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Autore: Il cactus infelice    15/12/2018    0 recensioni
La guerra è finita, Harry Potter ha sconfitto il Signore Oscuro e ora tutti si apprestano a tornare alla normalità. Kingsley Shacklebolt è diventato il nuovo Ministro della magia, Hogwarts ha riaperto i battenti apprestandosi ad accogliere nuovamente gli studenti, linfa vitale del futuro della società magica. I morti per la giusta causa vengono ricordati con onore, i Mangiamorte che sono fuggiti vengono arrestati e chi ce l'ha fatta cerca di riprendersi la vita leccandosi le ferite e ricordando i cari persi.
Ci vuole tempo per guarire, per superare i traumi, c'è chi ci mette di più e chi un po' meno. Ma, in mezzo al dolore, tutto il Mondo Magico è felice per la sconfitta di Lord Voldemort. Tutti, eccetto Harry.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, I Malandrini, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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CAMBIAMENTI 

 

Harry gettò la testa nel water e vomitò tutto l’alcol che aveva ingerito la sera precedente.
“Miseriaccia, amico!” esclamò Ron dietro di lui. “Che hai fatto?”
Il moro mugugnò qualcosa di incomprensibile e si trascinò fino al lavandino dopo aver tirato l’acqua.
Aveva bevuto, ecco cosa aveva fatto. Aveva bevuto eccessivamente e ora le tempie gli pulsavano come se ci fosse qualcuno che batteva dei martelli, gli sembrava di avere il sapore della morte in bocca e la nausea alla bocca dello stomaco rendeva tutto ancora peggio.
Persino Dean e Seamus che erano ancora nei loro letti non sembravano passarsela meglio. 
“Sei sparito dopo. Io ed Hermione ti abbiamo cercato”. 
Lui non era sparito, pensò, erano i suoi amici che erano spariti. Si era trovato a tenere compagnia a Malfoy, prima di… Non ricordava esattamente come erano andate le cose. Sapeva di essersi portato a letto una ragazza, non avrebbe saputo dire chi fosse però e men che meno come era stato. 
Che era successo? Era collassato sul letto e lei se n’era andata? Almeno, lo avevano fatto in quel dormitorio? Non ricordava… Se Ron ed Hermione lo avevano cercato, sicuramente saranno passati anche dal dormitorio. Forse lui non era lì. 
Maledizione! 
Superò Ron e si buttò di nuovo sul letto infilandosi sotto le coperte. Per quella giornata sarebbe decisamente rimasto a letto a poltrire. 
“Non vieni a fare colazione?” gli chiese Ron. 
Harry sbuffò. Possibile che bisognasse spiegargli tutto? 
“No, Ron. Non vengo. Ho bisogno di dormire”. 
Weasley richiuse la porta dietro di sé sbattendola leggermente ma ad Harry vibrarono persino i neuroni. 
L’unica cosa positiva che aveva tratto da tutto quel bere era la notte di sonno. Non aveva sognato nulla, non si era nemmeno reso conto quando stava per addormentarsi. 

 

