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Autore: Diarly    18/12/2018    1 recensioni
In un mondo non tanto lontano dal nostro, in un'epoca prossima, qualcosa di misterioso e di complesso appare agli occhi della nostra protagonista. Infy, appena sedicenne, all'improvviso sarà costretta ad espandere i suoi orizzonti, messa a confronto con un pianeta a lei sconosciuto finora.
Genere: Avventura, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tra i rovi fiorisce una rosa

Tra i rovi fiorisce una rosa - Capitolo X Junior Planet “Eh? Che libro?” rispondo di getto, fingendomi inconsapevole: posso sempre giocarmela con la carta della simulata ignoranza. Ma l’asso che ho tirato fuori non sembra sortire il suo effetto e il professore continua imperterrito.

“Oh Infy, cara e ingenua Infy... io ti ho visto mentre prendevi quei due libri dalla fontana. Li hai nascosti e ci hai fregato tutti, ti faccio i miei complimenti. Ma come hai fatto a scoprire che intendevamo sottrarteli, mi chiedo?” S’interrompe un attimo, una linea di preoccupazione a solcargli la fronte. “Molto furba sì, ma fingere non ti porterà da nessuna parte. Dimmi, c'è ancora un libro, vero?”

No, penso. E nella mia mente risuona in un eco infinita quel singolo monosillabo. Diamine! Mi ha vista... pensavo di essere stata discreta nel recuperarli per leggerli e riportarli in biblioteca. “Cosa vuole? Se anche fosse, a lei cosa cambia? Cosa c'è di tanto strano in quei libri? Ne ho già letti due: sono semplici testi scolastici, che male fanno?” Fiondo il professore Andrew con una domanda dopo l’altra. Ormai sono stata scoperta, inutile negare l’evidenza, ma voglio vederci chiaro così che se almeno la verità verrà a galla, ne sarà valsa la pena.

“Nulla che a te possa interessare. Ora vieni, andiamo a prendere l'ultimo libro,” si limita a rispondere Andrew, infischiandosi dei miei quesiti. Accidenti, ma mi ha almeno prestato ascolto? Cos’è, vuole rinfacciarmi il fatto che sono stata scoperta?

“Non ho intenzione di assecondarla ulteriormente e non so cosa sta succedendo, ma scoprirò cosa c’è dietro e riferirò al dirigente il suo comportamento incivile!” Rispondendogli malamente, mi volto e faccio per andarmene, quando con la coda dell’occhio scorgo un movimento alla mia destra e all'improvviso il mio polso è stretto da una mano in una presa ferrea. “Ma che”, boccheggio, colta alla sprovvista, solo per essere interrotta.

Con gli occhi fiammeggianti puntati sui miei, il professore che è stato presente fin dal mio primo viaggio spaziale mi urla in faccia: “Tu ora vieni con me!” Stringe con forza il mio polso destro e comincia a trascinarmi con sé.

“N-No! Mi lasci, mi sta facendo male!” grido, con evidenti smorfie di dolore sul viso, ma lui rafforza ancora di più la sua stretta e continua a tirarmi appresso, fino a quando non ci ritroviamo davanti alla fontana con i lucchetti.

Andrew mi lascia finalmente il polso e me lo porto al petto di riflesso, massaggiandolo con l'altra mano mentre lo guardo con rabbia. “Ora tu prenderai quel libro,” mi ordina perentorio, tenendomi lo sguardo puntato addosso. Questa intimazione non appella alla mia gentile natura in quel preciso momento e così gli rispondo, acida: “Se lo prenda da solo il maledetto libro!” La sua mascella si stringe con un gesto secco, e con un cenno della mano m’incita a darmi una mossa mentre esordisce: “Io non posso, devi farlo tu. Non fare storie, forza: prendilo.”

Non ho idea di cosa stia succedendo, ma non ho intenzione d’intrattenermi alla sua presenza un attimo di più. Prendendo il coraggio a due mani, gli ringhio contro: “Vada al diavolo!” e mi do alla fuga. Mentre sto cercando di correre via m’intercetta e mi blocca di forza, afferrandomi il braccio sinistro, stritolandolo come se fosse in una tenaglia. Tra i denti mi fuoriesce sibilante un lamento di dolore.

