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Autore: Mangakarjiuana    17/12/2018    1 recensioni
|Dal testo|
". . . Perchè non mi hai chiamato, Tooru?"
Ecco la domanda che gli fece stringere gli occhi con forza, e aggrapparsi quasi con le dita al tessuto del divano. L'aveva anche chiamato per nome, ed era il suo segnale per dire che era serio.
"Perchè saresti venuto da me. Perchè tu mi raggiungi sempre"
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Don't turn off your light for me'
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Attenzione: questa storia appartiene ad una serie ma può anche essere letta da sola; è strettamente collegata ad un solo os:'Raindrops like blood'
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Iwaizumi fissava inespressivo le gocce dense che si rincorrevano sui vetri, girando nervosamente un caffè che non era più caldo da molto.
"Ci sta mettendo troppo. . . "
Mormorò tra i denti, decidendosi a bere un sorso del proprio caffè, per poi piegare le labbra in una smorfia disgustata: tale era l'ansia che aveva aggiunto il sale al posto dello zucchero.
Abbandonò la tazzina sul tavolo, alzandosi ed iniziando a camminare nervosamente per la stanza, senza mai perdere di vista le ampie finestre.
Ricordò con un sorriso quanto Oikawa avesse puntato i piedi per trovare un appartamento che avesse una bella veduta e soprattutto quanto era stato difficile accontentarlo.

Controllò ancora una volta lo schermo del cellulare: nessuna chiamata.

Solitamente era Tooru quello che lo tempestava di chiamate anche se usciva per pochi minuti, diretto verso il kombini sotto casa, ma in quel momento era davvero tentato dal chiamarlo per la terza volta.
E se Hajime Iwaizumi decideva di chiamare qualcuno -già solo una volta-, allora era lì per lì dal chiamare la polizia.
Non era mai stato un tipo apprensivo o soffocante -non poteva rubare il titolo al proprio ragazzo-, ma l'ex alzatore della Seijo era fuori casa da ottanta minuti buoni e con quel tempo non poteva che pensare al peggio.

Si era recato a casa di Kuroo -che era facilmente raggiungibile dal loro appartamento- per restituirgli i pantaloncini della tuta che gli aveva prestato per gli ultimi allenamenti con la propria squadra Universitaria e che gli servivano urgentemente, causa una partita imminente.
Il problema era uno solo: ci avrebbe dovuto impiegare pochi minuti, doveva essere rientrato da un secolo.

La ragione di tanto nervosismo, però, non era tanto per il tempo che ci stava impiegando, quanto per la pioggia: Oikawa detestava la pioggia.
La detestava con tutto se stesso.
Diceva sempre che la ragione di tanto odio era l'umidità che le giornate piovose portano con loro, che gli faceva gonfiare i capelli.

Ma Iwaizumi sapeva perfettamente che la ragione era tutt'altra: quando erano poco più che ragazzini, loro due si erano dati appuntamento per andare insieme al locale dove dovevano andare a mangiare con l'intera squadra, e poichè stavano ritardando, Tooru attraverso senza attendere Iwaizumi, che per inseguirlo aveva attraversato subito dopo, ed a causa della pioggia battente non era riuscito a vedere un'auto che passava proprio in quel momento.
Ed era stato investito.
Non era stato poi nulla di eccezionale, alla fine aveva solo avuto una ferita al capo che gli aveva fatto perdere molto sangue ed era rimasto incosciente per diverse ore, ma senza traumi permanenti di alcun tipo, eppure per Tooru era stato uno shock.
Da quel momento, evitava sempre di uscire quando era previsto maltempo ed ovviamente proibiva categoricamente al proprio ragazzo di fare lo stesso. Ovviamente non sapeva nulla del brutto tempo in arrivo, altrimenti avrebbe volentieri mandato Kuroo a fanculo.

Alla fine, Iwaizumi imprecò tra sé e sé.
"Ma chi se ne fotte, io ora vado a cercarlo"
Detto ciò, in pochi istanti afferrò giacca, ombrello e chiavi ed uscì di casa sbattendo la porta, scuro in volto, sperando che non fosse accaduto nulla.
Era inutile chiamarlo, tanto, se non aveva risposto alle prime due non avrebbe risposto nemmeno alle seguenti.

Provò sin da subito a chiamare Kuroo, sperando che fosse ancora da lui e che non rispondesse perchè  gli si era scaricato il telefono.
Niente.
Gli rispose che Tooru se ne era andato da casa sua poco prima che iniziasse a piovere.

Allora provò a cercare alla sua pasticceria preferita, piuttosto vicina a casa dell'amico.
Niente.
La proprietaria gli disse che non lo vedeva da un paio di settimane, e gli intimò di portarlo lì appena l'avesse trovato, perchè doveva assolutamente provare i nuovi cornetti alla marmellata di fragole.