Si era abbandonato nel prato vicino alla rimessa delle barche. L’aria era frizzantina e si era dimenticato di mettersi la sciarpa. Ma poco male, il freddo lo teneva cosciente, gli pizzicava sulla pelle quel tanto che gli bastava per concentrarsi su quel leggero dolore fisico e non più su quello mentale.
Guardò il taglio che si era fatto sul braccio. Aveva capito perché le Cruciatus non gli avessero fatto così male, o almeno pensava di averlo capito, ma era così chiaro nella sua testa.
Il dolore fisico, in fondo, non è così terribile, è passeggero, è sopportabile, non torna a tormentarlo una volta cessato. Non era come il dolore mentale, emotivo, psicologico. Questo tipo di dolore gli provocava incubi, ansia, panico, pensieri distruttivi, lo gettava nell’alcolismo.
Sapeva dentro di sé che farsi del male era una cosa da idioti, che non avrebbe davvero risolto le cose - non nel lungo periodo - eppure una vocina nella testa gli diceva che il lungo periodo non aveva importanza, che doveva trovare un modo per stare bene ora, smettere di tormentarsi e se farsi un taglietto di tanto in tanto lo poteva aiutare anche solo cinque minuti allora lo avrebbe fatto. Sentiva ancora il pizzicorio della pelle che si cicatrizzava. 
Gli sarebbero rimaste le cicatrici? Pazienza, aveva già smesso di contarle. 
“Potter! Che fai? Mi segui?” si sentì una voce dietro di lui. 
Harry si affrettò ad abbassare la manica per nascondere la ferita. 
“Malofy! A dire il vero sono qua da prima di te, quindi semmai sei tu che segui me”. 
Il Serpeverde si sedette accanto a lui senza guardarlo. 
“Niente battutine astiose?” 
“Non ne ho voglia”. 
Il Grifondoro sospirò. Malfoy era decisamente cambiato, quella guerra aveva segnato profondamente anche lui, forse in modo irreparabile. I suoi genitori erano ad Azkaban e chissà come doveva sentirsi a riguardo. Strano che non lo odiasse e non cercasse di attaccare briga per questo. Ma forse aveva capito, era cresciuto e aveva compreso. Harry non era il nemico, Voldemort lo era e andava sconfitto. Quello che poi era capitato ai genitori di Draco non era stato nelle mani di Harry. Fosse stato per lui li avrebbe anche assolti, dopotutto Narcissa lo aveva aiutato nel suo piccolo modo. Ma capiva anche la posizione del Ministero: i coniugi Malfoy erano dei Mangiamorte, avevano il Marchio e avevano aiutato il Signore Oscuro nella sua ascesa. 
Era strano che anche Draco non ci fosse finito, ad Azkaban, visto che portava pure lui il Marchio. Sapeva che il giovane Serpeverde non aveva voluto tutto quello, che era stato coinvolto in qualcosa in cui non credeva davvero sotto chissà quali minacce e paure - e probabilmente questo era capitato anche a diversi altri giovani che erano capitati tra le fila di Voldemort - ma dovevano comunque pagare, volenti o nolenti. 
Malfoy magari non era ad Azkaban ma nel suo modo ne pagava le conseguenze. Bastava guardarlo in faccia. 
Harry tirò fuori una sigaretta e ne offrì una anche al ragazzo seduto accanto a lui. 
“Per Salazar, Potter! Vuoi che mi uccida con quelle?” 
“Tutti dobbiamo morire prima o poi”, fu la risposta laconica del moro. 
“Sì, ma preferisco non farlo soffrendo”. 
“Come vuoi”. 
Il Grifondoro mise in bocca la sigaretta e l’accese con la bacchetta. 
“Come mai da solo, Potter?” 
“Come mai tutte queste domande, Malfoy?” 
“Siamo qui entrambi, preferisci stare in silenzio?” 
“Io mica ti ho invitato a sederti con me”. Harry si girò a guardare l’altro con un sorrisetto divertito. Provocare Malfoy era diventato così facile. 
“Comunque sia, non mi va di stare nel castello, c’è troppa confusione”, rispose infine. 
“Troppi fan che ti chiedono la foto?”  
Fosse solo quello il problema, pensò Harry. Coi fan e i pettegolezzi ci aveva fatto il callo. Era tutto il resto che non andava. Erano le persone in generale, era lui, erano le voci, le risate, i fantasmi che gli pareva di vedere ad ogni angolo. 
“E tu, Malfoy? Come mai non sei coi tuoi amici?” 
“Quali amici?” 
Il senso di amicizia che aveva Draco non era certo lo stesso che aveva Harry. Lui si circondava di persone che poteva sfruttare e usare per il proprio interesse, come facevano più o meno tutti i Serpeverde e come gli aveva sempre insegnato la sua famiglia; non fidarsi mai di nessuno, non dare troppa confidenza. Le persone non sono buone di natura e non ci penseranno due volte a tradirti se si sentono minacciate. Tiger era morto, Goyle era a marcire ad Azkaban, Pansy per qualche motivo non gli parlava più e Zabini aveva deciso di non tornare ad Hogwarts. Le uniche compagnie che aveva erano Theodor, che parlava poco, e le sorelle Greengrass. Astoria, poi, era sempre così allegra e sorridente che alle volte gli dava sui nervi. Ma solo alle volte perché il più delle volte, invece, era proprio quello che serviva per sorridere. 
Anche Harry avrebbe avuto bisogno di un’Astoria, si vedeva lontano un miglio. Ma conoscendolo, sicuramente portava quel peso - qualsiasi fosse - da solo. 

