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Autore: Aria_wy    16/12/2018    0 recensioni
C’era una volta, in una città tanto bella quanto fredda, una giovane donna di nome Cecilia la quale viveva la sua vita nel miglior modo possibile, godendosi la giovinezza e i suoi amici.
Un giorno però la vita della nostra fantastica eroina fu messa a dura prova da quella che sarebbe stata uno dei maggiori esponenti del movimento culturale "re-inventiamo il carattere degli attori perché tanto la privacy cos’è questa sconosciuta" e CEO severa di una delle maggiori aziende che si occupano dal duemila cinque del "AAA cercasi fidanzato dal dark passato bono da paura ma gentile e coccoloso".
Per i più ingenui, Hope.
Ps: Questa è satira, nata da un mio momento di delirio unicornoso. Spero vi piaccia e non odiatemi.
Genere: Comico, Commedia, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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C’era una volta, in una città tanto bella quanto fredda, una giovane donna di nome Cecilia la quale viveva la sua vita nel miglior modo possibile, godendosi la giovinezza e i suoi amici. 
Un giorno però  la vita della nostra fantastica eroina fu messa a dura prova da quella che sarebbe stata uno dei maggiori esponenti del movimento culturale re-inventiamo il carattere degli attori perché tanto la privacy cos’è questa sconosciuta e CEO severa di una delle maggiori aziende che si occupano dal duemila cinque del AAA cercasi fidanzato dal dark passato bono da paura ma gentile e coccoloso.
Per i più ingenui, Hope. 
La nostra cara eroina non amava leggere, lo detestava, quindi non poteva  sapere che quando quella dolce e gentile ragazza dagli occhi di un colore improponibile si fosse avvicinata la sua vita sarebbe cambiata. 
Un sentiero di dolore e incertezze accompagnarono la nostra eroina ma solo alla fine del suo travagliato tragitto si accorse di quale davvero fosse il protagonista dell’incredibilmente stupida storia stesse vivendo, il wtf più assoluto. 







27 Agosto 2020 




Passeggiavo per le strade di Londra alla ricerca di un coffe shop dove avrei potuto usufruire del Wi-Fi. Mi ero appena trasferita per iniziare il master in statistica dopo la mia triennale in economia e la USL era un buon compromesso tra le tasse universitarie e il prestigio dell’università. 
Mi fermai davanti un coffe shop vicino il campus, era tutto decorato con dei toni sull’arancio e il giallo. 
Sprofondai sulle poltroncine e ordinai un semplice caffè americano essendo l’unico che avevano. Accessi il computer, dovevo ancora ripassare qualcosina prima di iniziare le lezioni ma fortunatamente avevo seguito un corso di laurea interamente in inglese quindi non avrei avuto problemi a collegare i termini matematici inglesi con quelli italiani.
Avrei dovuto inoltre cercare uno stage retribuito, non potevo chiedere soldi per tutta la vita ai miei genitori. I quindici mila euro di tasse annue (in pound ovviamente risultava una cifra minore) erano troppe per chiedere anche i soldi giornalieri come facevo quando studiavo a Milano. 
“Hey” mi richiamò una vocina acuta alle mie spalle. Mi voltai sbadigliando, non avevo voglia di chiacchierare in quel momento. 
“Hey”
“Piacere Hope” 
“Hope” cercai di sopprimere una risata “Io sono Cecilia” 
“Di dove sei? non hai un accento britannico” 
“Italiana, beh in realtà mio padre credo non sia di origini italiane ma più greche” alzai lo sguardo verso la bionda e la ritrovai a fissare il cellulare con le lacrime agli occhi. 
“Tutto ok Hope?”
“Destiny” sospirò “Sto soffrendo per amore” 
“Intendevi Cecilia?” chiesi retorica, mi sono sempre chiesta se quello che mi disse mio nonno prima di morire fosse vero. Tu attrarrai sempre i casi umani , mia dolce nipote. 
“O mio dio, non ti girare” 
“Cosa?”
“Hope” sentì un ragazzo chiamarla, volevo solo un caffè per l’amor del cielo. 
“Harry, cosa ci fai tu qua?”
“Credo sia per il tuo stesso motivo no?” mormorai, ma tanto nessuno mi stava ascoltando. 
“Lei è Kelly” 
“Lei è  Destiny, la mia migliore amica” disse tutto d’un fiato. 
“Cecilia” ribattei ma ormai era tutto inutile.
“Destiny è un piacere conoscerti” 
“Cecilia. Per bacco perché mai dovrei chiamarmi Destiny se sono italiana” 
“Hope ho parlato con tuo fratello pensavamo di dare una festa questo sabato sera a casa tua” 
“Perchè non giovedì?” chiesi io “non abbiamo mica lezioni” 
"Sei così strana” scoppiò a ridere, poi la guardò negli occhi “Hope spero di vederti alla festa”  
“Ma sei hai appena detto che sarà a casa sua?” 
“Non sono affari tuoi, Harry” urlò per poi alzarsi ed andarsene. 

