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Autore: pattydcm    16/12/2018    2 recensioni
“Quelle quattro scatole accuratamente nascoste sotto un mobile fanno da tomba al cuore di un uomo brillante e geniale. John le rimette al loro posto pensando a quanto gli sarebbe piaciuto scoprire una scatola che contenesse le prove del suo amore per lui”. Scopre, invece, che Sherlock ha collaborato con un team di giornalisti investigativi madrileni. Questi rivelano a John la verità sul ‘suicidio’ di Sherlock e lo invitano ad unirsi a loro per salvare il consulente investigativo dal pericolo nel quale si è cacciato. Verranno a galla verità sul passato di Sherlock, sui piani di Moriarty e sul rapporto tra i fratelli Holmes. Questa avventura vedrà crescere e consolidarsi il rapporto tra il dottore e il consulente investigativo, intenzionati a percorrere insieme il cammino che li porterà fino alla verità, sempre.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Buongiorno e buon weekend pre natalizio a tutti!
Siamo giunti all’ultimo capitolo! Con emozione oggi apporrò il flag al quadratino ‘completa’. Quest’avventura è iniziata il 9 aprile e oggi, dopo otto mesi e mezzo quasi giunge al termine. Non potevo non concludere con un layout particolare del testo, in modo da alternare il pensiero di uno dei personaggi a vari flashforward, giusto per lasciarvi un’idea di come sarà il futuro dei protagonisti e comprimari di questa storia.
Penso che ora mi prenderò una pausa, anche se ho qualche spunto e alcune bozze lasciate a macerare. Gli impegni lavorativi sono tanti e il tempo è poco. Dato però che anche lo stress è tanto, penso proprio che mi rivedrete, se vi farà piacere, con qualcosa tra qualche tempo.
Mi riserverò uno spazio per i ringraziamenti al fondo, nelle note dell’autore. Come sempre mi auguro che anche questo capitolo e questa conclusione siano di vostro gradimento. Io ne sono soddisfatta
Buona lettura e buone feste a tutti quanti voi (oh oh oh!)
 
Patty
 
Capitolo 36
 
Sei mesi fa decisi di chiudere questo blog nato, su consiglio della mia ex-terapeuta, come una sorta di diario pubblico.
Non mi sarei mai aspettato, allora, che sarebbe divenuto un non-luogo nel quale raccontare delle avventure vissute insieme al mio coinquilino consulente investigativo.
Lo chiusi a seguito del suicidio di questo consulente, gettatosi dal tetto dell’ospedale Saint Bartholomew.
Cercai di tenerlo in vita ancora per un po’, rinvangando le vicende passate, un modo come un altro per sentirmi vivo a mia volta.
Non funzionò, anzi, fu una pessima idea.
 Mi lasciai abbattere sempre più dai commenti acidi e irriverenti di chi continuava a insistere di come il mio amico fosse un pazzo impostore.
Oggi, a seguito di quanto avrete sicuramente appreso dalle diverse testate giornalistiche e dopo un lungo meditare, ho deciso di riportare in vita questo blog.
Riportare in vita.
 Non ho scelto a caso l’uso di queste parole.
 Già, perché, come saprete, cinque mesi fa’ è circolata la notizia del mio ‘suicidio’.
‘Il dottor Watson non ce l’ha fatta. Suicida anche lui come il tanto discusso Sherlock Holmes’, questo è solo uno dei tanti titoli che per qualche giorno hanno parlato del mio salto dalla cascate Cautley Spout allo Yorkshire Dales National Park.
Ho letto alcuni commenti, altri articoli e mi ha fatto male rendermi conto di quanto possa essere insensibile e giudicante l’animo umano.
Sembra superfluo dirlo, ma non sono morto e neppure il mio amico lo è.
Sto per raccontarvi un’avventura che ha dell’incredibile e che, ci crediate o meno, è accaduta per davvero.
Tutto e nato dal mio incontro con Firefox, giornalista investigativo del team dei ‘Los Errores’.
Sì, gli stessi dei quali avete letto della morte a seguito di un attentato nella casa del fratello del mio amico a Pall Mall.
In effetti, ora che ci penso, siamo ‘morti’ e ‘risorti’ in tanti in questa storia. Purtroppo ci sono state anche delle morti vere, ma di questo vi parlerò a suo tempo.
Avrete letto gli articoli messi in circolazione da ‘El mundo’, e che, per cassa di risonanza, sono arrivati fino a noi, sulla reale esistenza del criminale James Moriarty, colui che, pochi mesi prima che il mio amico inscenasse la sua morte, aveva causato il collasso dei sistemi di sicurezza di tre dei maggiori luoghi ritenuti, fino ad allora, inespugnabili del nostro Paese. Mi limito qui a riportarvi i link, affinchè possiate rinfrescarvi la memoria oppure apprendere la notizia dalla fonte originale).
 
Grey mette via la copia dell’ultima uscita di ‘El mundo’ che ha appena finito di leggere. Lopez gli ha comunicato il numero di click al loro sito legato all’uscita di ogni articolo e quanto quello che annuncia il loro essere vivi e le motivazioni che li ha spinti a fingere la loro morte sia stato quello più visitato.
<< ¡El premio Pulizer no se llevará a nadie este año![1] >> ha esclamato entusiasta. << Me he contactado con colegas de estaciones de radio y televisión de todo el mundo para tener una entrevista con usted y cuatro editores principales ya se han propuesto editar el libro que acompañará la investigación. Chicos, esta vez os habéis superado![2] >>.
A quale prezzo, però, è giunta questa vittoria. Hanno perso Sky e ora si preparano a tornare in patria con un uomo in meno, l’umore incerto e molti dubbi. Quelli suoi personali circa quanto è successo con Fox. Quelli legati al futuro del loro team, soprattutto ora che hanno perso un componente.
<< Harry me ha confirmado que el vuelo saldrá a las 8 de la mañana[3] >> lo informa Fox appoggiato allo stipite della porta. << Me gustaría tener más tiempo para prepararme para este regreso[4] >> aggiunge passando la mano tra i ricci arruffati. Ha il volto stanco, segno di una notte trascorsa a rigirarsi nel letto.
Sono rientrati dalla Svizzera insieme a Lestrade, lasciando Sherlock e John con Mycroft. Harry li ha accolti a Buckingham palace come guerrieri di ritorno da una guerra vinta per un soffio e Anthea li ha martellati di domande circa le condizioni del suo capo. Mistica, ormai, la segue come un’ombra.
È stato difficile il giorno seguente recarsi all’obitorio del Barth’s, dopo una notte trascorsa tra telefonate e messaggi per gli articoli pubblicati e quelli ancora da pubblicare e l’impatto che questi hanno avuto e stanno avendo sull’opinione pubblica di tutto il mondo.
Molly li ha accolti con un sorriso tirato e lo sguardo sospettoso e si è fatta rispettosamente da parte dopo aver aperto la cella-loculo in cui è stato custodito Sky. Mistica si è sciolta in lacrime gettandosi sul corpo freddo e privo di vita del ragazzo. Un momento straziante che persino Grey ha faticato a gestire. Quando si è coinvolti il prima persona è ancora più difficile mantenersi lucidi e distaccati.
<< Mi avete detto che non aveva parenti. Mi occorre l’autorizzazione per l’autopsia. Serve per l’indagine che si è aperta a seguito degli articoli da voi pubblicati >> ha detto Molly, porgendo a lui, capo del team, la documentazione da firmare. Quei quattro fogli pesavano tra le sue mani come un blocco di cemento. Pensarlo squartato, frugato e ricucito gli ha dato un senso di vertigine. Mistica si è opposta in modo fermo ed è stata dura spiegarle l’importanza di quell’ultima indagine. Continuava a scuotere la testa e ha trovato pace solo più tardi tra le braccia di Anthea.
<< Lo he pensado durante mucho tiempo y creo que puede ser una solución[5] >> dice Grey al suo collega al quale basta un’occhiata per capire a cosa si stia riferendo.
<< ¿Y crees que aceptará?[6] >> gli domanda scettico.
<< Ella no tiene nada que perder y creo que puede hacer un buen descanso para descansar de todo esto[7] >>.
Fox annuisce trovandosi d’accordo con lui. Potrebbe funzionare. Certo, bisognerà darle il tempo di ambientarsi, capire in cosa consiste il loro lavoro, ma è una tipa sveglia e curiosa. Le sue capacità informatiche non saranno mai equiparabili a quelle di Sky, ma sono una valida pezza e poi nulla vieta che possa imparare e migliorarsi.
<< En este caso, entonces, si acepta, consideraré la posibilidad de reponer al equipo. De lo contrario, en su lugar ...[8] >> aggiunge Fox prendendo un profondo respiro.
<< ¿Tenemos que hablar de eso ahora?[9] >> lo interrompe Grey. Non vuole sentire i termini di quell’invece. Spera, e di questo non va fiero, che lei accetti la proposta che ha in mente di farle anche per evitare quei termini.
Fox fa spallucce poco convinto. Di solito è Grey quello che insiste affinchè i sospesi siano chiusi e cose simili. Questa volta, invece, si ritrova a vestire i panni del procrastinatore. 

<< Cerramos esta investigación y volvemos a casa[10] >> gli propone. << Una vez allí veremos qué hacer, ¿qué dices?[11] >>.
Il ragazzo annuisce incerto. Indubbiamente non trattare ora la questione non gli piace, eppure accetta l’accordo. Hanno ancora una notte da trascorrere in questa città e buona parte del giorno successivo. Una parte di lui vorrebbe andargli accanto, cingergli la vita con le braccia, posare baci leggeri sul suo collo e poi continuare dolcemente. Grey non farà nulla di tutto questo, però. È già troppo strana la loro situazione.
<< Podríamos llevar a Miriam e ir a cenar a algún lugar típicamente británico, ¿qué te parece?[12] >> gli propone Fox. << Todavía tenemos un éxito para celebrar y un amigo para honrar[13] >>.
<< Yo diría que es una buena idea[14] >> concorda.
Mettere Mistica tra di loro è un’ottima strategia per non cadere in tentazione. Poi, una volta a casa ci saranno i bambini, le rispettive compagne, gli impegni di lavoro. Tante cose per evitare di pensare a quanto potrebbe essere bello e devastante allo stesso tempo. Per insabbiare la verità sotto strati di bugie.
 
Firefox, in sostanza, mi disse che il mio amico aveva inscenato il suo suicidio al fine di potersi infiltrare nella rete criminale di Moriarty e distruggerla dall’interno. Un lavoro lungo, svolto in incognito e del quale erano a conoscenza il fratello Mycroft e pochi altri. Quello che il mio amico non sapeva, però, era che questo maledetto criminale teneva sotto ricatto il fratello.
Sì, può sembrare strano che il famoso consulente investigativo non si sia reso conto di cosa stava accadendo e di come fosse stato spinto da quell’uomo a inscenare il suicidio al solo scopo di allontanarlo da Londra e poterlo raggirare al punto da portarlo dalla sua parte. Una mente brillante come la sua sarebbe di certo servita a Moriarty per i suoi loschi piani.
Quel che io non sapevo era che il mio amico aveva architettato la sua morte al fine di proteggere me, la nostra padrona di casa e il detective Lestrade. Moriarty, infatti, ci avrebbe uccisi tutti se lui non si fosse tolto la vita.
Non ne capite il senso, vero? Perché spingerlo ad uccidersi se il suo scopo era assoggettarlo al suo volere per entrare in possesso delle sue qualità deduttive? Fatevene una ragione: sono ragionamenti fatti da menti molto superiori rispetto alle nostre. Io stesso ci ho rinunciato.
Moriarty era a conoscenza di quanto fosse tutta una messinscena quel salto dal tetto del Barth’s. A sua volta aveva inscenato la sua morte sparandosi alla testa. Un altro abile trucco portato a compimento con l’aiuto del suo braccio destro, nonché sorella, l’ex caporale Sebastiana Moran.
Di tutto questo il mio amico era all’oscuro. Siamo stati io, Fox e il resto dei ‘Los Errores’ ad aprirgli gli occhi. Abbiamo allora iniziato questa lunga discesa verso l’inferno allo scopo di distruggere, questa volta per davvero, Moriarty.
Non è stato facile.
Abbiamo dovuto pedinare uno dei cecchini che avrebbe dovuto porre fine alla vita di Lestrade ed estorcergli quali fossero le intenzioni non tanto di Moriarty, ma del suo braccio destro Moran. Questo ci ha portati a ritrovarci incastrati nella sparatoria avvenuta al palazzo di Charles Augustut Magnussen (qui di seguito il link per chi si fosse perso la notizia), durante la quale il mio amico è stato gravemente ferito al torace proprio dall’ex caporale.
Ho rischiato di perderlo, questa volta per davvero.
Sono stati momenti terribili che si sono conclusi al meglio solo grazie all’intervento di una persona a noi molto cara e alla quale dobbiamo la vita. Entrambi, sì.
 
