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Autore: Trainzfan    14/12/2018    1 recensioni
7000 d.c. - L’umanità è divisa in due ceti: aristocrazia/clero e popolo. Tutta l’economia della Terra è basata sull’energia fornita dal Goddafin, sorta di raggi di immensa potenza che discendono dal cielo finendo dentro a cupole blindate, gestiti e distribuiti dall’aristocrazia/clero che, grazie a questo, può tenere in suo potere tutto il resto dell’umanità: il popolo. Esso dipende dal clero sia per l’energia necessaria per calore e illuminazione sia per attrezzature metalliche necessarie alla coltivazione o piccole operazioni quotidiane. Per evitare una ribellione la classe dirigente mantiene il popolo nell’analfabetismo e soggezione mediante una religione che insegna quanto il popolo sia costituito dai superstiti risparmiati da Dio, durante lo scatenarsi della sua ira in un lontanissimo passato mentre l’aristocrazia rappresenta l’eredità del popolo eletto assurto a guardiano dell’energia donata da Dio agli uomini mediante i raggi del Goddafin che da millenni alimenta la Terra.
Chi-Dan, giovane archeologo dell’aristocrazia della Celeste Sede (sorta di Vaticano della religione del Goddafin), viene incaricato dallo zio, Sommo Tecnocrate, di indagare su di un misterioso ritrovamento che aprirà letteralmente un mondo nuovo sconvolgendo e cancellando drasticamente tutto quanto è stato ritenuto sacro e reale
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7 - Trova...
 
Saru-Dan III camminava nervosamente su e giù all'interno del suo ufficio posto sulla sommità della cupola della Celeste Sede. Aveva attivato il dispositivo, situato nella sua scrivania di ossidiana, che impediva a chiunque di disturbarlo. Solo una chiamata dal sistema di comunicazioni intercupole lo avrebbe potuto. Ma proprio questa chiamata, così ansiosamente attesa, seguitava a non giungere!
 
Ormai era passata una settimana da quando Chi e la sua squadra erano partiti a bordo di una capsula della nemikrel alla volta della lontana cupola di Geneve. Che fossero poi giunti via mare alla loro destinazione gli era stato confermato dallo stesso staman De Lacroix, il quale lo aveva personalmente chiamato un paio di giorni prima.
Si rese ovviamente conto che una ricerca di quel tipo non aveva possibilità di dare risultati in un tempo così breve ma, d'altra parte, l'attesa lo snervava.
 
Azionò il comunicatore interno e chiese all'opertec addetto di convocare immediatamente alla sua presenza So-Dan. L'operatore confermò l'ordine e Saru-Dan chiuse la comunicazione.
Riprese a camminare, meditabondo, di fronte all'ampia vetrata che dava sulla grande terrazza posta in cima alla cupola.
Cinque minuti dopo un ronzio sommesso proveniente dalla scrivania nera lo avvisò che qualcuno era davanti alla sua porta. Senza nemmeno preoccuparsi di accertare chi fosse azionò il meccanismo di apertura ed il pannello di ingresso, scivolando nella parete, fece entrare la figura incappucciata di So-Dan.
 
"Mi avete convocato, Proman?" chiese con un rispettoso inchino l'opertec.
"Siediti, So" replicò Saru-Dan tralasciando qualunque formalità.
 
Il giovane prelato obbedì ma, immediatamente, si sentì alquanto a disagio a causa del comportamento dello zio: questi, a dispetto di ogni usanza e tradizione, continuava a stare in piedi camminando nervosamente avanti e indietro.
Generalmente era il visitatore che restava in piedi mentre lo staman stava comodamente seduto! Reputò, comunque, di non esternare questo suo imbarazzo, lasciando che l'augusto parente esprimesse quanto aveva da comunicargli.
 
"Hai avuto notizie da Chi in questi giorni?" chiese Saru-Dan III d'improvviso.
"No, vostra eminenza" replicò immediatamente So, sempre più sorpreso.
 
Come poteva lo zio fargli quella domanda ben sapendo che nessuna comunicazione intercupole poteva essere effettuata senza che i gradi più alti del clero non ne fossero messi a conoscenza? Se così fosse avvenuto lui ne sarebbe stato immediatamente edotto.
Decise di azzardare e glielo disse.
 
