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Autore: Ita rb    19/12/2018    0 recensioni
[ Blanca x Ash | set during "Private Opinion" ]
Ash Lynx è solo un ragazzino di quindici anni. Dice di detestare il Natale, ma in realtà è la storia dello scambio dei regali che proprio non gli va giù. Gli ricorda Marvin, uno dei tanti schifosi che si approfitta di lui da quando ha messo piede in casa di Dino Golzine.
A mettere il dito nella piaga è Blanca, quello che dovrebbe essere solo il suo maestro d’armi e che, alla fine, ha iniziato a preoccuparsi di lui tanto da seguirlo in ogni dove.
È in un bar di un qualche incrocio con Park Avenue che, dopo aver chiarito la situazione, Ash riceverà un regalo che non potrà rifiutare.
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Quell’inverno era dannatamente freddo. L’aria che gli pungeva le guance, a detta di Ash, gelava i baffi della gente; e il vento, fastidioso rombo serale, agitava le ultime foglie rimaste appese ai rami innevati. Ai margini delle strade, cumuli bianchi che facevano slittare la suola delle scarpe, mentre i semafori, impazziti, regolavano il traffico nelle ore prima di Natale.

Osservava tutto da lontano, oltre il vetro del bar in cui era seduto. Le sopracciglia appena aggrottate e le labbra contratte in quella che appariva come un’espressione impenetrabile. Non faceva che chiedersi come facessero le persone a essere tanto entusiaste. Ma i bambini, quelli li capiva. Li vedeva saltellare allegri alla ricerca di un cenno da parte dell’uomo vestito come Santa Claus a Park Avenue, guardare i negozi illuminati, indagare con i propri fratelli e sorelle su quale sarebbe stato il loro regalo ai piedi del letto e tirare i cappotti dei genitori a ogni passo.

Di fronte a lui sedeva Blanca. Era silenzioso come un’ombra e, mentre sorseggiava il caffè, cercava di studiarne i movimenti. Di tanto in tanto, annoiato, picchiettava su un tovagliolo di carta con il retro del cucchiaino senza emettere alcun rumore. Il sorriso sulle labbra e lo sguardo vigile, attento, fisso sul suo profilo. «Non ti piace proprio» esordì d’un tratto. Finalmente lo vide voltarsi, così allargò il sorriso e spostò il cucchiaino nella tazza. Lo mosse appena, fece ondeggiare il liquido scuro che osservò da sotto le ciglia corvine, infine disse: «Il Natale, dico. Non ti piace, si vede. Come mai?»

Ash si lasciò andare a uno sbuffo e fece spallucce. «Che domande» bofonchiò, adagiandosi meglio contro lo schienale del divanetto. Storse le labbra e si concentrò sul movimento lento delle dita di Blanca. «Non capisco la frenesia delle persone, la smania di fare e ricevere regali. È una festa assurda, non mi piace.» Prese un attimo di pausa, infine sputò: «Io detesto i regali.»

Sentendo quelle parole, Blanca s’irrigidì. Gli capitava spesso quando era accanto a lui, cosa che faticava a mandare giù. Tuttavia mantenne il sorriso e minimizzò la faccenda con un: «Non hai mai ricevuto un mio regalo!»

Ash sollevò un sopracciglio e, arricciando il naso, disse: «Non ci tengo, grazie.» Aveva imparato a conoscerlo e, nel tempo, si era anche affezionato a lui, ma non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce. «Se mi facessi un regalo, sarei costretto a fartene uno anch’io e non ne ho la benché minima intenzione.»

«Che crudeltà» ridacchiò scuotendo la testa. «Sai, mi accontenterei di un “grazie” e di un bacio sulla guancia.»

Lo guardò dubbioso, infine disse: «A me sembra un tentativo di circuizione. Ma se proprio devi darmi questo regalo, fallo.» Schioccò la lingua sul palato e restrinse lo sguardo.

«Marvin ti ha dato qualcosa?» indagò torvo. Lo vide deglutire a vuoto e s’irrigidì, indurendo i muscoli del volto. Spostò il cucchiaino al di fuori della tazza e non osò alzare lo sguardo su di lui, concentrandosi sulla macchia marroncina che tingeva lentamente il fazzoletto di carta. «Dovresti smetterla con questa storia, Ash» soffiò. «Smetterla di seguirlo, di stare male…» Ma non riuscì a dire altro perché l’interpellato batté un pugno sul tavolo e frenò ogni sua obiezione.

Gli occhi sgranati e il respiro corto, disse: «Dovresti imparare a tacere.»

