Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Ricorda la storia  |      
Autore: Will P    17/12/2018    1 recensioni
“Non sono ammessi animali nel mio appartamento.”
(L’aveva scelto anche per quello. Meglio evitare del tutto la tentazione.)
“Tecnicamente,” dice il preside, con un sorriso lento che manda un brivido lungo la schiena di Aizawa, “non stai portando a casa un animale, stai ospitando un collega.”
A causa di un Quirk vagante, All Might viene trasformato in un enorme gatto rosso. Lo affidano subito alle sapienti cure di Aizawa, che tra il suo nuovo ospite, una classe che non la smette di comprare topini di gomma e sentimenti da reprimere, dovrà anche lottare contro il tempo per trovare i responsabili del problema prima che la trasformazione diventi irreversibile.
[Aizawa/All Might | 13k | #bigbangitalia9]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: All Might, Naomasa Tsukauchi, Present Mic, Shōta Aizawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Disclaimer: Se fossero miei la serie sarebbe tutta così. Tutta.
Avvertimenti: un po' di trama, un po' di angst, un (bel) po' di fluff. Segue il canon fin dove sono arrivati nell'anime.
Note: Scritta per il Big Bang Italia #9 di Lande Di Fandom. Ci sono solo due cose da dire, prima di iniziare la fic: Cat Might è fatto più o meno così (o così. O anche così) e voi DOVETE andare a vedere l'art di Donut, perché è la cosa più perfetta che abbia mai visto.
Per il resto, ci sentiamo nelle note finali.





What greater gift

... than the love of a cat.
(C. Dickens)



Nella modesta opinione di Aizawa, le gite sono la dimostrazione della presenza del male sulla Terra.

Non ha niente contro le gite, in generale. Le gite sono un male necessario del sistema scolastico, qualcosa per impressionare i genitori e per far credere ai ragazzi di star facendo qualcosa di diverso dalle solite lezioni, solo fuori dall’aula e con il pranzo al sacco. Non ha niente contro le gite, specie quando va qualcun altro e lui può restare a scuola a lavorare in santa pace, sistemando tutte le faccende arretrate, o "lavorare" in santa pace, collassando sotto qualche divano fino all’ora di tornare a casa.

Il problema è quando riescono a incastrare lui.

O forse il problema è quando è coinvolta la 1-A - ormai 2-A, non che faccia qualche differenza per le emicranie di Aizawa - al completo. Dei ragazzini che riescono a cacciarsi nei guai in qualsiasi momento, dal festival sportivo alla più stupida delle esercitazioni, non dovrebbero neanche mettere il naso fuori dalla classe per andare in bagno, figuriamoci andare a Tokyo per visitare qualche mostra come premio per non essere morti durante il loro primo anno scolastico, o qualcosa del genere.

Aizawa aveva smesso di ascoltare più o meno attorno alle parole "visita guidata".

Probabilmente è per questo che c’è lui, ora, a contare le teste vuote dei suoi studenti fuori dal museo, invece di qualcun altro. Midnight aveva il giorno libero, e Cementoss un’esercitazione con la 3-B, e Mic il mal di gola, bugiardo traditore che non è altro, e Aizawa non era stato abbastanza veloce a inventare una scusa decente.

(A quanto pare, dover dormire dodici ore di fila e poi preparare un compito in classe non è una giustificazione accettabile.)

Non sarebbe nemmeno così terribile, però - a parte per la levataccia, e le ore in autobus con i bambini urlanti, e le code infinite, e i ragazzi incapaci di fare una fila ordinata, e le urla all’ora di pranzo, e… - se non fosse per la presenza dell’altro accompagnatore.

All Might, ovviamente.

Non perché non sia in grado di fare l’accompagnatore, sia chiaro. Da quando si è ritirato, anzi, All Might è diventato un insegnante quasi decente, e sicuramente è più che capace di tenere a bada qualche studente troppo entusiasta. Era stato persino il primo a offrirsi come accompagnatore per l’uscita, e Aizawa non avrebbe niente contro di lui, in generale, se non fosse per la situazione che c’è tra di loro.

La situazione fatta di venerdì sera al bar a lamentarsi del lavoro davanti a un drink, e domenica pomeriggio a correggere compiti nella quiete di qualche caffè, e pause pranzo insieme e piccoli sorrisi a mo’ di buongiorno quando si incrociano nei corridoi di mattina.

La situazione che fa ululare dal ridere Mic e venire voglia ad Aizawa di strapparsi un po’ i capelli. Quella situazione.

La situazione per cui rischia di perdere il conto delle teste degli alunni quando Yagi, in attesa di fronte alla biglietteria della loro ultima tappa, incrocia il suo sguardo e fa ciao con una mano sorridendo.

Koda (testa numero diciassette) sbianca alla sua espressione, e Aizawa si massaggia l’attaccatura del naso a denti stretti mentre con l’altra mano gli fa cenno di andare avanti.

Dannato All Might. Dannate gite.

"Professore!" squilla Iida, non facendo assolutamente nulla per frenare l’avanzata del suo mal di testa. "Mancano sette minuti all’orario d’inizio della visita guidata! Devo raggruppare la classe per la distribuzione dei biglietti?"

"Sì, sì, fai come vuoi," mormora, poi resta a guardare mentre Iida tenta di far mettere tutti in una fila ordinata, senza particolari risultati. Solo a guardarlo agitarsi in quel modo si sente già stanco, e si prende un attimo per chiudere gli occhi e pensare con nostalgia al suo sacco a pelo.

Ancora qualche ora. Qualche misera ora e poi potrà andare a morire sulla prima superficie orizzontale a portata di mano. Tieni duro, Shouta.

Quando la classe è riunita in un mucchio vagamente compatto, si mette a dare le ultime raccomandazioni in attesa di All Might con i biglietti per tutti. "Avete mantenuto un comportamento accettabile fino ad ora, quindi cercate di non rovinare tutto all’ultimo momento, per favore," esordisce. Kaminari ridacchia e Mina gli dà uno scappellotto, e Aizawa si sta già pentendo di aver aperto bocca. O di essersi alzato dal letto quella mattina. "La visita durerà un’ora, in cui dovrete fare silenzio e ascoltare la guida, dopodiché avrete mezz’ora per girare il museo da soli o buttare via i vostri soldi con qualche ridicolo souvenir, poi ci ritroveremo in questo esatto punto. Chi fa tardi verrà abbandonato qui. L’autobus del ritorno…"

Va avanti con la tirata in autopilota e intanto si guarda intorno con la coda dell’occhio. Non c’era fila alla cassa e biglietti andavano solamente ritirati; Yagi avrebbe dovuto essere già tornato da un pezzo. Spera davvero che non l’abbiano fermato di nuovo per qualche autografo, ma ha un brutto presentimento.

C’è troppa calma nell’aria.

È come un retrogusto amaro in fondo alla lingua, un sapore diventato familiare missione dopo missione, appostato in qualche vicolo buio o alla luce del sole nella sua stessa scuola. È un formicolio alla base della nuca che gli fa arricciare un lembo della sciarpa tra le dita anche se non riesce a vedere nulla di strano.

In ogni caso, la classe non sembra essersi accorta di nulla. Le ragazze stanno chiacchierando concitate e Kirishima ha fatto una domanda - non l’ha sentito ma non è importante, Iida gli sta già urlando la risposta - ed è tutto così normale che per un attimo non può che chiedersi se non si stia immaginando tutto. L’ultimo anno l’ha fatto diventare più paranoico del solito, dopotutto.

Di sicuro non c’è niente di cui preoccuparsi, si dice, costringendosi a lasciar andare la sciarpa.

Poi un boato, e un’esplosione così forte da buttarlo in ginocchio.

Deve smetterla di fingersi ottimista, non funziona mai.



Ha gli occhialoni al loro posto prima ancora di essersi rimesso in piedi, le orecchie che fischiano dolorosamente.

Della calma di prima non c’è più traccia. Tutto è avvolto dal fumo e dalla polvere - la piazza, la strada, gli ingressi dei palazzi, è impossibile capire da dove sia arrivata l’esplosione. Le urla della gente si uniscono al concerto degli allarmi delle auto, alti e stridenti, e l’arma di Aizawa inizia a sollevarsi da sola in spirali furiose.

Se vogliono attaccare di nuovo la sua classe, hanno sbagliato giornata.

Almeno i ragazzi, alle sue spalle, stanno tutti bene.

Qualcuno era caduto, qualcuno aveva urlato, ma non hanno perso tempo e hanno subito stretto i ranghi, schiena contro schiena in attesa del prossimo attacco. Non c’è più una classe distratta e rumorosa dietro di lui, ma un gruppo efficiente di eroi, e potrebbe quasi commuoversi, se ci fosse tempo.

"Avete bisogno di altre indicazioni?"

Vede Bakugou ghignare e Kirishima battere i pugni e Yaoyorozu togliersi il cappotto, e l’aria scricchiola di Quirk attivati. "No, sensei!"

"Bene."

C’è un’altra esplosione, più piccola, alla loro destra, e Aizawa alza un braccio per fermare la carica. Il fumo si sta abbassando, ma è ancora troppo fitto per vedere cosa sta succedendo. "Shoji?"

"È una banca," lo sente dire, orecchie su orecchie tese in ogni direzione. "Ci sono degli ostaggi - dodici, forse di più - e quattro rapinatori. Stanno litigando... qualcuno ha suonato un allarme, uno di loro ha perso il controllo e…"

Il sollievo lo travolge come un’ondata. Una rapina in banca. Solo questa classe poteva essere così fortunata, certo, ma è solo una banale, normalissima rapina, e se nessuno dei ragazzi combina qualche guaio potrebbero persino risolvere tutto in tempo per il prossimo turno al museo. Basta solo mantenere la calma e non -

"Aizawa!"

Riesce a mala pena a vedere la scena, tra il fumo e la polvere che si diradano. Una parete che crolla in lontananza, un lampo rosso dritto verso la sua faccia, poi Yagi all’improvviso di fronte a lui, una vampata di fumo bianco e un urlo.



Sembra che il suo cuore abbia smesso di battere.

Urla qualcosa alla classe - state indietro! cercate i feriti! pensate a All Might! - poi scatta di corsa nella direzione del lampo, e intanto il cuore gli si è conficcato in gola sospeso tra un battito e l’altro, come se si fosse inceppato.

Non può permettersi di pensare ad altro.

Se All Might sta bene, non serve a niente restare indietro. E in caso contrario… anche. È semplicemente logico. Tutto quello che può fare ora è il suo lavoro, senza esitazione e senza distrazioni.

Continua a correre verso la banca senza voltarsi indietro.



