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Autore: Montana    14/12/2018    1 recensioni
"Preoccuparsi significa soffrire due volte"
Newt è tornato da New York e per la prima volta dopo molti anni è felice.
La sfortuna però sembra avere un debole per il povero Hufflepuff, che viene trascinato in un'indagine trans-continentale. Tra segreti, bugie, nemici vecchi e nuovi, la strada che Newt deve percorrere si allunga per tutta l'Europa; riuscirà, con un po' di aiuto, ad arrivare sano e salvo alla fine?
[Seguito di "Cos'è successo a Newt Scamander"; non seguirà il canon degli eventi di "Animali Fantastici-I Crimini di Grindelwald"]
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Gellert Grindelwald, Newt Scamandro, Nuovo personaggio | Coppie: Albus/Gellert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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- Questa storia fa parte della serie 'Newt Scamander's Saga'
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VII.
Dove Newt
ritorna ad Hogwarts
 
7 Febbraio 1927
Ministero della Magia francese, Parigi magica
Mattina
 
Tina pensava di aver imparato ad atterrare in piedi viaggiando con le passaporte, ma a quanto pare si era sopravvalutata. Incespicò e rischiò di cadere e terra, fortunatamente Wolf la prese al volo per un braccio. Le rivolse un sorriso affilato «Non sei abituata, eh?»
Lei sbuffò «No, ma a mia discolpa non mi capita spesso di usarne in America»
Una strega bionda andò loro incontro «Buongiorno, sono Odille Gaillard, Ministro della Magia di Francia. Voi siete gli Auror assegnati alla missione speciale, vero? Prego, seguitemi»
Il Ministero francese era affollato e rumoroso, tutti si muovevano velocemente e l’aria era piena di messaggi rapidi che sfrecciavano da una parte all’altra. Il ministro, che parlava inglese con un pesante accento, si muoveva rapida e fluida mentre li aggiornava sulla situazione «Un mago che corrisponde all’ultima descrizione rilasciata di quello che state cercando è stato visto nei paraggi del quartiere latino qualche giorno fa. Non sappiamo a chi si sia rivolto di preciso, il mercato nero della magia lì prolifera come non mai. Era in compagnia di un altro uomo di cui abbiamo una descrizione. Paul, prendimi quel fascicolo! Lui è Paul Blanchard, capo dell’ufficio Auror»
Blanchard era un uomo alto e secco dall’aria esaurita che passò subito un fascicolo azzurro al Ministro. La donna ne estrasse un identikit e lo mostrò ai due Auror «Vi sembra familiare?»
Wolf annuì «Gregor Von Meinster, lo tenevamo d’occhio a Berlino perché lo sospettavamo affiliato a Grindelwald. Non avevamo torto, evidentemente. Avete altre tracce?»
«Purtroppo no, sono scomparsi subito. Se volete andare al quartiere latino per dare un’occhiata Blanchard può accompagnarvi: non è il caso che andiate da soli, un viso conosciuto può aiutarvi a ottenere più informazioni»
«Va bene, mi sembra una buona idea. Nel frattempo potrebbe prepararci una passaporta per il ritorno?» s’informò Tina. Il Ministro annuì e delegò il compito ad un funzionario, poi si congedò dagli Auror raccomandandosi che la contattassero subito se ci fossero state delle novità.
Quando si fu allontanata Tina chiese a Blanchard «Ma è sempre così?»
«Ultimamente è peggiorata, l’idea che un criminale di tale portata sia riuscito ad entrare in Francia sotto la sua sorveglianza non è piacevole in tempo di rielezioni. Non fa troppo bene nemmeno alla mia reputazione, quindi ci tengo particolarmente a darvi una mano. Andiamo?»
I tre si smaterializzarono in un vicolo molto vicino ad una strada affollata.
«È un quartiere babbano?» chiese Tina stupita.
Blanchard annuì «Il quartiere magico è a Montmartre, i criminali preferiscono nascondersi fra i babbani. Ormai la separazione non è più così rigida, in ogni caso»
Tina sentì una dolorosa punta di amarezza: ormai le era chiaro che sua sorella sarebbe potuta essere felice ovunque tranne che a casa. Cercò di non pensarci e seguì i colleghi nelle strette stradine. Purtroppo gli interrogatori si rivelarono inutili: nessuno aveva visto niente e chi aveva visto aveva comunque più paura di Grindelwald che delle forze dell’ordine.
