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Autore: mary romanziere    21/12/2018    3 recensioni
Uchiha sospirò. Non era infastidito, si stava solo chiedendo quando sarebbe terminato quel monologo infinito. Si voltò, tornando a fissare il viso dell'amico, le mani, il modo in cui le muoveva, quel gran sorriso, quegli suoi occhi azzurri che brillavano in maniera spaventosa, i capelli biondi particolarmente corti, ma che tutto sommato gli stavano bene.
- Immagino che tu debba smaltire la tensione in questo assurdo modo! - Pensò, immaginando il precario stato di ansia in cui era rimasto rinchiuso l'uomo di fronte a sé per giorni e giorni in attesa del suo arrivo.
Non era stupido Sasuke, fingeva solo di non accorgesi di nulla, di non vedere, di non notare i cambiamenti d'umore del Dobe.
Però una cosa bisognava ammetterla: era bravo a fingere. Quando voleva almeno!
(Seguito di "Fino all'imbrunire" )
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sasuke Uchiha
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Parlami di quando... mi hai amato per la prima volta.


Konoha 
Passeggiare per Konoha era sempre strano. Da molto non tornava in quella città, da troppo tempo non si aggirava per le strade osservando i cambiamenti subiti.
Attraversò le mura della città trovando all'ingresso dei giovani jonin che lo osservavano con sguardo quasi intimorito, ma rispettoso. Lo salutarono con tono educato e contenuto, mentre lui si limitò nel ricambiare con un lieve cenno del capo, camminando tranquillamente per le strade della nuova e moderna Konoha. 
Proseguì per le vie, trovando la città completamente diversa da come la ricordava. Quasi tutto, un altro mondo. 
"Dovrei farmi vivo più spesso." Disse tra sé, mentre osservava un gruppo di genin intenti nel salvare un gattino arrampicato su un albero.
Quella scena riportò alla mente i ricordi del Team 7 con Naruto e Sakura. 
Già... Naruto e Sakura. 
Sospirò appena, socchiudendo gli occhi un istante. I pensieri era tornati ad affollare la sua mente.
Non aveva detto nulla a Sakura del suo ritorno a Konoha, ma non se la sarebbe presa, non lo faceva mai. L'unico a conoscenza del suo arrivo era Naruto, ma nemmeno l'amico conosceva la data esatta del suo rientro. Preferiva così, tornare silenzioso come un'ombra e sparire nuovamente, altrettanto silenziosamente.
Malgrado entrambi, sia sua moglie sia l'amico, si fossero impegnati con tutte le loro forze per convincerlo a restare, quella era la sua scelta. Viaggiare e svolgere le sue missioni in totale indipendenza. Appariva come un pensiero contorto visto da occhi esterni. Aveva lasciato sua moglie sola a crescere Sarada, mentre lui girava il mondo da anni e anni, tornando a Konoha sporadicamente, solo per comunicare l'esito delle sue missioni all'Hokage.
"L'Hokage... Ci sei riuscito alla fine Naruto." Rifletté alzando gli occhi scuri verso il cielo. Era limpidissimo, di un azzurro pulito, puro; si vedeva volare solo qualche uccello, non una nuvola ad intaccarlo.
Con sguardo perfettamente impassibile Sasuke si aggirava per le vie di Konoha, mentre le persone lo fissavano curiose, le ragazzine si animavano al suo passaggio. Notò anche qualche anziano storcere il naso. 
Le nuove generazioni non sapevano, ma coloro che avevano vissuto la Quarta Grande Guerra ninja... Loro sapevano.
Camminava ignorando quegli uomini ormai anziani che lo guardavano male; anche volendo non potrebbero nulla contro di lui e contro il suo rinnegan. 
Procedeva con passo lento, mentre i ricordi tornavano a farsi strada nella sua mente. Immaginò il viso di Naruto serio e annoiato seduto dietro la propria scrivania sommerso da scartoffie. Un lieve accenno di un sorriso si dipinse sulle labbra a quell'idea. 
Chissà come reagirà nel trovarselo di fronte...
Aveva già una vaga idea della sua reazione, ma come sempre Naruto Uzumaki era una scoperta continua.

