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Autore: eleCorti    21/12/2018    12 recensioni
[fanfiction partecipante al contest share with me, indetto da fiore di cenere sul forum di efp]
“E tu dove dormi?” gli aveva domandato quella sera, quando Merlino – gentilmente – gli aveva mostrato il letto in cui avrebbe dormito. Aveva capito che c'era solo quel letto. Non che fosse preoccupato per il suo servo, ma voleva sapere dove Merlino avrebbe riposato quella notte.
“Non si preoccupi, sire. Mi arrangerò.” fu la risposta pronta di Merlino. In tutti quei secoli, millenni, ere il giovane mago non era cambiato. Era e sarebbe stato per sempre devoto al suo re.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Una convivenza forzata


Era tornato in vita, ma non sapeva dove andare. Camelot era sparita, i suoi cavalieri anche, perfino Ginevra. L'unico che era rimasto era Merlino. Tutto era cambiato. Aveva appreso dal suo servo – se così si poteva ancora definire – che erano passati secoli, millenni, ere da quando era morto ed era normale che trovasse tutto così strano. A cominciare dalle case. Enormi, alte, imponenti. Si chiamavano palazzi, gli aveva detto Merlino, ma nulla avevano di regale. Come faceva la gente a viverci? Si era chiesto la prima volta che ne aveva visto uno. La cosa che, però, trovava più strana erano le automobili. O almeno così Merlino le aveva chiamate, per lui erano solo delle scatole di metallo. O per meglio dire degli aggeggi infernali.
Anche se trovava tutto ciò strano, lui aveva bisogno di un posto dove vivere. Non poteva, non doveva gravare su Merlino. Non era da re. E doveva saperlo quando il giovane mago lo supplicò di restare, perché era testardo. Si preoccupava per lui, diceva. Non poteva lasciarlo solo, diceva. Lui, però, non era uno stupido. Sapeva badare a se stesso. Lo stesso si ritrovò ad accettare, iniziando quella strana convivenza con riluttanza.
“E tu dove dormi?” gli aveva domandato quella sera, quando Merlino – gentilmente – gli aveva mostrato il letto in cui avrebbe dormito. Aveva capito che c'era solo quel letto. Non che fosse preoccupato per il suo servo, ma voleva sapere dove Merlino avrebbe riposato quella notte.
“Non si preoccupi, sire. Mi arrangerò.” fu la risposta pronta di Merlino. In tutti quei secoli, millenni, ere il giovane mago non era cambiato. Era e sarebbe stato per sempre devoto al suo re.
“Va bene.” storse il naso, ma in fondo sapeva che Merlino avrebbe trovato un posto ove riposare.
E così fu: Merlino aveva tirato fuori dall'armadio un vecchio materasso, delle lenzuola, un piumone e un cuscino. Stese il materasso sul pavimento – accanto al letto – lo coprì con le lenzuola e il piumone, infine ci mise su il cuscino e il suo giaciglio era pronto. La loro strana convivenza era appena iniziata.