D’un tratto Tina notò un negozietto dall’aria lugubre, nascosto in una stradina laterale buia e sporca «Blanchard, lì cosa c’è?»
Lui parve rabbrividire «Gli abitanti della zona la chiamano Maga Nera, ma a mio parere non ha nulla di magico. È solo una pazza convinta che il voodoo funzioni»
«Beh, se è una babbana non può sapere chi è Grindelwald, se ha visto qualcosa non dovrebbe avere paura a dircelo no?» suggerì Tina.
«Tentar non nuoce» constatò Wolf, e trasfigurarono i loro distintivi in distintivi della polizia babbana.
Appena entrati furono soffocati dall’odore del posto, un nauseabondo miscuglio di erbe aromatiche e puzza di animali. Wolf imprecò in tedesco e Tina sentì di condividere, qualsiasi cosa avesse detto. Blanchard li guardò simpaticamente, era già stato lì e ci aveva messo giorni a togliersi quell’odore di dosso.
Un tramestio e da dietro il bancone spuntò una donna con pelle e capelli scuri che a Tina sembrò stranamente familiare. Aveva occhi da animale selvatico, sospettosi e ferali.
«Cosa porta dei viaggiatori alla mia porta?» chiese. Aveva un accento strano, impastato, come se facesse finta di averne uno.
Tina si fece avanti «Siamo della polizia, ci è giunta voce che un criminale è stato visto qui nei dintorni pochi giorni fa. Ha notato niente di strano?»
La Maga Nera ridacchiò «Poche persone varcano la mia soglia, Madame. Il voodoo non è materia per tutti»
«Posso comunque farle vedere una foto? Magari l’ha notato nel quartiere» insistette Tina. L’altra donna la guardò per qualche secondo con i suoi occhi inquieti poi annuì. Quando Tina le porse l’identikit però scosse subito la testa «Non ho mai visto quest’uomo, agente» disse, e tornò ad occuparsi delle sue cose. I tre maghi ringraziarono, senza ricevere risposta, e se ne andarono.
«Quella donna mi mette i brividi» commentò Blanchard e Tina fu d’accordo. C’era qualcosa di strano nella Maga Nera, qualcosa che la faceva sentire minacciata. E a Tina non piacevano affatto queste cose.
 
 
Ufficio del Preside Dippet
Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Scozia
Nel frattempo
 
Newt uscì dal camino alle spalle del fratello e cercò di rimanere il più nascosto possibile mentre Theseus si occupava delle pubbliche relazioni.
«Buongiorno Preside, mi scusi se ci siamo presentati con così poco preavviso ma abbiamo assolutamente bisogno di parlare con il professor Dumbledore»
«Non preoccuparti Theseus, il mio camino è sempre aperto per gli Auror. Non ho fatto in tempo ad avvisare Albus, però, sta facendo lezione. Immagino ricorderai ancora la strada… oh ciao Newton, non ti avevo visto» aggiunse Dippet imbarazzato. Newt si sforzò di guardare in faccia l’uomo che l’aveva espulso da Hogwarts e mormorò «Buongiorno Preside»
Theseus parve accorgersi solo in quel momento della situazione imbarazzante che aveva contribuito a creare e si schiarì la voce «Bene, allora noi andiamo da Dumbledore. Lasci aperto il camino, Preside, mi raccomando»
Fuori dall’ufficio si rivolse a suo fratello «Scusami Newton, non ho pensato a quanto poteva metterti a disagio questa cosa. Pensavo ti avrebbe fatto piacere rivedere Hogwarts dopo tanto tempo»
«In effetti è bello essere di nuovo qui, anche se avrei fatto a meno di rivedere Dippet. Ti dispiace se faccio un giro mentre parli con Dumbledore? Dopotutto sei tu l’Auror…»
Theseus ghignò «Quando ti fa comodo lo riconosci, allora. Vai pure, ti manderò a chiamare quando avremo fatto»
Newt sorrise al fratello e si avviò per i corridoi deserti. Era mattina, gli studenti erano a lezione oppure ancora nelle Sale Comuni, quindi Newt aveva tutta Hogwarts per sé; l’ultima volta che gli era successo era stata la notte prima della sua espulsione, con Amy.