“Non ti avevo concesso il permesso di andartene. Ora sono costretto ad usare le maniere forti.” Lo dice quasi rammaricandosi, come se davvero non ne avesse avuto intenzione e gli dispiace, eppure non esita nell’alzare la mano sinistra che non è occupata a trattenermi. Non vorrà mica... volgo il mio sguardo verso il suo, cercando di scorgere dell’esitazione e vedo solo il buio, nero dove prima c'erano un paio di occhi grigi e non può essere, non di nuovo. Per un istante terribile nella mia mente rivedo un altro paio d’occhi di tenebra. Poi il momento finisce. La mano alzata di Andrew cala velocemente ed ho appena il tempo d’alzare le braccia al mio volto. Chiudo gli occhi di scatto, terrorizzata, e attendo il colpo.

Colpo che non arriva.

Attendo ancora per qualche secondo, ma non sento nessun movimento. Con lentezza e riluttanza apro gli occhi e abbasso leggermente le braccia, per vedere che cosa sia successo. Rimango a bocca aperta dallo stupore di fronte a quello che vedo.

Perché davanti a me c'è Billy, che stringe con il braccio sinistro quello di Andrew. Non riesco a crederci: Billy, che è stato assente intere settimane per motivi di salute - o almeno così ci hanno riferito i nostri professori - ora è qui, davanti a me. E mi ha salvato.

“Lasciala stare!” Prorompe Billy con tono difensivo, per poi mollare il braccio di Andrew e porsi di fronte a me. Gira leggermente la testa per scoccarmi un’occhiata e per sussurrarmi: “Scappa.” Lo guardo negli occhi castani e vedo solo determinazione e rabbia. Mi viene da piangere e invece mi limito ad annuire con la testa e ad ubbidire: così corro.

Prima di mettermi in salvo però mi fiondo a prendere il libro. Se Andrew pensa che sia importante allora è meglio se me lo prendo; una volta recuperato corro sotto il porticato, ma l’ho appena raggiunto quando sento i due parlare. Mi nascondo dietro al pilastro del portico più vicino. Lo so, dovrei scappare, ma se posso anche avere un paio di risposte alle mie domande, allora sono disposta a rimanere e rischiare. Cerco di calmare il mio fiatone, controllando la mia respirazione, per sentire meglio.

“Perché mi hai fermato, Billy? Non dovevi. Che ti è preso?” Nel porgli questa domanda, Andrew sembra essersi già calmato. La sua voce pacata non mi rassicura: tutto ciò è strano. “Stai per picchiare una ragazza e io non dovrei intervenire?” Nella risposta di Billy riesco ancora a scorgere la sua ira appena repressa.

“Che c'è di male? Lo sai cos‘ha fatto? Aveva scoperto che volevamo nasconderle i libri e li ha sostituiti. Ne ha già letti due, ne manca uno; stavo per averlo indietro... prima che tu rovinassi tutto!” urla Andrew all'improvviso, facendomi sobbalzare. Sì, okay, a quanto pare non è così calmo. “Ora dovrò fare rapporto e non saranno felici. E tu lo sai cosa succede quando non sono felici, no?”

Chi sono loro? Di cosa stanno parlando? O, meglio, di chi? “M-ma non puoi farlo, tu sei...” incomincia a dire Billy, diventato pallido come un morto. “Sì, proprio perché lo sono garantirò per la punizione peggiore che possano darti, fratellino,” risponde l’altro, con sadistica goduria.

Cosa? Cosa ha detto?

“Tu sei mio fratello! Come puoi permettere tutto ciò? Maledetto!” gli inveisce contro Billy, con le lacrime agli occhi. “Ti farò pentire di essere nato,” risponde Andrew con disprezzo, poi sento un suono secco, quasi uno schiocco. Mi sporgo leggermente per vedere cosa sia successo e comprendo con orrore che Andrew ha appena tirato uno schiaffo al volto di Billy. Grazie alla grande forza che possiede in quanto adulto, ha fatto perdere conoscenza al povero ragazzo, che poi prende di peso e si issa in spalla, infine se ne va.

Mi volto, schiacciandomi contro la colonna e cerco d’ispirare con calma. Oh, povero Billy! Non ho potuto fare nulla per salvarlo, mentre lui non ci ha pensato due volte a soccorrermi. Ma cosa avrei potuto fare? Sono solo una ragazzina debole, che sa solo stare a guardare. Non posso lasciare che ciò accada, devo chiamare qualcuno: la polizia, i militari, chiunque. Basti che mi aiuti, che sappiano come intervenire.

Con il libro stretto tra le braccia corro giù lungo tutto il porticato e ragiono sul da farsi. Devo leggere assolutamente questo testo, non capisco cosa sta succedendo e ho bisogno di aiuto. I miei pensieri s’intrecciano e si confondono e mi sento impazzire. Ed è in questo momento in cui non vorrei altro che dormire e svegliarmi quando tutto è ritornato alla normalità che vado a sbattere contro qualcosa. Ruzzolo a terra e il libro sfugge alla mia presa, cadendo a pochi centimetri da me.

