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Autore: Zappa    19/12/2018    7 recensioni
“Storia partecipante al contest “CONTEST(IAMO)?” indetto da SSJD sul Forum di Efp
Il vecchio disco in vinile era consumato da parecchio sul giradischi graffiato e il carrello sbatteva ripetutamente sulla superficie scabra e dorata del cerchio, incidendo la sua punta argentea sul nome della bella e inimitabile Ella Fitzgerald, la cui voce calda e sensuale scaldava con un po' di colore l'appartamento al Paradise Hotel, 22esima strada, New York, ad un passo da Manhattam.
Le sinfoniche note di musica, abbellite dai suoni del contrabbasso e del pianoforte, si mescolavano al puzzo d'alcool e al fumo stagnante di sigaretta che impregnava le pareti, mentre tra le lenzuola aggrovigliate, un'altra striscia di tabacco veniva bruciata nel cuore della notte da delle labbra fumanti di sesso.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Turles, Zangya
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ispirata al titolo della canzone che mi ha ispirato (?), vi presento la cosa strana che ho creato.

Storia partecipante al contest di "CONTEST (IAMO)?" indetto dal buon vecchio (soprattutto vecchio) SSJD sul Forum di Efp.

Se volete un po' di musica durante la lettura, visto che si tratta di musica, ecco a voi il link:

 

https://www.youtube.com/watch?v=051OZJX8Bzc

 

Ci tengo a precisare che questa non è una songfic.

Buona lettura e grazie a tutti quelli che lasceranno una loro opinione alla storia.

Ringrazio quindi il signor giudice, SSJD, per aver indetto il contest e per avermi dato la possibilità di provare qualcosa di nuovo.

Un augurio di buona fortuna a tutti i partecipanti al contest!

 

'Till next time, people.

Zappa

 

 

 

 

Il vecchio disco in vinile era consumato da parecchio sul giradischi graffiato e il carrello sbatteva ripetutamente sulla superficie scabra e dorata del cerchio, incidendo la sua punta argentea sul nome della bella e inimitabile Ella Fitzgeraldi, la cui voce calda e sensuale scaldava con un po' di colore l'appartamento al Paradise Hotel, 22esima strada, New York, ad un passo da Manhattam.

Le sinfoniche note di musica, abbellite dai suoni del contrabbasso e del pianoforte, si mescolavano al puzzo d'alcool e al fumo stagnante di sigaretta che impregnava le pareti, mentre tra le lenzuola aggrovigliate, un'altra striscia di tabacco veniva bruciata nel cuore della notte da delle labbra fumanti di sesso.

Tra i baci sfuggenti di passione, sbocciata in un vicolo buio di New York, l'uomo aveva abbandonato la bocca rossa della donna e l'aveva, infine, congedata, stringendola in un ultimo abbraccio, non senza averle raccomandato di cantare divinamente quella sera, per lui; le sussurrò all'orecchio le sue dolci note di musica, pregandola di incantare nuovamente tutti, soprattutto gli orecchi dei ricchi magnati che, sfibrati dagli affari e dall'eroina, si sarebbero concessi una sera tra il ritmo dello swing e l'alcool, e a cui solo lei, con la sua voce da brividi, poteva concedere dell'altra droga pura da assaporare. La sua voce avrebbe vibrato nel grande cielo di New York, almeno finché il freddo piombo di una pistola non le avrebbe serrato le labbra dalla paura.

I suoi grandi occhi chiari come neve, splendidamente incastonati nel suo viso, sotto una chioma rossa e fluente, lessero un velo di pazzia negli occhi neri dell'uomo, che le sorridevano tranquilli, ma annebbiata dal miasma della sigaretta, si concesse un ultimo bacio sulle sue labbra spinose.

L'uomo, canticchiandole sulla bocca le note delicate della sua canzone, la confortò, dicendole che sarebbe arrivato presto, la ricoprì ancora di baci ardenti e chiuse lei e il suo profumo fuori dalla stanza, lasciando la musica swing tra le sue labbra, perché accompagnasse i suoi passi leggiadri fuori dal Paradise Hotel.

