Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: fotone    14/12/2018    1 recensioni
Le parole di una suicida. La descrizione dell'indescrivibile. Il furioso rapporto con le persone e con la difficoltà ad esprimere a parole ciò che non si può esprimere a parole, ciò che è legato al peculiare modo in cui una persona percepisce la propria vita.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il suicidio non si può descrivere; anzi, è proprio un peso descriverlo, è un peso parlarne. Credo fermamente che non si possa esprimere ciò che porta una persona sotto una macchina, sotto un treno, ai piedi di un palazzo, fra il sangue color carminio e ancora caldo che copre tutto lo spazio circostante. Una persona che conosce ciò di cui non si può parlare sa che ogni discorso sul suicidio, come quelli fatti a scuola o nelle pubblicità, è inappropriato, non può descrivere l'individualità della persona, che vince finalmente con il suicidio. Chi sta camminando verso la stazione, o verso il palazzo, non dice a nessuno cosa ha intenzione di fare. Non risponde nemmeno a chi lo chiama. Può parlarne dopo, quando nessuno può più fermarti. Può parlarne dopo, quando ha tentato e ha fallito - come me - o ha tentato e ha avuto successo - come Hanna Baker. Prima non può. Sta attento a non parlarne a scuola o con gli amici, per non preoccupare o attirare l'attenzione. Neanche ha bisogno di stare attento a non parlarne mentre si sta recando al luogo designato per suicidarsi, perché neanche sente chi gli chiede dove vada. È chiuso nella sua testa, occupato a parlare con un Dio che non sa se esista e a valutare cosa potrebbe andare storto - lasciandolo... vivo. Cosa guida le azioni di un suicida? Proverò a spiegarlo ora, a posteriori, pur essendo quasi impossibile. Se non si può descrivere il peculiare modo in cui una persona percepisce la propria vita, si possono mettere per iscritto le parole di una suicida. La descrizione dell’indescrivibile. Il furioso rapporto con le persone e con la difficoltà ad esprimere a parole ciò che non si può esprimere a parole. Sin da quando avevo tredici anni, era la rabbia, l'ira, la furia, il disprezzo per gli altri umani, ad essere uno dei fattori della sommatoria che mi spingeva ogni volta a provare. Credo che questa sia una motivazione comune: comune a me, che odio e disprezzo il mondo ancora più di quanto non lo odiassi prima, da circa un anno; le persone non hanno giustificazioni per il mio disprezzo disumano. Vi è poi un'altra motivazione, che pare essere meno comune di quanto pensassi: per quanto mi riguarda, non ho mai visto la morte come un qualcosa di negativo. La vita mi è sempre sembrata un susseguirsi infinito di fatiche, sofferenze, dolori, forse a causa di un trauma da distacco per qualche motivo più significativo di quelli degli altri. Prima delle elementari, pensavo che la morte fosse "l'ultimo grande dolore che pone fine a tutti i dolori della vita". Poco prima di iniziare la seconda elementare, mi sono guardata allo specchio, dissociando, rendendomi conto con stupore di essere arrivata - assurdamente - alla seconda elementare senza uccidermi - pensavo infatti "mi sarei uccisa", pur senza conoscere il termine "suicidio". La conclusione è che, come già ho detto, non è colpa di nessuno se mi sdraio sui dei binari, se ingoio più pillole del massimo consentito, se mi punto un coltello al petto. Non è colpa di nessuno se non mi sono mai preoccupata di guardare prima di attraversare solo perché la morte non era un gran male. Non è colpa di nessuno se disprezzo chiunque. Non è colpa di nessuno se sopravvivo ogni volta. L'unica colpa che le persone hanno è quella – fondamentale – di ostinarsi a non capire mai.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: fotone