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Autore: Harley Sparrow    14/12/2018    1 recensioni
Anno 1993/1994
Mentre Harry Potter vive il suo terzo anno a Hogwarts, tre ragazzi Serpeverde del quinto anno si troveranno ad affrontare misteri inaspettati. Tra feste clandestine nel bagno dei prefetti, amori, delusioni, un misterioso cane nero che sembra perseguitarli e la minaccia del famigerato assassino Sirius Black che cerca di introdursi a Hogwarts, riusciranno Edmund, Margaret e Frannie ad arrivare a fine anno interi e a passare i G.U.F.O.?
*
Sono presenti anche personaggi Disney e de Le Cronache di Narnia, faranno da contorno alla storia. Vi consiglio di leggere l'introduzione per capire meglio come abbiamo gestito loro e i personaggi di Harry Potter.
*
Dal testo:
“Era…Era…”
“Sì” rispose Margaret, che aveva il volto rigato dalle lacrime.
“Ma cosa ci faceva un Dissennatore qui? È grave, praticamente siamo tutti disarmati!” disse Laetitia con la voce incrinata.
“Per Sirius Black, ovvio. Vorranno assicurarsi che non tenti di avvicinarsi a Potter. Ma è davvero assurdo mandarne uno qui sopra!” esclamò Frannie con rabbia.
Quei pochi istanti di gelo avevano riportato alla mente di tutti dei ricordi terribili.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Serpeverde
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Until the very end'
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XVI

LA FINALE
(E ALTRI DRAMMI)

 

La festa non era andata come tutti si erano aspettati, anzi. Aveva messo in crisi molti rapporti. I due che ne avevano risentito di più erano senza alcun dubbio Margaret e Hans. Lui l’aveva trattata con freddezza per i due giorni successivi la punizione, poi, di punto in bianco, si era appostato davanti all’aula dalla quale lei sarebbe uscita dopo una lezione di Trasfigurazione, l’aveva presa per mano e l’aveva portata a fare un giro per il cortile, parlando con lei e baciandola come se niente fosse accaduto. Mag era rimasta piacevolmente colpita da quel comportamento, anche se una parte di lei faceva ancora fatica a fidarsi, dopo il modo in cui l’aveva trattata durante la festa. Sperava che lui ci avesse messo una pietra sopra e che da quel momento sarebbero tornati tranquilli e spensierati come il mese prima, ma così non fu. Nonostante avessero fatto pace, lui continuava a trattarla con un certo distacco, ma solo in alcune occasioni, il che, quando capitava, la lasciava totalmente disorientata.
Se prima Hans aveva piacere a passare con lei ogni momento libero, adesso le “concedeva” qualche ora alla mattina o alla sera. Incapace di prendere una decisione definitiva sulla loro relazione, il ragazzo aveva preso come scusa gli allenamenti sempre più frequenti che gli toglievano ore preziose per lo studio, ma, in realtà, se avesse voluto, avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per lei. La ragazza, dal canto suo, non sapeva come comportarsi, così lasciava che lui la trattasse in quel modo così subdolo realizzando che quel periodo no che pensava di essersi lasciata alle spalle quando lui era tornato a sorriderle, si sarebbe protratto per altro tempo.
Frannie e Edmund avevano notato che qualcosa non andava, ma ogni volta che le chiedevano come andavano le cose, lei rispondeva con il solito “tutto bene” e né una né tantomeno l’altro volevano insistere. Edmund, in compenso, dopo la festa e tutto quel che era successo con Katie, aveva chiesto a Mag di obbligarlo a studiare di più. In realtà avrebbe voluto supplicarla, ma non si sarebbe mai abbassato a simili umiliazioni, neanche con lei, perciò si era limitato a seguirla in biblioteca più spesso del solito. Fortunatamente per entrambi, lei aveva preso la richiesta del ragazzo come una missione personale e non gli lasciava un attimo di tregua nei momenti liberi. Entrambi ne giovarono: Edmund prese il suo primo E in Trasfigurazione dopo quasi un anno di innumerevoli O, mentre Mag, non dovendo pensare ad Hans in quei momenti, ogni volta usciva dalla biblioteca stranamente rilassata e serena.
Intanto la scuola si stava preparano alla finale di Quidditch. Le due Case rivali avevano iniziato una vera e propria guerriglia per i corridoi e non solo da parte dei giocatori, ma anche – e soprattutto – dai tifosi più accaniti. I Prefetti ebbero molto lavoro da fare, questa volta non per proteggere gli studenti da Sirius Black, del quale non si avevano notizie da un po’, ma per proteggerli da loro stessi.
Prima di Pasqua sia Flint sia Baston avevano vietato a qualsiasi studente che non appartenesse alla loro Casa di presenziare agli allenamenti. A poco più di una settimana dalla partita, gli allenamenti avvenivano a porte chiuse.
Un’altra brutta notizia era giunta alle orecchie di Laetitia e di Mag: Fierobecco era stato condannato a morte. Si trovavano in biblioteca con Edmund quando avevano sentito Ron Weasley promettere alla Granger che l’avrebbe aiutata a cercare nuovi articoli per la difesa dell’animale. A Mag veniva da vomitare, mentre Laets era furiosa. Edmund invece, memore di quella volta in cui aveva provato a dare il suo appoggio a Mag e lei lo aveva ignorato, non disse nulla, anche se in fondo gli dispiaceva davvero tanto per l’ippogrifo.
Mag aveva pensato di riferire il fatto ad Hans, ma quando quella sera si videro, ebbe la sensazione che a lui non sarebbe importato e che glielo avrebbe anche detto in faccia, come faceva ultimamente quando qualcosa di quel che diceva Mag lo annoiava.
Frannie intanto si era ripresa dalla sbornia della festa; aveva liquidato Alicia Spinnet dicendole che non era quel che voleva in quel momento e che quella sera era sconvolta per motivi suoi. La Grifondoro aveva accettato le sue scuse e le due erano tornate sulla loro strada, come se niente fosse successo. Ovviamente Frannie aveva incassato i soldi della scommessa con George, ma li aveva usati per offrire da bere a entrambi.
*