La scia della sigaretta si sparse per la stanza e l'uomo dagli occhi scuri lasciò che il suo passo si intrecciasse al suono melodioso del vecchio disco in vinile, nuovamente caricato sul giradischi, strisciando le sue broguesii sulle fredde piastre della suite, e passando a memoria il piano da attuare per la serata, il fil rouge di sangue che avrebbe guidato la sua mano sull'elegante pistola. La sigaretta si spense sulle ultime parole della cantante e morì, silenziosa, sul pavimento in una scia di cenere.

 

L'insegna luminosa del Caravan Palaceiii pizzicava la sua luce evanescente tra le pozzanghere e le lastre del grande Boulevard, le sue note fiorivano dalle vetrate del locale e incatenavano i sensi dei passanti, facendoli fremere di passione nel leggere il nome del piccolo locale, la piccola stella swing appena nata nella brillante New York.

Gli amatori del genere sapevano che nel giovane locale, sorto dalle spoglie di un sogno sbocciato di un vecchio maestro di musica jazz, vi era solo la musica migliore e che solo la musica migliore poteva accompagnare una serata di malinconia e di fuga dalla frenesia della Grande Mela. Non c'era luogo nel quartiere del Queens che non invidiasse i clienti esclusivi del piccolo cuore swing.

La musica lì era come l'aria, le note nate dal forte contrabbasso e dalla folgorante tromba facevano battere il cuore di chi si improvvisava a danzare e a sciogliere la schizofrenia di una città troppo moderna e troppo seria sul palquet liscio della pista. Le gambe di chi si ritrovava a ballare per la prima volta, come ammaliate dalle sirene di Ulisse, si muovevano da sole nel piccolo locale swing, inutile tentare di fermarle, mentre la folla scomposta si alzava nella frenesia e nel ritmo, invocando ed abbracciando, quali le baccanti greche, lo spirito dionisiaco su di sé.

Si scuoteva il capo, si diventava un tutt'uno con il ritmo e si scioglieva il cuore, al canto della tromba. Si aprivano le braccia per unirsi, ubriachi, nella folgore delle note, al proprio compagno o alla propria compagna di danza, e si camminava, sulle note, verso le stelle.

Mentre ai lati, sui piccoli tavoli e ai salotti, le chiacchiere dei ricchi signori si affogavano in un bicchiere di pregiato cognac, dal palco che apriva la grande salsa sovvenne una voce, leggera come un petalo di fiore, ma che divenne presto graffiante e forte come un rullo di tamburi.

La voce della donna trasportò tutti in un mondo lontano, quasi malinconico sul nascere, ma via via più crescente e irresistibile, e tutti si fecero trasportare dal mare in piena della sua intonata melodia.

La donna, dalla chioma fulgida e gli occhi di neve, lasciò che la normalità delle sue fattezze di donna le scivolasse di dosso e il velo mistico della musica la trasformasse in una diva di Hollywood, di quelle che si vedono da lontano, sui cartelloni pubblicitari elettronici di Times Square e nelle locandine dei musical più conosciuti.

I suoi capelli brillarono sotto i riflettori pieni di luce, mentre descriveva con la sua voce il mondo ipnotico e lussureggiante di una sera qualunque al Caravan Palace. Si unì ai sussulti della batteria e all'eleganza del violoncello e lasciò il passo al sassofono e al pianoforte, perché fosse il corso della loro melodia a guidare gli attimi di danza. Si concesse un ultimo respiro per cantare, finché tra i corpi snodati e inondati di delirio, apparvero degli occhi neri che la fecero sussultare.

Un uomo fece il suo ingresso sulla pista con un passo leggero, come una nuvola di passaggio e osservò, con i suoi occhi felini e tarchiati di un velo di lontana insania, la folla: nascondendo la sua identità sotto le spoglie di un fortuito ballerino, si unì alla musica con eleganza, trascinandola nel ritmo delle dolci note, come una leggiadra compagna di danza, facendo così sobbalzare, con velo di malizia, il cuore della giovane cantante che ballava, assieme a lui, il suo swing dal palco.