“Auch...”, mi sfugge. Alzo lo sguardo per vedere contro che cosa sono finita a scontrarmi. Mi ritrovo ad osservare un ragazzo vestito di nero e con il cappuccio sollevato sulla testa non riesco a vedergli molto il volto. È buio e non mi piace per niente la sensazione negativa che mi provoca. Brividi freddi mi percorrono la schiena e il mio istinto mi dice di scappare via. Non ho il tempo di provarci perché la figura davanti a me si china di fronte a me, costringendomi al suolo e bloccandomi qualunque via d’uscita. Dopo qualche secondo in cui rimane ad osservarmi, di colpo con uno scatto mi afferra il collo con entrambe le mani e inizia a stringere.

No! Non di nuovo! penso con il respiro che si spezza in gola, il viso che diventa paonazzo. Questa è la volta buona che muoio, stringe così forte che in poco tempo la vista mi si annebbia e la pressione nel collo mi fa salire il sangue al cervello. Sento la testa scoppiare. Non voglio morire... la mia famiglia, i miei amici, i miei cari mi aspettano, io non voglio.

“T-ti... Pre... go,” cerco di dire mentre mi sento venir meno. Tutto cessa in un istante quando il ragazzo lascia la presa e io mi ritrovo a tossire ripetutamente, con i polmoni che mi bruciano appena inspiro aria. Mi tengo il collo con la mano e continuando a tossire alzo lo sguardo. Vedo ancora un po' sfocato, ma il ragazzo resta chinato a guardarsi le mani e i suoi occhi - oddio – da neri tornano normali.

Lui ricambia il mio sguardo ed è come se fosse sorpreso di vedermi, come se fino a poco fa non mi stesse assalendo. Fa per dire qualcosa, ma si blocca. Si alza di scatto e scappa via.

Agguanto nuovamente il libro e, come se fossi in trance, mi alzo e cammino, cammino per minuti e minuti, fino a quando non riesco più ad andare avanti. Allora entro nella prima stanza che vedo: è uno sgabuzzino, ma non m’importa. Entro dentro, chiudo la porta a chiave e appoggiandomi al muro scivolo al suolo.

Poso il libro di fianco a me, porto le ginocchia al petto stringendole con le braccia e, raggomitolata su me stessa, inizio a piangere. Singhiozzo e per diversi minuti vengo colta da attacchi di panico uno dopo l'altro. Non riesco a smettere e a se anche lo volessi, non saprei come fare, quindi lascio che le lacrime scorrino. Non ho idea di quanto tempo passi prima che io mi calmi.

Ancora tremante mi asciugo gli occhi con le maniche della mia maglia. Ho paura, sono stanca di rischiare di morire ogni giorno della mia vita. Ho bisogno dell’aiuto di qualcuno e non so di chi fidarmi. Guardo il muro di fronte a me per un po’ e poi abbasso il mio volto verso il libro. È ora di capire cosa sta capitando e nessuno potrà fermarmi.

Mi faccio forza e mi rialzo. Tiro su con il naso un’ultima volta, giro la chiave nella toppa ed esco dallo sgabuzzino, per dirigermi nella mia camera.


Kety


La luce della luna filtra dalle finestre, mentre sono china sulla scrivania a ripassare ciò che ho studiato. Mi sfrego gli occhi irritati e abbandono l'idea: non riesco nemmeno più a pensare e sono non stanca, ma stremata. Mi alzo, spengo la lampada da studio e mi butto sul letto. Lentamente, le mie palpebre si chiudono.

Kety... Kety svegliati, piccola mia. Dobbiamo andare, forza. Mi sveglio al suono di una voce a me sconosciuta. “Ma che...” tento di sbiascicare, stropicciandomi gli occhi.

“Forza tesoro della mamma, oggi è un grande giorno per la mia piccola Kety. Però è meglio che tu scenda, così ti aiuto a fare un bagnetto e poi possiamo partire dopo la colazione, che dici?La voce continua teneramente e quando apro completamente gli occhi vedo una giovane donna con un dolce sorriso e un paio docchi azzurri che mi osserva da sopra le coperte.

I suoi capelli sono il colore del sole e mi solleticano il naso. Faccio una smorfia e questo la fa ridere. Ha un buon odore di gelsomino e di rose. “Chi sei?” chiedo alla donna, che ora è intenta a piegare una piccola maglia. Nel porle la mia domanda mi accorgo che la mia voce è cambiata ed è più acuta, come quella di un bambino. “Ma che domande fai tesoro, sono la mamma,” la signora risponde con il riso a colorirle il tono di voce, ma non sta scherzando.