Quel giorno la squadra Serpeverde si era ritrovata in Sala Comune per discutere nuovamente il piano di attacco, dal momento che il campo era stato occupato da Baston per tutto il pomeriggio. Mancavano dieci giorni alla finale ed erano tutti molto tesi. Mentre si avviavano verso la fine della riunione chiamarono Mag, che aveva giocato contro Potter una sola volta (venendo tragicamente sconfitta). Volevano chiederle se aveva qualche consiglio da dare a Malfoy, dato che anche lui non era ancora riuscito a sconfiggere il Cercatore Grifondoro. Lei si sedette accanto ad Hans, che le passò un braccio intorno alle spalle, e iniziò a parlare, anche se, a dire il vero, non aveva molti consigli da dare. Potter era alle prime armi quando aveva giocato per la prima volta contro di lei e ora era migliorato moltissimo; inoltre questa volta era in possesso di una Firebolt, l’ultimo modello di manico di scopa che era uscito quello stesso anno. Con le Nimbus 2001 c’erano buone possibilità di eguagliarlo, ma la notizia era stata ugualmente una brutta bastonata alla certezza della vittoria.
“Non dobbiamo permettere a Baston di superare i sessanta punti di scarto, ad ogni costo” disse Miles in preda allo sconforto.
“Per questo ci saresti tu, dato che sei il portiere” ringhiò un nervosissimo Flint.
“Sentite” esordì Hans in tono pratico “a me non importa quanti rigori rischiamo di subire. Dobbiamo mettere fuori gioco più giocatori possibile”.
Mag non sapeva se dispiacersi di più per l’affermazione del ragazzo o per il fatto che tutti i membri della squadra, compreso Edmund, avevano annuito solennemente. Non disse nulla, erano affari loro alla fine. E poi in effetti l’importante era vincere.
“Mio padre ha detto che se riusciamo a mettere fuori gioco Potter paga le divise nuove per tutta la squadra!” disse Malfoy con un ghigno.
“Allora vedi di prendere quel dannato Boccino prima di lui, Malfoy” sbottò Hans.
Mag ebbe un moto di adorazione nei suoi confronti e sorrise impercettibilmente. Il ragazzo del terzo anno invece non fiatò e arrossì leggermente.
“I giocatori più pericolosi per noi sono Baston, la Johnson e i Weasley; dobbiamo cercare di colpire principalmente loro” disse Montague, che per quella partita avrebbe giocato al posto di Terrence Higgs. Sentendo nominare i Weasley Hans sbuffò. Era ancora arrabbiato con loro per quel che era successo alla festa di qualche settimana prima.
“I Weasley. Quei maledetti Filo-Babbani del cazzo” disse Hans fra i denti.
Maledetti.
Filo-Babbani.
Del cazzo.
A Mag risuonarono queste parole nella testa per quelle che sembrarono ore. Si guardò intorno e vide che nessuno, tranne Edmund, aveva fatto una piega davanti a quell’affermazione. Guardò Hans, che non la degnò di uno sguardo, guardò Malfoy e vide che annuiva compiaciuto, guardò Flint e vide che si grattava il mento facendo finta di celare il sorriso divertito stampato sulle labbra, guardò gli altri e vide che o sogghignavano o guardavano altrove. Incontrò lo sguardo di Edmund e questi la guardò sconcertato e amareggiato. Col fiato corto, le mani sudate e un principio di attacco di panico, si sforzò di prendere parola.
“…Filo-Babbani?!” ripeté con un filo di voce rivolta al ragazzo che la stava ancora stringendo a sé. Forse Hans si rese conto in quel preciso istante della clamorosa gaffe che aveva fatto. Sembrava essersi accorto della sua presenza solo in quel momento.
“Beh, è quello che sono, no?” rispose Pucey con un’alzata di spalle.
Malfoy avrebbe avuto ben altro da dire, ma dato che in quegli ultimi tempi stava iniziando a nutrire una certa antipatia nei confronti di Westergard, si limitò ad annuire dicendo soddisfatto che nella sua famiglia tutti odiavano i Weasley.
“…Va bene, bando alle ciance” tagliò corto Flint, notando che l’atmosfera si era parecchio raffreddata “siamo principalmente nelle mani dei Battitori. Noi faremo quel che possiamo, ma siete voi che dovrete colpire per primi” disse rivolgendosi ad Hans e a Edmund, che stava ancora lanciando sguardi di odio all’indirizzo del collega.
Mag si alzò come se qualcuno l’avesse chiamata dal fondo della stanza. Biascicò un “Ho da fare” e sparì dietro al passaggio prima che qualcuno potesse rendersi conto che se n’era andata. Hans abbassò lo sguardo imbarazzato, ma non la seguì. Edmund era indeciso se tirare fuori la sua bacchetta e fare seriamente del male al ragazzo della sua amica o se uscire e andare a cercarla, ma Flint aveva ricominciato con la storia dei sessanta punti e non gli aveva dato neanche il tempo di intromettersi per dire a tutti di andare al diavolo.
Finirono la riunione verso l’ora di cena. Mag non si era più fatta vedere in Sala Comune e non l’aveva vista nemmeno Frannie, che quel giorno aveva studiato Pozioni insieme a Tony, il quale alla fine aveva ceduto all’orgoglio e le aveva chiesto di aiutarlo a capire tutte le proprietà del sangue di drago. Quando Edmund raggiunse la Sala Grande le trovò ad aspettarlo al tavolo mentre chiacchieravano tranquille. Frannie le stava raccontando il suo pomeriggio e Mag ascoltava in silenzio cercando di mostrare interesse. Aveva la faccia piuttosto sbattuta, un po’ più rossa del solito, ma nessuno avrebbe detto che avesse passato l’ultima ora chiusa in bagno a piangere.
Hans se ne stava dall’altra parte del tavolo e ogni tanto lanciava qualche sguardo nervoso verso la ragazza, ma lei non lo degnò di uno sguardo. A metà cena si riprese un po’ e con Frannie e Jasmine iniziò a parlare di come si sarebbero vestite per la Finale. A un certo punto il suo sguardo incontrò quello di Edmund, ma lo distolse subito per non mostrare la tempesta interiore che stava passando, anche se lui la intuì senza grossi sforzi.
Con la scusa di essere molto stanca, una volta raggiunta la Sala Comune prese con sé ser Jaime e si ritirò nel dormitorio appena dopo cena. Fu allora che Edmund raccontò a Frannie quel che era successo.
“E non le ha neanche chiesto scusa?” chiese la ragazza inorridita “Non l’ha seguita? Non si sono visti dopo la riunione?”
“No, non l’ha degnata di uno sguardo, neanche a cena. L’hai visto, no?” le rispose lui, schifato.
“Povera Mag” sospirò Frannie “ho notato che in questi giorni è molto giù di corda, ma questo è troppo. Dobbiamo parlarle”.
“Hai ragione” rispose Edmund sottovoce “Io pensavo che fosse venuta a cercarti, prima di cena”.
“No, è arrivata in Sala Grande cinque minuti prima di te, pensavo che fosse con voi della squadra!” rispose pensierosa la ragazza.
Provarono a ricostruire gli spostamenti dell’amica ma non avevano molti elementi su cui riflettere. La aggiunsero alle cose che le avrebbero chiesto l’indomani e dopo un po’ andarono tutti e due a dormire.
Edmund era ancora furioso per quello che aveva detto Westergard e si addormentò sognando di poterlo prendere a pugni, come un vero Babbano. Chissà chi dei due avrebbe vinto. Frannie invece rifletté a lungo sull’umore nero che aveva la sua migliore amica in quei giorni. Aveva sempre appoggiato la sua storia con Hans, ma era ora che la ragazza reagisse in qualche modo, perché così non poteva andare avanti.
L’indomani Mag si alzò con una sensazione di ansia, rabbia e tristezza, che mischiate insieme erano un cocktail fatale di nausea. Aveva passato gran parte della notte a riflettere sul da farsi ed era giunta alla conclusione che non amava Hans e quel sentimento non sarebbe mai sbocciato col tempo, ormai lui lo aveva compromesso. In quei giorni aveva avuto la dimostrazione che il sentimento era reciproco, quindi avrebbe messo fine a quella storia prima che lui potesse farle ancora del male. La cosa che più la turbava era che non sapeva come affrontarlo. A volte si rendeva conto di essere troppo esigente e di esagerare, ma altre si rendeva conto che era lui a sbagliare, a non tenerci abbastanza. La cosa peggiore era che non riusciva a parlarne con nessuno, nemmeno con Frannie. A colazione mangiò a fatica mezzo pancake, poi, insieme ai compagni andò a lezione di Incantesimi e poi di Pozioni. Dopo pranzo avevano l’intero pomeriggio libero, quindi il week end iniziò ufficialmente quando uscirono dalla lezione di Piton.
Verso la fine del pranzo, quando Jasmine si alzò per raggiungere Aladdin e la sala si fu quasi svuotata, quando Harry Potter venne scortato da un manipolo di Grifondoro verso il campo per l’ennesimo allenamento, Frannie e Edmund si scambiarono uno sguardo d’intesa e si rivolsero all’amica.
“Allora, Mag…” iniziò Frannie giocando con il bicchiere e concentrando lo sguardo su esso per non mettere troppo in imbarazzo l’amica “ti vedi con Hans, oggi?”
Margaret captò subito che c’era qualcosa che non andava in quella domanda. Solitamente, per ragioni che avrebbe compreso solo col tempo, non ne parlavano mai davanti a Edmund. Inoltre sembrava una domanda troppo forzata e carica di tensione per essere una semplice curiosità dell’amica. E il fatto che per chiederglielo avesse aspettato che Jasmine se ne fosse andata significava che lei e Edmund stavano tramando qualcosa. Frannie sollevò lo sguardo, in attesa della risposta.
“Non lo so” rispose Mag con una smorfia.
“Che significa ‘non lo so’!? Non vi parlate?” insistette Frannie alzando gli occhi al cielo.
“…No” disse con la voce tremante un attimo prima che gli occhi le si riempissero di lacrime.
Guardò altrove cercando di non scoppiare a piangere lì davanti a tutti e si portò una mano tremante alla fronte per non farsi vedere. Frannie capì l’antifona e balzò in piedi.
“Noi dobbiamo parlare” le disse mettendole una mano sulla spalla “Dai, alzati”.
