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Autore: Vago    21/12/2018    2 recensioni
Libro Terzo.
Il Demone è stato sconfitto, gli dei non possono più scegliere Templi o Araldi tra i mortali.
Le ultime memorie della Prima Era, giunta al suo tramonto con la Guerra degli Elementi, sono scomparse, soffocate da un secolo di eventi. I Templi divennero Eroi per gli anni a venire.
La Seconda Era è crollata con la caduta del Demone e la divisione delle Terre. Gli Araldi agirono nell'ombra per il bene dei popoli.
La Terza Era si è quindi innalzata, un'era senza l'intervento divino, dove della magia rimangono solo racconti e sporadiche apparizioni spontanee e i mortali divengono nemici per sè stessi.
Le ombre delle Ere passate incombono ancora sul mondo, strascichi degli eventi che furono, nati dall'intreccio degli eventi e dei destini dei mortali che incontrarono chi al fato non era legato.
I figli, nati là dove gli immortali lasciarono buchi nella Trama del Reale, combatteranno per cercare un destino che sembra non vederli.
Una maschera che cerca vendetta.
Un potere che cerca assoluzione.
Un essere che cerca di tornare sè stesso.
Tutti e tre si muoveranno assieme come un immenso orditoio per sanare la tela bucata da coloro che non avevano il diritto di toccarla.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Fato'
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L’armatura si mosse in direzione di occidente, fronteggiando le ultime auree rossastre che il sole riusciva ancora a gettare su quella terra coperta di cadaveri.
Lo spettro la raggiunse svogliatamente, con gli occhi splendenti fissi su un punto non ben definito del cielo.

Che schifo…
E... che schifo. Ogni volta finisce sempre così, con questo gusto amaro sulla lingua, certo, se solo avessi una lingua...
Questa volta ho vinto? Non riesco ad esserne sicuro.

Commedia, quindi questa è la Trama da quando la hai sigillata? Questo groviglio di fati?

Oh, si, ma ci farai l’abitudine con il tempo.

Intendi dire che riesci a leggerla?

Si, la maggior parte delle volte. Sempre ammesso che un semidio impazzito non mi trafigga o che non mi trovi di fronte a dei Buchi della Trama.
Ultimamente quei maledetti si sono fatti dannatamente numerosi.

Non sarà un lungo inseguimento, allora, quello che ci attende per riprenderci l’armatura di Aria.
Riesci a leggerla, quella donna, non è vero?

Sì, non è stata influenzata così tanto dal Giudice Maggiore da diventare anche lei un Buco.
Ma il nostro eroico inseguimento non è necessario.

Cosa stai dicendo? Vuoi lasciare un artefatto forgiato direttamente dagli dei in mano ai mortali?
Sei totalmente impazzito?

Probabilmente sì, la mia mente non è più perfettamente sana, ma mio malgrado so ancora capire quando qualcosa potrebbe rivelarsi fastidioso, in futuro.
...
Hai voglia di metterti alla prova nel tiro con l’arco?


Cosa pensi che le mie frecce possano farle, anche riuscissi a colpirla?

Ti ho chiesto se vuoi metterti alla prova, non di colpirla.
Se solo la colpissi non scalfiresti nemmeno quelle piastre.
Dovresti colpire Sarah Dan Rei esattamente tra la seconda e la terza vertebra, se davvero volessi ucciderla.

Cos’è questa pazzia, come credi che un colpo del genere possa superare le difese di un’armatura divina?

Lo spettro ruotò il capo di scatto in direzione dell’armatura, stringendo gli occhi fino a farli diventare due fenditure dorate. Il manto fumoso che lo rivestiva si mosse stizzito attorno alle sue forme celate.

Ti voglio raccontare una storia, parla di un’elfa che aveva appena superato i vent’anni, costretta a combattere una guerra che sembrava persa in partenza.
Ella avrebbe potuto indossare qualsiasi armatura, qualsiasi elmo, nascondersi nella più profonda delle fosse, ma una freccia si sarebbe fatta strada tra la seconda a la terza vertebra del suo collo, uccidendola. Questo perché era scritto nel suo destino.
Sono state forgiate quattro di quelle armature, di cui una è stata destinata a lei.
Persino se gli dei avessero anticipato il loro dono lei sarebbe morta.