Molly sposta lo sguardo meditabonda da una all’altra delle magliette che tiene tra le mani. Il letto è invaso di indumenti, borse, accessori e proprio lì accanto, su una sedia, un trolley gigantesco giace aperto, come il ventre di un cadavere, in attesa che si decida a mettervi dentro la canotta rossa o la maglietta blu.
<< Sembra essere una decisione molto importante! >> nota Greg, appoggiato allo stipite della porta.
<< Importantissima, Gregory >> ribatte lei sollevando l’indice al cielo. << Potrei pentirmi di non aver portato qualcosa, questo mi metterebbe di pessimo umore e poi tu saresti costretto a fare i salti mortali per consolarmi. Non vogliamo arrivare a tanto, vero? >> gli strizza l’occhio maliziosa.
<< La mia donna premurosa che non vuole mi possa trovare in una situazione scomoda >> le si avvicina cingendole la vita. << Pare, però, che i materassi dei letti dei lussuosissimi hotel nei quali pernotteremo siano davvero molto comodi >> le sussurra catturandole le labbra con le sue.
<< No, dai, non mi distrarre! >> si ribella poco convinta, senza realmente rompere il bacio. << Partiamo tra otto ore e guarda ancora in che condizioni sono >> insiste, gettandogli le braccia al collo.
<< Talmente sconvolta da dire una cosa e farne un’altra, già >> la schernisce lui. Cadono sul letto in mezzo ai vestiti, passati improvvisamente in secondo piano.
Da quando Greg è tornato dalla Svizzera stanno vivendo una sorta di idillio fatto di lunghi baci, sesso dolce e movimentato e un susseguirsi di bellissime notizie.
È stata aperta, sì, un’inchiesta ai danni dell’ex detective Lestrade. Il connubio, però, tra le notizie riportate negli articoli dei ‘Los Errores’ in merito a quanto è accaduto in Svizzera e le lodi intessute da Harry circa l’intervento magistralmente condotto dal detective e dal capitano delle guardie a piedi Coldstream, ha portato a una rapida conclusione dell’inchiesta e al ritorno di Greg nel suo ufficio, tra i colleghi storici. Gli alti vertici di Scotland Yard, infatti, si sono trovati costretti non solo a restituire il ruolo originario al valido elemento e a reinserirlo nella squadra omicidi, ma anche ad assegnargli una promozione degna dell’uomo che ha contribuito ad impedire la terza guerra mondiale.
È pazzesco come passino in un attimo tutti i problemi fisici, l’insonnia, lo stress quando si ottiene ciò che si vuole. Per Greg è il suo posto di lavoro, per Molly sapere che non avrà mai più a che fare con Mycroft Holmes e segretaria, né con tutto il loro seguito. Ritrovarsi le celle dell’obitorio svuotate dell’ingombrante presenza di Moran, Skyfall e i sicari che hanno fatto irruzione a Villa Holmes le ha fatto guadagnare serenità e anni di vita.
La ragazza non si ricordava neppure della richiesta fatta a John in quel terribile momento dove tutto sembrava stare per finire. Quanto ha ricevuto proprio in obitorio, dalle mani del dottore e del consulente, una busta contenente quello che entrambi hanno definito un meritato regalo e si è resa conto in cosa consistesse, è rimasta a bocca aperta, del tutto senza parole.
<< Stare fermi nello stesso posto per troppo tempo è noioso >> aveva detto Sherlock.
<< Abbiamo pensato, quindi, che sarebbe stato più appagante spostarsi >> ha aggiunto John.
Un mese tutto per loro. Autisti privati, guide private, trasporti privati e persino la possibilità di scegliere cosa fare e dove andare.
<< Non può ripagarvi di tutti i problemi che vi abbiamo creato e non vuole essere un contentino. Avete fatto tanto, anche troppo per noi e ve ne saremo eternamente grati >> aveva aggiunto John.
<< Qualunque cosa vi serva, ora e nel futuro, per voi e per chiunque altro a voi caro, non pensateci neppure due volte e venite da noi. La nostra porta sarà sempre aperta per voi >>.
È stupefacente come Sherlock sia cambiato. Né Greg né Molly potevano credere alle loro orecchie né tantomeno ai loro occhi. Quel sorriso sereno. Quel colorito sano sulle guance. L’amore fa davvero miracoli, a quanto pare.
<< Ti amo, Greg >> sussurra Molly all’orecchio del detective, che, come ogni volta in cui le sente pronunciare quelle tre parole, si tende allarmato. Un riflesso incondizionato figlio di troppe batoste prese, che ora, però, ha imparato a sedare. Si scuote, infatti, e bacia le labbra arrossate della sua donna. Ha scelto di tornare da lei, di lasciare i suoi dubbi nella clinica Svizzera.
<<  Io… non so cosa dire, Gregory >> aveva sussurrato Mycroft, ancora provato dall’intervento subito. << Non mi sarei mai aspettato che qualcuno facesse per me ciò che hai fatto tu. Nessuno di non stipendiato, intendo >> aveva aggiunto con un sorriso tirato che aveva stretto il cuore di Greg. << Io… non sono per nulla avvezzo a questo genere di cose. Ovviamente, farò tutto ciò che mi è possibile per aiutarti e… mi rendo conto che tutto ciò che mi viene in mente si riduce a favori, riconoscimenti ufficiali… io… non so come ci si comporta con le… persone >>.
Greg aveva cercato di non ridere. Non voleva metterlo in imbarazzo, era chiaro quanto fosse tutto nuovo per lui e quanta fatica e disagio gli stesse costando.
<< Forse ti sarebbe più semplice se fossi io a chiederti cosa voglio in cambio? >> gli aveva proposto serio.
<< Sì, te ne sarei grato >> aveva risposto lui che, benchè vinto dal dolore e dall’allettamento, conservava intatto quel portamento aristocratico ed elegante. Nel tono della voce. Nei gesti.
<< La tua amicizia, Myc >> aveva detto Greg, lasciandolo senza parole. << Non voglio altro che quella >>.
L’uomo di ghiaccio, come Moriarty lo aveva ribattezzato, si era sciolto come neve al sole, gettando quella maschera di solenne austerità. Aveva sbattuto le palpebre più volte, deglutito a fatica e le guance gli si erano colorate di rosso.
<< Io… non ho propriamente chiaro un amico cosa sia, Gregory >> aveva risposto imbarazzato.
<< Sono sicuro che imparerai in fretta >> aveva ribattuto, sedendosi confidenzialmente sul letto al suo fianco. << C’è un’altra cosa >> aveva aggiunto e questa volte era stato il suo turno di imbarazzo. << Ho avuto il difficile compito di fare da portavoce alla tua segretaria. Il primo consiglio da amico che ti do è quello di chiarire le cose con lei, perché è davvero presa bene quella donna. Fossi in te non me la farei scappare >> aveva strizzato l’occhio e lo aveva sentito ridacchiare impacciato volgendo lo sguardo altrove. << Mi ha chiesto di darti un bacio da parte sua >> aveva detto, cercando di mostrarsi spavaldo. << Ecco, ora mi trovo nella scomoda situazione di non sapere cosa fare. E come farlo >>.
<< Beh… penso siano quelle frasi di circostanza che non hanno bisogno di essere prese alla lettera, Gregory >>.
<< Lo so, Myc. Solo che Anthea mi ha dato ai nervi mostrandomi sempre un sorrisetto strano ogni volta che il discorso cadeva su di te e io ho bisogno di togliermi un dubbio. Magari può servire anche a te >>.
<< Che dubbio? >> gli aveva chiesto sospettoso.
<< Vedi, io ho una chiara idea del tipo di bacio che lei ti darebbe. Non so, però, se per te sarebbe lo stesso se te lo dessi io >>.
Si era reso conto solo dopo di come il suo tono di voce fosse cambiato, i gesti fossero rallentati e di quanto anche lo sguardo potesse essere carico di sottointesi. Solo quando era uscito da quella stanza si era reso conto di aver spudoratamente flirtato con l’uomo più potente d’Inghilterra. Uomo che era diventato di una accesa tonalità di rosso, facendolo preoccupare, date le sue condizioni, del fatto che forse avrebbe fatto meglio a non addentrarsi in un discorso simile.
<< Io… non lo so. Questo genere di cose non fa per me >>.
<< E perché no? Sei fatto di carne e sangue pure tu >>.
<< Anche troppa carne >> aveva borbottato lui. Greg, allora, non aveva potuto trattenersi oltre e aveva riso come un matto. Mycroft lo aveva guardato stranito per un po’ e poi, poco per volta, si era unito a quella risata. Proprio come era successo in quella squallida camera d’hotel a seguito di quella battuta ambigua detta da lui con tono incerto.
<< Io trovo tu sia in gran forma >> gli aveva detto Greg tornando serio. << Sei così elegante in doppio petto. Vorrei avere un’unghia del tuo portamento, ma pare che sia più attinente per me l’immagine del detective sciatto, col volto sempre troppo assonnato, la barba lunga e l’alito cattivo >>.
<< Ha il suo fascino >>.
<< Lo credi davvero? >> gli aveva chiesto avvicinandosi a lui più di quanto le convenzioni sociali stabiliscano tra due uomini, sebbene siano amici. Mycroft aveva annuito e aveva spostato velocemente gli occhi sulle sue labbra, per poi tornare ad agganciarsi ai suoi.
Doveva essere impazzito del tutto, Greg. L’unica altra volta in cui aveva baciato di sua spontanea volontà un uomo era stato ad una festa alla fine del corso di laurea ed era ubriaco fradicio.
Questa volta era stato come assaporare qualcosa di sconosciuto al resto del mondo. Sua nonna avrebbe detto che poteva essere il sapore della mela che Adamo rubò dall’albero del peccato, ma la citazione gli sembra troppo drammatica. A pensarci bene, però, ha baciato il fratello di Sherlock, prima donna per eccellenza, e un po’ di dramma ci può anche stare.
Era stato troppo bello. Troppo intenso. Troppo nuovo anche per lui, che di labbra ne ha baciate parecchie nella sua vita. Da quelle si è allontanato spaventato e lo stesso timore lo ha visto sul viso pallido di Mycroft. È durato un istante, però. Quegli sguardi in allarme si sono riempiti di risate e si sono ritrovati  l’uno a tenersi la pancia, l’altro la spalla ferita.
<< Myc, credo che questa storia ci abbia fatto uscire di testa! >> aveva esclamato, asciugando le lacrime di ilarità.
<< Decisamente >> aveva confermato lui, facendo altrettanto.
Non ne avevano più parlato. Si erano addentrati in discorsi più burocratici e seri, badando bene di stare lontani, e, una volta uscito da quella stanza, Greg era corso in bagno a sciacquarsi la faccia. Il pensiero di quanto accaduto cercava di tornare chiedendo di essere preso in considerazione, ma lui era stato bravissimo a eluderlo.
Ora è qui, sul letto della sua donna, che stringe tra le braccia. Lei che gli ha appena sussurrato il suo amore e che tante altre volte gli ribadirà in questo viaggio che stanno per fare insieme.
<< Anch’io ti amo >> le sussurra e sente che davvero sia così. Quel bacio per conto di terzi posato sulle labbra di un amico illustre non può cambiare tutto il suo mondo, infondo, no?
 
Ho rischiato di perdere anche io la vita perché ho dovuto affrontare Moran, la quale mi ha causato ferite importanti ed è stato solo grazie all’intervento di un’altra persona formidabile e al suo sangue freddo che ne sono uscito vivo. Acciaccato, gravemente ferito, ma vivo.
 