Margaret, un po’ incerta, si alzò e così fece Edmund. Iniziarono a incamminarsi verso l’ingresso della Sala Grande. Edmund rimase un po’ indietro, e quando passarono davanti al tavolo dei Corvonero e Laetitia sollevò la testa e li guardò con aria interrogativa, le disse di andare con loro.  
“Che succede?” chiese la ragazza allarmata, pensando che l’amica stesse male.
Westergard” scandì Edmund con una smorfia di disgusto.
La ragazza balzò in piedi e raggiunse il gruppo di amici.
Non fu necessario dire dove erano diretti: la Stanza delle Necessità era un po’ lontana, ma era l’unico luogo dove avrebbero potuto parlare senza essere disturbati. Frannie sperò che nessuno la stesse utilizzando in quel momento. Attraversarono il castello in silenzio, interrotto ogni tanto dal parlottare concitato di Edmund, che stava aggiornando Laetitia su quel che era appena successo; Frannie invece non lasciò mai andare la mano di Mag, la quale era troppo concentrata a non far traboccare le lacrime per tentare una fuga.
Una volta arrivati, Frannie guardò intensamente il muro e pensò “Ho bisogno di una stanza dove parlare indisturbata con Margaret e gli altri”.  
Quando entrarono, la stanza non era esattamente come si presentava ogni volta che vi entravano: questa volta era di un tenue colore azzurro cielo, che sfumava verso il soffitto in un blu più scuro. Probabilmente rifletteva più il bisogno di calma e tranquillità dell’amica, piuttosto che l’umore di Frannie. Mag rimase titubante sulla soglia, mentre Edmund e Frannie la varcarono e si accomodarono sui divanetti che erano apparsi.
“Vieni, dai” disse Laets passandole un braccio intorno alle spalle e conducendola verso gli amici.
Si sedette con Mag sul divano più grande dove si era già seduto Edmund, mentre Frannie le era di fronte su un divanetto più piccolo.
“Dicci cosa sta succedendo, Mag” disse dolcemente Frannie sporgendosi e mettendole una mano sulla gamba. La ragazza non riusciva a guardare altro se non il pavimento, aveva gli occhi colmi di lacrime.
“Io… Sta andando tutto male” disse con la voce incrinata “è da un mese che mi tratta malissimo… Io… Io a volte lascio correre, altre non ci riesco e finiamo col litigare. Dopo la festa è precipitato tutto, e adesso è completamente fuori di testa, poi con la Finale in arrivo…”
A quel punto si nascose il viso con le mani e scoppiò a piangere. Era la prima volta che lo diceva ad alta voce, che si sfogava con qualcuno. A fatica raccontò qualche aneddoto in cui Hans l’aveva trattata decisamente male o semplicemente l’aveva ignorata. Ne avrebbe avuti da raccontare molti di più, ma non lo fece per due motivi: anzitutto il pianto l’aveva mandata in iperventilazione, era già difficile proferire qualche breve frase senza bloccarsi di continuo. Secondariamente, dicendo ad alta voce quelle cose si rese conto di quanto fosse stata stupida a permettergli di comportarsi in quel modo, e non voleva farsi dare della stupida dagli amici, che sicuramente lo stavano pensando. Laets ascoltò in silenzio, furibonda, lottando contro l’impulso di dirle un sonoro “Te l’avevo detto”, ma riconobbe che non era proprio il momento più opportuno per farlo.
“...E poi non si fa mai v… vedere, prende come scusa gli allenamenti, ma li so meglio di lui gli orari, si vede che fa ap…app…apposta” concluse fra un singhiozzo e l’altro mentre Laets le posava il mento sulla spalla e le accarezzava il braccio con affetto.
“E non una volta che mi dica ‘Sc…Sc…Scusami, è colpa mia’… No, sono sempre i…io che sbaglio”.
“Oh, Mag, dovevi dircelo!” disse Frannie passandole l’ennesimo fazzoletto che era apparso sul tavolo lì vicino “hai passato un mese intero a tenerti tutto dentro, guarda ora in che stato sei”.
“Guarda te se devi ridurti così per Westergard” borbottò Laetitia.
“Sc…Scusate” rispose contrita la ragazza “I…Io non so cosa f…fare”.
“Non puoi lasciare che ti tratti così” disse Frannie sporgendosi verso l’amica nel tentativo di guardarla negli occhi, anche se lei era piegata su sé stessa e si copriva il volto con le mani.
“E poi dopo quello che ha detto ieri non meriterebbe neanche le tue lacrime” s’intromise finalmente Edmund.
Mag sperava che non lo dicesse. Era una ferita ancora aperta e sanguinante.
“Perché? Che ha detto?” chiese Laets inorridita al solo pensiero.
Mag scoprì con orrore che Frannie lo sapeva, dal momento che fu lei a informare l’amica dell’uscita infelice e razzista del ragazzo sui Filo-Babbani.
Ed… Glielo hai detto?” chiese col fiato ancora corto.
Non era arrabbiata, anzi, in fondo era quasi felice di non dover essere lei a ripeterlo, ma si sentì umiliata esattamente come il giorno prima, quando tutti avevano riso di quella battuta. In tutta risposta Edmund le passò timidamente un braccio intorno alle spalle e l’attirò a sé perché piangesse un po’ anche sulla sua spalla; lei non protestò, anzi, il bisogno di essere abbracciata era troppo forte per vergognarsi di quel contatto.  
“Ma certo che me lo ha detto! A dire il vero avresti dovuto farlo tu, e invece ieri sera sei sparita” rispose Frannie in difesa dell’amico.
“Inammissibile. Come puoi stare ancora con lui, Mag!” sbottò Laetitia dando un pugno al divano.
Edmund fu molto felice del fatto che Laets avesse tirato fuori quell’argomento, e ancora di più del fatto che Mag avesse appoggiato la testa nell’incavo fra il suo collo e la sua spalla; sarebbe potuto arrivare un Dissennatore in quel momento e neanche lo avrebbe sentito.
“Mi ha fatta sentire una nullità” singhiozzò la ragazza, Edmund la strinse più forte a sé.
“…Credevo che fosse solo un periodo no, ma penso che voglia lasciami” aggiunse, indecisa se dirlo oppure no, ma ormai tanto valeva dire le cose come stavano.
“Ed è quello che voglio fare anche io” pensò, senza avere ancora il coraggio di dirlo ad alta voce.
Frannie sembrò leggerle nel pensiero.
“E tu battilo sul tempo!” disse con rabbia.
Se c’era una cosa che odiava era il razzismo; nei confronti dei suoi amici, poi, sia Mag che i Weasley, la faceva ancora più infuriare. Era già tanto che non avesse affrontato Hans di persona. Mag sentì Edmund annuire accanto a lei.
“…Seriamente, Mag” continuò Fran incrociando le braccia e appoggiandosi allo schienale del divano “anche io e Edmund siamo Purosangue come lui, eppure non ci siamo mai fatti scappare affermazioni del genere. Mai. Neanche da bambini probabilmente. E sinceramente penso che dire ‘è stata una svista’…”
“…Non è una scusa” concluse fermamente Edmund.
Laetitia diede ragione a entrambi. Alcuni Mezzosangue avevano opinioni razziste nei confronti dei Nati Babbani e dei Babbani, lei certamente no.
“…E poi francamente sono stufo di vederti così giù, ultimamente” sbottò Edmund leggermente imbarazzato.
Frannie annuì e si accorse in quel momento che i suoi due amici erano abbracciati come due fidanzatini, ed erano davvero belli da vedere. Cercò di reprimere un sorriso, ci avrebbe pensato più tardi.
“…Si vede tanto?” chiese Mag sollevando la testa dalla spalla di Ed e tirando su col naso.
Sì” risposero i tre all’unisono.
A dire il vero Laets non lo aveva notato particolarmente, ma si fidò ciecamente del giudizio degli altri due. E poi aveva visto come l’aveva trattata i giorni che avevano seguito la festa. Già allora aveva trovato assurda la remissività di Mag.
“Avete ragione” convenne Mag sciogliendo a malincuore l’abbraccio con Edmund, che però le mise una mano sul ginocchio; si prese la testa fra le mani “Io… Ci sto troppo male, è meglio piantarla qui. Ci ho pensato a lungo in questi giorni e… sì, è meglio così”.
“Lo farai nei prossimi giorni?” chiese Laets quando fu chiaro che Mag aveva intenzione di lasciare Hans.
“Cr… Credo che lo farò… Subito. Mi serve solo qualche minuto per calmarmi e schiarirmi le idee” disse prendendo un altro fazzoletto e iniziando ad asciugandosi gli occhi, che erano rossissimi per il pianto.
Tutti la guardarono sbigottiti. Non si aspettavano che parlandole l’avrebbero fatta ragionare così in fretta. Non sapevano che erano sentimenti che lei covava già da settimane, ormai, ma se prima erano delle semplici idee che frullavano per la mente, ora erano diventati una vera e propria decisione. 
“…Lo vai a cercare adesso?” chiese Frannie estraendo la bacchetta. La puntò verso uno dei quattro bicchieri che erano apparsi poco prima, probabilmente evocati dal suo pensiero, e pronunciò la formula Aguamenti.
Tieni, ne hai proprio bisogno” disse passando il bicchiere pieno d’acqua all’amica.
“Dovresti imparare a far apparire la Burrobirra, Fran” disse Mag sorridendo appena.
“Se vuoi da stasera ci mettiamo a imparare come si fa” disse lei sorridendo a trentadue denti.
“Tanto non avrò più niente da fare…” rispose la ragazza singhiozzando ancora una volta, prima che il pianto si placasse del tutto.
Rimasero una buona mezzora a parlare con calma; a mano a mano che la crisi di pianto faceva il suo corso, Mag riacquistava lucidità e si convinceva che era la cosa giusta da fare, anche se il pensiero di lasciarsi con quel ragazzo la mortificava. In fondo al suo cuore continuava a piacerle molto.
A un certo punto, dopo essersi lavata la faccia in una bacinella che era apparsa dal nulla, Margaret si alzò in piedi.
“Potete aspettarmi qui? Non credo che dopo avrò voglia di stare in mezzo alla gente…” chiese debolmente.
Frannie si alzò e le diede un lungo abbraccio.
“Coraggio, Mag!” le sussurrò all’orecchio.
“Noi siamo qui” annuì Edmund incoraggiante.
“Se vuoi ti accompagno” disse Laets alzandosi in piedi per dare anche lei un abbraccio all’amica.
“No, devo farlo da sola” rispose la ragazza scuotendo la testa.
“Buona fortuna” disse Frannie prima che Mag si chiudesse la porta alle spalle lasciando i tre amici in silenzio, ad attendere.