Cominciò a vagare senza meta, riconoscendo qua e là alcuni luoghi della sua giovinezza. Ecco l’aula della sua prima lezione di Incantesimi, la bacheca dove venivano affissi i risultati dei provini del Quidditch, il corridoio dove aveva rincorso lo Snaso per evitare che rubasse gli orecchini a due Ravenclaw… fu tentato di andare in Sala Grande o nelle cucine per un po’ dell’indimenticabile cibo di Hogwarts, ma desistette. Uscì fuori, nel parco spolverato di neve dov’era stato l’ultima volta per la cerimonia dei diplomi e camminò nell’erba scricchiolante fino alle serre. Senza farsi vedere diede un’occhiata dentro e vide Doug alle prese con un gruppo di Gryffindor e Slytherin. Il solo vedere le cravatte verdi gli provocò una fitta al petto da fargli mancare il fiato e si allontanò velocemente; avrebbe salutato l’amico a lezione finita, non voleva disturbarlo.
Tornò a vagare nel parco e la forza dell’abitudine ancora ben radicata in lui lo portò alla soglia della Foresta Proibita. Chissà quante nuove creature vi si erano stabilite, pensò, era una vita che non faceva una delle sue scampagnate notturne…
«Scamander?» disse improvvisamente una voce familiare alle sue spalle, facendolo girare. Sorrise, sorpreso «Professor Cline!»
Il suo vecchio mentore lo guardava perplesso «Newt Scamander, sei davvero tu? Merlino, che mi venga un colpo! Cosa ci fai qui?»
Newt sapeva di non potergli dire la verità quindi rispose con la prima cosa che gli venne in mente «Sono qui per la mia visita mensile alle creature della Foresta, signore»
Cline rise «Conoscendoti, potrei anche crederti. Mi fa piacere vederti; se mi aiuti a portare dentro questi posso offrirti una tazza di tè, che ne dici?» propose, indicando i fasci di rami alle sue spalle. Newt obbedì, facendoli levare in aria con un semplice movimento della bacchetta.
Arrivati negli appartamenti del professore, nei sotterranei vicino alla Casa di cui era a capo, Cline mise sul il tè e cominciò a parlare «Ho letto il tuo libro, l’ho trovato estremamente interessante e ben fatto. Noi amanti delle creature ti siamo debitori, pochi altri al mondo si sarebbero spinti così in là per provare che non tutti gli animali fantastici sono pericolosi»
Newt arrossì «Ho fatto solo il mio dovere, professore. Mi sono bastati pochi mesi al reparto Regolazione del Ministero per capire che così non si poteva andare avanti»
Cline fece una smorfia «Non parlarmi di quei bifolchi, sono loro le vere bestie. Hai fatto un ottimo lavoro, ma ora che farai?»
Newt prese la sua tazza di tè e lo mescolò meticolosamente «Al momento sto collaborando con l’ufficio Auror. Sono qui con mio fratello, è andato a parlare con il professor Dumbledore. Quando sarà finita questa indagine immagino che continuerò a fare il Magizoologo, chissà quante creature ci sono in giro per il mondo che mi aspettano. E lei, professore? Ha trovato un altro assistente?»
«Sì, si chiama Kettleburn. Un tipo esuberante, probabilmente finirà per perdere un arto o due ma è bravo con gli animali e anche con gli alunni. Immagino che la mia cattedra andrà a lui, quando deciderò di andare in pensione»
«Spero che il suo successore saprà ispirare i suoi studenti come ha fatto lei con me»
«È stato facile, tu ce l’avevi nel sangue. Ho sempre provato rimorso per quello che è successo, per non aver fatto qualcosa in più. Temevo che il tuo futuro fosse irrimediabilmente compromesso» un’altra fitta al petto che Newt cercò di dissimulare bevendo un sorso di tè «Sono contento di sapere che invece è andato tutto per il meglio»
«Quindi come va la Casa? Abbiamo vinto qualche coppa negli ultimi anni?» chiese precipitosamente Newt, nel tentativo fallito di cambiare spontaneamente discorso. Cline non fece una piega e rispose «Ci è mancato del carattere nella squadra da quando si è diplomato il tuo capitano, quel Fraser. Ma abbiamo vinto qualche Coppa delle Case. Continuiamo a portare avanti la nostra politica di duro lavoro e lealtà. A proposito, immagino tu sia ancora in contatto con Amelia Prewett! Come sta? Salutamela»
«Sta bene, è diventata Spezzaincantesimi e lavora alla Gringott. Sono sicuro che mi invidierà molto quando le racconterò che sono tornato ad Hogwarts»
I due Hufflepuff furono interrotti da un bussare alla porta. Un ragazzino con la cravatta giallonera fece capolino e disse «Professore, c’è un Auror che cerca il suo ospite. Il professor Dumbledore ha detto che l’avrei trovato qui»
Newt posò la tazza e si alzò «Theseus deve aver concluso il suo colloquio, meglio se vado. Professore, è stato un piacere rivederla. Spero ne avremo nuovamente occasione presto»
Cline allargò le braccia «Mi trovi sempre qui, Newton. In bocca al lupo per tutto»
 
Theseus sapeva di avere tutto il diritto di interrompere la lezione di Dumbledore per avvertirlo di una svolta nel caso. Eppure, una volta arrivato alla porta dell’aula, si sentì nuovamente uno studentello spaventato al pensiero di disturbare un professore. Dicendosi di smetterla con queste sciocchezze bussò e aprì la porta senza aspettare una risposta. Si trovò puntati addosso gli occhi perplessi di una classe di Hufflepuff e Ravenclaw che stavano trasfigurando topi in tabacchiere, più quelli preoccupati di Dumbledore.