È impossibile. La mia mamma è sulla terra, anzi la mia mamma... lei non c'è più, non

Le lacrime mi salgono agli occhi e mi sento male: “Mamma!” Mi alzo frettolosamente e mi fiondo ad abbracciarla, stringendola forte. Come ho fatto a non riconoscerla? “Mamma, ti voglio bene, le dico, poggiando la mia testa nell'incavo del suo collo.

Oh, piccola mia, anche io ti voglio bene; non scordartelo mai, anche quando non ci sarò più continuerò a vivere nel tuo cuore. Ricordati, devi ricordare,” inizia a ripetermi e poi: “RICORDATI!”

Mi sveglio sobbalzando con il sogno impresso a fuoco nella mia mente e non ce la faccio. Mi metto a piangere, perché: “Mamma, come potrei mai dimenticarti?”

È così ormai da quasi un mese. I sogni sono iniziati tre settimane fa, quando ho incontrato Billy mentre si recava in infermeria: gli ho chiesto come stesse e lui mi ha risposto che si sarebbe esentato dalle lezioni per un po', visto che stava molto male. Quindi gli ho domandato se potevo fare qualcosa per lui, ma si è girato e se n’è andato. Senza dire nulla.

Quello stesso giorno davanti alla porta della mia camera ho trovato una rosa nera intrecciata a dei rovi. Mi sono chiesta cosa significasse; l'ho capito più tardi, nei giorni avvenire.

Qualcuno sta seguendo ogni mio più piccolo movimento, alcune volte mi pare di scorgere un’ombra con la coda dell'occhio, ma quando mi giro non c'è nessuno. Forse sto diventando paranoica o forse il messaggio era chiaro e chiunque sia tenta di soffocami come i rovi hanno fatto con la rosa. Poi sono arrivati gli incubi: io che vengo inseguita da figure fatte di luce, i miei fratelli che vengono torturati in cliniche perché considerati pazzi, mio padre che ride mentre ciò avviene e mia madre con la sua sorella gemella, mia zia, che piangono di lato.

Ho tentato di distrarmi per un breve periodo con diverse attività e alla fine la stanchezza mi permette di dormire almeno per un po’. Vorrei parlare di tutto ciò a Infy e Giusy, ma dopo l'incidente con Billy, anche se vedo che il pensiero di ciò che è accaduto la turba ancora Infy si sta lentamente riprendendo. E poi non voglio che Giusy si preoccupi troppo, lo so che hanno notato qualcosa, ma se riuscissi a nascondere tutto almeno fin quando la situazione non migliorerà, allora non avranno bisogno d’impensierirsi inutilmente e staremo tutti bene.

Mi corico di nuovo, tentando di riaddormentarmi, ma invano. Forse è meglio se vado a parlare con Infy per scusarmi di come l'ho lasciata ore fa, ma questo può aspettare fino a domani, mentre i miei compiti no. Mi alzo e mi riprendo il mio posto alla scrivania, riaccendo la mia lampada da studio e con la luna a farmi compagnia, continuo a ripassare.


Billy


Riprendo conoscenza dopo non so quanto tempo. Mi fa male la testa e sento tutto girare, quando riapro gli occhi una grande luce mi trafigge la vista e quando tento di coprirmeli non ci riesco. Tento di muovere le braccia, ma sono bloccate.

Cosa...?

Spalanco le palpebre, ignorando il disagio e cerco di capire cos’è che mi blocca. Sono legate da una catena e davanti a me una grande lampada è accesa, al suo fianco due figure mi osservano. Il cuore inizia ad accelerare il suo battito e sento la paura attanagliarmi le viscere. No, non loro. Inizio a divincolarmi, ma è tutto inutile: le due figure avanzano e la luce si riflette sul filo delle lame che hanno in pugno.

No, no ti prego no!

Una volta vicino a me, alle mie braccia, sollevano le lame e iniziano a recidere la mia carne. Urlo dal dolore finché tutto si fa buio.



Angolo Autrice

Salve! Come va? Per vostra grande gioia sono riuscita a pubblicare: evviva, finalmente.

Voglio ringraziare la mia favolosa Beta e la mia grande salvezza J_Jace, splendida creatura, un bacione grandissimo.

Ringrazio anche voi sublimi lettori che guardate letteralmente la mia storia dall'altro al basso 😣 Come sempre accetto ogni tipo di critica, mi aiuta a crescere.

Grazie milleeeeee, alla prossima si spera ^-^

by Diarly

   
 
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