Provò persino a chiamare Matsukawa ed Hanamaki, che erano gli ex membri della squadra con cui più si teneva in contatto il proprio ragazzo.
Niente.
Non avevano idea di dove fosse, non li aveva chiamati, ed Hajime si disse che era stato stupido chiamarli visto che i due non vivevano nemmeno a Tokyo, ma sul momento gli erano sembrati gli unici ai quali Tooru avrebbe potuto dire qualcosa, forse perchè conoscevano anche loro la sua sorta di fobia per la pioggia.

Stava seriamente iniziando a pensare alle peggiori ipotesi, e quando vide un lampo si rese conto che il tempo stava anche peggiorando: aveva bisogno di fermarsi per pensare lucidamente a dove potesse essere finito.
Non aveva né il tempo né la voglia di cercare un bar nel quale infilarsi per ripararsi dalla pioggia, quindi si limitò a dirigersi verso la panchina del parco più vicino.

Sorrise amaramente: quel luogo somigliava al parco dove da piccoli spesso passavano del tempo insieme.
Era lì che aveva capito di essersi innamorato di quel deficiente.
Era lì che aveva scoperto di essere ricambiato.
Si morse il labbro ed inspirò con forza, come a voler cacciare i ricordi che si stavano trasformando in lacrime.

Proprio quando un singhiozzo stava per lasciare le sue labbra, udì uno starnuto fin troppo riconoscibile.
Si alzò di scatto -rischiando quasi di perdere l'ombrello che stringeva tra le mani- e si diresse verso il luogo da cui proveniva quel suono acuto, per poi fermarsi di colpo.

Davanti a se, quasi vi era Oikawa, con la schiena poggiata contro un albero, avvolto nel cappotto a quadri che tanto amava, con il viso infossato nelle spalle e la fronte poggiata sulle gambe, le braccia ad avvolgere queste ultime.
Per un attimo, però, non vide lui.
Vide il bambino che era stato preso in giro da Saiko, ed era scappato, all'uscita da scuola andando a piangere rannicchiato vicino ad un albero.
"Oikawa. . . "
Il ragazzo alzò il capo, per poi sgranare gli occhi quando individuò la figura di Iwaizumi.
"Iwa-chan. . . "
Si riscosse in quello stesso istante.
"P-perchè sei uscito?! Sta. . . piovendo"
Sussurrò l'ultima parola, tremando.
Probabilmente non era il freddo a farlo tremare, ma in quel momento Hajime si rese conto che era fradicio e sotto un albero durante un temporale.
Prese per un braccio Tooru, facendo qualche passo indietro e trascinandolo via da lì sotto, facendolo infine scontrare contro il proprio petto, sotto la pioggia poichè per abbracciarlo l'aveva lasciato cadere.
"Deficiente! Potevi rimanere fulminato, lo sai?! E poi perchè non hai chiamato un taxi?! Perchè non hai chiamato me?!"
Tentò di mostrarsi arrabbiato, ma non ne era capace, il suo sollievo era evidente: Tooru stava bene.
Forse si era beccato una bella influenza, ma non sembrava aver nemmeno pianto, al contrario di lui.

Difatti Oikawa dovette accorgersi dei singhiozzi che tratteneva, perchè si alzò del tutto, facendo sì che fosse lui a poter poggiare il capo sul proprio petto.
"Iwa-chan. . . "
Ricevette un mugolio in risposta.
"Andiamo a casa"*


Tooru era appena uscito dalla doccia ed Hajime gli aveva fatto immediatamente indossare un maglione di lana ed un pantalone altrettanto pesante, ed ora gli strofinava i capelli con un'asciugamano dato che l'elettricità se n'era andata.
Erano rimasti in silenzio fino a quel momento, ed ora seduto sul bordo del divano, Oikawa sembrava intenzionato a rompere quel silenzio.
"Non dovevi. . . uscire con la pioggia"
Sussurrò, ricevendo un sospiro come risposta.
"Non posso rimanere barricato in casa ogni volta che piove, Shittykawa!"
Aveva appositamente evitato di dire 'è colpa tua che non rientravi': c'erano già stati fin troppi sensi di colpa da parte del castano, e non voleva che avesse una reazione simile a quella dell'incidente.

