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Autore: louisisdamn    19/12/2018    1 recensioni
Khia non sapeva in cosa si stava cacciando, credeva fosse un incarico come tutti gli altri: poteva presentare qualche rischio ma nulla di troppo estremo. Purtroppo si sbagliava.
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"Ti ho già detto" disse puntando i suoi occhi, ora diventati più scuri, in quelli dell'uomo "che non ti devi nemmeno azzardare a chiamarmi cosi, mai più"
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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Chiuse gli occhi, prese un respiro profondo e saltò nel vuoto sotto di lei; sapeva che sarebbe atterrata su una lastra di pietra ma non sapeva quando. Mantenne le palpebre serrate per tutto il tempo, gli occhi rossi oscurati dalla pelle diafana che la caratterizzava. Fu come se percepisse il suo avvicinarsi sempre più al terreno, quindi piegò le ginocchia e atterrò stabilmente sulla lastra fredda che fungeva da pavimento nella gola in cui si era gettata. Dolcemente aprì le palpebre, tutto intorno a lei era buio ma ciò non impediva alla sua acuta vista di notare anche i minimi particolari; annusò l'aria, in cerca di indizi e dopo alcuni minuti li trovò: fermò il suo sguardo in direzione di una grotta, dalla quale si levava un terribile odore di zolfo. Bingo, aveva trovato il suo obiettivo. Fin da bambina, suo padre le aveva parlato delle creature che popolavano il suo mondo e le aveva insegnato le caratteristiche peculiari, i punti deboli e i luoghi in cui trovarli quindi per Khia non fu difficile capire che in quel luogo abitava un troll. Sfilò dalla cintura la spada a due mani che portava con se, cercando di non produrre il minimo rumore; l'impugnatura di adamanto sfregava contro il suo palmo, producendo una sensazione famigliare ma in un certo senso non così rassicurante. Nonostante avesse imparato ad utilizzare quasi ogni tipo di arma esistente fin dalla più tenera età, avendo poi affinato e perfezionato sempre più le sue abilità nella spada col passare degli anni, continuava a trovarsi in perfetta sintonia esclusivamente con il suo arco, che - ingiustamente - le era stato sottratto da quell'immonda creatura, contro la quale a breve si sarebbe dovuta battere. La faccenda, in realtà, non la spaventava più di tanto: era consapevole dell'enorme stupidità dei troll e della loro scarsa capacità visiva in ambienti in cui scarseggiava la luce. Fece un po' di rumore, sbattendo i piedi e urlando, per attirare la sua attenzione e farlo uscire dal buco di fogna in cui trovava. Quando sentì la pietra tremare sotto i suoi piedi, le labbra di Khia si allargarono in un sorriso quasi sadico: era giunto il momento di divertirsi. Il troll, un esemplare di Gront ben piazzato, emerse dalla sua tana fatiscente, dirigendosi verso la ragazza che se ne stava in posizione d'attacco, con le ginocchia flesse e il ghigno sempre fisso sul volto. Non appena si rese realmente conto della sua presenza, iniziò a correrle incontro ma Khia sapeva già cosa fare, quando il Gront fu alla giusta distanza, gli scivolò in mezzo alla gambe divaricate per poi alzarsi immediatamente una volta trovatasi davanti alla sua schiena. Alla creatura, lenta a muoversi e tarda di pensiero, ci vollero alcuni minuti per realizzare cosa era e cosa stava succedendo. L'elfa colse quei momenti di smarrimento per balzargli sulle spalle, con un forte slancio di gambe - come gli aveva insegnato suo padre nei duri ed estenuanti allenamenti insieme - e, con la spada che pesava fra le mani, gli strinse le gambe attorno al collo per poi conficcargli l'arma in mezzo al cranio. Pochi secondi dopo Khia stava ridendo sguaiatamente, stesa a terra accanto al corpo morto di quello che era stato, anche se per poco, il suo nemico.

Si rialzò, togliendosi la polvere dai vestiti e si diresse verso la tana del troll per riprendersi ciò che le apparteneva. Ci mise un po' di minuti ad individuare il suo - amato - arco ma alla fine lo ritrovò sotto un cumulo di sporcizia e putridume; le pianse il cuore a vederlo in quello

stato ma sapeva che non sarebbe bastato lo sporco per compromettere la sua arma migliore. Raccolse un pezzo di stoffa, il più pulito che trovò, per dedicarsi alla pulitura dell'arco. Dopo qualche passata, lo splendore originale del tama, unl particolare osso, ritornò alla luce. Khia sorrise davanti a quello che per lei era sempre stato uno spettacolo: il bianco tipico del materiale riluceva di bagliore verdastri e violacei a seconda di come lo si inclinava sotto la luce, le rune con cui era decorato sembravano prendere vita ogni volta che erano percorse da un raggio di luce, riportando alla mente della ragazza ricordi e persone che aveva seppellito nella parte più recondita e buia del suo animo. Si riscosse dopo poco, ricordandosi di aver lasciato la spada ancora conficcata nella testa della creatura, quindi, dopo aver riposto l'arco sulla sua schiena - dove ormai prendeva posto da anni - raggiunse il Gront, tirò via l'arma e la ripulì sugli stracci che esso indossava, riponendola poi nel fodero agganciato alla cintura. Ora che aveva finito il suo compito, poteva tornare alla taverna: era sicura che un nuovo incarico l'attendeva.