C’è un buco al posto dell’ingresso. Mezza facciata del piano terra è crollata, portandosi via tutti i tornelli e un’intera vetrata, ma per fortuna non sembra esser stato colpito nessun punto portante. Scavalca con un salto un armadietto d’acciaio ammaccato rovesciato a terra e poi si accuccia dietro a un brandello di muro per osservare, maledicendo tra i denti i vetri rotti che scricchiolano sotto i suoi piedi.

Gli ostaggi sono tredici. C’è una ragazza in divisa che trema dietro uno degli sportelli, una guardia a terra - svenuta, spera, ma è sporca di sangue ed è troppo lontana per capire altro - e una decina di civili rannicchiata contro il bancone, fortunatamente lontano dalla parete esplosa, quasi tutti bloccati al suolo da grumi di una sostanza grigia e collosa.

I rapinatori, in piedi al centro del caos col viso coperto, sono quattro. Tre stanno litigando, un uomo e una donna contro un ragazzo, mentre il quarto - molto, troppo più giovane, occhi grandi e terrorizzati dietro una mascherina nera che non sarebbero fuori posto tra le mura della sua classe - sta visibilmente andando in panico. Hanno solo una pistola, che la donna sta sventolando furiosa in uno spettacolo di incompetenza che gli fa scuotere internamente la testa, e nient’altro, perciò la colla che blocca gli ostaggi dev’essere frutto di qualche Quirk.

"- suonato l’allarme! Avrebbe chiamato la polizia!"

"E adesso la polizia arriverà di sicuro! Cosa cazzo pensi di fare quando -"

"Ci penseremo dopo! Muoviti a prendere i soldi -"

"Chi se ne frega della polizia, con quel boato hai attirato tutti gli eroi della città! Dobbiamo andarcene prima che -"

"Io non me ne vado senza i miei soldi!"

Aizawa fa un respiro profondo e resiste al bisogno di strofinarsi gli occhi fino a farli bruciare.

Solo la sua gita poteva essere mandata all’aria dai piani di quattro idioti.

Da quanto riesce a vedere, tutto quello che è successo fino ad ora è stato frutto di fortuna o di incompetenza. Non sono organizzati, non sono uniti, e a quanto pare non sono nemmeno abbastanza intelligenti da darsela a gambe invece di restare fermi a litigare, ma almeno uno di loro ha un Quirk abbastanza potente da far esplodere un’intera parete.

È ora di intervenire prima che distruggano qualcos’altro.

Si concede giusto un sospiro, uno solo ma profondo quanto il suo odio per tutta questa giornata, poi srotola qualche giro di sciarpa e scivola via dal suo nascondiglio silenzioso come un fantasma.

Si accorgono di lui solo quando la donna urla, trovandosi un braccio stretto da bende indistruttibili.

Per prima cosa la disarma, poi si getta nella mischia approfittando della confusione. Sono tutti lenti e distratti e l’uomo più grosso finisce a terra prima ancora di capire cosa sia successo. La donna è abbastanza veloce da provare a colpirlo alle spalle, ma non abbastanza forte da liberarsi dalla sua presa - uno strattone e la spedisce con un calcio contro una colonna, dove si accascia svenuta.

Si sta voltando per occuparsi degli altri due quando sente, più che vedere, un Quirk attivarsi, e il più grande dei ragazzi gli si para davanti con le mani avvolte di fuoco blu. Tira indietro il braccio, e Aizawa sorride.

Quando il colpo arriva è diventato un pugno qualsiasi, debole, normale, nemmeno troppo preciso. Lo para con una mano sola.

Il ragazzo si sbilancia e sgrana gli occhi, ma non fa in tempo a fare altro prima di essere afferrato e scaraventato a terra, faccia contro il pavimento e braccia bloccate da un ginocchio alla schiena.

Dall'inizio alla fine, l'intervento non dura più di un minuto.

"Fratellone!" sente urlare, in una voce terrorizzata. Quando si volta i suoi occhi sono tornati neri, ma il ragazzino resta pietrificato, un dito tremante alzato come a sparare per gioco.

Aizawa si solleva gli occhiali, e il ragazzino incespica all'indietro.

"La polizia sta arrivando," dice, forte e chiaro anche per gli ostaggi attoniti a pochi metri da loro, "e oltre venti eroi sono già sul posto. Pensa bene a cosa hai intenzione di fare."

L'idiota schiacciato sotto di lui tenta di divincolarsi, rischiando di dislocarsi una spalla. "Bastardo," ringhia tra la polvere, poi le sue braccia iniziano a fumare. Aizawa abbassa il capo a occhi fiammeggianti, giusto il tempo di fermarlo prima di renderlo del tutto innocuo, ma nel secondo in cui distoglie lo sguardo il ragazzino urla "no!" e lancia un lampo di luce.

Dev'essere ancora più stupido di quanto non sembri.

Il colpo è completamente sballato, deve spostarsi a mala pena per schivato, ma il tizio sotto di lui riesce ad approfittare di quell'unica frazione di secondo in cui è sbilanciato per liberarsi e farlo cadere.

Dannata fortuna dei principianti.

Aizawa rotola fuori portata e si rialza agilmente, lanciando un capo della sciarpa per fermarlo prima che riattivi il suo Quirk, ma il ragazzo afferra di corsa il fratello e poi con un braccio fiammeggiante colpisce - una colonna.

La colonna esplode in una vampata di fili elettrici e fumo.

Appena riesce a vedere qualcosa, con un lembo di stoffa premuto sul naso, dei tizi non c'è più traccia, ma sul pavimento accanto ai resti della colonna fumante c'è un foro che dà dritto dritto sulle fogne.

Aizawa fa una smorfia dietro la sua maschera di fortuna.

Saranno stati dei dilettanti senza speranze, ma almeno si sono ricordati di studiare la planimetria.

Sta quasi per lanciarsi all'inseguimento, accecato dalla concentrazione, quando i rumori del resto del mondo lo riscuotono - le sirene della polizia, le voci dei ragazzi, e poi, improvvisa, la voce terrorizzata di Midoriya che urla: "All Might?!"



I suoi piedi si muovono prima ancora di capire cosa sia successo.

Idiota!

Anni di riflessi automatici non sono una scusa per buttarsi in mezzo al pericolo, non nelle sue condizioni, eppure ogni volta è la stessa storia. Più gli ripete di smetterla di comportarsi da ragazzino e di usare la testa, più Yagi finisce nei guai. E ogni volta ride, chiede scusa a occhi bassi, poi fa di nuovo le stesse identiche cose.

La prossima volta lo legherà a un albero al solo sentore di pericolo.

(Perché si rifiuta - respiro corto e cuore che gli martella nelle orecchie - di pensare che non ci sarà una prossima volta.)

Quasi tutti i ragazzi sono sparpagliati attorno alla piazza a rassicurare passanti, tenere lontani curiosi e cercare feriti, ma alcuni sono rimasti impalati dove li aveva lasciati, e corre verso di loro senza curarsi di altro. Qualcuno urla quando inchioda tra di loro con una nuvola di polvere, ma lo ignora e prende Midoriya per le spalle.

Midoriya alza il capo per guardarlo.

Non sta piangendo, non sta tremando, ma nei suoi occhi c'è un panico soffocato che stringe in una morsa gelata il petto di Aizawa.

"Cos'è successo a All Might?"

"Non - non troviamo -"

"È come se fosse sparito," s'intromette Bakugou, alle sue spalle, mani sui fianchi ed espressione sprezzante. Anche lui sta cercando di restare calmo, ma sotto la sua spavalderia è più pallido di Midoriya. "Lì ci sono i suoi vestiti, ma lui..."

Aizawa stringe brevemente le spalle di Midoriya, non potendo fare altro per rassicurarlo, poi lo lascia andare e si volta. C’è Tsuyu accucciata accanto al cumulo di vestiti, intenta a scrutare tra le pieghe della stoffa come se tutto quel giallo senape nascondesse la risposta a ogni suo dubbio.

Aizawa le si accovaccia accanto, e aspetta.

"C'è qualcosa lì sotto," dice lei, dopo qualche secondo, e Midoriya e Bakugou quasi gli si schiantano addosso per la fretta di venire a guardare.

"Dove?!"

"Non dire cazzate, cosa ci potrebbe ess-"

La montagna di stoffa dà un fremito.

Bakugou chiude la bocca così forte che i suoi denti fanno click.

Aizawa fa uno scatto all'indietro, prendendo Tsuyu per la collottola e spingendo via anche gli altri due. Alle sue spalle iniziano subito proteste e insulti ma lui non si muove, piantato di fronte ai suoi studenti con una mano indietro a tenerli fermi e una affondata nella sciarpa, gli occhi fissi come laser sui vestiti abbandonati.

La stoffa dà uno scossone più forte, poi qualcosa inizia a muoversi.

I ragazzi si irrigidiscono, l'aria inizia a vibrare leggermente del Quirk di Midoriya, e intanto le pieghe di stoffa tremano e si contorcono come serpenti finché dal colletto della camicia non spunta...

Un muso.

Con dei baffi.

E due orecchie a punta.

Un gatto li guarda.

Loro guardano il gatto.

Quello prova a uscire dalla camicia, ma rimane incastrato nel colletto. Allora li guarda di nuovo con quei suoi occhi blu elettrico, abbassa un po' le orecchie con i loro ciuffetti di pelo rosso, e fa: "Miao?"

Continuano a fissarlo.

"All Might?" tenta Midoriya, nello stesso istante in cui Bakugou mormora: "Ma che cazzo."

Aizawa tace. Non ha niente da dire.

A parte che non andrà mai più in gita.



All Might è il gatto più grande che abbia mai visto.

Aizawa vorrebbe non pensare cose del genere, ma non ha mai creduto nel negare l’evidenza, perciò: All Might è un gatto.

Un gatto enorme.

Intorno a lui tutti continuano a parlare e parlare e parlare, ma Aizawa riesce soltanto a fissare All Might, in silenzio, cercando di razionalizzare come meglio può.

L’intera classe è finita coinvolta in una rapina - casualmente, perché sarebbe tutto più facile se qualcuno volesse ucciderli di nuovo, ma no, nooo, questa classe riesce a cacciarsi nei guai più ridicoli per sbaglio - e All Might, insieme ad altri due civili, è stato colpito da un Quirk vagante.

Quirk di un ragazzo tra i quindici e i diciotto anni, non identificato, non registrato, capace di trasformare in animali gli esseri umani. Quattro, questo giro - All Might, un dipendente della banca diventato un cane, e una coppia trasformata in coniglietti.

Tutti rimasti perfettamente coscienti di ciò che li circonda, come appurato con una serie di interrogatori andata avanti fino a tardi. Koda se ne è andato verso le undici, tra sbadigli e scuse per non poter aiutare di più, e Aizawa ha una mezza idea di giustificarlo per tutti i compiti del giorno dopo. O comprargli un gelato.

