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Autore: Ily Briarroot    14/12/2018    4 recensioni
#1) [Fanfic partecipante al "Contest Calendario dell'Avvento" della pagina Facebook "The writing spell"]
Shiho chiuse il portatile con un gesto rapido, conscia del fatto che ormai non sarebbe riuscita a lavorare.
Quando lui tornò con la tazza fumante tra le mani, le si sedette accanto e iniziò a parlarle, mentre qualcosa si scaldava anche nel suo petto.

#2) [Fanfic partecipante al "Christmas is Flash Contest", indetto da Freeshane sul Forum di EFP]
Shinichi le passò la tazza di cioccolata, facendo attenzione a non scottarsi. Il solo contatto con la bevanda calda riusciva a rasserenarlo dal freddo pungente.
Shiho era seduta sulla sedia pieghevole della veranda, lontana dalle mille voci che si sovrapponevano l'una sull'altra nel salone della villa. Lontana dagli occhi indiscreti e dalla vita degli altri, dai sentimenti e da tutto ciò potesse farle del male.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Tooru Amuro | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara, Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ancora una volta
grazie mille, Mari.


Caffetteria




Il cigolio della porta d'ingresso era tutto ciò che rompeva la monotonia della giornata. Neanche le lucine a intermittenza sulle pareti, le decorazioni colorate delle ghirlande appese al soffito e l'albero di Natale accanto al bancone riuscivano a rompere quell'atmosfera piatta e quasi desolante. Azusa aveva insistito per sistemare ogni cosa nei minimi dettagli, lasciandosi entusiasmare dallo spirito natalizio, ma i pochi clienti che entravano di tanto in tanto erano quelli abituali che difficilmente portavano ventate di novità.
Figurarsi il giorno di Natale, quando dalla mattina al primo pomeriggio erano entrate quattro persone contate.
Rei aveva proposto alla sua collega di tornare a casa e di godersi almeno quel pomeriggio in tranquillità, dalla sua famiglia, visto il poco lavoro. Lei aveva gentilmente rifiutato l'offerta per non lasciarlo solo, tuttavia, all'ennesima insistenza da parte di lui, lo aveva ringraziato ed era tornata a casa.
E, come ormai sapeva, convincere Rei Furuya a cambiare idea era un'impresa impossibile.
Ma lui non aveva nessuno da cui poter andare e, se anche fosse stato così, non gli era mai importato granché del Natale.
Era sovrappensiero mentre sistemava i bicchieri puliti sul ripiano della cucina, talmente tanto da non accorgersi subito della ragazza castana che aveva varcato la soglia della caffetteria.
Quest'ultima si sedette sulla poltroncina davanti al primo tavolo libero, quello vicino alle lucine colorate, e vi posò il portatile con fare serio.
Rei la adocchiò in quel preciso istante e ne rimase colpito per qualche attimo. Dopodiché le si avvicinò, legandosi il grembiule verde dietro la schiena.
"Tutto mi sarei aspettato, ma non di trovarti qui" le disse sincero, senza oltrepassare la soglia di sicurezza invisibile che lei gli imponeva. La vide sollevare gli occhi dal computer un attimo dopo, indifferente alla domanda.
"Non sono venuta di certo per te, ma ho la casa invasa da tre bambini rumorosi e io devo lavorare".
Rei accusò il colpo, ma non lo diede a vedere. D'altronde, avrebbe dovuto comprenderla e lo sapeva; Shiho aveva tutte le ragioni del mondo per non sopportarlo.
Aveva avuto paura di lui fino a qualche mese prima, la paura terribile e angosciante di averlo nei dintorni, di percepirlo intorno a sé. Dopotutto, le aveva fatto credere di volerla uccidere, di essere uno di loro.
Dopodiché, era stata costretta a mettere tutto sottosopra, a rimescolare le carte e a fare i conti con la verità, puntuale e spietata; all'improvviso, doveva vedere il nemico come amico e l'amico come nemico.
Rei sapeva che il detective che l'aveva aiutata a sgominare l'Organizzazione era un suo grande amico, eppure era convinto che lei lo stesse allontanando o che lo avesse già fatto, per quella verità celata per troppo tempo.
A causa sua, probabilmente.
"Certo, capisco." le rispose, avvicinandosi appena. "Ma è il giorno di Natale e tutti vogliono stare a casa propria, non credi? Se non con Agasa, pensavo rimanessi con-".
