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Autore: _BlueLady_    17/12/2018    0 recensioni
Quattro simpatici tentativi di due adolescenti innamorati, alle prese con la loro prima cotta, di confessarsi a vicenda il loro amore reciproco. O forse no.
Perché dichiararsi non è mai semplice.
[Raccolta di One-shots dedicate a Marinette ed Adrien]
#1. [Adrienette] "Falling" in love
#2. [LadyNoir] Ti "Miao" in tutte le lingue del mondo
#3. [MariChat] Tell a Secret, Can You Keep it?
#4. [Ladrien] Professionalmente parlando
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4.
PROFESSIONALMENTE PARLANDO
*
Ladrien

 
Adrien si chiuse la porta della camera alle spalle, sciogliendosi in un sospiro.
Si osservò intorno guardingo, avendo cura che nessuno si presentasse inaspettatamente, cogliendolo sul fatto. Strinse più forte l’enorme rotolo di carta che reggeva in mano non appena realizzò che, come al solito, suo padre era impegnato nel suo studio per chissà quale attività di lavoro, e Nathalie era affaccendata nell’organizzazione di mille appuntamenti.
Sorrise, constatando che era finalmente solo.
Plagg sonnecchiava in chissà quale angolo della stanza, e lui aveva campo libero.
Scostò una delle tende per far entrare più luce. Afferrò una sedia sulla quale si mise in punta di piedi subito dopo, srotolò il cartellone che teneva ancora tra le mani, lo appese.
Poi indietreggiò soddisfatto per ammirare da lontano l’opera appena compiuta.
Sospirò, sorrise sognante.
Di fronte a lui troneggiava un enorme poster di LadyBug. La sua LadyBug.
Era forte, audace, meravigliosa nel suo completino rosso a pois che ne risaltava perfettamente le forme sinuose. Il suo sguardo era fiero, deciso. Era lo sguardo di chi non ha paura di nulla, di chi è sicuro di sé. Sorrideva intrepida, armata del suo inseparabile yo-yo, colta nell’esatto istante in cui si slanciava, scaltra ed aggraziata, all’inseguimento del nemico.
Adrien socchiuse leggermente gli occhi, immaginando di correre al suo fianco, come faceva spesso nei panni di Chat Noir.
La considerava una vera fortuna poterle stare accanto almeno in quel frangente. Anche se a volte lei si dimostrava esasperata dalle sue continue provocazioni maliziose.
Sperava tanto, un giorno, di poterle parlare a cuore aperto. Magari dopo la sconfitta di Papillon, se mai fossero riusciti nell’impresa. O magari, perché no, anche prima, se solo ci fosse stata la giusta occasione. In realtà, se fosse stato per lui, si sarebbe smascherato di fronte a lei già da molto tempo, incapace di sopportare il peso di non saper dare un volto alla ragazza tanto amata. Ma LadyBug sembrava ligia al dovere, più consapevole di lui di quanto fosse importante per entrambi mantenere intatto il segreto sulla loro identità, poiché una volta scoperta, sarebbe stato più difficile poi fronteggiare il nemico senza un minimo di coinvolgimento sentimentale. O forse sarebbe stato più facile. Adrien non sapeva darsi una risposta, conoscendo soltanto un lato della medaglia.
Riaprì gli occhi, tornando a fissare ammirato la figura della supereroina che sembrava illuminare la stanza di luce propria.
Sospirò.
Se solo potessi averti qui – pensò, e si avvicinò di più al poster allungando una mano, quasi immaginando di intrecciare le proprie dita con quelle della sua Lady, per poi stringersela forte al petto e non lasciarla andare più.
Provò ad immaginarsela di fronte a lui, con i suoi occhi limpidi e cristallini, la bocca sottile e sorridente dalle labbra morbide ed invitanti.
Riuscì a vederla di fronte a lui, mentre sul ciglio di un cornicione si voltava pian piano nella sua direzione, e si portava teneramente una ciocca di capelli sfuggita all’elastico dei codini dietro all’orecchio.
Immaginò di farsi più vicino a lei, di afferrarle delicato la stessa mano che stava armeggiando con la ciocca di capelli corvini, di prenderle il viso delicatamente, di guardarla intensamente negli occhi e sorridere mentre la vedeva arrossire, di accorciare a poco a poco la distanza tra le loro bocche, e poi…
Un insolito rumore proveniente dall’esterno lo riportò immediatamente alla realtà, facendogli spalancare di botto gli occhi proprio nell’istante in cui, almeno nella sua testa, stava per accadere la magia.