Non ora, però, perché è mezzanotte e All Might è il fottuto gatto più grande che abbia mai visto.

È troppo grande per stare sopra una sedia. È troppo grande persino per entrare in un trasportino, non che nessuno abbia provato davvero a infilarcelo - un’occhiata di sbieco e All Might era salito in macchina e si era seduto accanto ad Aizawa sul sedile posteriore, rigido come una statua di ceramica.

E adesso sono nell’ufficio del preside, con All Might impettito sulla scrivania perché non entra da nessun’altra parte, e intorno a lui tutti stanno dicendo cose sicuramente importanti ma Aizawa non riesce a prestargli attenzione.

All Might è massiccio. Non grasso, nemmeno in questa forma, ma è tranquillamente due volte un gatto normale, e la sua testa sembra più grossa del palmo della sua mano. (Aizawa incrocia le braccia al petto e stringe le mani sotto le ascelle perché no, no, non è questo il giorno in cui si metterà ad accarezzare un collega.)

È impossibile distogliere lo sguardo. All Might è, chiaramente, un gatto, ma allo stesso tempo è così chiaramente non un gatto da essere quasi inquietante - lo sguardo troppo vigile, la linea rigidissima della sua schiena, il modo in cui annuisce, seguendo la conversazione, con i ciuffi di pelo in cima alle sue orecchie che oscillano leggermente.

Aizawa passa metà del suo tempo libero circondato da gatti - gatti normali - e uno spettacolo del genere è surreale.

"...wa? Aizawa?"

Si riscuote di scatto, spostando finalmente gli occhi sul preside.

(Così, immerso nella sua enorme poltrona, sembra quasi più piccolo di All Might.)

"Mh?"

"Cosa ne pensi?"

"Non stavo ascoltando."

Il preside fa un verso contrariato, mentre Mic - quando è arrivato? - nasconde una risata in un colpo di tosse.

Recovery Girl sospira. "Finché non avremo scoperto qualcosa in più sui due uomini della rapina, non possiamo far trapelare la notizia."

Aizawa annuisce. "Parlerò con i ragazzi domattina prima delle lezioni." Non che non si fidi, ma meglio essere sicuri. E poi sarà un’esperienza formativa, dover tenere la bocca chiusa con la stampa per il bene della comunità.

"Non avevamo dubbi sulla tua solerzia, Aizawa, ma la questione più urgente è che All Might, in queste condizioni, non può restare da solo," dice il preside, sporgendosi dalla sua enorme sedia sopra la sua enorme scrivania.

All Might, impalato accanto a un portapenne, abbassa la testa e dà un guizzo di coda colpevole.

Aizawa fissa tutti a turno, impassibile.

"Fatelo stare a casa di qualcuno."

"Il fatto è questo, Eraser - nessuno di noi può tenerlo."

Un brutto presentimento inizia a salirgi lungo la schiena, ma lo ignora per voltarsi a guardare male il resto della stanza. Passi il preside, che in realtà non sa neanche dove viva - un appartamento? Una villa? Una cuccia? - ma sicuramente qualcun altro che possa -

"Ne abbiamo discusso fin’adesso."

Aizawa stringe le labbra. Sente l’esito di questa conversazione incombergli sulla testa come una ghigliottina, ma sia dannato se non prova almeno un po’ a farli ragionare.

"Non sono ammessi animali nel mio appartamento."

(L’aveva scelto anche per quello. Meglio evitare del tutto la tentazione.)

"Tecnicamente," dice il preside, con un sorriso lento che gli manda un brivido lungo la schiena, "non stai portando a casa un animale qualsiasi, stai ospitando un collega."

"E nemmeno un collega qualunque," s’intromette Recovery Girl, serafica. "Chi mai si rifiuterebbe di aiutare il Simbolo della Pace nel momento del bisogno?"

Aizawa chiude gli occhi. Riesce capire benissimo quando è stato completamente sconfitto.



Alla fine, accetta di trasferirsi in via straordinaria nei dormitori. Più sicuro, più pratico, meno spiegazioni da dare, meno possibilità di ritrovarsi senza casa perché qualcuno dei suoi vicini non ha ancora imparato i grandi benefici di farsi i fatti propri.

Spera di poter filare in camera sua senza incontrare nessuno, di ricevere almeno questo minuscolo momento di tregua dall'universo, ma naturalmente appena arriva trova tutti i ragazzi assiepati in sala comune. Così, in pigiama, raggomitolati vicini su divani troppo stretti, con le facce mogie e pallide che scattano subito verso l’ingresso non appena sentono il portone aprirsi, sono così giovani da fargli stringere il cuore.

Questi non sono gli eroi di domani, sono i suoi - i loro bambini, stanchi e preoccupati, e gli deve come minimo una spiegazione.

(Il che non significa che la prospettiva lo entusiasmi.)

Fa un lungo sospiro e dà una spintarella con un piede ad All Might, che gli lancia un'occhiata incerta ma poi avanza verso la classe con tutta la dignità di una nuvola di pelo rosso. Anche con una coda e quattro zampe, però, c'è qualcosa di così fondamentalmente All Might nella sua andatura decisa che Aizawa deve trasformare una risata in uno sbuffo, mentre lo segue verso il cerchio dei divani.

Alcuni dei ragazzi sussultano a vederlo così per la prima volta, altri restano pietrificati con gli occhi larghi e increduli. C’è Iida che apre e chiude la bocca di scatto senza trovare nulla da dire, Ochako con il viso tra le mani, e Mina che scandisce - per una volta silenziosamente - è così SOFFICE stritolando il braccio di un Kirishima immobile.

Midoriya ha una mano premuta contro la bocca e l'aria di un bambino spaurito. Guarda prima All Might, poi Aizawa, poi All Might e poi di nuovo lui, con gli occhi che si riempiono di domande a ogni secondo, ma non è questo il momento per pensarci. Ora Aizawa deve pensare alla classe; non può dare la priorità a Midoriya, solo perché è il preferito di All Might.

(Anche se già si aspetta di essere bombardato di domande alla prima occasione.)

"Il Quirk che ha colpito All Might oggi è un Quirk di trasformazione," esordisce, senza tanti preamboli. Gli occhi di tutti scattano da All Might a lui, brillanti e all'erta. È un peccato che non siano così attenti anche a lezione. "La trasformazione ha colpito solo il suo aspetto fisico, non la sua salute o le sue facoltà mentali, il che significa che non può parlare, ma capisce benissimo tutto quello che sta succedendo."

Come per aiutarlo, All Might balza sul tavolo circondato dai divani, si siede composto e fa di sì con la testa, facendo ondeggiare baffi e orecchie pelose. Molti fissano il movimento come ipnotizzati, e Aizawa non può biasimarli.

"Il proprietario del Quirk è riuscito a fuggire e non è stato ancora individuato. La polizia lo sta cercando, molti eroi collaboreranno alle indagini -"

"Cosa possiamo fare noi?"

"Nulla."

Yaoyorozu ritrae la mano alzata come se si fosse scottata, ma anche molti degli altri sembrano feriti, o sul piede di guerra. Anche All Might gli scocca un'occhiata di rimprovero, ma non gli ha mai dato peso quando era umano, figuriamoci ora che è mezzo metro di pelo.

"La cosa più importante che possiate fare ora è restare fuori dalle indagini. Al di fuori dei presenti, nessun civile sa di questa storia, e le cose devono restare così. I rapinatori fuggiti hanno Quirk ignoti, All Might è ufficialmente in viaggio all'estero e nessuno è stato trasformato in alcunché. Mettere in mezzo degli studenti servirebbe solo ad attirare il circo mediatico, che è precisamente quello che dobbiamo evitare. Per la sicurezza dei civili coinvolti, e di All Might."

L'improvvisa responsabilità sembra quietare tutti. All Might gli lancia un'altra strana occhiata di traverso, poi però si rimette in piedi e incespica un po' per piegare le zampe davanti e... e per inchinarsi.

Uno dopo l'altro, i ragazzi finiscono tutti a bocca aperta. Anche qui, Aizawa non può biasimarli.

(Qualcuno, sottovoce, si lascia sfuggire un aaaaw... e Aizawa capisce anche quello. Fin troppo bene.)

"Siete stati bravi, oggi," dice d'un tratto, il tono addolcito. Ci sarà tempo più avanti per le raccomandazioni e il terrorismo psicologico, adesso hanno bisogno di un po’ d’incoraggiamento. "Siamo fieri di voi."

Tutte le bocche rimangono aperte, anzi qualcuno sembra anche preoccupato che abbia sbattuto la testa da qualche parte. Persino All Might si volta a guardarlo con le orecchie dritte e un mrrrao incredulo.

Aizawa ricambia lo sguardo con un sopracciglio alzato, sfidandolo a dire qualcosa.

"Ma quindi adesso All Might deve usare la lettiera?" dice Tsuyu, rannicchiata contro il bracciolo di un divano.

"Mi aspetto di trovarvi tutti in camera entro cinque minuti," dice Aizawa, girando i tacchi e fuggendo il più rapidamente possibile con All Might alle calcagna.



Quando finalmente raggiungono la sua stanza, seguiti dall'eco di urla scandalizzate e Tsuyu-chan!, Aizawa apre la porta e la tiene ferma per All Might, che trotterella dentro con la coda dritta e il naso in aria. Una volta entrato anche lui, chiude la porta sul resto del mondo e ci preme la schiena, abbandonando la testa contro il legno.

Sono le due di notte e dovrà alzarsi alle sei e vorrebbe strapparsi gli occhi dalla stanchezza, ma almeno questa è una cosa normale. Meglio morire dentro al pensiero della sveglia che pensare troppo a chi sta annusando lo schienale della sua poltrona.

Anche se, ora che non ha più presidi con cui discutere e ragazzi da rassicurare, è difficile pensare ad altro.

Qualcuno dev’essere passato prima del loro arrivo, perché c’è uno scatolone in cima alla sua scrivania dentro cui All Might sta tentando di sbirciare da terra senza grandi risultati. Aizawa sospira, un sospiro lungo e profondo che sembra portare a galla l’ultimo briciolo di energie che gli rimangono, e si stacca dalla porta per andare a controllare. Meglio togliersi subito il pensiero, come un cerotto.

Nello scatolone ci sono i generi di prima necessità di cui il preside e Recovery Girl si erano messi a parlottare dopo averlo convinto (costretto) ad accettare l’incarico - ciotole, scatolette, antipulci, una lettiera e qualche sacco di sabbia. Sarebbe stato carino se qualcuno si fosse ricordato di portare le sue cose - o almeno un cambio, visto che non l’hanno lasciato passare a casa nemmeno per prendere un paio di mutande - ma lui è solo poco più di un catsitter in questa storia, non il Simbolo della Pace coinvolto in un preoccupante incidente, quindi non si merita certe premure.