I luoghi noti, quelli che si è soliti vivere e frequentare, possono cambiare tanto quando vi si torna dopo un lungo periodo di assenza. Meglio sarebbe dire che non sono loro ad essere cambiati, ma chi vi fa ritorno. Si guarda con occhi diversi, si percepisce con sensi più acuiti.
Anthea e Mycroft si guardano attorno con la stessa espressione di straniamento. Dopo mesi hanno fatto ritorno nei luoghi che quotidianamente frequentavano insieme e ora concludono la loro giornata entrando a villa Holmes.
Mycroft, il braccio sinistro ancora sorretto da un tutore, non ha avuto l’occasione di vedere trasformata la sua casa in un campo di battaglia. L’impresa di pulizie assoldata da Harry ha fatto miracoli, rendendo nuovamente vivibile questo posto. Igienizzata da cima a fondo, anche nei luoghi in cui nè gli ospiti di allora né i sicari si erano recati. Solo i passaggi segreti, in quanto tali, non sono stati toccati. Bisogna che qualcosa resti a testimonianza di quanto è successo, in modo che si possa fare la storia.
Con un sospiro che tradisce la sua stanchezza, Mycroft si siede a una delle due poltrone poste dinanzi al caminetto. Volge lo sguardo ad Anthea e con un gesto della mano la invita ad accomodarsi all’altra. Lei, ora decisamente più in forma, sebbene alcune delle ferite subite continuino a darle il tormento, accetta questa novità. Sa bene che dovranno parlarsi prima o poi e forse quello è proprio il momento giusto. Troppo a lungo è stato evitato questo confronto, procrastinato dalle tante importanti incombenze alle quali hanno dovuto presenziare a seguito di quanto è venuto fuori grazie agli articoli dei ‘Los errores’.
Ora che il buon nome di Sherlock e stato riabilitato, Moriarty riconosciuto colpevole dei capi d’imputazione per i quali era stato accusato, Greg reinserito al giusto posto a Scotland Yard e che tutti coloro che si erano finti morti sono risorti, possono tirare un sospiro di sollievo e affrontare l’argomento più difficile.
<< Prendo da bere >> dice Anthea, raggiungendo il mobiletto dove sono custoditi i liquori.
<< Non eri tu quella che diceva che non avrei dovuto bere? >> le fa notare Mycroft accettando il bicchiere di whisky.
<< Non da solo >> ribatte lei, facendo risuonare il suo bicchiere contro quello di lui prima di tornare a sedere. Prendono silenziosamente un sorso guardando entrambi le fiamme danzare nel camino.
<< Juan Hernàndez mi ha proposto di entrare a far parte del suo team >> rompe il silenzio Anthea, ricacciando giù l’ansia per aver finalmente comunicato la notizia. << Ho accettato >> aggiunge prendendo un altro sorso. Con la coda dell’occhio vede Mycroft annuire in modo solenne. Non sembra intenzionato a dire nulla a riguardo.
<< Ho visionato i curricula presenti nella banca dati dell’MI6 e ne ho trovati cinque degni di nota >> continua, irritata dal silenzio di lui.
<< Addirittura cinque >> ridacchia Mycroft.
<< Direi che sono pure pochi. Trovare qualcuno che abbia le capacità adatte per assolvere a questo ruolo non è stato fac… >>.
<< Non mi interessa >>.
<< Cosa? >> domanda lei incredula.
<< Non voglio che nessuno prenda il tuo posto, Jane >>.
Le sorride sereno, prendendo un altro sorso di whisky. La ragazza, incredula, sbatte più volte le palpebre. Dentro di lei una bailamme di sentimenti contrastanti si scatena confondendola. Cerca di riportare ordine con un sospiro che le da la forza di portare avanti il discorso.
<< Mycroft, tu hai bisogno di una guardia del corpo. E anche di una segretaria. Non puoi privarti di entrambe queste figur… >>.
<< Bryan potrà benissimo tenere la mia agenda >>.
<< L’inserviente del Diogenes club? Ma ha come minino ottant’anni >>.
<< E la memoria brillante di un ragazzino >>.
<< Ti prego, non scherzare su queste cose! >>.
<< Non sto scherzando, Jane. Tu meglio di chiunque altro dovresti sapere quanto sono maledettamente serio. Molto semplicemente non voglio che nessuno prenda il tuo posto >>.
Ancora una volta Anthea si ritrova senza parole e animata da un vocio interiore degno del mercato di un paese.
Un nuovo lungo attimo di silenzio li sorprende ipnotizzati dalle fiamme, i bicchieri dal contenuto pressoché intatto tra le mani.
<< Ho deciso di raccontare la verità su mio padre >> questa volta tocca a lui rompere il silenzio. << Voglio lavarmi la coscienza per essere stato complice di un assassino. Lo devo a mia sorella. A mia madre. A Sherlock e a me stesso. Soprattutto a me stesso >>.
<< Ma così… così verrai accusato di omicidio. Subirai un processo >>.
<< Che potrebbe portarmi a scontare una pena dai venti ai trent’anni di reclusione, lo so. Ne ho già parlato con Stephenson, al quale ho chiesto di assistermi legalmente. Mi ha detto che si potrebbe puntare su più attenuanti e, grazie alla testimonianza di Sherlock e alle malefatte di mio padre, che strategicamente faremo saltare fuori, potrei ottenere un notevole sconto della pena e i domiciliari >>.
Anthea si alza dalla poltrona e raggiunge il mobile bar decisa a versarsi dell’altro whisky, benchè il bicchiere sia ancora pieno. Le tremano le mani. Pensava sarebbe stata dura già dovergli dire della Spagna e della ricerca della sua sostituta. Non si aspettava che lui se ne sarebbe uscito con qualcosa di ancora più difficile da digerire.
<< Sapevi della proposta di Juan? >> gli chiede cercando di mantenersi calma.
<< L’ho vista vagare per la testa di Hernàndez quando eravamo qui tutti insieme >> dice alzandosi a sua volta. Si avvicina a lei ferma di spalle contro il mobiletto. << Lui ha perso un valido elemento e tu e quella ragazza avete legato tanto. Cambiare aria, poi, ti farebbe solo bene. Da troppo tempo trascorri le tue giornate con una persona che parla poco, sbuffa troppo e non ha altri stimoli da darti se non noiose riunioni alle quali hai imparato a sbadigliare dal naso >>.
Lentamente Anthea si volta verso di lui. Nonostante siano passati più di due mesi dalla morte di Moriarty, Mycroft ha il viso ancora segnato dai giorni di reclusione così come lei ha sulla pelle tracce dei lividi dei pugni presi. Nonostante questo non può fare a meno di sentirsi attratta da lui, dalla nota triste e solitaria che gli ha sempre scorto negli occhi. Sciocca donna che non può fare a meno di perdere la testa per tutti i cuccioli feriti che incontra per la strada.
<< Io… non ho accettato la proposta di Grey per cambiare aria, né per fare nuove esperienze >> ribatte cercando di mantenere ben ferma la voce. << L’ho accettata perché non sono più in grado di assolvere al compito per il quale sono stata assunta e perché so… so che non potrei restarti accanto in nessun altro ruolo. Non posso obbligarti ad amarmi come io ti amo >> ammette finalmente, sentendo la voce vacillare e il magone salire a strozzarle la gola. << So che è altro ciò che provi per me e… mi distrugge questo, perché io non sono tua sorella. Sono mossa da altri pensieri, altri sentimenti nei tuoi confronti, cose che tu dici non essere fatte per te. Mi dispiace, oddio se mi dispiace tu la veda così >> sussurra e le lacrime prendono il sopravvento. << Ma non posso farci nulla. E questo mi fa rabbia. Se restassi qui finirei con l’odiarti e non voglio. Saperti, però, da solo ad affrontare quanto tu stesso stai preparando mi devasta >>.
Mycroft sembra messo a disagio dalla sua reazione. Benchè ci provi, però, Anthea non riesce a fermare le lacrime e i singhiozzi che le accompagnano. Sente di essere tornata bambina, non troppo più grande di Jane e questo le fa ancora più rabbia. E’ probabile che anche lui riveda la sorella in questo momento e per questo si stia facendo coraggio ad avvicinarla a sé, a stringerla in un abbraccio un po’ impacciato e legnoso. Nonostante tutto, però, Anthea appoggia la fronte contro la sua spalla sana e si lascia andare al pianto.
<< Al mio fianco ci sarà sempre posto per te, Jane >> sussurra dolcemente al suo orecchio. << Non posso, però, costringerti a subire un altro calvario che io stesso non so che piega potrà prendere. Non voglio neppure possano additarti come mia complice. Permettimi di essere io per questa volta colui che protegge. Tu hai dato anche troppo per me >>.
<< E’ quindi riconoscenza questa? Per le violenze che ho subito? >> gli chiede scostandosi da lui che, però, la trattiene a sé.
<< No >> sospira scuotendo il capo ed è un sorriso quello che gli compare sulle labbra. << E’ il tuo bene quello che voglio. L’unica cosa che mi interessi >>.
<< E non hai pensato neppure per un istante che il mio bene potrebbe essere al tuo fianco, Mycroft? Non hai pensato a quel che provo per te? >> gli chiede sentendosi improvvisamente in imbarazzo a quella seconda dichiarazione.
Mycroft distoglie lo sguardo dal suo, a sua volta in imbarazzo. Le guance gli si sono colorate di rosso, sfumatura che la sorprende e le stringe il cuore allo stesso tempo.
<< Jane >>, esordisce incerto, << io mi sono sempre illuso di sapere tutto facendomi forte della risolutezza della logica e del ragionamento. Grazie a quanto è accaduto, mi sono reso conto fin troppo bene di non aver capito nulla e di essere la persona più ignorante sulla faccia della terra perché non so cosa voglia dire amare. Sto tentando adesso di dare un senso a questa cosa per me troppo grande e penso che sia amore questo desiderio che ho di saperti al sicuro. E se la tua sicurezza è lontana da me, accetterò il dispiacere di non averti accanto, perché so che mi mancherai tanto >>
<< Allora tienimi con te >> lo implora sentendosi nuovamente piccola.
<< Non adesso >> le sussurra lui accarezzandole la guancia umida con la mano sana. << Terrò sempre la porta aperta per te e il posto al mio fianco che ti spetta di diritto. Non pretendo nulla da te. Potrai scegliere se volerlo ancora quando le acque si saranno calmate. Quando sarò certo di non essere più un potenziale pericolo per te >>.
<< Ancora una volta anteponi il bene degli altri al tuo >>.
<< E non è forse anche questo l’amore? >> ribatte lui lasciandola senza parole.
In effetti è la stessa cosa che ha fatto lei per lui. Mettere da parte la propria incolumità, subire tutte quelle torture per riuscire a salvarlo. Sorride rendendosi conto che il suo capo, l’uomo di ghiaccio tutto d’un pezzo, sa dell’amore molto più di quanto non creda. Molto più di lei.
<< Va bene, Mycroft >> annuisce posando nuovamente la fronte contro la sua spalla sana. Vuole restare ancora così, tra le sue braccia, così vicina al suo profumo da lasciare che le resti sulla pelle.
<< Sai già quando andrai via? >> le chiede pettinandole i capelli con le dita.
<< Juan mi aveva detto di mettere a posto le cose qui prima di partire. In modo da non avere sospesi, ha detto >>.
<< E… pensi che sia arrivato il momento? >>.
<< Se non ho più sospesi, intendi? >> gli chiede e lui annuisce. Sente il suo cuore battere forte e senza pensarci più di tanto gli posa un bacio sul collo. Percepisce sulle labbra la pelle di lui accapponarsi e un’intima soddisfazione la avvolge.
<< Voglio restare qui con te stanotte >> sussurra, posando un altro bacio un po’ più su questa volta. Mycroft sembra essere rimasto senza fiato, cosa che alimenta la sua soddisfazione. << Non ti chiedo nulla se non la possibilità di restarti accanto >> dice posando un bacio sulla sua guancia. << Senza sesso, senza malizia. Tienimi stretta prima di lasciarmi andare >> aggiunge guardandolo negli occhi. << Regalami questa notte in cui poter essere solo io e te >>.
<< Solo io e te? >> ripete lui incredulo e lei annuisce. Si avvicina lenta alle sue labbra, felice di questo bacio tanto a lungo sognato.
<< Sai qual è la cosa che più di tutte mi tormenta, An? >> le aveva confessato Mistica in una delle lunghe notti trascorse insieme mentre tutto attorno a loro vacillava. << Non averlo potuto baciare un’ultima volta. Essere rimasta lì, a guardarlo andare via con te tra le braccia del nemico e non essermi lanciata verso di lui e avergli rubato un ultimo bacio >>.
L’avevano colpita le parole della ragazza. Commossa, l’aveva accolta tra le braccia e si era ripromessa che per se stessa non voleva questo tipo di rimpianti.
 
Ci siamo trovati, così, io e il mio amico, entrambi feriti e impossibilitati a muoverci.
È stato importante l’intervento del detective Lestrade e della persona che mi ha salvato la vita. La stessa che ci ha messi al corrente di come Moriarty avesse rapito Mycroft Holmes. Questi, infatti, era stato prelevato dal suo domicilio dagli uomini di quel criminale, cosa abituale, ma questa volta non era il solito prelievo forzato per ottenere informazioni e dare nuove istruzioni.
Il mio amico, benchè ferito, si è introdotto nella casa del fratello e da alcuni indizi lasciati lì apposta da Moriarty ha scoperto che Mycroft era stato portato in Cornovaglia.
Ci siamo allora diretti là, ma non tutti insieme. A causa dell’ex caporale Moran ci siamo dovuti dividere. Io, il mio amico e tre dei ‘Los errores’ siamo andati in Cornovaglia, mentre Skyfall, il quarto giornalista, e la persona che già mi aveva salvato da Moran l’hanno affrontata.
Con l’astuzia, Skyfall ha conquistato la fiducia dell’ex caporale, fingendo di essere dalla parte sua e di quel criminale del fratello. Sono arrivati, così, anche loro in Cornovaglia e, agendo insieme, loro dall’interno e noi dall’esterno, siamo riusciti a liberare Mycroft.
Durante la sparatoria che è nata nel momento della fuga, purtroppo Skyfall è morto.
Il mio amico è salvo solo grazie al suo ultimo gesto.
È stato colpito al cuore da Moran, intenzionata a uccidere il consulente.
Devo molto a questo ragazzo coraggioso, che ha salvato la persona per me più importante.
 