 
****
 
Artù non si era ancora ambientato in quel nuovo mondo. E se non fosse stato per Merlino non avrebbe scoperto tutti i nuovi cambiamenti. L'oggetto, anzi aggeggio infernale come lo chiamava, che più preferiva era la televisione. O scatola magica, come usava nominarla. Artù la prima volta che la vide si ritrovò con gli occhi incollati allo schermo, catturato dall'immagine che c'era dentro quella scatola. Non riusciva a capire come fosse possibile. Stregoneria, pensò. Merlino, pensò. Non si era affatto scordato del suo piccolo segreto.
“No, sire.” aveva scosso la testa Merlino. Era come se gli avesse letto nel pensiero. E gli spiegò tutto. Tecnologia: era la soluzione a tutti quei fenomeni anormali che Artù aveva visto. Non era magia. Essa era morta secoli fa, aveva appreso dal mago.
Merlino era stata la sua salvezza. Certo era ancora lo stesso imbranato di un tempo, ma doveva ammettere che di cose ne sapeva. E la convivenza non era per niente male, iniziò a pensare Artù. Il loro rapporto era diventato in qualche modo più intimo. O almeno così Artù credeva.
Era una sera, quando i due stavano guardando un film – Excalibur – e Merlino stava spiegando al suo re, che tutto ciò che si vedeva in televisione non era altro che finzione. Anche i duelli, aveva aggiunto, quando vide l'espressione stupita di Artù.
Ed era successo. Così imprevedibile. Inaspettato. Improvviso. Il fatidico bacio che, in fondo, entrambi aspettavano. Era stato Merlino a fare il primo passo. Aveva voltato la testa verso il sue re e – lentamente – aveva avvicinato le sue labbra a quelle di Artù, unendole in un piccolo, tenero bacio. E un altro. Un altro. Un altro ancora. Fino a quando consumarono la loro passione lì sul divano.
Il giorno seguente, dopo essersi svegliati e avere fatto colazione, finalmente parlarono. Né la sera prima – dopo essersi ripresi da quell'attimo di follia – né prima di andare a dormire non erano riusciti a parlarne. Erano troppo sconvolti.
“Artù.” aveva detto Merlino, ma il suo re gli aveva fatto cenno di non proseguire.
“Non dire una parola.” aveva semplicemente detto Artù. “Facciamo finta che non sia successo niente, ok?” aveva, poi, aggiunto. Merlino boccheggiò, ma Artù lo guardò storto. Non voleva prendere l'argomento.
“No, non posso. Dobbiamo parlarne.” si decise infine a prendere il discorso. Voleva a tutti i costi far sapere al suo re, ciò che lui covava dentro da tanto tempo.
“Adesso so ciò che provo dentro di me. E finalmente è giunta l'ora di fare ciò che voglio.” disse.
“E sarebbe?” lo incalzò a continuare.
“Questo.” poi lo afferrò per il colletto della camicia e unì le sue labbra a quelle di Artù. Un bacio più passionale, travolgente. Un bacio che fece andare in paradiso i due.
“Io... vi amo, Artù.” lo aveva detto, finalmente. Dopo secoli, ere, millenni era riuscito ad esternare ciò che veramente provava per il suo re.
Dapprima non rispose. Sbatté ripetutamente le palpebre, magari sperando che avesse sentito male o che stesse sognando. Invece, così non era. Era tutto vero. Reale. Non sapeva che dire. Era scosso, ed anche assai. Aveva sempre saputo che per lui Merlino era assai importante, ma non così, non in quel modo. Aveva bisogno di tempo per riflettere. Ma di una cosa era certo in tutto quel mare di incertezze: mai avrebbe potuto perdere Merlino. Poteva sopportare la perdita di Camelot, di Ginevra, di suo padre e dei suoi cavalieri, ma mai, mai, quella di Merlino. Lui era troppo importante. E sapeva benissimo che con quella convivenza, il loro rapporto si era evoluto. Era entrato nella fase successa. E probabilmente Merlino lo aveva capito prima di lui.
Tuttavia, Artù si rese conto che non poteva indugiare oltre. Merlino era lì di fronte a lui, che attendeva. Impaziente. Avido di sapere la fatidica risposta. E lui doveva dargliela. Per il suo bene, per il loro bene.
“Merlino... tu sei importante per me, penso che tu lo sappia.” iniziò così il discorso. E vide il viso del giovane mago illuminarsi. Adesso sapeva che doveva stare attento a ciò che diceva.
“Ma... ecco... non è facile da dire. Io ho bisogno di andarci piano, in questo momento. Capisci? Ho bisogno di capire cosa voglio che ci sia tra noi, capisci?” Merlino non lo interruppe. Comprendeva che aveva scosso il suo re. E capiva perfettamente che aveva bisogno di tempo.
“State tranquillo, sire. Io vi aspetterò.” gli sorrise. E Artù ricambiò il sorriso. E sapeva che quelle parole erano vere. Merlino avrebbe aspettato altri secoli, ere, millenni la risposta del suo re.
















Note dell'autrice: Salve! Eccomi ritornata su questo fandom. Allora... questa si può definire il seguito della storia “Un legame indissolubile” anche se non lo è propriamente. Comunque spero che vi sia piaciuta. A presto.
   
 
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