Raggiunge l'immenso stabile. Dapprima diede una veloce occhiata al palazzo per osservare i cambiamenti apportati, poi entrò, mantenendo quella sua innata eleganza che lo aveva sempre contraddistinto. 
Sulle scale incrociò Shikamaru, che gli rivolse un saluto con quella sua solita espressione annoiata e seriosa. Lungo il corridoio incontrò altri jonin che lo salutarono con profondo rispetto. Giunse di fronte alla porta dell'ufficio dell'Hokage, la osservò per una frazione di secondo percependo nuovamente quell'insensata curiosità. Entrò.
Naruto lo accolse stirando un sorriso caloroso, invitandolo a sedersi. Senza farselo ripetere si accomodò sulla sedia posta di fronte alla scrivania dell'amico, che come ogni volta lo osservò discretamente. Era incuriosito da come il tempo fosse trascorso veloce per tutti.
L'Hokage assume un atteggiamento più serio, chiedendo informazioni sulla missione svolta. Sasuke ormai abituato alla nuova veste dell'uomo di fronte a sé, non se ne stupì dunque più di tanto. Erano uomini adulti, inoltre nuove responsabilità gravano sulle spalle di Naruto, ma sembrava sapersene occupare. 
Si concesse un attimo di silenzio, estraendo dal borsello che aveva in spalla alcuni documenti su cui aveva appuntato alcuni dettagli riguardanti lo svolgimento della sua missione. Di sottecchi notò il biondo guardarlo insistentemente, come se stesse attendendo in trepidazione che cominciasse a parlare. 
Cominciò quindi il resoconto... e notò Naruto rilassare impercettibilmente le spalle. Discussero e si confrontarono, trovando insieme delle ottime strategie che avrebbe consentito a entrambi un ottimo esito sia riguardo alla missione sia riguardo ai compito che l'Hokage avrebbe dovuto svolgere per garantire la stabilità del Paese. 
Sasuke rivolse qualche consiglio all'amico, vedendolo accasciarsi esausto sulla scrivania. Ogni tanto dovrebbe dovuto concedersi un po' di tempo per se stesso, da dedicare anche alla moglie e ai figli. Alzò lo sguardo, sogghignando appena. Adesso il Naruto di un tempo sarebbe venuto fuori cominciando a inveire contro di lui, ribadendo che non erano affari che lo riguardavano. Dopotutto nemmeno lui si stava comportando da padre e marito esemplare.
Si concesse un sorrisetto divertito di fronte a quella reazione che lui stesso aveva provocato intenzionalmente. Decise di andar via. Erano trascorse più di due ore da quando era arrivato e non aveva fatto altro che parlare di lavoro. 
In una frazione di secondo incrociò quegli occhi azzurri, vedendoli cambiare repentinamente, divenendo quasi allarmati. Poi cambiarono nuovamente, in men che non si dica, riacquistando la loro normale espressione.
"Ti va di andare a bere qualcosa insieme?" Gli chiese, e lui acconsentì silenziosamente. 

Si diressero insieme verso una locanda. Si accomodarono, ordinando immediatamente da bere.
Naruto sfilò il mantello da Hokage, poggiandolo sullo sgabello accanto a sé, e rilassò la schiena emettendo un sospiro e stiracchiandosi. Il moro assistette alla scena espirando dal naso, conscio del fatto che nonostante il passare degli anni era rimasto sempre lo stesso Dobe di un tempo. Con un grande sorriso in volto il biondo cominciò a parlare e parlare e parlare.
Intraprese il discorso raccontando dei casini che combinava suo figlio Boruto, rivedendosi molto in lui, raccontando anche della figlia più piccola, per poi tirar fuori dal nulla Sarada. Cominciò a parlare di lei, raccontando, elogiando e facendo notare al padre della ragazzina quanto fossero simili in fin dei conti, anche se alcuni tratti li aveva ereditati dalla madre. 
Sasuke si sentì improvvisamente a disagio in quella conversazione. Era più che consapevole di non essere mai stato presente per la sua famiglia di sua spontanea volontà e sentire Naruto descrivere tanto bene sua figlia lo metteva in difficoltà, ma non se ne curò più di tanto. Era stata una sua scelta e poi nemmeno lui si è molto dedicato ai figli.
Sorseggiò il sakè e fissò il bicchiere, ascoltando la voce di Naruto. Non serviva osservalo, lo immaginava gesticolare animatamente e sorridere entusiasta di tanto in tanto. Si concesse qualche battuta affilata, giusto per placare il crescente ego dell'idiota seduto accanto a sé. 
Ma la verità era che quella situazione lo metteva a proprio agio. Ascoltare quel Dobe che parlava a vanvera non era così male, avevano ritrovato la loro amicizia. Alzò lo sguardo, incrociò il suo unico occhio nero, visibile, con gli occhi chiari dell'altro. E li vide brillare, scintillare di luce propria, non erano più stanchi e spenti. Avevano riacquistato quel loro tipico bagliore. Sorrise appena mentre l'altro scoppiava in una risata sguaiata, bevendo poi un sorso del liquido alcolico. 
Gli era tanto mancata la loro ambigua amicizia, anche se non lo avrebbe mai ammesso apertamente. 
L'Hokage continuò a parlare ininterrottamente, sembrava che la sua bocca non avesse un attimo di tregua. Erano lì già da un'oretta e non si era zittito un istante. 
Uchiha sospirò. Non era infastidito, si stava solo chiedendo quando sarebbe terminato quel monologo infinito. Si voltò, tornando a fissare il viso dell'amico, le mani, il modo in cui le muoveva, quel gran sorriso, quegli suoi occhi azzurri che brillavano in maniera spaventosa, i capelli biondi particolarmente corti, ma che tutto sommato gli stavano bene.
- Immagino che tu debba smaltire la tensione in questo assurdo modo! - Pensò, immaginando il precario stato di ansia in cui era rimasto rinchiuso l'uomo di fronte a sé per giorni e giorni in attesa del suo arrivo.
Non era stupido Sasuke, fingeva solo di non accorgesi di nulla, di non vedere, di non notare i cambiamenti d'umore del Dobe. 
Però una cosa bisognava ammetterla: era bravo a fingere. Quando voleva almeno!
Era bravo a nascondere ciò che voleva nascondere. Forse un tempo poteva sviarlo, ingannarlo, ma ora erano uomini adulti e Sasuke era cambiato abbastanza da notare quei piccoli dettagli che un tempo ignorava.
"È tardi, è meglio che vada!" Esordì di punto in bianco, afferrando il mantello nero e poggiandolo sulle spalle in un gesto istintivo che aveva compiuto migliaia di volte. 
E rieccolo il repentino, quasi impercettibile, cambiamento nel suo sguardo. Allungò un braccio, afferrandolo e impedendogli di andarsene.
Mormorò qualcosa, che apparve quasi come una preghiera alle sue orecchie.
- Ci tieni davvero così tanto alla mia compagnia! - Si rispose mentalmente, senza emettere un suono, tornando a sedere accanto all'amico che ritrovava quel gran sorriso.
Quella di Sasuke non era una domanda, ma un'affermazione. Sapeva quanto ci teneva a trascorrere quelle poche ore in sua compagnia e sape anche il perché. Si stupì di come il passare del tempo lo avesse cambiato. 
Un tempo non avrebbe acconsentito tanto facilmente nel compiacere Naruto, tutt'altro. Mentre adesso aveva accettato la consapevolezza di cosa realmente si nascondeva dietro quel basso mormorio di poco prima, delle scelte intraprese.
E forse era proprio questo che gli impediva di infastidirsi e alzare i tacchi da lì. Sapere che avevano intrapreso le scelte che ritenevano più opportune. 
Naruto come suo solito aveva agito da altruista, mentre lui aveva agito da egoista. Bloccò solo per un istante il pensiero su cui si stava tanto concentrando, giusto il tempo di sorseggiare un altro po' di sakè e rispondere alla domanda che il biondo gli aveva appena rivolto. 
- Ripensandoci, un po' egoista lo sei stato, Naruto! - Tornò a riflettere. 
Aveva scelto la cosa giusta, che gli avrebbe garantito un futuro da Hokage. Ed era stato un poco egoista da parte sua, anche se solo un pochino. Ma senza ombra di dubbio era stata le scelta giusta. 
D'altronde... Naruto Uzumaki faceva sempre la cosa giusta. 
Rimasero lì a chiacchierare, dietro il bancone di quella locanda, fino all'imbrunire, come richiesto poche ore prima dall'Hokage. Poi si salutarono scherzando, tornando ognuno dalle rispettive famiglie.


