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Autore: Spensieratezza    19/12/2018    1 recensioni
Elijah ha un pessimo rapporto con i suoi fratelli e un unico rimpianto. Un unico fratello, che non ha mai conosciuto. Klaus. Forse se lo trovasse, se si conoscessero, Elijah può ancora scoprire cosa significa essere un fratello maggiore, può ancora scoprire l'affetto fraterno, può ancora riscattarsi per gli sbagli commessi e perdonarsi per non esser riuscito a essere un bravo fratello.
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Elijah, Klaus
Note: AU | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Famiglia di vampiri'
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Elijah si trovava al funerale di sua madre Esther.
Era seccato, cupo e qualcos’altro di indefinibile.
Non vedeva i suoi fratelli Kol e Rebekah da almeno cinque anni e avrebbe preferito continuare così.
Ma ci si aspettava che tutti i figli partecipassero al funerale della propria madre, no? era un proprio dovere, perlomeno nei confronti di un valore chiamato “umanità” ed Elijah a certi valori non rinunciava, non importava quali potessero essere i suoi sentimenti.

Nonostante tutto, si sentiva fustrato.
Avrebbe dovuto sentirsi triste per la sua scomparsa e forse da qualche parte nei recessi reconditi del suo animo, lo era. Lo era davvero. Triste perché andandosene definitivamente Esther, se ne andava via anche l’ultima illusione infantile conservata nella sua anima che quella donna potesse ancora avere da qualche parte, una speranza di cambiamento, di redenzione.

Non che aveva mai creduto che cambiasse veramente, era come una sciocca illusione infantile che continui a manifestare contro il realismo della vita.Un po' come quando sai che non diventerai mai milionario ma la vita è lunga, potrebbe sempre succedere.
Ora era tutto finito, anche l’ultima illusione.

Che Dio abbia pietà della sua anima..pensò Elijah.
Da qualche parte dietro di lui, un singhiozzo.
Quello di Kol.

Elijah si voltò a guardarlo e deglutì, qualcosa di indefinito, scivolò dentro di lui, troppo poco per essere affetto, ma un po' ci somigliava, di sicuro non era pietà, o disgusto, quello l’aveva provato nei confronti di Finn, quando l’aveva visto piangere a singhiozzi, la madre scomparsa. Una scena davvero patetica e vomitevole. Un uomo della sua età..quelle sceneggiate..ma Finn aveva sempre avuto un certo gusto per il melodramma.

Kol invece aveva tanti difetti, ma perlomeno a certe pantomime non era abituato, infatti eccolo con gli occhi lucidi che cercava di trattenere le lacrime, ma un  singhiozzo a stento trattenuto, gli era sfuggito comunque tra le labbra.
Sentì che in qualità di fratello maggiore, forse ci si aspettava che andasse da lui e lo abbracciasse, certo non poteva farlo quell’idiota patentato di Finn, visto che lo guardava a distanza e sembrava compiaciuto che un altro dei Mikaelson piangesse per la sorte di quella stronza di donna.
Rebekah si fiondò subito ad abbracciare il fratello minore e guardò storto Elijah come a rimproverarlo.
Come se fosse una cosa che si potesse rimproverare! Un abbraccio mancato!
Gli abbracci mancati erano la cosa peggiore, Elijah lo sapeva bene, ma sapeva anche che non poteva farlo solo perché era qualcosa che ci si aspettava da lui, non sarebbe stato naturale.
 

Si voltò ancora verso la fossa della donna, che si stava lentamente riempiendo.

La guardava senza vederla davvero, come in tutti quegli anni, aveva cercato di non vedere i continui uomini che uscivano dalla camera da letto della donna o le numerose notti che la donna passava fuori casa, o quando tornava misteriosamente con un vestito nuovo o delle scarpe preziosissime.
Come aveva cercato di non vedere quando presa dalla collera, dai farmaci e dall’alcool, minacciava i suoi stessi figli di ammazzarli, con un coltello, di ucciderli tutti, i numerosi insulti che aveva sempre rivolto loro.
È colpa vostra se vostro padre mi ha lasciato e se n’è andato. È vostra la colpa!
Rebekah e Kol la odiavano e non facevano niente per nasconderlo, Elijah invece da parte sua, aveva cercato di allontanarsi dalla famiglia e soprattutto da quell’idiota di Finn.
Aveva chiuso gli occhi quando la stronza criticava il suo lavoro, dicendo che un buono a nulla come lui che non capiva niente della vita, non poteva avere l’arroganza di pretendere di conoscere quello che gli altri pensavano e che doveva cercarsi un altro lavoro.

Aveva chiuso gli occhi ma la vedeva comunque la sua espressione furente e allucinata di un abbandono arrivato inaspettatamente.
Ora invece aveva gli occhi aperti ma non la vedeva. Non più.
Esther era morta.

Che dio abbia pietà della tua anima nera, Esther…
 
 
 
 
*

“Ci voleva la morte della mamma per riunirci tutti qui di nuovo.” Diceva Rebekah nel suo lungo vestito nero fuori dalla chiesa.