Come fai a dirlo?
Sarebbe potuta diventare un Buco nella Trama, l’intervento divino può far saltare i punti fissi dei destini.

Non in quel caso. Non ho mai letto le pagine a lei dedicate, ma so per certo una cosa, non c’era modo di farla vivere.

Come puoi esserne così sicuro?
Tu hai provato a salvarla?

Io ero lì.
In mezzo alla ressa del combattimento io ero lì e li stavo proteggendo con tutte le mie capacità, per quanto non mi fosse stato ordinato.
Non sono riuscito a salvare lei.
Non sono riuscito a salvare nessuno di loro.

Sono morti in quattro, quel giorno, davanti a me senza che potessi far nulla per far saltare quel punto fisso e, credimi, ho tirato con tutte le mie forze.
Cinque, per quanto il desiderio di morte del quinto fu di porre rimedio al volere del Fato.
Ti è sufficiente come risposta?

L’armatura non rispose, rimanendo in silenzio per qualche secondo mentre i tizzoni che ardevano all’interno del suo elmo scorrevano sui versanti montani che, dal baratro ai suoi piedi, si dispiegavano.

Perché non l’hai fatto tu, visto che già sapevi di questo difetto?

Guarda laggiù, oltre la Grande Vivente, oltre Gerala e Derout, oltre il mare, oltre il Gorgo del Leviatano, oltre all'Isola dei Draghi, al Continente, ad Aravan e tutto quello che c’è alle loro spalle.

Il paesaggio si andava scurendo oltre i picchi della catena dei Monti Muraglia, aspettando che la luna sorgesse per illuminarlo con la sua luce argentea.


Cosa dovrei guardare? Gli astri?
Non mi pare che la loro posizione sia variata più di tanto durante la mia prigionia.

È l’astro che non puoi vedere quello al quale mi stavo riferendo.
Davanti a quel sole morente ho promesso che al calare delle tenebre non avrei più ucciso nessuno.
Io la spintarella nella direzione giusta te l’ho data, ora tocca a te farne quello che vuoi.

Tornerai mai ad essere il Commedia di cui ho ricordi?

Lo spettro si allontanò da ciglio della Terra degli Eroi, dirigendosi in direzione dei due uomini malconci che tentavano di rimettersi in piedi a poche decine di metri da lui, inseguito solo dal denso fumo nero che ne nascondeva le forme corporee.
Alle sue spalle, l’armatura bronzea  perdeva di consistenza come un miraggio del deserto al calare della notte. Sotto al chiarore della luna, a guardare la distesa di picchi che, avidamente, cercavano di trattenere un po’ della neve caduta nell’inverno passato, rimase solamente una giovane fanciulla patita, con appena delle chiare vesti leggere a coprire il corpo asciutto che non si sarebbe detto capace di affrontare neppure una folata di vento.
Una brezza fredda spazzò la piana, trascinando con sé odore di sangue e cenere.
La nube dello spettro ne rimase quasi indifferente, rimanendo saldamente ancorata al corpo che la vestiva.
La veste che ricopriva mollemente il corpo della fanciulla si gonfiò al passaggio di quegli odori pesanti, mostrando per pochi attimi una pallida schiena deturpata da orrende cicatrici dovute a uno scorticamento appena al di sotto dei corti capelli castani tagliati sommariamente e del collo che questi faticavano a nascondere.

Non ti sei ancora stancata di quella forma?

Ho bisogno di avere i miei errori sempre davanti agli occhi per potermi migliorare.

Fai come vuoi.
Per lo meno potevi non imitare le ferite che ti provocai. Quelle non sono dovute a un tuo errore.



Nelle mani della fanciulla comparvero un lungo arco ligneo, leggermente intagliato solo là dove le dita andavano a chiudersi sulla sua superficie, e una singola freccia dal piumaggio dorato e dalla punta splendente.

Lo spettro raggiunse i due uomini, guardandoli per un momento attraverso gli occhi splendenti che deturpavano il suo volto oscuro privo di lineamenti, dal quale parve venire espulso il viso dell’elfo dai capelli neri e la guancia tatuata.

Le dita sottili incoccarono la freccia, tendendo la rigida corda di quell’arco ben oltre le capacità che quelle braccia fini dimostravano di possedere.