Pochi giorni e Sasuke partì nuovamente per una missione che lo avrebbe tenuto lontano da Konoha per molto tempo. 
Mentre camminava con passo calmo in una fitta foresta, ascoltava il rumore di un ruscello, il vento tra le foglie, gli scoiattoli intenti a raccogliere noci, arrampicati sugli alberi, che fuggono a nascondersi nelle tane al suo passaggio. Il silenzio e la quiete della foresta lo facevano stare bene, non gli mancava affatto l'affollata Konoha. 
Erano già trascorsi dei mesi da quando era partito. Si sedette sul moncone di un albero, tirando fuori dal borsello che aveva in vita una busta con del cibo acquistato in un paesino dove aveva fatto tappa due giorni prima. 
Cominciò a mangiare osservando il cielo azzurro, con qualche leggera nuvola sparsa qua e là. Era molto avanti con lo svolgimento della missione. L'azzurro limpido del cielo gli riportò alla mente gli occhi azzurri di Naruto e il modo in cui quella tonalità di colore cambiava gradazione, incupendosi ogni qual volta partiva per una nuova missione, ravvivandosi nell'istante esatto in cui tornava al villaggio. 
Da una tasca laterale del suo borsello estrasse un foglietto e una penna e scrisse un messaggio che legò alla zampa del suo falco, ordinandogli di recapitarlo all'Hokage. 


Come di consueto Naruto era nel suo ufficio a visionare documenti, stanco e stressato dal troppo lavoro, quando inaspettatamente vide arrivare il falco di Sasuke. Spiazzato dall'anticipato arrivo del volatile prese il biglietto. Non si aspettava di ricevere notizie sulla missione così in fretta. Questo andava anche ben oltre le capacità dell'Uchiha.
Con il cuore in gola si accomodò sulla sua poltrona e aprì il biglietto, dando una veloce occhiata.
"Quando tornerò al villaggio parlami di quando... mi hai amato per la prima volta."
Il cuore dell'Hokage si bloccò per un istante, riprendendo a battere più furioso che mai. Voltò il viso verso la finestra con occhi sbarrati, pregando che quel giorno non arrivasse mai.
   
 
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