"Vostra eminenza" esordì "Se così fosse stato voi sareste stato il primo a saperlo."
 
Vedendo che lo zio annuiva lievemente con il capo aggiunse "Anzi, sono anch'io curioso di sapere come sta andando la sua ricerca"
 
Saru-Dan, quasi parlando a sé stesso ma, comunque, a voce abbastanza alta perché So potesse sentirlo, commentò: "Probabilmente non ha ancora trovato riscontri tali da necessitare di essere riferiti"
Poi, voltandosi improvvisamente verso il suo interlocutore e socchiudendo gli occhi, soggiunse "o, forse, ha trovato quello che stava cercando, ma potrebbe essere qualcosa di cui non si può parlare via radio"
 
So-Dan rivolse di scatto lo sguardo verso lo zio, guardandolo ad occhi spalancati.
 
"Che cosa intendi?" domandò in modo diretto, dimenticando qualunque forma di rispetto tanto era sorpreso.
"Una comunicazione lungo le vie normali" riferì meditabondo Saru-Dan "necessita di un ponte radio da parte della cupola di Geneve per cui chiunque si trovasse là potrebbe ascoltare senza problemi tutto quanto venisse detto"
"Sempre che" aggiunse "Chi non abbia già fatto rapporto e qualcuno lo abbia intercettato..."
 
So-Dan era sconvolto da quello che stava sentendo. Rapporti intercettati e non ritrasmessi? Ma suo zio stava realmente pensando che ci fosse qualche sorta di complotto in atto? A che scopo, poi?
Il proman incontrò per un istante lo sguardo attonito del nipote e si rese finalmente conto che stava pensando a voce alta. La cosa lo innervosì ulteriormente: mai era successo che la situazione gli sfuggisse di mano e lo rendesse così trasparente.
 
"Ma, in fondo, potrebbe solo trattarsi del fatto che è trascorso ancora troppo poco tempo" si affrettò a dire con un sorriso tirato che, di fatto, smentiva ogni suo tentativo di sembrare rilassato "Per una ricerca del genere ci vuole tempo e solo un gran colpo di fortuna potrebbe portare risultati in tempi così brevi"
"Sicuramente è come voi dite, eminenza" replicò il giovane opertec, per nulla convinto dal repentino cambio di atteggiamento dell'interlocutore.
"Puoi andare, So" concluse Saru-Dan, congedandolo "Tienimi aggiornato sei hai qualche notizia"
 
So-Dan si alzò, fece un silenzioso inchino e uscì attraverso la medesima porta da cui era poco prima entrato. Una ridda di pensieri affollava la sua, normalmente tranquilla, mente.
 
* * *
 
 Chi fissò incredulo l'incavo nella parete di pietra da cui scaturiva una fortissima luce azzurrina che illuminava tutto il tratto di corridoio in cui si trovava.
Nella sua mano, il disco metallico, brillava altrettanto intensamente. L'energia presente doveva essere fortissima visto che la sua luminosità era così elevata.
 
Seguendo più l'istinto che la ragione il giovane archeologo avvicinò il disco all'incavo nella parete, tenendolo rivolto con il simbolo del Goddafin verso il basso.
Lo inserì nell'alloggiamento, che si rivelò perfettamente su misura per esso. Non appena il disco entrò in contatto con il fondo dell'incavo si udì lo scatto di uno meccanismo che veniva attivato, poi più nulla.
Dopo un attimo di ansioso silenzio, un sommesso ronzio provenne dalla parete. Improvvisamente una porzione di pietra, della misura di un metro di larghezza per due di altezza, rientrò di qualche centimetro scivolando, subito dopo, a lato e scomparendo all'interno della parete stessa.
Nel varco formatosi una porta metallica dall'aria particolarmente massiccia sbarrava il passaggio.
Dopo qualche istante si udirono altri ronzii e ticchettii provenire da un punto imprecisato oltre la parete finché, con un ultimo sommesso sibilo, anche questa paratia si smosse, ruotando all'indietro su cardini nascosti e rivelando uno spazio buio.
Una nuova serie di relè scattò e, una dopo l'altra, una fila di luci bianche si accesero in sequenza mostrando, agli occhi sorpresi di Chi, una vasta sala dalle pareti ricoperte di lastre metalliche satinate.
 