"-Kudo è dalla sua ragazza, quindi, a meno che tu non voglia cacciarmi, starei volentieri qui".
Il giovane sorrise appena, ma lei non potè vederlo perché aveva già abbassato lo sguardo.
"Puoi stare quanto vuoi, non ci sono problemi".
"E tu?" gli chiese Shiho, cogliendolo alla sprovvista. "Oggi è il giorno di Natale e tutti vogliono stare a casa propria. Perché sei qui?".
Il biondo aspettò qualche istante, prima di rispondere. Quella ragazza era davvero imprevedibile.
"Bella domanda. Dunque, visto che la calma è tornata nelle nostre vite ci tengo a godermi questo clima rilassato e festoso" ironizzò, indicando due uomini di mezza età leggere silenziosamente il giornale qualche tavolo più avanti.
Shiho inarcò un sopracciglio, cogliendo al volo l'allusione.
"Beh, in questo caso potresti andare ad arrestare qualche criminale in veste di agente di polizia. Sarebbe di certo più movimentato".
"Hai ragione, peccato non averci pensato prima".
Lei ridacchiò, cominciando a digitare freneticamente sulla tastiera.
"Avresti dovuto comunicarmi in anticipo le tue intenzioni, te lo avrei suggerito prima. Ma non lo hai mai fatto e dubito comincerai adesso".
Rei afferrò anche la frecciata che, per qualche motivo, gli aveva centrato il petto.
"Potrei meravigliarti. Allora, cosa ti porto?".
"Una tazza di caffé caldo. Comunque non mi hai risposto, non seriamente".
"A cosa?".
Lui rimase immobile con il blocco degli appunti tra le mani. Credeva di capirla, fino a quel momento, ma forse non era proprio così.
"Ti ho chiesto perché stai lavorando anche il giorno di Natale. Non hai una famiglia che ti aspetta?".
Il silenzio che ne seguì durò qualche attimo, ma fu pesante per entrambi. Il ragazzo abbassò lo sguardo e lei se ne accorse, ma non battè ciglio. Spostò lo sguardo dal monitor ai suoi occhi celesti senza fiatare, quasi in attesa di una risposta.
"Vedi, io non ho una famiglia. Sono cresciuto da solo, un po' come te." iniziò, annotando l'ordine sul foglietto vuoto. Fu ciò che disse poi, a lasciare Shiho completamente stupita. "Tranne che per i Miyano. I Miyano sono stati la mia famiglia".
La giovane donna sgranò gli occhi verdi, lasciandovi trapelare inconsciamente un barlume di malinconia. Il cuore accelerò appena, nonostante cercasse di non darlo a vedere.
"I miei genitori?".
Rei sorrise dolcemente, tornando con la mente a quei giorni pieni di giochi, entusiasmo e felicità. I giorni della sua infanzia.
"Sì, i tuoi genitori e tua sorella. Ma Elena... " le rispose, poggiando una tovaglietta di carta sul tavolo, accanto al portatile, "... Elena è stata una madre, per me".
Shiho ebbe quasi un sussulto; di colpo il mondo si allontanava anni luce da sé, persa in ricordi che si sforzava di avvicinare ma che non le appartenevano.
Era a conoscenza del fatto che Rei Furuya avesse incontrato i suoi, ma mai si sarebbe aspettata una cosa del genere.
Già, lui aveva avuto la fortuna di conoscerli. Chissà quante immagini con loro, quante momenti insieme che a lei erano stati sottratti irrimediabilmente.
"Mia madre?" gli chiese, scuotendosi in quel momento. "Che... che tipo era? La conoscevi bene?".
Rei sorrise, notando l'affetto e la curiosità in quello sguardo che, di colpo, sembrava fosse tornato a essere quello di una bambina. Trasparente, vero. Innocente.
"Vado a prenderti il caffè e poi ti racconterò tutto, d'accordo?".
Shiho chiuse il portatile con un gesto rapido, conscia del fatto che ormai non sarebbe riuscita a lavorare.
Quando lui tornò con la tazza fumante tra le mani, le si sedette accanto e iniziò a parlarle, mentre qualcosa si scaldava anche nel suo petto.
Dopo dieci minuti, Rei s'interruppe, osservando quegli occhi meravigliosi che lo fissavano, a tratti stupiti ma sempre colmi di una strana emozione, di una nuova luce.
"A proposito, Shiho Miyano" le disse, vedendola lievemente persa. "Buon Natale".
Per la prima volta, lei gli restituì il sorriso. Accennato, certo, ma quel pomeriggio si stava rivelando bello e rilassante, poco importava se fosse Natale. Percepiva tutta la magia del momento in ogni caso.
"Buon Natale anche a te".
  
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