Giornate del genere gli fanno capire che non lo pagano abbastanza.

Tra i suoi piedi, il gatto - All Might, è All Might, deve sbrigarsi ad accettare la cosa se non vuole impazzire - leva un piccolo mrr? incuriosito, e Aizawa si riscuote. "Diamoci una mossa," mormora, sgranchendosi le spalle con un sonoro schiocco.

È un lavoro di pochi minuti. Le ciotole vanno accanto alla sua scrivania, le scatolette ordinatamente impilate sopra uno scaffale; l’antipulci finisce lanciato in un cassetto, per quando sarà pronto a farci i conti; la lettiera finisce in bagno, tra doccia e lavandino, e Aizawa impiega ogni goccia dell’autocontrollo sviluppato in una lunga carriera da Pro per non pensare assolutamente a nulla mentre la sistema. Assolutamente. A nulla.

Lo sguardo mortificato sul muso di All Might gli dice che non tutti possono concedersi questo lusso.

"Senti," attacca, e poi si arena, fissando quei ridicoli ciuffi di pelo in cima alle sue orecchie. Non sa neanche da che parte cominciare per consolarlo. Ma in fondo è tutto il giorno che ci provano, rassicurazioni e incoraggiamenti e andrà tutto bene e altre bugie spudorate, e se fosse al suo posto sarebbe un pochino stufo di tutte le stronzate e vorrebbe solo ritrovare una parvenza di normalità, per cui butta la sua sciarpa sulla scrivania e lancia gli stivali accanto alla porta e mormora: "Non rompere niente, non provare ad uscire, non mi svegliare. Per il resto, fai quello che ti pare."

Poi si gira e si schianta di faccia sul letto.

Tutto sommato, pensa un secondo prima di spegnersi come una lampadina, sta gestendo tutto in maniera magistrale.



Non sta gestendo tutto in maniera magistrale.

Non è nemmeno sicuro di star gestendo qualcosa.

La prima cosa che vede quando si sveglia è un enorme gatto rosso acciambellato sulla sua sedia. Ha giusto il tempo di chiedersi se per caso qualcuno abbia deciso di fargli un regalo di compleanno in anticipo, sbattendo lentamente le palpebre per vedere se è tutto un miraggio, prima che la realtà gli piombi addosso come una doccia fredda a ricordargli chi, come e perché del gatto in camera sua.

All Might apre prima un occhio blu elettrico, poi l’altro, poi fa uno sbadiglio che mette in mostra una piccola lingua rosa e due allarmanti file di denti affilati.

Poi prova a stiracchiarsi e cade giù dalla sedia.

Aizawa scoppia a ridere, rauco e improvviso, e corre subito a nascondersi in bagno perché non in grado di gestire qualcosa del genere, non trenta secondi dopo essersi svegliato, neanche per sbaglio.

Quando poi si è lavato, vestito ed è (più o meno) pronto ad affrontare il mondo, All Might s’impunta per seguirlo fino a lezione.

"No."

All Might continua a fissarlo, piantato davanti all'uscio come un ingombrante fermaporta un po' kitsch. Ha il sospetto che stia provando a guardarlo con gli occhi da cucciolo, per fargli un po’ pena, ma tra lo sguardo penetrante che ha conservato anche in questa forma e la sua mole, sembra più minaccioso che altro.

Anche se la coda pelosa smorza un po' l'effetto.

È tutto molto confuso, e Aizawa non ha tempo per starsene lì a districare le sue impressioni. "Devi restare al sicuro e non dare nell'occhio, venendo a scuola faresti l'esatto contrario."

All Might assottiglia gli occhi, e la sua coda dà un guizzo innervosito. Aizawa si chiede se se ne sia reso conto, se sia stato un tic involontario, e poi se sarebbe troppo maleducato alzarlo di peso e chiuderlo in bagno. Probabilmente sì.

Non si farebbe problemi a legare e trascinare via l’originale, ma per qualche motivo ora non ha il coraggio di spostarlo. Forse perché non è giusto approfittarsi della sua taglia.

Forse perché ora ha degli artigli grossi come puntine da disegno.

"Non se ne parla," insiste, distogliendo lo sguardo.

Si sta sforzando di non pensare che sta litigando con un gatto. È All Might, quello. Deve convincerlo a non fare qualcosa di stupido e deleterio, come al solito. Non c'è niente di strano. È semplicemente logico discutere per far prevalere il suo punto di vista.

All Might abbassa le orecchie - non pensare che stai litigando con un gatto, non pensare che... - e fa un passo avanti, finendo per mettergli una zampa sopra la punta di uno stivale e per guardarlo dal basso con due occhioni liquidi e patetici.

Aizawa sente qualche neurone esplodergli.

È come se gli stesse dicendo che si fida di lui, e che sa che sarà protetto a scuola finché sono insieme. È come se gli stesse chiedendo per favore. O è come se Aizawa avesse avuto un esaurimento nervoso e avesse cominciato a immaginarsi cose.

L'orologio sul suo comodino segna quasi le otto. Ci vogliono sei minuti per correre in classe, e già si vede passare davanti agli occhi tutti i modi in cui i ragazzi possono ammazzarsi senza la sua supervisione.

Maledizione -

"Non farmene pentire," dice, buttandosi la sciarpa al collo e aggirando All Might per aprire la porta.

All Might inizia a fare le fusa come un trattore, e lo segue trotterellando lungo il corridoio.



Una volta a scuola, la situazione non migliora.

Già ancor prima di arrivare diventa chiaro che, in questo corpo, All Might non è minimamente in grado di tenere il passo con Aizawa. Normalmente era lui a dover accelerare per non essere seminato da quelle gambe lunghissime, ma con quattro zampe la storia è un po' diversa.

Alla terza volta in cui devono fermarsi perché All Might si è accasciato a terra rantolando, Aizawa stringe i denti e lo prende in braccio.

Così lui non perderà altro tempo e All Might non sputerà un polmone in mezzo alla strada. È soltanto la cosa più logica da fare.

Cerca di non farne chissà che dramma, come se portare in braccio un collega trasformato in animale fosse una cosa da tutti i giorni, ma All Might è così morbido, come accarezzare una vecchia coperta calda, e gli ci vogliono cinque interi secondi per ricordarsi di muoversi.

(All Might è anche così magro, sotto tutto quel pelo, ma è una realizzazione troppo terrificante da considerare in questo momento.)

All Might resta immobile tra le sue braccia per tutto il tempo, un'ombra di panico negli occhi e le orecchie appena tirate indietro, ed è un po' come correre in giro con una statua pelosa, soffice ma assolutamente rigida.

Quando arrivano così a scuola, tutti bisbigliano e lo indicano. Tutti. Sarebbe imbarazzante, se solo gli importasse qualcosa dei gossip dei suoi studenti. Così è imbarazzante solo perché non sono in grado di bisbigliare senza farsi notare a un miglio di distanza. (Deve fare due chiacchiere con diversi colleghi, a ricreazione.)

All Might, però, è più sensibile a certe cose. "Miao!" fa, iniziando a divincolarsi come per scendere e fuggire.

Aizawa lo stritola senza nemmeno guardarlo. "Non se ne parla," dice, sentendo il principio di un sorriso isterico scoprirgli i denti. Qualche studente si scansa dalla sua strada terrorizzato. "Sei sotto la mia custodia, quindi non provare ad allontanarti di un passo."

("Quel gatto non sembra contento..."

"Non l'ha - non l'ha rubato, vero?"

"Ci sta PARLANDO?)

Per una volta, arrivare in classe gli fa tirare un sospiro di sollievo.

Dura giusto il mezzo secondo che serve a Mina per voltarsi ed esclamare: "Prof, ha portato All M-mmmh!"

Tre mani diverse e lo scotch di Sero le chiudono la bocca nello stesso istante, e davvero, hanno ancora tanto da imparare, ma i riflessi dei suoi alunni sono eccellenti.

Questo non li risparmia da due ore di lezione sull'importanza della segretezza nel lavoro da Eroe, l'effetto devastante dei media sulla professione, e storie dell'orrore su missioni finite male perché qualcuno non aveva saputo tenere la bocca chiusa. Alla fine persino Mina è un po' pallida, e Aizawa può congratularsi con se stesso per una produttiva mattinata d'educazione.

Potrebbe, almeno, se non fosse così distratto dalla presenza di All Might.

È stato l'ospite modello per tutta la mattina, silenzioso e discreto, ma dopo qualche giro tra i banchi con la coda dritta e il naso in aria, si è seduto in fondo alla classe a osservare tutto, ed è stato... opprimente. Aizawa non ha nulla di cui vergognarsi e riesce a dormire come un bambino anche con intere stanze che lo fissano, ma stavolta era diverso. Quello sguardo azzurro fa un altro effetto, quando viene da un gatto.

I ragazzi continuavano a lanciargli occhiate di soppiatto, all'inizio, ma alla fine il bisogno di prendere appunti aveva prevalso. È rimasta comunque un'energia strana nella stanza, carica, come se di fronte ad All Might si rendessero pienamente conto del loro ruolo in tutta questa storia. Col senno di poi, sembra quasi una buona idea averlo lasciato venire a scuola.

Per l'ora di pranzo è pronto a rimangiarsi qualunque cosa. È stata l'idea più stupida che abbia mai avuto, e se i suoi colleghi non la smettono con le vocine acute finirà per appendere qualcuno fuori dalla finestra.

"È così carINO," chioccia Midnight, stringendo una guanciotta pelosa tra le dita. All Might è pietrificato sopra il tavolino da tè della sala insegnanti, troppo educato persino in questa forma per scacciare i suoi fan, e Aizawa - Aizawa non riesce a concentrarsi. Per la confusione. Per tutte le risatine deliziate. Perché il fatto che ora sia un gatto non autorizza nessuno a trattare Yagi in quel modo.

(E alcuni non sanno che sia lui, ma è anche peggio - non è quello il modo di coccolare un gatto.)

"Yo," dice Mic, prendendo posto alla scrivania al suo fianco. Da quando sono arrivati non ha alzato il volume nemmeno una volta, cosa di cui Aizawa gli è grato, e gli ha portato un tè nero come la sua divisa, cosa di cui gli è ancora più grato. "Come stai?"

"Male," dice, poi butta giù mezza tazza in un colpo solo, mentre Mic si strozza su una risata. "Questa storia è già durata troppo."

"E com'è andata con..."

"Con?"

Mic lo studia da sopra gli occhiali, poi scuote la testa. "Niente. Novità dalla polizia?"

Aizawa stringe le labbra, scrutando accigliato le profondità della sua tazza. "Lo scopriremo oggi pomeriggio."