Che cosa diavolo è appena successo 

“Beh Destiny bye” mi salutò l’amica del ragazzo che continuava a fissare la poltroncina dove prima era seduta quella psicopatica. 
“Addio Destiny, mi ha fatto piacere conoscere qualcuno proveniente dalla mia città preferita.” 
“Cecilia” 
“Ci sono andata anche io a Roma”
“Ma non sono di Roma”
“Bella città Destiny. Ci andremo tutti insieme un giorno a casa dei tuoi”
“Ma i miei sono calabresi” 
“Ci divertiremo a Roma Des, addio”
“Non ci sono neanche mai stata a Roma, per l’amor degli dei”




I due sparirono, mi guardai intorno e c’era qualcosa che non mi quadrava. Le persone sembravano essere appena uscite da qualche film adolescenziale da quattro soldi, nessuno studiava o parlava normalmente. C’erano ragazzi con in mano fiori, vestiti di dubbio gusto e cameriere che ci provavano con ogni cliente. 
In che razza di bar sono finita. 
Provai a chiamare mio padre per rilassarmi un pò, adoravo quell’uomo. Non squillò nemmeno perché la segreteria mi bloccò avvertendomi che il numero non esisteva e così quello di tutte le persone che conoscevo. Nei miei social network erano spariti tutti i miei amici, perfino i tag nelle foto ma non i loro volti. 

Dev’essere uno scherzo. Avanti dove sono le telecamere. 

Mi continuai a guardare in giro e decisi di lasciare quel coffe shop, mi avviai verso la porta ma una forza sovrumana continuava a riportarmi dentro. C’era qualcosa di strano in tutto questo. 
“Cecilia Martini, nata il cinque Marzo del mille novecento novantanove, hai un fratello più grande di nome Marco che sta studiando medicina a Milano, tuo padre è un chirurgo e tua madre una psichiatra. Facevi pattinaggio artistico finché non ti sei slogata una caviglia e hai detto addio alle nazionali. I tuoi amici si chiamano” 
“Chi diavolo sei?” chiesi esasperata, stavo tremando dalla paura. 
"Mi chiamo William ma qui mi chiamano Jake” 
“Qui?”
“Come a te chiameranno Destiny, ascolta non abbiamo molto tempo e devo andare velocemente. Questo shop non è un coffe shop normale, sei entrata nel mondo delle fan fiction. Hope è la protagonista ed Harry il suo grande amore e tu sarai la sua migliore amica”
Rimasi qualche minuto in silenzio. 
“Londra è piena di pazzi voglio tornare in Italia” piagnucolai. 
“E io in Sud Africa a casa mia ma non è possibile finché non finiamo la storia” 
“Tu sei pazzo” 
“Prova ad uscire da qua”

Ci tentai, diverse volte. Non riuscivo, una forza mi teneva incatenata lì dentro, ormai ero sul l’orlo di una crisi isterica. 

“Facciamo finta che io ti creda” iniziai “Cosa dobbiamo fare per tornare a casa”
“Dobbiamo fare in modo che quei due lo facciano il più in fretta possibile, si sposino con tanti bambini e quelle cretinate la” 
“Sto impazzendo, dev’essere il fuso orario”
“Ma se non c’è nessun fuso orario tra Italia e Inghilterra” 
“C’è, un’ora” 
“Ceci” urlò “la tua prossima scena” per poi scomparire in fondo al locale. 


Hope si avvicinava velocemente verso di me, se quel pazzo aveva ragione ero intrappolata in un mondo parallelo e i miei mi avrebbero dato per morta. 
Qualunque cosa stesse succedendo doveva finire in fretta. 
Forse sto sognando, anzi forse mi hanno ricoverata e sono in coma etilico.
Sapevo di non dover bere. 



“Destiny, io non so più cosa fare” 
“Su cosa?”
“Harry” 
“Dimenticati di lui e trovati un altro” risposi senza pensare. 
Lei mi fissò per qualche attimo, credeva fossi impazzita. 
“Di che stai parlando?”
“Ok, dimmi di più su Harry”
“Allora, è il ragazzo più popolare ma è anche un cattivo ragazzo. Tutti mi dicono di starci lontana” 
“Che ha fatto di così cattivo?” 
“Non lo so” 

Oh fantastico, mi sembra una ragione valida per definire qualcuno cattivo.

“Destiny andiamo a fare shopping” sentenziò. 
“Ma io avrei tipo delle cose da fare” mugugnai, tanto lo sapevo, avrei dovuto accompagnarla in quello che sarebbe stato lo shopping peggiore della mia vita. 
“Di che stai parlando?” 