Elijah aveva sperato che Rebekah non tirasse fuori questo discorso e invece l’aveva fatto. Doveva imparare a non sperare più in niente. La speranza è l’illusione dei mediocri.

“Sono sicuro che nostro fratello maggiore la pensa diversamente, magari è anche arrabbiato con nostra madre perché per causa della sua morte è costretto a vedermi.”

“Elijah, come puoi dire queste cose!!” lo rimproverò lei.
“Ah, già è vero scusami, lui non riesce ad arrabbiarsi con lei manco per sbaglio.”

“Lascialo perdere, sorellina, è Elijah, lo conosciamo. Vedo che tutti questi anni non ti hanno cambiato , fratello. Sei sempre il solito stronzo.”
“Anche tu non sei cambiato, Kol.” Replicò Elijah.

“Come puoi?” gli chiese avvicinandoglisi. “Neanche di fronte alla morte tiri fuori un briciolo di umanità, che razza di persona sei?”
Elijah elargì un sorrisetto.

“Non resterò un secondo di più a farmi insultare ancora da te, grazie a Dio o chi per lui, questa crocifissione è terminata e ora me ne ritorno alla mia vita, in quanto all’umanità, mio caro fratello, l’ho appena dimostrata invece, visto che mi sono presentato comunque al saluto definitivo di una donna che di sicuro continuava a pregare nel sonno di tornare al più presto al Creatore, per liberarsi di tutti quanti noi.”
 
Elijah rimase a fissare i volti stupefatti e soprattutto quello di Kol, furibondo. Se fosse stato più vicino o se anche solo fosse stato più grosso o più grande di lui, Elijah era convinto che Kol lo avrebbe schiaffeggiato.

L’energia di quello schiaffo mancato vibrò comunque tra di loro. Elijah lo trovava poetico.
 

“Stai parlando di nostra madre, Elijah! “ tentò ancora Rebekah desolata. “Seppur cattiva, era sempre nostra madre e l’abbiamo appena seppellita, abbi un po' di rispetto, ti prego!”

Rispetto?” ripetè Elijah piano. “Siamo stati cresciuti senza un padre e con una madre che era completamente assente, era come se anche lei se ne fosse andata, con tutto ciò mi sono trovato un lavoro, anche se lei non lo riteneva tale e ho cercato di non dare fastidio a nessuno, non ho mai chiesto niente, non ho mai desiderato NULLA, l’unica cosa che ho desiderato..” dovette fermarsi, poi riprese. “Si è sempre disinteressata a noi, tranne quando doveva privarci di qualcosa che ci rendesse felici. Si è sempre disinteressata a me, e L’UNICA VOLTA che ha potuto vedere che tenevo a qualcosa, LEI, nostra madre, ha dovuto distruggerla.”

I fratelli non avevano bisogno di domandare per sapere a cosa si riferisse.

“Era una donna ferita, papà l’ha abbandonata e sapere che tu stavi cercando proprio..” provò Rebekah.
“Non mi interessa!” sbottò Elijah. “Lei non si doveva permettere. Ho lavorato a lungo per giungere a quelle informazioni e dopo che lei ha distrutto quei documenti, ho dovuto rifare tutto da capo! Io non potrò mai –MAI perdonare la sua gelosia e la sua invidia.”
Fece per andarsene, ma Finn aveva sentito tutto. Lo prese in giro da dietro.

“Lasciatelo perdere,è Elijah, sappiamo com’è fatto. Poverino, non sa cosa vuol dire provare l’amore incondizionato per un famigliare, è incapace di provare amore per la persona stessa che l’ha generato.”

“è davvero un peccato non poter avere da te consigli come fare per amare i propri fratelli, Finn, saresti stato davvero illuminante, oh, aspetta, non puoi, perché troppo occupato a condividere con nostra madre, il tuo odio per le stesse persone che condividono il tuo stesso sangue. Io sono migliore di te, Finn, perché almeno non sto vicino ai nostri fratelli, fingendo di amarli, semplicemente sto loro lontano, non sono un ipocrita come te.”

Finn si era avvicinato rapidamente a lui.

“Non ti spacco la faccia solo perché siamo a un funerale, ma avrei una voglia matta di farti finire dentro quella fossa insieme a lei, o forse te ne costruirei un’altra, non sei degno nemmeno di baciarle i piedi.”

“Ma tu si di stare sotto le sue sottane, vero? Comunque, su queste parole, io mi eclisso, fratelli. A mai più rivederci, si spera. Non si può dire che non mi siano mancati questi siparietti, chiamatemi quando morirà qualcun altro. Sperando che il prossimo funerale sia il suo.” Disse con un sorrisetto, andandosene via, ma ancora una volta qualcuno lo rincorse.
 
Elijah sospirò.

“Sarà almeno il terzo saluto che tento di fare.” Disse ma stavolta in modo più serio, Rebekah si era parata davanti a lui, con le lacrime agli occhi.

“Perché ti importa tanto di ritrovare una persona che non hai neanche mai conosciuto? Noi siamo qui, siamo cresciuti con te e siamo davanti a te.”