Ci mise circa quattro ore a tornare in quella che per lei era un sorta di casa, ovvero il posto dove dormiva, mangiava e scambiava il minor numero possibile di parole con le persone presenti. Lybei - così si chiamava la taverna - era il ritrovo di mercenari, cacciatori e nomadi che, come lei, sceglievano uno degli incarichi appesi alla bacheca del posto per risolvere problemi vari per i quali i privati chiedevano aiuto in cambio di denaro: era così che quelle persone si guadagnavano da vivere. Appena mise piede nel locale, l'odore di chiuso e di persone invase le sue narici, facendole storcere un po' il naso perché a certe cose non si sarebbe mai abituata. Si sedette al bancone per concedersi qualcosa da bere e da mettere sotto i denti prima di recarsi a vedere che cosa offriva la bacheca quel giorno.

"Jyn, una birra e della carne, che sia calda questa volta però" brontolò Khia, mentre si accomodava su uno sgabello malconcio

"Non ho capito se vuoi calda la birra o la carne" sghignazzò il ragazzo dietro il bancone. Aveva qualche anno in più di lei, era magrolino ma alto e, a differenza di cosa si poteva pensare guardando la sua corporatura, aveva una straordinaria forza nelle mani e un'agilità sorprendente. Come la ragazza, anche lui era un elfo ma le uniche cose che accomunavano i due erano le orecchie leggermente a punta e la pelle bianca come la neve. Jyn aveva gli occhi di un verde tendente all'azzurro, che risplendevano di luce propria da quanto erano intensi, i capelli scuri, neri come la pece e un sorriso lucente, sempre presente sulle labbra rosee. Khia, al contrario, non sorrideva quasi mai e i suoi occhi rossi erano quasi costantemente coperti dai suoi capelli violacei, che l'elfa lasciava ricadere liberi sulla schiena.

"Non fare l'idiota come tuo solito o questa volta ti uccido davvero nel sonno" ringhiò quasi la ragazza, fissandolo male da dietro il ciuffo di capelli che in quel momento le ricadeva sul volto. L'elfo si allontanò verso la cucina sghignazzando e facendole un occhiolino in risposta al quale lei fece un sonoro sbuffo, alzando gli occhi al cielo. Non avrebbe mai capito il comportamento, spesso così infantile, di quel ragazzo che si divertiva a infastidirla ogni volta che ne aveva la possibilità.

Qualche minuto dopo, Jyn tornò con il suo cibo e la sua birra, porgendogliela con fare mellifluo.

"Ecco a te brontolona!"

Khia rispose con un grugnito e si concentrò sul suo pasto. Finito di pranzare, lanciò due monete al ragazzo che in quel momento era di spalle; non si pose il problema che il denaro potesse cadere perché, come da copione, l'elfo si girò con la mano tesa nel momento esatto per farle ricadere esattamente nella sua mano, producendo un tintinnio che fece alzare in modo impercettibile gli angoli delle labbra della guerriera: era un'abitudine che rendeva quel posto un briciolo più famigliare.

Era ferma davanti alla bacheca da quelle che le sembravano ore ma non riusciva a scegliere un incarico, nessuno l'allettava abbastanza. Poi, casualmente, il suo sguardo si posò su un pezzo di pergamena rovinato, appeso nell'angolo in basso a destra, nascosto da un foglio molto più grande. Lo staccò e lo prese per leggere la richiesta.

 

Recuperare un talismano che è stato rubato ingiustamente. Regione: Yoka

Ricompensa: 2000 monete

 

Ecco l'incarico che cercava, non voleva nulla di troppo estremo questa volta; l'incarico sembrava facile e la ricompensa era alta - forse fin troppo per una missione così semplice e banale ma non si fece troppo domande, finalmente - forse - la fortuna aveva girato verso di lei.

Poco dopo sentì un presenza alle sue spalle e un respiro caldo, dall'odore sgradevole che le si infrangeva sulla nuca. Sapeva chi era dietro di lei.

"Che cosa vuoi Breith?" Khia non si girò nemmeno a guardalo in faccia ma nascose velocemente, con un movimento quasi impercettibile, il foglietto nella tasca dei suoi pantaloni di pelle.

"Nulla, non mi sembra sia un reato guardare la bacheca. Sono alla ricerca di un'incarico anche io"

L'elfa non gli diede riposta, si girò e oltrepassandolo si diresse al piano di sopra ma la voce del mercenario la bloccò non appena mise il piede sul primo gradino delle scale traballanti.

"Però ora sono più interessato a sapere che cosa nascondi in tasca, principessa" ghignò l'uomo, dirigendo lo sguardo verso di lei con un sorriso agghiacciante che Khia sentì quasi perforarle la schiena.

Successe tutto in pochi secondi: un attimo prima la ragazza era di spalle pronta per andare in camera sua e poco dopo aveva la lama del coltello, che teneva infilata nello stivale, puntata al collo di Breith.

"Ti ho già detto" disse puntando i suoi occhi, ora diventati più scuri, in quelli dell'uomo "che non ti devi nemmeno azzardare a chiamarmi cosi, mai più"

Così come tutto era accaduto, finì. Mentre Khia saliva le scale, l'unico rumore che pervase la sala dove molti erano riuniti fu la risata sguainata - forse un po' lugubre - del mercenario.

 

 

N.d.A

Salve a tutti! Se siete giunti fino a qui, beh complimenti! Questa è la prima parte di una storia che sto scrivendo. I personaggi, così come gli avvenimenti e i luoghi sono tutti frutto della mia immaginazione. Certo, mi sono ispirato a cose che ho letto/visto ma nulla di tutto ciò è copiato! Spero che il primo "capitolo" vi sia piaciuto!

Alla prossima!

  
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