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Autore: piccina    17/12/2018    3 recensioni
Mancavano tre giorni a Natale, sul nord del paese imperversava una bufera epocale...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Brian Kinney, Justin Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mancavano tre giorni a Natale, sul nord del paese imperversava una bufera epocale e sei voluto partire ugualmente. Quel fottuto contratto, maledetto lui e maledetto tu. Dopo tanti anni non riesco ancora a perdonartelo. Come fosse ieri, ci rivedo sul quella fottuta banchina della stazione a congelarci le palle: tu che parti e mi saluti in fretta e fra tutte le parole che puoi dire mi chiedi "Me la dai una sigaretta?"  Io di Camel, mi dispiace, non ne avevo, il marciapiede per NY, sì lo sapevo, ma un conto era stare a farti un po' di compagnia, altro aspettare che il treno andasse via. Mi ero girato e avevo preso le scale verso il sottopasso. Fanculo, pensavo. Non ci ho dormito per mesi sull’immagine di quel treno che si allontanava, le luci posteriori rosse che scomparivano piano nel turbinare di fiocchi di neve. Il rosso è scomparso dalla mia tavolozza per anni. Il mio periodo scuro, lo chiamano i critici. Lui sa, lui ha capito che non era scuro, ma oscuro. Lo amo perché ha saputo trovarmi nell’oscurità.
“Sono arrivato! Dove sono i miei uomini preferiti?”
Brian gattona veloce verso l’entrata e io lo seguo, mentre un sorriso si disegna timido sul volto e gli occhi si asciugano. Lui solleva il nostro cucciolo e io gli sfilo il cappello. “Bentornato bel Capitano” Non è più capitano da tempo, ma io continuo a salutarlo così.
“Ciao Occhi di cielo, come state?” e mi bacia leggero. Mi sfiora leggero in questo periodo dell’anno. “Bene, ma ora che sei arrivato meglio. Sei in licenza fino al 2 Gennaio vero?” “Puoi contarci.” Gli sfilo il cappotto e guardo con tenerezza tutte quelle mostrine che non capisco e che lui non pretende impari, lo appendo al pomo in entrata. Con il bimbo su un braccio e nell’altro il piccolo bagaglio, mi anticipa dentro. Gli sfilo il borsone, lo vado a mettere in camera. La porta della sala è aperta, la lampada sul tavolino è accesa, mi piacciono le luci soffuse e lo vedo, appeso sopra il divano, bianco, tanto bianco, rosso al centro, rosso come il sangue, come il tuo sangue fra quelle lamiere e intorno nero, il nero che mi aveva inghiottito e si era portato via i colori. Mi fermo un secondo, il cuore batte forte nel petto, ovattati mi arrivano i suoni di mio marito e di Brian che giocano e per un momento sono di nuovo con te. Ti maledico e ti amo, ti odio e ti amo. Me lo sono ripetuto come un mantra, me l’hanno ripetuto ossessivamente per impedirmi di impazzire “Non ha sofferto”    
Mi sono voluto convincere che non si è soli quando un altro ti ha lasciato, si è soli se qualcuno non è mai venuto, però perdevo i pezzi scendendo le scale e chi ci passava sopra non sapeva di farmi male. Mi dicevano adesso basta, adesso lascia andare, la vita deve continuare, ma io sapevo solo che se questa storia fosse stata un mio fumetto, con una fine mia tu non saresti andato via.
Non mi ha detto nulla, ha risalito le scale al posto mio, ha raccolto i pezzi e me li ha portati indietro. Non ha avuto paura del mio buio. Lui che quando vola rompe la barriera del suono è andato piano, mi ha lasciato soffrire, mi ha lasciato morire e poi mi ha tirato sù. Si è preso cura di me, quando non ero più capace di farlo da solo e ha capito il mio amore, il mio folle amore per te che non cesserà mai, non finirà mai, certo non perché sei stato così bastardo da morire. Da morire senza di me.   
Ha accettato che lo chiamassi Brian, il nostro bambino si chiama come te, fottuto amore mio.
E io quest’anno che non metto le palline ai rami bassi dell’albero perché così non le tira giù, ho di nuovo un Brian con me per Natale, o forse no. Ne ho due, ne avrò per sempre due.
Buon Natale, Kinney, ovunque tu sia.

Questa storia è nata all'improvviso in coda all'INPS ascoltando L'ultimo spettacolo di Vecchioni e alcune righe sono la rivisitazione di certi passaggi.

Il Capitano, il nuovo amore di Justin, è nato nella mente di una mia cara amica, in una sua bellissima storia. Il giorno che si deciderà a pubblicare capierete chi è.  L'ho preso in prestito e ho dato questo destino a lui e al suo "occhi di cielo". 
  
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