<< Devi mettere una firma qui >> dice Molly, indicando a Grey il punto in basso a destra dove deve firmare. << Potete portarlo via, adesso >>.
<< Abbiamo l’aereo stasera alle otto. Volevo chiederti se è possibile recuperarlo alle cinque >>.
<< Oh… sì, certo >> risponde lei a disagio.
Molly non vede l’ora che le celle siano liberate. L’idea di coloro che ospitano non le piace. Cinque degli otto sicari uccisi a Villa Holmes sono stati identificati e i loro corpi consegnati alle famiglie. Gli altri tre non sono stati reclamati da nessuno e Greg non ha ancora trovato alcuna corrispondenza tra le persone scomparse.
I due agenti dell’MI6 sono stati prelevati il giorno prima da mogli dagli occhi gonfi e attoniti. Non è stato detto loro che i mariti sono morti vestendo i panni di altri. Che sono stati uccisi per sbaglio. Non farebbe alcuna differenza, infondo. Sarebbero potuti morire comunque, lo si tiene da conto quando si decide di fare un lavoro simile.
“Allora, forse, sarebbe meglio non mettere su famiglia!” pensa e subito la mente vola a Greg. Non è un agente dei servizi segreti, ma il suo è comunque un lavoro pericoloso. L’idea di ritrovarlo, prima o poi, su uno dei catafalchi dell’obitorio non le piace. Neppure quella di doversi rassegnare al fatto che il rimanere ucciso durante un’indagine faccia parte degli imprevisti del mestiere. Non può, però, che accettare la situazione, dal momento che il suo uomo non vivrebbe senza il suo lavoro, proprio come lei.
Skyfall resterà suo ospite per altre tre ore, quindi. Grey la saluta cordialmente, volgendo un ultimo accorato sguardo alla cella.
Molly resta a guardarlo mentre esce dalla stanza e solo quando si ritrova sola, volge lo sguardo alle celle. Non tanto a quella di Sky quanto a quella subito accanto, dove giace quella maledetta donna. Sarà sua ospite ancora per più tempo. Nessuno, infatti, ha reclamato il corpo di Sebastiana Moran e, in quanto criminale, resterà in quella cella finchè non si troverà un loculo amministrativo al cimitero.
Molly si avvicina allo sportello. Vorrebbe aprirlo e guardarla, beandosi del fatto che sia morta. Ammirare la cicatrice che le ha dilaniato le carni e complimentarsi con John per il centro perfetto al cuore di questa strega. Ha paura, però, di questi stessi pensieri.
Toglie dal supporto il referto lasciato lì dal collega che ha eseguito l’autopsia. L’aveva firmata senza neppure leggerla, tale è il rifiuto che ha di lei. Sapeva solo del colpo dritto al cuore. Un cuore che, ora, scopre essere stato in piena forma.
“Forse perché non è mai stato usato” pensa, serrando le labbra a formare una sottile linea bianca.
Il fegato, invece, era messo parecchio male, così come i polmoni, segno di una vita fatta di abuso di alcol e sigarette, cosa che non si sarebbe mai detto a guardarla. Sa bene, però, Molly quanti insospettabili alcolisti ci siano al mondo. Benchè sia sobria da quando Greg l’ha ritrovata sversa sul tavolo di casa sua, non può dirsi sicura di essersi lasciata la bottiglia alle spalle. Ci sono ancora troppi momenti in cui molto volentieri pescherebbe una bottiglia a caso dal reparto alcolici del supermercato. Forse solo quando davvero questa cella sarà vuota potrà iniziare a risalire.
‘Un principio di ulcera duodenale e segni di reflusso gastrico’ scrive il collega. A quanto pare anche una persona senza scrupoli come lei era soggetta a stress. Eppure sembrava davvero non essere toccata da nulla.
‘Presenza di vecchie cicatrici sulla schiena causate da colpi di frusta o di cinghia’, prosegue. Ce la vedrebbe bene essere stata una patita del feticismo e del sesso sadomaso. Secondo chi ha redatto il rapporto, però, sono talmente chiare quelle cicatrici da poter risalire all’infanzia. Un moto di pietà sale al cuore di Molly. Non le piace provarlo, ma è più forte di lei. Non ha mai capito come si possa essere così folli da picchiare dei bambini, figuriamoci, poi, prenderli a cinghiate.
“Questo non giustifica, però, la donna che sei diventata e tutto quello che hai fatto” pensa e resta senza fiato quando inizia a leggere il capoverso successivo.
‘Dal controllo degli organi genitali risulta come la donna fosse al termine del suo periodo fertile’.
Molly rilegge più volte la frase sempre più incredula. Prende il telefono di tasca e compone il numero del collega.
<< Ciao Albert, scusa il disturbo. Mi è capitata sotto mano la relazione che hai fatto sull’autopsia della cella 26. So che l’avevo già firmata e mi rendo conto che può essermi sfuggito questo particolare  >>, mente un po’ imbarazzata, << ma leggo qui che la donna era in menopausa. Quando è stata identificata hanno portato i documenti ufficiali qui sui quali è riportata la data di nascita. Risulta avere 44 anni. La mia non vuole essere una critica, sono solo incredula, in realtà, ma sei sicuro fosse già in menopausa? >> gli chiede e avverte una strana sensazione di allarme nell’attesa della sua risposta.
<< Sì, lo confermo >> ribadisce il collega convinto. << Per quanto possa essere stata ancora giovane per le statistiche, nel range che vuole la menopausa verificarsi tra i 45 e i 55 anni quella donna si è collocata nella fase appena precedente. È possibile che avesse già da qualche anno le avvisaglie, anche se, considerato il tenore di vita che conduceva, come risulta dall’analisi degli organi interni, è possibile che non ci abbia fatto caso >>.
<< Grazie per la precisazione, Albert >>.
Molly fissa attonita la cella-loculo, il telefono ancora all’orecchio, sebbene abbia interrotto la comunicazione.
Non sa perché quella notizia la stia colpendo così tanto. Forse perché le fa notare come anche lei dovrebbe iniziare a fare i conti col suo orologio biologico. Forse perché giusto poco prima stava pensando all’egoismo del mettere su famiglia nonostante si svolgano lavori pericolosi.
Non le è molto chiaro stia provando. Sente solo che questa maledetta donna riesce a farle provare emozioni e sensazioni spiacevoli persino da morta.
 
Questa persona per me importante, ha deciso, data la situazione delicata che si era venuta a creare, di consegnarsi a Moriarty per permetterci di aver salva la vita.
Sì, perché la nostra fuga dal luogo in cui Mycroft era stato fatto prigioniero è stata interrotta dagli uomini di Moriarty. Lui stesso è sceso da una delle auto che ci hanno bloccato la strada e lì ho scoperto la parte per me più difficile da accettare del piano delicatissimo e geniale che il mio amico ha orchestrato per distruggere quest’uomo.
Mentre ci muovevamo per liberare il fratello, infatti, lui, allettato a causa della ferita al torace, vedendo quanto fossimo tutti quanti in pericolo ha proposto a quel pazzo un accordo folle. Era il consulente investigativo che voleva e questi gli si sarebbe consegnato in cambio della promessa che non ci avrebbe torto un capello.
Così, a malincuore ho dovuto accettare di vederlo allontanarsi da me e salire sull’auto del nemico. Un momento straziante, reso ancora più duro dal tentativo di Moran di ucciderlo e dalla morte di Skyfall. Tra i due folli fratelli si era creata, infatti, una spaccatura tale da portare l’ex caporale a tentare di liberarsi di Moriarty per poter prendere lei il comando. Questa abominevole donna è morta per mano del suo stesso fratello, che sembrava aver vinto su due fronti: liberarsi della sorella traditrice e ottenere per sé il genio del consulente investigativo.
Mentre il mio amico veniva condotto via, io, Mycroft, la persona alla quale devo la vita e i ‘Los Errores’ abbiamo fatto ritorno a Londra. Credendo di essere al sicuro, abbiamo trovato riparo a Villa Holmes dove, con stupore, abbiamo ricevuto dei messaggi dal mio amico.
Skyfall, infatti, gli aveva messo tra le mani la sim del suo cellulare prima di morire e lui è riuscito a nasconderla e a trovare il modo di usarla. Ci ha passato, così, i file grazie ai quali il detective Lestrade, in collaborazione col detective Dimmock, è riuscito a portare alla luce tutti i titoli azionari, fondi fiduciari, investimenti e le altre forme più disparate che costituivano l’immenso tesoro di Moriarty. Mycroft, infatti, ci aveva confidato che questi aveva acquistato, usando dei prestanome, molte industrie belliche e altre aziende dell’indotto bellico, divenendo il maggiore proprietario di armamenti di ogni calibro e dimensione e di tutto ciò che gravita attorno a questi. Per decuplicare il suo capitale non aveva che da scatenare la terza guerra mondiale.
Sì, lo so, sembra la trama di un film di James Bond, ma vi assicuro che è tutto vero. Se non credete alle mie parole, leggete gli articoli dei ‘Los Errores’ e quelli delle altre testate alle quali Mycroft e i partecipanti al vertice di pace hanno rilasciato le loro interviste (vi riporto qui i link).
Mycroft, in quanto persona di fiducia e intellettuale di spicco del panorama politico mondiale, era stato incaricato di organizzare il vertice di pace tenutosi alle cascate Reichenbach in Svizzera.
A questo vertice Moriarty aveva stabilito che uno dei dignitari presenti sarebbe stato ucciso da tale Renè, anarchico francese i cui connotati sono stati sostituiti chirurgicamente dal dottor Hoffmanstal affinchè assumesse l’identità di uno degli ambasciatori presenti (trovate tutti i riferimenti in merito alle persone qui citate e ai loro collegamenti con Moriarty in questo link). Questo assassinio avrebbe sancito l’inizio del terzo conflitto mondiale.
 
Dimmock guarda stupito l’uomo seduto al di là dello specchio unidirezionale. Non può fare a meno di scrutare ogni piega del suo viso e volgere poi lo sguardo alla foto che ha in mano.
<< Pazzesco >> sussurra scuotendo il capo. << Cosa mai può portare un essere umano a perdere, volontariamente, la sua identità per sempre? >>.
<< Un ideale in cui crede ciecamente >> risponde Greg comparendo alle sue spalle.
<< Io ho i miei valori, i miei ideali, ma non farei mai una cosa simile. Quest’uomo… è stato trasformato nella esatta copia di un altro e questo è… pazzesco! >>.
<< Moriarty era pazzo, infatti. Geniale, bisogna ammetterlo, ma pazzo. A che punto siamo con i controlli incrociati? >>.
<< Tutti confermati >> gli dice passandogli il plico che tiene tra le mani. << Tutto ciò che ha riportato nella sua confessione risulta attendibile. È stato ritrovato il corpo dell’ambasciatore rumeno là dove aveva detto e ucciso nel modo che ha descritto. E pensare che non ne voleva sapere di parlare e poi si è messo a cantare come un usignolo >>.
<< Sapere la fine che colui per il quale lavorava ha fatto fare alla moglie e ai due figli piccoli di Ravache gli ha sciolto la lingua. Anche gli ideali hanno i loro limiti, come vedi. Voglio sia tenuto sotto massima sicurezza. E’ il testimone chiave per l’accusa contro Moriarty >>.
<< Ho già predisposto ogni cosa. Quell’uomo non si muove da dove sta, non riceve visite di alcun tipo e ogni cosa che entra a contatto con lui è più che sorvegliata. Avevo proposto di tenerlo nudo in una stanza pressoché vuota per evitare si suicidasse, ma poi ha deciso di collaborare e mi limiterò a vestiti privi di cuciture, calzettoni e cella arredata al minimo >>.
<< Ottimo lavoro, collega >>.
<< E’ un piacere riaverti con noi. Dovrò chiamarti capo da ora in poi >>.
<< Provaci e ti mando a dirigere il traffico. Sono e sarò sempre il detective Lestrade. Il resto sono dettagli >>.
Dimmock lo guarda uscire col passo sicuro e nervoso di sempre. Volge nuovamente lo sguardo prima all’anarchico e poi alla foto del suo volto originale.
<< Pazzesco >> borbotta scuotendo piano il capo.
 
Per fortuna, io e Fox siamo riusciti a riconoscere quali tra questi ambasciatori fosse il killer e a fermarlo.
Purtroppo, anche la vita di Mycroft era in pericolo ed è stato ferito gravemente, nonostante il tempestivo intervento del detective Lestrade insieme al capitano Connor delle guardie a piedi Coldstream, messe a disposizione dalla Corona affinchè sventassimo l’attentato (per i dettagli vai a questo link).
Una volta atterrato il killer, io sono corso alla ricerca del mio amico, che era stato portato da Moriarty nello stesso hotel nel quale si svolgeva il vertice e che abbiamo scoperto essere stato costruito anche grazie al suo contributo economico.
Vistosi alle strette, ormai scoperto e privato del suo patrimonio, Moriarty ha deciso di togliersi la vita gettandosi tra i flutti delle cascate. Il suo corpo non è stato ancora ritrovato e la polizia locale dubita che lo sarà. Meritava di essere processato e incarcerato, ma, purtroppo, ha deciso di uscire di scena in modo teatrale, così come ha sempre agito.
 
