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Autore: Aurora Barone    18/12/2018    2 recensioni
Questa storia breve ha tanti spunti autobiografici, avevo bisogno di scriverla e di parlare di quello che penso sulla situazione attuale in cui versa l' Italia, riguardo la disoccupazione giovanile, dato che mi tocca nel profondo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un sonno disordinato, disfatto nel flusso dei suoi pensieri più cupi e neri.

 

L’abnegazione di sé stessi e della complessità del mondo.

 

Riflessione di un sogno appena intravisto e già smarrito, perso e sommerso nella marea del “dovrei” e dell’ effettiva e giornaliera procrastinazione.

 

Il risveglio dolente, sul riflesso del grigiore invernale alla finestra.

 

E’ questo il suo risveglio, in una fredda giornata di dicembre come tutte le altre.

 

Viola guarda all’altro capo del letto, e vede che lui è già andato a lavoro.

 

Si alza dal letto, con la testa pesante e rumorosa, e mette il latte a scaldare sul pentolino.

 

Si rammenta che la tv è rimasta nella stanza, così la riporta in cucina.

 

Ringrazia il cielo che il padre le abbia comprato una tv così leggera, da rendere agevole ogni giorno quel assurdo trasloco da una camera all’altra, o meglio dalla cucina e la camera, dato che a parte quelle due stanze, la casa non aveva altro, se non un bagno organizzato persino male, con la doccia minuscola e stretta con un doccino che spara acqua solo dall’alto, e il getto risultava persino insufficiente per lavarle la testa piena di capelli e il corpo.

 

Terminato il trasloco della tv, mette una serie su netflix, ne ha ormai la nausea dato che si rivela essere uno di quei telefilm americani interminabili, che a lungo andare con la stagioni perde sempre più senso e finisce con l’annoiare a morte, ma non ha voglia di cercare altro da guardare sapendo di non seguirlo neanche seriamente, presa dai suoi pensieri, dalla sua testa che non riesce a zittire neanche per un attimo.

 

Parole del tipo “ Devo trovare lavoro...il mio posto nel mondo” e cose del genere, che all’età di ventisetteanni iniziano ad avere un certo peso.

 

Aveva fatto tanti colloqui, ma si erano sempre rivelati un profondo buco nell’acqua.

 

Inzuppa il biscotto misura sulla tazza con latte e caffè, si auto-impone di mangiare non più di tre biscotti al giorno, per colazione.

 

Terminata la colazione, adocchia i piatti sul lavello, prima gli dà una sciacquata con un po’ di acqua per togliere i residui di cibo da poter raccogliere e gettare nell’umido.

 

Dopo di ciò inizia dalle tazze e i bicchieri, riempiendo il catino d’acqua, per poi far scivolare un po’ di detersivo per i piatti, cercando di non consumarne troppo.

 

Nel frattempo segue il telefilm, sente la voce dei personaggi della serie, per evitare l’assordante silenzio che ci sarebbe ,senza il suono prodotto dalla tele, così da sfuggire per un attimo dai suoi turbamenti e recondite paure.

 

Il suono del telefonino la distrae, risponde e si accende la speranza che sia qualcuno di quelli a cui ha mandato la sua candidatura, ma invece è solo uno dei numerosi operatori telefonici che accenna ad un’offerta sensazionale.

 

Si sente improvvisamente come se qualcuno avesse spento le luci della ribalta, che si erano accese dentro la sua testa.

 

Si trattiene dal mandarlo a quel paese, sapendo che è un altro povero disperato quanto lei, che fa quel lavoro perché non ha trovato altro da fare nella vita.

 

Spegne la tv, e va a fare la spesa, accorgendosi che non c’è niente in frigo.

 

Si porta il carrellino per facilitare il trasporto della spesa, dovendo andarci a piedi.

 

Esce da casa e si ritrova davanti quei palazzi fatiscenti e orrendi della zona della stazione, che sembrano essere i resti di un bombardamento, gente losca che si aggira per le strade, che sia di colore o meno, poco importa.

 

Viola ha paura di tutti, non è un fatto né di razza né di pelle, quella strada gli trasmette una certa inquietudine.

 

Arriva davanti al supermercato, compra quello che c’è da comprare e ritorna a casa.

 

Dopo aver riposto ogni alimento sul frigo pieno di ghiaccio, che sarebbe da sbrinare ancora una volta, per la duecentesima volta, si sdraia sul letto e si mette davanti al portatile, per vedere i nuovi annunci di lavoro e mandare un’altra nuova candidatura.

 

I siti per le candidature, rappresentano per lei una vera seccatura, le fanno compilare fino alla nausea sempre i soliti dati personali, le credenziali, per poi rimandarla fino alla nausea ad iscriversi a nuovi portali e a nuovi siti agenzie interinali, poi la password deve sempre avere delle caratteristiche diverse, a volte non andava bene la lunghezza, altre volte doveva avere le lettere e i numeri, altre volte doveva avere non si sa cosa...insomma Viola non ne poteva davvero più.

 

Inoltre a volte, si domandava se servisse veramente continuare a mandare curriculum, le sembrava solo di sprecare tempo a farsi il sangue amaro, dato che il più delle volte richiedevano requisiti eccessivi e impossibili per dei lavori anche semplici, ormai per qualunque cosa richiedevano esperienza.

 

 

Fino a che non arriva una chiamata, una nuova chiamata, forse questa era la volta buona.

 

Una speranza si accende, si immagina già a lavorare in un negozio come commessa, magari in quel famoso negozio di abbigliamento in cui aveva mandato, ma anche questa volta è solo un altro maledetto operatore telefonico.

 

Riapre il libro per studiare per quel benedetto concorso, che ha dovuto pagare, scervellarsi con la burocrazia per mandare tutti i documenti e i fogli necessari per partecipare.

 

 

In Italia li chiamano “Neet” o “Bamboccioni” ragazzi che non vogliono far nulla che gli piace la vita facile e stare a vivere con mamma e papà, ma in realtà sono giovani diplomati o laureati con tante speranze, che mano mano stanno perdendo nel cammino.

 

E non serve un reddito di cittadinanza a indorare la pillola, serve un lavoro dignitoso e che dia a questi giovani la forza di svegliarsi la mattina con uno scopo e con la speranza di poter credere in se stessi e di poter dare il proprio contribuito nella società e nel mondo.

 

Perchè per fare il gelataio, il commesso o qualsiasi altro mestiere semplice, non serve necessariamente l’esperienza, serve solo la buona volontà della persona e qualcuno che sia ben disposto a seguire il giovane, ben disposto ad investire su di lui, a proporsi come maestro ed iniziarlo al mestiere.

 

Dietro ogni no secco che date, c’è una speranza uccisa, una vita che avreste potuto migliorare con un semplice si, ma che non avete voluto fare per i vostri opportunisti tornaconti.

 

In ogni persona che giudicate, c’è una storia, un valore che voi forse non vedete, ma che quella persona possiede o potrebbe potenzialmente possedere se solo glie ne deste l’opportunità.

 

   
 
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