Lo guardò negli occhi scoprendoli lucidi come ogni volta in cui tentava di prendere quel discorso e non riuscì a proferire parola, serrando i denti e rabbrividendo in silenzio. Si sentì un idiota, un inetto. Avrebbe davvero voluto proteggerlo, magari anche sparando in fronte a quel porco di Marvin, ma sapeva che per Ash era un discorso complicato, qualcosa in cui lui non aveva diritto di mettere bocca. «Come non detto…» iniziò in un mormorio. «Ti piace la brioche che abbiamo ordinato?» fece, indicandola. Tuttavia, quando vide il piattino di Ash ancora pieno, s’imbrunì e comprese come questi avesse iniziato a non mangiare nella sua silenziosa protesta.

«Sì, buona» mentì atono.

«Non l’hai nemmeno toccata» obiettò. «Nel frattempo si è freddata. Vuoi che ne ordini un’altra?»

Ash lo fulminò e allontanò il piattino dalle dita di Blanca che si erano appena avvicinate nella sua direzione. «No, va benissimo così. È solo che non ho molta fame. Diamine, vuoi farti gli affari tuoi?»

Sorrise e, annuendo, carezzò l’esterno della tazza. Sentirlo tanto distante lo feriva, dopotutto non era passato nemmeno un mese da quando, stringendolo tra le braccia, aveva calmato il suo attacco di panico nell’Hotel Moon. «Mi stai evitando?» domandò su due piedi. Gli vide battere le palpebre in un moto di confusione e socchiudere le labbra come un pesce fuor d’acqua.

«Come?»

«Ti ho chiesto se mi stai evitando, Ash» ripeté. «Perché lo sai che è impossibile farlo.» Ricominciò a sorseggiare il caffè e lo guardò attraverso le ciglia poco prima di abbassare completamente le palpebre. «Questo caffè è davvero buono. Sicuro di non voler fare colazione?» chiese con voce più alta e squillante.

Ash tremò appena. Detestava sia l’argomento, sia la superficialità con la quale Blanca stava cercando d’introdurlo. E sapeva, purtroppo, che non sarebbe riuscito a sorvolarlo nemmeno rispondendo al discorso sulla colazione. «Non ti sto evitando» soffiò.

«Oh, scusami, devo essermi sbagliato.» Posò la tazza sul tavolo e continuò a guardarlo negli occhi. «Allora dimmi perché continui a trattarmi con sufficienza dal giorno in cui sono entrato nell’Hotel Moon.»

Deglutì e serrò i denti, ammutolendosi. Poi inspirò a fondo, non riuscendo a rispondere alla domanda che gli era stata appena posta. Scosse la testa, semplicemente, e aspettò che fosse Blanca ad aggiungere altro.

«È per quello che ho visto, Ash? Perché è in una situazione pressoché analoga che ci siamo conosciuti.» Lo vide arrossire appena e distogliere lo sguardo per abbassarlo sulla brioche, tuttavia insistette: «Ma forse non è per lo stato in cui ti ho trovato, è per quello che mi hai detto dopo. Hai detto che non importa il luogo o la persona, hai detto che fa lo stesso, perché è comunque disgustoso…»

«Stai parafrasando» soffiò.

«Ma ti ho promesso che sarai tu a punirli tutti con le tue mani, perciò cos’è che non mi perdoni?»

Ash tacque e si umettò le labbra. Chiuse perfino gli occhi e abbassò le mani per spostarle sui propri jeans, laddove le strinse in due pugni ben saldi. «Niente, è questo il problema.»

Sentendo le sue parole, Blanca ritirò appena la testa e batté le palpebre perplesso. «Niente?»

«Non hai fatto niente di male, è questo il punto» disse piano. «Chiunque, a questo punto, avrebbe fatto qualcosa di sbagliato, ma non tu. Tu non hai fatto niente, Blanca.»

«Ed è un problema?»

«Non lo so, non riesco a capirlo.» Iniziò a mordicchiarsi l’interno delle guance, poi strofinò entrambi i palmi sulle cosce e sospirò. «Non sono abituato alle persone come te.»

«Puoi considerarmi il tuo regalo di Natale» scherzò. E subito si beccò un’occhiataccia da parte di Ash. Scosse la testa, lasciandosi andare a una risatina leggera. «Insomma, sono fatto così. Non ti chiedo niente in cambio per starti vicino, senza contare che per farlo c’è chi mi paga profumatamente…»

«Già, me ne ero quasi dimenticato. Mi sembrava troppo strano che qualcuno potesse fare qualcosa senza un proprio tornaconto.» Incrociò le gambe sotto il tavolo e portò nuovamente le mani su di esso per intrecciare le dita tra loro. «C’è chi ti paga, ecco perché mi controlli in ogni momento, anche quando non me ne accorgo, e fai attenzione che nessuno si diverta troppo con me. Non vuoi che Marvin rompa il giocattolo di Dino Golzine: ha senso.» Posò una guancia sulle mani, accanto al piattino con la brioche, e socchiuse gli occhi. «Potevi anche ammetterlo prima, mi avresti evitato tante paranoie.»