Dal divano arriva un coro di strilletti estasiati, e Aizawa finisce il tè in un unico sorso.

Il pomeriggio non arriverà mai troppo presto.



"Niente," ripete Aizawa, in tono piatto.

Tsukauchi scrolla le spalle, sfogliando ancora una volta i verbali degli interrogatori come se gli potessero rivelare qualcosa di nuovo a sorpresa. "Niente di niente," conferma. "I due che abbiamo arrestato non avevano mai lavorato prima con i fratelli fuggiti, il maggiore ha sempre usato un nome falso e il minore solo un soprannome. Abbiamo provato a cercare i loro Quirk, ma nessuno dei due è registrato e non compaiono negli archivi di polizia, quindi è come se non esistessero. La donna ci ha detto soltanto che sembravano essere arrivati da poco in città, il che significa che non possiamo neanche chiedere a scuole e ospedali se riconoscano Quirk simili. Si potrebbe organizzare una ricerca più ampia, ma ci vorrebbero settimane."

Aizawa resta qualche secondo in silenzio. "Come sono finiti a tentare un colpo di tale portata se non si erano mai visti prima?"

Tsukauchi ricomincia a spaginare tra i verbali, questa volta con più decisione. Sembra sollevato di potergli dare finalmente qualche informazione concreta. "Li ha trovati il maggiore dei due fratelli. Hanno detto che il ragazzo li ha avvicinati con un piano convincente, e che sembrava conoscerli già di fama."

Aizawa fissa le carte sulla scrivania di Tsukauchi senza realmente vederle. Se i loro due uomini non sono locali ma conoscevano già i loro complici, significa che dovevano aver fatto qualche ricerca. E se si sono conosciuti in un bar... significa che questo è il terreno di Aizawa.

"Vorrei parlare con i vostri due detenuti," dice, nel tono più educato possibile.

Poi sorride, e non biasima Tsukauchi per l'occhiata allarmata che gli lancia.



Se ne va che è ormai sera tardi.

Le ore passate alla polizia non sono state divertenti per nessuno - soprattutto per i due rapinatori falliti - ma di sicuro sono state utili. L’uomo, con un Quirk di contenimento utile solo a trattenere gli ostaggi (starnuti collosi, è così contento di averlo Cancellato prima di vederlo in azione), non sapeva nulla, ma la donna, una tecnopate di discreto livello, era riuscita a ricordare qualche informazione utile. Specialmente quando avevano cominciato a ricollegare casi irrisolti al suo Quirk.

Aizawa aveva già un sospetto su che zone frequentassero i loro ricercati, ma ora ha una lista di nomi, Quirk e luoghi da cui partire per la sua indagine.

Dopo tutte le sue comparsate in tv non sarà più così efficace come Underground Hero, ma si ricorda ancora una o due cose.

Quando arriva ai dormitori, la sala comune è magicamente deserta, una piccola benedizione alla fine di una giornata troppo lunga. Tutto quello che vuole fare ora è nascondersi in camera con il suo take away, mangiare di fronte al computer e poi andare in coma senza che lo disturbi nessuno. Non è chiedere tanto. Si merita una serata tranquilla.

Appena apre la porta della sua stanza, viene investito da una pioggia di miagolii indignati.

Ah, vero.

"Ci è voluto più del previsto," dice, a mo’ di scusa.

All Might lo guarda male, salta dalla scrivania alla sedia e poi al pavimento e gli trotterella incontro, sferzando l'aria con colpi irritati di coda, per poi infilarsi a brontolare tra i suoi piedi. Un'occhiata all'angolo delle ciotole conferma i suoi sospetti.

"Mic non ti ha lasciato niente?"

"Miaaao," dice All Might, che potrebbe significare quando sarò tornato normale mi vendicherò oppure non provare mai più a lasciarmi un intero pomeriggio da solo con Mic. O forse qualcosa di più educato. È sempre All Might, dopotutto.

Gli apre una scatoletta - solo metà a cena, Recovery Girl lo ha terrorizzato con le sue restrizioni alimentari - e pensa di aver risolto il problema così, ma All Might lo segue continuando a miagolare e salta sulla scrivania quando Aizawa si accomoda al pc con il suo cartone di udon tiepidi. "Non sono per te," dice, spostando un po' il cibo mentre si punta i capelli con una matita.

All Might lo guarda come se fosse stupido (non è un'espressione che gli si addica, di solito, ma da gatto funziona) e poi posa una zampa sul plico di dossier della polizia che lui aveva messo distrattamente da parte appena entrato.

Aizawa considera le sue opzioni. Da una parte, non è sicuro di quanto sia saggio coinvolgere All Might nelle indagini, specie ora che non può farci niente; dall'altra, se fosse toccato a lui, avrebbe voluto sapere ogni cosa - proprio perché non potrebbe fare nient'altro.

In fondo sanno ancora pochissimo, che male può fargli leggere qualche verbale?

(... forse è meglio chiedere al preside un collare con GPS.)

Alla fine sospira e apre il primo fascicolo, sistemando i fogli in giro per la scrivania in modo da lasciarli tutti visibili. All Might trilla contento, come per ringraziarlo, e Aizawa deve mordersi una guancia per non farsi sfuggire qualche verso imbarazzante.

Non si merita una tortura del genere. Non se la merita affatto.

"Vedi di non scordarti la cena," mormora, poi si dedica alla sua.

È stranamente piacevole, passare la serata così. No, non solo piacevole - normale. È come uno dei tanti pomeriggi passati insieme in sala insegnanti, sempre gli ultimi ad andarsene, fianco a fianco a lavorare in un confortevole silenzio. Ogni tanto All Might gli chiede qualche nuovo foglio con un prrr? e dei colpetti di zampa, come quando lo chiama per un dubbio su qualche correzione, e ogni tanto Aizawa lo guarda con la coda dell'occhio e trova lo stesso profilo concentrato, gli stessi occhi azzurri che scorrono lenti sulla pagina. Ora ci sono due orecchie a punta e molto più pelo, ma la sostanza è sempre la stessa, e All Might è sempre All Might.

Ed è questo, fondamentalmente, il problema.

Specie quando si fa l'ora di andare a letto, e tornato dal bagno Aizawa lo trova a girare pateticamente in tondo sulla sua sedia, in cerca di una posizione comoda.

Aizawa si morde un labbro. Ogni fibra del suo essere gli sta urlando che è una cattiva idea, ma c'è una soluzione logica a questa situazione. Il suo letto è spazioso, lui dorme come un sasso, non ha problemi con i peli di gatto...

"Sei troppo grosso per quella sedia," sbotta. Esce più acido di quanto volesse, e All Might sussulta e poi lo guarda con una faccia imbarazzata. Bene, perfetto, ottimo piano. "Vieni sul letto con me," riprova, e che razza di problemi hai Shouta, mio dio. Almeno non ha detto 'vieni a letto con me', anche se non è una gran consolazione.

Invece di buttarsi dalla finestra e sotterrarsi in una buca in giardino, stringe metaforicamente i denti e continua come se niente fosse: "C'è abbastanza spazio per entrambi e non puoi darmi fastidio, è illogico passare la notte lì sopra."

All Might lo sta fissando con due occhi enormi, le pupille nere larghe come bottoni.

Aizawa inizia a sentire il calore invadergli le guance, e si volta per infilarsi sotto le coperte borbottando. "Fai come ti pare, ma non venire a svegliarmi quando finirai col culo per terra."

Dieci minuti dopo aver spento le luci, quando ormai stava per disperare del buon senso di All Might, sente un peso leggero salire sul materasso e rannicchiarsi vicino ai suoi piedi.

"Buonanotte," sussurra, d'impulso, e si sente rispondere da un debole frrr.

Ci mette un secondo ad addormentarsi.



Nel giro di qualche giorno, si crea una sorta di ritmo.

All Might lo aspetta di fronte alla porta come una radiosa palla di pelo e insiste per seguirlo a scuola. Se ha lezione lo accompagna in classe, se c'è qualche esercitazione pratica resta buono a osservare a distanza di sicurezza - sotto minaccia di finire insaccato nel suo sacco a pelo se si avvicina - e nei momenti di pausa lo accompagna in sala insegnanti e passa il tempo sul davanzale della finestra, se la situazione è calma, o nascosto sotto la scrivania di Aizawa quando arriva qualcuno di un po' troppo espansivo.

In qualsiasi caso, nessuno batte più ciglio di fronte all'enorme gatto rosso che segue Aizawa passo passo.

Qualche studente ha iniziato a fermarsi per salutarlo. All Might si lascia coccolare da ogni ragazzo, più perché è sempre troppo buono che per sembrare un vero gatto, e Aizawa lo lascia fare pazientemente perché non ha cuore di negare a qualcuno dei brevi momenti di gioia felina tra le tristi mura scolastiche.

Anche se la prima volta che lo sente chiamare Erasercat ha una punizione sulla punta della lingua.

All Might sembra deliziato, però - trilla felice e poi gli lancia un'occhiata divertita, e Aizawa alza gli occhi al cielo e riparte, lasciandolo al suo destino. Tre passi e All Might è di nuovo al suo fianco, a sbattergli quella sua enorme coda vaporosa contro le gambe.

La 2 - A gli regala un topino meccanico rosso bianco e azzurro.

"L'ha fatto Momo! Funziona meglio di quelli del negozio!" dice Ochako, mentre la responsabile di quella cosa arrossisce e Bakugou urla chissà cosa da fondo aula e Midoriya guarda il giochino come se fosse combattuto tra la disapprovazione e il bisogno di rubarlo subito per la sua collezione.

All Might sbatte educatamente le palpebre, la testa inclinata da una parte. Aizawa si infila nel suo sacco a pelo chiedendosi se 'sono tutti maledettamente stupidi' sia una motivazione adeguata per espellere l'intera classe.

Il giorno dopo gli regalano un lettino imbottito.

(Su questo né Aizawa né All Might hanno niente da ridire. È di un sobrio blu notte, e All Might era un po' fra i piedi quando provava a seguire la lezione seduto sopra la cattedra.)

Due giorni dopo in un angolo della classe compare una palestrina a tre piani con tiragraffi incorporato.

Aizawa rinuncia a ogni pretesa di ragionare con i suoi alunni.

I pomeriggi passano tra visite di Recovery Girl - che insiste per monitorare la situazione a giorni alterni - e visite di Tsukauchi, che viene portando nuove informazioni (poche) e compagnia per All Might. La sera cenano insieme, leggono fianco a fianco e vanno a dormire nello stesso letto, e Aizawa non ha mai avuto ritmi più salutari in vita sua.



Nel giro di qualche giorno, hanno una routine.

Quando se ne accorge, Aizawa si sente gelare il sangue nelle vene.