 
*

Mag passò dalla biblioteca per controllare che Hans non si trovasse lì. Aveva il cuore che le batteva a mille e aveva lo sguardo di un condannato che sale al patibolo. Non lo trovò. A quel punto poteva essere o in Sala Comune o in cortile, dato che era una bella giornata di sole. Si ritrovò faccia a faccia con lui mentre percorreva le scale che conducevano ai sotterranei. Il suo cuore perse un colpo.
Hans!” squittì.
“Oh, Mag!” disse lui imbarazzato “Stavo andando a…”
“Ti devo parlare” tagliò corto lei, che non sapeva da dove le arrivasse la forza di parlare. Lui la squadrò preoccupato, fece un sospiro e la seguì.
“Va tutto bene?” le chiese sapendo perfettamente che la risposta era no. Lei sul momento non rispose, così lui ne approfittò per prendere la parola.
“Senti, prima che tu dica qualsiasi cosa, mi dispiace per ieri” disse fermandosi per guardarla negli occhi, facendola arrossire. Si vedeva che aveva pianto ma non voleva sapere il perché.
“Ho detto una cosa sbagliata, non lo pensavo davvero”.
Mag si morse l’interno della guancia. Sentì che se fossero stati agli esordi della loro storia, lo avrebbe sicuramente perdonato. Distolse lo sguardo e continuò a camminare.
“Già. Ma questo non cambia le cose” mormorò mesta. Fece un sospiro e gli disse tutta la verità.
“Io… Non sono felice con te, non lo sono più. Ci ho provato, pensavo che le cose si sarebbero sistemate ma vedo che non c’è volontà da parte di nessuno dei due. Non nego che all’inizio mi piacessi, e anche tanto, ma... ci sto troppo male ultimamente. Dobbiamo lasciarci”.
Le parole le uscirono con una naturalezza tale che ogni dubbio che quella non fosse la cosa giusta da fare svanì completamente. Lui l’ascoltò in silenzio.
“…Tu sei una persona straordinaria, sono sicura che là fuori ci sia qualcuno che possa apprezzarti più di quanto abbia fatto io”. “Sopportarti” la corresse una voce nella sua mente. Stava cercando di rendere meno dolorosa possibile la rottura. In fondo ci teneva ancora a lui.
“Hai ragione” rispose Hans ridestandosi, leggermente turbato “Ci ho pensato anche io in questi giorni ed era solo questione di tempo. Sono felice che siamo giunti alla stessa conclusione: non siamo fatti per stare insieme”.
“Bene” rispose Mag leggermente colpita dalla facilità con cui avevano raggiunto quell’accordo. Si chiese se fosse il caso di andare via subito e lasciarlo al suo destino, ma poi pensò a tutte le cose che lui le aveva detto in quelle ultime settimane e le sembrò lecito fargli notare quanto l’avesse fatta soffrire.
“Io spero di non averti mai trattato male. Tu invece lo hai fatto, soprattutto da dopo la festa. Mi hai fatta sentire uno schifo e non mi hai mai chiesto scusa. E l’episodio di ieri è stato solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, lo capisci?”
“Sì, lo capisco. Ma te l’ho detto, è ovvio che non siamo fatti per stare insieme” rispose lui fingendosi contrito.
Era un bravo attore, a Mag lasciò la sensazione che stesse dicendo una falsità, ma nulla della sua espressione lo lasciava intendere.
“… Amici come prima?” chiese lui mettendole una mano sulla spalla e stringendola dolcemente.
Mag non riuscì a contrastare l’impulso di scostarsi a quel tocco, come se la mano di lui fosse stata rovente. Lui lo notò ma fece finta di niente e rimase impassibile.
Non siamo mai stati amici” pensò Mag stupendosi di averlo realizzato in quel preciso istante.
“Certo” rispose seria. Non riusciva a mantenere uno sguardo sereno come stava facendo lui.
“Stammi bene, Hans” disse con freddezza.
Non capiva per quale motivo la tristezza dei giorni prima avesse appena lasciato spazio a una collera che non aveva mai provato prima. Gli voltò le spalle e se ne andò, senza notare il sorriso che si era stampato sul volto del ragazzo.
Attraversò ancora una volta tutto il castello a passo spedito. Avrebbe voluto correre, ma le scale che continuavano a cambiare direzione non glielo permettevano. Continuarono a rimbombarle nella testa le parole che si erano appena detti, e più ci pensava, più si rendeva conto che c’era sempre stato qualcosa di profondamente sbagliato nella loro relazione. Quando arrivò al corridoio del settimo piano, dove i suoi amici ancora la attendevano, finalmente realizzò una cosa che la fece infuriare.
Lui non aveva nemmeno accennato a chiederle scusa, non aveva nemmeno provato a chiarire le sue intenzioni. Come se lo sapesse di essersi comportato male e non se ne fosse pentito o vergognato.  
Varcò la soglia della stanza e tre paia di occhi la fissarono. Frannie e Edmund avevano evocato una scacchiera e si stavano sfidando a scacchi parlottando fra di loro; Laetitia aveva appellato un libro e si era sdraiata sul divano per leggerlo in santa pace. Quando videro Mag interruppero quel che stavano facendo, Laets si mise seduta, Frannie si alzò in piedi, in attesa del responso.
“È finita!” annunciò la ragazza con un sospiro di sollievo. Tutta la voglia di piangere che l’aveva accompagnata in quei giorni era scomparsa, anche se le bruciavano ancora gli occhi.
Gli amici la fecero sedere e si fecero raccontare tutto. Questa volta era accanto a Frannie, mentre Edmund era di fronte a lei ad aspettare che crollasse per poterla abbracciare di nuovo. Quando ebbe finito il racconto senza quasi fare una piega, Laetitia le sorrise.
“Beh, ci hai solo guadagnato, te lo dico io!” disse cercando di non esagerare. L’amica sembrava ancora un po’ scossa, nonostante ostentasse una certa sicurezza.
“Non mi è mai piaciuto” borbottò Edmund a un certo punto. 
“Che novità!” scoppiò a ridere Mag. Edmund le restituì uno sguardo strano, come se fosse stato beccato a fare qualcosa che non doveva, ma lei gli sorrise.
“Guarda che si vedeva lontano un miglio che non lo sopportavi!” gli disse prima che Edmund iniziasse a meditare di uccidere Frannie. Pensava che avesse parlato con Mag della sua presunta cotta.
“Beh, se lo meritava!” disse Laets intervenendo a favore dell’amico.
“Sì, un po’ sì” ammise Mag.
Guardò Edmund di fronte a lei e desiderò di trovarsi ancora fra le sue braccia, ma non avrebbe mai avuto il coraggio di spostarsi e comunque non vedeva per quale motivo avrebbe dovuto farlo. Arrossì lievemente a quel pensiero.
“Bene, ragazzi” disse Frannie alzandosi in piedi “Ho una proposta. Andiamo nelle cucine a prendere qualche dolcetto, o ci facciamo fare una torta, succo di zucca alla mano e andiamo a prendere il sole al Lago Nero. Oggi niente studio! Chi è con me?”
Mag non ne aveva neanche per la mente di studiare, quel giorno. Edmund non fu difficile da convincere, dal momento che era già balzato in piedi.
“Mi dispiace ragazzi, io ero d’accordo con Belle che avrei studiato con lei, sono già in ritardo!” disse Laetitia “Scusa, Mag, vorrei starti più vicina ma…”
“Oh, non preoccuparti! Anzi, grazie per esserci stata” rispose Mag leggermente imbarazzata.
Laets le diede un abbraccio veloce e sparì dietro la porta. Poco dopo si incamminarono anche i tre Serpeverde. Andarono verso le cucine parlando male di Hans; Mag raccontò qualche altro aneddoto in cui avrebbe dovuto capire che non erano fatti l’uno per l’altra, questa volta con maggior serenità.
Quando si trovarono davanti al passaggio per le cucine, accanto alla Sala Comune Tassorosso, incontrarono Tony, che si stava dirigendo verso l’entrata della stanza. Frannie si sbracciò per salutarlo, come al solito.
“Ciao Frannie!” la salutò cordialmente il ragazzo “Cosa ci fai qui?”
“Niente, stavamo andando rubare qualche dolce per fare merenda” rispose lei sorridente, poi, presa dall’euforia, gli chiese se avesse qualcosa da fare.
“A dire il vero sono stato con Daph fino ad ora, e adesso volevo studiare un po’” rispose il ragazzo titubante.
“Noi abbiamo deciso che oggi non si studia. È una così bella giornata!” esclamò la ragazza “ci mettiamo in riva al Lago, se ti va di fare un giro con noi…”
Mag e Edmund si guardarono per un breve istante, poi distolsero lo sguardo per evitare di scoppiare a ridere a causa della sfacciataggine dell’amica.
“Io non…” iniziò il ragazzo dubbioso “Non saprei…”
“Coraggio, McMartian” s’intromise Mag alle spalle di Frannie “Se ho rinunciato io allo studio, puoi farlo anche tu!”
“Oh, va bene, ma non so se riesco a rimanere per molto” rispose Tony con un’alzata di spalle.
In quel momento si accorse che c’era anche Edmund. I due avevano avuto un battibecco subito dopo la festa e da allora i rapporti si erano un po’ raffreddati.
“Noi andiamo avanti in cucina” disse Edmund, imbarazzato, spingendo Mag dentro al passaggio aperto. Tony e Frannie arrivarono due minuti dopo; Frannie lo stava ancora convincendo che prendere il sole, in quella giornata magnifica, non era assolutamente da considerare tempo buttato.
Mag e Edmund intanto avevano ordinato agli elfi domestici una dozzina di pasticcini vari, qualche crostatina e pochi dolci al cioccolato, ora erano seduti uno di fronte all’altra ad aspettare.