«Queste sono paranoie» sospirò Blanca. Spostò sia la propria tazza che il piattino di Ash per guardarlo bene negli occhi, poi disse: «Non è certo per i soldi che mi occupo di te con tanta dedizione.» Gli vide battere le palpebre con lentezza, segno evidente che non stava credendo a una sola parola, così continuò: «Golzine mi pagherebbe lo stesso, dopotutto sono qui in veste d’insegnante. Non c’è bisogno che mi preoccupi tanto, non c’è bisogno che io ti segua in ogni momento. Avrei potuto evitare di scoprire la storia di Marvin, per esempio, eppure non ho esitato un attimo a entrare in quel posto orrendo.» Lo colpì sulla fronte con l’indice e gli fece aggrottare le sopracciglia. «Perciò mettitelo in testa: non tutte le persone vogliono farti del male.»

«Attento, Blanca, potrei prenderti in parola.» Accennò un sorriso, guardandolo, infine ritirò il capo e si mise a sedere compostamente quando gli vide posare un pacchetto rosso sul tavolo. «Cosa sarebbe quello?»

«Il tuo regalo di Natale» spiegò brevemente. Tirò il nastrino dorato che subito ricadde su se stesso, poi spinse il pacchetto nella direzione di Ash. «Promettimi di aprirlo, prima d’insultarmi.»

Questi storse le labbra titubante. «Se proprio devo» disse. «Ma ammetto che la tentazione di darti un pugno in faccia è molto forte» borbottò, guardandolo con la coda dell’occhio. Passò le dita sulla carta regalo e si lasciò andare a un sospiro, dopodiché tirò via il nastrino dorato e si fece coraggio. Strappò l’involucro natalizio con l’espressione di qualcuno che stava per essere condotto al patibolo e, sbuffando, sollevò il coperchio. Spalancò gli occhi, guardò Blanca, infine scattò con entrambe le mani per fare pressione e chiudere la scatola il prima possibile. Fermo, di fronte al suo sorriso soddisfatto, rimase a bocca aperta.

«Non ti piace?» chiese candidamente.

«È una pistola, una fottuta pistola» scandì. «E tu me la dai in un bar come se niente fosse.»

Blanca fece spallucce e trattenne una risata. «Una Smith & Wesson» precisò. Si portò una mano al viso per nascondere le labbra e scosse la testa. «Ad ogni modo siamo in a New York, dico bene? Che c’è di male a possedere una pistola?»

«Ho quindici anni, Blanca» gli ricordò in un sibilo. I denti stretti e lo sguardo fisso. Si portò il pacchetto più vicino possibile e poi iniziò a mordicchiarsi l’interno delle guance con fare nervoso. «Dio, è ovvio che il regalo mi piaccia, ma avrei preferito che me lo dessi davanti ai ragazzi…»

«Questo posto non va bene?» Crucciato, spostò lo sguardo a destra e sinistra per accertarsi di non essere spiato. «Non ti sta guardando nessuno, Ash.»

«Non è il tipo di bar in cui entrerei. Cavolo, sei tu che hai insistito per venire qui» sbuffò. Poi si alzò e, dopo aver infilato il pacchetto sotto il cappotto, si strinse nelle spalle. Allora fece per uscire, ma si bloccò quando Blanca, chiamandolo, disse:

«Aspetta, Ash, hai dimenticato una cosa.»

Si voltò nella sua direzione e, sentendosi afferrare per un braccio, quasi non scivolò sul tavolo. Trattenne il respiro e spalancò gli occhi, mentre Blanca si sporse nella sua direzione per posare le sue labbra sulla sua guancia.

«Grazie del regalo di Natale.»

Avvampò e, scostandosi di botto, digrignò i denti. «Fottiti, Blanca. Sparerò anche a te!»


Note: Santa peppa, l'ho scritta davvero. Non posso crederci, l'ho scritta.

Possiamo fermarci e contemplare i minuti della mia vita che sono trascorsi di fronte al computer, mentre pensavo a questa cosa.

Avrei voluto che fosse più lunga, perché io shippo Blanca e Ash... *si prepara a ricevere lanci di pietre grandi come meteoriti* Ma non sono riuscita a continuare, a dilungarmi, perché ho preferito creare un piccolo spaccato di vita quotidiana piuttosto che un papiro egiziano 🤔

Comunque, per chi non lo sapesse, ho fatto riferimenti vari a Private Opinion.

Quindi, se non lo sapete, l'età di Ash non è quella dell'anime - qui ha quindici anni - e sì, Blanca è stato con lui per molto tempo prima di fuggire ai Caraibi a prendere il sole e a fare la bella vita tra tette e culi ah-ehm *annuisce*

Leggete Private Opinion! *pubblicità end*

   
 
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