Alla fine, tornare underground per cercare tracce dei loro rapinatori non è tanto un favore alla polizia, o ad All Might.

Ha bisogno di fare qualcosa, o rischia di impazzire.

Le prime notti sono un buco nell'acqua. Nessuno conosce i due rapinatori, oppure hanno sentito dei loro Quirk ma non sanno tirare fuori un nome. Come se non bastasse, ogni tanto qualcuno lo riconosce, e Aizawa maledice i media dal primo all'ultimo mentre schiva Quirk e bottiglie rotte allo stesso tempo.

Quando rientra nel cuore della notte, con le nocche spaccate e gli occhi che bruciano, All Might gli corre incontro e si infila tra i suoi piedi con pigolii agitati, alzandosi ansioso sulle zampe posteriori in cerca del problema. Aizawa stringe gli occhi e deglutisce per scacciare il sapore acre della bile dal fondo della gola.

"Torna a dormire," sbotta, e si chiude in bagno.

È stato brusco, è stato un ingrato, ma in questo momento è - troppo.

È sempre così impegnato a ripetersi che quello è All Might, anche con i baffi, anche con la coda, ma quello non è il suo All Might. Il suo All Might non lo aspetta a letto. Il suo All Might non cena con lui ogni sera. Il suo All Might gli manca come un arto fantasma, anche se non è suo, non lo sarà mai, e va bene così.

Vorrebbe soltanto che tornasse normale.

Quando ha finito di disinfettarsi le mani e di avere una crisi di panico, quando si è ricomposto, trova il coraggio di rimettere il naso in camera.

All Might è fermo davanti alla porta, ad aspettarlo. Appena lo vede, lo raggiunge con un mrrr preoccupato e si struscia contro le sue gambe, morbido e caldo, e gli occhi di Aizawa tornano a bruciare ma per tutt'altro motivo.

"Sto bene," mormora, e avanza lentamente verso il letto, attento a non calpestare l'altro.

All Might si rannicchia contro la sua pancia, una volta sdraiato, e si addormenta con la testa premuta contro il suo petto.

Aizawa resta a guardarlo, con la luce della luna che gli illumina il pelo e lo fa brillare d'argento.

Prende sonno solo alle prime luci dell'alba.



"Certo che come gatto è veramente un disastro," dice Mic un pomeriggio, a mezza voce, sporgendosi verso di lui come per confidargli un segreto.

Aizawa non riesce a trattenersi. "Nessun gatto è brutto," dice, sguardo fisso al computer, e poi deve ignorare il rumoroso sghignazzare di Mic. Come se non l’avesse mai sentito fare discorsi del genere.

La verità è che All Might è, oggettivamente, un disastro di gatto. Tutti i suoi problemi di salute, che ogni giorno poteva nascondere dietro vestiti troppo larghi e sorrisi disarmanti, ora sono messi a nudo sotto gli occhi di tutti.

La sua voluminosa pelliccia, di un rossiccio chiaro che ricorda il biondo dei suoi capelli, è secca, opaca, come quella di un qualunque gatto randagio. Le sue zampe sono piene di cicatrici, strisce di pelle dove non cresce il pelo che s’incrociano in ogni direzione, e ogni volta che si acciambella dalla parte sbagliata, il suo fianco destro sembra scomparire in una conca profonda e malsana.

(Aizawa non ha osato toccarlo, nemmeno quella notte, ma ha ancora davanti agli occhi l'immagine di All Might acciambellato al suo fianco, del suo profilo innaturale che si alza e si abbassa nel silenzio della stanza.)

Non è tanto All Might come gatto a turbarlo; è che quel gatto sia vecchio. Per qualche motivo, questo lo disturba più di tutto il resto. Forse perché All Might era sempre stato così riservato sulla sua età, così attento, e chi ricorda più un mondo senza All Might? È come se ci fosse sempre stato, e anche dopo il suo ritiro, era comunque sempre . Nessuno aveva mai riflettuto davvero sulla sua presenza.

Rendersi conto degli anni sulle sue spalle è rendersi conto che un giorno non ci sarà più.

Ma nonostante tutto, Aizawa non riesce a pensare che sia brutto.

Perché è un gatto, e perché è All Might, e non esiste universo in cui la combinazione delle due cose possa risultargli brutta.

"Amico, sei proprio perso."

"Mi piacciono soltanto i gatti."

"Sì, non parlavo di quello."



Quasi una settimana dopo l'inizio delle sue indagini parallele, Aizawa trova una pista.

Sarebbe più preciso dire che accosta la pista al bancone di un bar e le fa un occhio nero quando la pista tenta di metterlo KO col suo Quirk, ma sono sottigliezze.

Qualcuno si ricorda di aver visto il maggiore dei due fratelli. Non è quello con il Quirk più memorabile, ma a quanto pare ha attaccato briga abbastanza spesso nei bassi fondi da essersi fatto notare da qualcuno - lui, e il ragazzino spaurito sempre attaccato al suo fianco. Non c'è ancora un nome, ma c'è un quartiere, che è più di quanto avessero fino a quel momento. Per la prima volta, Aizawa inizia a intravedere una fine a tutta questa storia.

Tra le sue flebili speranze e la stanchezza, dunque, non c'è da stupirsi che ci metta tanto ad accorgersi del problema.



All Might ha preso a dormire molto di più. È piuttosto normale, tutto sommato - sa il cielo se non passerebbe ogni secondo libero a dormire anche Aizawa, nella stessa situazione - e così quando si sveglia ha anche molte più energie.

Sembra pure essere diventato più socievole. All'inizio si lasciava avvicinare da tutti, ma non era mai lui il primo ad andare da qualcuno, a meno che non avesse bisogno di qualcosa; forse perché non era ancora a suo agio nel nuovo corpo, forse perché aveva bisogno di un po' di tempo per sé. Adesso però gironzola tra i banchi nei momenti di pausa, dà corda ai ragazzi quando gli sventolano davanti qualche nuovo giochino colorato e si acciambella sul divano in sala insegnati, in bella vista, persino quando c'è Midnight nei dintorni.

Ha anche iniziato a strusciarsi sulle gambe. L'ha visto farlo qualche volta con Tsukauchi, quando passava a portare novità sulla ricerca - ha girato le sue informazioni alla polizia e la sua pista sembra davvero promettente - e una volta con Midoriya, che aveva la faccia di qualcuno che sta per farsela nei pantaloni dalla gioia.

Con lui però lo fa costantemente.

Non lo sorprende, dopotutto. È dall'inizio di questa storia che gli sta letteralmente tra i piedi, e dall'inizio della loro conoscenza che tenta di fare amicizia; da quando Aizawa l'ha lasciato dormire contro la sua pancia, è come se si fosse aperta una diga, e ora All Might si lascia andare a confidenze che prima non immaginava nemmeno.

(Se fosse tutto normale Aizawa tenterebbe di arginare queste dimostrazioni d'affetto, ma è... particolarmente suscettibile, quando si parla di dimostrazioni d’affetto feline. È solo quello, naturalmente.)

È tutto abbastanza logico, quindi, finché un pomeriggio All Might non si siede sul suo computer.

Non vicino, non di fronte - sopra.

"Non ho altri verbali da darti, te l'ho già detto," mormora, cercando di scansarlo con un gomito, ma All Might lo schiva disinvolto e si accuccia più comodo sulla sua tastiera, coprendogli quasi tutto lo schermo con la sua mole.

"Cosa vuoi?"

All Might chiude gli occhi una volta, lentamente, un piccolo sorriso felino, e Aizawa inizia a sentire un brutto presentimento risalirgli lungo la schiena.

"Che c'è?" insiste, ma All Might non risponde, e quando avvicina una mano per provare di nuovo a mandarlo via ci sbatte la testa conto, strusciando il muso contro le sue dita immobili... facendo le fusa.

Il presentimento diventa una morsa fredda che gli toglie il fiato.

Lo prende in braccio e corre dal preside.

E quando Yagi si accoccola contro il suo collo come un gatto, accelera il passo.



"Com’è possibile che stia diventando un gatto? Nessun Quirk può provocare una trasformazione permanente."

Il preside reclina lo schienale della sua enorme poltrona. Non sembra affatto sorpreso della sua irruzione, che è tutto fuorché rassicurante. "Mettiamola così," dice, congiungendo le zampe di fronte a sé con aria pensierosa. "Nessun Quirk è permanente, ma gli effetti di alcuni Quirk possono esserlo. Pensa al ghiaccio del giovane Todoroki. Per quanto possa crearne e per quanto possa durare, finirà sempre per sciogliersi, ma se qualcuno dovesse restarci imprigionato troppo a lungo il suo fisico ne risentirebbe, anche gravemente. All Might è… congelato, al momento. La trasformazione potrebbe pure sciogliersi da sola col tempo, ma non sappiamo quali effetti potrebbe avere sul suo corpo e, soprattutto, sulla sua psiche."

Aizawa resta in silenzio.

Yagi sta rincorrendo una pallina di carta senza un pensiero al mondo. Non per fare contenti i ragazzi, non perché qualcuno abbia insistito, ma perché ha visto una pallina sul tavolo di Nedzu e ha iniziato a giocarci. Da solo. Come un gatto.

Appena si accorge che Aizawa lo sta fissando, abbandona la caccia e inizia a trotterellare verso di lui, coda morbida e dritta e un prprprprrr! che vibra nell’aria. Quando arriva tra le sue gambe dà una poderosa testata contro il suo stinco, e Aizawa sente il cuore stringerglisi in petto.

"In parole povere, dobbiamo sbrigarci," mormora, prendendolo in braccio. Yagi appoggia subito le zampe sulla sua spalla per sfregargli il muso sotto il mento.

"Sì," dice il preside, studiandoli da dietro le zampe giunte. "In parole povere."



Non possono fare molto, però, prima che la polizia sia sicura di non fare un buco nell'acqua.

Sono giorni estenuanti, in cui il tempo sembra non scorrere mai ma ogni secondo che passa è un secondo inesorabilmente sprecato. Aizawa si immerge nel lavoro, lezioni e compiti e ronde notturne anche solo per fermare qualche scippatore, il tutto per arrivare a sera senza la forza di pensare.

Pensare a quello che sta succedendo. Pensare a quello che potrebbe succedere.

Per un crudele scherzo del destino, perché l'universo non è mai stato dalla sua parte, All Might lo cerca ogni giorno di più. Si siede sul suo lavoro ogni volta che può, salta sulla cattedra per giocare con le sue bende nel mezzo della lezione, la sera gli si acciambella sulle gambe ronfando come un cuscino gigante, e ogni volta doversi ricordare che non è più All Might è una sofferenza fisica.

(Vorrebbe essere abbastanza forte da scacciarlo. Vorrebbe tante cose, ma all'universo non importa dei suoi desideri.)

