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Autore: Sarah_lilith    18/12/2018    0 recensioni
Vorresti poter guardare il tuo riflesso e riconoscere il bambino che non sei mai stato e l’uomo che avresti potuto essere. Vorresti poterti guardare allo specchio e non renderti conto che hai perso tutto, quando già non avevi niente. Vorresti poterci vedere il riflesso di un’uomo migliore.
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I'll be good, I'll be good and I'll love the world, like I should.
Yeah, I'll be good, I'll be good for all of the time that I never could.
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Ash pensa di non essere abbastanza, ma Eiji sa che l'"abbastanza" è una questione di prospettiva.
[AshxEiji]
Genere: Malinconico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I thought I saw the devil this morning, looking in the mirror.
Drop of rum on my tongue with the warning to help me see myself clearer.
I never meant to start a fire, I never meant to make you bleed.
I'll be a better man today.
 

Odi osservare te stesso allo specchio per troppo a lungo. Un occhiata veloce, la mattina, e poi i riflessi diventano il tabù su cui eviti che ti cada lo sguardo. 

Hai paura della tua immagine perché non puoi nasconderti da te stesso.

Quando ti guardi negli occhi, appena sveglio, oltre le iridi verdi smeraldo vedi un’anima spezzata, devastata dal dolore e dai ricordi che non può scordare. Gli incubi che ti perseguitano non riesci più a tenerli a bada da anni, ormai.

Nemmeno l’alcool può farti dimenticare del tutto certe cose, nonostante tu ne abbia sperimentato spesso l’effetto. Ogni goccia di rum che ti è caduta sulla lingua equivale ad una lacrima che non hai mai versato.

Nel tuo riflesso vedi anche una furia cieca che gli altri, quelli che non capiscono, hanno chiamato lince. La bestia assetata di sangue che ti protegge, ma che in realtà alimenta se stessa con il tuo odio e la sofferenza altrui.

E poi vedi la solitudine. Oh, potresti annegarci, in quel mare profondo fatto di amicizie tradite e pessime conoscenze.

Odi gli specchi per un’altro motivo, in realtà.

Le superfici riflettenti che trovi per casa, per le strade e per la città ti mostrano l’immagine di un ragazzo, ormai uomo, che ne ha passate tante e ha preso troppe bastonate per potersele ricordare tutte. Tutti gli specchi che vedi ti mostrano la persona che sei ora, quella che non saresti voluto diventare, quella di cui la gente ha paura e che perfino tu cominci a temere.

Hai le mani macchiate di sangue e gli occhi pieni di fiamme, ma dentro di te, nascosto nel profondo, in un angolo buio e troppo stretto, c’è un bimbo che grida aiuto.

Vorresti poter guardare il tuo riflesso e riconoscere il bambino che non sei mai stato e l’uomo che avresti potuto essere. Vorresti poterti guardare allo specchio e non renderti conto che hai perso tutto, quando già non avevi niente. Vorresti poterci vedere il riflesso di un’uomo migliore.

Eppure, per quanto tu abbia cercato, gli unici specchi che abbiano accontentato il tuo sciocco desiderio sono stati gli occhi di qualcun altro.

Gli occhi castano scuro di Eiji. 

Oh, Eiji.


I'll be good, I'll be good and I'll love the world, like I should.
Yeah, I'll be good, I'll be good for all of the time that I never could.
 

Quando avevi incontrato Eiji in quel bar, per l’intervista, avevi pensato che avesse gli occhi neri.

Come stereotipo del perfetto giapponese, l’avevi classificato come un’ingenuo e stupido ragazzino che non ha idea di come va il mondo. Non avevi sbagliato poi di molto, in effetti.

Di certo è ingenuo e la sua mente non immagina quanto gli uomini possano essere crudeli, ma solo perché non ragiona come uno di loro. E di certo non è stupido.

Nonostante tutti lo abbiano guardato con ammirazione dopo la sua richiesta di vedere la tua pistola, quella da cui non ti separi mai, lui aveva capito fin da subito di aver fatto un’azzardo. Negli occhi di Eiji vedi, forse per la prima volta, l’anima di un’uomo che ha la perfetta consapevolezza del potere che ha, e non ne desidera altro.

Perché Eiji non brama la gloria, il denaro o la guerra. Lui è troppo al di sopra di queste cose che, prima o poi, finiranno nelle mani di altri. 

Eiji crede nell’amicizia, nella fiducia, nella bontà. Nell’amore.