Volse lo sguardo verso i vetri della finestra, la bocca ancora appiccicata al cartellone appeso al muro, proprio all’altezza delle labbra di LadyBug, riscoprendo con la coda dell’occhio una sagoma familiare dai toni scarlatti osservarlo di sbieco.
Quando riconobbe chi lo stava osservando dall’altra parte del vetro, lo sguardo scioccato ed imbarazzato quasi quanto il suo, desiderò con tutto se stesso sprofondare dalla vergogna.
LadyBug. Lì. A casa sua.
Non poteva essere ancora il frutto di un sogno. Era innamorato, sì, ma ad ogni fantasia amorosa c’era un limite.
Quando la vide accennare qualche movimento di soppiatto, quasi nella speranza di non essere vista, sussultò.
Scollò immediatamente le labbra dalla LadyBug figurata, sentendosi morire dentro, dirigendosi a passo veloce da quella reale prima che avesse il tempo di sfuggire.
Aprì precipitosamente la finestra, ritrovandosela quasi ad un palmo di naso.
Come incrociarono lo sguardo, entrambi sussultarono di imbarazzo.
- LadyBug!- esclamò lui, forse con qualche decibel di troppo sforzandosi di articolare parole che non volevano uscire – Che sorpresa! Non mi aspettavo di trovarti qui!- asserì, tentando in tutti i modi di negare l’evidenza di quanto fosse contento di trovarsela di fronte in carne ed ossa – Cosa ti porta da queste parti?-
La ragazza in rosso batté due volte le palpebre, boccheggiò, avvampò.
- Ahem, A-Adrien gi-giusto?- si schiarì la voce arrochita dall’imbarazzo – Pa-passavo di qui per caso, un giro di ronda di routine. Giusto per specificare che non ti stavo assolutamente ammirand – intendevo dire, spiando – spiegò con tono vago, buttando lo sguardo in giro in maniera quasi compulsiva, quasi facesse di tutto per non incrociare i suoi occhi.
Non poteva certo dirgli “Ciao, sono venuta perché sono pazzamente innamorata di te ed ero tanto curiosa di sapere cosa stessi facendo in questo momento, e l’unico modo che avevo per togliermi la curiosità era quello di spiarti senza un minimo di pudore dalla finestra di camera tua”. Non era professionale, e chissà cosa avrebbe potuto pensare di lei dopo una simile uscita.
Passarono qualche istante in silenzioso imbarazzo, senza sapere come comportarsi l’un l’altra.
- B-beh, visto che qui oggi sembra tutto tranquillo, sarà meglio che vada. È stato un piacere rivederti!- asserì lei tentando di sfuggire a quella situazione scomoda.
Adrien fu colto da un improvviso tuffo al cuore non appena le sentì pronunciare quelle parole. Si osservò attorno, nel disperato tentativo di trattenerla almeno un altro po’.  Un istante soltanto.
Senza minimamente pensare alle conseguenze, l’afferrò istintivamente per un polso, costringendola a voltarsi nella sua direzione. Entrambi arrossirono sotto la forza di quel contatto.
- Aspetta – le disse, docile e malleabile.
Lei sgranò gli occhi, sentendo il cuore rimbombarle nelle tempie.
Adrien deglutì.
- Sarai stanca e accaldata dopo tanto lavoro, vorrai riposarti. Perché non vieni un attimo dentro in camera, a rinfrescarti un po’?-
Seguì un altro istante di silenzioso imbarazzo.
Cosa cazzo le ho appena chiesto, si domandò Adrien completamente nel pallone.
LadyBug batté due volte le palpebre, sentendosi quasi svenire dall’emozione.
Cosa cazzo mi ha appena chiesto, pensò ormai in tilt.
Adrien si schiarì la voce, imbarazzato.
- N-Nel senso – si corresse subito, temendo che potessero esserci dei fraintendimenti – Posso offrirti dell’acqua, una bibita, dei biscotti?- continuò poi, in tono conciliante.
LadyBug sorrise, non appena il battito cardiaco riprese a stabilizzarsi nella gabbia toracica.
- Dell’acqua va benissimo – asserì poi, accettando l’invito. Ormai non aveva niente da perdere.
Adrien per poco non squittì dalla contentezza.
- Ottimo!- esclamò, mentre quella scavalcava il davanzale della finestra e si accomodava in camera – Ti lascio due minuti, giusto il tempo di prenderti un bicchiere – le disse su di giri, invitandola ad accomodarsi dove più preferiva in attesa del suo immediato ritorno.