L’elegante lunga giacca nera ricadde attorno alle gambe dell’elfo, assorbendo in sé ogni rimasuglio della nube che ancora cercava di vorticare nell’aria, mentre i suoi piedi si fermavano poco distante da quelli dei due mortali a cui era andato incontro.

Una nuova folata gelida accarezzò il viso della fanciulla armata, pulendole le labbra dal sospiro che ne stava uscendo.

L’elfo tatuato appoggiò le dita sulle spalle di Noir, facendo fluire da quei polpastrelli uno spesso tessuto che potesse proteggere quelle membra provate e menomate dall’aria della notte.

Gli occhi dorati si strinsero come quelli di un falco che sta per agguantare la propria preda nella sicura stretta dei suoi artigli.

La mano dell’essere dalla ciocca bianca corse poi al volto di Razer, impattando non troppo gentilmente su quei lineamenti duri.

La corda dell’arco fu lasciata libera di tornare in una posizione a lei più congeniale, trascinando con sé la freccia che le era stata affidata.

Una materia bianca, come dotata di vita propria, eruttò dal palmo dell’elfo per avvolgere il volto del draghicida con furia animalesca.

La freccia ruotava appena lungo il suo asse, viaggiando indisturbata dalle correnti e accompagnata dal frusciare del piumaggio che le stava in coda.

La creatura in abiti eleganti allontanò il proprio arto dalla faccia dell’uomo che gli stava di fronte, leggermente proteso in avanti con le braccia strette al petto.

Sarah Dan Rei non si voltò mai verso la vetta mozzata dalla quale scappava, fiduciosa della protezione dell’armatura che le era stata affidata. Non si voltò né quando i distanti ruggiti dei draghi facevano vibrare l’aria né quando il silenzio calò luttuoso alle sue spalle.
Sarebbe stata lei il seme per il futuro del loro circolo. Sarebbe ripartita da quell’armatura tramandata come quella donata a Trado dell’Aria dagli dei stessi e dai manufatti incantati che avevano raccolto e custodito i suoi predecessori.
Nulla sarebbe cambiato.
Avrebbe trovato altri che, come lei e come colui che l’aveva reclutata, sapevano di essere superiori alla feccia che riempiva le città e il treno che aveva fatto costruire.
I sentieri sotto i suoi stivali metallici erano troppo impervi per permetterle di muoversi agevolmente, ma il desiderio di allontanarsi il più possibile dal re di quella catena montuosa era sufficiente a non farle rallentare il passo, per quanto incespicante potesse essere.

La fanciulla si permise di chiudere per un istante le palpebre, tornando a far circolare aria dentro il corpo che vestiva.

La melma bianca si irrigidì sul volto di Razer, definendo una superficie senza imperfezioni rotta da un largo sorriso ad arco e due U rovesciate là dove dovevano esserci gli occhi.
- Perché? – riuscì a scandire il draghicida, sfilandosi la maschera candida dal viso.
- Perché voglio credere che questa maschera non diventerà un simbolo di morte. Voglio che ogni volta che la guarderai, ti ricorderai che, se mai dovessi tornare sui tuoi passi, questa non sarà l’unica cosa che ti porterò via. –
- Ci lasci qui così? –
- Si. Vi lascio entrambi qui. Ormai non potete correre più rischi per colpa mia e, quindi, non sono tenuto a portarvi lontano. – Gli occhi verdi dell’essere si posarono su Noir, ancora seduto a terra, per poi tornare a rivolgersi agli occhi profondi dell’uomo che gli stava davanti – Lui potrebbe essere un buon modo per ripartire, Razer. Andate a Gerala, in uno dei piani più bassi della città c’è un medico che sa utilizzare la magia, dovresti conoscere la zona, dico bene? –
- Si, ma… -
- Dicevo, potrebbe essere una buona idea andare da lei. Portategli la lama della spada che ti ho lanciato e il coltello con cui è stata uccisa il giudice Fenter e ditegli che vi manda il Servitore del Fato. Non farà troppe domande. –
L’elfo si voltò, riprendendo a camminare con sguardo deciso in direzione della fanciulla. La Spada del Fato sembrava intravedersi attraverso la pelle e i vestiti che ricoprivano il suo braccio destro, nel quale quell’arma albergava.

La punta della freccia si insinuò precisa nel piccolo spiraglio che l’elmo lasciava scoperto alla base del collo, dividendo chirurgicamente le due vertebre che sotto a quel lembo di pelle in vista si nascondevano.