Eiji ha l’innata capacità di farti sentire in colpa per qualcosa che hai fatto solo guardandoti negli occhi, ma riesce anche a sollevarti l’umore con una parola dolce o una frase sincera.

Eiji vede del buono in tutti. Forse perché una persona realmente spontanea e gentile come lui non capisce il significato del piacere che provano alcuni nell’infliggere del dolore ad altri. 

Può esistere davvero qualcuno di così buono? Qualcuno che è riuscito a superare le tue barriere con un semplice sorriso, tendendo la mano a quel bambino rinchiuso al buio che nessuno ha mai nemmeno intravisto, ma che lui percepiva col cuore. 

Era riuscito a farti ridere di gusto per la prima volta dopo quelli che sembravano anni una sera, a letto. Eravate distesi sotto le coperte e condividevate la stanza doppia più grande del rifugio. 

Essere il boss aveva i suoi vantaggi.

-Sai che, secondo una ricerca, non esistono gli occhi neri, ma solo marroni molto molto scuri?- ti aveva detto quando pensavi dormisse ormai da un paio d’ore.

Ti eri girato verso di lui e l’avevi visto con lo sguardo fisso su di te. Sorrideva.

-Ah si?- non ti eri nemmeno impegnato a formulare una risposta più articolata. Eiji ti avrebbe capito anche se fossi rimasto zitto.

Ed improvvidamente, senza alcun motivo valido - o forse davvero troppi - avevi sperato ardentemente che Eiji continuasse a parlare. Volevi sentire la sua voce che riempiva il silenzio e rimbombava nello spazio vuoto al centro del tuo petto.

Avresti dato il tuo mondo per ammirarlo mentre ti spiegava una qualunque notizia trovata su internet, o una delle mille stranissime abitudini giapponesi che per un americano erano del tutto inspiegabili.

Ti pregio Dio, ti eri ritrovato a pregare, non portarmelo via. Sarò migliore, come non sono mai stato, e farò tutto quello che non ho potuto, ma fallo restare al mio fianco.

Perché quando l’avevi guardato negli occhi, quella sera, ti eri reso conto di non poter sopportare più la vita che avevi, senza Eiji come supporto.


My past has tasted bitter for years now, so I wield an iron fist. 
Grace is just weakness or so I've been told
I've been cold, I've been merciless, 
but the blood on my hands scares me to death.
Maybe I'm waking up today
 

Il passato da cui stai scappando si riflette sul tuo presente come la luce irradiata da un prisma colpisce le pareti di una stanza bianca. Ci sono strisce di colori che determinano emozioni e ricordi seppelliti nel profondo della tua anima nera.

Rosso come il sangue che ti ribolle nelle vene durante una battaglia. 

Arancio come i vestiti che avevi dovuto indossare in prigione. 

Giallo come la scatola di sigari che Golzine tiene nascosta nel cassetto della scrivania. 

Verde come le tue iridi iniettate dalla furia omicida della lince. 

Azzurro come il cielo sotto cui Skipper teneva gli occhi aperti. 

Blu come il pregiato cheongsam del minore dei Lee. 

Viola come le ciocche sparse sul tavolo operatorio dell’Istituto di Salute Mentale dove Shorter stava disteso.

Per anni i colori sono stati un tuo nemico: piacevi alle persone sbagliate perché eri troppo bello - troppo esotico - con quei particolari capelli dorati e gli occhi verdi. Ma tu, quel fascino innato non lo hai voluto, così come non hai voluto tutto quello che ne è conseguito.

Essere belli è un peccato, e i peccatori pagano i loro debiti.

Il sapore amaro della solitudine e le mani fredde dei compagni morti ti perseguitano nelle rare notti in cui riesci a prendere sonno. Ti risvegli urlando, con le parole pietà e aiuto incastrate in gola. Non sei mai riuscito a dirle davanti a qualcuno: hai preferito tacere e subire. 

Ma quando, dopo più incubi di quanti saresti disposto a sopportare, la tua mente esce dal limbo del sonno e torna alla realtà, i tuoi occhi corrono istintivamente alle mani. Le hai sognate ancora ricoperte di sangue denso e rappreso.

Ti chiede se riuscirai mai a svegliarti senza avere il cuore in gola e il terrore sul viso.