«Theseus, cosa c’è? Avevamo previsto un incontro?» gli chiese il professore.
«No, è stata una decisione presa all’ultimo. Possiamo parlare in un luogo che sia un po’ più… privato?» rispose l’Auror.
«Prego, vieni nel mio ufficio. Voi continuate ad esercitarvi, quando se ne sarà andato il signor Scamander voglio vedere solo tabacchiere» ammonì Dumbledore.
Una volta nell’ufficio il professore si rivelò tremendamente preoccupato «Cos’è successo, Theseus? Ci sono novità? C’è stato un attacco?»
«Nessun attacco, ma abbiamo ricevuto una segnalazione dal Ministero francese. Grindelwald è stato a Parigi poco tempo fa. Lei conosce un qualche motivo per cui Grindelwald possa essere interessato a Parigi?”
Albus scosse la testa «Tutta la sua famiglia è originaria della Germania, non ricordo rifugi sicuri in Francia. Può darsi che sia andato a recuperare qualcuno dei suoi accoliti, prima di arrivare in America aveva certamente seguaci in tutta l’Europa. Vi hanno detto qualcosa a Parigi?»
«Non lo so, ci sono andati Wolf e Goldstein. Professore, abbiamo bisogno di lei»
«Dov’è Newton?»
«È venuto qui con me ma l’ho lasciato libero di fare un giro per il castello, ho pensato che se lo meritasse. Professore, abbiamo bisogno di lei» ripeté Theseus, insistente.
«Hai ragione Theseus, ho trascurato i miei doveri nei vostri confronti. Scusami. Non mi ero reso conto di quanto potesse essere difficile muovere contro… un ex amico. Ma avete bisogno di me, quindi riprenderò il mio posto nella squadra. Troverò al più presto un sostituto che insegni a questi ragazzi»
Theseus si sentì sollevato al pensiero di non dover sgridare il suo vecchio professore «Gliene sono grato. Comunque, finché non ci saranno piste più solide da seguire potrò rimanere ad Hogwarts. Basterà comunicare ogni giorno tramite metropolvere» aggiunse.
«Farò delle ricerche più approfondite nel Reparto Proibito, potrebbero esserci tracce di manufatti oscuri che interessano a Gellert»
Theseus annuì, sperando non si fosse notato il brivido che l’aveva percorso nel sentire il professore chiamare per nome un criminale «Perfetto, aspetterò un suo aggiornamento via metropolvere. Ora devo solo recuperare Newt, chissà dove si sarà cacciato»
Dumbledore fece uno dei suoi sorrisi criptici «Oh, penso di saperlo» disse, e fece segno a Theseus di tornare nell’aula. Gli studenti erano rimasti tutti diligentemente ai loro posti, davanti a tabacchiere più o meno pelose.
Il professore si rivolse ad un ragazzino Hufflepuff «Quagmire, per favore, vai negli appartamenti del professor Cline e chiedi al suo ospite di venire qui. Brady, tu invece va’ a chiamare il professor Boot, dovrebbe essere nella serra numero quattro. Per la prossima volta voglio almeno trenta centimetri di commento sull’incantesimo di oggi. Potete andare»
La classe si svuotò in un istante, i ragazzi troppo felici di finire la lezione con qualche minuto di anticipo. Poco dopo ecco arrivare Newt, che Dumbledore salutò con preoccupante sollievo. Mentre i due fratelli Scamander si apprestavano a tornare nell’ufficio del Preside arrivò anche Doug, ancora sporco di terriccio.