LadyBug si osservò attorno imbarazzata, incredula di ciò che era appena successo.
Si trovava in camera di Adrien. Loro due. Soli.
Una simile scena non riusciva a immaginarsela nemmeno nei suoi sogni più belli. Trattenne a forza uno squittio di emozione, troppo eccitata per trattenere ancora la felicità che pareva sprizzarle fuori da tutti i pori.
Anche se per poco, l’idea di stare accanto al suo Adrien anche solo per qualche minuto in più la faceva camminare ad un metro da terra dalla gioia.
Avrebbe potuto dirgli tante cose, raccontargli di sé, capire se c’era anche solo una minima speranza che tra loro sarebbe potuto funzionare.
La stanza odorava di lui in ogni angolo, era grande, spaziosa, essenziale, elegante proprio come lui.
Si avvicinò con cautela al letto, immaginandoselo tenero e docile dormire beato tra le lenzuola scure. Sorrise: doveva essere dolcissimo. Si ripromise, una notte, di passare ad ammirarlo in silenzio, questa volta senza fare rumore, soltanto per il gusto di immaginarsi accoccolata a dormire accanto a lui, insieme, abbracciati.
Come le passò per la testa quel pensiero perverso, non poté fare a meno di sentirsi avvampare di imbarazzo. Dopotutto sognare non costava nulla.
- Eccoti il bicchiere – si sentì dire, e quando si voltò trovò quel meraviglioso paio di occhi smeraldo osservarla sorridenti.
Se solo avesse potuto, lo avrebbe baciato in quello stesso istante.
- Gr-grazie – mormorò timida, sussultando al contatto delle sue dita con quelle di lui mentre afferrava il bicchiere che le aveva porto, ed abbassando lo sguardo.
Adrien sorrise, trovandola a dir poco meravigliosa. In battaglia si mostrava decisamente più forte e decisa, ma anche quel suo lato docile e timido non gli dispiaceva. La rendevano più vera.
Sospirò.
Se solo avesse potuto, l’avrebbe baciata in quello stesso istante.
- A-allora – esclamò ad un tratto, cercando di fare della conversazione – Chat Noir non è con te a supportarti nel tuo giro di ronda? – le domandò così a bruciapelo, e subito si diede mentalmente dello stupido a tirare in ballo la sua controparte anche quando non c’entrava nulla. Proprio ora che poteva stare solo con LadyBug doveva piazzarci di mezzo il terzo incomodo. Stupido.
LadyBug sorrise.
- In genere pattugliamo Parigi ciascuno per conto proprio. È raro che ci incontriamo, quando non siamo a caccia di Akuma insieme –
Basta chiedere, MyLady, e ti seguirò fino in capo al mondo – pensò lui inarcando la bocca in un sorriso malizioso.
- Capisco – disse poi ad alta voce, mentre LadyBug vagava con lo sguardo in giro per la stanza, fermandosi proprio di fronte all’enorme poster con la sua gigantografia che poco prima Adrien aveva assaggiato con la punta delle labbra.
- Come vedi, hai un sacco di fan – ridacchiò lui imbarazzato, sperando con tutto se stesso che lei non gli chiedesse cosa ci facesse incollato alle sue labbra dipinte qualche minuto prima. Forse si era trattato di un istante soltanto, e lei non aveva visto nulla.
LadyBug sorrise languida, sciogliendosi in un sospiro.
- Mi dipingono sempre più intrepida di quello che non sono – mormorò, più a se stessa che non a lui, quasi ferita nell’orgoglio.
- Come hai detto? – domandò lui, temendo di non aver capito bene.
Lei ridacchiò sommessamente, mogia.
- È difficile vivere sempre all’altezza dell’aspettativa delle persone. Affrontare ogni battaglia con la consapevolezza di non poter fallire. Io ho fiducia nelle mie capacità ed in quelle di Chat, ma è anche vero che siamo in due contro un esercito di nemici. Anche noi possiamo fallire. Anche noi abbiamo diritto di sbagliare. Ma se ciò accadesse, cosa accadrebbe alla popolazione di Parigi?-
Adrien l’ascoltò, sentendosi il cuore farsi pesante. Poteva capire, come modello idolatrato dalla folla e come Chat Noir, cosa significasse sentirsi così. Vivere con la consapevolezza di essere una persona comune, ma allo stesso tempo non potersi concedere il lusso di sbagliare nemmeno una volta.