I'll be good, I'll be good and I'll love the world, like I should.
I'll be good, I'll be good, I’ll be good, I'll be good.
For all of the light that I shut out…
For all of the innocent things that I doubt…
For all of the bruises I've caused and the tears…
For all of the things that I've done all these years and all.
Yeah, for all of the sparks that I stomped out, 
for all of the perfect things that I doubt.
 

Hai promesso ad Eiji di non farti male, questa volta. Gli hai assicurato che saresti stato attento a non farti ammazzare e che saresti tornato da lui. 

Quando gli hai parlato, poco prima di uscire dalla porta del vostro covo, tutti vi avevano osservato, alcuni incuriositi, altri scioccati. Shorter era l’unico che ti comprendeva davvero, e ora non c’è più.

I tuoi sottoposti non capivano il tuo attaccamento per quell’indifeso ragazzino giapponese e cercavano di dare delle giustificazioni al tuo assurdo comportamento iperprotettivo e geloso. Non era strano che ti chiedessero se Eiji facesse parte della yakuza o di qualche giro di affari poco legale.

Qualcuno ti aveva anche domandato se il moro non fosse la tua puttana, ma era bastato uno tuo sguardo e il poverino aveva deciso che era meglio tacere.

Quella sera, comunque, la missione sarebbe stata tranquilla: un semplice recupero ostaggi con un piano di fuga praticamente perfetto. Nonostante tutte queste certezze di successo, ti era venuto naturale istruire gli uomini che avevi lasciato a protezione di Eiji su come comportarsi in caso di fallimento.

C’era sempre la possibilità di fare un passo falso.

Nel caso tu fossi morto avrebbero dovuto riportare il moro in Giappone, sano e salvo, con una scorta ben fornita. Nessuna sbavatura, nessun errore: Eiji doveva essere salvo.

Per ultimo avevi parlato proprio a lui. Gli avevi detto che, in caso di tragedia, avrebbe dovuto fare una cosa semplicissima per te.

Avrebbe dovuto perdonati tutto. Tutte le vite che avevi rubato, tutte le persone che avevi minacciato, tutti i lividi e le lacrime che avevi causato, tutti gli orrori che avevi compiuto negli anni e tutte le anime che i tuoi occhi avevano tormentato con incubi e mostri.

Avrebbe dovuto accordarti il Paradiso, nonostante tu non lo meritassi.

Eri pronto ad un rifiuto categorico e a vederlo urlarti contro di non pensare neppure per un secondo di morire, ma Eiji ti aveva stupito ancora. 

Si era alzato dal divano su cui eravate seduti e ti aveva trascinato per terra, in ginocchio davanti a lui. Ti aveva stretto le mani tra le sue e ti aveva baciato ogni nocca con una delicatezza che nessuno ti aveva mai riservato, per poi sussurrati le uniche parole che volevi sentirti dire da sempre.

-In un mondo perverso tu sei diventato una bestia che difende se stessa e ciò a cui tiene, ma almeno hai avuto amici, hai protetto gli innocenti e hai amato- Eiji aveva alzato la testa e ti aveva posato le labbra sulla fronte -Quindi si: per aver tenuto duro nelle avversità, per aver mantenuto il tuo cuore vivo e per esserti preso la colpa per peccati non tuoi, Ash, io ti perdono-


I'll be good, I'll be good and I'll love the world, like I should.
Yeah, I'll be good, I'll be good.
For all of the times I never could, oh, oh-oh.
For all of the times I never could, all of the times I never could…
 

E magari basterà un saluto, una carezza o un bacio per renderti l’uomo che hai sempre voluto essere.

Un uomo migliore, per Eiji.

 

 

NOTA D’AUTRICE
Salve gente, eccoci alla mia prima song-fiction su quel bellissimo anime/manga (che mi ha distrutto l’anima) di nome Banana fish. Non so da cosa sia nata, sul serio.
La canzone si intitola I’ll be good di Jaymes Young ed è stata il mio tormento per mesi, prima che mi decidessi ad esorcizzare questa mia fantasia su Ash.
Beh, diciamo che la canzone parla esplicitamente di lui senza che il Sig. Young abbia probabilmente mai visto/letto Banana fish. Non ditemi che non avete colto le evidenti affinità.

Avviso: i personaggi non sono miei (altrimenti Eiji e Ash probabilmente vivrebbero felici in un’isoletta sperduta e Shorter sarebbe vivo e vegeto) ma del geniale autore di quest’opera: Akimi Yoshida. Non scrivo assolutamente a scopo di lucro.

Baci a tutti, Sarah_lilith

   
 
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