Stando ancora sulla soglia, il giovane archeologo si guardò un momento attorno; tutto sembrava perfettamente nuovo e pulito, quasi fosse stato lasciato dai suoi costruttori solo pochi istanti prima.
Osservando un po’ più attentamente, però, si accorse che su ogni superficie era visibile uno strato sottile di polvere compatta quale solo un tempo quantificabile in millenni avrebbe potuto formare.
Chi si riscosse e, lasciando il disco inserito e la porta spalancata, utilizzò la luce che ne fuoriusciva per illuminare sia la sala dove era andata distrutta la sua torcia che buona parte del corridoio al di là di essa.
Si allontanò per riportare la sconvolgente scoperta alla sua squadra. Ci sarebbe stato tempo, più tardi, per tornare a riprendere il disco-chiave.
 
Quella sera, dopo cena, Chi era ancora così agitato per la scoperta che non riusciva a prendere sonno. Guardato il segnatempo da campo si accorse che era già mezzanotte passata.
Decise di alzarsi e provare a fare due passi attorno alla tenda, per vedere se la calma ed il fresco della notte lo avrebbero aiutato a rilassarsi un po'.
Stava, giustappunto, girando attorno all'angolo esterno della sua tenda quando vide apparire come qualche notte prima, dalla parte opposta del campo, la figura incappucciata di un opertec il quale, velocemente, si dileguò nell'ombra della notte senza luna, allontanandosi dal gruppo di tende.
 
Il giovane archeologo tornò ad osservare la miriade di stelle che, come un letto di diamanti, trapuntavano lo sfondo nero del cielo notturno. Erano talmente tante e brillanti da illuminare lievemente la piana deserta che li circondava.
"Che meraviglia!" pensò fra sé, rapito come sempre dallo stupore che lo assaliva davanti allo splendore dell'universo "Forse avrei dovuto fare l'astronomo invece che l'archeologo"
Naturalmente dovette subito ammettere con sé stesso che anche il suo attuale lavoro lo appassionava come non mai per cui tutto restava, come al solito, nel campo delle ipotesi.
 
Era trascorso circa un quarto d'ora quando Chi vide il medesimo opertec tornare verso il campo. Senza sapere il perché, il giovane cinlen decise di rimanere fermo nel buio dell’ombra creata dalla sua tenda, osservando il prelato che si avvicinava. Mentre questi stava transitando fra due delle tende attorno al fuoco centrale, un improvviso refolo di vento gli fece ricadere il cappuccio sulle spalle e la luce del falò rivelò nettamente il volto di René Rochat.
L'opertec si affrettò a rimettere il cappuccio in posizione guardandosi due o tre volte attorno poi, velocemente, scomparve all'interno della tenda che gli era stata assegnata.
Chi, per quanto si fosse trattato di un comportamento per lo meno strano, sul momento non ci stette a pensare più di tanto; finalmente un po' di sonnolenza lo aveva raggiunto.
Entrò nella sua tenda e, poco dopo, si addormentò.
 
La mattina seguente, nella tenda adibita a mensa comune, Chi incontrò Rochat, che stava facendo colazione. Decise di sedersi allo stesso suo tavolo, tanto per fare due chiacchiere.
 
"Buon giorno, opertec Rochat" esordì con un sorriso
"Buon giorno a lei, dottor Chi" replicò l'altro senza troppo brio
"Una bella serata quella di ieri, non trova?" incalzò Chi, tanto per conversare.
"Non ne ho idea" rispose asciutto il prelato, continuando a guardare nel proprio piatto "Me ne sono andato a dormire molto presto ieri sera"
"Ah, certo. Capisco..." aggiunse il giovane, perplesso. Decise di non insistere e lasciò cadere l'argomento.
 
Rochat, senza più proferire parola, terminò frettolosamente la sua colazione e, con un rapido cenno, salutò andandosene dalla tenda.
Chi, poco dopo, terminò il proprio tè e si avviò verso la tenda delle riunioni per incontrarsi con la sua squadra.
 