«Newt! Cosa ci fai qui?!» gli disse, contento di vederlo.
«Lavoro, accompagno mio fratello e faccio un tour nostalgico. Ti ho visto prima nelle serre, che aria da professore impegnato che avevi»
Doug sbuffò divertito «L’impegno mi serve tutto, con quelle pesti. Le nuove generazioni sono sempre peggio, noi non eravamo così»
«Mi permetto di dissentire, Douglas» li interruppe Dumbledore «Ricordo bene le tue piante che occupavano metà del tuo banco e la totalità della tua attenzione»
«Beh, per quanto mi piaccia rimembrare i bei tempi andati, e sono sicuro che Doug converrà con me che Ravenclaw resta la Casa migliore, io e Newt dobbiamo assolutamente tornare al Ministero» s’intromise Theseus.
«Scusate, non intendevo ritardarvi. Newt, di’ ad Amy che se va ancora bene vi raggiungo sabato per pranzo. Dumbledore, voleva vedermi?»
«Sì, ci sono delle cose di cui dovrei discutere con te»
 
Nel tragitto verso l’ufficio del Preside Theseus si accorse che Newt si era fatto di nuovo taciturno e aveva la sua tipica espressione di quanto un dubbio lo tormentava.
Preoccupato gli si fece più vicino, badando a non violare il suo spazio personale, e con tono più noncurante possibile gli propose «Che ne dici di andare a mangiare qualcosa a Regent’s quando arriviamo? L’aria di Hogwarts mi ha messo appetito e immagino che Tina e Friedrich siano ancora in Francia»
Perplesso, Newt annuì. Regent’s Park era stato il loro posto quando erano bambini e la madre li portava un giorno a Londra se si comportavano bene, era rimasto negli anni un punto di ritrovo per i due fratelli quando volevano stare da soli per quanto non ci andassero da molto tempo. Nessuno sapeva di Regent’s a parte loro.
Si smaterializzarono nel parco subito dopo essere tornati al Ministero ed essersi accertati che i due colleghi fossero ancora a Parigi. Con un po’ di soldi babbani che tenevano sempre in tasca per le emergenze comprarono sandwich e caffè caldo da un carretto e si sedettero su una panchina a mangiare.
Newt ruppe il silenzio solo alla fine del pranzo «Pensi che abbia irrimediabilmente compromesso il mio futuro, quando mi sono fatto espellere da Hogwarts?»
Theseus sapeva di dover ponderare con estrema cura le sue prossime parole, quindi ci pensò qualche momento prima di rispondere «Ai tempi pensavo di sì. Non ho mai capito quali siano state le tue motivazioni, pensavo l’avessi fatto solo per spregio o per follia. Dopo quello che successe al Ministero, poi, puoi immaginare come mi sentivo. Ero convinto che ti saresti perso, tra il fronte orientale e le tue creature. Ma vedendoti adesso, sapendo tutta la strada e la fatica che hai fatto, mi rendo conto che rimanendo ad Hogwarts a fare l’assistente di un professore non saresti mai diventato la persona che sei ora. E la persona che sei ora, Newt, fa la differenza. La fa per le tue creature, che grazie al tuo libro verranno finalmente trattate a dovere. Ma la fa soprattutto per noi. Se tu fossi rimasto ad Hogwarts in questo momento Grindelwald sarebbe ancora in America e solo Merlino sa che cosa starebbe combinando. Quindi no, non penso che tu abbia irrimediabilmente compromesso il tuo futuro: credo che tu sia riuscito a crearne un altro, il migliore che potevi»
Rimasero un altro po’ in silenzio, il caffè che andava raffreddandosi nelle mani di Theseus.
«Certo che siete bravi nella dialettica, voi Ravenclaw» offrì alla fine Newt, con un sorrisetto. Theseus si accorse che aveva gli occhi lucidi e prima di mettersi a piangere anche lui come un bambino rispose «Ognuno ha le sue doti, non esiste solo la lealtà degli Hufflepuff. Non sai quante volte me la sono cavata nelle interrogazioni con la mia parlantina»
Newt sbuffò divertito, ma l’imbarazzo continuava ad aleggiare tra i due fratelli. Allora Theseus decise di gettare la maschera e con il tono più naturale del mondo chiese «Allora, con questa Tina?»
Newt scoppiò a ridere.

 
  
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