Sarah Dan Rei cadde a terra sul sentiero che stava percorrendo, i suoi occhi vitrei guardavano ancora fissi davanti a loro.

È finita, ora?


Si. È finalmente finita.



La realtà si frantumò come uno specchio colpito da un sasso attorno alle due creature, il tempo si distorse mentre lo spazio diveniva un concetto che non riusciva a trovare una propria dimora in quel luogo.

Oh, ti prego, ho solo voglia di andarmene e dimenticare gli ultimi millenni.

L’elfo e la fanciulla si ritrovarono trasportati di fronte a un largo tavolo circondato da dodici sedie, di cui solo una era occupata. Poco lontano giacevano scompostamente per terra i pezzi lucenti dell’armatura di Aria.
Un uomo distinto li guardava compiaciuto, con uno spesso tomo rilegato in pelle nera appoggiato di fronte a sé.
La fanciulla si genuflesse al suo cospetto, piegando il capo in segno di rispetto.
Dalla lunga giacca che copriva le spalle dell’elfo si levò uno sbuffo stizzito di fumo scuro che rimase ad aleggiare intorno a lui. La sua mano scese in direzione della fanciulla, quasi strappandole di mano la spada dall’eterea lama azzurra per appoggiarla sul tavolo che gli stava di fronte, accanto ad essa fece cadere la lama argentea della Spada del Fato, partorita dal suo braccio.
- Cosa vuoi ancora da noi, vecchio? – chiese la creatura dalla ciocca bianca – Abbiamo finito, laggiù, ho restituito quello che vi avevo chiesto in prestito, ora lasciaci andare. –

Commedia!

Oh, si. Questa è un’altra delle cose che ti sei persa.
Io e nostro padre abbiamo sviluppato un rapporto… complicato. Diciamo che è cominciato tutto quando mi ha trascinato qui appena reduce dalla vostra scomparsa per assistere all’esilio di un semidio malvagio nel Creato, o per lo meno credo che sia nato in quel momento.

- Commedia, credi davvero che il tuo lavoro sia finito? Le tue azioni hanno avuto ripercussioni ovunque. – L’uomo aprì il libro che gli stava di fronte, facendo scorrere le pagine di fronte ai suoi ospiti per mostrare le decine di pagine rovinate e imbrattate che le riempivano.
- Cosa dovrei fare io? Non sono un restauratore. –
- No. Tu sei una Musa. Riprendi in mano la mia spada. –
Svogliatamente l’elfo recuperò dal tavolo l’arma splendente, vedendola mutare tra le sue dita in una lunga penna nera dalla punta sporca d’inchiostro scuro.
- Potrai liberarti di quella piuma e di questo libro solo quando avrai sanato tutti gli strappi che ti sei lasciato dietro nel tessuto della realtà. E, ricorda, il libro sceglie sempre quali pagine mostrare al suo lettore. –
Gli occhi dell’uomo si spostarono sulla fanciulla inginocchiata reverenzialmente.
- Per quanto riguarda te, Epica, anche tu dovrai scontare i tuoi debiti con il Creato. Ti avevo affidato la mia arma perché tu potessi proteggere i tuoi fratelli e le tue sorelle e tu hai fallito. –
- Ne sono consapevole, padre. Accetterò qualunque pena voi decidiate. – rispose la fanciulla senza alzare lo sguardo da terra.
Gli occhi dell’uomo si accesero di una luce divertita. – Bene, in questo caso ecco la mia decisione. Finché Commedia non avrà terminato il suo compito, sarai costretta a rimanere al suo fianco. Questo è il mio mandato per te. –
- Ma padre! – provò a replicare la fanciulla, senza trovare parole per proseguire.
Lo specchio della realtà si ricompose, tornando a riflettere la vetta mozza del Flentu Gar.
Le due creature erano ancora una a fianco dell’altra, a fissare un punto inesistente verso occidente.
L’elfo guardò infastidito il libro che reggeva tra le mani, aprendolo con un gesto di stizza.
Decine di pagine rovinate da righe d’inchiostro e strappi nella carta si presentarono davanti a lui come soldati in formazione.
Si fermò ad una pagina a caso.
Razer Donier.
Riprese a far scorrere le pagine con ancor più risentimento nei loro confronti, bloccandone poi una tra le dita.
Noir Drakar.