* * *
 
 Giunto alla tenda trovò gli altri ad attenderlo. Dai visi si capiva che quella notte nessuno aveva dormito molto ma, nonostante ciò, erano tutti estremamente eccitati dall'idea di quello che avrebbero potuto trovare. Chi reputò che, innanzi tutto, dovessero essere messi al corrente degli strani accadimenti di quella notte. Raccontò loro della passeggiata notturna di Rochat e, soprattutto, del fatto che quella mattina avesse categoricamente negato di essere stato sveglio la notte precedente né, tantomeno, di essere stato in giro. Questa bugia, di per sé, dava una luce inquietante a tutto il suo agire. Che cosa poteva avere Rochat da nascondere?
 
"Da quella parte" osservò l'apprendista Roen-Jon interrompendo i pensieri di Chi "ci sono solamente gli hovercraft..."
 
Già, gli hovercraft... e dentro gli hovercraft...
 
"...e negli hovercraft ci sono le trasmittenti" aggiunse Chi concretizzando a parole la medesima conclusione a cui erano arrivati immediatamente anche gli altri. "Certo! Ecco perché se ne è andato da quella parte così furtivo e stamattina nega di averlo fatto!" proseguì lungo il medesimo filo logico "Si è recato, segretamente, a fare rapporto a qualcuno"
 
Solo in quel momento si rese conto di aver espresso le proprie congetture ad alta voce. Si guardò attorno e vide i membri della sua squadra che lo fissavano in silenzio.
 
Passato il primo istante di stupore, all'interno della tenda esplose una babele di commenti.
 
"Ma a chi?" stava chiedendo Foye-Xan, rivolto più a sé stesso che agli altri.
"Non posso crederci!" esclamò contemporaneamente Roen "Ma perché, poi?"
"Incredibile!" commentò Chu-Ju sottovoce.
"Calma, ragazzi!" intervenne Chi riprendendo il controllo della situazione "Fare congetture senza base di fatti non porta da nessuna parte"
 
La confusione che si era creata si acquietò un poco.
 
"Una cosa, comunque, è certa" proseguì l'archeologo "non possiamo fidarci di nessuno e, men che meno, possiamo fare rapporto alla cupola di quello che abbiamo scoperto: troppe orecchie indiscrete possono esserci tra noi ed i nostri mandanti"
Tutti si affrettarono ad approvare questa linea di azione.
"... anche perché, in realtà, non sappiamo neppure noi che cosa abbiamo scoperto" concluse mentalmente Chi.
 
"Tornando al nostro lavoro" riprese "dobbiamo decidere come organizzarci"
Mae, che negli ultimi minuti era rimasta silenziosamente in disparte con aria meditabonda, intervenne.
"Penso che potrebbe essere utile creare un piccolo campo base nella camera antistante la porta che hai scoperto" disse rivolta a Chi
Egli ci pensò su un attimo e concluse che fosse una buona idea. Questo avrebbe evitato lunghi spostamenti inutili aiutando, nel contempo, a proteggere la segretezza delle scoperte eventuali.
"Sì, Mae" replicò "Potrebbe essere decisamente un'idea vincente."
"Per evitare che qualche curioso arrivi dove non dovrebbe" intervenne Roen "potremmo segnalare, che so, la presenza di qualche pericolo?"
 
Chi valutò la proposta. Effettivamente, quando si facevano ricerche in siti che erano rimasti inesplorati da lungo tempo, era possibile che ci fossero pericoli, ad esempio, animali selvatici rintanati, bolle di gas formatesi a causa di antiche putrefazioni o altre cose similari.
 
"Sì!" decise infine "In effetti l'idea è valida. Potremmo segnalare la possibile presenza di sacche di gas all'interno della piramide ed il conseguente divieto assoluto di entrare"
 
La proposta venne immediatamente approvata da tutti dopo di che, presi i materiali necessari sia per il lavoro di ricerca che per allestire un piccolo campo avanzato, la squadra uscì dalla tenda riunioni e si avviò in direzione dell’ingresso della grande piramide, non senza prima essersi accertati che nessuno stesse guardando dalla loro parte.
 
 
* * *
 
 
Non appena giunti nel vuoto allargamento del corridoio inferiore antistante il varco nascosto provvidero a sistemare alcune brandine, un tavolo pieghevole e un piccolo fornello da campo. Una volta allestito quello che chiamarono "campo avanzato", la squadra si divise: mentre Foye-Xan, coadiuvato da Chu-Ju, si preoccupava di sistemare, come concordato, gli avvisi di pericolo all'ingresso della struttura, gli altri, aperta nuovamente la massiccia paratia, si apprestarono ad entrare per la prima volta nella stanza dalle pareti metalliche che stava al di là.
 
