come invece avrei dovuto fare. Soltanto adesso, ripensando a quel periodo mentre scrivo questa storia, riesco a comprendere meglio molti dei dettagli che allora mi erano sfuggiti.

 

Dopo che ci salutammo, con la promessa di risentirci per organizzare il prossimo incontro, ricordo di aver deciso di non tornare subito a casa. Il vento che ci aveva sorpreso nella prima serata era scemato e la notte era più tranquilla del solito. Decisi di camminare per un po' nel parco, fumarmi un'ultima sigaretta prima di tornare a casa e riprendere la vita di tutti i giorni.

E lì che la rividi. Beatrice era seduta su una panchina diversa rispetto a quella del pomeriggio, con la treccia ormai completamente sciolta dal vento e con ancora l'aria annoiata sul volto.

Non so perché quella ragazza mi aveva incuriosito così tanto; lo sai meglio di me, solitamente iniziavo col desiderare qualcuno e finivo con il desiderare di essere lasciato in pace.

Ma c'è stato un momento preciso quella sera, in quel parco deserto, quando i suoi occhi si posarono su di me e mi sorrise, in cui capì all'istante che lei avrebbe potuto essere diversa.

Probabilmente è per questo che un secondo dopo aver ricambiato quel piccolo sorriso mi voltai e uscii dal parco, preso dalla fretta del desiderio di tornare a casa e dimenticami di quella tizia.

Come ben sai, quella fu solo la prima delle tante volte in cui il sorriso di Beatrice mi mandò nel panico. Ma allora, sulla metropolitana diretto al mio appartamento, non potevo saperlo.   

 

 

NdA: Beh, cosa dire. Questa storia è un esperimento che ho deciso di iniziare e portare avanti di getto. Le storie completamente incentrate su una romance non sono mai state il mio forte, ma a questi personaggi tengo particolarmente, perciò eccomi qua. Spero di riuscire a portare al termine questa storia il prima possibile ed essere puntuale con gli aggiornamenti e spero che possa piacere (critiche e consigli sono sempre gradite!).

 

Tutta la storia è strutturata come una lunga lettera e molti dei ricordi che il protagonista riporta sulla carta sono volutamente “fantastici”, è un uomo che ricorda l’amore della sua vita dopo molti anni attraverso, appunto, questa lettera indirizzata ad una vecchia amica d’infanzia. Quello che Ethan racconta non avviene nel nostro presente, ma dieci anni prima, quando l’uomo aveva trent’anni, mentre Beatrice ne aveva venticinque.   Il nome Beatrice e i titoli dei capitoli sono ripresi da Lemony Snicket e le dediche a Beatrice Baudelaire. La loro storia e l’amore di Lemony Snicket per Beatrice mi fa sempre piangere il cuore (ç___ç) e la citazione mi sembrava azzeccata per questa storia.

 

Ringrazio già chiunque leggerà (se volete lasciare una piccola recensione

Tanti baci,

Ema  

   
 
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