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Autore: angelwithashotgun_    15/12/2018    11 recensioni
"Mi è stato detto di immaginare una musica lenta, un pianoforte e dei violini che suonavano attorno a noi, che ballavamo stretti l’uno all’altro sul pavimento liscio del grande salone illuminato da mille candele."
Ispirata alla canzone "A Gentleman's Excuse me" (Fish)
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(Si consiglia di leggere ascoltando questa: https://www.youtube.com/watch?v=lC4nbMxfvAc)




 
Sono uscito una volta, il mio viaggio è iniziato in quel momento.
Non avevo bisogno di qualcuno che mi stesse vicino, ma lui era al mio fianco, come è sempre stato.
Mi è stato detto di provare ad immaginare e l’ho fatto.
 
Avvertivo il rumore dell’acqua che scorreva, blu come il cielo limpido, trasparente come un diamante.
L’odore silvestre della montagna e degli aghi di pino mi circondava. Ne ho sentito la punta contro le mie dita, raccogliendone uno da terra; era fino, liscio, non come la corteccia dell’albero, ruvida al tocco.
 
Mi è stato detto che tanti colori popolavano quel quadro,
quello dei tronchi degli alberi e degli aghi era il colore dell’autunno,
che aveva il sapore delle castagne. Scuro, molto più scuro di quello della sua voce, gialla; luminosa come il sole che avvertivo caldo contro il mio viso.
Era calda la sua voce, che mi raccontava del mondo incantato in cui ero caduto.
Le sue mani morbide avevano preso le mie e tra di esse una foglia, verde come le distese infinite di erba in cui mi rotolavo quando ero piccolo, come la menta che pizzicava sulla lingua ma che riempiva i polmoni, rinfrescante.
Camminavamo ancora lungo quel ruscello, mano nella mano, stavo attento ad ogni singolo passo che muovevo, e contro le mie scarpe avvertivo i rami e le radici dure che si spezzavano sotto il mio peso.
Era un sentiero lungo che non conoscevo ma il profumo dei fiori e dell’acqua dolce mi accompagnava senza paura.
 
Mi raccontava di un castello costruito con le stesse pietre di cui sentivo la durezza lungo il ruscello,
nella quale abitava una principessa.
Ero io quella principessa e i miei capelli avevano il colore delle stelle, i miei occhi come giade, splendenti e cristalline.
Mi è stato detto di immaginare una musica lenta, un pianoforte e dei violini che suonavano attorno a noi, che ballavamo stretti l’uno all’altro sul pavimento liscio del grande salone illuminato da mille candele.
Ho fatto un passo indietro e ho sentito che il suo corpo seguiva i miei movimenti, come io seguivo lui un passo più a destra e ancora uno avanti mentre lui indietreggiava,
accompagnandomi nella musica dorata.
 
Il mio vestito era del colore candido dei gigli, morbido che quasi mi solleticava le gambe.
Mi è stato detto che i petali della rosa che tenevo in mano erano del colore del sangue,
quel sapore quasi ferroso che ho sentito sulla lingua quando da bambino sono caduto e mi sono spaccato il labbro;
Rosso come la rabbia o l’amore.
Era bello il colore delle rose,
me lo ricordava il suono della campana e la sensazione della moquette nella mia stanza, la stessa che avvolgeva le pareti del castello.
 
Quando un felice giorno lui mi ha salvato dal drago, l’armatura fredda, liscissima e lucente che indossava, mi ricordava quella al contrario ruvida e squamata del maestoso corpo della creatura sputa fuoco.
Grigia, mi ha detto e ho pensato all’incontro del colore della notte e del giorno, quando le nuvole che portavano la pioggia coprivano il cielo e lo intristivano;
come il fumo, con il suo odore forte e secco, che riempiva le narici.
E quando calava la notte, quando il sole se ne andava e il freddo entrava nelle ossa, quando l’umidità creava brividi contro la mia pelle, avevo paura.
La notte senza luna era nera come il carbone, come una stanza non visitata da anni, come la morte e la solitudine.
Non mi piaceva il nero,
perché quando la mia fantasia smetteva di correre, quando non c’era la luce della sua voce ad illuminare il mio castello, quel colore vuoto prendeva il sopravvento nella mia vita.
Tutto tornava nero, come lo è sempre stato ai miei occhi che non vedevano altro colore, e quel mondo incantato andava a dormire, avvolto da una notte che a me avvolgerà per sempre.
   
 
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