“…E se per caso gli dovesse arrivare un Bolide in testa, non affrettarti troppo ad aiutarlo, capito?” gli disse Mag; lui abbassò la testa ridendo di gusto.
Se non ci fosse stata di mezzo la Coppa del Quidditch, probabilmente lo avrebbe fatto davvero. Non aveva mai desiderato tanto di trovarsi nella squadra avversaria solo per poter riempire di Bolidi l’odiato compagno di squadra, senza avere un peso sulla coscienza.
“Cosa?! Solo tre biscotti al cioccolato?” disse Frannie guardando il cestino gentilmente offerto dagli elfi che si stava riempendo a poco a poco.
“Sì ma c’è un sacco di altra roba” disse Mag con un’alzata di spalle.
“Tranquilla, a me non piace molto il cioccolato” disse Tony sorridendo “ti lascio la mia parte”.
A Frannie tremò il cuore; distolse lo sguardo perché l’amore che emanava era troppo ben visibile.
I quattro uscirono dalle cucine e si diressero verso il cortile facendo qualche congettura sul tempo che ci sarebbe stato il sabato successivo, in occasione della Finale. Arrivati sulla riva del Lago Nero, Mag iniziò a disporre sul prato le bottiglie di Succo di Zucca, mentre gli altri tirarono fuori dal cestino i dolci. Si sedettero e iniziarono a bere, brindando tutti insieme.
“Oh, che giornata memorabile!” disse Mag dopo il primo sorso stendendosi sull’erba.
“Puoi dirlo forte, Mag” disse Edmund guardandola e lottando contro l’impulso di accarezzarle i capelli.
Frannie gli diede una gomitata, forse intercettando il suo sguardo perso, mentre Tony si chiese come mai una giornata del genere potesse essere definita memorabile; per lui non era stata niente di che. Frannie lo informò sull’accaduto, dicendogli semplicemente che l’amica si era appena lasciata alle spalle una relazione disastrosa.
“…E quindi l’ho appena lasciato” annuì Mag prendendo il terzo bignè alla crema.
“Come spero che faccia lui con la Greengrass” pensò Frannie con un sorriso sulle labbra.
“Mi dispiace” disse il ragazzo non sapendo che altro aggiungere.
Con Mag non aveva mai parlato molto se non per faccende riguardanti i compiti o il Quidditch.
“Non importa” disse Mag con un sorriso tranquillo “Parliamo di altro, vi va?”
“Avete sentito che Potter ha una Firebolt?” chiese Tony agli altri con gli occhi che luccicavano.
“Sì…” risposero Mag e Edmund mesti.
“Speriamo che Draco riesca a batterlo” disse Frannie fiduciosa.
“Speriamo che riesca a non fare lo stupido” aggiunse Mag, acida.
“Per chi farai il tifo?” chiese Frannie a Tony senza degnare l’amica di una risposta.
“Temo che dovrò tifare per voi” disse lui ridendo “se non lo faccio Daph mi uccide”
A Frannie diede enormemente fastidio sentire pronunciare il nome della ragazza con quel nomignolo. E ancora più fastidio quel “temo”. Lei lo avrebbe lasciato libero di tifare per quel che voleva.
“Se tifi per Grifondoro dovresti essere libero di farlo” disse con un’alzata di spalle.
Non voleva discutere, ma desiderava comunque affermare quel concetto.
“…Ma tanto ti conviene tifare per noi, dato che vinceremo” aggiunse suscitando la risata del ragazzo e dei due amici.
“Brava Fran, hai fatto la gufata” disse Edmund mettendosi in bocca l’ennesima fragola caramellata.
“Ma quale gufata, abbiamo una squadra fortissima!” disse lei sistemandosi i capelli.
Edmund scosse la testa, mentre Mag fece una risata nervosa. La pensava come lui: non erano cose da dire prima di una partita così importante.
“In effetti Pevensie non ha tutti i torti” disse Tony leggermente imbarazzato.
Edmund gli restituì uno sguardo riconoscente indicandolo e alzando le mani al cielo, grato di avere qualcuno che lo appoggiasse.
Bazzecole” insistette Frannie, ma fu felice di vedere i due ragazzi ricominciare a parlarsi normalmente, anche se non ricordava il perché della loro discussione.
Rimasero a parlare per un po’ della stupidità dei ragazzini che si azzuffavano per i corridoi per preservare l’onore della propria squadra. In quei giorni la situazione stava davvero precipitando. Edmund, da Prefetto e membro della squadra, si era ritrovato a convincere diversi ragazzini del primo anno che dovevano smetterla di lanciare fatture contro i loro compagni Grifondoro, quando, da membro della squadra, avrebbe preferito Schiantarli tutti, i Grifondoro. Era davvero stanco di quella situazione. Qualche giorno prima Belle aveva tolto una decina di punti a dei Serpeverde per quello stesso motivo e Frannie era stata tentata di rispondere al fuoco togliendo venti punti a qualche Corvonero a caso.
“…Ma non lo hai fatto, vero?” chiese Tony certo che la risposta sarebbe stata negativa.
“Certo che no” rispose lei. Fece una pausa ad effetto e aggiunse con nonchalance “…Ci ha pensato Edmund per me”.
Mag scoppiò a ridere, mentre Tony sorrise imbarazzato. Non se lo aspettava proprio.
“Se lo meritavano, McMartian” precisò Edmund vedendo lo sguardo perso del ragazzo, che si rilassò leggermente, anche se aveva la sensazione che i tre gli stessero mentendo.
A un certo punto Tony disse che doveva tornare in Sala Comune, così li salutò, li ringraziò per l’oretta passata tutti insieme e si diresse verso il castello. Frannie lo guardò allontanarsi con aria sognante.
“Si molleranno presto” disse sdraiandosi comodamente accanto a Mag “guardate, quella nuvola siamo io e Tony che ci sposiamo, non sembra anche a voi?”
Edmund prese posto accanto a lei.
“A me sembra più un drago” disse scrutando il cielo e le poche nuvole che si muovevano su di esso. Sorrise, quel pomeriggio si sentiva sereno per la prima volta da mesi.
“A me un cane che suona il flauto” disse Mag.
I due amici scoppiarono a ridere.
“Ma no, è il fuoco del drago!” insistette Edmund.
“…È il mio vestito da sposa, punto” tagliò corto Frannie.
Rimasero a ridere e a cercare qualche strana forma fra le nuvole per un’altra ora abbondante, poi, quando iniziò a imbrunire e l’aria si fece più fresca, Edmund balzò in piedi, diede una mano alle due ragazze e fece alzare anche loro. Insieme si diressero verso il castello.
“Ragazzi,” disse Mag a un certo punto, senza guardarli in faccia “grazie per oggi, è stato importante per me avervi vicini… Siete stati… grazie” disse senza trovare le parole giuste per esprimere il bene che voleva ai due.
Edmund le diede una gomitata affettuosa, mentre Frannie le circondò le spalle, la strinse a sé e le diede un bacio sulla guancia.
“Per te ci saremo sempre, vero Edmund?” disse facendo l’occhiolino all’amico e lasciando andare l’amica, che aveva abbassato il volto, imbarazzata.
“Certo, sempre” annuì lui affondando le mani nelle tasche dei pantaloni.
“…Grazie” ripeté Mag.
Rientrarono nel castello e corsero tutti e tre a prepararsi per la cena. Mag incontrò Jasmine nel dormitorio e le raccontò gli avvenimenti della giornata. L’amica ci rimase un po’ male, ma sentendo quanto il ragazzo del sesto anno era stato insensibile nei suoi confronti, le diede ragione.
Frannie era già uscita dal dormitorio perché sperava di trovare Edmund da solo per fare insieme a lui quattro chiacchiere. Trovò il ragazzo seduto su una poltrona a leggere il libro che gli aveva regalato Mag per Natale. Fino a quel momento non si era ancora deciso ad aprirlo.
“Da oggi la smetterai di tenere il broncio tutto il giorno, vero?” gli disse arrivando alle sue spalle.
Quando gli fu davanti fece un sorriso sornione, Edmund invece arrossì.
“Smettila, Fran” sibilò lui guardandosi intorno spaventato.
“Scommetto che non sai di cosa parlo, vero?” chiese lei ridendo.
“No, infatti” disse lui tornando a leggere con finta disinvoltura.
“Bene, allora te lo dirò io… Margaret!” disse voltandosi verso l’amica che stava scendendo le scale del dormitorio con Jasmine.
Edmund chiuse il libro di colpo e si voltò verso Frannie con uno sguardo omicida.
“Hey, eccomi!” disse Mag alle sue spalle, facendo sussultare l’amico che non aveva capito che Frannie l’aveva nominata perché stava effettivamente arrivando.
“Di che parlavate?” chiese con noncuranza, poi ci pensò su e guardò Frannie con aria interrogativa.
“…Da quando mi chiami usando il nome per intero?!” chiese ridacchiando.
“Niente, è perché Edmund…” rispose prontamente Frannie con un ghigno.
“…Sto leggendo il tuo libro” tagliò corto il ragazzo mostrando il volume alla ragazza.
“Oh, solo adesso? Io il tuo l’ho già finito!” rispose lei con aria sognante, il pensiero rivolto alle meravigliose razzie di Capitan Sparrow per il mar dei Caraibi.
“Non avevo molto tempo prima” rispose Edmund con un’alzata di spalle.
“Perché, adesso che ci sono i GUFO ce l’avresti?” lo stuzzicò Frannie con un tono allusivo che Mag non riuscì a decifrare.
“Sì, Frannie” rispose lui inviperito.
Margaret non capì il motivo di quella risposta acida, ma sottopose Edmund a un interrogatorio su quel che aveva letto sulle strategie militari in epoca medievale, interrogatorio che finì quando erano ormai a metà della cena.
“Senti, vuoi leggerlo prima tu, per caso?” le chiese esasperato il ragazzo servendosi il salmone alla griglia.
La ragazza finalmente si zittì e Frannie ringraziò il cielo, dato che le interessavano ben poco quegli argomenti.
 