Koda sembra sempre più allarmato ogni giorno che passa, e Midoriya ha preso a studiarli preoccupato quando crede che non lo stia guardando. Persino Bakugou è più teso del solito, tanto che sembra tornato ai bei tempi del primo anno, e Aizawa deve impegnarsi il doppio a dormire a lezione per evitare ogni genere di domanda.

Non è un peso per i suoi studenti, questo.



Di notte, All Might si acciambella accanto al suo cuscino.

Aizawa lo fissa, immobile, senza il coraggio di toccarlo. Conta i respiri della creatura piccola e fragile di fronte a sé e cerca di non pensare. Almeno qualcuno riesce a dormire in questo letto, si dice per consolarsi, quando all'improvviso All Might apre gli occhi.

Aizawa trattiene il fiato. Non sono gli occhi di un gatto, quelli; sono occhi profondi, di un blu elettrico un po' troppo intenso, occhi che sembrano capire fin troppo. In un istante sospeso, nel buio e nel silenzio, sono gli occhi del suo Yagi.

"Ti riporterò a casa," mormora, e gli occhi di Yagi brillano prima che li richiuda. Lentamente, come in un sogno, Aizawa allunga una mano e la posa sul suo fianco, dove il suo profilo sprofonda in un incavo nascosto.

È caldo sotto le sue dita, morbido, e vivo.

Yagi inizia a fare piano le fusa.

Per la prima volta, il rumore gli dà speranza.



E poi dopo settimane, finalmente, hanno un nome.

Non è importante quanto le loro età. Sono ragazzini, il più grande di a mala pena vent'anni, due fratelli con Quirk potenti ma nessuna famiglia e tanta disperazione. Erano fuggiti dal loro paesino per cercare fortuna ma potevano guadagnarsi da vivere solo rubacchiando in giro, finché un giorno il maggiore non aveva deciso di fare carriera.

Sono ragazzini, per questo Aizawa si offre di occuparsene al posto della polizia.

Li trova di notte, in una strada deserta, cacciati da un bar all'ora di chiusura. Aizawa li osserva tra i tetti, immobile e silenzioso come un predatore. Qualsiasi senso di colpa per quello che sta per fare è scomparso da tempo.

Sono ragazzini, ma sono anche dei criminali.

Quando svoltano per entrare in un vicolo, Aizawa si muove.

Riescono a vedere soltanto due occhi rossi e un sorriso troppo largo spuntare fuori dal buio, prima di non vedere più niente.



Ci era voluta un’intera giornata per riuscire a invertire la trasformazione.

Alla fine il ragazzino sembrava il più stordito di tutti, anche più del signore appena tornato umano sotto i loro occhi. Uno dei civili colpiti durante la rapina, non All Might, perché era loro dovere in quanto eroi e poliziotti - aveva detto il capo della polizia - pensare prima alle vittime innocenti di questo incidente; perché non possiamo permetterci di fallire l’esperimento sul Simbolo della Pace, aveva sentito Aizawa, e quando gli avevano chiesto se volesse assistere al tentativo aveva scoperto i denti in qualcosa che non sarebbe mai passato per un sorriso e se ne era andato senza dire nulla.

Non ero suo diritto intromettersi. Aveva aiutato la polizia, aveva chiuso il caso: missione compiuta. Sì, All Might era ancora nascosto nella sua camera, acciambellato sopra il suo letto, ma solo perché non avevano trovato nessun altro per fargli da guardiano - e anche quella missione stava volgendo al termine.

Il suo ruolo in questa storia è concluso.

Ma decidono di curare All Might alla UA, invece che in centrale, e gli chiedono ancora di assistere. Aizawa declina di nuovo - civilmente, questa volta, perché è Tsukauchi a chiederglielo e non ha niente contro di lui.

Tsukauchi sorride appena, senza insistere, poi sparisce dietro agli altri oltre le porte dell’infermeria.

Era servita una scorta, naturalmente. Sono tutti ammassati lì dentro, ora - la polizia, il preside, Recovery Girl, Gran Torino, tutti intorno a All Might, rannicchiato in una palla di pelo confusa e diffidente sopra un lettino, e Aizawa non può fare a meno di pensare che ci sia qualcosa di sbagliato.

All Might non dovrebbe mai sembrare così spaventato. Così piccolo.

Non può farci niente, però. È un momento delicato. Dovrebbero essere con lui solo le sue persone più care.

Per cui Aizawa rimane fuori dalla porta chiusa, e aspetta, e controlla che gli studenti rimangano a una dovuta distanza a far finta di ammirare gli infissi e di non origliare spudoratamente.

(È vergognoso, Aizawa non gli ha insegnato a spiare così male. Dovrà fargli ripassare le basi. E ricordare ad Hagakure che non può spogliarsi nel mezzo dei corridoi per avvicinarsi di nascosto - specie non quando ha il respiro così pesante.)

Non sa dire quanto duri l'attesa. Dieci minuti, probabilmente, ma ogni secondo si trascina sull'altro con un sforzo infinito.

Quando la porta si riapre il cuore inizia a martellargli in petto.

Quando vede All Might - pallido, stordito, umano - è come se si fermasse di botto.

Tutto il resto del mondo sembra essere ripartito, invece. In un batter d'occhio tutti gli studenti smettono di fingere di essere lì per caso e lo assediano, poi una manciata di professori - con doti di spionaggio decisamente migliori - si materializza dal nulla per fargli le feste, e Aizawa si trova spinto contro il muro, a guardare la scena dall'altro lato del corridoio come a un mondo di distanza.

È surreale, come lo erano stati quei primi momenti dopo l’incidente ogni volta che posava lo sguardo su quell’enorme gatto rosso, ma sente anche un sollievo viscerale per cui è grato di avere alle spalle una parete a cui appoggiarsi.

All Might non sta bene, neanche lontanamente - è ancor più emaciato del solito, teso, e continua a stringersi nelle spalle ogni volta che c’è un rumore troppo forte, anche mentre sorride e ringrazia tutti quanti - ma è tornato. Tutte le preoccupazioni e le ansie e i puri deliri apocalittici che Aizawa teneva a bada a fatica da giorni si sciolgono come neve al sole di fronte a quel sorriso grande e stanco.

Va tutto bene ora, perché All Might è qui.

Qualcuno ride, qualcuno urla le sue congratulazioni, e d’un tratto All Might incrocia il suo sguardo da sopra le teste dei ragazzi, e Aizawa resta immobilizzato.

È uno sguardo troppo acuto, troppo brillante. Uno sguardo a cui sembra non sfuggire nulla, che Aizawa aveva già visto una volta, di notte, dalla creatura acciambellata accanto al suo cuscino.

Ma neanche adesso Aizawa riesce a decifrarlo, perciò sceglie il comportamento più logico: risponde con un cenno del capo, si stacca dal muro e si dà a una ritirata strategica.

Avrà tempo per salutarlo più avanti, dopotutto.



"Lo sai che ti stai comportando in maniera ridicola, vero?"

Aizawa resta incurvato sopra il computer a lavorare, le mani sicure sui tasti e gli occhi che non si muovono dallo schermo, facendo un lungo sospiro interiore. Potrebbe fingere di non sapere quale sia il problema, ma sarebbe stupido e offensivo per entrambi, e soprattutto inutile, specie quando il problema sta chiacchierando a volume un po’ troppo forte dall’altro capo della sala insegnanti. Potrebbe provare a giustificarsi, ma non sta facendo niente di sbagliato e quindi non vede da cosa dovrebbe difendersi.

"Devi ancora inserire i voti dell’ultimo compito online," tenta, alla fine, nella vaga speranza che serva a chiudere il discorso.

Mic fa un verso divertito e ruota direttamente verso di lui, spingendo la sua sedia con un piede per far allontanare anche lui dallo schermo.

Dopotutto prima d’ora il lavoro non era mai riuscito a distrarlo dal ficcare il naso nei fatti suoi, Aizawa non sa perché abbia iniziato a sperarci adesso.

"Eraser, smettila di evitarlo e vacci a parlare, è quasi triste da guardare ormai. Come un enorme cucciolo abbandonato. O, be’ - gatto, okay."

Aizawa rigira la sedia con uno strattone, guadagnandosi un urletto indignato mentre Mic perde l’appoggio del piede e scivola quasi per terra. "Non sto evitando nessuno," dice, guardando male un’innocente tabella excel. "Ho solo da fare."

Fortuna che non doveva giustificarsi.

Mic gli lancia un’occhiata eloquente da sopra gli occhiali. Aizawa lo ignora, tornando alle sue tabelle e al suo lavoro.

I tasti scricchiolano in maniera preoccupante sotto l’attacco delle sue dita.

Sta compilando le programmazioni. Odia compilare le programmazioni, da sempre, preferirebbe offrirsi come ostaggio in un’esercitazione di salvataggio piuttosto che perdere tempo con quelle dannate tabelle - e l’ha fatto, più di una volta - ma adesso sta facendo proprio quello. Volontariamente. Per il prossimo quadrimestre.

Non è contento dell’occhiata di Mic, ma non significa che non se la meriti.

Dai divanetti arriva la risata di All Might, piena e rumorosa, e Aizawa cancella per sbaglio un’intera colonna.

Mic ruota lentamente verso il proprio computer, lasciando che il cigolio della sedia commenti la scena per entrambi.

È veramente, inconfutabilmente ridicolo.



Ridicoli o meno, tutti i suoi piani vanno bellamente in fumo quando qualcuno bussa alla sua porta e aprendo si trova davanti All Might, espressione seria e una mano ancora sollevata a bussare, che appena lo vede fa un sorriso stanco.

Lo sapeva che doveva tornare al suo appartamento. Ma no, Aizawa, finisci il turno di residenza, manca meno di una settimana, cosa vuoi che succeda...

"All Might," gracchia, senza schiodarsi dalla porta.

"Aizawa-kun," dice All Might, tornando più serio. Quando è chiaro che Aizawa non ha intenzione di aggiungere altro, lancia una rapida occhiata lungo il corridoio e poi si bagna le labbra. "Vorrei entrare per parlarti in privato."

Aizawa preferirebbe piuttosto farsi togliere un dente senza anestesia, ma non è ancora così infantile da rifiutare una richiesta del genere. Lascia andare lo stipite della porta, riluttante, e fa gesto ad All Might di accomodarsi. All Might ringrazia con un cenno del capo.

Non sembra molto felice ma nemmeno arrabbiato con lui, solo profondamente stanco, che è un'emozione che Aizawa capisce fin troppo bene. "Siediti," gli dice, un po' troppo brusco, poi si piazza dall'altro lato della stanza con le spalle al muro.