 

“Posso tagliarti i capelli?” chiese Kiki ad Harry mentre questi apriva un libro e cominciava a sfogliarlo. 
“Che cosa?” 
“Sono brava a tagliargli. Potrei farti una pettinatura super-figa”. 
Il ragazzo la guardò perplesso. 
“Sono lunghi, ti stanno bene, ma posso fare di meglio”. 
“Non-Non saprei”. 
“Dai!” 
La ragazza spostò una sedia sotto il suo sedere per farlo accomodare e chiese alla Stanza delle necessità di farle apparire un rasoio. 
“Ehi! Che vuoi fare con quello?” chiese il ragazzo, allarmato. 
“Tranquillo, non te li taglio a zero. E se proprio non ti piace, possiamo usare un incantesimo per farli tornare come prima”.  
Con quella rassicurazione, Harry la lasciò fare. Dopotutto, aveva appena usato su di lui un incantesimo per ridargli completamente la vista e doveva dire che senza occhiali si stava molto meglio. 
Kiki raccolse i capelli che gli cadevano ai lati con delle forcine e iniziò a tagliare. Harry guardava i suoi capelli cadere in morbide ciocche scure e pensò che, qualsiasi cosa l’amica gli avesse fatto, sarebbe andata bene. Forse un cambiamento fisico lo avrebbe aiutato. 
“Ta-daaaaah!” gridò Karen mettendo via il rasoio. Davanti ad Harry comparve uno specchio e il ragazzo osservò il proprio riflesso. Non si era mai immaginato con quella capigliatura, eppure non gli dispiaceva. Affatto. Kiki gli aveva tagliato la parte sottostante dei capelli che ora erano molto corti. 
“Puoi farti la coda, così si vede”, disse la ragazza prendendo un elastico e legandogli i capelli in un piccolo codino. 
“Mi piace”. 
“Visto? Non ti stanno male”. 
“Affatto”. 
“È un po’ audace come cosa però a me piace molto”. 
“Grazie, Kiki”. 
Per lo meno sarebbe riuscito a farli stare in ordine.
“Dai, iniziamo a esercitarci ora”. 
Harry tornò a sfogliare i libri che aveva portato, cercando tutte le informazioni su come diventare degli Animagi. Per fortuna ora per entrare nel Reparto Proibito della biblioteca non si era dovuto nascondere sotto il mantello dell’invisibilità e andarci in piena notte. 
I due ragazzi restarono alzati fino a tarda notte, un po’ a leggere e un po’ a esercitarsi. A quanto pareva, per riuscire a trasformarsi in animale, serviva solo una forte volontà mentale e tanta energia magica, e non erano del tutto sicuri di esserne così in grado. 
Tuttavia, non mollarono, non finché Kiki non iniziò a sbadigliare. 
“Potremmo concludere per stanotte”, disse la Grifondoro. 
“D’accordo. Tu vai pure, io resto un altro po’. Controlla sulla Mappa del Malandrino se c’è qualcuno in giro”. 
“Oppure…”. Kiki lo guardò con un sorriso malizioso. “Potremmo fare altro”. Gli si avvicinò lentamente e poggiò le labbra su quelle del ragazzo. 
Harry ricambiò il bacio e la prese in braccio, lei gli strinse il bacino con le gambe. La Stanza delle necessità non esitò a far comparire un letto matrimoniale per i due. 

 