* * *
 
Edmund uscì dal campo di Quidditch con un diavolo per capello. Percorse il sentiero che portava al castello insieme a Malfoy, il quale stranamente in quei giorni era piuttosto silenzioso e aveva perso la voglia di fare lo sbruffone per la finale, almeno con i compagni di squadra. I due stavano parlando della Coppa del Mondo di Quidditch.
“Mio padre ha detto che ci sono alte probabilità che il Ministro Caramell in persona ci inviti nella sua tribuna!” disse Draco con orgoglio, ma senza pavoneggiarsi come avrebbe fatto con chiunque altro.
“Fico!” borbottò Edmund “Io non so esattamente dove saremo seduti, ma penso in posti piuttosto buoni. Devi chiedere a Frannie, lei lo sa di sicuro”.
Una volta arrivati in Sala Comune, poco prima della cena, trovarono Mag, Jasmine e Frannie chine su tre vestiti verdi quasi del tutto uguali, se non per la forma, su cui era stato ricamato un serpente argentato. Stavano discutendo animatamente con davanti un paio di libri di Incantesimi.
“Che state facendo?” chiese Edmund puntando la bacchetta contro il borsone per spedirlo nel dormitorio.
“Ci prepariamo per domani!” rispose Jasmine sorridendo tranquilla. Mag e Frannie erano concentrate sulla stoffa, le bacchette puntate contro il serpente.
“Eppure Elsa ci ha detto che è questa la formula!” disse Mag battendo una mano sul tavolo “Forse si è sbagliata…”
“Mag, stai calma. Adesso ce la facciamo” disse Frannie prendendosi la testa fra le mani.
Serpentis locomotor!” disse Mag puntando per l’ennesima volta la bacchetta contro il serpente, ma quello rimase immobile.
“Basta, ci rinuncio” disse posando la bacchetta “Peccato, Aurora ci ha fatto un mega favore a sistemarci questi vestiti!”.
“Alla fine sono belli anche se il serpente non si muove” disse Draco, che si era unito al gruppo, incuriosito.
Mag fece una smorfia. Provò a rileggere la pagina del manuale di Incantesimi, finalmente si accorse della minuscola nota a piè di pagina che non aveva notato fino a quel momento: “per gli abiti: texti locomotor”.
“Elsa è una stordita” disse posando il libro “E la formula non era quella: guardate!”
Riprese in mano la bacchetta, la puntò al vestito e pronunciò la formula. Subito il serpente argentato si mosse, percorrendo lo spazio verde del vestito. Sembrava un’anguilla che nuotava nell’acqua.
“Evvai, ce l’abbiamo fatta!” esclamò Frannie saltando sul posto “Siamo forti”.
Diede il cinque alle due amiche, che sorridevano soddisfatte.
“Guardate fin dove si è spinto il nostro patriottismo e amateci” disse sollevando l’abito di Mag per farlo vedere a Edmund e a Draco, i quali, pur non essendo particolarmente interessati ai vestiti, ammirarono particolarmente l’incantesimo.
“Siete le migliori” disse Edmund mentre Mag estendeva l’incantesimo agli altri due abiti con un sorriso soddisfatto.
“Non vedo l’ora di farlo vedere ad Aurora, anche se tiferà per gli altri” disse Mag con aria sognante.
“Direi che adesso possiamo andare a cena” disse Frannie tutta contenta.
Draco li salutò e raggiunse i suoi amici; Pansy Parkinson non lo aveva perso di vista per un attimo e guardava i vestiti delle tre ragazze con malcelata invidia.
Mag portò i tre abiti nel dormitorio e tornò dagli amici; insieme si incamminarono verso la Sala Grande. Quella sera l’aria era elettrica, molto più del solito. Harry Potter era arrivato con una scorta di una decina di Grifondoro, Ron Weasley gli stava accanto decisamente imbarazzato. I Grifondoro erano tutti estremamente rumorosi, davvero insopportabili. Per la prima volta dopo anni i gemelli Weasley non degnarono gli amici Serpeverde di uno sguardo. Non avevano neanche voglia di fare battute stupide al loro indirizzo perché sapevano che questa volta nessuno si sarebbe divertito. Da una settimana si ignoravano cordialmente.
Edmund era piuttosto teso, così Mag e Frannie lasciarono che sfogasse a parole tutto il suo odio contro i Grifondoro, contro alcuni suoi compagni di squadra, da Miles che era un concentrato di noiosità ad Hans che osava fare l’amicone con lui quando lui non si era mai mostrato bendisposto nei suoi confronti. Mag passò rapidamente in rassegna il resto dei giocatori della sua squadra e vide che erano tutti abbastanza tesi. Flint era un fascio di nervi e parlava in modo concitato con il Caposcuola Serpeverde. Hans guardò verso di lei e le fece perdere un battito; le sorrise cordialmente, ma lo sguardo che ricambiò Mag fu pieno di rancore. Era ancora piuttosto arrabbiata con lui per come l’aveva fatta sentire i giorni prima.
“Aladdin verrà con te, Jas?” chiese Frannie provando a cambiare argomento.
La ragazza fece una smorfia, guardò il suo ragazzo che parlava con Potter e Weasley junior dall’altra parte della Sala e tornò a guardare gli amici.
“No, e deve anche starmi lontano domani” rispose con una punta di rabbia nella voce.
“Che è successo?” chiese Mag allarmata.
I sui due amici non avevano mai litigato da quando si erano messi insieme.
“Beh, lui ritiene che io debba fare il tifo per la sua squadra ogni volta che gioca, mentre non può fare uno sforzo per ricambiare una sola volta” rispose con un’alzata di spalle, convinta di aver ragione.
Per tutto l’anno aveva sempre seguito il suo ragazzo in tutte le partite, anche quelle che richiedevano il tifo per squadre che avrebbero compromesso la vittoria Serpeverde.
Grifondiota” sbuffò Frannie “come tutti i suoi simili”.
“Puoi dirlo forte” sibilò Jasmine.
“Ma farete pace, vero?” chiese Mag.
Non riusciva a immaginare un mondo in cui Jasmine e Aladdin non stessero insieme.
“Solo se vince Serpeverde e… se mi chiede scusa” disse Jasmine con un sorriso malizioso.
Quando si metteva in testa qualcosa era difficile dissuaderla.
“Una parola, insomma” disse Edmund ridendo.
“Vedete di vincere, altrimenti ingrandisco Rajah e ve lo mando nel dormitorio mentre dormite” continuò la ragazza. Sembrava molto seria.
“Ed, ti conviene vincere” disse Mag appoggiando una mano sulla spalla del ragazzo.
“Comunque hai ragione, Jas” disse Fran.
“Lo so” annuì soddisfatta la ragazza scuotendo i capelli e ostentando tutta la sicurezza che possedeva.
Prima delle dieci Flint mandò tutti i giocatori a dormire, dal momento che il giorno dopo il non essere ben riposati non sarebbe stato una scusa valida.
Mag, Frannie e Jasmine rimasero a chiacchierare in Sala Comune fino a tarda ora, anche se l’indomani si sarebbero svegliate presto per far compagnia a Edmund. Erano troppo esaltate per la partita, per i loro meravigliosi vestiti e per il tifo folle che avrebbero fatto l’indomani.
Andarono a dormire cercando di fare silenzio per non disturbare Miles e si svegliarono con la compagna di classe, verso le sette.
Edmund era già in Sala Grande, circondato dai membri della squadra. Fu felice di spostarsi più vicino alle amiche. C’era una confusione mai sentita prima. Sembrava l’alba di una battaglia epica, del Bene contro il Male. Ovviamente Serpeverde costituiva il Bene, anche se in quei giorni erano quelli che avevano perso più punti a causa del fanatismo impazzito.
Serpeverde non perdeva una finale da anni, da quando il fratello maggiore dei gemelli Weasley non aveva strappato una vittoria a favore dei Grifondoro. Erano tutti molto tesi perché le cose erano cambiate parecchio nel corso degli anni. Era arrivato Potter, un giocatore più che capace, ed era in possesso del manico di scopa più veloce del mondo. La squadra Serpeverde si era adagiata sugli allori a lungo e negli ultimi tre anni aveva incominciato a vacillare. Erano tutti molto tesi, anche se nessuna delle due squadre dubitava della propria vittoria.
Quando la squadra si alzò e si diresse verso il campo, Frannie iniziò a truccarsi la faccia con i colori dei Serpeverde. Jasmine l’aiutò mentre Mag rideva della follia dell’amica. Il risultato finale non era per niente male, però: gli occhi e le labbra erano stati dipinti con i colori della squadra, mentre sull’intero volto Jasmine le aveva dipinto un serpente che partiva dal mento e arrivava fino alla fronte; il serpente aveva un’aria decisamente aggressiva.
Alla fine Mag si lasciò convincere e si fece aiutare a mettere il rossetto verde e argento. Jasmine, oltre al rossetto, aveva disegnato con l’eyeliner agli angoli delle palpebre quelle che sembravano le squame di un serpente.
Quando uscirono dalla Sala tutti le guardarono ammirati. C’erano dei Grifondoro messi decisamente peggio. Neville Paciock si era dipinto la faccia metà di oro e metà di rosso; il disegno di Frannie era decisamente più elegante e meno grossolano.
Si avviarono verso il campo e presero posto negli spalti dove il tifo per i Serpeverde era più attivo. Notarono con sommo dispiacere che gran parte della scuola aveva preso le parti dei rosso-oro.
“Guardate Piton!” gridò Frannie indicando il professore, dall’altra parte del campo, vestito interamente di verde con un cappello argentato. Le ragazze scoppiarono a ridere ma lo amarono immensamente.
Presero posto abbastanza vicini a Tony e Daphne; il ragazzo era un po’ a disagio, ma quando vide Frannie si illuminò. Almeno c’era qualche faccia conosciuta in mezzo a quel marasma di gente.
Peter e Susan si fecero largo fra la folla per raggiungere le amiche del fratello minore.