Non appena dentro, Chi notò con stupore che lo strato di polvere millenaria che ricopriva ogni millimetro quadrato della stanza era completamente svanito; dovunque guardasse non ve n'era più la benché minima traccia. Come era possibile che questo fosse avvenuto? Dopo di lui nessuno si era nemmeno avvicinato alla stanza.
Perplesso tolse la mano dalla tasca della giacca dove l'aveva tenuta fino ad allora. Un piccolo frammento di carta del taccuino che vi era custodito si strappò a causa del gesto improvviso e cadde a terra. Per riflesso condizionato Chi si abbassò per raccoglierlo e, con curiosità, notò che il frammento di carta si stava lentissimamente, ma indubbiamente, muovendo in direzione della parete più vicina. Stupito lo seguì finché, al termine del suo percorso, lo vide scomparire alla base del muro lungo la quale, notò, scorreva una fessura alta pochi millimetri che, fino a quel momento, era passata inosservata.
 
"Roen" chiamò "porta qui il rilevatore di aria"
L'assistente si avvicinò portando con sé l'apparecchiatura che utilizzavano normalmente negli scavi quando volevano accertare la presenza di passaggi nascosti sfruttando, appunto, il movimento dell'aria dovuto alle differenti condizioni climatiche di due ambienti contigui ma isolati fra loro.
 
Puntò il sensore dell'apparecchio verso la fessura e, immediatamente, sul piccolo monitor del rilevatore i valori si alterarono.
 
"Incredibile!" si stupì Chi "Queste sottili fessure alla base delle pareti sono come un gigantesco polmone ed aspirano, in modo continuativo, l'aria della stanza. In questo modo si ottiene anche un ricambio totale della stessa”
 
Pochi istanti dopo furono raggiunti anche da Foye e Chu che avevano terminato il loro compito di sicurezza. Anche loro si unirono agli altri nell'esplorazione palmo a palmo della stanza.
La cosa che lasciava Chi perplesso era proprio la mancanza di un senso relativamente alla stanza stessa: a parte un paio di sedili costruiti con un materiale plastico di composizione sconosciuta addossati alla parete di sinistra rispetto all'ingresso, per il resto sembrava totalmente vuota.
 
Improvvisamente si udì un piccolo grido soffocato. Tutti si voltarono immediatamente nella direzione da cui esso proveniva e videro Chu-Ju che, con una mano premuta sulla bocca, fissava un punto preciso della nuda parete di destra. Un attimo dopo, appena a lato del punto fissato dalla ragazza, una porta si aprì silenziosamente.
Chi si avvicinò ad essa con cautela mentre dall'altra parte della soglia si accendevano automaticamente le luci.
Quello che si trovava al di là dell'apertura nella parete era sorprendentemente familiare: l'angusta cabina di un turbo elevatore, come quelli presenti all'interno di tutte le cupole.
Ora la cosa cominciava ad avere più senso. La stanza in cui si trovavano non era che il vestibolo d’ingresso di qualcos'altro. Ma di cosa, esattamente?
 
Chi cercò di valutare velocemente le possibilità. Già il fatto di aver scoperto qualcosa della cui esistenza nessuno al mondo fosse a conoscenza era, di per sé, clamoroso. Cosa potevano aspettarsi di trovare all'altro capo del tragitto dell'elevatore?
 
"Quello che avevamo scoperto fin qui era già incredibile" esordì il giovane archeologo rivolto agli altri membri della squadra "con questa novità, ora, dobbiamo la cosa diviene ancora più corposa"
Nessuno replicò.
"Converrà procedere in questo modo:" continuò Chi "Io, Roen e Chu proveremo ad azionare l'elevatore mentre tu, Mae, assieme a Foye, continui l'esplorazione di questa stanza in cerca di eventuali altre sorprese"
"D'accordo" confermò Mae "Andiamo, Foggy, diamoci da fare"
Detto questo i due ripresero la loro meticolosa ricerca.
 
Gli altri tre membri della squadra entrarono nella cabina dell'elevatore. Non appena furono all'interno la porta si chiuse e una piccola porzione della parete a fianco di essa si illuminò rivelando un unico pulsante olografico. Evidentemente la corsa della cabina prevedeva solo un punto fisso di partenza ed uno di arrivo. Chi ruotò un momento il suo sguardo verso gli altri due che stavano con lui poi, ancora un poco tentennante, toccò il punto in cui il pulsante era comparso.
 