(Dagli atti del processo che vede lo Stato contro James Moriarty)[15]
(…)
Avv. Difesa: << Dottor Watson, lei è sicuro che James Moriarty si sia gettato di sua spontanea volontà del terrazzo dell’hotel? >>.
Teste: << Come le ho appena detto, sì, l’ho visto con i miei occhi. Il signor Holmes ha tentato di farlo desistere, ma lui ha deciso di buttarsi >>.
Avv. Difesa: << Nonostante le innumerevoli ricerche, il corpo di questo… Napoleone del crimine, come il signor Holmes l’ha già definito in passato, non è stato ritrovato. Non abbiamo, quindi, un corpo da abbinare a un nome. Ci sono dei conti correnti, fondi fiduciari, azioni di innumerevoli industrie, ma non c’è un corpo. Io mi chiedo se davvero ne esista uno >>.
Avv. Accusa: << Obiezione, Vostro Onore! Osservazione tendenziosa >>.
Avv. Difesa: << Vostro Onore, sto solo riportando i fatti >>.
Avv. Accusa: << Lasciando intendere che il teste stia mentendo su quanto ha testimoniato >>.
Avv. Difesa: << Non abbiamo alcuna prova a riguardo se non la testimonianza di un uomo che è molto… intimo dello stesso individuo che finse il suo suicidio dopo essere stato accusato di essersi inventato questo fantomatico Moriarty >>.
Avv. Accusa: << Vostro Onore, chiedo che quanto appena detto dal collega non sia tenuto in considerazione! E ci tengo a ricordare al collega che l’imputato di questo processo non è il signor Holmes! >>.
Giudice: << Ordine! Ordine! Silenzio in aula o farò proseguire la seduta a porte chiuse! Accolgo le sue obiezioni, avvocato. Ricordo che sono state riportate numerose prove dell’effettiva esistenza di James Moriarty, sia dal killer che questi aveva assoldato che dai file audio recuperati dal giornalista investigativo Àngel Dos Santos Silva >>.
Avv. Difesa: << Vostro Onore, perdoni la mia insistenza, ma così come si possono intestare azioni e conti correnti a dei prestanome, allo stesso modo è possibile inventare un personaggio al quale addossare la colpa dell’ideazione di un atto terroristico sventato per un soffio. Atto terroristico che si sarebbe effettuato nel luogo in cui vi erano entrambi i fratelli Holmes >>.
Giudice: << Avvocato la invito a smetterla con queste insinuazioni! Come il suo collega le ha giustamente ricordato, non è il signor Sherlock Holmes l’imputato di questo processo, nè tantomeno suo fratello. Non accetterò ulteriori interruzioni in merito. Vi invito a proseguire >>.
(…)
 
Dopo quest’avventura durata ben quaranta lunghissimi giorni, il mio amico ed io siamo tornati nella nostra casa al 221B di Baker Street.
Siamo entrambi pronti a ricominciare quello che era il nostro lavoro prima che quel pazzo di Moriarty ci separasse.
Siamo risorti, letteralmente, e desiderosi di tornare ad affrontare il mondo insieme, un caso alla volta.
Dobbiamo molto ai nostri amici e a tutti coloro che hanno creduto in noi.
Alla persona che ci ha salvati quando siamo stati feriti e che ci tengo a mettere a capo di questo elenco perché senza di lei ora non saremmo qui. Le abbiamo reso la vita impossibile e ne ha davvero passate troppe a causa nostra. Non basterebbe un’altra vita per farci perdonare, né per ringraziarla.
 
<< Spero mi scuserete se non vengo con voi all’aeroporto. Purtroppo il mio capo, con la scusa che mancherò per un mese, mi ha trattenuta in ufficio fino a notte fonda, ieri, e ho ancora tante cose da preparare entro stasera >>.
Mistica stringe forte Molly tra le braccia cogliendola di sorpresa.
<< Perdonata >> le dice stampandole un bacio sulla guancia. La ragazza resta colpita dalla dimostrazione d’affetto della giornalista.
<< Grazie a te per averci ospitati qui in casa tua, Molly >> le dice Fox porgendole la mano. << Abbiamo invaso il tuo spazio personale e sconvolto la tua routine, perdonaci >> continua posandole un bacio per guancia.
<< Immagino che non ne possiate più di noi, ma voglio comunque invitarvi a passare a trovarci a Madrid, se la Spagna sarà una delle tappe del vostro viaggio >> aggiunge Grey porgendole la mano. È l’unico che non si prodighi in dimostrazioni di affetto di altro tipo, cosa che fa fare un bel sospiro di sollievo a Molly.
<< Io… non ho nulla contro di voi, davvero >> tenta di difendersi la ragazza.
<< No, tesoro, non c’è bisogno >> la interrompe Mistica. << Sappiamo di avere l’effetto di un uragano nella vita dei comuni mortali >> conclude strizzandole l’occhio.
<< Uragano è riduttivo >> ridacchia John, dando man forte a Molly. << Ora che hai messo a posto tutta la burocrazia goditi le vacanze >> le dice stringendola forte tra le braccia.
<< Oh, non me lo faccio ripetere due volte >> ride divertita la ragazza ricambiando la stretta. << Quella che mi ha fatto più penare, manco a dirlo, è stata Moran, ma per fortuna siamo riusciti a collocarla in un loculo amministrativo. Non avevo alcuna voglia di ritrovarla ancora lì al mio ritorno >>.
È la prima volta che John la sente parlare del cadavere di Moran. Benchè non abbia effettuato lei l’autopsia (e può ben immaginare perché non ne abbia voluto sapere) avrà sicuramente letto il referto, dal momento che deve apporre la sua firma in quanto responsabile del reparto. Eppure, non ha detto nulla riguardo la gravidanza dell’ex caporale e lui freme dall’avere notizie in merito. Benchè abbia cercato di ignorarla, la voce della sua coscienza ha più volte tentato di farlo sentire in colpa per aver distrutto quella vita innocente.
<< Molly, senti, io… volevo chiederti una cosa circa l’autopsia sul corpo di Moran. So che è fuori luogo ora, ma se non ti dispiace… >>. La ragazza lo osserva incuriosita dalla sua esitazione e annuisce. John sente la mano di Sherlock stringere la sua per fargli coraggio. << Hai letto i referti del tuo collega, immagino >>.
<< Sì. Ammetto di non averlo fatto subito. Anzi, a dire il vero non volevo farlo del tutto, ma poi è stato più forte di me. L’hai colpita dritta al cuore >> gli dice guardandolo con orgoglio. << Non immaginavo potesse averne uno, ma siamo esseri umani fatti tutti allo stesso modo, almeno a livello organico >> dice e John nota con tristezza che i suoi occhi si sono fatti lucidi. << Gli organi interni raccontavano di un vissuto di abuso di alcol e sigarette e della presenza di un’ulcera duodenale e lesioni causate dal reflusso gastrico. Una vita fatta di eccessi. Come era facile immaginare, d’altronde. Almeno, se un dio esiste, ha cercato di rimediare all’errore fatto mettendola al mondo rendendola sterile prima del previsto >>.
<< Cosa? >> domanda John incredulo.
<< Era in menopausa >> precisa la ragazza, stupito dalla sua reazione. << Sì, anche io sono rimasta sorpresa, tanto che ho chiamato il collega. Infondo aveva solo 44 anni e si può dire che oggi giorno è l’età in cui molte donne iniziano a mettere al mondo il primo figlio >>.
<< E lui ti ha confermato questa cosa? >> incalza John, che sente lentamente il sangue convergere tutto al ventre.
<< Sì. Ha detto che era possibile avesse avuto già le avvisaglie della premenopausa, ma data la vita che conduceva possa non averci badato >>.
John vacilla, preda della vertigini. Per un istante perde il contatto con la realtà e quando lo ritrova si scopre seduto su una sedia. Sherlock è il primo volto che vede quando apre gli occhi. Non dice nulla e appare teso e preoccupato.
<< Voi… voi avevate ragione, allora >> dice John a Fox e Grey, fermi poco lontani da lui.
<< Pensavi davvero che ti avessimo usato come angelo vendicatore per riscattare l’onore del nostro compagno? >> gli chiede Grey con un mezzo sorriso.
<< No, non pensavo questo >> dice sincero. << Ammetto, però, che pensavo fosse un modo per incitarmi a toglierla dalla faccia della terra nonostante… nonostante niente. Oddio, non c’era niente. Niente >> prende il viso tra le mani sentendolo imperlato di sudori freddi. << Tu lo sapevi? >> chiede a Sherlock, sbirciando il suo viso tra le dita. Il suo uomo scuote il capo affranto.
<< No >> ammette stringendogli forte il ginocchio. << Io lo credevo davvero. I segni c’erano tutti >>.
<< Quali segni? >> chiede Molly confusa.
<< Moran aveva detto a John di essere incinta >> sussurra Mistica esangue. << Lo aveva detto anche a Sky, per questo lui è rimasto con lei >> aggiunge chiudendo gli occhi stranamente asciutti. << Pensavo anche io che fosse stato un modo per incoraggiare John a ucciderla, il vostro >> dice ai colleghi. << Invece era vero. Stava mentendo e voi ve ne siete accorti. Àngel è morto per un’illusione >>. La voce le si strozza e sono le braccia di Anthea quelle tra le quali trova riparo.
<< Io… oddio è terribile >> sussurra Molly appoggiandosi a Greg. << E’ possibile, però, che Moran abbia confuso i segni della menopausa con quelli di una gravidanza. O forse… forse sono io che sono talmente onesta da non riuscire a pensare che lei abbia volutamente inscenato una gravidanza per raggirare non solo Àngel, ma soprattutto te, John. Sì, io penso di voler immaginare che fosse davvero convinta di essere incinta. Che ci fosse un po’ di umanità in lei >>.
John osserva queste donne vittime della crudeltà di colei che voleva eleggerlo padre dei suoi figli. Aveva sentito Mistica dire, tra i singhiozzi, quanto le aveva confessato Sky, tempo addietro, circa il desiderio di genitorialità a lui impedita dalla natura. Quella stessa natura che lo ha reso ‘fenomeno da baraccone’, come lui stesso diceva di sé. Gli pesava quella sterilità più di tutto il resto.
“Dio, mio. Non posso pensare tu sia stata squallida al punto da giocare proprio su questa sua debolezza per garantirti uno scudo umano e che tu abbia tentato, poi, di riutilizzare questa storia della gravidanza per strapparmi a Sherlock e portarmi a te. Cosa avresti fatto, poi? Finto un’intera gestazione? Rapito un bambino spacciandolo per nostro? No, io non posso credere qualcuno capace di questo. Forse sono anche io, come Molly, troppo onesto e preferisco sperare tu abbia confuso i sintomi della menopausa con quelli di una gravidanza” conclude mordendo le labbra che trattengono singhiozzi carichi di orrore.
John sente che quel ragazzo non meritava di fare una fine simile. Non ci avrebbe pensato due volte Sky a mollare Moran tra le macerie di Musgrave e tornare dalla sua donna, se non ci fosse stata quella gravidanza di mezzo.
Mistica non piange neanche più. Sembra non avere più lacrime, cosa davvero insolita per una donna sensibile come lei. Anthea le accarezza i capelli tenendola stretta e John ricaccia giù il senso di colpa, del tutto assurdo dal momento che lui non può farci nulla. Avrebbe preferito non sapere. Sì, doveva restare all’oscuro di tutto e ancora più male gli fa il sollievo che prova all’idea di non aver posto fine alla vita di una creatura in parte anche sua. La verità sa far male quando vuole.
 
Ai ‘Los Errores’, che ci hanno salvati dalla rete nella quale Moriarty ci aveva intrappolati senza che ce ne rendessimo conto e, soprattutto, a Skyfall, che, reperendo coraggiosamente gli indizi circa i piani di Moriarty, ha permesso a noi di impedire addirittura l’esplosione di una guerra mondiale.
 