“Bei vestiti!” esclamò Susan ammirata.
Le tre ragazze ringraziarono soddisfatte.
“Allora, siete cariche?” continuò la giovane Corvonero tirando fuori uno striscione con scritto “Forza Serpeverde!” che si alternava alla scritta “Forza Edmund!”.
“Ovviamente sì!” rispose Frannie “Sono contenta che abbiate scelto la giusta parte!”
“A dire il vero io tifo per i Grifondoro, ma non ditelo a nessuno” esclamò Peter leggermente imbarazzato.
“Pevensie, se non fosse che tuo fratello ti vuole bene ti spingerei giù da questi spalti senza usare la bacchetta” rispose Frannie rimanendo seria. Il ragazzo rispose con una risata.
“Stanno per iniziare!” esclamò Mag vedendo che le due squadre avevano preso in mano le scope.
“Ed ecco i Grifondoro!” urlò Lee Jordan, che come al solito faceva la cronaca senza celare la sua mancanza di imparzialità.
“Potter, Bell, Johnson, Spinnet, Weasley, Weasley e Baston! Ampiamente accreditata come la squadra migliore che Hogwarts abbia avuto da parecchi anni…”
“BUUUUU” gridò Frannie insieme al resto dei Serpeverde.
“Mamma mia quanto lo odio, Jordan!” esclamò Mag “Non potevano trovare un cronista più capace?!”
“Ed ecco la squadra Serpeverde, guidata dal capitano Flint. Il capitano ha apportato alcune modifiche nello schieramento. Si direbbe che abbia privilegiato la taglia, più che l’abilità…”
Mag fu indecisa se rimangiarsi quel che aveva appena detto su Jordan. Si unì alla nuova generale esclamazione di sdegno ma sotto sotto fu piuttosto compiaciuta.
“Comunque poteva anche dire i nomi degli altri giocatori!” disse Frannie, venendo accolta da grida di assenso da tutto lo spalto.
Mag vide Edmund fare una smorfia e capì perfettamente il motivo: sarebbe stato bello, una volta ogni tanto, essere nominato come Edmund Pevensie e non come “membro della squadra di Flint”.
Videro Flint e Baston stringersi la mano con forza, salire in sella e iniziare la partita.
Il fischio d’inizio andò perso nell’urlo della folla mentre quattordici scope si libravano a mezz’aria. Malfoy iniziò a tallonare Potter, che non poteva prendere il Boccino, altrimenti avrebbero perso ugualmente, dato che nella classifica Serpeverde era in testa di duecento punti.
“Grifondoro in possesso della Pluffa. Alicia Spinnet ha la Pluffa e si dirige verso la porta di Serpeverde, vai così, Alicia! Argh, no, Pluffa intercettata da Pucey. Pucey attraversa il campo e… Bel colpo George! Pucey perde la Pluffa, la prende Johnson. Forza Angelina!! Bel dribbling su Montague! Attenta, un bolide da Pevensie! E SEGNA! DIECI A ZERO PER GRIFONDORO!”
Il mare scarlatto dall’altra parte del campo esultò.
“AHIA!”
Angelina finì quasi disarcionata mentre Marcus Flint la urtava.
“Vai così Flint!!” urlò Mag.
Flint farfugliò qualche scusa dicendo che non l’aveva vista. Mag era sicurissima che stesse mentendo, ma lo amò per questo. Voleva vedere i Grifondoro schiacciati.
Un attimo dopo Fred Weasley colpì Flint in testa con la sua mazza da Battitore. Il naso di Flint finì contro il manico della sua scopa e prese a sanguinare.
“RIGORE. RIGORE!!” sbraitò Frannie.
E rigore fu, ma per entrambe le squadre.
Flint stava ancora sanguinando e per Baston non fu difficile parare il colpo, mentre Miles non riuscì a parare quello di Angelina.
Grida di sconforto si sollevarono dalla parte delle tre ragazze.
“VENTI A ZERO PER GRIFONDORO!” urlò Jordan.
Intanto Hans e Edmund avevano cominciato a tirare Bolidi addosso a qualunque membro della squadra avversaria. Hans era rimasto molto cordiale con l’amico della sua ex, mentre Edmund faceva di tutto per stargli alla larga, e si notava anche mentre erano in campo.
Peter ogni tanto borbottava che non era giusto giocare così, mentre Susan – supportata dalle tre Serpeverde – gli fece notare che Fred e George stavano facendo la stessa identica cosa.
“Che partita sporca” rispose lui scuotendo la testa.
Lui e Tony erano fra i pochi che non si stavano divertendo per niente nel vedere tutti quegli atti scorretti e poco sportivi.
“Sinceramente finché non fanno del male a Edmund o a Flint per me va bene tutto” disse Susan. Mag e Frannie furono totalmente d’accordo con lei.
“Per l’amor del cielo, se spaccano la faccia a Flint ci guadagniamo tutti!” borbottò Peter cercando di non farsi sentire dalla sorella. Non nutriva molta stima per il suo coetaneo.
Mag e Frannie si guardarono in faccia e scoppiarono a ridere; non vedevano l’ora di riferire quello che avevano appena sentito a Edmund.
Più di una volta, durante la partita, si sfiorò la follia. Madama Bumb era fuori di sé e Mag ringraziò più di una volta di non trovarsi in mezzo a quel massacro.
Serpeverde aveva segnato qualche volta, ma Grifondoro continuava la sua inesorabile scalata verso la vittoria. Fred e George si stavano scannando contro Edmund e Hans a colpi di Bolidi e Frannie e Mag si chiesero se le cose sarebbero tornate a essere le stesse con i due amici avversari.
Ormai il punteggio di entrambe le squadre saliva più per i rigori che per l’abilità delle due squadre. In pratica stava vincendo chi era più bravo a non farsi beccare mentre commetteva un fallo.
Ogni tanto Potter avvistava il Boccino ma gli stava alla larga perché non avevano ancora dato abbastanza distanza al punteggio dei Serpeverde. Malfoy era concentratissimo ma non era mai il primo ad avvistare il Boccino, cosa che fece infuriare Mag.
Dopo un’ora di partita Frannie e Mag non avevano quasi più voce. Per di più, se Harry avesse intercettato il Boccino, Grifondoro avrebbe vinto, e tanti saluti alla Coppa per Serpeverde. Erano tutti molto tesi e a ogni accenno di fallo invocavano il rigore.
“Guarda!” urlò Mag in preda all’estasi più pura. Pucey aveva preso per i capelli Katie Bell, che aveva lasciato cadere la Pluffa.
“Brutti imbroglioni!” gridò Jordan senza più fingere di curarsi della sua presunta imparzialità.
“Ha fatto bene!” disse Frannie lanciando uno sguardo complice a Mag. Mag rispose entusiasta allo sguardo dell’amica, ma poi vedendola sogghignare arrossì violentemente, senza capire il perché.
“…Jordan, se non riesci a commentare in modo imparziale…” intervenne la voce strozzata della McGranitt, che a malincuore aveva dovuto sgridare il cronista.
“Dico solo le cose come stanno, professoressa!”
“VENDUTO!!” urlò Frannie furibonda.
Finalmente Hans e Edmund avevano iniziato a prendere di mira Potter. Mag si mangiò le dita perché sapeva perfettamente per chi fare il tifo, ma sperava che Potter ne uscisse illeso. Fortunatamente riuscì a seminarli con la Firebolt. Mag si vergognò del pensiero che aveva fatto e ricominciò a incitare Edmund con maggior ardore.
Come avevano annunciato che avrebbero fatto, i Serpeverde fecero ricorso a ogni mezzo per prendere la Pluffa. Edmund colpì Alicia con la mazza e si giustificò dicendo che l'aveva scambiata per un Bolide. George Weasley in cambio gli diede una gomitata in faccia. Madama Bumb assegnò altri rigori a entrambe le squadre, e Baston fece un altro salvataggio spettacolare. Sembrava davvero determinato a vincere.
“Ahia, questa Edmund non gliela perdonerà” disse Frannie ridendo quando l’amico ricevette la botta dal gemello Weasley.
Anche Fred aveva tirato fuori gli artigli e aveva sparato un paio di Bolidi contro Montague, che stava cercando disperatamente di segnare. Hans si era beccato una mazzata in faccia e gli sanguinava lo zigomo destro. Mag sorrise impercettibilmente a quella vista.
“OH NO CAZZO” urlò Frannie indicando Potter. Il ragazzo aveva visto il boccino e Malfoy era partito all’inseguimento del Grifondoro.
“GUARDA, CHE GRANDE!” urlò Mag quando vide che Draco cercava di frenare la Firebolt di Harry con le sue mani. Comportamento decisamente scorretto, ma decisamente necessario.
Il gesto, accolto con sonori insulti da tutti i tifosi Grifondoro, era servito per far perdere le tracce del Boccino. C’era ancora speranza, anche se Mag iniziava a essere pessimista sulla riuscita della partita.
“Mag approva qualcosa che fa Malfoy!” strillò Frannie ridendo.
“Prima e ultima volta” rispose l’amica senza riuscire a trattenere una risata.
Poi successe tutto nel giro di pochi istanti: Malfoy vide il Boccino, Harry si gettò all’inseguimento del Cercatore e la sua Firebolt raggiunse la Nimbus 2001 ad una velocità impressionante. Nel campo la guerra stava ancora impazzando quando Harry chiuse la mano intorno al Boccino, decretando la sconfitta dei Serpeverde.
Lo stadio esplose letteralmente.
Harry volò sulla folla e mostrò a tutti il Boccino, poi Baston gli fu vicino e scoppiò a piangere.
Il resto fu solo un imbarazzante, odioso, mortificante tripudio di gioia.
Mentre Silente in persona consegnava tutto soddisfatto la Coppa del Quidditch a Baston e la McGranitt piangeva a dirotto accanto alla sua amata squadra, molti di quelli che tifavano per Serpeverde iniziarono ad allontanarsi dal campo con il morale a terra. Flint ritirò la coppa d’argento per il secondo posto e, seguito dal resto della squadra, si rintanò negli spogliatoi.