Per forse la prima volta da quando li aveva rivisti,  Elijah si sentì inferiore anche agli scarafaggi.
Ma Kol prese la palla al balzo per parlare.

“Perché per nostro fratello, il nobile Elijah, è molto più semplice amare qualcuno che non ha mai visto, piuttosto che amare noi, e hai anche il coraggio di trovare da dire a nostra madre? Mi fai schifo.” E sputò per terra.
Stavolta Elijah era d’accordo con Kol, ma piuttosto che dargli ragione, avrebbe accettato di essere traghettato negli inferi.
Furono le parole di Rebekah, inaspettatamente a fargli molto male.

“Se non riesci ad amare noi, che siamo cresciuti con te, come puoi pretendere di amare lui? Uno sconosciuto che non sa neanche che ESISTI? Forse devi solo accettar che, dentro di te, Elijah, non esiste amore nel tuo cuore.”
 

Fu come una doccia gelata per Elijah, guardò Rebekah, la sua dolce sorellina, sconvolto. Anche gli altri fratelli, perfino Finn, sembrava sconvolto. Era ammutolito.

Elijah deglutì e sembrò ricacciare indietro le lacrime, Rebekah sembrò accorgersene e parve pentirsi.
Elijah fece per andarsene, ma Rebekah lo pregò.

“Elijah, non volevo! Ti scongiuro. Non lo penso. Ti scongiuro, perdonami!”
Elijah si fermò e la fissò.

“Non posso.” Disse ancora, andando via.
 
 
 
 
*

 
Elijah camminava spedito,per le strade della città.
Camminava e i discorsi di poco prima gli rimbombavano nella testa.
Non aveva bisogno di chiedere loro a cosa si riferissero. Sapeva che parlavano di Klaus.
Uno sconosciuto che non sa neanche che esisti..

Da quando aveva indagato e aveva scoperto che suo padre aveva avuto un altro figlio, era uscito pazzo per cercare di indagare e capire chi fosse.
Elijah faceva lo psicanalista, il lavoro che sua madre tanto detestava.

Non aveva bisogno di scavare dentro la sua anima per sapere che gli uomini si costruiscono un sogno fatto di fantasie e idealizzazioni sul quale proiettano tutto, a volte è lo scopo della loro vita, a volte è l’amore, o il rimpianto di aver fallito.
Elijah se l’era chiesto, sì, se Klaus, questo fratello mai conosciuto, fosse un modo per espiare ai suoi peccati, quelli di non aver saputo amare i suoi fratelli, di non esser stato un bravo fratello maggiore.
Si dice che spesso è più facile ricominciare da capo, tentare di farsi amare da qualcuno di nuovo, che tentare di farti amare da qualcuno che ti odia.
Questo perché quando qualcuno perde la fiducia in te, non hai più possibilità, il più delle volte, che ti veda sotto una luce nuova.
Ma ricominciare, con una persona nuova, che non conosce le tue debolezze, i tuoi scivoloni, che non hai mai deluso, non hai mai ferito, è sì molto più facile. Non ci sono vecchie ferite da dover risanare, non ci sono vecchie cicatrici che tenterai invano di rimuovere, non dovrai fare i conti con uno sguardo gelido che ti odia, con degli occhi feriti.
 

Non era mai riuscito a essere un bravo fratello maggiore e questo era stato il suo più grande rimpianto, prima di capire che forse non voleva esserlo con loro, semplicemente. Si era sentito una merda, come si fa a non amare i propri famigliari, a volerli rinnegare quasi.
Poi aveva scoperto di Klaus. All’improvviso, l’idea di poter ricominciare, di poter fare MEGLIO con qualcun altro, che era anche suo fratello, l’idea di riscattarsi..il pensiero di vedere uno sguardo orgoglioso, invece di uno sguardo che lo odiava..l’aveva reso euforico.
Questo prima di rimettersi a dormire, tentando di arginare l’idea di spegnere quei pensieri con quegli antidepressivi che sempre somministrava ai suoi stessi pazienti.
 
Ma ORA, finalmente aveva una pista. Quando Esther aveva saputo che cercava suo fratello, furibonda e corrosa dalla gelosia per il fatto che cercasse il figlio bastardo di quel porco aveva stracciato i documenti che potevano servirgli per ritrovarlo.
Questa era stata la fine dei loro contatti.

Ma aveva tenuto duro ed era riuscito alla fine a ritrovare una pista.
Ora era pronto per andare a cercare suo fratello.
Sperava solo che lui avesse voglia di incontrarlo.
Non sa neanche che esisti!!
Quelle parole facevano inaspettatamente malissimo.

Pungevano come le stalattiti nei ghiacciai e il pensiero di essere inesistente per qualcuno che non aveva neanche mai visto e non sofferente per la madre appena sepolta e la sorella in lacrime piangente che lo accusava di non amore, lo convinse che c’era qualcosa di sbagliato in lui.
Ma non lo avrebbe fermato.
   
 
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