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Autore: Esch    16/12/2018    1 recensioni
La breve storia del nomade e della sua stella.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Deserto Vedere copie vincere il tempo, e la sopravvivenza insieme, per tutta la loro vita, mi ha sempre fatto una tenerezza infinita.

Vincete ogni pronostico, come la necessità di trovare l'oasi nel deserto: senza, muori, prima dentro, e poi fuori.

La conoscete la storia del nomade e della sua stella?



Tornò indietro, ne sentiva il bisogno; gli si stringeva attorno al cuore, un calore che da lì a poco, si sarebbe spento: doveva fare in fretta.

Si giustificò in maniera semplice: "Sono qui, perché volevo ringraziarvi, per tutto".

L'intera classe gli sorrise: "Prego".

Lui richiuse la porta dietro di sé: incamminandosi fuori l'istituto, si rese conto della realtà.

Il suo non era stato un banale grazie: era stato un addio, perché da lì a poco si sarebbe svegliato, e quel mondo non... no... non riusciva nemmeno a scriverlo.

Si limitò, una volta riaperti gli occhi, a ricordare gli ultimi attimi, prima che il vuoto della realtà se li prendesse con sé per sempre.

Era stato bello, seppur solo della durata di un sogno, a paragone con tutta la solitudine dentro la sua vita: una mostruosa creatura da cui riusciva saltuariamente a divincolarsi, anche se per poco, per sembrare normale... gli doveva bastare.

Poi si svegliò.

Era nella sua tenda, anni avanti, da quella morta realtà, ormai ridotta ad un ricordo vincolato in un sogno.

Uscì nel freddo notturno del deserto, e cercò la sua guida, su in cielo, per rimanerne innamorato ancora una volta; lei una fra tante: unica.

Con i suoi perfetti difetti, lo guidò lontano da quel muto inferno: la sua stella lo salvò, per poi salutarlo per sempre all'arrivo della timida alba.

L'uomo si accasciò, prima sulle ginocchia, poi con il resto del corpo a cadere, alle porte della città, sul nudo e sporco asfalto, rarefatto dalla forza del terreno.

Morì, ormai privo dell'amore per il quale era vissuto.

"Come un ferro conficcato nel petto: farà sempre più male" Disse tra sè e sè, attraverso la poca aria rimasta, nel passaggio stretto delle sue labbra screpolate e prive di sete.

"Senza amore non si può vivere, e lei non c'è più... oh mia stella... un'umano si sente impotente solo in un'occasione: quando non può fare nulla per lenire il dolore della stella amata... ed io non posso fare nulla per farti capire quanto sei bella, quando splendi goffamente, in mezzo a tutte le altre... nulla".

"..."

   
 
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