<< Lasciatemelo dire: spero di non rivedere più le vostre facce almeno per un lungo, lunghissimo periodo di tempo! >> dice Grey stringendo forte a sé prima Sherlock e poi John.
Dopo tre lunghi mesi il caso finalmente può dirsi chiuso e i componenti improvvisati di questa squadra sbagliata possono congedarsi. Ora che gli articoli che hanno scritto hanno fatto il loro effetto, ora che il processo che vedeva lo Stato contro Moriarty si è concluso e il nome di Sherlock è stato riabilitato, i ‘Los errores’ possono definitivamente fare ritorno in patria. Sono andati e tornati più volte dalla Spagna, la prima volta portando con loro la bara contenente i resti di Skyfall, ma questa è davvero l’ultima volta che partiranno tutti insieme per tornare a casa.
<< Fox io… io davvero non so come ringraziarti >> dice John, la voce rotta dall’emozione mentre stringe forte la mano grande e sicura di questa volpe rossa che lo ha attirato a sé con l’inganno, quel pomeriggio di ormai quasi cinque mesi prima, per poi catturarlo nell’avventura che ora si conclude.
<< Non farlo. Non serve >> ribatte il ragazzo stringendolo in un forte abbraccio. << Dimmi solo che avrai cura di voi >> gli sussurra all’orecchio e lui glielo conferma. Il processo che si è appena concluso non è stato dei più facili e a breve ne inizierà un altro che promette di essere ancora più massacrante. << Ce la farete >> dice il ragazzo strizzando l’occhio, dandogli la sensazione di essere davvero in grado di leggergli nel pensiero.
<< Johnny caro! >> esclama Mistica volando tra le braccia di John. << Mi mancherete tantissimo voi due >> aggiunge ghermendo anche Sherlock nel suo abbraccio stritola ossa. È felice questa bella ragazza dalla sensibilità emotiva estrema e il dottore pensa di aver capito anche cosa la renda così euforica.
<< Io… io voglio ringraziarvi per tutto quello che avete fatto per me, per noi >> dice Sherlock visibilmente a disagio, come sempre, quando si tratta di parlare di sentimenti e affini. << Se non ti fossi intestardito, Valerio, ora non voglio neppure immaginare che fine avremmo fatto io e John. Ti ringrazio per aver creduto in me e anche per essere andato persino contro quella che, a tutti gli effetti, è la tua famiglia, pur di tirarmi fuori da questo casino. Io… io non mi aspettavo di avere amici così affezionati. Davvero, io… dopo tutto il casino che ho fatto durante quell’anno… >>.
<< E’ acqua passata, ormai, occhibelli >> gli dice Mistica commossa. << Ora godetevi la vostra vita insieme, risolvete i casi che vi si presenteranno davanti e siate felici. Ve lo meritate >>.
Sentire quell’augurio provenire proprio da lei, che a causa loro ha perso l’uomo che amava è ancora più toccante. John prende istintivamente la mano di Sherlock che la stringe forte. Nell’occhiata che gli scocca vede il suo stesso pensiero e la sua stessa gratitudine.
 
A Gregory Lestrade, la cui amicizia è un dono immenso ed un piacere poter collaborare con lui, nuovamente a capo della squadra omicidi di Scotland Yard.
 
<< A quanto pare è davvero finita! >> esclama Gregory, che tra poche ore tornerà insieme a Molly in quello stesso aeroporto per prendere il volo verso le meritate vacanze.
<< Con Moriarty sì, abbiamo chiuso la faccenda >> annuisce John .
<< Ora se ne aprirà un'altra >> sospira Sherlock. Il dottore gli cinge la vita col braccio tirandolo a sé. Il consulente si china appena a posare la fronte contro quella di lui alla ricerca di conforto.
Greg osserva stupito e leggermente imbarazzato le loro spontanee manifestazioni d’affetto reciproco. Si chiede come possano non esserci stati sempre? Come possa esserci stato un tempo in cui Sherlock e John non fossero così? In un certo senso lo sono sempre stati, sebbene non così platealmente, tanto da portare chiunque li vedesse a scambiarli subito per una coppia, e anche di lunga data.
<< Tuo fratello… non ha cambiato idea, dunque? >> gli chiede e un frammento del ricordo del bacio che gli ha dato gli si ripropone alla mente.
<< No >> sussurra Sherlock con un sorriso tirato che lo rende molto simile a Mycroft. << Vuole rendere giustizia alla morte di nostra madre e di Jane. Benchè lo capisca e lo appoggi, io… >> non conclude la frase. Posa solo nuovamente il viso contro quello del compagno, che ravviva la sua stretta.
<< Qualunque cosa dovesse servirgli… per quel poco che posso fare… >> borbotta Greg.
Sherlock lo osserva a lungo e la radiografia che i suoi occhi stanno facendo al suo cervello poco gli piace. Ha sempre paura che si renda conto di cosa è successo tra loro. Un bacio. Nulla di ché. Un nulla che gli torna in mente anche troppo spesso, però.
<< Grazie, Greg >> gli dice sorridendo. Un sorriso che ai suoi occhi sembra volerla dire lunga, ma forse è, appunto, solo una sua idea.
<< A dire il vero, mi spiace andare via proprio adesso… >>.
<< Non ci pensare nemmeno! >> lo interrompe John dandogli un pugno sulla spalla. << Tu e Molly ve le meritate queste vacanze! E poi non si aprirà certo domani questa inchiesta. È anche possibile che tutto sia ancora fermo al vostro rientro >>.
<< Potrai fare la tua parte, sta tranquillo >> gli dice Sherlock, sempre con quel sorriso sulle labbra. A quanto pare, Greg sta diventando un fobico dei sorrisi legati a Mycroft Holmes! << E penso anche che a mio fratello potrà fare piacere il tuo sostegno >> aggiunge strizzandogli l’occhio.
<< E’ meglio che vada, ora >> si affretta a dire cercando di nascondere il più possibile l’imbarazzo di quelle parole.
 
Alla persona che mi ha salvato da Moran e che ha subito la violenza di quella pazza assassina.
 
<< Ti prego, resta accanto a tuo fratello. Non lo lasciare in balia dei suoi fantasmi. E’ più fragile di quanto sembri >>.
Le unghie di lei le sente nella pelle nonostante la giacca li separi da questa. Il tremito che ha nella voce scuote Sherlock da capo a piedi, ricordandogli la coraggiosa decisione del fratello.
<< Io… non voglio andare. Lui mi ha pregato di farlo, ma io… >>.
Il pianto le impedisce di continuare. Il corpo è scosso da silenziosi singhiozzi, smorzati proprio perché siano notati il meno possibile dagli altri. Sherlock ha un fastidioso senso di deja veu. La sua Jane era solita piangere così, quando di notte lo raggiungeva nel letto cercando il suo abbraccio. Questa similitudine gli dilania il cuore.
<< Jane >> sussurra al suo orecchio. << Mycroft è in buone mani. Non affronterà il diavolo da solo questa volta. Non glielo permetterei neppure se me lo chiedesse >>. Sente l’abbraccio di lei farsi più forte e un sospiro lungo e profondo sedare i singhiozzi.
<< So che lui ti ha chiesto di non farlo, ma, per favore, tienimi aggiornata. Sul caso, su di lui. Per favore >> gli chiede guardandolo negli occhi. La matita si è sciolta disegnandole strisce scure sulle guance. Le accarezza cancellandole, trovandola infinitamente bella in questo momento.
<< Sai bene quanto sia abituato a non dare retta a ciò che mi dice >> scherza strizzandole l’occhio. Lei sorride accogliendo la sua carezza rassicurante. << Vai in Spagna >> la incoraggi. << E’ una bella compagnia e lavorare con i ‘Los Errores’ ti piacerà. Non ci si annoia mai, e se te lo dico io puoi crederci >>. La sente ridere piano e inizia a capire perché suo fratello abbia rivisto Jane in lei. << Vedi, però, di tornare >> puntualizza picchiettandole il petto con un dito. << Non voglio dovermene occupare quando sarà troppo vecchio per badare a se stesso. Ho cose migliori da fare e tu sei l’unica che può sopportare uno come lui! >> le dice con finta arroganza.
<< Sei lo stronzo più simpatico che conosca, sai? >> ribatte lei ridendo. << Abbi cura di te e non portare quel sant’uomo che ti è accanto all’esasperazione, ti prego! >> aggiunge sciogliendo l’abbraccio.
Sherlock prova una strana stretta al cuore nel vederla andare via. La mano di John raggiunge la sua e la stringe forte.
<< Non credo che tornerà >> sussurra al suo uomo.
<< Io, invece, penso che lo farà. È troppo testarda per non farlo e troppo etero per cedere alle avances di Miriam. E poi non è facile dimenticarsi di un Holmes >> gli dice affondando la mano nei suoi ricci. Sherlock accoglie la sua carezza e, con la naturalezza che ormai padroneggia, bacia le sue labbra a lungo.
<< Anche un Watson è difficile da dimenticare >> sussurra beandosi del sorriso sereno e imbarazzato del suo uomo.
Sherlock ricorda le parole di Sky nel suo Mind Palace. Quanto gli avesse detto essere fortunato perché rispetto a persone come lui, Fox e Anthea che soffrono per amori impossibili, lui aveva avuto l’opportunità di vivere la sua storia.
Ora che la donna che ama suo fratello ha deciso, seppure a malincuore, di lasciare il paese e concedersi una nuova esperienza altrove, Sherlock si rende conto di questa fortuna. Anche lui avrebbe potuto ritrovarsi costretto ad andare via nella notte, forse abbandonando una festa di nozze prima che questa fosse finita.
 
A Mycroft Holmes, al quale devo la gioia che ora sto provando. Con immenso sacrificio, quest’uomo tutto d’un pezzo ha salvato più volte il mio amico. Te ne sarò eternamente grato.
 
<< Ma sei impazzito? >>.
Sherlock guarda attonito il fratello, ancora attaccato alle flebo e costretto a stare nel letto di questo lussuoso ospedale svizzero. Sbatte più volte le palpebre incredulo, cosa che fa sorridere Mycroft.
<< Credo di non essere mai stato così sano e centrato come adesso, fratellino >> ribadisce lui mandando giù un boccone del budino al cioccolato che sta mangiando.
<< Ti faranno a pezzi, Mycroft! >> rincara Sherlock sinceramente preoccupato. << Io… io capisco le motivazioni che ti spingono a volerlo fare, ma… io penso che dovresti valutare meglio le possibili conseguenze >>.
<< L’unica cosa che mi da pensiero e sapere che verrai chiamato a testimoniare in mio favore. Non voglio che degli stupidi omuncoli vestiti in modo imbarazzante possano metterti in difficoltà, portandoti a richiamare alla mente episodi dolorosi e a esporli con dovizia di particolari. Lo faranno già per il processo contro Moriarty >>.
<< Allora è un motivo in più per lasciar perdere, no? >> tenta Sherlock. << Jane non vorrebbe saperti alla gogna nè tantomeno in galera e poco importa se siano le mura di una prigione o quelle di casa tua. E neppure io lo voglio >> gli dice prendendogli la mano sana. << Quella gente non capirebbe. Vedrebbe solo un ragazzo intelligente, e quindi sicuramente pazzo, avvelenare il padre per prenderne il posto. Sarebbero capaci di dire questo, lo sai >>.
<< Lo so >> annuisce lui deciso. << Ma noi sappiamo che non è andata così >>.
<< E questo mi basta, Myc! >> insiste avvicinandosi a lui. << Io so che se lo hai ucciso è stato per proteggermi, per impedire che mi uccidesse come era intenzionato a fare. Questo conta. Siamo io e te, su questa terra, e penso si debba dare la priorità ai vivi, non credi? >>.
<< Concordo con te su tutto, fratellino. Solo che io per poter vivere ho bisogno di mettermi in pace con i fantasmi del nostro passato. È possibile che il resto degli Holmes mi dia contro. È possibile che facciano di tutto per espropriaci della nostre eredità per l’infamia che getteremo sul loro nome >>.
<< Sai che mi importa di onore, denaro e proprietà? >> sbotta Sherlock. << Me la sono sempre cavata ed anche tu e così continueremo a fare. Neppure i tuoi amici politici e aristocratici prenderanno bene questa cosa e si allontaneranno da te >>.
<< Lo so >> sospira. << Ma voglio comunque farlo, Sherlock. Lo devo a me stesso. Pagherò quel che c’è da pagare, ma so che non sarò l’unico >>.
<< Oh, stanne certo! >> si alza in piedi Sherlock. << Farò saltare fuori tutti gli altarini di quel bastardo. Mi procurerò tutte le prove che servono per testimoniare di quanto nostro padre fosse un maledetto assassino. Farò in modo che quella gente si renda conto che hai fatto un servizio alla società togliendolo dalla faccia della terra >> dice percorrendo avanti e indietro la stanza a grandi passi.
<< Ti prego fermati, mi fai girare la testa >> ridacchia Mycroft. Sherlock torna a sedersi sul comodissimo letto. Sembra stare per ribattere qualcosa, ma alla fine opta per avvicinarsi piano a lui e stringerlo tra le braccia.
<< Mi prendo cura io di te >> gli sussurra all’orecchio scaldandogli il cuore.
<< E’ un vero privilegio per me >> ribatte lui sempre più convinto della sua scelta.
‘Hasta la verdad, siempre’ recita il motto dei ‘Los Errores’. Mai come ora Mycroft lo sente suo. Dopo anni di menzogna, ora vuole solo che trionfi la verità e che sia fatta giustizia.
 
Ci sono poi alcune persone che ci aiutano, sebbene non ci siano più, sebbene siano in luoghi che forse un giorno raggiungeremo.
Jane… avrei voluto conoscerti e sono sicuro che ti avrei amata e che col tuo sorriso avresti illuminato la nostra vita. Mi resta di te il ricordo delle tue parole dette in quello che sembrava un sogno, ma che, forse, non lo era. Ti ringrazio perché, sì, è vero, ho fatto una scelta in quel momento e la porto avanti ora e mi impegno a portarla avanti nel futuro. Avrò cura di tuo fratello, sempre. Lo amerò con tutto l’amore che posso e sarò felice perché so di essere da lui amato.
 
