Cammino, stringendomi a Francesco; la notte è calda, le stelle luminose, la sua risata riempie l'aria. In questa tiepida notte estiva, il suo braccio mi circonda e la sua figura mi sovrasta di parecchi centimetri. Arriviamo al portone di casa mia. "Beh, è stata una bella serata" gli dico, mentre mi volto a guardarlo. "Anche per me", dice lui sorridendo, guardandomi da vicino, spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Si avvicina a me, sempre di più, come un asintoto che approssima una retta all'infinito, come lui mi ha spiegato. Mi sembra di "respirare attraverso le sue narici", come dice quella canzone di Jovanotti, di respirare l'aria che mi soffia flebilmente mentre aspira. Mentre mi sta ancora mettendo una ciocca dietro l'orecchio destro, abbasso il viso, per guardarmi i piedi, imbarazzata. Lui mi tira su il mento con la mano, e il suo profondo sguardo castano si fissa nei miei occhioni sbarrati, prima di scendere sulle mie labbra. La sua bocca è socchiusa, la guardo pure io. Mi mordo il labbro, lui si avvicina a me ancora di più. Sento la sua barba che mi sfiora le guance, che mi sfiora il mento, che mi sfiora le labbra. Socchiudo le labbra come lui e le mie toccano le sue, mentre tiene il viso inclinato a destra. È un tocco delicato, un'amorevole carezza, un innocente sfiorarsi. Mentre le preme sempre di più sulle mie, cingendomi la vita, introduce la sua lingua nella mia bocca, affamato di me. Gli accarezzo le spalle, gli accarezzo le braccia, mi stringo a lui. Le nostre lingue roteano, si intersecano, si intrecciano. Mi stacco da lui per sommergerlo di baci a stampo, sulle labbra, intorno alle labbra. Il suo respiro caldo mi inonda, inebriandomi i sensi. Lo guardo negli occhi; gli do ancora un bacio a stampo, prima di dirgli "buonanotte" e allontanarmi, sorridendo.