L'elevatore, immediatamente, iniziò a scendere, velocissimo. Dopo poco gli occupanti della cabina avvertirono la decelerazione dell'elevatore e, qualche istante più tardi, questo si fermò del tutto e la porta si aprì nuovamente.
Davanti a loro si trovava un vano le cui pareti, pavimento e soffitto erano ricoperte da una specie di materiale plastico bianco. Il tutto era illuminato da un paio di tubi luminescenti posti a circa cinque o sei metri l'uno dall'altro. Al di là di quell'isola di luce, le tenebre erano fittissime tanto che non potevano capire se quello che avevano davanti fosse una stanza simile a quella superiore o un ambiente più vasto.
 
"Usciamo dall'elevatore" suggerì Chi
 
Non appena furono tutti nel locale la porta della cabina si chiuse con un leggero soffio. Chi avanzò un poco allontanandosi di qualche passo verso l'oscurità che avevano davanti. Arrivato quasi al limite della pozza di luce, un nuovo tubo luminescente si accese poco più avanti rivelando che quella che loro credevano una stanza era, in realtà, un corridoio.
 
"È evidente" commentò Chi "che l'illuminazione funziona in base alla presenza di persone: se qualcuno entra nel raggio di azione di uno dei sensori, questo aziona il tubo di illuminazione relativo"
Riprese ad avanzare verso il buio e, di nuovo, un nuovo tubo luminescente si accese più avanti.
"Roen, Chu" disse, rivolgendosi agli altri due "Restate qui intanto che provo ad andare avanti ancora un poco."
I due ragazzi annuirono e Chi riprese ad avanzare, provocando l'accensione di altri tubi luminosi. Ora che sapeva cosa cercare, Chi si guardò attorno e poté notare, lungo le pareti, i comandi di apertura mimetizzati di altrettante porte.
Ad un certo punto si fermò e, guardando alle proprie spalle, si rese conto di aver già percorso almeno una trentina di metri senza, comunque, aver raggiunto la fine del corridoio che proseguiva, davanti a lui, immerso nell’oscurità. La conclusione di questo lo colpì immediatamente con tutta la sua forza: la struttura in cui si erano imbattuti doveva essere di dimensioni assolutamente colossali e, incredibile ma vero, nessuno era mai venuto a conoscenza della sua esistenza.
Girò su sé stesso e ritornò sui propri passi.
 
"Ragazzi" disse una volta raggiunti nuovamente i due suoi assistenti "Sarà meglio che torniamo di sopra e aggiorniamo anche gli altri di quello che abbiamo scoperto."
Roen fece un cenno affermativo con il capo mentre Chu allungava la mano per azionare il comando di chiamata dell'elevatore.
Salirono e, arrivati nella stanza superiore, Chi si avvicinò a Mae e a Foye.
 
"Quello che abbiamo scoperto" disse loro "è al di là di ogni aspettativa. Lasciate stare quello che stavate facendo e venite un momento qui con gli altri"
 
Non appena furono tutti riuniti attorno al tavolo pieghevole, che avevano allestito nella stanza di pietra esterna, Chi andò subito al punto.
 
"Dobbiamo organizzarci per una ricerca approfondita di questa struttura che, a prima vista, pare molto vasta. Tanto per cominciare direi di spostare il campo avanzato direttamente all'interno della stanza d'ingresso. In questo modo possiamo richiudere la parete di pietra esterna così che nessuno possa intuire dove siamo e a cosa stiamo lavorando"
 
Si misero subito al lavoro e, in men che non si dica, ogni traccia del loro passaggio era sparito. Passando per ultimo dal varco di ingresso, Chi estrasse dall'alloggiamento nella parete il disco-chiave e la paratia metallica interna iniziò lentamente a ruotare. Con un piccolo suono pneumatico la porta si chiuse ermeticamente. All'esterno la sezione della parete di pietra che corrispondeva al varco scivolò nuovamente nella sua posizione originale ed il corridoio inferiore della grande piramide tornò vuoto, buio e silenzioso come lo era stato per millenni.
   
 
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