"Grazie." Gli occhi di All Might guizzano verso il letto, ma poi si accomoda alla sua scrivania, dove aveva passato così tanto tempo sotto forma di gatto. Deve aver pensato anche lui la stessa cosa, perché appena si siede si acciglia, si muove un po' come per trovare una posizione comoda, poi gli lancia un sorriso imbarazzato. "Me la ricordavo più grande."

Aizawa scoppia a ridere, poi si copre subito la bocca con una mano per fermarsi.

Una volta aveva più autocontrollo di così.

"È bello sentirti ridere," dice All Might, il tono inaspettatamente dolce. Il cervello di Aizawa si inceppa in cerca di una risposta, ma All Might continua, imperterrito: "Ci siamo sentiti così poco, ultimamente."

Aizawa vorrebbe sbuffare, ma si limita a scrollare una spalla. Meglio non rendersi ridicolo inventando scuse.

"Sarei venuto a ringraziarti prima, altrimenti."

Questa volta non si spreca a trattenere uno sbuffo. "Per cosa?"

All Might alza un sopracciglio. "Per cosa, Aizawa? Per tutto."

Questo - precisamente questo - era uno dei motivi per cui stava cercando di evitare questa conversazione. "Ho fatto il mio dovere di collega e di eroe," dice tra i denti. "Non mi devi ringraziare per questo."

"Hai fatto ben più del tuo dovere, da quello che mi hanno detto."

"Non dovresti credere a tutto quello che senti."

"E a quello che ricordo, invece?" chiede, a bruciapelo, e Aizawa stringe le braccia al petto come uno scudo.

"Perché, cosa ricorderesti?" sputa fuori, molto più spavaldo di quanto si senta. Fino alla fine aveva sperato - aveva cercato di convincersi - che All Might avesse dimenticato tutto. Sarebbe stato logico, dopo un trauma del genere. Spiegava anche perché non fosse ancora andato a dirgli nulla, nonostante tutto.

Ora però è qui, e la speranza a cui si era aggrappato fin’ora gli si sta sbriciolando tra le dita.

"Non tutto, sia chiaro," ammette All Might, grattandosi la nuca con un po’ d’imbarazzo. "Verso la fine è tutto confuso, ma ricordo abbastanza. La tua gentilezza, anche quando ero un peso. Che mi hai trattato sempre come una persona, nonostante tutto. Come ti sei preso cura di me."

All Might abbassa lo sguardo e Aizawa spera, prega che abbia finito, che non dica altro, che lo lasci in pace, ma All Might rialza il capo e lo guarda dritto negli occhi. "Non dev'essere stato facile, visto quello che provi per me."

Piano, senza nessun rumore, il mondo crolla da sotto i piedi di Aizawa.

All'inizio è panico, profondo e immediato, domande e negazioni che si affollano una sull'altra senza trovare via d'uscita, non so di cosa stai parlando e chi te l'ha detto e hai detto tu che ricordi pochissimo. Poi però, così com'era iniziato, guardando gli occhi calmi di All Might il panico si placa.

È inutile resistere, a questo punto.

"Speravo non te ne fossi accorto."

Yagi fa un sorriso tirato. "Oh, non me ne ero accorto," dice. "Era tutto diverso, in quella forma. All'inizio riuscivo a capire quasi tutto, ma col tempo c'erano sempre meno ragionamenti e sempre più impressioni. Istinto. Sentivo tutto, ma ho dovuto rifletterci solo dopo essere tornato normale per capire."

Aizawa lo osserva. Una parte di lui vorrebbe fargli perdere tempo a raccontare altro, o distrarlo dicendogli che non era mai stato così in grado di ragionare nemmeno prima, ma ormai anche lui è stanco, forse quasi quanto Yagi, e sarebbe soltanto ingiusto tentare di deragliare il discorso.

"Qualsiasi sentimento io possa provare o meno nei tuoi confronti è irrilevante," dice, incrociando le braccia al petto.

È deciso, logico, finale. Tutto quello che non prova in questo momento, ma spera che basti.

Yagi piega il capo e gli lancia un'occhiata... triste?

"Perché?"

Aizawa sbatte lentamente le palpebre. Tra tutte le possibili risposte che si aspettava...

"Perché non siamo nella posizione di poterli seguire. Io ho i ragazzi e il mio lavoro e tu sei il Simbolo della Pace, non possiamo permetterci anche questo."

"Ex."

Aizawa lo fissa di nuovo. Questa conversazione gli è completamente sfuggita di mano. "Cosa?"

"Ex Simbolo della Pace. Mi sono ritirato da un pezzo."

"Sei All Might."

Per Aizawa è sempre stata una verità evidente. Un eroe non perde il suo nome se cade in missione, un simbolo non smette di significare qualcosa quando muore. Yagi Toshinori è All Might, e gli è sempre sembrato un fatto così logico da non dover essere giustificato, come il sole che sorge a est ogni mattina.

Evidentemente Yagi ha bisogno di sentirselo dire più spesso.

Per un attimo, Yagi abbassa la testa, nascondendo il viso dietro una cortina di ombre e capelli, ma quando torna a guardarlo è con un'espressione strana. "Quindi non è perché ho quindici anni più di te?"

"Cosa c'entra?"

"O perché sto morendo."

"Tutti stiamo morendo."

Yagi scoppia a ridere - una risata piccola, diversa dalle sue solite risa fragorose, che non nasconde lo scricchiolio malato dei suoi polmoni e sì, è vero, forse tutti stanno morendo, ma Yagi è un'altra storia - e a quel punto Aizawa capisce la sua espressione strana.

È divertito.

"Non c'è niente da ridere," lo riprende, in tono piatto. Yagi agita una mano in segno di scuse, tenendosi il petto con l'altra.

"Perdonami, ma dovevo fare una prova. Dici che i tuoi sentimenti sono irrilevanti, ma non hai mai nemmeno pensato a tutte le obiezioni legittime a questa storia. Solo che non siamo nella posizione."

"Perché è -"

"Dopo Kamino," dice Yagi, piano, e Aizawa, nonostante odi essere interrotto, chiude la bocca di scatto. "Ho parlato con... una persona, e questa persona mi ha fatto giurare che avrei cominciato a vivere per me. Perché fino a quel momento non l'avevo mai fatto, non davvero. E pensavo di star rispettando la promessa, ma poi è arrivato quel Quirk e non mi era rimasto più nulla, e mi sono reso conto che stavo solo perdendo tempo. Che c'erano così tante cose importanti che non avevo il coraggio di chiedere, e che potevo perdere da un momento all'altro, anche per qualcosa di stupido."

Yagi lo guarda negli occhi, e Aizawa si dimentica come si fa a respirare.

"Tu sei una di quelle cose importanti."

Aizawa si forza a inspirare, si forza ad allentare la stretta delle braccia al petto, si forza a guardare Yagi negli occhi e a non distogliere lo sguardo anche se non ha idea di che emozioni si stiano rincorrendo sulla propria faccia. Glielo deve, almeno, anche se lo sta per rifiutare.

Lo deve rifiutare.

È la cosa più giusta da fare. La cosa più logica.

Apre la bocca, ma la sua voce sembra aver smesso di funzionare.

Yagi, paziente, lo osserva dalla sua sedia troppo piccola.

E anche se non è più un gatto, anche se non è mai stato veramente un gatto, Aizawa sente il bisogno fisico, viscerale di passargli le dita tra i capelli e raggomitolarsi con lui sotto le coperte.

"È un disastro annunciato," è quello che dice alla fine, aprendo le braccia e lasciandole ricadere lungo i fianchi. La sua voce è gracchiante, bassa, ma non sembra importante.

Non quando Yagi gli sorride in quel modo.

"Siamo bravi a scongiurare disastri."

"Non questi. Non ho mai avuto - non so nemmeno da che parte cominciare."

Yagi si alza e si fa avanti. "Nemmeno io."

Si ferma a un soffio da lui, così vicino che Aizawa deve inclinare la testa all'indietro per guardarlo negli occhi.

"È la cosa più stupida che abbia mai fatto," mormora. Così vicino, ha paura che Yagi senta il martellare del suo cuore

Yagi gli prende una mano e sorride. "Io ho fatto di peggio."

E quando Yagi si abbassa, lo incontra a metà strada.











"Era molto più facile prima."

Aizawa si volta su un fianco e rischia di cadere dal letto. "Eri molto più morbido, prima."

Yagi ride e passa un braccio intorno alle spalle di Aizawa, stringendoselo al petto e salvandolo dal baratro dell’orlo del materasso. È comunque scomodo, perché persino i letti della UA non sono fatti per ospitare due uomini adulti di cui il più basso supera il metro e ottanta, ma quello non è un problema.

Ad Aizawa piace dormire per terra, dopotutto.

Questo, però, è completamente diverso. Yagi ha un braccio attorno alla sua schiena e l’altra mano appoggiata sul suo fianco, le dita che giocano distrattamente con l’orlo della sua maglia accarezzandogli la pelle scoperta. Fa sembrare tutto così semplice, così naturale, mentre Aizawa non sa nemmeno dove mettere la testa.

Quasi quasi lo preferiva da gatto. Perché dev’essere tutto così difficile, con gli esseri umani?

Lentamente, come se tastasse il terreno in missione, posa una guancia sul petto di Yagi, proprio sotto la sua clavicola.

Riesce a sentire il suo cuore.

È così ipnotico che quasi non sente la sua voce. "Posso andarmene, se -"

"Non ci provare," dice, stringendolo d’impulso. Sotto la sua guancia il cuore di Yagi inizia a battere più forte, agli antipodi dal suo flebile "okay", e Aizawa si sente improvvisamente più coraggioso. Abbastanza da provare una cosa.

(Dopotutto, se funzionava prima…)

Preme un palmo tra le sue scapole e poi piano, pianissimo, inizia ad accarezzargli la schiena.

Tra i battiti del suo cuore e il brontolare lento dei suoi polmoni, sembra quasi di sentire delle fusa.

Aizawa sorride, nascosto contro il petto di Yagi, e chiude gli occhi.




Note: ÈFFINITA, GENTE, FINIIIITA!!!
Anzitutto un grazie ENORME a Donut per il suo gift. Solo gli ultrasuoni possono esprimere quanto sono morta quando l'ho visto. Poi grazie alla Triade - che fandom sarebbe senza di voi - e, come sempre, grazie a Perla. L'epilogo è colpa sua.
Grazie anche ai miei gatti, naturalmente - questa catfic, come tutte le altre, è un po' per loro.
(La cosa curiosa più è che, dopo che avevo iniziato a scrivere questa fic, anch'io sono stata incastrata per portare in gita una classe. L'esperienza è stata marginalmente migliore di quella di Aizawa, ma se non è un segno del destino questo non so più cosa pensare.)

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: Will P