Sirius era in piedi davanti a lui, proprio come lo ricordava. Gli stava sorridendo e lo chiamava per nome. Accanto a lui c’erano anche i suoi genitori, Remus e Ninfadora. 
“Sirius!” sussurrò Harry correndogli incontro. Ma quando cercò di abbracciarlo, questi scomparve. Si girò verso James e Lily ma successe lo stesso. Erano come ombre che si disperdevano in nuvole di fumo ogni volta che tentava di toccarli. 
Lo spazio attorno a lui divenne nero e dei suoni sibilanti uscivano da tutte le parti, forse da delle pareti che non riusciva a distinguere perché era troppo scuro. Il ragazzo ci mise un po’ a capire che stavano dicendo. “È colpa tua, colpa tua. Tu li hai uccisi. È colpa tua, tua! Stupido, ragazzo!” 
Infine, quelle voci divennero urla. Harry si rannicchiò piegandosi su se stesso, le lacrime che sgorgavano come da dei rubinetti aperti. 
Poi successe tutto in una frazione di secondo: si era ritrovato nel letto di una stanza al buio e faticava a respirare. Maledizione! Aveva un altro attacco di panico. 
“Harry!” lo chiamò una voce accanto a lui. Kiki aveva acceso la luce della lampadina sul comodino e si era messa seduta accanto al ragazzo che si era aggrappato al suo braccio come fosse un salvagente.
“Cazzo, Harry! Respira!” 
Harry ci provava con tutte le sue forze ma gli risultava difficile. Com’era possibile che un atto naturale e normale come respirare gli risultasse così difficile? Inspirò ed espirò lentamente, iniziando a contare fino a cinque tra un’esalazione e l’altra. 
Un po’ alla volta parve calmarsi. 
“Ehi”, lo chiamò di nuovo Kiki con voce dolce. Gli mise le mani sulle spalle e gli si sedette dietro la schiena. “Cerca di calmarti. Va tutto bene. Sei con me e va tutto bene”.
Quando capì di essere riuscito a regolarizzare il respiro, il ragazzo si appoggiò contro il suo petto. 
“Scusami, ho solo fatto un incubo”. 
“Doveva essere un incubo terribile se ti ha fatto venire un attacco di panico”. 

 

La mattina seguente Harry e Kiki non parlarono dell’episodio avvenuto quella notte. La ragazza avrebbe voluto chiedergli cosa fosse successo, se stesse meglio, se poteva fare qualcosa ma l’espressione dell’amico le suggeriva piuttosto di lasciar perdere e aspettare un momento migliore. 
I due si sedettero al tavolo dei Grifondoro per la colazione quando ancora la Sala Grande non si era riempita di studenti. 
“Gin?” 
“Hm?” La rossina si girò verso Alicia che l’aveva chiamata con un tono strano. 
“Non ti sembra che Harry sia… Non so, diverso? Più… Attraente?” 
La piccola Weasley guardò di sottecchi nella direzione da cui vide arrivare Harry e pensò che l’amica avesse davvero ragione e lei lo aveva notato da un po’ ormai. Era più muscoloso, i suoi pettorali si notavano persino sotto le camicie, aveva dei bicipiti abbastanza evidenti e quel taglio di capelli, nonché la barba un po’ sfatta ma con uno certo stile rendevano tutto il quadretto… Smise di pensarci e spostò lo sguardo da un’altra parte. Le fantasie sessuali su Harry l’avevano tormentata per diversi anni e aveva avuto bisogno di uno sforzo mentale fortissimo per smettere di farli dopo che lui l’aveva lasciata. Aveva persino iniziato a frequentare quel Mike per riuscire a distrarsi. Ma Mike a letto si muoveva come un verme e aveva smesso di contare quante volte ormai con lui fingeva l’orgasmo. 
Le faceva schifo. 
Si sarebbe gettata tra le braccia di Harry anche in quell’istante ma aveva pur sempre un orgoglio. E poi, era lui ad averla lasciata. Non l’amava, questo doveva essere il motivo. Non era difficile da credere visto che ormai andava sempre in giro con quella tipa dalle meches blu e le gambe chilometriche. 

 

*** 

 

Ebbene, Harry è diventato un emo XD 
Harry: Maledetta! Ma che ti ho fatto di male? 
Taci!! 
Il taglio di capelli che mi ero immaginato è uno che va di moda ora (so che negli anni Novanta probabilmente non era così), con la rasatura sotto e sopra i capelli più lunghi, magari legati. 
E a Harry penso che gli starebbe bene. 
Be’, era ora che il ragazzo cambiasse un attimo.

Comunque, scusate il ritardo nell’aggiornamento, ma ho lavorato tutto il giorno. Bando alle ciance, ciancio alle bande, mi raccomando, lasciatemi i vostri commenti. 
A sabato prossimo! 

Cactus.

 

   
 
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