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Autore: Poetry_lover99    18/12/2018    0 recensioni
- E poi, puntualmente, veniva l'alba. Ogni giorno i raggi del sole gli accarezzavano il viso, portandogli alla mente una vaga sensazione di un tocco ormai perduto. E lui chiudeva gli occhi, e si beava di quel calore, che non voleva abbandonare. -
- (Spoiler sul finale del manga, da leggere se come me amate soffrire).
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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HERE COMES THE DAWN, AND YOU WITH IT.
 
"Questa notte
ho più paura di morire,
così, immagino
le tue mani e i tuoi occhi
sul mio corpo.
Le tue mani e i tuoi occhi
che si posano
sul mio corpo,
in questa notte scura,
come tutte le altre e
così infinitamente irrilevante.
Le tue mani e i tuoi occhi
che, per un breve istante,
mi salvano
dal niente."                                                      
                                                           Flaminia Colella - Sul Crinale.


Era un giorno come tutti gli altri. Il tempo continuava a correre così  velocemente da allora, che raggiungerlo ormai era un illusione lontana. Dietro al suo passaggio non faceva altro che spargere solo frammenti di un insormontabile dolore. Un cuore che non poteva essere curato, un animo che non trovava pace divorato da infiniti rimorsi: era questo ciò che restava di Eiji adesso.
La sua vita, se tale possiamo definirla, era diventata un monotono ciclo di azioni tra loro ripetitve, che avevano perso qualsiasi significato. Niente era stato come lo aveva immaginato, né tanto meno poteva essere cambiato. Era la consapevolezza di questa cruda verità, che in ogni momento gli squarciava il petto.
A lui era toccata la parte più difficile, il peso più insostenibile, e le sue spalle da sole non riuscivano a bastare. Erano troppe le volte in cui avrebbe preferito mollare tutto. Voleva smetterla di fingere che nell'alba di ogni nuovo giorno potesse nascondersi ancora un riflesso in grado di salvarlo nuovamente dall'oblio in cui era sprofondato.
Pensieri sempre più aggrovigliati si facevano largo nella sua mente, per quanto cercasse di scacciarli via. Si nutrivano di lui, sebbene quel che restasse era ben poco.
Il ragazzo moro guardava fuori dalla finestra, mentre sotto ai suoi occhi una folta moltitudine di persone si riversava per le strade di New York. Quello che per gli altri si prospettava un nuovo inizio, a lui sembrava un altro passo interminabile che lo distanziava dalla fine.
Sospirò. Che ore potevano essere? Aveva importanza?
Il lavoro poteva anche aspettare, tanto non aveva comunque voglia di essere produttivo. Semplicemente, non ci riusciva.
In realtà, non era un giorno come tutti gli altri. E lui, meglio di chiunque, lo sapeva bene. Avrebbe solo voluto crederlo, per un attimo. Che tutto fosse normale. Voleva raccontare una bugia a se stesso, per una volta, o perlomeno, esserne capace.
Sentì una morsa allo stomaco: la sera prima non aveva sentito il bisogno di toccare cibo. Si aggiungeva anche il fatto che il suo aspetto non era proprio dei migliori: pesanti occhiaie solcavano il suo volto apparentemente inespressivo. Durante la notte non aveva chiuso occhio, aspettando ancora una volta che arrivasse l'alba, invano.
Non si stancava mai. Forse perchè, al mattino presto, quei colori tenui riuscivano a far rifiorire nella sua memoria quella persona che a lungo aveva tentato di tenere sepolta.
Pensava che non parlandone, non visitando quella maledetta biblioteca, le cose potessero sembrare sopportabili. Che si potesse andare avanti senza mai realizzare l'accaduto.
E poi, puntualmente, veniva l'alba. Ogni giorno i raggi del sole gli accarezzavano il viso, portandogli alla mente una vaga sensazione di un tocco ormai perduto. E lui chiudeva gli occhi, e si beava di quel calore, che non voleva abbandonare.
Ovviamente, anche il sole prima o poi veniva nascosto dalle nubi, e proprio la loro presenza, gli faceva capire quanto sentisse la sua mancanza, e quanto tutto fosse finito troppo presto e senza un vero e proprio Addio.
Eiji diede le spalle alla larga finestra splendente su cui aveva concentrato la sua attenzione, e calò le tende. Con passi lenti e un po' scoordinati, si recò verso un vecchio calendario logoro che teneva appeso alla parete. C'era una data cerchiata in rosso. Il giorno in cui la sua anima si era spezzata, e nel quale un'altra era volata via lontano dal suo amore.
Una lacrima solitaria scese silenziosamente sul suo viso.
<< Oggi, tu...As...Ash...sei... >> sibilò quasi in un singhiozzo.
Quanto ancora avrebbe dovuto soffrire così? Quanto ancora i fantasmi del passato gli avrebbero fatto visita?
I suoi occhi divennero subito umidi, ricordando il giorno in cui lo vide per la prima volta. Una lince così fiera e maestosa da averlo colpito in maniera irreversibile.
Se solo avesse potuto fare qualcosa. Si sentiva un codardo. Per colpa di quella stupida lettera lo aveva perso. Cosa sarebbe successo se invece fosse andato a prenderlo e a portarlo via con sé?