- Ci sono giorni che mi addormento con la paura di non farcela. Di non essere all’altezza. Poi penso che anche Chat, come me, deve avere questi tipi di pensieri che gli tormentano il sonno, e mi dico che non posso mostrarmi debole di fronte a lui, che devo fargli forza. Che dobbiamo farci forza entrambi. Anche se dentro di me, ho mille dubbi ed insicurezze. Fa parte dell’essere umani –
Adrien sorrise, vedendola stringersi nelle spalle in preda a paure ed incertezze. Non avrebbe mai pensato che anche la sua LadyBug, così intrepida e audace sul campo di battaglia, avrebbe potuto mostrarsi così fragile e preziosa ad i suoi occhi. Condivideva ogni sua parola. Ogni sua emozione. Eppure, percepire anche in lei la paura di fallire, gliela fecero apprezzare ancora di più, perché gli ricordavano che sotto quella maschera si nascondeva pur sempre una persona. Ed ora come mai era intenzionato a scoprire chi fosse.
 Le posò delicatamente una mano sulla spalla, costringendola a voltarsi nella sua direzione.
- Io sono qui – le disse, fiducioso – E hai Chat Noir con te. E come me e lui, hai il supporto di tante altre persone che sarebbero pronte a ricambiare ciò che fai per loro ogni giorno, mettendo a rischio la tua vita pur di salvarle. Potrai dubitare di te stessa, ma non devi mai dubitare di chi ti è accanto e ti vuole bene. E, credimi, non immagini nemmeno cosa tu significhi per alcuni di noi – per me, avrebbe voluto aggiungere, ma si morse la lingua prima di dire troppo.
Istintivamente, si sorrisero.
- Grazie – gli mormorò in risposta, asciugandosi un angolo dell’occhio dal quale le era appena sfuggita una lacrima – E scusa lo sfogo momentaneo. A volte dimentico che devo mantenere una certa professionalità – ridacchiò.
- Figurati – sorrise lui, lieto che almeno quelle poche parole fossero servite a farla stare meglio.
Osservarono entrambi per un attimo il poster appeso al muro.
- E così, sei un mio fan, giusto? – asserì LadyBug, osservandolo divertita.
- Assolutamente – asserì lui in un sospiro – Ti ador- cioè – ti ammiro molto. Spero non ti abbia creato imbarazzo ritrovarti in camera di uno sconosciuto con una tua gigantografia appesa alla parete – sorrise imbarazzato, quasi giustificandosi della troppa invadenza – Il mio voleva soltanto essere un gesto disinteressato –
- Figurati – sorrise lei, nascondendo ancora una volta quanto l’avesse resa felice in realtà quel piccolo gesto.
Adrien rise: - Dovevo pur sdebitarmi per tutto ciò che fai per Parigi ogni giorno no? Offrirti un bicchiere d’acqua mi sembrava il minimo –
Risero. Adrien l’osservò sciogliersi nella sua risata cristallina, e tutto ciò che desiderò fu di poterla stringere finalmente tra le braccia, ma si trattenne. Non sarebbe stato un comportamento professionale, e ci mancava solo che dai giornali sbucasse improvvisamente la notizia che Adrien Agreste aveva volutamente allungato le mani nientedimeno che su LadyBug. Già il fatto di averla in camera sua era sbagliato, ma era stato più forte di lui. Dopotutto avevano soltanto scambiato quattro chiacchiere, niente di più.
- Sai – asserì lei ad un tratto, tornando ad osservare la sua immagine extra large – mi hai fatto tornare in mente un episodio simile, accaduto giusto qualche settimana fa –
- Non mi dire – esclamò lui, inevitabilmente incuriosito dall’argomento.
LadyBug proseguì, trattenendo a stento le risa.
- Ero in camera mia, ed un amico è passato a farmi visita. L’ho invitato ad entrare, dimenticandomi di avere la camera completamente tappezzata di fotografie di un personaggio ben conosciuto qui a Parigi. Non immagini l’imbarazzo nel dovergli spiegare che si trattava tutto di un equivoco –
- Posso immaginare – sorrise lui, non senza trovare quel curioso episodio terribilmente familiare.
- Voglio dire – continuò lei, quasi giustificandosi – non è che se uno ha la camera completamente tappezzata di tue fotografie – tue per modo di dire, si intende – automaticamente sei innamorato, giusto? – gli chiese, quasi cercando la sua approvazione.
Adrien sospirò sollevato, constatando che a quanto pare a LadyBug era completamente sfuggito il piccolo episodio del bacio al poster, per sua fortuna. Meglio così. Sarebbe stato decisamente imbarazzante dover trovare una giustificazione credibile.