Dai mazzolini di gelsomini notturni e viole del pensiero decorati con rametti di sandalo si propaga una piacevole fragranza. Sherlock e Mycroft hanno discusso a lungo se farne preparare due distinti, uno per con gelsomini e sandalo per la loro madre e l’altro di sole violette per Jane. E’ toccato a John gestire la situazione, decidendo nel modo che gli è parso più equo.
Entrambi questi fiori nel loro linguaggio sono simbolo di amabilità e il sandalo rappresenta la rinascita. Il dottore crede che siano state queste le due grandi lezioni imparate grazie a questa avventura. Non solo lui e Sherlock, ma anche Mycroft hanno capito di essere degni di amore, amabili, per l’appunto, e hanno vissuto una vera e propria rinascita[16]. Anche se forse sarebbe meglio dire una rivoluzione.
Oggi, un giorno prima della conclusione del processo che vede Mycroft accusato di aver ucciso Siger Holmes, hanno deciso di venire a rendere omaggio alle due vittime di quell’uomo. Restano fermi a pochi passi dalle lapidi di marmo bianco sulle quali in caratteri dorati sono riportati i nomi. Solo i nomi e null’altro, proprio come la lapide posta sulla tomba vuota di Sherlock. Come se non fossero mai nate e neppure mai morte, queste due creature. Come se non fossero mai esistite.
Una strana atmosfera li avvolge. Il cielo plumbeo non promette nulla di buono e il vento soffia forte. Freddo. Tagliente.
<< Sembra quasi stia per arrivare una tempesta >> sussurra Greg, che ha in custodia Mycroft, al quale, in via del tutto eccezionale, è stata permessa questa uscita.
<< Il vento è cambiato >> sussurra Sherlock, stringendo la mano di John.
<< Giustizia è stata fatta >> ribatte Mycroft soddisfatto.
Non è stata certo una passeggiata questa sentenza. Sono emersi particolari della vita del padre che hanno gettato una luce tutt’altro che positiva sugli Holmes. Su Mycroft in particolare, all’epoca dei fatti grande abbastanza da poter essere considerato suo complice. Già dal processo che ha incastrato Moriarty ne è uscito pulito per un soffio. Da questo non resta che sperare di ottenere lo stesso risultato.
A Mycroft, però, non sembra importare se riceverà o meno una condanna e di quale entità. È soddisfatto delle verità nascoste troppo a lungo che sono venute fuori. Soddisfatto di aver sentito confermare che l’assassinio di sua madre e sua sorella, dal riesame delle autopsie e dalla dinamica dell’omicidio, è stato commesso da Mr Holmes.
Sherlock ha fatto la sua parte scavando a fondo in ogni nefandezza commessa dal padre, cercando sempre di fare in modo che Mycroft si ritrovasse nella posizione di vittima delle circostanze, totalmente assoggettato al volere di quell’uomo.
<< L’unica volta che ha reagito è stata alla sua richiesta di commissionare il mio omicidio. Ha deciso, allora, di porre fine alla vita di nostro padre per evitare che uccidesse anche me, come aveva già ucciso nostra sorella e nostra madre. Più che un omicidio io lo vedo come un atto di amore e un servizio alla società. Ha liberato il mondo dalla presenza di un mostro e se ancora non vi è chiaro che lo sia stato rileggetevi le relazioni su tutti i suoi crimini >>.
Sherlock si era comportato in modo impeccabile alla sbarra. Non si era atteggiato da prima donna, come al primo processo contro Moriarty, segno evidente di quanto fosse preoccupato e coinvolto. John gli era stato accanto giorno e notte e la foto di loro due mano nella mano seduti poche panche dietro l’imputato, ha fatto il giro di parecchi social e giornali, oscurando persino l’importanza del processo. Sebbene fastidiosa, quella situazione è servita a evitare che i riflettori fossero su Mycroft più del dovuto. Indirettamente, quindi, e in modo del tutto non preventivato lo hanno aiutato a non essere troppo al centro del ciclone.
Il vento soffia talmente forte da spostare i mazzolini posti alla base delle lapidi. Sherlock si china a sistemarli, fermandoli con due pesanti ciottoli per impedire che volino via.
<< Penso sia meglio rientrare >> propone John e silenziosamente i due Holmes annuiscono, gli sguardi rivolti alle tombe. Sherlock, ancora accosciato vicino a quella di Jane, ne accarezza il marmo freddo con la mano, che posa poi sul terreno. Chiude gli occhi prendendo un profondo respiro prima di rialzarsi. Prende per mano il fratello e insieme a lui si allontana.
John li segue accompagnato da Greg. Sorride nel vedere Sherlock cingere la vita del fratello con il braccio e questi passare a sua volta il proprio sulle spalle di lui.
<< Come credi che finirà questa storia? >> gli chiede il detective, che sembra non amare particolarmente i cimiteri e la loro atmosfera.
<< Sono ottimista, Greg >> ribatte questi sorridendo. << Certo, molti equilibri si sono rotti. Tante persone hanno voltato le spalle a Mycroft, che ha anche ricevuto minacce da parte di alcuni familiari paterni per quella che è stata vista come un’infamia. Anche su Sherlock se ne sono dette tante. E anche su di noi >>.
<< E… come le avete prese? >>.
<< Bene >> sorride lui. << Non mi importa dei commenti della gente e a Sherlock, come sai, non è mai importato più di tanto cosa pensino gli altri. Noi stiamo bene >>.
 
Questo è ciò che è accaduto, ciò che ci ha portati a ‘morire’ per poi ‘risorgere’.
Saremo di nuovo qui, io e il mio compagno, pronti ad accogliervi, qualora aveste bisogno di noi.
L’indirizzo è sempre il 221B di Baker Street, i nomi quelli del consulente investigativo Sherlock Holmes e del dottor John H. Watson.
Se avete piacere di seguire le nostre avventure restate connessi.
Il gioco sta per cominciare.
 