Non saprei come spiegarlo, d’un tratto mi ritrovai nel centro commerciale. Se prima pensavo di essere in come etilico ora ero convinta di essere morta. Forse questo era l’inferno, una punizione per una vita fatta di sarcasmo e cinismo. Sarei  dovuta andare in chiesa con mia madre ogni domenica. 
Per qualche frazione di secondo tutto in torno a me era diventato nero e avevo perso la qualsiasi cognizione del tempo e dello spazio. 

“Stai bene?”
“Devo trovare anche io un vestito” risposi. 
“Per la festa?”
“Per il mio funerale. E vorrei anche un Martini” 
“Stupidina” mi canzonò “Le brave ragazze non bevono di giorno e senza degli uomini accanto”
Sorrideva come un ebete, come se mi avesse effettivamente aiutato a diventare una persona migliore. 
“Avanti Lucifero” gridai verso l’alto “Almeno un Martini, sono già in questo manicomio non levarmi pure l’alcol” 
“Destiny c’è Harry” 
“Ma figurati sarà pure una Londra parallela ma perfino nel paesino più sperduto della Calabria non incontri la tua cotta così facilmente” 

Eh invece

“Hope” 
“No vabbè ma io ci rinuncio”
“Jake, Harry” 
“Jake? Amico mio, ho bisogno di un Martini ti prego” piagnucolai avvicinandomi a l’unica persona che poteva aiutarmi in quel momento.
“Hope potrei parlarti un secondo?”
“No devo stare con Destiny” 
“Ma quale Destiny” risposi “senti ascolta biondina io ho bisogno di un Martini. Detto questo pace e amore. Muoviti tu”

Lei mi guardò per qualche istante, in quel momento mi ricordai che avevo appena perso il mio computer poggiato comodamente sul tavolino con tutti i documenti per il visto, i documenti per le tasse universitarie e il sito della banca aperto.
Dovevo sembrare una povera giovane appena uscita da un ospedale psichiatrico.
"Grazie Des"
La mollo qua per un Martini e lei mi ringrazia?
"Prego,Hope"non sembravo molto convinta di quello che stavo dicendo.

Mi allontanai con William alias Jake verso un pub molto chic alla fine del piano dove mi avevano appena catapultata. Era un centro commerciale gigante, vi erano almeno cinque piani da quel che avevo potuto osservare ma in quel momento il colore del pavimento e la vegetazione non mi importavano.
Entrammo come due furie e io mi sedetti al bancone davanti al barista che mi guardò malissimo prima di chiedermi cosa volessi bere. 
William mi fissò per qualche minuto, poi condividendo il mio disagio decise di ordinare un cosmo. 
"Un cosmo?" ridacchiai.
"Sta zitta, cosa sei una donna in carriera sull'orlo di un esaurimento nervoso che ordini un martini?"
"Ma sta zitto. A proposito, se io sono la sua migliore amica tu invece chi sei?"
"Migliore amico di lui che proverà a stuprare lei"
"Ma vero fai?" chiesi innoridita, era una cretina ma non si meritava di certo questo. 
"Ma figurati, lui verrà mi darà un pugno e capirà che l'unico che le dovrà togliere la verginità è lui"
"Lui? Harry?"
"Mister ovvio è tra noi"
"Ma a te lei piace?"
"Amore" rispose calmo "Io sono gay, stra gay, completamente gay. Mi farei lui molto più volentieri che lei. Anzi,mi andrebbe bene uno qualsiasi dei loro amici"
"Come fai a sapere che quano la storia finisce noi torneremo a casa" 
"Beh quando sono arrivato qua, nel nostro mondo qualche giorno fa, ho trovato un foglio davanti al comodino della stanza che condivido con il riccio nel quale mi si spiegava tutto e mi avvertivano del tuo arrivo"
"Loro chi?" chiesi alzano troppo la voce. 
"Piano cupcake, non so chi siano loro. Lo scopriremo"
"Posso portarvi altro?"
"No grazie Zayn" 
"Tu sei Destiny?" mi chiese il ragazzo davanti a me.
 I suoi  capelli erano scuri tanto quanto i suoi occhi, piuttosto alto e muscoloso e ci sorrideva cercando di capire se ci fosse qualcosa tra di noi. 
"Mi chiamo Ce" 
"Si è lei" mi fermò William. 
"Destiny" affermai "Si sono Destiny" 
"Beh, spero che Hope non diventi la nuova conquista di Harry" aveva un aria triste quasi sofferente. 
"Oh no" mormorai a William "il triangolo scemo"
"sta zitta"

Era un incubo, un vero e proprio incubo. 








----- Unicorni 


Bene, voglio precisare che questo è tutto frutto di un delirio, magari non è buono, magari si. Non saprei spero comunque che non sia troppo folle.
Fatemi sapere 
Un bacio 
   
 
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