- Suppongo di sì – rispose solo, prima che il solito pigolio che annunciava l’imminente trasformazione non interrompesse la conversazione.
- Devo proprio andare ora, scusami – gli disse LadyBug, quasi dispiaciuta – Grazie dell’ospitalità. Sei stato meraviglioso – ed entrambi arrossirono al suono di quella parola, l’uno per averla ricevuta, l’altra per averla pronunciata.
- Fi-figurati. Ripassa pure quando vuoi. Sai dove trovarmi – e ci sperava davvero che sarebbe successo.
LadyBug fece per dirigersi verso la finestra dalla quale era entrata, seguita da Adrien che la scortava.
Fece per voltarsi verso di lui per ringraziarlo ancora una volta – avrebbe volentieri prolungato quell’istante per sempre, pur di non separarsi da lui – ma il suo sguardo fu catturato da qualcosa di molto sconcertante. Forse più sconcertante del ritrovarsi la propria gigantografia appesa alla parete.
Adrien diresse lo sguardo nella direzione in cui stava osservando lei, impallidendo nuovamente di imbarazzo non appena realizzò cosa stava guardando con così tanta perplessità.
Action-figures. Decine. Forse cinquanta o più. Che ritraevano lei nelle vesti di LadyBug nelle pose più disparate – alcune anche decisamente discutibili.
Deglutì. Le figuracce non erano mai troppe.
- Aehm, qu-queste s-sono… modelli! Sì, modelli! Pe-per mio padre. Li utilizza come ispirazione per la sua ultima collezione. S-solo che nel suo studio non ci stanno, e-e così le ha piazzate proprio qui! Che buffa coincidenza, vero?- tentò di arrampicarsi sugli specchi come poteva, il sorriso rigido, il sudore freddo a colargli dalle tempie.
Con quello, poteva letteralmente dire addio alla sua reputazione con la sua Lady. Non gli sarebbe rimasto che palesarsi a lei come Chat per il resto della vita, e quella volta sarebbe stato lui a remare contro alla possibilità di svelarsi a vicenda le rispettive identità.
LadyBug alzò un sopracciglio, reclinò la testa, arricciò il naso.
Tutta quella situazione aveva un che di terribilmente familiare.

“Anche io, in camera mia, ho un’intera collezione di action-figures di LadyBug”

Improvvisamente LadyBug sussultò, boccheggio, impallidì.
Non poteva crederci! Non poteva essere vero!
Adrien. Il suo adorato Adrien…
L-lui, in realtà…
Era un nerd.

 


Angolo Autrice:

Quasi mi complimento con me stessa, ultimamente: sono un pozzo di idee!
Non avete idea della soddisfazione di vedere questa mini-raccolta finalmente finita! Spero che nonostante la lentezza nel postare e il fatto che sia non tanto lunga non la penalizzino.
Detto questo, con la Ladrien si chiude il cerchio di questa serie di confessioni imbarazzanti, e spero davvero di avervi regalato qualche minuto di piacevole lettura. Ho fatto del mio meglio per metterci qualcosa che facesse sorridere, mantenendo la fluffosità di questi due teneri piccioncini che, diciamocelo, in tutte le salse sono adorabili <3
Ammetto che un pò mi dispiace di aver concluso così in fretta, anche se in realtà mi sta balzando già in testa qualche altra mezza idea per fare un seguito, chissà... forse mi cimenterò in una seconda serie, se l'ispirazione sarà propizia.
Per ora vi lascio con questo simpatico capitolo, che ammetto essermi divertita molto a scriverlo. Come già anticipato in precedenza, vi avevo avvisato di tenere bene a mente quello che Chat confessa a Msrinette nel capitolo 3, perchè qui si sarebbe rivelato fondamentale... peccato che Marinette, ancora una volta, si ostini a negare l'evidenza xD
Non ho molto altro da aggiungere, se non ringraziare immensamente tutti coloro che mi hanno seguita fin qui. Sono contenta di avere ricevuto qualche prezioso parere sulle storie, e ancor più lieta di vederla inserita tra le preferite e le seguite. Spero che il viaggio sia stato piacevole, come si suol dire: breve ma intenso.
Vi saluto, sperando di ricomparire presto con nuove idee e, chissà, magari una long...
Intanto, per chi volesse, avrò piacere di rivedervi anche nella mia attuale raccolta ancora in corso "Pelo e Contropelo"
Grazie davvero di cuore a tutti!
Baci sparsi

_BlueLady_
  
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