Ma Oikawa sapeva perfettamente che non sarebbe sceso se lui l'avesse chiamato o se non fosse rimasto per venti minuti -o forse più, non ricordava- a baccarsi ogni singola goccia di pioggia in un parco in qualche angolo in Tokyo nelle vicinanze di casa di Kuroo.
Ma non ci aveva potuto fare nulla: quando era sceso c'era giusto qualche nuvola e nulla più.
Poi aveva iniziato a piovigginare, e lui si era ritrovato alla disperata ricerca di un luogo al chiuso.
E ci sarebbe anche arrivato, se poi non si fosse trovato davanti un attraversamento.
Non riusciva a muovere un singolo muscolo.
Aveva preferito fare dietrofront, e così aveva raggiunto quel parco che -forse perchè gli ricordava quello che vi era nella loro prefettura- gli aveva trasmesso una sorta di senso di sicurezza.

". . . Perchè non mi hai chiamato, Tooru?"
Ecco la domanda che gli fece stringere gli occhi con forza, e aggrapparsi quasi con le dita al tessuto del divano. L'aveva anche chiamato per nome, ed era il suo segnale per dire che era serio.
"Perchè saresti venuto da me. Perchè tu mi raggiungi sempre"
Ancora silenzio.
Si era ripromesso che sarebbe stato lui a seguire Iwaizumi ovunque fosse diretto.

Eppure, era sempre lui a doverlo rincorrere e sputare sangue e cenere per raggiungerlo.

Era accaduto quando erano piccoli ed era scappato: Hajime si era messo a cercarlo ovunque.

Era accaduto quando era scoppiato in lacrime credendo che l'avesse rifiutato: Hajime l'aveva accettato anche se lui aveva dovuto sopportare il doppio da parte sua.

Era accaduto quando per la sua mente infantile era praticamente scappato da lui per arrivare in orario: Hajime l'aveva inseguito finendo sotto di una macchina.

Era accaduto ora.
E si sarebbe ripetuta la stessa storia sempre e comunque.

Perchè Tooru sapeva di essere infantile.
Sapeva di essere irresponsabile.
Sapeva di essere insicuro.
Sapeva di essere fragile.
Sapeva di essere lunatico.
Sapeva di essere irritante.
Sapeva di essere. . . sbagliato.
Sbagliato per Hajime.

Perchè non meritava di doversi quasi prendere cura di lui, senza ricevere nulla in cambio.
Sì, perchè cosa poteva dargli in cambio Oikawa?

L'unica cosa che aveva era quel sentimento spropositato che nutriva nei suoi confronti, ma non bastava.
Non bastava perchè amore non è solo sentimento. . . è anche impegno.
Impegnarsi ad esserci sempre.
E lui non c'era mai quando ve n'era bisogno.
Troppo occupato ad essere infantile, irresponsabile, insicuro, fragile, lunatico, irritante, sbagliato.
Troppo occupato ad essere Tooru.
Non si rendeva conto di quando era Iwaizumi ad aver bisogno di lui.

"Oikawa. . . sai perchè 'ti raggiungo sempre'?"
L'interpellato, confuso dal fatto che avesse risposto, scrutò i suoi occhi stanchi e rossi dal pianto con i proprio castani.
"Perchè se non corro per raggiungerti, non ricordo nemmeno come si cammina"

Ecco: per quanto ci provasse, era inutile provare a dire che sarebbe riuscito a lasciarlo andare.
Perchè, anche se sapeva di non essere giusto per Hajime, voleva averlo accanto.
Ne aveva bisogno.
Eh, sì, forse era egoista, ma, dopotutto, sapeva già di essere una persona orrenda.
Ma finchè Iwaizumi avrebbe avuto gusti orrendi, non sarebbe stato poi così male esserlo.

"Iwa-chan. . ."
Gli sorrise debolmente, prendendogli una mano ed intrecciando le sue dita con le proprie.
"Baciami"
Il suo sorriso si allargò, e si avvicinò a Tooru, facendo sfiorare i loro nasi.
"Perchè?"
Domandò con ironia, in un dolce sussurro.
"Perchè se non assaporo l'ossigeno direttamente dai tuoi polmoni, non ricordo nemmeno come si respira"
Iwaizumi ridacchiò a pena.
"Voglio i diritti d'autore"
Disse prima di espirare sulle sue labbra e farle scontrare contro le proprie con dolcezza che solitamente non gli apparteneva.


Quello che pareva l'inizio di un temporale, si era ridotto ad un paio di nuvole piovose che si stavano già allontanando per lasciar spazio al sole, un po' come le dita di Tooru andarono ad accarezzare le guance arrossate di Hajime e baciarne le palpebre per allontanare ogni traccia del pianto di poco prima.





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Angolo rjiuanoso:
Sì, sono tornata dopo. . . tre minuti? Ma non importa, dopotutto, si tratta dei miei due bimbi preferiti: meriterebbero una ff al secondo.
Cosa che potrei anche fare, se non ci fosse il piccolo inconveniente della scuola
   
 
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