Probabilmente questo sarebbe un'anniversario di felicità, di vita, di amore. E non di morte. Non di solitudine, non di orribili rimpianti.
Il Giappone poteva essere la loro casa, e avrebbero preso il volo, insieme. Sì, Eiji avrebbe insegnato ad Ash a librarsi in cielo libero e impavido come un'aquila.
Ma ora, cosa poteva fare?
Sentiva di amarlo con ogni fibra del suo essere, anche se non era riuscito a dirglielo apertamente per colpa della brutta piega che avevano preso gli eventi. Non poteva esserci più nessun altro per Eiji, perchè neanche il diamante più brillante avrebbe potuto prendere il posto della giada che ormai si era impossessata del suo cuore.
Quelle iridi chiare, spesso le rivedeva in sogno. Lo osservavano in maniera dolce, luccicando. Ed Eiji non poteva fare a meno di sentirsi così maledettamente fortunato. Erano per lui, Ash era lì per lui, ogni qualvolta avesse chiuso gli occhi e lo avesse immaginato.
Solo che era arrivato al punto in cui questo ormai non poteva più bastare. Lui non voleva riunirsi ad Ash solo in quei brevi attimi intangibili, lui lo voleva davvero al suo fianco per proteggerlo, stringerlo, abbracciarlo e rassicurarlo.
O forse era sempre stato l'opposto?
Riusciva a ricordare perfettamente tutte le volte in cui lo aveva salvato, in cui a vicenda si erano riposti l'uno nelle mani dell'altro, e non poteva fare a meno di sorridere. Il sapore dell'amore era amaro, salato come tutte le lacrime che aveva continuato ad inghiottire da quando era rimasto solo.
I rumori che sentì, provenienti da fuori, restituirono logica ai suoi movimenti. Fu come l'essersi svegliato bruscamente da uno stato di torpore. Guardandosi attorno, Eiji decise di oscurare bene qualsiasi fonte di luce potesse penetrare all'interno del piccolo appartamento. Voleva starsene alla larga dal mondo intero.
Si avviò verso la sua scrivania, avvolta in un disordine incontrollabile. Fogli sparsi, matite, penne, album, foto che ritraevano paesaggi, giornali...roba che non aveva alcun valore per lui.
Aprì uno dei cassetti che la componevano, ed estrassse con cura una busta ormai ingiallita dal tempo. Era difficile persino leggerne la scritta che ne riportava il contenuto. Solo un'annata era ben distinguibile: 1985.
<< Quell'estate, una stagione speciale. Patatine fritte, banana, pecan, gocce di cioccolato, ciliegie, e una grandissima Coca-cola. Mentre ci pulivamo le mani sporche di olio sulle magliette e poi nuotavamo nel fiume vestiti. Cape Cod, 1985: l'estate in cui siamo stati ragazzi per l'ultima volta. >>
Eiji tremò, nell'estrarre quegli scatti rubati alla crudeltà del destino. Erano felici, erano giovani. E sopratutto non potevano immaginare ciò che li aspettava. Rivivere quei momenti era come se scavasse in lui ferite ancora più profonde. Ma lui era lì. Ash viveva in quelle fotografie, erano ciò che rimaneva di lui. Ricordi tenuti così caramente per paura che potessero un giorno sbiadire.
Eiji si strinse forte a quei frammenti, pensando che morire sarebbe stato meno doloroso. Fu però l'insistenza di un minuscolo raggio di sole che si faceva strada nell'oscurità a farlo rinsavire. Non importava quanto si nascondesse, quanto fosse disposto a lasciarsi andare, Ash avrebbe sempre trovato un modo per portarlo sulla retta via, anche se questo voleva dire allontanarli, distruggerli.
E ancora adesso, con la sua testardaggine, ovunque fosse, Eiji sapeva che non era disposto a vederlo crollare così miseramente.
Il giapponese sospirò nuovamente, reprimendo un singhiozzo. Poi ripose ciò che aveva preso al suo posto, e si diresse lentamente verso quel flebile fascio di luce.
<< Non preoccuparti, Ash. Anche se voglio disperatamente vederti, so bene che farla finita non è ciò che vorresti per me. >>
Il raggio era davvero caldo e brillante, e fu allora che Eiji capì. Le loro anime erano ancora intrecciate, nonostante fossero irraggiungibili. Non gli restava che aspettare il momento in cui si sarebbero nuovamente riunite.

Quella sera, Eiji si addormentò quasi subito. Sognò un viso amico, capelli biondi come le spighe di un campo di grano, un sorriso smagliante, occhi verdi luminosi. Ash gli era apparso in tutto il suo splendore, ed Eiji tornò ad avere 19 anni, e si abbandonò, anche se per una sola notte, a quell'amore che aveva tanto bramato e che gli era stato brutalmente portato via.



 



Angolino dell'autrice, that's me!
Premettendo che era da anni che non postavo nulla su Efp. Ed anche che vedendo Banana Fish la mia testa è ormai entrata in fissa con Ash ed Eiji, così non ho resistito alla stesura di questa One-shot. Beh, che dire, è stato un lavoro di circa due giorni, scritto di getto. Spero di essere riuscita perlomeno a dare un idea di come Eiji possa convivere sapendo che Ash non è più al suo fianco.
Attendo giudizi, e...buona lettura! 
   
 
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