I suoi movimenti furono gentili, ogni passo si posò al posto giusto e tutto il corpo seguì il seguito del passo: così i suoi piedi parevano scivolare come su lastre di ghiaccio e il movimento fluido dell'acqua scivolava, lontano, con lui; l'allegria dei movimenti fece sospirare le donne di piacere che, attratte dalla sua immagine, chiusero gli occhi per danzare anche loro con lui. Il ballerino scrisse la melodia danzando sulle note, le trascinò con sé sulla pista, saltando con loro di suono in suono, in un gioco continuo e ipnotico. iv

La voce armoniosa della cantante parve fluire dalla sua danza, scaturendo come un fiume in piena dai suoi arti in movimento, e i loro occhi s'incrociarono più e più volte, spinti dalla voluttà del momento e dalla bramosia di riaccendere ancora la loro passione di una notte. La voce della donna si fece più roca, scaldando così l'anima degli spettatori e l'uomo si lasciò andare ancor di più al suo canto, sfidando la distanza tra loro e abbracciando il suo fantasma, le sue carni setose e piene di giovinezza, per l'ultima volta. La cantante si sentì veramente nelle sue braccia, salì sulla scala musicale con lui e la scese di corsa, pronta per tuffarsi nei suoi occhi neri e maligni, come l'anima più nera di New York.

 

Assaporò con lui l'attimo fuggente del momento, racchiuso nell'ultima nota di musica, finché lo spettacolo si chiuse con loro e il boato da parte della folla, che tornò a fatica con i piedi nella dimensione reale, abbandonando a malincuore il mondo eccitato della musica, la travolsero.

Gli spettatori si strinsero attorno alla giovane cantante, ammirando e osannando la sua voce da sirena; un profondo inchino e un sospiro di sollievo le fecero battere il cuore a ritmo con quello della folla, amò il calore di applausi e la passione che aveva scatenato nei loro occhi, ma, d'improvviso, da uno dei tavoli, quelli dei ricchi borghesi pieni di alcool e di droga, che brucia la ragione, si alzò un urlo di orrore.

Sotto gli occhi di tutti, uno dei ricchi commensali aveva impressa la morte negli occhi, a causa di una pallottola in fronte. La folla si ritirò inorridita e la donna lasciò che il flusso dei suoi pensieri si ritirasse nel ricordo della musica appena suonata, pur di non ascoltare quel piccolo presentimento che le tartassò improvvisamente il cuore, e non lasciò spazio al piccolo spiraglio di senso di colpa che le si allargò lentamente nel petto. Non raccontò alla polizia del fantasma dagli occhi scuri che l'aveva ammaliata e non raccontò di quel ballo con l'assassino che l'aveva portata a chiedersi quale fosse la differenza tra realtà e sogno.

Lasciò il locale a poche ore dal mattino, quando ormai le luci del palco avevano taciuto e solo le luci della polizia avevano illuminato la notte, e quando, ormai, la magia della serata era lontana, dispersa nel freddo di New York.

I suoi passi si diressero a passo svelto all'uscita, ma il suo incedere rallentò, come spaventato: all'angolo della strada, illuminato dalla luce del lampione, come un'aura angelica sopra di lui, sostava il killer che la fissava con i suoi occhi neri e demoniaci. Aveva aspettato che le luci della polizia svanissero nel nulla e solo allora l'aveva raggiunta.

La paura e lo sgomento nel vederlo lì la bloccarono ancora di più, i suoi occhi color neve si inabissarono nel nero delle sue iridi; fu allora che la vide, incastonata dentro lui, la follia che aveva guidato la sua mano contro la vita di quel borghese. L'uomo rise, isterico, quando lesse la vera paura nei suoi occhi, ma le sussurrò, gentile, che mai, a lei, avrebbe tappato la bocca; sicuro non voleva perdersi la sua voce melodiosa. Le sue labbra ispide si posarono su quelle morbide della donna, assaporarono il suo sapore e il suo sangue, che scese lento dal labbro superiore, rapito da un bacio troppo tagliente.

Le sorrise un'ultima volta e si allontanò nelle luci fioche dell'alba che stava iniziando a bagnare gli alti palazzi: strisciò ancora una volta le sue scarpe sull'asfalto, roteando il passo, saltando di nota in nota e canticchiando la sua canzone e lo sguardo di neve della donna si perse con lui, verso l'alba di un nuovo giorno, a New York.

 

 

iCantante jazz e swing, una delle migliori e più influenti cantanti jazz della storia.

iiScarpe eleganti da uomo

iiiGruppo di Electro Swing

ivDescrizione ispirata ai ballerini di ElectroSwing. Mai visto la pubblicità della TIM?

   
 
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