Mag, Frannie e Jasmine era semplicemente scioccate. Credevano davvero che Serpeverde avesse la vittoria in tasca. Jasmine era furiosa. Guardava Aladdin sbracciarsi dall’altro lato del campo e sbuffava. Forse avrebbe anche dovuto congratularsi con lui. Mag e Frannie pensarono di andare ad aspettare che Edmund insieme a Peter e Susan; Jasmine li seguì, ma disse che poi sarebbe tornata subito in Sala Comune, tanto Aladdin sarebbe stato occupato a festeggiare per le ore successive. Peter stava cercando di rimanere serio e mesto, anche se dentro di sé stava esultando, un po’ come Tony, lì vicino, mentre Susan era furente.
Miles fu la prima a uscire col volto rigato dalle lacrime. La seguì Hans, che uscì sbattendo la porta e non degnò il gruppo di uno sguardo, o forse lo fece, ma Mag aveva abbassato gli occhi in tempo per non scoprirlo. Era furioso e gli sanguinava ancora lo zigomo. Il terzo fu Edmund, che aveva un brutto livido viola sul mento e gli sanguinava il labbro. Uscì come una furia dallo spogliatoio, vide i cinque ragazzi e sibilò “andiamo”.
Peter e Susan si scambiarono uno sguardo preoccupato.
“È meglio se te ne vai, Pete” disse Susan quando realizzò che il fratello maggiore non sarebbe stato di alcun aiuto a Edmund.
Mag e Fran lo seguirono consapevoli che sarebbero state delle ore molto lunghe.
“Io Flint lo uccido” sbottò quando Mag e Frannie gli furono accanto “Se mi rivolge ancora la parola lo ammazzo a colpi di Nimbus”.
“Io voglio uccidere molta più gente, a partire da chi ti ha fatto questo” disse Frannie guardando il volto dell’amico.
“George” sibilò lui.
“Uccidiamo anche Fred, per sicurezza” propose Mag, arrabbiata quanto lui.
“Ed, non è meglio se andiamo in infermeria?” chiese Susan titubante.
La risposta fu un no infarcito di qualche parolaccia.
“Ma non ti fa male?” insistette la sorella maggiore.
Mag stava per fargli la stessa domanda, ma dalla risposta dell’amico capì che era stato un bene rimanere in silenzio. Non le andava di essere trattata male da lui, cosa che sarebbe avvenuta senza alcun dubbio.
“Non rompere, Susan, ho detto di no”.
“Come vuoi. Allora ci vediamo in giro. Ciao.” rispose la ragazza bloccandosi sul posto e tornando verso il castello, indispettita.
Rimasero in tre.
“…Ci mancava solo quella rompiballe” disse Edmund per niente impressionato e continuando a camminare.
Né Mag né Frannie provarono a chiedergli dove fosse diretto. Ormai si erano lasciati alle spalle il campo sportivo, mentre per il castello c’era ancora un’entrata, ma la superarono. Edmund scese in silenzio verso il sentiero e si bloccò quando raggiunsero le rive del Lago Nero. A decretare che erano arrivati a destinazione fu il calcio che diede a un sasso che finì in fondo al lago. Fortunatamente era una bella giornata di sole e stare all’aperto sarebbe servito a distendere i nervi.
“Non perdevamo la Coppa da quasi dieci anni” disse lasciandosi cadere per terra, abbattuto.
“Vogliamo parlare di quanti rigori inutili vi ha dato la Bumb?!” disse Frannie sedendosi accanto a lui.
Mag si tolse le scarpe e andò a immergere i piedi nel lago.
“E quante volte ha fatto finta di niente per i falli che subivamo?” disse la ragazza girandosi verso i due amici.
“Che partita di merda, odio tutti” disse Frannie.
“Io credo che non rivolgerò più la parola a Jordan” disse Mag mettendo le mani sui fianchi.
“Io neanche sentivo quel che diceva, ma immagino. Che urto.” borbottò Edmund bagnandosi le mani con l’acqua e passandosele sul viso ammaccato.
Intanto sia Mag sia Frannie si struccarono con aria sconsolata.
Continuarono a elencare tutte le ingiustizie che avevano subito i Serpeverde dall’inizio della partita, ben attenti a non soffermarsi sulle scorrettezze di cui loro si erano resi protagonisti. Non era importante per il momento.
“…Flint è entrato nello spogliatoio e ha gettato la coppa contro il muro” disse Edmund con un sorriso, che si scurì non appena continuò “…Poi ha detto che siamo tutti degli imbecilli”.
“Immagino che abbia tartassato Miles” disse Frannie.
“Beh, alla fine era lei che ne parava una su quattro” rispose Edmund “Ma la cosa che odio di più è il fatto che nessuno abbia avuto il coraggio di prendersela con Draco. Ha giocato da schifo, al di là del fatto che non è riuscito a prendere il Boccino”.
“Beh, se se la prendono con lui dovete dire addio alle Nimbus 2001 e tornare alle Comet” disse Mag andando a sedersi accanto a Edmund.
“Il che non vi conviene” disse Frannie in tono pratico “E poi non è stato così male” aggiunse in difesa dell’amico.
Mag non era del tutto d’accordo, ma sapeva anche che lei non sarebbe riuscita a fare di meglio. Alla fine Potter aveva vinto per la velocità: sulla Nimbus 2000 avrebbe perso contro Draco, che era più avanti di lui.
“Doveva stare più attento. Eravamo in testa di duecento punti, doveva darsi una mossa al posto di continuare a farsi distrarre da Potter” disse Mag.
“Già. Duecento punti buttati alle ortiche” sospirò Edmund, che stava iniziando a calmarsi.
“Beh, guarda il lato positivo” disse Mag “Da lunedì Piton avrà tanti nuovi studenti da tartassare”.
“Non vedo l’ora di assistere, giuro” disse Frannie scoppiando a ridere.
“Anche io, lo confesso” disse Mag sorridendo.
“…Meglio loro di noi, no?” rispose Edmund quando smise di ridere.
“Guarda, Fran, anche il serpente ha smesso di muoversi” mormorò Mag guardandosi il vestito.
“Già, peccato” sospirò la ragazza avvicinando i piedi scalzi all’acqua.
“In ogni caso ci rifaremo l’anno prossimo. Magari ti nomineranno capitano, Ed” disse Mag stringendo affettuosamente il braccio del ragazzo.
“Figuriamoci, sono già Prefetto! Nomineranno Westergard, al ché uscirò dalla squadra!” disse con rabbia, suscitando la risata delle due ragazze.
Un gruppo di Grifondoro piuttosto rumorosi prese posto a pochi metri da loro, finendo col farli innervosire di nuovo. Sicuramente venivano dalla meravigliosa festa che si stava celebrando nella loro torre.
“Dite che in Sala Comune ci sia tanta confusione?” chiese Mag lanciando al gruppo molesto qualche occhiataccia.
“Io non ho ancora voglia di tornarci” disse Edmund titubante, sperando che le due amiche non lo abbandonassero lì da solo, aveva bisogno della loro compagnia.
“Allora rimaniamo qui” disse Frannie tornando a stendersi sull’erba con noncuranza. Tirò fuori la bacchetta e sussurrò “Muffilato”, sigillando lei e i due amici in una bolla insonorizzata.
“…Tanto quei BRUTTI STRONZI non ci sentono” urlò portando le braccia dietro alla testa.
Il gruppetto non sentì alcuna parola e continuò a chiacchierare rumorosamente come se nessuno avesse fiatato. Mag e Edmund crollarono per il gran ridere.
“BASTON GIOCA DA SCHIFO” gridò Edmund tenendo lo sguardo fisso sul lago.
“JORDAN È UN IDIOTA” si unì Mag soffocando una risata.
I tre stavano piangendo dal ridere, era troppo divertente. Dopo una buona mezzora di insulti gridati all’indirizzo dei Grifondoro, del resto delle Case e di qualche professore – gli insulti ai professori non guastano mai – si alzarono barcollando per le risate e se ne tornarono al castello, ancora abbattuti per la sconfitta, ma finalmente con il sorriso sulle labbra.
Mag non riuscì a convincere Edmund ad andare in infermeria, così, quando si avvicinarono alla Sala Comune, disse che andava a prendere qualcosa da bere in Sala Grande e tornò indietro, lasciando Frannie e Edmund da soli a guardarsi in faccia: nessuno di loro aveva voglia di bere qualcosa, ma non avevano fatto in tempo a dirglielo.
Quando tornò aveva in mano tre bottigliette di succo di zucca e una scatoletta di crema che le aveva consegnato Madama Chips per Edmund, il quale la mise in tasca sbuffando. L’avrebbe messa più tardi, ma quando le diede le spalle sorrise impercettibilmente.
“Non so se mi riprenderò da questa sconfitta!” sbuffò Frannie lasciandosi cadere su un divanetto.
“Beh, ragazzi” disse Mag in tono pratico “Possiamo crogiolarci nello sconforto per i prossimi due mesi oppure… C’è sempre il piano B”.
Frannie alzò gli occhi al cielo.
“Non dirlo neanche. Non dirlo!” sibilò portandosi le mani alle orecchie per non sentire quel che aveva da dire l’amica.
“…Concentrarci sui GUFO!” disse Mag con un sorriso malefico prima che le arrivasse in faccia una cuscinata da parte di Frannie.
 
*
 
Intanto, nella Sala Comune dei Tassorosso, Peter Pevensie e Tony McMartian brindavano insieme alla vittoria dei Grifondoro, senza fratelli, sorelle o ragazze a cui dover rendere conto.
 
 

NOTE

Scommetto che nessuno di voi ci è rimasto male per la rottura fra Mag e Hans. Vi hanno convinto le dinamiche che hanno protato Mag a lasciarlo? (Anche se lui andrà a dire in giro che si sono lasciati di comune accordo, pff).
Secondo voi adesso Edmund troverà il coraggio per dichiararsi?
E Mag si renderà conto che la cotta di qualche tempo prima era ben più che una semplice infatuazione o arriverà qualcun altro a farle battere il cuore? 
E Frannie la smetterà di prendere in giro Edmund e farà qualcosa per lei e Tony?

Per quanto riguarda la finale, è stato un vero peccato dover rispettare il canon, ahahah. Vi è piaciuto leggere quella scena dal punto di vista dei Serpeverde?
Spero che vi sia piaciuta la scena finale fra Edmund, Mag e Frannie... Trovate convincente l’amicizia che li lega?

A venerdì!
   
 
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