Dannazione, non mi dà nemmeno l’impressione che sia una mia scelta il fato su cui mettere una pezza.

Le pagine ripresero a scorrere sotto le sue dita, senza voler accennare a giungere a quelle finali di quel volume.
Si bloccarono ancora.
Elise Barran.
Gli occhi dell’elfo saettarono sulle righe tracciate su quel foglio, in cerca di una risposta al dubbio che lo aveva colto.
La sua fronte piatta si corrugò.

È la ragazzina che è stata salvata da Noir.
Quella che, diventando un Buco nella Trama senza un apparente motivo mi ha permesso di ritrovarlo mentre scappava.
Con quale dannata logica mi stai proponendo su chi devo concentrarmi, maledetto libro?

Le pagine tornarono a scorrere, libere da vincoli.
La mano magra della fanciulla si frappose sulla loro via, arrestando quella corsa.
Là dove le pagine erano riuscite a completare la loro corsa riposava una pagina miracolosamente intatta, dall’altra parte si poteva vedere solo l’interno della copertina rilegata del tomo.

Cosa ci sta cercando di dire…?

La creatura dal volto femminile alzò delicatamente la mano, rivelando un foglietto che non sembrava far parte di quel volume che si era nascosto sotto il suo palmo.
L’elfo lo raccolse con attenzione tra i polpastrelli, studiandolo con le iridi color smeraldo.
La sua mano cominciò a tremare mentre lo ruotava leggermente per permettere alla creatura al suo fianco di leggerne il contenuto.

Storia
Epistola
Melodia
Epica
Terrore
Passione
Commedia
Tragedia
Danza
Mistero
Mito
Profezia

Non era altro che una lista di parole, o nomi, appuntati malamente, frettolosamente, con una grafia che a stento ricordava quella curata delle pagine che riempivano quel libro.
Molte di queste erano state barrate da una mano che non sembrava la stessa che le aveva scritte.

Tu credi che…

Il libro sceglie sempre quali pagine mostrare al suo lettore, no?

Ma questo è troppo!
Noi non abbiamo una pagina dedicata in questo libro, noi siamo al di sopra di ogni fato, siamo liberi dal filo che conduce alla meta successiva!

Ho mio malgrado scoperto che non siamo così al dì sopra dei destini, purtroppo. O per fortuna, visto che quest’informazione mi è valsa la più importante delle vittorie.
E se fosse?
E se nostro padre ci avesse voluto dare quest’opportunità, alla fine di tutto?

Ma come poteva sapere?
Lui non ha controllo su cosa facciamo!

Epica, non lasciarti sopraffare.
Nostro padre è sicuramente il primo delle persone rimaste in grado di parlarmi che detesto, ma devo ammettere che ci è sempre stato centinaia di passi avanti.

Cosa intendi dire?

Ho passato alcune fasi… complicate, nell’ultimo secolo. Mi sono dovuto ridurre alla mia materia elementare per salvarmi da morte certa, sono sceso sul campo di battaglia più volte contro nemici che mi erano superiori…
E lui era sempre lì, al momento giusto. Per quanto facessi quello che ritenevo corretto, avevo sempre l’impressione che fosse esattamente quello che lui voleva da me.
Poteva lasciarmi ribollire in una pozza ai piedi di un vulcano per qualche decade, ma ha voluto donarmi il suo sangue perché io fossi presente nel combattimento finale e non ho mai capito perché avesse riposto così tanta fiducia in me.
Ora mi viene da chiedermi se ogni sua azione fosse stata pianificata perché io compiessi i suoi piani…

Ed ora? Cosa facciamo?

Non so cosa faremo.
So cosa sceglierò di fare io, come ho sempre fatto.
E poi, finalmente, sarà finita.

E andrai a vedere come stanno i pinguini?

Si, ma non solo. Ho un po’ di esplorazione di questo mondo in arretrato.

Hai ancora intenzione di esplorarlo con me? Come ai vecchi tempi?

L’elfo sorrise sommessamente.

Allora le mie visite non erano solo tempo perso…

La punta della penna nera si andò ad appoggiare sul foglietto appoggiato alla copertina, pronta a fare ciò per cui era stata creata, pronta a lasciare alle sue spalle un solco pregno di inchiostro.