John salva la bozza di questo lungo post, il primo dopo mesi di silenzio. Certo non ha potuto raccontare la verità e ha dovuto attenersi a quanto riportato negli articoli dei ‘Los Errores’ per evitare inutili guai, proprio ora che questi sembrano finiti. È comunque soddisfatto del riassunto che ha fatto riguardo la loro avventura e questo gli basta. I commenti che riceverà, negativi o positivi che siano, li accoglierà dando loro l’importanza che meritano.
Spegne il pc e si alza dalla sedia. Si stiracchia portando la mano alla schiena indolenzita. Nonostante siano passati sei mesi gli strappi causati dall’aver afferrato al volo Sherlock, impedendogli un salto dritto tra le braccia delle acque spumeggianti delle cascate Reichenbach, gli creano ancora problemi.
Volge lo sguardo alla finestra dalla quale è possibile scorgere la prime luci dell’alba illuminare lo Yorkshire Dales National Park. Hanno deciso di partire per Sedberg due giorni dopo la chiusura del processo contro Mycroft. Meglio sarebbe dire che John ha deciso di partire. Ha pensato facesse loro bene cambiare aria, ora che anche quel secondo pesante capitolo è giunto a conclusione. Una conclusione più che positiva, data la totale assoluzione di Mycroft da tutti i capi d’imputazione.
Sono qui da due giorni e del bellissimo parco, delle sue cascate e degli spettacolari paesaggi non hanno visto nulla. Sono rimasti chiusi in camera, come una felice coppia in luna di miele.
Strascicando i piedi e sbadigliando, John torna in camera da letto. Si ferma sulla soglia ad assaporare la piacevole immagine del suo uomo rapito dal sonno. Sdraiato sul fianco sinistro, parzialmente coperto dal lenzuolo dalla vita in giù, Sherlock finalmente dorme tranquillo. Dopo mesi di sonni inquieti e notti trascorse totalmente in bianco a caccia di prove che potessero scagionare il fratello è un piacere vederlo dormire.
John si avvicina piano al letto e si fa largo sotto le coperte cercando di non svegliarlo. Gli cinge la vita con il braccio e gli posa un bacio sulla spalla per poi affondare la fronte contro i suoi capelli, che hanno sempre un profumo buono e invitante. Sente la sua pelle calda sotto le mani e accarezza dolcemente il fianco, ora più pieno così come l’addome.
Nonostante lo stress causato dal processo contro Mycroft lo abbia portato alle sue cattive abitudini di digiuno, durante il precedente processo contro Moriarty, Sherlock aveva preso peso e messo su massa, ritrovando l’aspetto sano che da tempo non gli vedeva. Complice ne sono state le cene e i pranzi preparati con amore dalla signora Hudson, che dopo un primo preoccupante momento di panico nel ritrovarseli entrambi lì vivi e vegeti e un secondo momento un po’ più lungo di broncio e indignazione per quanto hanno osato farle, si è prodigata in cucina.
<< Sei troppo magro, Sherlock. Troppo! >> ha continuato a ripetere quasi ininterrottamente per i primi tre mesi, finchè non ha ritenuto che le ossa fossero sì visibili, ma molto meno.
Sherlock non si è tirato indietro. Non ha addotto scuse legate al rallentamento del ragionamento causato dalla digestione e ha mangiato tutto ciò che lei gli ha messo sotto il naso, forse spinto dal senso di colpa per averla fatta preoccupare così tanto.
John sorride avvicinandosi di più a lui. Il suo corpo nudo e caldo così vicino è terribilmente piacevole. Aveva intuito, quando erano solo coinquilini al 221B di Baker street, che Sherlock fosse solito dormire nudo. Ricorda che spesso lo aveva tormentato l’idea di lui sdraiato nel letto con null’altro che il lenzuolo a coprirlo, quelle poche volte in cui si concedeva di dormire.
Nei mesi dei processi, invece, il suo uomo era stato molto rigoroso. Certo non dormiva molto, ma quando lo faceva restava rigorosamente vestito del suo pigiama grigio.
John sorride ripensando alla notte della sentenza di assoluzione di Mycroft. Non lo aveva mai visto così felice, euforico per giunta, in una situazione che non comprendesse efferati omicidi da risolvere.
Avevano organizzato una grande cena da Angelo che vedeva attorno al tavolo loro due, Mycroft e Greg. Sherlock aveva persino bevuto un bicchiere di vino di troppo, cosa che non gli ha mai visto fare.
Già sul taxi di ritorno a casa John aveva percepito la situazione scaldarsi. Sherlock aveva cercato la sua vicinanza, prima accarezzandolo con le mani, poi lanciandosi in baci bollenti, tanto che John lo aveva dovuto richiamare, ricordandogli la presenza dell’autista.
<< Cosa vuoi che me ne importi? >> aveva sussurrato lui. Mai come quella sera John non ha visto l’ora di arrivare a casa, così come il taxista di liberarsi di loro.
Era stato un bene che la signora Hudson fosse fuori casa, perché non appena chiuso il portone alle loro spalle, Sherlock gli è letteralmente saltato addosso.
Nei mesi precedenti l’intimità tra loro era stata rallentata dallo stress, dalle indagini, dalle incombenze. La mente di entrambi era totalmente presa da altro e il corpo doveva sforzarsi di tenere il passo. C’erano stati lunghi baci, abbracci disperati, ma non erano mai andati oltre questo. Non ce n’era il tempo e neppure la forza, dopotutto.
Quella notte, invece, tutto sembrava essere esploso. Sherlock, che gli era parso persino imbarazzato dal mostrarsi nudo, adducendo il disgusto per la sua eccessiva magrezza e il timore di farsi vedere in quelle condizioni, aveva dato un calcio a qualunque forma di pudore, lì, sui primi gradini della rampa di scale che conduce al loro appartamento. John, ovviamente, non aveva mosso alcuna obiezione. Si era lasciato del tutto travolgere dalla sua passione, felice finalmente di poter sentire la vita scorrere nel corpo del suo uomo e nel proprio.
<< Voglio sentirti dentro di me, sopra di me, ovunque, Jawn >>.
Le sue parole, la sua voce eccitata, trasformata dalla passione in un sussurro profondo, la sente ancora nelle orecchie. Aveva fantasticato più volte sulla loro prima volta, ma mai avrebbe pensato che si sarebbe consumata davanti al portone di casa, sui primi gradini della scalinata.
<< Tutto questo è pazzesco, lo sai? >> gli aveva detto muovendosi per la prima volta dentro di lui, sentendo le sue unghie lasciargli segni sulla pelle, i denti mordergli le labbra, i suoi fianchi spingere contro di lui e la sua voce alternare note profonde ad altre più acute.
Quel primo orgasmo concitato, veloce, consumato come il pasto divorato da una persona da troppo tempo lasciata a digiuno ha fatto da apri pista per altri più lenti, dolci. Da quella notte si può dire che non abbiamo più smesso. Sherlock è tornato alla vecchia abitudine del dormire nudo. Anzi, salvo che per il viaggio da Londra a Sedbergh, si può dire che non abbia più indossato vestiti. Cosa che non ha minimamente turbato John, che, anzi, ha apprezzato e tutt’ora apprezza vederlo girare nudo prima per casa e ora per il miniappartamento di questo hotel.
Sorride scoprendosi eccitato da questi pensieri, dal corpo di lui caldo al suo fianco. Posa un bacio sulla sua spalla, lasciando scorrere la mano dal fianco di lui al torace, lentamente. Sherlock sospira beato e si addossa a lui, che, soddisfatto della sua reazione, gli posa un bacio sul collo.
<< Hai concluso il post? >> gli chiede con voce impastata dal sonno.
<< Sì >> risponde, strofinando il viso contro i capelli di lui. << Lo pubblicherò domani. Voglio che tu lo legga, prima, e mi dica cosa ne pensi >>.
<< Sarà perfetto, come tutti gli altri >>.
<< Non hai mai pensato che nessuno dei miei post fosse perfetto >> ridacchia facendo aderire ancora di più il corpo a quello di lui.
<< Non è vero >> borbotta fingendosi offeso. << Hai un modo di scrivere molto… particolare >>.
<< Si sta palesemente arrampicando sugli specchi, signor Holmes >> ride John, mordicchiandogli il collo. Un brivido percorre il corpo di Sherlock accapponandogli la pelle.
Erano anni che a John non capitava di trascorrere intere giornate chiuso in una stanza a fare l’amore. E nessuna di quelle passate è paragonabile a queste trascorse con Sherlock.
Sorride sentendo di non averne avuto ancora abbastanza. Quell’ora lontano da lui dinanzi al pc a soddisfare l’impulso di dire la sua scrivendo quel post è stata più che sufficiente. Lascia scendere la mano lentamente muovendo piano il bacino contro quello di lui.
<< Deduco tu stia cercando di lasciarmi intendere qualcosa >> ridacchia Sherlock, la voce bassa e vibrante.
<< Perspicace come sempre, il mio consulente >> ride a sua volta portando piano e inesorabilmente la mano sempre più giù.
<< Credevo ne avessi abbastanza. Sei stato via così tanto >> dice  Sherlock fingendosi offeso.
<< Ti eri addormentato e non volevo disturbarti >>.
<< Sempre troppo premuroso il mio dottore e anche troppo vestito >> dice ruotando nel suo abbraccio con un unico movimento fluido. Le labbra del consulente ghermiscono quelle del dottore coinvolgendolo in un bacio appassionato, mentre le mani corrono a cercare la pelle della sua schiena, del suo ventre, delle sue gambe. Le sente dappertutto, lente e fautrici di mille brividi caldi.
Si ritrova nudo e non sa neppure come il suo uomo lo abbia liberato dei vestiti. Gli posa baci leggeri sul torace, scende sulla pancia fino a fermarsi sul suo sesso e lì restare, continuando a causargli, con un’abilità sorprendente, brividi sempre più intensi e scosse di piacere.
John lo allontana sentendosi prossimo al punto di non ritorno e percepisce il fastidio di Sherlock per essere stato interrotto. Non gli da, però, il tempo di replicare. Gli tappa la bocca con la propria, lasciando che la sua mano lo distragga piacevolmente con le sue carezze.
<< Jawn, perdo il senso della realtà con te >> sussurra ansante e i suoi sospiri sempre più concitati si trasformano in piacevoli lamenti, man mano che le sue dita lo accarezzano. Quel grido che aveva represso quella prima notte in Spagna è ormai un lontano ricordo. Sherlock ora agisce in modo spudorato, del tutto coinvolto e rapito da ciò che prova e John non può fare a meno di lasciarsi travolgere dal suo modo libero di godere. Ogni volta che sta per accadere, Sherlock cerca il suo sguardo, anziché chiudere gli occhi, come ci si aspetta faccia chiunque altro. La prima volta, sui gradini di Baker street, John ha pensato che questo particolare fosse originato dallo stupore per quanto stava finalmente accadendo tra loro. Poi, però, ha capito che è il suo modo di coinvolgerlo in ciò che sta provando.
Negli occhi di Sherlock, di un colore sempre diverso, che, però, si fa ancora più intenso durante il sesso, John coglie ogni sfumatura del piacere che sta salendo pian piano e che poi esplode travolgendolo. La tensione nello sguardo, poi, si smorza ed è sempre un sorriso e a volte anche una risata quella che precede i baci dolci, lenti.
<< Dovremo alzarci da questo letto, prima o poi. Uscire. Tornare tra la gente comune, sai? >> scherza John, posando la testa sul torace di lui.
<< Non c’è nulla di interessante là fuori >>.
<< Nulla? E i tuoi casi? >> ride John sentendo il cuore di lui battere forte.
<< Quello più interessante lo stringo ora tra le braccia >> gli sussurra, posandogli un bacio tra i capelli. John sorride e raggiunge ancora una volta le sue labbra e baciarle piano.
<< Mi aveva detto essere sposato col suo lavoro, signor Holmes >> sussurra sulle sue labbra.
<< Lei ne è parte integrante, dottor Watson >>.
John sorride sentendo le guance tingersi di rosso. Ringrazia la penombra della stanza che gli concede di mascherare quella reazione così infantile, che sembra, però, non essere sfuggita al suo uomo.
<< Lo sei da quel giorno >> continua baciandolo. << Da quando mi prestasti il cellulare per inviare quel messaggio. Quale persona con un minimo di senno presterebbe il telefono ad uno sconosciuto permettendogli di usarlo per inviare un messaggio, senza neppure invitarlo a digitare il codice per oscurare il numero agli occhi del ricevente? >> ride baciandolo nuovamente. << Eri già inconsciamente interessato a me. Io non ho fatto altro che assecondare il tuo inconscio, facendoti entrare nel mio mondo, rendendoti partecipe dei miei casi fino a farti divenire essenziale per la loro risoluzione >>.
John deglutisce imbarazzato. Sherlock non ha limiti neppure nelle dichiarazioni di affetto, ora che si è concesso di esternarle.
<< E questo che ti ha colpito di me? Il fatto che ti abbia permesso di mandare quel messaggio? >> gli chiede curioso, carezzando col suo naso quello di lui.
<< Non proprio >> ammette imbarazzato. << E’ stata la tua risata. Quando siamo corsi via dopo aver tentato di inseguire il taxi fuori dal ristorante di Angelo, ricordi? Siamo tornati a casa ridendo come due idioti e poi ancora alla fine di quel caso, quando ho capito che eri stato tu a sparare a Hope. Abbiamo nuovamente riso per battute alquanto sciocche e ben poco adatte ad una scena del crimine. Tu non hai riso di me, hai riso con me. Questo mi ha colpito di te >>.
John resta senza parole. Percepisce la profondità di quanto Sherlock gli sta dicendo. Dopo una vita trascorsa ad essere deriso, umiliato, allontanato si è imbattuto in lui che lo ha trovato interessante e fantastico fin dall’inizio. Si rende conto come davvero sia stato un gesto strano da parte sua offrirgli di usare il suo cellulare per inviare quel messaggio. Non è solito, infatti, John, fidarsi del prossimo. Eppure di quel ragazzo elegante intento a compiere delle analisi al microscopio si è subito fidato.
<< Ti amo, Sherlock >> dice col cuore gonfio di commozione. Lo vede sorridere e volgere altrove lo sguardo imbarazzato.
John torna a posare il viso sul suo torace e sente il cuore battere più forte rispetto a prima. Sherlock gli posa un bacio sui capelli e lo stringe a sè.
Con nessun’altra persona con la quale è stato, John si è sentito così. Non sa neppure lui dire come. Sa solo che è lì che vuole stare, accanto a quel cuore, in quell’abbraccio. Qualunque cosa accada e per il tempo che sarà loro concesso, lui sarà lì e sa che anche Sherlock ci sarà per lui.
Saranno l’anima del 221B di Baker Street, la coppia di uomini coraggiosi e brillanti pronta ad accogliere chi bussa alla loro porta dalle loro poltrone poste dinanzi al camino. E sente che è così forte l’amore che li unisce che resteranno in questo luogo anche quando non saranno più parte di questo mondo. Le loro avventure valicheranno i confini della vita e della morte rendendoli immortali, conosciuti anche tra innumerevoli anni. E con le loro avventure si parlerà del loro amore, di quanto sia stato forte, sincero e leale. Di come abbia ammorbidito gli spigoli appuntiti dalla logica e dal ragionamento deduttivo di Sherlock Holmes e rassicurato e posto fine ai tormenti interiori del dottor Watson. Perché, infondo, la loro è una storia d’amore. Amore per la vita. Amore per la giustizia. Amore per la verità, sempre.
 
FINE
 
Sì, è finita. Alla fine ho deciso di lasciare il finale così come l’ho realizzato mesi fa. Ero incerta su quell’accenno alla Mystrade, alla quale, come vi avevo già detto, non credo molto, ma alla fine rileggendola mi sono detta ‘perché no?’. Ho lasciato una porta aperta (i pazienti ai quali sottolineo più volte l’importanza di non lasciarsi dei sospesi alle spalle me ne direbbero di tutti i colori!!).
E’ giunto il momento dei ringraziamenti! Ringrazio tutti voi che avete seguito e letto con interesse questo mio parto mentale (8 mesi e mezzo… dai, ci sta la similitudine). In particolare ci tengo a ringraziare Koa ed Emerenziano, che hanno recensito capitolo per capitolo aiutandomi non solo a vedere come la storia funzionasse e l’impatto che poteva avere sul pubblico, ma anche a crederci. Sia in questa ff che nella scrittura. Siete state, ragazze, due amiche per me in questi mesi. Ho sempre letto con interesse le vostre recensioni che mi hanno aperto a tante riflessioni. Grazie infinite.
Ringraziare Sir Arthur Conan Doyle è quasi d’obbligo, così come cospargermi il capo di cenere per aver voluto cimentarmi in un’impresa simile. Il rispetto per i grandi prima di tutto, amici miei, non dimentichiamolo mai!
Come vi dicevo, mi prenderò una pausa. A presto bella gente e, mi raccomando, nonostante tutti gli scazzi della serie BBC, non smettete mai di credere in Sherlock Holmes ;-)
Hasta la verdad, siempre!
Patty
 
 

[1] Il premio Pulizer non ve lo toglie nessuno quest’anno!
[2] Mi hanno contattato colleghi delle emittenti radiotelevisive di tutto il mondo per avere una vostra intervista e quattro case editrici di punta si sono proposte già di editare il libro che accompagnerà l’inchiesta. Ragazzi, questa volta avete superato voi stessi!
[3] Harry mi ha confermato che il volo partirà alle 8 di domani sera
[4] Vorrei avere più tempo per prepararmi a questo rientro
[5] Ho riflettuto a lungo e penso che possa essere una soluzione
[6] E tu credi che accetterà?
[7] Non ha nulla da perdere e penso che anche a lei possa fare bene prendersi una pausa da tutto questo
[8] In questo caso, allora, se lei accetterà prenderò il considerazione la possibilità di ricostituire il team. In caso contrario, invece…
[9] Dobbiamo per forza parlarne adesso?
[10] Chiudiamo questa inchiesta e torniamo a casa
[11] Una volta lì vedremo il da farsi, che ne dici?
[12] Potremmo prendere Miriam e andare a cena in un qualche posto tipicamente british, che ne dici?
[13] Abbiamo comunque un successo da festeggiare e un amico da onorare
[14] Direi che è una buona idea
[15] Non ho assolutamente idea di come funzionino in Inghilterra i processi a persone ormai defunte. Non so nemmeno se la dicitura ‘Lo Stato contro…’ possa andare bene (l’ho presa spudoratamente dai tanti processi visti in ‘Lows & Orders’, lo ammetto). Ho provato a documentarmi ma non ci ho capito nulla, quindi, per evitare di sbagliare citando fonti a me poco chiare, ho preferito inventarmi di sana pianta la situazione.
Ho immaginato l’avvocato della difesa essere stato messo lì un po’ d’ufficio ma anche, sottobanco, da persone che hanno da guadagnarci molto da eventuali incarcerazioni o screditamenti ai danni di Sherlock e Mycroft. L’avvocato dell’accusa, invece, rappresenta lo stato e quindi lotta affinchè Moriarty sia riconosciuto colpevole degli atti terroristici commessi. Come vedete, il giudice tende dalla sua parte. Ho immaginato che essendo lo Stato a scagliarsi contro una persona, il giudice sia più propenso a prendere a cuore l’interesse dello Stato. Sì, so che un giudice ha da essere imparziale, ma dopo tutta la sequela di disgrazie che ho fatto vivere a questi personaggi, ho preferito dare loro la possibilità di avere almeno il favore di un giudice.
[16] Nel significato dei fiori, il gelsomino bianco significa amabilità a candore d’animo. Il Legno di sandalo favorisce una rinascita migliore e per questo gli induisti lo usavano per imbalsamare i sovrani defunti. La viola del pensiero, invece, è il fiore degli innamorati, simbolo di modestia, sincerità e amabilità. Rappresenta il ricordo, la stima e l’affetto.
   
 
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