Angolo dell'Autore:

Siamo dunque arrivati a quel momento.
Ho finito.
Ho finito un lavoro che mi porto dietro da anni.
MI mancherà tutto questo. Mi mancherà questo mondo, con le sue guerre e i suoi abitati. Mi mancheranno i miei prescelti, ognuno di loro, dalla prima all'ultima era. Mi mancherà il mio Commedia, il mio Viandante, il mio Vander, il mio Comvia, il mio commissario biondo e il mio Servitore del Fato. Mi mancherà questo pantheon. Mi mancherà tutto quello che ho costruito in questi anni, appoggiando strato su strato i fogli con cui ho scritto questa storia.
Non mi sentivo così da quando ho concluso Corsa contro la fine. Fa male al cuore sapere che tutto questo è finito.

Mentre sospiro e ricaccio le lacrime da dove sono arrivate, permettetemi di fare i dovuti ringraziamenti.

Innanzi tutto, quelli tra di voi che posso dire di aver "conosciuto" meglio.

  
    OldKey, o come si è più volte definita la mia prima follower. In parte è colpa sua se sono arrivato fin qui.

    la ragazza imperfetta, che mi ha sopportato negli ultimi mesi leggendo e correggendo ogni capitolo che vi è arrivato.

    whitesky, che mi ha accompagnato per una lunghissima tratta di questo viaggio.

    EragonForever, che mi ha aiutato a diventare un autore migliore e che, so, presto si rimetterà in pari con questa storia.

Ma non meno importanti sono tutti gli altri che mi hanno dato un segno tangibile del loro passaggio e del loro apprezzamento. Grazie a ognuno di voi, perchè mi avete dato un valido motivo per coltivare questa mia passione, che ogni settimana eravate a leggermi, in silenzio o meno, che mi avete sopportato nei miei deliri e nelle mie elucubrazioni.
Vorrei potervi nominare tutti per nome, ringraziarvi uno a noi, nonostante siate centinaia, se non migliaia, ad aver visitato alcuni miei capitoli, vorrei poter dedicare del tempo ad ognuno di voi.
Ma non posso farlo, non ho il nome di tutti voi sotto mano.
Farò quello che posso, ma, se il tuo nome non compare sotto, sappi che lo vorrei poter aggiungere, perchè è anche grazie a te che tutto questo è avvenuto e che ha raggiunto la sua meta.


    God of Lies

    Laurelindorean

    Laly of the Moonlight

    Lion_Shamsi

    Onyx Crysus

    TotalEclipseOfTheHeart

    dany the writer

    Shegar

    Kira Diana

    ladyathena

    hola1994

    TaliaMorrissey

    Tu. Proprio tu, che mi stai leggendo ora, anche se il tuo nome è già stato scritto. Ripetere ogni tanto non fa poi così male.


181 capitoli. Cento-ottantuno capitoli. Tre anni. Un lungo viaggio, è stato questo, non c'è che dire.
Ora, però, mi tocca mettere per un attimo la maschera di quello rompiballe.
Ho davvero bisogno che voi facciate qualcosa per me, ora.
Ho scritto tutto questo tempo sia per me che per voi, ho tirato dritto come un treno in corsa, ed ora che sono arrivato nell'ultima stazione ho BISOGNO di sapere cosa ne avete pensato voi del viaggio.
Vi prego, dunque, di lasciarmi scritto, anche in poche righe o parole, cosa nel pensate di tutto questo. Ho bisogno di sapere cosa ne pensate voi della storia, della trilogia, di tutto quello che ho prodotto.
Voglio migliorarmi e, per farlo, ho bisogno di voi.
Qualcosa non andava? Fatemelo presente.
Qualcosa vi è piaciuto più del resto? Ditemelo.
Ho necessità di avere un feedback, ora, da parte vostra. Qualunque sia il momento in cui arriverete qui, vi prego, lasciatemi una traccia dei vostri pensieri. Anche a distanza di mesi o anni.

Non ho più nulla da dire.
Mi sento vuoto e avrò bisogno di un po' di tempo prima di smettere di aspettare la mezzanotte che separa il venerdì dal giovedì per pubblicare.
Grazie ancora a tutti voi, per tutto.
Per l'ultima volta tra le pagine di questa trilogia.
Vago.
Spero ci rivedremo presto da qualche altra parte.
   
 
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